La cernia dei coralli..... ....è un abile cacciatore, veloce nell'inseguire e nell'attaccare la preda in mare aperto. Ma quando la preda si infila nelle fessure e negli anfratti della barriera corallina, questo pesce ricorre a una sorta di linguaggio dei segni per chiedere rinforzi.
Il pesce infatti "chiama in aiuto" altri due predatori, la murena gigante e il labro Napoleone, aspettando anche 25 minuti che uno dei due si presenti sulla scena. Lo rivela un nuovo studio apparso ad aprile 2013 su Nature Communications. Quando uno di questi due pesci arriva, la cernia indica col naso la preda nascosta e comincia a scuotere il corpo. È un segnale che equivale a suonare il campanello per chiamare tutti a tavola: il pranzo è servito!
E a quel punto la squadra di "killer" di varie specie si mette al lavoro. Il labro è quello forzuto, che si lancia contro la barriera corallina e la fa a pezzi, costringendo la preda a scappare per evitare di restare ferita.
"Il labro ha delle fauci possenti, e può distruggere tane che non siano costruite particolarmente bene", afferma il co-autore dello studio Redouan Bshary, etologo dell'Università di Neuchâtel, in Svizzera. "Questi pesci sono in grado di rompere il corallo."
"Così, per evitare di essere schiacciata insieme al suo rifugio, la preda esce dalla tana", continua Bshary, che ha osservato questi comportamenti durante le immersioni effettuate nelle spedizioni di ricerca nel Mar Rosso.
Pur non avendo questa capacità distruttiva, le murene non sono meno letali. I loro corpi sottili permettono loro di penetrare nelle fenditure dei coralli per inseguire la preda al loro interno. Se poi il pesce riesce a sfuggire sia al labro che alla murena, allora la cernia ha una chance in più di procurarsi un pasto.
"Infatti, anche se hanno imparato a lavorare in squadra, i pesci non condividono il cibo", sottolinea Bshary. "Chiunque conquisti la preda, la divora tutta intera."
Anche se, in questo modo, più partecipanti competono per una sola fonte di cibo, le cernie hanno più successo lavorando in gruppo.
Quando cacciano da sole, infatti, catturano una preda ogni 20 tentativi, afferma Bshary. "Quando invece ricevono aiuto, il risultato è decisamente migliore: circa un tentativo su sette va a buon fine".
Caccia di gruppo
Le cernie ricorrono al linguaggio dei segni anche per una "chiamata alle armi". A volte, ancor prima che la preda sia stata avvistata, si avvicinano a un labro o a una murena scuotendo il corpo, movimento che viene interpretato come una richiesta di cacciare in squadra. Il trio inizia quindi a pattugliare l'oceano utilizzando ognuno le proprie capacità specifiche.
"Vanno a cacciare insieme", spiega Bshary, autore dello studio. "Vederli arrivare tutti assieme e cominciare a ispezionare la zona è uno spettacolo abbastanza impressionante".
Gli scienziati non hanno ancora capito perché le cernie siano in grado di comunicare con altre specie. Mentre è risaputo che gli eseri umani, le scimmie antropomorfe e alcuni uccelli sono in grado comunicare, la comunità scientifica finora riteneva che il minuscolo cervello di un pesce non fosse adeguato a questo scopo.
Bshary e il suo gruppo hanno collezionato molte ore sott'acqua per studiare lo stravagante balletto della cernia. "In genere si pensa che sia necessario avere un cervello di grandi dimensioni per poter comunicare gestualmente", afferma Bshary. "Questa scoperta invece dimostra che le abilità cognitive sono indipendenti dalla dimensione del cervello".
Il prossimo passo, continua il ricercatore, sarà ripetere l'esperimento portando queste specie all'interno di un laboratorio, per capire quali altri segreti potrebbero nascondersi dietro gli strani segnali della cernia.
Autore: Mollie Bloudoff-Indelicato
Fonte: nationalgeographic.it
Fotografia di Reinhard Dirscherl, WaterFrame/Getty Images