W.T.B. “walking on the beach”

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on: July 15, 2015, 10:07:17


La pesca alle mormore, attività gratificante fino a qualche anno fa per pescatori di ogni livello, continua il suo declino stagione dopo stagione. Salvo poche locali eccezioni, i faraonici cestini di una volta, sia per numero che per taglia delle catture, sono ormai un lontano ricordo. Quali siano le cause non si sa, o meglio, lo sappiamo ma evitiamo sempre più di addentrarci in disquisizioni su argomenti spesso fuori dal nostro raggio d’azione. Il guaio è che non solo evitiamo di affrontare il problema della rarefazione dei pesci ma diradiamo sempre di più le nostre uscite demoralizzati dagli scarsi risultati. L’altra diretta conseguenza è che ci disinteressiamo sempre più dell’argomento pesca in generale, magari a livello prettamente teorico come può essere una sana e coinvolgente partecipazione alle discussioni sul nostro Forum, privandoci così un aspetto ludico della nostra vita che, anche se spesso inconsapevolmente, rappresenta un’importante valvola di sfogo dei nostri problemi quotidiani. Il guaio è che spesso molti di noi legano la pesca al solo risultato per cui, mancando quest’ultimo, scema via via l’interesse per l’attività sportiva in sé sino ad arrivare al completo abbandono della stessa. Ovviamente son consapevole che continuare ad accumulare cappotti diventa deprimente ma a volte siamo anche noi ad essere troppo statici. Spesso vediamo la pesca alle mormore come il classico passatempo da pensionati quindi, lancia l’esca, mettiti sulla sdraietta e aspetta godendoti la brezza estiva. Occorrerebbe invece, visto anche i tempi che corrono e il periodo attuale, non certamente il massimo per insidiare i migliori esemplari dello sparide, tirar fuori un po’ di dinamismo e dare una mano alla sorte. In che maniera? Un primo consiglio sarebbe quello, molto ovvio, di incrementare il numero di uscite sperando che a maggior frequenza corrispondano maggiori catture, ma questo non è sempre possibile e veritiero. Sarebbe anche opportuno diversificare, quando è possibile, lo scenario di pesca: se constatiamo che diverse uscite a bonaccia non ci hanno portato a nessun risultato, aspettiamo magari la serata in cui la monotonia estiva viene rotta da una veloce perturbazione rinforzando il vento e muovendo il mare. Occorrerebbe poi una maggior dose di fortuna visto che spesse volte noi andiamo in bianco e quel tipo che sta poco più in la ne becca diverse? Ma com’è possibile calamitare i buoni auspici? O, molto più realisticamente, com’è possibile azzeccare il punto giusto? Molto difficile fare delle scelte visto l’appiattimento della spiaggia durante le battute di PAF. Il dato di fatto è che le mormore effettivamente accostano “a settori” ma noi non sappiamo quali: una sera le hai sotto i piedi e la sera dopo magari sono cento metri più a destra, quello che non ci è dato sapere è il perché e il per come. E’ il caso di  andare a cercare cause e spiegazioni scientifiche o ci limitiamo ad occupare il solito posto sperando che questa sia la serata buona? C’è un’alternativa ovvero seguire il vecchio detto che vuole Maometto andare verso la montagna se questa non va da lui (o viceversa). Adattando la branca itinerante del surfcasting ossia il wandersurf di cui abbiamo già parlato in passato e mutuando un termine dei nostri amici spinners, possiamo definire questo tipo di approccio di cui andiamo a parlare “walking the beach” più o meno “passeggiando sulla spiaggia” solo che al posto della morosa ci porteremo dietro l’attrezzatura da pesca. L’intento è appunto quello di andare ad intercettare i tratti in cui le nostre amiche accostano e, visto che non abbiamo basi certe su cui poggiare, dobbiamo operare un minimo di programmazione per non rischiare di avere risultati peggiori della postazione fissa.

Occorrente
Cominciamo dall’attrezzatura. Per quanto si possa trattare di battute estive a mare calmo è sempre meglio ridurre all’osso il tutto. Una canna (tele, 3 pz o 2 pz) tradizionale da PAF intorno ai 120/130gr. di potenza, un mulinello (il più leggero possibile) taglia massima 6000 o giù di lì caricato con uno 0.25 di buona qualità, un picchetto da circa 100cm. leggero in alluminio. Uno zainetto in cui posizionare pochi accessori (4/5 piombi di vario peso), qualche shock leader già pronto, qualche minitrave e travi lunghi, un paio di rocchetti di filo per terminali, ami, girelle, forbici, aghi e minuteria varia. Grossa raccomandazione: se siete indecisi se mettere un piombo o un rocchetto di filo in più nello zaino, lasciatelo a casa così vi rimarrà spazio per una bottiglia d’acqua e qualcosa da mangiucchiare. Completa l’armamentario il solito secchio. Personalmente trovo molto utili quelli rettangolari venduti nei brico per intingere i rulli per imbiancare, ci stanno a meraviglia le scatole d’arenicola e il mulinello quando non è sulla canna. Come esca non mi farei molti problemi, arenicola integrata magari da una scatoletta di americani.

Azione di pesca.
Dobbiamo anzitutto stabilire un punto di partenza che, salvo nostre esigenze particolari, può essere il tratto più vicino all’accesso alla spiaggia. Montiamo, inneschiamo e lanciamo. Nell’attesa, stabiliamo mentalmente un rapporto fra il tempo a nostra disposizione e lunghezza della spiaggia. Nel senso che se possiamo permetterci di stare in spiaggia sino all’alba su una spiaggia smisurata possiamo optare per un frazionamento in cinque settori passando un’ora di tempo circa in ciascuno di essi. Dobbiamo anche decidere di quanto spostarci di volta in volta. Possiamo magari optare, ad esempio, per una distanza di 50 metri.  Quindi, supponiamo di iniziare la nostra battuta alle 9 di sera, dopo 5 ore di pesca, intorno alle 2 di notte circa, ci troveremo a 250 metri dal nostro punto di partenza avendo battuto questo tratto di spiaggia ad intervalli di 50 metri per un’ora ciascuno. Riserveremo le successive cinque ore per il percorso a ritroso variando leggermente le distanze in più o in meno per non capitare esattamente sui punti utilizzati all’andata. In questo modo, alle 7 di mattina ci ritroveremo al punto di partenza avendo battuto palmo a palmo e ad orari diversi l’intero tratto di spiaggia. Per gli spostamenti ognuno si regola come crede: si cominciano a riporre nello zainetto una decina di minuti prima dello spostamento le cose tirate fuori. Se lasciamo la canna aperta cerchiamo di tenere ben fermo il piombo altrimenti continuerà a suonare il tamburo sul fusto della canna. Se non siete dei vecchietti come me potete decidere di allungare a cento metri ogni tratto in modo da perlustrare mezzo chilometro di spiaggia o di impostare tutta la battuta su una direzione evitando le soste del ritorno, ma ricordate che a fine pescata vi aspetterà un bel pezzo di strada per arrivare alla macchina. Ovviamente se il tempo è poco dovremo ridurre sia tempi di permanenza che distanze. Questi sono consigli basati sulla mia esperienza personale per cui, per esporli, ho dovuto necessariamente schematizzare. In sostanza, dobbiamo adattare il tutto alle nostre esigenze, l’importante è che continuiamo a passeggiare sulla spiaggia.
Alla prossima
STATE TRANQUILLI.........LO SHOCK LEADER NON MORDE

TUTTO QUEL CHE DICO SONO MIEI PARERI PERSONALI

PREFERISCO DI GRAN LUNGA CHI SI ESPONE ALL'ERRORE A CHI SE NE STA ALLA FINESTRA A GUARDARE (cit. Peppino)

- se peschi festeggia con una bottiglia di vino e del buon cibo - se non peschi consolati con una bottiglia d vino e del buon cibo -  (motto del gruppo PAM & PAM)


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