08. MANUALE DI BEACHLEDGERING: sezione TERMINALI
01. Articolo scritto da NonnorobyTerminali. Il terminale è la parte finale della lenza ed è formato da
trave,
braccioli e
snodi. Il trave è uno spezzone di nylon o di altro materiale (p.e. multifibra) a cui sono collegati i braccioli e gli snodi. Il bracciolo è a sua volta costituito da uno spezzone di nylon o di altro materiale (p.e. multifibra ultra sottile o fluorocarbon) a cui è attaccato l'amo. Lo snodo è un sistema che consente al bracciolo, che è collegato ad esso, di poter ruotare su due piani: su se stesso ed intorno al trave. Nell'immagine sotto mi sono limitato ad illustrare i teminali più diffusi:
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login-
Schema con piombo scorrevole. E' il più classico di tutti. Il suo utilizzo è indicato con mare calmo, fondo sabbioso e con alghe basse con cespugli diradati ed è adatto alla maggior parte dei pesci. Il piombo scorrevole, opponendo una blanda resistenza, consente anche ai pesci più diffidenti di mangiare senza sentire particolari 'trattenute' dell'esca. Ovviamente, perché ciò avvenga, la lenza madre non deve essere tenuta in tensione ma lasciata leggermente in bando (senza esagerare).
La lunghezza indicativa del trave può andare da cm 150 a cm 180: per non stare li a battibeccare sulle lunghezze, diciamo che una bracciata va benissimo (così possiamo fare a meno di portarci dietro il metro). Dopo aver legato una girella come capocorda al trave (oppure aver fatto un'asola), infiliamo un pezzo di tubetto di silicone o un conetto di gomma (vedi più avanti Sezione Accessori) con cui ricoprire il nodo e metà girella. Infiliamo poi un piombo forato a pera o a sfera, quindi un pezzo di guaina di filo elettrico, che fungerà da batti-piombo e leghiamo infine un'altra girella senza moschettone che fungerà da capocorda per l'altro capo del trave. A questo secondo capocorda leghiamo infine il bracciolo dell'amo, lungo anch'esso una bracciata, del diametro da 0.16 a 0.18. L'amo, a seconda dell'esca, dal N.8 al N.12. Ricordarsi di ricoprire sempre tutti i nodi con un pezzo di silicone o con un conetto.
-
Schema alla genovese. Il nome ne indica le origini. E' una variazione allo schema con piombo scorrevole appena visto, a cui basta aggiungere un bracciolo nella parte alta del trave (tramite
snodo, vedi più avanti). Si usa nelle stesse condizioni di mare dello scorrevole. Il doppio bracciolo offre più opportunità per i pesci che sono soliti nutrirsi di bocconi in sospensione in leggere correnti. Come misura va bene mezza bracciata.
-
Schema con long arm. E' molto simile allo schema del piombo scorrevole, ma il bracciolo è collegato al trave mediante uno snodo ed il piombo è fisso. Questo consente di tenere in tensione la lenza madre e le tocche dei pesci sono segnalate dal sensibilissimo cimino della canna, che ci consentirà di intervenire al momento opportuno per dare una ferrata decisa. Le condizioni del mare e del fondale sono le stesse degli altri 2 schemi. Il long arm (bracciolo lungo) misura una bracciata (ma può arrivare anche a 2 mt e passa) ed è posizionato nella parte bassa del trave. La lunghezza del trave è lasciata alla libera scelta di ciascuno di noi, e può andare dalla classica bracciata a pochi cm (vedi più sotto l'articolo sul
mini-trave scritto da Spaghitu).
-
Schema con short arm. Del tutto simile al long arm, lo short arm (bracciolo corto) ne differisce solo per la lunghezza del bracciolo, di mezza bracciata o anche meno. Da utilizzare con mare mosso e con forti correnti, perchè la brevità del bracciolo evita il suo attorcigliamento sul trave (anche se purtroppo non è sempre così). Anche qui, per la lunghezza del trave, è lasciata alla libera scelta di ciascuno di noi (dalla bracciata al mini-trave).
-
Schema Pater Noster. E' il più classico dei terminali per il mare mosso, da usare quando siamo costretti a montare il piombo da 80 gr. E' lo schema che meglio si comporta nella turbolenza, regalandoci spesso grandi soddisfazioni. La lunghezza dei braccioli varia dai 20 ai 50 cm a seconda della turbolenza. Le distanze tra gli snodi sono segnate in figura.
- Variazione ai terminali "Piombo a Scorrere" e "Genovese". Per rendere ancora più fluttuanti questi due terminali, si può aggiungere il "
rosario" ed il piombo staccato dal trave:
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
LoginIl rosario consiste in una sequenza di perline e spezzoni da 1 cm di guaina (ricavabili benissimo dal filo elettrico), alternati le une agli altri, per una lunghezza totale di 10-15 cm. Per come 'staccare' il piombo dal trave vedi l'illustrazione.
Questo sistema libera il calamento dalla costrizione pressante del piombo, che può quindi muoversi in acqua con più leggerezza e naturalezza (la magica fluttuazione).
Snodi. Quando gli snodi furono inventati, fecero fare un gigantesco passo avanti rispetto ai tempi in cui i braccioli venivano legati direttamente sul trave, cosa che impediva di fatto di poter pescare anche in condizioni di mare mosso, per l'immediato attorcigliamento dei braccioli sul trave. Ma ebbero anche un altro effetto altrettanto importante: conferivano all'esca una fluttuabilità quasi naturale, mascherandone l'inganno. Anche di snodi ne esistono di tanti tipi, mi sono limitato ad illustrarne solo una piccola parte, sufficienti per iniziare.
Lo snodo va tenuto tra due perline a loro volta fermate da due nodini-stopper. Le figure sono abbastanza esplicite:
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login-
Tecnosfera. E' lo snodo che meglio rappresenta la 'filosofia' del Beachledgering: leggerezza e fluttuabilità. La Tecnosfera è costituita da una perlina in materiale durissimo che presenta 4 fori in perpendicolare: in 2 fori viene fatto passare il trave, negli altri due fori viene fatto passare il bracciolo oppure lo spillo in dotazione alla tecnosfera con cui sagomare un gancetto. Questa seconda soluzione è stata superata dal
fast connector (di gran lunga migliore), mentre resta valida la prima soluzione, cioè quella di far passsare il bracciolo direttamente dentro i fori, sul cui capo viene poi fatto un nodino-stopper per evitare la sua fuoriuscita dalla sfera. Al grosso vantaggio di avere un apparato ultra-leggero si oppone però lo svataggio del nodino-stopper che non garantisce una buona tenuta in caso di prede pesanti. Personalmente ho in parte ovviato a questo inconveniente in questo modo (però non ne garantisco la tenuta in tutte le circostanze): scaldo la cima del bracciolo con l'accendino per formare una pallina, quindi faccio il nodino-stopper con un filo di seta e prima di stringere le spire ci metto una goccia di colla cianoacrilica.
-
Fast connector. Personalmente lo considero il miglior snodo in assoluto per il beachledgering (nelle misure più grandi è ottimo anche per il surfcasting): è leggerissimo, è robustistisssimo, è ultra snodato ed è praticissimo. Non c'è bisogno di descrizione, in quanto le figure sono abbastanza esplicite.
-
Micro Murphy. E' una valida alternativa al fast connector. Scegliere quelli col gancetto anziché quelli con l'anellino.
-
Pulcetta. Altra buona soluzione di snodo. La pulcetta però può ruotare solo intorno ad 1 asse, anziché intorno a 2 come tutti gli altri.
-
Joint classico. E' il primo snodo in assoluto che sia mai stato usato a pesca. E' costituito da una semplice girella senza moschettone che ruota su se stessa ed intorno a due perline. E' suggerito il suo utilizzo quando si pesca 'pesante' (trancette di sardina, di muggine, di calamaro, esche voluminose), in quanto è il più robusto di tutti.
@02. Articolo scritto da Danieleesposito70Nodino di stopper per finale con tecnosfera1. Si fa passare il finale all'interno della tecnosfera precedentemente inserita sul trave. E' importante rispettare i diametri dei fili utilizzati (sia trave che finale), in base alle misure riportate nelle confezioni delle tecnosfere stesse
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login2. Sul capo libero del finale si deve formare un nodo semplice che non bisogna serrare e che andremo a tenere tra pollice ed indice della mano Sn
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login3. Sempre sul capo libero del finale, bisogna creare un altro loop (in parole povere un cerchietto) che deve essere affiancato al nodo semplice precedentemente realizzato. I due cerchietti dovranno essere tenuti tra pollice ed indice della mano Sn, senza però serrarli
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login4. Ancora agendo sul capo libero del finale, faremo un terzo loop che affiancheremo ai due precedentemente fatti. A questo punto, tenendo vicini i tre loop, prenderemo il capo libero del finale e lo passeremo all'interno di tutti e tre i cerchietti.
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login5. Serrando il tutto (come sempre vale la regola che bisogna umidificare il nodo), si formerà un nodino voluminoso
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login6. Il nodino di fermo andrà in battuta con la tecnosfera senza però passarle attraverso. Naturalmente il numero di loop da realizzare è inversamente proporzionale al diametro del filo: quanto più il filo è sottile, tanti più loop bisogna realizzare.
Nell'esempio delle foto, con un fluorocarbon dello 0,16 ci sono voluti tre loop.
Se avessi utilizzato uno 0,12, avrei dovuto creare almeno 5 loop; con un finale dello 0,20, invece, bastavano 2 loop
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login7. Soluzione con perlina di sicurezza: alcuni pescatori preferiscono interporre tra nodino di fermo e tecnosfera una microperlina.
C'è qualcuno che la inserisce e la lascia libera, qualcun altro invece la blocca sul nodino con una goccia di colla cianoacrilica
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login@03. Articolo scritto da Enzo Bracciolo. Come abbiamo visto, i braccioli a cui sono legati gli ami, a Beachledgering, sono alquanto sottili, addirittura sottilissimi se paragonati a quelli che si usano in altre discipline. Questo comporta che non possiamo lesinare sulla qualità del filo da usare per confezionarli: dobbiamo puntare sempre sulla qualità migliore reperibile sul mercato, anche se i prezzi ovviamente salgono. Per lo stesso motivo, per non rischiare di perdere una buona preda, dobbiamo controllarli con assiduità e non indugiare assolutamente a sostituirli se presentano abrasioni, brutte pieghe, attorcigliamenti e così via. E' buona norma sostituirli anche dopo una cattura 'pesante', che potrbbe averli indeboliti.
Essendo molto sottili, i bracioli hanno una rigidità inferiore rispetto a quelli di maggior diametro, per cui tendono a ricadere lungo il trave e ad attorcigliarsi intorno ad esso in fase di lancio o in presenza di forti correnti. Si può ovviare in parte a questo inconveniente applicando al braciolo la
brillatura, cioè creando una treccina di una decina di cm nella parte che si attacca allo snodo. La brillatura, raddoppiando di fatto il diametro del filo, irrigidisce il bracciolo nella sua parte iniziale per cui la tendenza a ricadere sul trave, pur non venendo annullata completamente, viene però diminuita di tantissimo, coadiuvata in questo anche dall'inserimento di uno spezzone di tubicino di silicone. In pratica il bracciolo resta in posizione più perpendicolare al trave rispetto a prima.
Un metodo molto pratico per fare la treccina della 'brillatura' è questo: dopo aver doppiato il filo per una quindicina di centimetri, tenere i capi doppiati uno con la mano sinistra e l'altro con la mano destra. Adesso con il pollice e l'indice della mano sinistra far ruotare uno dei capi verso sinistra, mentre con il pollice e l'indice dell'altra mano far ruotare l'altro capo verso destra. I due capi cominceranno ad intrecciarsi in spire strettissime e molto omogenee. Chiudere con un semplice nodo la parte finale della brillatura. Per ridurre ancora di più l'ampiezza dell'asola e farla di dimensioni veramente microscopiche, infilare uno stuzzicadenti dentro l'asola, ruotare ulteriormente la treccina per ridurre il diametro dell'asola e bloccarla nella dimensione voluta con una goccia di colla cianoacrilica. Quando la colla è asciutta, bloccare l'asola con un semplice nodo. Non sarebbe poi male qualche goccia di colla lungo la brillatura.
@Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login04. Articolo scritto da SpaghituMini-Trave. Quando come terminale si usa lo schema "Short arm" oppure "Long arm", non è assolutamente necessario che il trave abbia una lunghezza eccessiva, anzi può rivelarsi molto utile l'utilizzo di un "Mini-Trave" (valido per tutte le discipline di pesca a fondo). Se si dispone di acciaio armonico inox da 1-2 mm, il mini trave si può costrure in metallo, altrimenti si può costruire con uno spezzone di nylon oppure di multifibra. La figura è abbastaza esplicita, per cui non sono necessarie ulteriori spiegazioni:
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login@05. Articolo scritto da Danieleesposito70Terminali flotterati per sgallare l'escaIn alcune situazioni di pesca è sicuramente conveniente alzare le nostre esche dal fondale.
Questo per esempio succede quando ci si trova a competere con i granchi, che gradendo i nostri inganni, con le chele tendono a tagliare anche i nostri terminali...
Inoltre, nasce l'esigenza di sgallare le esche quando le vogliamo rendere più mobili e quindi più "intriganti" per prede tipo le spigole, o addirittura quando miriamo la nostra battuta di pesca a pesci che stazionano nella fascia di mare compresa tra la superficie ed il mezzo fondo; in questo caso andremo ad insidiare pinnuti come per esempio sugarelli, aguglie e lecce stella.
Ebbene in questi casi ci vengono in aiuto vari e numerosi accessori che hanno un peso specifico ridotto (tipo il polistirolo): questi possono essere la schiuma pop-up, gli zatterini, i float rig, etc.
1. Esempi di flotterini
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
LoginQuesti accessori, anche se di diversi colori e dimensioni, devono essere comunque tutti inseriti sul filo del nostro terminale, in prossimità delle nostre esche. Addirittura ci sono delle schiume, soprattutto quelle a celle aperte (per intenderci sono quelle come le spugne da bagno), che riescono ad assorbire le essenze delle esche che inneschiamo sull'amo.
2. Schema di montaggio flotter
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
LoginPer poter inserire il pop-up sul filo, di solito si usa un comune ago da innesco. In commercio esistono anche dei pop-up a spirale, che possono essere inseriti e tolti dal nostro finale, in qualsiasi momento lo desideriamo.
3. Pop-up a spirale
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
LoginDi solito, soprattutto nei calamenti a due braccioli, si è soliti flotterare il bracciolo superiore, in modo da insidiare contemporaneamente (magari con esche diverse) delle prede di fondo e, appunto, delle prede di superficie.
Naturalmente la grandezza del flotter da usare è direttamente proporzionale all'esca che si vuole sgallare: più l'esca è voluminosa, più deve essere grande il flotter.
Mediamente, per sollevare un tocco di arenicola da 6 - 7 cm, basta un flotter da mezzo centimetro
4. Schema con bracciolo superiore flotterato
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
LoginMolto utili sono anche i flotterini luminiscenti, che grazie ad un fascio di luce indotto (per esempio la luce della lampada frontale), producono un bagliore tenue sul fondo del mare in prossimità della nostra esca, attirando così anche i pesci più apatici.
Per chi non vuole acquistare gli accessori nei negozi di pesca, può provare ad utilizzare le palline di polistirolo, magari quelle un pò più grandi. Unico inconveniente è che ad ogni mangiata del pesce, queste saltano via e bisogna reinserirle...
Variazione con la schiuma pop up (metodo veloce per inserire la schiuma sul finale)
Se come flotter utilizziamo della schiuma pop-up e vogliamo inserirla sul finale in maniera veloce, possiamo mettere in pratica le modalità riportate di seguito:
1. Utlizzo di un ago cavo all'interno (vedi foto sotto): con l'ago trapassiamo il ns. flotterino da parte a parte; facciamo passare il filo del terminale attraverso l'ago e trasferiamo il flotter sul filo. L'unico inconveniente è che in questo modo esso tenderà ad avere una certa "scorrevolezza". Se lo vogliamo bloccare, possiamo comunque realizzare un non nodo (o falso nodo)
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login2. Flotterino cucito:
a) con il ns. amo buchiamo il flotterino al centro di una delle due estremità ed usciamo con la punta di esso da un fianco
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Loginb) "cuciamo", ovvero facciamo fuoriuscire tutto l'amo dal fianco e portiamo il flotter sul filo
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Loginc) ripetiamo l'operazione a) ma al contrario; vale a dire che con il ns. amo bucheremo il fianco laterale del flotterino (magari dal lato opposto a quello forato precedentemente) ed usciremo con esso dalla estremità opposta
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Logind) si tira il tutto e si porta il flotter sul filo. Esso potrà essere spostato a piacimento sul terminale, ma solo esercitando una piccola trazione
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
LoginPiccoli accorgimenti:
per "cucire" il flotter sul filo, occorre bucare le estremità quanto è più possibile al centro delle due facce circolari. Inoltre, per evitare che in fase di recupero, il terminale flotterato subisca un effetto elica che lo porterebbe ad ingarbugliarsi al trave, conviene smussare le due estremità del flotterino (bastano le forbici perchè non è richiesto un lavoro di alta precisione...). Si ottiene così una sorta di proiettile dei fucili ad aria compressa che si utilizzano nei tiri al bersaglio delle fiere e/o parchi gioco (vedi foto sotto)
Non sei autorizzato a visualizzare i link.
Registati o effettua
Login @06. Articolo scritto da Oltremare
La “coda di topo”Anche nel beach come nella pesca a fondo qualche volta ci possiamo imbattere in situazioni con mare un po’ più sostenuto o in correnti birbantelle che ci fanno dannare l’anima. L’azione di pesca diventa infruttuosa in quanto ad ogni recupero ci accorgiamo che i nostri finali sono irreparabilmente aggrovigliati. La soluzione istintiva sarebbe quella di accorciare la lunghezza dei braccioli o aumentarne il diametro, ma tante volte questa operazione è seguita da un drastico calo delle toccate se non addirittura dalla loro totale scomparsa. La tecnica del beach è improntata alla leggerezza di attrezzature e parature ed alla conseguente massima mobilità. Aumentare esageratamente i diametri e ridurre oltremodo le lunghezze ci porta fuori strada impedendoci di gustare le caratteristiche proprie di questa tecnica. C’è comunque un accorgimento che può risolvere, almeno in parte, i problemi di tenuta dei braccioli, specie di quello posto in basso che usualmente è di lunghezza superiore: la coda di topo. Il termine, mutuato dalla tecnica di pesca a mosca, indica già di cosa si tratta: un terminale che decresce di diametro man mano che ci si avvicina all’amo. Naturalmente non esiste nulla in commercio di simile da adattare al nostro uso quindi dobbiamo costruircelo, operazione assolutamente semplicissima. Dobbiamo prendere due spezzoni di nylon di diversa misura. La differenza fra le due misure sarà indicativamente fra 1 e 1,5 decimi di mm. A titolo di esempio, giusto per stare nel leggero della nostra tecnica, per ottenere una coda di topo di circa 150cm. prendiamo uno spezzone da circa 30cm. di 0.20 e 150cm. di 0.30. Uniremo i due spezzoni con un bel nodo di sangue ben eseguito e, sul capo libero del filo più sottile legheremo il nostro amo preferito. Nell’eseguire i nodi (amo e giunzione) di questo terminale verifichiamo preventivamente che la parte più sottile abbia una lunghezza di circa 15-20 cm. e quella più spessa intorno 140-145 cm. (compreso la parte necessaria per annodarla alla girella)
La nostra coda di topo così realizzata può essere utilizzata sia su travi scorrevoli che su travi con piombo fisso. La rigidità del filo grosso creerà un’azione divergente che eviterà l’aggrovigliarsi del terminale al trave oltre a soffrire in misura minore l’azione della corrente. Dal lato opposto avremo un diametro di nylon sottile che insospettirà di meno le nostre prede. Ovviamente pagheremo una piccola penale in termini di robustezza per via di quel nodo presente ma se il blood knot sarà ben eseguito i rischi saranno minimi. I diametri naturalmente potranno variare in ragione dell’intensità della corrente fino ad arrivare ad accoppiare uno 0.35 con uno 0.25 ecc. Oppure potremmo aumentare le lunghezze. In quest’ultimo caso consiglio di mantenere sempre e comunque massimo i 15-20 cm. del filo più sottile per evitare che la diversa rigidità dei due diametri possa creare un effetto bandiera. Per arrivare al massimo della mobilità potremmo addirittura inserire un flotter sullo spezzone più sottile, ovviamente prima di eseguire il nodo di giunzione.
@