INSIDIANDO L’IMPLACABILE ORATA

 ORATA

Solo un pesce ha la fama di potente sbriciolatore, in grado di mettere a dura prova lenze resistenti e robusti ami a becco d’aquila: è l’orata. Vediamo con quali esche si può pescare in autunno.
Non sempre, per pescare pesci come l’Orata, a palato duro, che hanno mascelle ossee forti come schiaccianoci, in grado di sbriciolare in un sol colpo il guscio di un grosso granchio o di un mitilo, occorre innescare l’esca più robusta disponibile.

È vero, l’orata schiaccianoci non ha problemi di potenza, ma è anche vero che la selettività dell’esca si utilizza per tagliar fuori i pesci che non ci interessano come la famelica minutaglia. Se la minutaglia però si è dileguata con l’arrivo dei primi abbassamenti di temperatura, si possono finalmente tirar fuori dal cilindro vecchie esche da specialisti come il murice, il bibi, il cannolicchio, il verme di Rimini e il paguretto intero.

esche-orata

Insomma esche meno blindate da una corazza, ma certamente più attiranti, sia per gusto che per capacità di emettere una scia odorosa di richiamo.

Anche i puristi non sanno rinunciare all’innesco della gritta(granchio) intera e del mitilo, perché effettivamente se si avvista una tocca sulla canna, si può star certi che si tratta della nostra amica, oppure di un sarago da infarto o di un bel polpetto attratto dal brachiuro in difficoltà, il detto duro al duro non sempre funziona.

La gritta (granchio) è un’esca micidiale, molto valida nella stagione più calda, quando si possono incontrare orate di tutte le taglie. Un’esca indigesta ai pesci piccoli e difficile da utilizzare per i non specialisti. Il mitilo intero, rende solamente con un’azione di intensa pasturazione, e viene impiegato unicamente nella pesca dalle banchine portuali sfruttando la naturale presenza di migliaia di molluschi sulla parete dell’opera muraria. Questi bocconi fortemente blindati, richiedono un’esperienza notevole, dato che non è facile capire dalle tocche quando è arrivato il momento di ferrare.orata-mitili

Esche autunnali

Terminata la fase strategica, che ha dato priorità all’innesco del duro, con il progressivo raffreddarsi delle acque, possiamo dar via libera al molle. Morbido sì, ma con gusto! Ecco che nel beach ledgering ci vengono offerte molte esche, meno selettive, ma altrettanto efficaci per catturare l’orata. E ottobre è proprio il mese di questo ambito sparide.
cardium-orataIl beach ledgering rende moltissimo all’alba, ma soprattutto nelle ore calde con mare calmo e acque trasparenti. Dopo una libecciata si possono utilizzare esche molli autopasturanti e il colorato cardium, con il suo cappuccio rosso vivo.

Ecco allora una piccola carrellata di questi ottimi bocconi da orata, impiegando la tecnica del beach ledgering dalla spiaggia o da postazioni che ci consentono di esplorare fondali misti.

Diventano assai utili in questo caso canne molto leggere con vettini sensibili, non solamente per la scelta della grammatura scorrevole da utilizzare, ma soprattutto per avere un nervino che marchi ogni minima tocca, per ridurre la sospettosità del furbo sparide.
Oltre ad un cimino segnalante è però fondamentale pescare con la frizione del mulinello libera bloccando la lenza in leggera tensione usando preferibilmente un long arm da 1,20 1,50 mt.

Long armmontatura pesca pesce balestra
Quando il pesce sospettoso afferrerà il boccone con il suo poderoso apparato boccale, il cimino segnalerà una leggera tocca, poi se il pesce, come spesso avviene, si muoverà insospettito con l’esca in bocca, libererà il nylon della lenza madre e non potrà più avvertire alcuna resistenza.

A questo punto il pescatore, senza perdere la calma, dovrà lasciar ingoiare il boccone all’orata, dando un po’ di bando e concentrare la sua attenzione sui movimenti della pancia della lenza. Quando il nylon tenderà a stendersi nuovamente, si procederà a ferrare, senza però tentare un recupero frettoloso.

Infatti, l’orata, sfruttando la sua forma ovale, si metterà di traverso cercando di mantenere il fondo. Un recupero forzato ha come risultato che il pesce prenda a muoversi lateralmente, con il rischio che il terminale, il piombo o la lenza vadano a intercettare uno scoglio e restino incocciati.
Il pesce quindi, deve essere prima stimato in base alla forza che sprigiona, lavorato distante da riva, soprattutto se avvicinandosi si incontrano barriere di scogli, poi con un balletto di canna e braccio si inizia a guadagnare terreno stancando il più possibile il pesce e, facendolo salire verso la superficie.
Chi recupera con continuità con una taratura media di frizione, determinerà una pessima torsione del nylon, immagazzinando moltissima memoria. Perciò si pompa verso l’alto, si indietreggia con la canna, poi si avanza e si recupera. Si deve sempre tenere il pesce lontano dal fondo, confidando sulla resistenza del nylon, sottoposto all’azione dei denti dell’orata, e sulla elasticità dell’amo a becco d’aquila. Se il pesce invece è agganciato nel labbro carnoso esterno, un recupero troppo forzato potrebbe lacerarlo.
Quando si ferra un’orata è sempre un evento molto emozionante. Sembra di aver agganciato il fondo, poi dopo la prima potente testata il cuore inizia ad andare a mille e non è facile contenere l’emozione.
Per salpare i pesci grossi, quelli da infarto, che possono arrivare anche a sei chili di peso, non si deve mai perdere la calma, neanche quando la preda sembra già spiaggiata.
Avete mai guardato nella bocca di un’orata, fateci caso la prossima volta! L’orata, se mastica lateralmente il boccone, è in grado si spezzare in un sol colpo un resistente amo forgiato, quindi non lesinate sulla qualità dei prodotti quando l’attenzione è rivolta ad uno sparide così maestoso, potente e pregiato!

NANDO

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