Secondo me sono veri entrambi i discorsi, nel senso che la casualità è molto importante nella pesca, ma è decisiva anche la pianificazione, direi quasi scientifica dell'attrezzatura. Nello spinning, disciplina che pratico, la tecnica è tutto, direi: l'attrezzatura deve essere pertinente, adatta alle prede da insidiare, capace di forzare se necessario la preda e di resistere alle sollecitazioni, ovviamente previa bravura ed esperienza dello spinner, che si acquisisce col tempo. Andare a serroni con un terminale dello 0,22 e un artificiale di 10 cm corrisponde ad un suicidio certo (taglio del filo); oppure andare a spigole e recuperare stile skipping lure equivale a sortire lo stesso risultato. Inoltre lo studio delle maree, delle fasi lunari, delle condizioni meteo, della conformazione dello spot di pesca sono altri elementi decisivi. Poi, certo, ho visto coi miei occhi tirar fuori una palamita di quasi 3 kili con una canna cinese, del nylon dello 0,30 senza terminale e con un artificiale di 10 cm con ancorette arrugginite. Questo per fortuna è l'aspetto romantico della pesca, che certe volte ti fa sclerare e certe volte esultare calabria Direi riassumendo che secondo me se usi il vivo o comunque l'esca naturale,, l'elemento di casualità cresce (prendere una ricciola di 25 kili con una lenza a mano e un trancio di barracuda - anche questo visto coi miei occhi), se si passa alla pesca con artificiale (spinning, eging, shore jigging, VJ ecc.) secondo me diminuisce l'incidenza della casualità e aumenta la preponderanza dell'aspetto scientifico. Con questo ovviamente non voglio dire che la pesca con esca naturale non abbisogni di tecnica e di preparazione, tutt'altro, ma secondo me ha il vantaggio della presentazione - appunto naturale - dell'esca, rispetto all'artificiale che va lavorato come se...Ovviamente mi direte che ci sono le tecniche di innesco, la cura per i terminali ecc. Tutto vero, concordo. Diciamo che ci vuole preparazione, che la scienza aiuta ma che se non c'è il fattore calabria (leggi casualità-destino-fato o come lo si voglia chiamare) finisce che passiamo le serate - come facciamo spesso io e Nek - a parlare, mentre spinniamo, di grassi marini, cuscinetti a sfera schermati, del nuovo trecciato della Daiwa, del nuovo artificiale della Seaspin, dell'importanza della girella o del moschettone, di si dice che sono arrivati i serra di 5 kili, di come sta tua moglie ecc. cioè praticamente si parla di...cappotti. Però il bello dello spinning è che mentre parli di belinate, senza aver visto neanche una bollata, all'improvviso ti può arrivare la botta della vita e devi essere pronto, con la tua esperienza, col sangue freddo, con l'attrezzatura adatta, con tutta la scienza che rimane di appoggio a noi poveri spinners.