Ai danni materiali prima o dopo, bene o male, un rimedio si potrà sempre trovare.
E’ purtroppo alla morte che non si potrà mai trovare rimedio, ne prima ne dopo, ne bene ne male. Anche se di fronte alla morte non si dovrebbero trovare differenze, tuttavia ci sono certe circostanze in cui ciascuno di noi si sente più portato alla pietà di altre, e tra queste ci sono quelle che coinvolgono persone che, tra tutte, sono le più innocenti: i bambini.
In modo particolare questa differenza viene sentita da tutti quelli che hanno figlioli o nipotini, non perché il loro animo sia in qualche modo alterato, assolutamente no, ma semplicemente perché la natura è in questo modo che predispone tutti gli esseri viventi per la salvaguardia dei propri piccoli. E’ per questa naturale predisposizione che, delle tragiche morti avvenute, due in particolare mi hanno profondamente e dolorosamente colpito, anche se le persone coinvolte non mi sono ne parenti, ne amici ne conoscenti.
La prima è quella che riguarda la morte di un giovane padre e del suo bambino, in cui perlomeno la morte si è rivelata pietosa portandosi via il padre lasciandoli la convinzione di essere riuscito a mettere in salvo la proprio creatura: investito da una muraglia d’acqua e di fango, il padre ha lottato con tutte le sue forze per mettere il proprio bambino su un rialzo al di sopra della muraglia, poi, stroncato dalla stanchezza, non è riuscito a continuare a lottare per se stesso ed è stato travolto. Ho detto che la morte è stata pietosa perché se l’è portato via lasciandoli la convinzione di essere riuscito a salvare la sua creatura, ma è stata ingenerosa perché pochi secondi dopo il rialzo si è sbriciolato ed anche il bambino è stato travolto. L’hanno trovato la mattina dopo, impigliato tra i rami di un albero, morto affogato.
Nel secondo caso la morte è stata invece molto crudele, perché si è portata via una giovane donna e la sua bambina davanti agli occhi del marito che nulla ha potuto fare per salvarle: intrappolate in un sottopassaggio con una forte discesa ed una rapida risalita, un fiume d’acqua si è riversato nel sottopassaggio sommergendo l’autovettura in una frazione di secondo, prima che il marito potesse fare la benché minima cosa. Provate ad immaginare la tragedia di quest’uomo, che per tutta la vita si porterà dietro il rimorso di non aver potuto far nulla perché la morte l’ha beffardamente preceduto di pochi attimi. Non ci saranno mai parole di conforto sufficienti a sostenerlo e a convincerlo che egli non ha alcuna colpa ma che anzi ha fatto di tutto per cercare di arrivare in tempo e che è il destino che è stato avverso: non se ne darà mai pace e sono profondamente convinto che avrebbe preferito andarsene via anche lui con la moglie e la sua bambina.
Scusatemi se non riesco a proseguire, ma il groppo alla gola è troppo grande pensando all’immane dolore che provano le famiglie di tutti questi poveri morti. Questo è il momento del lutto, tutto il resto non conta. Non posso però non ringraziare tutti voi che vi sentite vicini alla gente sarda in questo momento così funesto. E mi sento vicino anche ai fratelli calabresi per quello che stanno patendo.
Roberto