SURFCASTING E BEACHLEGERING

SHOCK LEADER – COME REALIZZARLO E PERCHE’

Nel surfcasting (ma anche nel ledgering), l’esigenza di raggiungere notevoli distanze di lancio richiede l’adozione di particolari accorgimenti.

L’utilizzo di monofili di diametro particolarmente ridotto ed il contestuale impiego di una zavorra adeguata, unita ad altri fattori quali la tecnica di lancio, la “reattività” della canna e le caratteristiche di imbobinamento di specifici mulinelli, permettono al surfista di poter raggiungere distanze davvero notevoli.

SHOCK LEADER

Tralasciando per un attimo l’aspetto relativo alle attrezzature, poniamo la nostra attenzione sul rapporto esistente tra monofilo e piombo.

E’ unanimemente risaputo che l’attrito prodotto dal filo che scorre negli anelli e la resistenza che esso oppone al lancio è tanto minore, quanto minore sarà il suo diametro; Allo stesso modo è pacifico che il lancio sarà tanto più lungo quanto maggiore sarà il peso del piombo che monteremo su di esso.

Ma come combinare questi due fattori?

Nel momento del lancio, il peso della zavorra, unito alla forza centrifuga, si andrà a somare all’energia trasmessa dalla canna in flessione al piombo e tutto questo graverà sul filo.

Per tale motivo è essenziale che il filo abbia un carico di rottura sufficientemente elevato per poter resistere a questo “shock”.

Poiché è ovvio che un filo di diametro sottile non possa reggere ad una tale forza, è indispensabile l’utilizzo di uno spezzone di filo, detto “shock leader”, di diametro adeguato alla zavorra, che funga da “parastrappi” in fase di lancio.

La lunghezza dello shock leader dovrà essere pari ad almeno il doppio della lunghezza della canna impiegata,

Il suo diametro dovrà poi essere adeguato alla zavorra che vorremo utilizzare; esso dovrà permetterci, in fase di lancio, di forzare tranquillamente e senza pericolo di rottura.

Uno dei problemi principali che dovremo risolvere, nel caso in cui utilizzeremo questo shock leader, sarà il nodo di giunzione fra lo stesso ed il trave (filo imbobinato sul mulinello).

Tale nodo dovrà avere essenzialmente due caratteristiche: dovrà essere estremamente resistente; dovrà, inoltre, essere di dimensioni particolarmente ridotte per limitare al massimo l’attrito sugli anelli nella fase di lancio (tale attrito oltre ad essere deleterio per l’attrezzatura riduce sensibilmente la distanza di lancio).

Il problema della resistenza del nodo può essere validamente risolto attraverso l’utilizzo del cd. “nodo di sangue” estremamente valido e di semplice realizzazione.

Il problema del volume può essere, invece, risolto attraverso l’impiego di fili CONICI.

Esistono in commercio monofili specifici per lo shock leader che hanno un diametro “irregolare”, il loro diametro parte da uno 0,23 ed arriva ad uno 0,57 (N.B. questo è solo un esempio, esistono in commercio diversi diametri), la loro lunghezza è generalmente di una quindicina di metri.

Imbobineremo, quindi, il nostro mulinello con uno 0,23 ed uniremo ad esso, dal capo più sottile (0,23) uno shock leader conico; Avremo quindi ottenuto un nodo estremamente ridotto che non ci crea alcun problema in fase di lancio e che ci permetterà di raggiungere distanze prima inimmaginabili.

In commercio esistono anche bobine di fili conici (di diverse centinaia di metri) che possono essere imbobinate nel mulinello senza l’impiego di alcun parastrappi.

Tale soluzione presenta il vantaggio di eliminare definitivamente il nodo dello shock leader.

Per contro, c’è un problema tutt’altro che secondario: l’usura dell’ultimo tratto di lenza rende necessario, di tanto in tanto, il taglio di diversi metri di monofilo.

Conseguentemente, il diametro dello stesso andrà a ridursi di volta in volta passando da uno 0,50 ad uno 0,40, 0,30 e così via…

La soluzione ideale resta, a mio avviso, quella precedente.

Autore Davide

Di admin