mi sono posto spesso le tue stesse domande, ma poi tutto pian piano è diventato più normale e spontaneo certo non è la stessa cosa del giorno ci mancherebbe, comunque farlo quando capita una nottata di buio pesto per me ha anche un fascino particolare, sembra che i poteri dei nostri sensi aumentino
se decido di farlo da qualche scogliera naturale scelgo sempre dei posti che conosco molto ma molto bene e con mare relativamente calmo, questo per motivi di sicurezza, so che dirò cose scontate che spontaneamente si fanno
utilizzo gli stessi artificiali che userie di giorno e lanciandoli nel più completo buio il posto cerco di sognarlo ad occhi aperti prestando un’attenzione particolare a tutto, dal semplice caricamento della canna al lancio sfiorando con il palmo della mano il trecciato che fuoriesce dal mulinello per poi chiudere manualmente l’archetto quando l’artificiale ha toccato l’acqua tirando la canna dietro per recuperare subito l’imbando del filo per poi cominciare a recuperare cercando di percepire e seguire il movimento dell’artificiale con una maggiore concentrazione specie nell’ultima fase quando l’angolo che si forma rispetto al mare comincia a diminuire con l’avvicinarsi dell’artificiale, questo quando sono da una posizione più elevata, pescando da una posizione al livello del mare al massimo mi è capitato di arrestare il recupero quando ho percepito l’attrito del nodo di giunzione fra trecciato e terminale all’anello apicale, evitando cosi di danneggiare l’artificiale, il tutto comunque senza mai accendere la luce per illuminare in mare
avevo pensato che forse avendo in bobina un trecciato di colore giallo possa aiutare, l’ho infatti comprato e imbobinato ma devo ancora provarlo per dire qualcosa in merito