NEWS MARE - NOTIZIE DAL MONDO...SOMMERSO

Aperto da ^VITTORIO^, Gennaio 29, 2010, 04:04:12

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Clima: pacifico minaccia Kiribati, verso esodo Fiji
Prima migrazione massa per effetto serra, coinvolti oltre 100mila

(di Alessandra Baldini) (ANSA) - LONDRA, 8 MAR - Kiribati affonda nel Pacifico e il suo presidente sta negoziando l'acquisto di terreni nelle isole Fiji per consentire la migrazione di massa degli abitanti del piccolo stato minacciato dall'innalzamento delle acque dell'oceano. Si parla di 113 mila persone, in quello che potrebbe essere il primo esodo di un'intera popolazione provocato dall'effetto serra.

L'Oceano sale e Kiribati, come altri piccolissimi stati del Pacifico, potrebbero essere inghiottiti e cancellati dalla carta geografica entro 50 anni, qualcuno dice addirittura 30. Alcune delle 32 isole coralline che affiorano di pochi metri dal livello del mare stanno già scomparendo e il tempo stringe: molti, tra i loro abitanti, pensano che arriverà presto il momento di abbandonare la loro piccola patria per rifondarla altrove.

Kiribati ha una superficie complessiva di 800 chilometri quadrati: Anote Tong, il suo presidente, sta valutando con la giunta militare fijiana la possibilità di risistemarne la popolazione su duemila ettari disabitati a Vanua Levu, la seconda isola per grandezza delle Fiji.

"E' la nostra ultima speranza. La nostra gente dovrà spostarsi perché le maree hanno già raggiunto case e interi villaggi", ha detto Tong alla televisione di stato delle Fiji. Il piano prevede una migrazione per stadi: prima un piccolo nucleo di lavoratori specializzati in grado di mescolarsi facilmente con gli 860 mila abitanti delle Fiji e dare un contributo positivo all'economia del paese di adozione.

"Non vogliamo certo che 100 mila persone di Kiribati arrivino alle Fiji in un colpo solo", ha detto Tong. L'idea è di far migrare gli abitanti di Kiribati non come profughi ma come emigranti esperti, con qualifiche da offrire al paese ospite: "Non vogliamo essere considerati cittadini di seconda classe ma abbiamo bisogno di un piano della comunità internazionale che abbracci questa ambizione e affronti i problemi di piccole nazioni come la nostra".

La proposta è l'ultima in una serie di disperati tentativi da parte di Tong di trovare una soluzione all'ineluttabile. L'anno scorso il presidente di Kiribati suggerì di costruire isole artificiali sui cui gli abitanti potrebbero trasferirsi per vivere come su piattaforme petrolifere. C'é, da parte sua, una totale rassegnazione al fatto che l'esodo da effetto serra sia il prossimo capitolo nella storia del suo piccolo paese: il suo governo ha lanciato un programma di "educazione alla migrazione" teso a migliorare le capacità della popolazione di assimilarsi in altri mondi. (ANSA).
Sempre camminerò per queste spiagge tra la sabbia e la schiuma dell'onda.
L'alta marea cancellerà l'impronta e il vento svanirà la schiuma.
Ma sempre spiaggia e mare rimarranno.
Kahlil Gibran


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#161
Savona: un altro delfino rinvenuto morto

GEAPRESS – Ancora cetacei rinvenuti morti nelle acque antistanti la costa ligure. L'ultimo ritrovamento riguarda un giovane tursiope recuperato dalla Capitaneria di Porto di Savona nel pomeriggio di ieri.

L'animale, della lunghezza di circa 1,40 m e del peso di 40 kg, in buon stato di conservazione, è stato notato da un diportista che transitava nella zona di mare antistante le spiagge di Albisola Superiore, a circa 300 metri dalla riva.

Mentre la carcassa veniva recuperata dall'equipaggio della Moto Vedetta CP 863 e portata presso la banchina della Capitaneria, venivano contattati il Servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato e il veterinario di turno dell'Asl n. 2 savonese. Quindi, è intervenuto il personale della Fondazione Cima di Savona per il recupero e i successivi controlli sanitari a cura dell'Istituto Zooprofilattico di Imperia.

Sono ancora da stabilire le cause del decesso dell'animale. Tra le ipotesi vi sarebbe anche quella che il giovane tursiope si sia imbattuto in una rete da posta. Se tale ipotesi fosse confermata la morte sarebbe avvenuta per annegamento.

Un altro delfino, una Stenella Striata di circa 1,80 m di lunghezza e del peso di 70 kg, era stato rinvenuto spiaggiato lo scorso 3 marzo sul litorale dei Bagni Baia del Corvo, località Piani d'Invrea, Comune di Varazze (SV).

Siamo nelle acque del Santuario dei Cetacei e l'attenzione verso questi mammiferi marini è massima. La Direzione Marittima di Genova per tale motivo ha stretto un accordo con la ASL, i Centri di Ricerca e gli Istituti Zooprofilattici al fine di controllare e recuperare in breve tempo i cetacei in difficoltà o già deceduti.

Le cause di morte dei delfini così come delle balene possono essere diverse. Tra queste anche le attività umane, quali la pesca, l'intenso traffico di mezzi marittimi, piuttosto che i sonar militari. Ma relativamente alla provincia di Savona, la Capitaneria sottolinea come in base alle risultanze delle analisi degli esperti, attualmente la causa umana non risulta essere quella più rilevante. Ad esempio, riferisce sempre la Capitaneria, la balenottera rimasta intrappolata nella banchina del porto lo scorso ottobre e lì deceduta è risultata affetta da un parassita che aveva causato la difficoltà a dimensionare lo spazio con conseguente perdita dell'orientamento.

Intanto, con il tursiope di ieri riferisce la Capitaneria di Porto di Savona, salgono a cinque i rinvenimenti di cetacei morti nel 2012. Nel 2011 erano stati circa 12, la maggior parte di questi nel periodo invernale, quando cioè gli animali sono più vulnerabili agli attacchi dei parassiti.

GEAPRESS
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Pesca: Damanaki, piu' risorse a paesi in linea con riforma
Commissaria europea in parlamento per road show su pcp

(ANSA) - ROMA, 15 MAR - I Paesi europei che meglio sapranno adeguarsi alla nuova riforma della politica comune della pesca potranno beneficiare di una dotazione economica maggiore. E' il messaggio lanciato oggi dalla Commissaria europea per la Pesca, Maria Damanaki, presso le Commissioni Agricoltura e Politiche dell'Unione europea di Camera e Senato, giunta a Roma per confrontarsi sul negoziato della Politica comune pesca (Pcp).

Una sorta di 'road show' per mettere a punto le criticità della riforma 2014-2020 che cambierà i connotati del settore ittico.

"Il fondo per la pesca avrà una dotazione di circa 1 miliardo l'anno per un totale di 6,5 miliardi - ha detto Damanaki - l'Italia nel passato ha avuto 60-70 mln l'anno, speriamo di aumentare questa cifra ma abbiamo bisogno di cooperare in maniera positiva con il vostro governo".

La parola d'ordine, per la Commissaria è "perseguire la riforma", su cui ha assicurato un periodo di transizione, introducendola con gradualità. Una riforma su cui però sono molte le perplessità dell'Italia, essendo orientata più per i mari del Nord che per il Mediterraneo, come ha sottolineato il presidente della Commissione agricoltura della Camera, Paolo Russo. (ANSA).


Branco balene avvistato in mare Lampedusa
Acque di passaggio per cetacei

(ANSA) - PALERMO, 16 MAR - Il passaggio di un branco di circa 30 balenottere comuni, nella zona di Punta Grecale, al largo dell'isola di Lampedusa, ha dato spettacolo e destato non poca curiosità. I cetacei da ieri stazionano nelle acque dell'arcipelago delle Pelagie, che in questo periodo sono ricche di plancton.

Le balenottere, della specie Balaenoptera Physalus, possono raggiungere, nelle femmine, anche i 26 metri di lunghezza e pesare fino a 80 tonnellate. A Lampedusa le attività delle balene vengono monitorate dagli operatori e dai volontari della riserva marina e di Legambiente. (ANSA).
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Frodi nella filiera della pesca. Specie spacciate per altre più appetibili commercialmente, ed etichettature falsificate. Poi le sostanze chimiche, come i solfiti, che fanno riprendere il colore del pesce fresco, in realtà stecchito da tempo. Sequestri ed interventi delle Capitanerie ormai molto frequenti.

Oggi la Guardia Costiera di Napoli ha diffuso i dati della maxi operazione che si ricollega in qualche maniera al servizio dell'inviato di Striscia La Notizia Luca Abete.

VIDEO

Rivendite di nota catena, che spacciavano il pesce pangasio, come cernie, merluzzo e sogliole. Le analisi di laboratorio non hanno infatti lasciato dubbi, solo che l'economico (per sua disgrazia) pangasio non è neanche un pesce di mare. Il fiume d'elezione è il Mekong. Eppure il consumatore ingolla tutto, senza accorgersene. Pangasio come cernia o merluzzo.

Stante quanto riportato dalla Guardia Costiera di Napoli, la frode era molto estesa e ramificata. Tredici esercizi commerciali, sia al dettaglio che all'ingrosso, tutti riconducibili alla medesima società. Secondo la Guardia Costiera si tratta di una delle maggiori catene di distribuzione di prodotti ittici freschi e congelati della provincia, con ramificazioni d'impresa su tutto il territorio regionale.

Ottanta militari della Capitaneria messi in campo per sequestrare ben 3,5 tonnellate di pescato di cui 800 chilogrammi di pesce pangasio, risultante in cattivo stato di conservazione e privo di tracciabilità ed etichettatura. Trentatré gli illeciti amministrativi rilevati che hanno comportato sanzioni per 40.000 euro. Ventotto i sequestri amministrativi e tre quelli penali. L'accusa è frode in commercio (pesce pangasio commercializzato per specie diverse di maggior pregio) e infine 4 le persone deferite all'autorità' giudiziaria.

L'intervento della Capitaneria si ricollega ad altro eseguito congiuntamente al Corpo Forestale dello Stato e finalizzato sempre al controllo della filiera della pesca. Ben otto tonnellate di vario pescato, tra cui i protetti datteri di mare, malamente conservati. Il 7 marzo vennero così individuati sei titolari di attività imprenditoriali e contestate diverse sanzioni amministrative per un totale complessivo di circa 50mila euro. In aggiunta a ciò, sei sequestri penali ed uno amministrativo per violazioni delle norme in materia di commercializzazione di prodotti ittici, igiene e sanità, tutela dei consumatori, tutela ambientale e tutela di specie ittiche sottoposte a particolare tutela internazionale.

Un successo anche per il risalto avuto grazie all'inviato di Striscia Luca Abete, scaraventato in strada da un misterioso incappucciato improvvisamente apparso dal retro del negozio. Evidentemente nascondere la realtà delle cose, doveva essere un'abitudine molto in uso.

FONTI
Articolo: Geapress

Video: striscialanotizia.mediaset.it

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Raro esemplare di pesce palla trovato spiaggiato a Pizzo
Si tratta del 'capolepre'
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Finora sporadiche segnalazioni Italia
(ANSA) - PIZZO (VIBO VALENTIA), 15 MAR - Un raro esemplare di Pesce palla, noto volgarmente come ''Capolepre'', e' stato rinvenuto sul litorale di Pizzo. A fare la scoperta e' stata una donna che, avendo capito di trovarsi di fronte ad una specie sconosciuta anche ai pescatori del luogo, ha inviato al Wwf due foto dell'esemplare per l'identificazione. Del ''Capolepre'' sono note sporadiche segnalazioni in Sicilia e nel Mar Ligure. I pesce palla contengono una potente tossina pericolosa per l'uomo. (ANSA).

fonte ANSA

#165
Il mare in un secchio: riprendono i sequestri di novellame
I nuovi interventi di Polizia di Stato e Capitaneria di Porto.

17 marzo 2012  - Sequestro di 30 chilogrammi di novellame di sarda (bianchetto) mentre stava per essere trasportato nel centro di Palermo per la vendita. Decine di migliaia di piccoli pesci, dentro tre secchi di plastica.

La Fiat Panda guidata dal ventiseienne era stata già adocchiata dalla Squadra Nautica della Questura di Palermo. Quando l'auto ha raggiunto via Messina Marine, è avvenuto il fermo. L'uomo è stato denunciato a piede libero. L'intervento si inquadra in un'ampia attività di controllo volta a limitare il fenomeno delle vendita di pescato in spregio dei vigenti divieti per alcune specie protette.

Sempre nelle ultime ore, altri 15 chilogrammi di bianchetto sono stati invece sequestrati ad Ardore (RC) nel corso di un intervento congiunto di mezzi di terra e di mare coordinati dall'Ufficio Circondariale Marittimo di Roccella Jonica. Dodici uomini coinvolti ad Ardore e a Siderno. In quest'ultimo centro, sono state sequestrate due reti tipo sciabiche in uso a pescatori non professionisti e per una lunghezza complessiva di 100 metri. Appena pochi giorni addietro altro sequestro di bianchetto era avvenuto a Taranto nei pressi di Punta Rondinella.

10.000 ricci di mare, tutti reimmessi in mare, sono stati sequestrati a Santa Marinella, nei pressi di Civitavecchia, ad opera del Reparto Operativo navale della Guardia di Finanza. Appena pochi giorni addietro, altri 3000 ricci erano stati sequestrati dalla locale Capitaneria di Porto. I due pescatori ora fermati, sono di origine pugliese. Proprio in quella regione, sono infatti in uso ricette di cucina a base di riccio di mare ed i pescatori, soprattutto baresi, si spingono lungo le coste adriatiche fino alle Marche. Lungo la tirrenica, invece, sono stati fermati fino alle coste della Toscana.

Proprio in Toscana è ora avvenuta un'altra operazione della Capitaneria di Porto di Viareggio. Tale intervento fa seguito ad altro dei giorni scorsi avvenuto a Lucca. Oggetto dei controlli è la filiera della pesca, ed i luoghi attenzionati sono quelli della Garfagnana. Numerose violazioni sono state riscontrate in alcune rivendite di pesce. Prodotti in realtà scaduti così come pesce spacciato per fresco ed in realtà decongelato. Si trattava, in realtà, di pesce pescato nei luoghi e poi congelato. Era infine posto alla vendita con la dicitura di pesce fresco.

FONTE: GEAPRESS


Sequestrate due reti da pesca illegali e 15 kg bianchetto
Operazione Guardia costiera Roccella Jonica a Siderno ed Ardore

(ANSA) - ROCCELLA JONICA (REGGIO CALABRIA), 17 MAR - Due reti da pesca illegali e 15 chilogrammi di bianchetto sono stati sequestrati dalla Guardia costiera di Roccella Jonica, rispettivamente, a Siderno e ad Ardore.

Le due reti sequestrate, del tipo sciabiche da terra, sono lunghe una sessanta metri e l'altra quaranta. Una motovedetta dalla Guardia costiera ha anche trovato e sequestrato al largo di Ardore due nasse non segnalate e considerate pericolose per la navigazione. (ANSA).
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Taranto: il mare e la migrazione (dei pescatori abusivi)
Interventi della Capitaneria anche in provincia di Udine e Ragusa.

Una vera e propria migrazione, quella dei pescatori di frodo, che periodicamente vengono ad operare nella acque di Taranto. Si tratta di pescatori non autorizzati provenienti sia da altre provincie della Puglia, come nel caso dei baresi e la pesca illegale dei ricci (si spingono fino alle Marche e alla Toscana), che di altre regioni. In quest'ultimo caso si è trattato di un napoletano sorpreso dal Nucleo Difesa Mare della Capitaneria di Porto di Taranto, mentre era intento nella pesca illegale delle telline, piccoli molluschi bivalvi, soliti di un fondo sabbioso, che secondo quanto riferisce la stessa Capitaneria, vengono poi vendute in altre regioni. Stava operando con un rastrello a mano nel tratto di mare antistante la località "Lido Azzurro" ed aveva già raccolto ben 100 chilogrammi di telline. Il pescatore è stato quindi identificato e sanzionato per pesca abusiva di un quantitativo di prodotto ittico superiore al consentito.

La Capitaneria di Porto di Taranto ricorda, inoltre, come il quantitativo massimo di cattura giornaliero previsto per legge per il pescatore sportivo è pari a 5 kg. La sanzione comminata al pescatore per la violazione accertata è stata pari a 1.000 euro, oltre al sequestro amministrativo dell'attrezzo illegalmente utilizzato ed al sequestro delle telline illegalmente pescate, prontamente rigettate in mare. Per fortuna erano ancora vive.

Chissà invece in che stato erano i 500 chilogrammi di vongole sequestrate a Marano Lagunare (UD) in un intervento congiunto della Capitaneria di Porto di Monfalcone, dal NAS dei Carabinieri di Udine e dall'ASS 5. Le vongole sono state rinvenute in contenitori tenuti a mollo nelle acque del canale di entrata al porto. Pessime abitudini, sotto il profilo igienico ma anche per gli specifici divieti in area portuale. A Pozzallo, in provincia di Ragusa, la Capitaneria di Porto ha provveduto a sanzionale alcuni pescatori sportivi sorpresi a pescare con canna e lenza dalle banchine del porto.

20/03/2012 FONTE: GEAPRESS
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Sequestrati 30 chili pesce in precarie condizioni igieniche
Denunciato un commerciante ambulante abusivo che vendeva merce

21 marzo, 10:38
(ANSA) - CORIGLIANO CALABRO (COSENZA), 21 MAR - Trenta chili di pesce e' stato sequestrato a Corigliano Calabro dal personale della Guardia Costiera che ha denunciato un venditore abusivo.

Nel corso di controlli e' stato individuato il commerciante ambulante abusivo mentre vendeva il pesce in precarie condizioni igieniche. La merce era all'interno di un camion e veniva venduta sul ciglio della strada. I veterinari dell'Azienda sanitaria di Cosenza hanno certificato la non commestibilita' della merce.(ANSA).

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Pesca di frodo – parlano le Capitanerie: una aggressione sempre più selvaggia
Gli ultimi interventi a Taranto e Corigliano Calabro (CS)

GEAPRESS – Una aggressione sempre più selvaggia alla natura e alla fauna marina. Questo il commento della Capitaneria di Porto di Taranto dopo gli ultimi ennesimi sequestri operati nel mare antistante la città pugliese. Cento chilogrammi di tonno, trasportato in grossi carrelli sequestrati dal Nucleo Difesa Mare della Capitaneria più, in una seconda operazione, ben 180 chilogrammi di bianchetto, ovvero novellame di sarda. Pesci neonati, subito pescati in barba ai divieti imposti dalla comunità europea e destinati ad un consumo che alimenta un vera e proprio rastrellamento del mare. Il bianchetto era trasportato all'interno di un autofurgone fermato dai militari della Guardia Costiera. Il trasportatore è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Taranto, mentre, in merito al sequestro del tonno rosso, è stata elevata una sanzione di 4000 euro.



Ancora denunce alla Procura della Repubblica, questa volta di Rossano (CS), anche da parte della Capitaneria di Porto di Corigliano Calabro. Il pescato era esposto nei pressi del cancello di entrata al porto, in pubblica via, tra i gas di scarico delle automobili e le polveri. Trenta chilogrammi di pescato. Gamberi, naselli, musdea e boccanera. Tutto sequestrato su disposizione della Procura della Repubblica di Rossano. L'intero pescato, giudicato dall'autorità sanitaria non più idoneo all'alimentazione, è stato distrutto. A Taranto, invece, stante quanto comunicato dalla stessa Capitaneria, parte del pescato, ancora vivo, è stato reimmesso in mare.



Nuovi interventi, dunque, di più Comandi della Guardia Costiera sempre più impegnata nel contrasto al bracconaggio di mare. La stessa Guardia Costiera di Taranto, con i recenti sequestri di ingenti quantitativi di ricci di mare e di telline, e quella di Corigliano con altri importanti controlli nella filiera del litorale ionico di competenza. I sequestri, però, hanno riguardato anche il Lazio, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Toscana. Numerosissimi gli illeciti contestati. Dalla cattiva conservazione del pescato, all'alterazione delle etichette fino alle irregolarità relative all'assunzione dei marinai. Significativi, inoltre, i sequestri di bianchetto. Le località maggiormente interessate sono state Roccella Jonica (CS), Taranto e Palermo. In quest'ultimo caso si è trattato di un intervento della Squadra Nautica della Questura.

FONTE E FOTO:GEAPRESS
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Marea nera: petrolio entrato nella catena alimentare
'Impronta chimica' trovata in microorganismi in aree disastro

(ANSA) - ROMA, 21 MAR - Il petrolio disperso dal disastro del Golfo del Messico sarebbe entrato nella catena alimentare. A confermare l'allarme è un gruppo di ricercatori statunitensi guidato dall'Università dell'East Carolina che ha identificato la caratteristica 'impronta' chimica del greggio fuoriuscito dopo l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon all'interno dei microorganismi prelevati nelle aree del disastro.

Sin dai primi giorni dopo l'inizio della perdita di petrolio grezzo causato dall'esplosione il 20 aprile 2010 della piattaforma della British Petroleum molti gruppi di ricercatori hanno iniziato a lavorare per comprendere l'impatto provocato da quello che viene definito il più grave disastro ambientale della storia degli Stati Uniti. Lo studio conferma che una parte del greggio, secondo le stime della stessa compagnia si sarebbero riversati in mare nei primi 80 giorni oltre 500 milioni di litri di petrolio, sarebbe stato assorbito dai microrganismi dello zooplacton, la base della catena alimentare marina.

Il petrolio è una miscela complessa di idrocarburi che contiene anche altre sostanze chimiche, le cui caratteristiche possono essere identificate permettendo di ottenere una sorta di impronta digitale unica per ogni singolo pozzo. I ricercatori hanno individuato tracce di petrolio provenienti dal pozzo di Macondo, quello del disastro, accumulatosi all'interno di microorganismi prelevati anche in aree distanti dall'evento e dopo la chiusura della falla del 4 agosto 2010. (ANSA).


PESCA: GREENPEACE, MAPPA TONNO SOSTENIBILE; VINCE ASDOMAR


(ANSA) - ROMA, 23 MAR - Asdomar rimane in cima alla classifica seguito da Mareblu. Rio Mare resta indietro perche' non adotta gli stessi standard. Agli ultimi posti Nostromo, MareAperto Star, Conad e Maruzzella. E' questa la classifica che emerge dal rapporto 'Rompiscatole' di Greenpeace sulla sostenibilita' del tonno in scatola. Secondo l'associazione ''finalmente alcune aziende italiane prendono impegni precisi sulla sostenibilita' ma nessuna raggiunge ancora la fascia verde''. Va bene ''Asdomar che migliora gli impegni, offrendo in una parte dei propri prodotti il piu' sostenibile tonnetto striato pescato con canna e fornendo tutte le informazioni in etichetta''. Lo segue Mareblu, per la decisione di ''utilizzare solo metodi di pesca sostenibili per il 100% dei propri prodotti entro il 2016''. Per la classifica di Greenpeace ''Rio Mare, il tonno piu' venduto in Italia, rimane indietro: non offre alcun prodotto sostenibile e si impegna solo a meta'''. E per convincerlo a diventare 100% sostenibile, Greenpeace lancia una petizione on-line (tonnointrappola.it). Callipo scende in classifica perche' ''non fornisce sufficiente certificazione'' sui metodi di pesca. Tra i risultati piu' significativi, Greenpeace registra l'impegno di molte aziende verso una maggiore trasparenza: entro la fine del 2012 10 aziende delle 14 in classifica riporteranno in etichetta nome della specie e area di pesca (tre anche il metodo di pesca)''. La grande distribuzione in Italia invece ''fa pochi passi avanti''. ''E' necessario impegnarsi a vendere solo tonno pescato in modo sostenibile - afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace - favorire il recupero degli stock a rischio e incentivare una migliore gestione della pesca''.

Pesca: Greenpeace a Rio Mare, non siete sostenibili al 100%


(ANSA) - ROMA, 23 MAR - Greenpeace spiega a tutte le persone che hanno firmato la petizione sul tonno Rio Mare quali sono i reali motivi per cui si chiede alla Bolton alimentari di impegnarsi si più. L'associazione ambientalista risponde infatti all'azienda che sta contattando tutti i firmatari della petizione comunicando i propri impegni "a diventare 100% sostenibile entro il 2017".

A questo Greenpeace dice che "non è così", e spiega perché: "A maggio 2011 l'azienda annuncia di utilizzare entro il 2013 nel 45% dei propri prodotti solo tonno pescato con i due metodi di pesca più sostenibili: pole e line (pesca con canna) e reti a circuizione senza Fad (sistemi di aggregazione per pesci)". Un vero impegno - osserva l'associazione targata arcobaleno - "anche se preso a metà" dal momento che non verrebbe applicato "al restante 55% della produzione".

Quando "l'obiettivo viene esteso al 100% entro il 2017", Greenpeace si chiede se è vero: "Abbiamo chiesto a Rio Mare di essere più chiaro, e purtroppo l'azienda non prende lo stesso impegno per il resto della sua produzione perché lascia aperta la porta al possibile utilizzo di Fad". Più di 27mila persone hanno già chiesto a Rio Mare di "essere sostenibile al 100%" con la petizione (lanciata con la terza edizione della recente classifica 'Rompiscatole') che, riferisce Greenpeace, è "ancora attiva, possiamo diventare 60mila in pochi giorni". Infine, conclude Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia, "se vuole essere davvero sostenibile al 100% Rio Mare deve impegnarsi subito a utilizzare in tutta la sua produzione solo tonno pescato nel modo più sostenibile ed eliminare completamente l'utilizzo di Fad che aggravando la crisi degli stock". (ANSA).


Barche diporto fuori legge, controlli guardia costiera Rimini
Scoperti problemi sicurezza su modelli famoso cantiere Forli'

ANSA) - BOLOGNA, 23 MAR - La Capitaneria di Porto di Rimini, coordinata dalla Procura di Forlì, sta verificando in diverse località del Centro-Nord le condizioni di sicurezza, stabilità e galleggiamento di numerose imbarcazioni da diporto, anche di notevole tonnellaggio, costruite da un famoso cantiere navale della provincia di Forlì-Cesena.

Gli investigatori ipotizzano gravi reati nelle procedure per la marcatura Ce, con numerose imbarcazioni a rischio perché non conformi alle norme di sicurezza e alle procedure tecniche.

Massimo riserbo, al momento, sul nome del "famoso cantiere navale" nel mirino dell'inchiesta coordinata dal procuratore della Repubblica di Forlì-Cesena, Sergio Sottani, e dal sostituto procuratore, Antonio Vincenzo Bartolozzi.

Gli uomini della Capitaneria di Porto di Rimini, una trentina quelli impegnati con diversi mezzi, stanno eseguendo numerose perquisizioni presso società private ed enti pubblici preposti alle procedure per l'accertamento delle condizioni di sicurezza, stabilità e galleggiamento delle imbarcazioni.

Scopo di questa attività, informa una nota della Capitaneria di Porto di Rimini, è quella di acquisire ulteriori fonti di prova che vanno a integrare i "già numerosi e circostanziati" elementi del castello accusatorio acquisito nel corso di un anno di indagini. L'approfondimento è scattato dopo che è stata accertata l'esistenza di numerosi prototipi di imbarcazioni da diporto non conformi alle norme nazionali e comunitarie che dettano i requisiti essenziali di sicurezza e le procedure da adottare per le verifiche tecniche. (ANSA).
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Acquacoltura: una ricerca sui pesci vegetariani



I pesci di allevamento potrebbero diventare vegetariani. Almeno è quanto stanno provando a fare alcuni studiosi britannici che hanno avviato un esperimento per allevare trote e salmoni con una alimentazione a base di alghe ed erbe. La notizia, diffusa dalla BBC News, riguarda uno studio condotto al Centro dell'ambiente della pesca e dell'agricoltura di Lowestoft, dal Prof Andy Moore, per riprodurre chimicamente il pherormone, sostanza naturalmente secreta dai pesci e che influenza gli stimoli della fame. Secondo il ricercatore britannico, una volta entrato in contatto con questa sostanza, il pesce sarebbe portato a cibarsi di qualunque cosa gli si porgesse. Lo stesso Moore ritiene che, essendo questa una sostanza presente in natura, non si produrrebbero danni alla salute dell'animale. Se vi state chiedendo quale sia la portata di questa piccola rivoluzione alimentare, pensate solo a quanti chili di pesce vengono di solito utilizzati in acquacoltura per l'allevamento di trote e salmoni, e di quanto diminuirebbero i costi di produzione con l'utilizzo di vegetali. Un dubbio però resta: che sapore avrà un pesce vegetariano?


Acqua di mare in bottiglia


Secondo il Dipartimento per lo Sviluppo Economico delle Hawaii, nell'isola è stato aperto un impianto per l'imbottigliamento dell'acqua di mare. L'impianto, costato 65 milioni di dollari USA, impiega oltre un centinaio di addetti e prevede anche un'espansione futura con un ulteriore investimento di 100 milioni di dollari ed un'aggiunta di altri 600 posti di lavoro. L'acqua, la quale può giovarsi del logo ufficiale hawaiano e che frutterà per tale motivo al Governo dell'isola circa 3 centesimi a flacone, è utilizzata soprattutto dai consumatori giapponesi, come supplemento alle diete per la riduzione dello stress, per l'elasticità della pelle e come coadiuvante della digestione. L'utilizzatore sarà la società statunitense "Koyo", che pomperà l'acqua marina a circa 600 metri di profondità tramite le condotte della "Natural Energy Laboratory of Hawaii Authority (NELHA)". L'obiettivo della "Koyo" è di esportare giornalmente, per ora solo in Giappone, 240.000 flaconcini da due once al prezzo di 33,5 di dollari USA l'uno (prezzo al dettaglio).


Giappone: tonno rosso in provetta


Qualche mese fa i responsabili del Laboratorio di Pesca dell'Università di Kinki, vicino ad Osaka, hanno annunciato il successo avvenuto dopo 30 anni di ricerche nella riproduzione del tonno.
Il tonno ottenuto da uova fecondate in laboratorio si sviluppa normalmente ed è in grado di riprodursi a sua volta.
Un passo da gigante per il paese del Sol Levante tra i maggiori consumatori di tonno rosso.
La scoperta consentirà anche di integrare artificialmente la popolazione del pesce sottoposto nel paese ad un intensa attività di pesca.


Fonte: mare in italy

SICUREZZA ALIMENTARE: CONTROLLI E SEQUESTRI IN PESCHERIE A BARI

(AGI) - Bari, 23 mar. - I militari del Nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria di porto di Bari hanno eseguito controlli in supermercati e pescherie del capoluogo,di Mola di Bari e di Gravina. A seguito delle verifiche, condotte con la struttura veterinaria ed i tecnici delle ASL competenti, si e' proceduto al sequestro penale di circa trenta chilogrammi di polpo sotto misura ed al sequestro amministrativo di oltre settanta chilogrammi di prodotto ittico ed alimentare di vario genere, privo di etichettatura e di qualsiasi documentazione di scorta e, pertanto, del prescritto requisito della rintracciabilita'. Sono stati elevati 3 verbali di contestazione di illecito amministrativo, con la conseguente irrogazione di sanzioni pecuniarie per un importo complessivo di 11.500 euro. Nel corso dell'ispezione ad una pescheria di Mola di Bari, si e' scoperto che il titolare vendeva come pregiato filetto di cernia tranci, meno "nobili", di pesce persico. Sono state, inoltre, rinvenute spigole e orate allevate in Grecia spacciate per esemplari pescati nei nostri mari,gamberi e seppie decongelate commercializzate come fresche. Il commerciante e' stato denunciato per frode e vendita di sostanze alimentari non genuine. (AGI)
Sempre camminerò per queste spiagge tra la sabbia e la schiuma dell'onda.
L'alta marea cancellerà l'impronta e il vento svanirà la schiuma.
Ma sempre spiaggia e mare rimarranno.
Kahlil Gibran


Regolamento - Catture personali - In viaggio con Nemo - Avvisi di Burrasca

Pesca: Guardia costiera Senigallia sequestra 190 kg vongole
Multa da 4 mila euro al comandante del peschereccio

(ANSA) - SENIGALLIA (ANCONA), 26 MAR - La Guardia costiera di Macerata ha sequestrato circa 200 chilogrammi di vongole ad un motopesca rientrato in porto, perche' il pescato superava i 600 kg autorizzati dalla normativa. Il comandante dell'unita' dovra' pagare una multa di 4 mila euro. Le vongole sono state rigettate in mare. (ANSA).
Sempre camminerò per queste spiagge tra la sabbia e la schiuma dell'onda.
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Scoperti di notte i predoni del fiume
Blitz delle guardie Anpana alla Vallazza: i pescatori di frodo fuggono e lasciano una rete di 40 metri tra sponda e sponda

Pescano in zone proibite, senza licenza e per di più con l'obiettivo di vendere il pesce raccolto senza curarsi del fatto che sia pericoloso per la salute. Basta che i consumatori siano ignari, non sappiano che è tossico e proviene da una zona tra le più inquinate del letto del Mincio. Per questo il loro mercato è ben oltre le Alpi. Sono sfuggiti per un soffio i pescatori di frodo che nel cuore della notte alla Vallazza, alle spalle dello stabilimento Polimeri Europa, puntavano a catturare quintali di pesce da smerciare nell'Est Europa. A scoprirli in azione sono state le guardie dell'Anpana, l'Associazione nazionale protezione animali e ambiente, che li hanno messi in fuga e sequestrato la loro attrezzatura, a partire da una rete lunga oltre quaranta metri che i bracconieri avevano tirato da sponda a sponda. Non è tutto. Sia in acqua che a riva le guardie hanno rinvenuto una serie di ami, alcuni da pesce siluro.

Pesca all'interno di un'area vietata, fuori dagli orari stabiliti dalle norme, molto probabilmente senza la licenza, e per di più usando tecniche illegali. Ce n'è abbastanza per un corposo verbale, anche se le violazioni in materia di pesca non sono certo punite dalla legge italiana in modo esemplare: in un caso del genere la contravvenzione dovrebbe superare, non di molto, i cinquecento euro a testa. Questo se i responsabili fossero stati bloccati sul posto. Ma "i bracconieri del fiume" non si sono fatti mettere in trappola. Mentre i complici calavano l'enorme rete in acqua altri erano piazzati a fare da palo per intercettare eventuali imbarcazioni in arrivo. In questo modo sono riusciti ad anticipare il controllo dell'Anpana e ad allontanarsi in tempo.

«La rete - spiega il comandante nazionale delle guardie Anpana, Giuseppe Laganà - viene usata dai bracconieri per sbarrare il corso d'acqua e catturare pesce a quintali. Non è stato semplice trovarla perché era ben nascosta e nella zona c'era buio pesto».

Il blitz delle guardie ambientali-animaliste risale a una settimana fa ma soltanto ieri si sono appresi i particolari della vicenda. Due le pattuglie che vi hanno preso parte. Una è arrivata nel luogo convenuto in auto e poi facendo un tratto a piedi, l'altra invece con una barca a motore. Quando gli uomini dell'associazione ambientalista sono arrivati, il gruppo di pescatori di frodo era sparito. Ma erano ben chiare le tracce della loro attività. A partire dalla rete, lunga oltre una quarantina di metri e alta almeno quattro, con una maglia di cinque centimetri per cinque, che filtrava tutto il pesce di passaggio, come una specie di barriera. Dopo un po' l'avrebbero chiusa su un lato intrappolando il pesce da portare a riva. Cosa che probabilmente hanno fatto, con la medesima tecnica, molte altre volte. Sia in quel punto del fiume - particolarmente inquinato, essendo a valle del Petrolchimico - che in altri, laghi di Mantova compresi.

Secondo l'Anpana ad agire sarebbe stato un gruppo di pescatori di frodo stranieri, forse ungheresi o romeni, composto da almeno cinque persone. Gente esperta, comunque, che della pesca di frodo ha fatto un mestiere.

FONTE: GAZZETTA DI MANTOVA 26 marzo 2012


Pescatori di frodo, una denuncia e due multe

Agenti della squadra nautica della polizia di Catania hanno effettuato nel fine settimana un servizio di contrasto alla pesca illegale nel golfo di Catania, in particolare nello specchio d'acqua dell'area marina protetta delle Isole Ciclopi. Un pescatore dilettante è stato trovato a calare una rete da posta, un altro con un attrezzatura subacquea stava prelevando dal fondale della riserva degli "occhi di bue", specie marina molto rara. Per ambedue è scatta la multa di 1.032 euro. Un terzo pescatore è stato trovato nei pressi dell'imboccatura del porto di Catania mentre calava in mare una rete "Barracuda" in zona vietata.

FONTE: LIVESICILIA.IT
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La Capitaneria di porto vigila contro la pesca illegale
Tre le operazioni portate a termine. Sequestrate diverse reti ed elevate multe per il valore di cinquemila euro

Continuano le operazioni della Capitaneria di porto di Porto Empedocle tese a contrastare la pesca illegale. L'operazione di Polizia marittima, eseguita dalle Motovedette della Guardia costiera, ha portato al sequestro di tre reti da posta di una lunghezza complessiva di 800 metri; ad una denuncia contro ignoti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento ed all'elevazione di due sanzioni amministrative per complessive cinquemila euro.

La Motovedetta CP 527, in servizio di perlustrazione della costa agrigentina, ha intercettato una unità da diporto in prossimità dell'imboccatura del porto di Porto Empedocle, da successivo controllo effettuato si riscontrava la presenza a bordo di una rete da posta lunga circa 200 metri, munita di galleggianti e piombini, non consentita. I militari provvedevano, quindi, al sequestro della stessa e all'elevazione del verbale amministrativo, per violazione delle norme in materia ed in particolare al Dpr n. 1639/68.

Sempre la Motovedetta CP 527, in prossimità dello scalo marittimo di Porto Empedocle, ha intercettato una seconda imbarcazione, anche in questo caso, da un successivo controllo a bordo, veniva scoperta una rete da posta, non consentita dalla vigente normativa, lunga 400 metri, munita di galleggianti e piombi. Si provvedeva, quindi, al sequestro di tutto il materiale e all'elevazione di un verbale amministrativo in violazione al Decreto legislativo n. 4/2009.

La terza operazione si è svolta nello specchio acqueo antistante località San Leone di Agrigento, dove è stata rinvenuta una rete da posta di oltre 200 metri, munita di galleggianti e piombi, e segnalata con due bottiglie, a pelo d'acqua e poco visibile, con grande pericolo per la navigazione. Il personale della Guardia costiera ha provveduto alla rimozione della rete ed al sequestro della stessa e alla denuncia contro ignoti presso l'Autorità Giudiziaria per violazione del Codine della Navigazione sulle norme a tutela della sicurezza della navigazione.

FONTE: AGRIGENTO NOTIZIE
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Mare Adriatico, Mare Tirreno, Canale di Sicilia, Mare delle Baleari, Golfo del Leone, Mar Ligure, Mar Egeo, Mar di Marmara, Mar Ionio. Queste le aree del Mediterraneo da cui arrivano più segnalazioni di avvistamenti di squali bianchi. A dirlo "Mediterranean Great White Sharks" (McFarland & Co. Publishers) di Alessandro De Maddalena che da 16 anni studia la presenza del grande predatore nel bacino. Nel volume sono descritte e analizzate circa 600 segnalazioni di squali bianchi ripartite su un lasso di tempo di oltre tre secoli.

Gli studi di De Maddalena mostrano che nel Mare Nostrum questi animali si nutrono principalmente di pesci ossei, come i tonni, ma anche di delfini e tartarughe marine, e che frequentano preferibilmente le aree vicine alle secche, le isole, gli stretti, i canali, dove possono reperire facilmente un maggior numero di prede. Inoltre, secondo i dati raccolti dal ricercatori italiano, è possibile ipotizzare l'esistenza di una popolazione di squali bianchi mediterranea distinta da quella atlantica, la cui area primaria per il parto e di nursery è il Canale di Sicilia.

Infine, racconta nel suo libro De Maddalena, i casi di attacchi di squali bianchi sono molto rari: ne sono stati registrati 55 , dei quali 13 devono essere considerati dubbi; l'esito dell'attacco è stato fatale solo in 17 casi; il più antico risale al 1721 e il più recente al 2008.


FONTE: Galileonet.it
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Australia: uomo ucciso da uno squalo
Quarto attacco mortale sulla costa occidentale

(ANSA) - SYDNEY, 31 MAR - Un uomo e' morto dopo essere stato attaccato da uno squalo sulla costa dell'Australia occidentale. Lo riferisce la polizia precisando che e' il quarto attacco mortale in questa zona dal 2011. La vittima, di cui non si conoscono ancora le generalita', si e' tuffato con un amico dalla costa a sud di Stratham, a circa 200 km da Perth, quando e' stato attaccato. ''E stato aggredito da uno squalo. L'amico sta bene, ma per lui non c'e' stato nulla da fare'', ha detto un portavoce della polizia.
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ottimo report vittorio, questa presenza, anche se testimoniata da incontri rari, ormai si è consolidata nel nostro mare, l' anno scorso vidi addirittura un vidi, dove un gruppo di studiosi ne filmarono uno di buone dimensioni a qualche centinaio di metri dalle coste dell' isola di capraia mi pare, inoltre da tempo è provato che nello stretto di sicilia i grandi bianchi riescano a riprodursi.

In conclusione credo che sia un bene per le nostre acque ospitare tanta magnificenza, anche se secondo me la gente andrebbe un attimo sensibilizzata per evitare l' effetto panico, qualora il numero dovesse crescere o ci dovesse essere qualche problema.

Un saluto.
I lOvE FiShInG!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

StOp AlLe ReTi AbUsIvE!!!!!!!!!!!!!

EtIcA & SpOrT