Politica comune della pesca, arriva l’ok definitivo del Parlamento Ue

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Author Topic: Politica comune della pesca, arriva l’ok definitivo del Parlamento Ue  (Read 6801 times)

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Oggi il Parlamento europeo ha approvato definitivamente la nuova Politica comune della pesca (Pcp) dell’Ue, che sarà applicata in tutta l’Unione europea a partire dal 1° gennaio 2014. Il pacchetto per la riforma della Pcp include gli obiettivi principali dell’Europarlamento come le misure per fermare la pesca eccessiva e il divieto di rigetto in mare, è stato approvato martedì dall’Aula. Le norme di etichettatura sono state riviste per migliorare l’informazione ai consumatori.
La nuova legislazione dovrebbe consentire una pesca più sostenibile.

Il voto di oggi è il punto di arrivo di un lungo processo, iniziato con un’ampia consultazione pubblica, in base al quale la Commissione Ue ha presentato un pacchetto di riforme nel 2011. All’inizio di quest’anno le delegazioni della Commissione, del Consiglio dei ministri e del Parlamento hanno condotto negoziati approdati a maggio ad un accordo politico, che è stato votato all’unanimità dal Consiglio dei ministri sd ottobre e che alla fine oggi ha avuto il via libera del Parlamento riunito in plenaria.

La relatrice, la socialdemocratica tedesca Ulrike Rodust, ha detto che «La riforma affronterà il più importante problema della politica comune della pesca, vale a dire la continua pesca eccessiva. Il Consiglio dell’Unione sarà ora costretto ad agire in modo sostenibile in sede di negoziazione delle quote di pesca. I pescatori dovranno rispettare il “rendimento sostenibile massimo”, vale a dire pescare non più di quanto un determinato stock ittico possa riprodursi in un dato anno. L’obiettivo è di ripristinare e mantenere gli stock ittici a livelli sufficienti per garantirne il rendimento sostenibile massimo».

Viene affrontato anche il problema dei rigetti, i pesci ributtati in mare perché di specie o dimensioni non desiderate, che rappresentano quasi un quarto del totale delle catture nell’Unione europea. «La maggior parte delle specie scartate perisce – sottolinea un comunicato del Parlamento europeo – Per porre fine a questa pratica inutile e dannosa, attualmente non vietata, i pescherecci dovranno sbarcare almeno il 95 % di tutte le catture in conformità con un calendario di date specifiche per i diversi tipi di pesca, a partire, gradualmente, dal 2015. Il Parlamento europeo ha lottato per introdurre questo requisito che, in pratica, rappresenta quasi un divieto totale. I pesci catturati di specie o dimensioni indesiderate che saranno sbarcati potrebbero per esempio essere impiegati per usi diversi dal consumo umano».

In una nota la Commissione europea spiega che «La nuova Pcp persegue un duplice scopo: sostenere, da un lato, le comunità costiere in Europa, creando le condizioni per una flotta peschereccia europea economicamente valida e sostenibile; assicurare, dall’altro, una gestione sostenibile delle risorse, massimizzando al contempo le catture nell’interesse dei pescatori. Per conseguire questo duplice obiettivo, sarà gradualmente eliminata la pratica rovinosa dei rigetti in mare e saranno definiti in modo chiaro obblighi e scadenze per consentire ai pescatori di adeguarsi alla nuova situazione. La promozione di un’acquacoltura sostenibile fa egualmente parte della nuova politica». L’obiettivo generale della nuova Pcp  è quello di «Porre fine all’eccessivo sfruttamento delle risorse e garantire la sostenibilità della pesca dal punto di vista ambientale, economico e sociale». La riforma vuole anche «Creare i presupposti per garantire un futuro migliore al settore e ai pescatori e per preservare l’ambiente marino da cui essi dipendono» e «Portare la pesca a livelli sostenibili, con un miglior impiego delle conoscenze e della consulenza scientifica. Essa intende sostenere una crescita sostenibile dei settori della pesca e dell’acquacoltura, creare opportunità occupazionali nelle zone costiere e assicurare ai cittadini dell’Ue un approvvigionamento ittico sano e sostenibile. La riforma contribuisce alla strategia Europa 2020 favorendo il conseguimento di solidi risultati economici nel settore, una crescita inclusiva e una maggiore coesione nelle regioni costiere».

La riforma rivede molte norme della Pcp, come il fatto che principio della sostenibilità d’ora in poi si applicherà ora anche alle navi Ue che pescano al di fuori delle acque comunitarie,«In modo che i pescatori comunitari saranno in grado di pescare solo pesci in surplus dalle acque territoriali di paesi terzi. Inoltre, gli Stati membri con flotte di grandi dimensioni potranno essere penalizzati, negando loro sovvenzioni dai fondi di pesca dell’Ue – dice l’Europarlamento –  Le nuove norme di commercializzazione faranno in modo che i consumatori siano meglio informati circa il pesce che acquistano, in particolare richiedendo che le etichette forniscano maggiori dettagli sulla zona di cattura o il tipo di attrezzo utilizzato».

Inoltre secondo la Commissione, «La Pcp  riformata garantisce che gli stessi principi e standard di sostenibilità saranno applicati a pescatori dell’Ue che pescano in acque straniere e che l’Ue continuerà a promuovere la sostenibilità nel quadro dei suoi accordi internazionali. Si tratta di una riforma di grandi dimensioni, come mostrano le modifiche della governance e le iniziative a livello regionale che consentiranno alle parti portatrici di interessi e agli Stati membri di definire molti aspetti della gestione quotidiana dell’attività di pesca».

La commissaria europea alla pesca e gli affari marittimi, Maria Damanaki,  è soddisfatta: «Il voto odierno del Parlamento europeo inaugura una nuova politica che cambierà in maniera radicale la pesca in Europa, aprendo la strada a un futuro sostenibile sia per i pescatori che per le risorse delle nostre acque. Desidero ringraziare il Parlamento e il Consiglio per l’impegno e lo spirito visionario dimostrati, e per il generale sostegno dato alle proposte della Commissione. Grazie a ciò potremo ritornare in tempi brevi a una pesca sostenibile, ponendo fine a pratiche rovinose. La nuova politica della pesca è il mezzo per riportare nelle nostre comunità costiere crescita e occupazione, ciò di cui oggi abbiamo più bisogno in Europa».

[10 dicembre 2013] greenreport.it
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olandesevolante

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Discreta norma, verrà applicata? Ai posteri l'ardua sentenza.


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La norma è buona. Spero che alle parole seguano i fatti, come al solito sta alla responsabilità e alla sensibilità dei Paesi aderenti. In caso di violazioni sono previste multe, in genere o sanzioni di altro tipo, come richiami ecc. ma spesso i Paesi se ne fregano, come la Grecia ad esempio. La commissaria europea alla pesca e gli affari marittimi, Maria Damanaki: dal nome dovrebbe essere greca, quindi auspico una maggiore sensibilizzazione sul tema dell'overfishing, a partire proprio dal suo Paese, dove continuano indiscriminate violazioni di qualsiasi tipo, dove non esistono controlli seri e dove l'abusivismo alieutico è all'ordine del giorno. Speriamo, cosa possiamo fare?


^VITTORIO^

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Posto un articolo di qualche giorno fa..riguardante la visita a Roma..del commissario europeo della pesca. Come si può ben vedere (leggere in questo caso) la realtà italiana è tutt'altro che rosea. L'occhio dell'Europa è puntato sulla pesca illegale perpetrata dalla marineria italiana.  

Pesca illegale, la commissaria Ue bacchetta la ministra italiana

Oggi la commissaria europea agli Affari marittimi e per la pesca, Maria Damanaki, che è a Roma dove è intervenuta alla Conferenza “European strategy for Blue Growth – Conditions for a Blue Economy in the Mediterranean”,  ha annunciato che intende risolvere una volta per tutte il contenzioso con l’Italia riguardante la decennale violazione da parte del nostro Paese del divieto europeo sulle reti derivanti, spadare e ferrettare, impiegate in maniera illegale da centinaia di pescherecci italiani e che rischia di costare all’Italia una sanzione di 120 milioni di euro. La questione sarà affrontata questo pomeriggio a Roma nell’ambito di un incontro tra il commissario Damanaki e il ministro De Girolamo.

In un comunicato congiunto Legambiente, Marevivo e la coalizione Ocean2012 scrivono: «Accogliamo con favore l’intervento del commissario Damanaki  e chiediamo al ministro De Girolamo di sostenere pienamente il divieto di tutte le reti derivanti con la sola eccezione di quelle denominate menaidi o menaica impiegate da circa una trentina di piccoli pescherecci in Sicilia e Campania. Il recupero della legalità nel settore della pesca non può prescindere dalla risoluzione di un problema, quello dell’uso illegale delle reti derivanti, ignorato se non tollerato per oltre 10 anni dal governo italiano e purtroppo molto spesso anche dalle autorità di controllo. Porti come quello di Bagnara, Porticello, Ponza, Santa Maria la Scala e Lipari ospitano un numero considerevole degli oltre 350 pescherecci che sono stati identificati per l’uso illegale delle reti derivanti. Molti di questi hanno persino usufruito di oltre 14 milioni di euro di contributi messi a disposizione dall’Unione europea per promuovere la pesca sostenibile».

Gli ambientalisti sottolineano che «Spetta ora al governo dimostrare che intende adottare tutte le misure necessarie per  combattere la pesca pirata, mettendo in atto le misure necessarie affinché le reti derivanti vengano distrutte e non vendute in paesi terzi, e si impedisca a chi viola gravemente  le misure di conservazione della Politica Comune Europea di  continuare a ricevere aiuti pubblici».

L’introduzione di misure di condizionalità che puntano a sospendere o revocare gli aiuti comunitari sono uno degli aspetti più controversi del negoziato sul nuovo Fondo Europeo per gli Affari marittimi e la Pesca, attualmente in corso tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione.

«Ci auguriamo che il nostro governo intervenga con forza presso la presidenza Ue lituana – concludono le associazioni –  per sostenere l’introduzione di vincoli di condizionalità  che evitino che i soldi dei contribuenti europei finiscano per alimentare la pesca illegale, a detrimento della salute dei nostri mari e dei  pescatori che lavorano nel rispetto delle regole».

Articolo del 5 dicembre 2013
Fonte: greenreport.it
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^DARIOCRETA^

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Be', come si dice, nemo profeta in patria, visto che qui in Grecia, ad esempio, non sono illegali le reti a strascico (trates in greco), tant'è vero che i pescherecci italiani scarrocciano fino a qui (anche a Creta) per utilizzarle, non so con quali accordi col governo greco, ma li ho visti coi miei occhi. Comunque apprezzo l'impegno del commissario ed auspico che si applichi con norme severissime e penalità ancora più severe qualsiasi forma di 'bracconaggio' alieutico.


tiburon88

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  • pescare.............uno stile di vita...........
il problema non sono le leggi, quelle sono buone...ma i controlli, da me la guarda costiera è buona solo ad intervenire se qualche giovanotto gioca a pallone sulla spiaggia il mese d'agosto. Per il resto scempi perpetrati un pò dovunque e mai una multa, continuo ad ignorare il perchè.

Visto e considerato che l' uomo non è in grado di rendersi conto da solo che pescando di frodo non fa male che a se stesso, solo le autorità competenti con la politica del terrore(multe salate) possono generare un inversione di tendenza.

Ma le autorità competenti a punto, latitano. Non me ne vogliano gli addetti ai lavori ma lo reputo il corpo di controllo statale più inutile della storia. MI RIFERISCO SOLO ED ESCLUSIVAMENTE ALLE FORZE DI CONTROLLO OPERANTI DALLE MIE PARTI.

Saluti e perdonate lo sfogo.
I lOvE FiShInG!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

StOp AlLe ReTi AbUsIvE!!!!!!!!!!!!!

EtIcA & SpOrT


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Perché non conosci la guardia costiera greca... calabria


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