IL SARAGO – Nome scientifico: Diplodus sargus Famiglia: Sparidi

Il sarago abita i fondali rocciosi. Non importa che siano tratti di costa a scogliera oppure secche al largo. Basta che ci siano anfratti e buchi nei quali rinchiudersi in pace. Là sotto sceglie le sue tane, e ci resta per parecchio tempo, non esce quasi mai, soltanto quando decide che è il caso di andare a pranzo. E per questo i momenti non sono tutti uguali. Ecco perché col mare calmo in pieno giorno è ben difficile prenderne qualcuno. Perché, soprattutto i più grossi, se ne stanno rintanati chissà dove, al riparo, e non hanno nessuna intenzione di uscire. Tutto cambia quando il mare si muove e il fondo è spazzato dalla corrente e le coste dalla schiuma. Allora, fuori dalle tane, i posti migliori per cercare qualcosa da mangiare sono proprio quelli esposti alle onde. Perché lì in mezzo il sarago nuota a suo agio, mentre le sue prede sono in difficoltà.

E anche perché caccia prevalentemente seguendo l’olfatto, e una corrente intensa trasporta gli odori lontano e quindi può essere seguita come una guida. Fra i suoi piatti preferiti ci sono le cozze, i vermi, i gamberetti, ma in generale si può dire quasi onnivoro. Anche perché la sua bocca, anche se piuttosto piccola, è adatta a scopi diversi. Gli incisivi affilati e sporgenti possono lacerare o staccare dagli scogli qualsiasi cosa, mentre i molari grossi e potenti sono in grado di triturare gusci di ogni genere.

Comunque, anche se il mare rimane calmo per un bel po’ di tempo, qualche possibilità di trovarlo in giro esiste lo stesso. Di notte. Però in questo caso bisogna cercarlo proprio davanti alla porta di casa sua, perché se seguendo la corrente di una mareggiata è disposto anche a vagare parecchio, in caso di calma preferisce spostarsi il minimo indispensabile.

E se fra rocce e schiuma non è impossibile trovarlo anche a mezz’acqua, in tutte le altre situazioni difficilmente si stacca dal fondo. Quanto ai periodi dell’anno non esistono precise preferenze stagionali. Forse, ma non è una regola, in piena estate è più raro incontrare i giganti. Autunno, inverno o primavera non fa una grossa differenza, purché ci siano onde.

PESCARE IL SARAGO

  • 1) Il sarago ama la schiuma, la turbolenza, l’acqua molto ossigenata. Quindi pescando da terra è molto meglio che il mare sia mosso.
  • 2) In condizioni di calma qualche probabilità si può avere di notte, purché si tenti su fondali rocciosi o comunque molto vicino a possibili tane.
  • 3) In linea di massima qualsiasi esca può funzionare. Fra le migliori il bibi, la cozza sgusciata e legata, l’americano. Ma a volte mostra una decisa preferenza per il filetto di sardina.
  • 4) Ha denti affilati che possono tagliare anche un terminale del trenta, il che comunque succede raramente, e peraltro non esistono provvedimenti cautelativi che non incidano sulle probabilità di abboccata. Si rischia (ma neanche tanto) e basta.
  • 5) Qualsiasi tratto di costa rocciosa è potenzialmente valido, così come qualsiasi piccola spiaggia con fondale misto. Il che naturalmente non significa che non esistano posti migliori di altri.
  • 6) Nello stesso punto dove si è preso un grosso sarago è molto probabile prenderne ancora. I giorni, i mesi, e gli anni successivi.
  • 7) Per le spiagge aperte esiste una regola precisa: in alcune con le onde arrivano anche i saraghi, su altre non c’è proprio niente da fare. E’ bene saperlo in anticipo perché le eccezioni sono rarissime.
  • 8) In mezzo alle onde il sarago non guarda in faccia nessuno. Ami 0.1 e lenza del cinquanta non lo spaventano neanche un po’.
  • 9) Col mare calmo cambia tutto. Pescando a fondo è indispensabile un sottile bracciolo lungo due metri.
  • 10) Lungo una spiaggia battuta dalla schiuma i saraghi di qualche etto si spostano in branchi. Catturato il primo è bene sbrigarsi, se ne possono prendere altri entro pochi minuti.
  • 11) La mangiata del sarago è violenta e decisa. Inconfondibile perché nessun altro pesce, a parità di taglia, regala abboccate così spettacolari.
  • 12) La sua difesa è potentissima. Se sulla sabbia i problemi sono pochi, pescando su un fondale accidentato bisogna opporgli un recupero senza incertezze. Se riesce a guadagnare un anfratto non c’è più niente da fare.
  • 13) Se si preferiscono sistemi leggeri come l’inglese o la bolognese, L’innesco e la pasturazione a bigattini sono un’arma micidiale.
  • 14) In questo caso il terminale non deve essere superiore al quattordici. Anche l’amo non più grande di un numero quattordici.
  • 15) Di solito rende bene l’esterno di moli, pennelli o dighe protetti da una scogliera artificiale.
  • 16) Chi preferisce uscire in barca può insidiare i saraghi con palamiti leggeri. Braccioli del venticinque e bibi (anche congelati), piccoli calamaretti o oloturie come esca.

IL SARAGO MAGGIORE

II sarago maggiore ha corpo di forma ovale, alto e compresso lateralmente con testa abbastanza grande e muso piuttosto tozzo.

La bocca, leggermente pronunciata, porta otto denti incisivi su ciascuna mascella e una serie di molari capaci di triturare anche i molluschi piu coriacei.
E’ dotato di un’unica pinna pettorale di altezza uniforme che arriva fino alio stretto peduncolo caudale, con 11-12 raggi spinosi e 13-15 molli. Di media lunghezza è la pinna anale, molto sviluppate e falciforme: le pettorali, mentre la caudale si presenta forcuta, con i lobi appuntiti. Grosse squame ricoprono il corpo del sarago maggiore, la cui livrea appare grigio argentea con bande scure trasversali su ciascun fianco. Le pinne sono grigie con le impari marginate di nero e le ventrali molto scure. Sul peduncolo caudale si trova una gran macchia nera.

RlPRODUZIONE E DIMENSIONI DEL SARAGO

IL periodo della riproduzione va dall’estate all’inizio dell’autunno, con deposizione di uova galleggianti di un millimetro di diametro. II sarago supera spesso il chilogrammo di peso per una lunghezza massima di 40 centimetri.

Habitat e alimentazione

Specie di abitudini gregarie, il sarago maggiore abita indifferentemente i fondali rocciosi e sabbiosi, le secche situate al largo e le praterie di alghe, a profondita variabili fino ai cinquanta metri. Spesso predilige sostare in vicinanza di scogli e rocce sommerse ricoperti di molluschi e crostacei, di cui è particolarmente ghiotto. Si ciba anche di vermi marini, alghe e piccoli pesci, denotando un forte eclettismo alimentare, del quale occorre tenere conto durante l’azione di pesca.

PESCA A FONDO

Le zone classiche per incontrare il sarago sono i fondali ricchi di rocce miste a sabbia, dove le condizioni ideali di pesca sono quelle di mare in scaduta dopo un’intensa mareggiata. In questi ambienti la tecnica piu proficua è la pesca a fondo, praticata con canne di 4-5 metri e mulinelli con bobina in grado di contenere 200 metri di nylon dello 0,25-0,30. II terminale (vedi: Terminali e Montature Beach Ledgering) sarà costituito da un piombo scorrevole a forma di sfera fermato da una girella con moschettone; tra questi due elementi sarà buona norma inserire un tubicino di plastica con la funzione di salvare il nodo sulla girella in fase di lancio. Adoperando come finale uno spezzone di nylon di un metro armato con un amo bronzato del n. 5-8 e come esche tutti i tipi di vermi marini e i piccoli crostacei, l’azione di pesca si effettua cercando di depositare il richiamo nelle zone “pulite”, cioè nelle zone di sabbia in mezzo a formazioni rocciose sommerse. Con la lenza in bando e la frizione totalmente aperta, l’attacco del sarago è chiaramente avvertibile con una certa tensione del filo e conseguente “sfrizionata”, momento questo in cui occorre ferrare con una certa decisione.

IL SARAGO A SURFCASTING

Di notte, nel periodo invernale, è possibile catturare a surf grossi saraghi.
II sarago è anche una delle prede piu ambite del surfcaster durante la stagione piu fredda, quando questo pesce intraprende lunghi percorsi notturni per dedicarsi alia ricerca del cibo.

II filetto di sardina nei mesi autunnali è il calamaro nel periodo invernale costituiscono le esche preterite da questo grufolatore che, abituato a nutrirsi nelle forti turbolenze, obbliga il pescasportivo ad adottare terminali piuttosto corti, (vedi: Terminali e Montature Surfcasting) come lo short rovesciato e il pater noster, in grado di assicurare maggior tenuta ai grovigli. L’abboccata del sarago si rivela di colpo con il vettino della canna che viene scosso in modo violento. Sfruttando la corrente secondaria, il sarago può opporre una resistenza iniziale piuttosto decisa, per poi venire progressivamente verso il surfcaster mettendo la lenza in bando.

IL SARAGO A LEGERING

Dalle scogliere naturali o artificiali è possibile insidiare il sarago a legering, utilizzando come lenza madre un nylon dello 0,20 e un finale dello 0,16, lungo un metro e armato con amo a gambo lungo del n. 12-14. Adoperando i bigattini come pasturazione ed esca, si deposita sul fondale un pasturatore chiuso, in attesa che la fuoriuscita dei bigattini e della Pastura eserciti il suo potere d’attrazione sul sarago, inducendolo all’abbocco.

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