Nell’agosto 2014 ai biologi dello Stranding Response Team del Virginia Aquarium and Marine Science Center è stato segnalato uno strano avvistamento nell’Elizabeth River, un affluente molto trafficato della baia di Chesapeake. Si trattava di una giovane femmina di balenottera boreale lunga più di 13 metri, che nuotava lungo il fiume ben lontana dalle profonde acque dell’Atlantico dove questa specie, minacciata secondo la Lista Rossa IUCN, si trova normalmente.
“Si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato”, commenta la coordinatrice delle attività di ricerca dell’acquario, Susan Barco. La balenottera appariva disorientata. Barco e i suoi colleghi l’hanno seguita per diversi giorni, cercando di proteggerla dallo scontrarsi con un’imbarcazione, un’eventualità che le sarebbe stata fatale. Nonostante tutti questi sforzi la balenottera è stata trovata morta pochi giorni più tardi.

Fotografia per concessione del
Virginia Aquarium & Marine Science CenterLa necropsia ha rivelato che l’animale aveva ingoiato un pezzo di plastica nera rigida, che aveva lacerato il suo stomaco impedendole di nutrirsi. La balenottera indebolita era anche stata colpita
da un’imbarcazione, scontro che le aveva fratturato una vertebra. “È stata una morte dolorosa e decisamente molto lunga”, commenta Barco.
Il frammento che ha causato la morte è stato identificato come un pezzo della custodia di un DVD. Molto probabilmente il mammifero lo ha ingoiato mentre cercava cibo in superficie. “Mi intristisce molto che un pezzo di plastica che non è stato buttato via nel modo corretto abbia finito per uccidere una balenottera”, continua. “Una morte che si poteva evitare”.
L’ingestione di plastica è un problema molto grave per gli animali marini, in particolare gli uccelli e le tartarughe che spesso confondono quei rifiuti per cibo. Il materiale non è digeribile perciò può ostruire lo stomaco o l’intestino portando l’animale a morire di fame. Mentre aumenta la quantità di rifiuti presente in mare, aumenta anche il rischio che corrono tutti i suoi abitanti.
Le balene muoiono di fame con la pancia piena di spazzaturaAd aggravare il problema c’è il fatto che gli scienziati stanno ancora cercando di capire quale sia il vero impatto sui cetacei dei detriti presenti in mare. Uno studio del 2014 ha riportato che l’ingestione di rifiuti è stata confermata in oltre il 56% delle specie di cetacei, arrivando a una percentuale del 31% degli animali in alcune popolazioni particolarmente colpite.
“Le balene che finiscono spiaggiate sono solamente una piccola percentuale di quelle che muoiono”, spiega Frances Gulland, ricercatrice capo al Marine Mammal Center di Susalito, in California. I capodogli sono particolarmente suscettibili all’ingestione di frammenti di plastica; li scambiano per calamari, la loro preda principale. “Ogni capodoglio al quale mi sia capitato di fare la necropsia aveva dentro lo stomaco un sacco di reti e di pezzi di plastica”, racconta.
Il caso più estremo che Gulland ha incontrato nella sua carriera risale al 2008, con due capodogli spiaggiati lungo la costa settentrionale della California con gli stomaci pieni di reti da pesca, corde e spazzatura di plastica. Uno dei due aveva lo stomaco aperto e l’altro era emaciato, segno che non aveva potuto nutrirsi per un certo tempo. In entrambi i casi i rifiuti ingeriti sono stati fatali.
La varietà e l’età di alcuni pezzi di plastica hanno suggerito che fossero stati accumulati nel corso di svariati anni. Secondo Gulland, che ha condotto la necropsia, una delle balene aveva almeno 180 chilogrammi di plastica dentro lo stomaco. “Sono lentamente morte di stenti”, commenta la ricercatrice, “era la prima volta che mi capitava di vedere una balena morta perché aveva mangiato rifiuti”.
Blair Mase, coordinatrice del programma della NOAA Fisheries Southeast che si occupa dello spiaggiamento dei mammiferi, racconta che il numero di balene e delfini che vengono seriamente danneggiati dai rifiuti marini sta aumentando. Nonostante le statistiche possano ingannare, Mase ricorda almeno 35 spiaggiamenti di tursiopi tra il 2002 e il 2013 dovuti proprio all’ingestione di spazzatura.
Ma i detriti in superficie non sono gli unici colpevoli. Le balene grigie si nutrono sul fondale oceanico e inavvertitamente ingeriscono anche i rifiuti insieme a piccoli organismi come gli anfipodi. Nel 2010 John Calambokidis, biologo della Cascadia Research di Olympia, Washington, ha assistito agli esami condotti su una balena grigia morta che si era spiaggiata vicino a Seattle. I detriti trovati in questo maschio di oltre 11 metri comprendevano più di 20 sacchetti di plastica, piccoli asciugamani, guanti chirurgici, un paio di pantaloni di tuta, nastro adesivo e una pallina da golf. “Era la rappresentazione drammatica del livello del nostro impatto sull’ambiente marino”, conclude Calambokidis.
di
Isabelle Grocper
nationalgeographic.it