LA PESCA E I PESCI DELLE ACQUE INTERNE DELLA CALABRIA

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Le acque interne della regione calabria rappresentano un campo di estremo interesse dal punto di vista della ricerca ittiologica, oggetto finora solamente di studi localizzati e sporadici. In particolare, i fiumi ed i laghi della Calabria rappresentano dal punto di vista biologico un campo di studio tanto affascinante quanto complesso.

La compartimentazione del territorio nazionale e la presenza di estesi rilievi montuosi hanno di fatto ostacolato alla diffusione di molte specie primarie. Le regioni meridionali ed in particolare le acque interne della Calabria ospitano quindi poche specie autoctone e di conseguenza presentano attualmente popolamenti ittici derivanti in gran parte da immissioni antropiche.

In particolare, le acque della Sila erano un tempo caratterizzate dalla sola presenza di trote ed anguille.

Queste indicazioni hanno trovato conferma da risultati di indagini, svoltesi  nei corsi d’acqua del Parco della Calabria, che hanno evidenziato come in queste acque la maggior parte delle specie e delle popolazioni fosse di origine alloctona.

L ’aumentata sensibilità dell’opinione pubblica e degli amministratori oltre all’interesse crescente di ambientalisti e pescatori sportivi hanno favorito l’introduzione della carta ittica ,  uno strumento operativo di grande interesse ed efficacia nella gestione delle acque interne .

"DI SEGUITO SARANNO INSERITI I PESCI DELLE ACQUE INTERNE DELLA CALABRIA"
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Reply #1 on: May 09, 2008, 00:31:16


LA TROTA MACROSTIGMA - SALMO TRUTTA MACROSTIGMA


La trota macrostigma (Salmo trutta macrostigma), uno dei principali pesci predatori dei nostri torrenti e da sempre una delle prede più ambite dei pescatori sportivi.

La trota macrostigma (Salmo (trutta) macrostigma) presenta dei caratteri tipici che ne permettono un facile riconoscimento rispetto alla trota fario. Appartiene all’ordine salmoniformes, famiglia salmonidae, viene classificata come Salmo trutta macrostigma e raggiunge la lunghezza totale di 45-50 cm e il peso di 1,2 -1,5 kg . La macrostigma è caratterizzata da macchie preopercolari molto evidenti, in numero di 9-13 , una forma del corpo più “tozza” della fario e ventre grigiastro con addome bianco.
Il suo corpo è fusiforme, con testa piuttosto grande e tozza; la bocca è in posizione mediana, con la mascella superiore estesa fino al bordo posteriore del grande occhio. Le pinne sono normalmente sviluppate: quelle ventrali hanno origine più arretrata rispetto alla dorsale. La coda è biloba. Il corpo è ricoperto da piccole scaglie e la linea laterale decorre sui fianchi in posizione mediana. Il colore di fondo della regione dorsale è generalmente grigio, bruno o bruno verdastro, i fianchi sono più chiari e la regione ventrale è biancastra. Lungo la regione mediana di ciascun fianco, dall’area post-opercolare al peduncolo caudale, si
susseguono 9-13 grandi macchie elissoidali grigie simili alle macchie “parr” dei giovani di molti Salmonidi: mentre in questi ultimi le macchie “parr” scompaiono nell’habitus adulto, nella macrostigma rimangono perennemente. Le macchie anteriori sono talvolta sdoppiate o frammentate, tanto da risultare presenti anche nella metà inferiore del corpo. Nella regione pre-opercolare, dietro l’occhio, è costantemente presente una grande macchia nera, a cui possono accompagnarsi altre più piccole, presenti sull’opercolo. Sui fianchi, la macrostigma presenta una maculazione caratterizzata dalla presenza di 40-45 elementi ben distinti, spesso aureolati, neri e bruno-arancio, con netta preminenza di quelli neri. Le piccole macchie bruno-arancio, generalmente prive di alone, sono disposte prevalentemente a partire dalla metà posteriore del tronco. Le pinne pettorali e ventrali sono di colore bruno-giallo, le pinne anale, caudale e dorsali sono grigie talvolta con sfumature giallastre; sulla pinna dorsale possono essere presenti piccole macchie nere .


La trota macrostigma è considerata una specie prioritaria nell’Allegato II della Direttiva Habitat della Comunità Europea; inoltre è giudicata minacciata di estinzione dal Ministero dell’Ambiente e in “pericolo in modo critico” nella Lista Rossa dei Vertebrati italiani, edita dal WWF.

La trota macrostigma colonizza alcuni corsi d’acqua caratterizzati da una forte presenza di vegetazione acquatica, La specie è attualmente presente in corsi d’acqua di collina o di pianura; spesso si tratta di ambienti che prendono origine da risorgive ai piedi di sistemi montuosi , torrenti su suoli granitici e su terrazzamenti scistosi. Tali ambienti sono generalmente caratterizzati da acqua limpida e moderatamente corrente, temperatura compresa fra i 10 ed i 20°C circa e relativa abbondanza di vegetazione macrofitica. Essendo fortemente euriecia, la trota macrostigma si è adattata a vivere in corsi d’acqua dalle caratteristiche variabili, come quelli di tipo mediterraneo, cioè con lunghezza e portate limitate, soggetti a consistenti magre estive e conseguente innalzamento della temperatura; la si può rinvenire anche in aree prestagnali, soggette a consistenti magre estive e conseguente innalzamento della temperatura .

Durante le stagioni si assiste, ove non vi sono impedimenti come le dighe, ad una migrazione non totale delle popolazioni di macrostigme, verso valle in occasione delle piene e verso monte alle prime secche.
Durante l’estate questo salmonide risiede nelle pozze, nei ristagni e forse anche in zone di sub-alveo e riesce a resistere anche a temperature solitamente insolite per i salmonidi .

La dieta è composta principalmente da larve e adulti di insetti, sia acquatici che epigei e in minor misura da elementi vegetali e piccoli latterini, molluschi e aracnidi.
Per quanto riguarda la riproduzione, il periodo dovrebbe estendersi tra dicembre e febbraio/primi di marzo. Le aree di frega si localizzano sulla parte superiore dei corpi idrici, in bassi fondali ghiaiosi liberi da vegetazione subacquea. Mancano tuttavia le informazioni precise sul comportamento riproduttivo, sugli indici di fecondità e sullo sviluppo embrionale.

Un altro carattere estremamente importante riguarda la biologia riproduttiva di questa specie ed in particolare il periodo di deposizione delle uova che ritarda rispetto alla trota fario.

I punti essenziali per il riconoscimento della macrostigma sono i seguenti:



• Forma del corpo tozza
• Presenza netta della macchia preopercolare
• Presenza di macchie “parr”
• Punteggiatura corporea non fitta con maggioranza di punti neri rispetto ai rossi scuro che solitamente sono presenti
  sulla metà posteriore
• Pinna caudale con lobi affilati
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Reply #2 on: May 09, 2008, 10:35:07

TROTA FARIO - SALMO TRUTTA FARIO

Ordine Salmoniformi Famiglia Salmonidi Lunghezza massima 50 cm Ambiente torrenti di montagna Tecniche di pesca al tocco, a mosca, spinning

Specie caratteristica delle nostre acque, la trota fario ha un corpo snello, dotato di potenti muscoli, con muso più o meno allungato e dorso poco convesso. Presenta testa robusta, bocca ampia e vorace, con la mascella superiore leggermente prominente rispetto alla mandibola. I denti del vomere, di forma uncinata, sono disposti in due serie irregolari. La pinna dorsale è posta in mezzo al dorso, l'adiposa è vicina alla caudale, leggermente concava; le pinne pettorali e ventrali sono arrotondate e l'anale è abbastanza sviluppata. La livrea della trota fario è molto bella, con il dorso dai colori variabili che vanno dal grigio-verdastro al marrone o nero; i fianchi hanno riflessi argentei con sfumature grigie e gialle e il ventre si presenta bianco perla, talvolta giallognolo. La livrea è arricchita anche da macchie nere e rosse: le prime, di varia grandezza e irregolari, sono presenti sul dorso, sui fianchi e sul capo; le seconde, più grandi e di forma più regolare, sono situate lungo i fianchi, circondate spesso da un alone che scompare dopo la cattura. Di grande interesse per la pesca sportiva è la trota iridea (Salmo gairdneri), impotata dal Nordamerica, che sopporta meglio inquinamenti ed escursioni termiche.


RIPRODUZIONE E DIMENSIONI

La riproduzione della fario avviene fra ottobre e gennaio ed è preceduta da brevi migrazioni della specie nei tratti superiori dei torrenti e dei fiumi, dove la stessa trova le condizioni più favorevoli per lo sviluppo delle uova. Nelle acque basse, fredde e ossigenate con letto ghiaioso, le femmine predispongono leggere depressioni, dove depongono le uova in numero di 1000-1500 a seconda della taglia. La schiusa avviene dopo 1-3 mesi, a seconda della temperatura dell'acqua, e, alla nascita, l'avannotto presenta un sacco vitellino che gli servirà di sostentamento per i primi giorni di vita. La trota fario raggiunge di rado i 50 centimetri e difficilmente supera i due chilogrammi di peso.

HABITAT E ALIMENTAZIONE


La trota fario predilige le acque fredde e limpide dei torrenti di montagna, con alto grado di ossigenazione. Dietro i sassi e le radici sommerse, al riparo dalle forti correnti, elegge il suo habitat naturale e la sua posizione di caccia. Dedita instancabilmente alla ricerca di cibo, nei primi anni di vita si nutre di larve d'insetti, crostacei, piccoli molluschi e insetti terrestri caduti accidentalmente in acqua, ma con il passare degli anni si trasforma in un voracissimo predatore che si dedica a un'incessante.ricerca di piccoli pesci, non escludendo dalla caccia anche gli esemplari più piccoli della propria specie.Curiosità È una specie che modifica la livrea a seconda dell'ambiente in cui vive, presentando un mimetismo accentuato. Non ama la luce ed è sempre alla ricerca delle zone ombrose.

COME SI PESCA LA TROTA

Il pesce più insidiato nelle nostre acque dolci è sicuramente la trota fario, la cui cattura è in grado di destare autentici entusiasmi in chi la affronta utilizzano le più svariate tecniche di pesca. Sotto il profilo sportivo acquista poi notevole importanza anche la pesca della trota iridea (nell'illustrazione in basso), che nel nostro territorio popola prevalentemente i laghetti e le cave attrezzate per la pesca sportiva, frequentate da un gran numero di appassionati




PESCA AL TOCCO


All'inizio della primavera, quando si apre la pesca alla trota, il miglior sistema per insidiare questo salmonide è la pesca al tocco che richiede un'attrezzatura molto semplice senza galleggiante, ma con l'ausilio di una montatura costituita da alcuni pallini sferici, piazzati a circa 30 centimetri dall'amo . Impiegando come insidia un invitante lombrico, si presenta questa esca nelle piccole buche e ristretti anfratti a valle di tutti gli ostacoli presenti sul letto del torrente, cercando di farla passare ben radente al fondale. L'accorgimento principale, da rispettare in tutta l'azione di pesca, è quello di risalire sempre il torrente cercando di nascondersi alla vista di questo salmonide, particolarmente sospettoso nei confronti dell'uomo. L'attacco della trota è segnalato da leggere scosse avvertite direttamente sulla lenza. È opportuno lasciare alla trota il tempo necessario per inghiottire l'esca, ritardando di qualche secondo la ferrata che dovrà avvenire solo al successivo e decisivo tocco.

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Nel momento in cui la trota è interessata a un'alimentazione insettivora di superficie, l'impiego della mosca secca diventa il sistema più logico e valido per insidiare questo salmonide. Si pesca a mosca secca adoperando alcune imitazioni di resa universale, come L'iron blue dun, la red spinner la brown bivisible, e d'estate, nelle ore serali, si ricorre all'uso delle sedges, cioè ad imitazioni di tricotteri. Non mancheranno poi alcuni imitazioni di insetti terrestri e qualche artificiale di fantasia da adoperare quando le trote si dimostrano particolarmente difficili.

PESCA A SPINNING

Per la pesca al lancio si utilizzano cucchiaini rotanti con palette di piccole dimensioni, la cui colorazione varia a seconda dello stato delle acque: dorate per fondi chiari; brunite e ramate per la pesca in pozze profonde; argentate lucenti in condizioni di scarsa luminosità oppure opache in acque trasparenti. È indispensabile un lancio leggero e preciso in vicinanza delle postazioni di caccia della trota, accompagnato da un recupero adeguato alle condizioni di pesca in cui si agisce. La tattica migliore è quella di esplorare le zone immediatamente a valle dei grossi massi, dove l'acqua rallenta, le varie correnti di ritorno sotto le cascate e le grosse buche dove possono sostare gli esemplari più interessanti.

PESCA A STRISCIO

Per insidiare la trota iridea, regina dei laghetti sportivi, la tecnica più valida è la pesca a striscio, sistema di cattura basato sulla continua ricerca di questo pesce con un'esca in movimento. Si pratica con apposite canne al carbonio di lunghezza intorno ai quattro metri, fornite di molti passanti e dotate di mulinelli moderni di ottima marca che assicurano le migliori prestazioni. Per la ricerca delle trote iridee si adoperano galleggianti piombati da striscio che, recuperati nel modo giusto, lavorano alle diverse posizioni dei pesci, che variano in base alla stagione e alla conformazione del laghetto. Quando poi si devono raggiungere punti molto distanti da riva si utilizzano canne più potenti per lanciare galleggianti piombati, chiamati anche bombarde, formati da un corpo voluminoso in materiale galleggiante e da una zavorra interna in piombo. Nell'azione di pesca il successo dipende sempre, una volta constatata la profondità di stazionamento delle trote, da un giusto recupero ,atto ad invogliare,i salmonidi all' abbocco.
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Reply #3 on: May 13, 2008, 16:42:54
TROTA IRIDEA


Questa specie di pesce, che appartiene alla famiglia dei salmonidi, è apparsa sulla nostra penisola agli inizi del 1800, probabilmente importata da alcuni studiosi di quel periodo, dall'America. Oggi, le iridee che siamo abituati a pescare e a vedere, non hanno niente da spartire con quelle portate circa 200 anni fa, vengono allevate soprattutto per essere vendute ai laghetti di pesca sportiva, o per competizioni in lago, oppure per essere consumate sulle nostre tavole.

L'iridea è una trota che possiamo trovare anche nei torrenti, poiché non procura alcun danno in fatto di ibridazione, in quanto difficilmente si riproduce. Se introdotte come avannotti, una volta cresciute e inselvatichite, acqui­stano dei colori bellissimi, e sono anche molto gradevoli da pescare.
Molto esaltante è la fase di combattimento dove sprigionano una potenza impressionante, capace di impegnare molto il pescatore. La trota iridea, la possiamo trovare, soprattutto nei grandi torrenti e nei laghi sia artificiali che naturali, poiché è una specie di pesce che ama molto le acque veloci caratterizzate da correnti impetuose. Infatti, quando andiamo ; pescare in luoghi dove sono le iridee bisogna prediligere alcune postazioni rispetto ad altre, bisogna, infatti, cercare sempre quei luoghi caratterizza: da scrosci d'acqua che formano delle invitanti schiume. Questo tipo di trota viene impiegata anche per ripopolare corsi d'acqua dolce che fungono da riserva invernale, attirando molti pescatori che si cimentano con profìtto nella sua cattura. 
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Reply #4 on: May 21, 2008, 22:26:02
CAVEDANO (leuciscus caphalus)



Molto diffuso nelle nostre acque, il cavedano presenta corpo allungato e tondeggiante, coperto di scaglie grandi e piuttosto robuste di colore grigio e bordate di nero. La testa è grossa e larga con muso corto e mascella superiore leggermente più lunga di quella inferiore. La bocca è piccola, sprovvista dì denti, con labbra carnose e molto resistenti. La pinna dorsale, sorretta da raggi molli, è posta quasi sulla verticale di quelle ventrali, e la caudale si presenta robusta, dai bordi arrotondati, chiaramente adatta a un nuoto veloce e potente. Il cavedano ha la livrea di colore variabile dal grigio-bluastro al bruno chiaro, con fianchi argentei e talora con riflessi dorati; il ventre è bianco e le pinne sono di colore verdastro.

RIPRODUZIONE E DIMENSIONI

La femmina depone le uova, da 20 000 a 100 000, da aprile a giugno. Durante questo periodo i maschi, come succede anche ad altri ciprinidi, si ricoprono di caratteristici tubercoli nuziali. Le uova, attaccate a pietre o a piante, si schiudono nell'arco di una settimana dando vita ad avannotti lunghi solo 2 millimetri. Il cavedano può arrivare a una lunghezza massima di 80 centimetri con un peso superiore ai 3 chilogrammi.

HABITAT E ALIMENTAZIONE

Questo ciprinide generalmente vive in acque a corrente moderata, ma lo si trova anche nelle acque ferme dei laghi. Tollera senza problemi le acque a scarso contenuto di ossigeno e nei fiumi risale spesso fino ai limiti della zona a trote, dove molte volte si stabilizza nei tratti a corrente lenta e alla confluenza dei torrenti. È un pesce onnivoro per eccellenza: predilige bigattini e larve, ma non disdegna la frutta, i cereali e le alghe.

COME SI PESCA IL CAVEDANO

PESCA ALLA PASSATA

In qualsiasi stagione e con un'infinità di esche si può affrontare con successo il cavedano, adottando la tecnica della passata. Si adopera una canna bolognese dai 5 ai 7 metri con mulinello dotato di bobina della capacità di 100 metri di filo dello 0,16-0,18. Impiegando terminali di diametro variabile dallo 0,08 allo 0,12 e galleggianti fusiformi, le montature più appropriate verranno realizzate, quando si agisce in acque lente, con pallini sferici distribuiti a scalare con il maggior peso nella parte alta della lenza; quando si affrontano acque veloci, con l'impiego della torpille abbinata agli stessi pallini. In ambedue i casi sarà conveniente lasciare un finale di lenza lungo 40 centimetri, privo di piombatura e quindi svolazzante per rendere l'esca più appetibile agli occhi del cavedano. Moltissime sono le esche gradite da questo pesce: ricordiamo il pane, le budellina di pollo, la frutta di stagione e, soprattutto, la larva di mosca carnaria che è il richiamo preferito dalla maggioranza dei pescatori. Con quest'ultima esca occorre anche effettuare la pasturazione durante l'azione di pesca, ricorrendo all'uso della fionda lancia bigattini in acque lente e alle pagliette di ferro riempite di sassi e bi-gattini quando si agisce in acque dal corso veloce. Nell'azione di pesca è indispensabile adoperare la tecnica della trattenuta, accorgimento che consente di presentare al pesce prima l'esca che la lenza. A seconda della velocità della corrente, il pescatore dovrà quindi controllare la lenza con leggeri movimenti di richiamo, provocando, in tal modo, un lieve innalzamento dell'esca dal fondo, operazione che attirerà quasi sicuramente il cavedano.

ROUBAISIENNE

In acque di media velocità si può insidiare il cavedano con la tecnica della roubaisienne utilizzando una lenza madre dello 0,10 e un finale dello 0,08, con galleggiante del tipo a goccia di 3 grammi. La montatura della lenza sarà costituita da una torpille di un grammo e mezzo e da una serie di pallini spaccati distribuiti a scalare con il peso maggiore in alto. Utilizzando come esca la larva di mosca carnaria, è conveniente ricorrere alla pasturazione del luogo di pesca con esche già pronte a cui andrà aggiunto all'incirca un 10% di bigattini.

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Il reale interesse del cavedano verso un'alimentazione insettivora porta il pescatore a utilizzare, con profitto, il sistema della pesca a mosca. Una canna ad azione rapida, con mulinello e coda di topo adatti a formare un insieme perfettamente bilanciato, rappresenta l'attrezzatura giusta per dedicarsi a questa pesca, dove il comportamento estremamente sospettoso del cavedano suggerisce di adottare finali molto sottili che non dovrebbero mai superare il diametro dello 0,16. Per quanto riguarda la scolta della mosca, il cavedano dimostra di gradire particolarmente imitazioni secche tipo palmer con In hackles disposte lungo il corpo , sedges montate su ami del 14 -16 e alcuni' imitazioni di insetti terrestri.

Nell' azionne di pesca necessario ricorrere ad un lancio a sorpresa dell'artificiale, in modo che lo stesso cada vicinissimo alla postazione di caccia del cavedano. Con questa tattica la mosca arriverà in acqua all'improvviso davanti all'apparato visivo del pesce, che non avrà il tempo necessario per stimare la portata dell'inganno e spesso reagirà per istinto, attaccando istantaneamente l'imitazione.

PESCA A SPINNING

Nei torrenti montani, nei fiumi di pianura e nelle acque dei laghi il cavedano attacca volentieri un'esca ruotante o un minnow che simulano in maniera efficace in acqua i movimenti di un organismo vivo. Nelle acque da salmonidi conviene utilizzare un attrezzo in fibra di vetro di lunghezza intorno ai 2 metri, capace di proiettare artificiali fino a 7 grammi, mentre affrontando i grossi esemplari di lago è più utile ricorrere a una canna di maggior potenza, in grado di lanciare minnows di 5-7 centimetri. Il periodo più propizio per catturare a spinning il cavedano inizia dopo le abbondanti piogge primaverili, con i livelli delle acque piuttosto alti, quando questo ciprinide, reso aggressivo dalla scarsa alimentazione invernale, è pronto a ghermire un rotante di piccole dimensioni recuperato velocemente. L'efficacia del rotante viene meno quando si affrontano i cavedani dei grandi laghi, dove invece diventa assolutamente indispensabile ricorrere all'uso dei minnows affondanti di piccole dimensioni. Un'altra esca da spinning da non sottovalutare è anche il rapala snodato, da lanciare in vicinanza delle zone di caccia del cavedano, soprattutto nella tarda primavera, quando, stimolato dai primi tepori, questo ciprinide inizia le sue rincorse predatorie.
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Reply #5 on: May 25, 2008, 01:01:36
L' ANGUILLA


Ordine Anguilliformi Famiglia Anguillidi Lunghezza massima oltre un metro Ambiente acque con fondali bassi e sabbiosi Tecniche di pesca a fondo

L'anguilla presenta un corpo serpentiforme, con muso allungato e leggermente schiacciato. La testa è conica e gli occhi, al di sotto dei quali termina l'apertura boccale, molto piccoli. La pinna dorsale e quella anale sono congiunte con la pinna caudale che ha forma arrotondata. Due paia di narici, le anteriori fornite di piccoli tubercoli e le posteriori situate all'altezza degli occhi, sono rivelatrici di un olfatto molto sviluppato. La pelle viscida, ricoperta di abbondante muco, nasconde quasi interamente le scaglie cicloidi, molto ridotte. Il corpo è di colore verdastro o tendente al nero, mentre il ventre è bianco perlaceo o giallastro. Una volta raggiunta la maturità sessuale, l'anguilla assume la cosiddetta "livrea di mutazione", con il dorso nero, i fianchi e la pinna dorsale bronzati e il ventre argenteo. In questa fase le anguille vengono chiamate "argentine".

Riproduzione e dimensioni
L'anguilla è una specie migratrice catadroma, cioè vive e si sviluppa in acque dolci, ma per riprodursi discende al mare. Di questo pesce è opportuno ricordare il complesso ciclo vitale: la riproduzione avviene nel Mar dei Sargassi; alla nascita le larve, dette leptocefali, intraprendono il viaggio fino alle coste europee e quindi risalgono lungo i fiumi e i torrenti dove acquisiscono l'aspetto definitivo; in seguito subiscono una nuova trasformazione anatomica e iniziano il viaggio di ritorno verso l'Oceano Atlantico. L'anguilla può arrivare a una lunghezza superiore al metro e oltrepassare i 5 chilogrammi di peso.

Habitat e alimentazione È un animale lucifugo, ossia rifugge dalla luce violenta, standosene rintanato durante il giorno negli anfratti e nelle tane delle acque con fondali soffici e melmosi. Resta attivo tutta la notte tornando a celarsi all'alba. Se però le acque vengono intorbidite dalla pioggia, può essere attivo anche nelle ore diurne. È molto vorace e si alimenta di pesci e loro uova, di rane, di molluschi e di sostanze animali in decomposizione. La sua resistenza in acque con bassa ossigenazione è molto elevata.

COME SI PESCA

PESCA A FONDO

L'anguilla si cattura prevalentemente nei mesi estivi con la pesca a fondo, attuata con una robusta canna da lancio intorno ai 3 metri fissata verticalmente a riva. La montatura si realizza con un piombo scorrevole montato su un finale dello 0,30 e bloccato con un pallino a circa 30 centimetri da un amo della misura variabile dal 6 al 10, a seconda dell'esca prescelta. Utilizzando come esca principale il lombrico solitamente innescato in più esemplari a fiocco, la tecnica di pesca consiste nel lanciare nella zona prescelta l'esca, attendendo che la montatura si adagi bene sul fondo prima di mettere leggermente in tensione il filo, recuperando con il mulinello. Inserito un campanellino sul cimino della canna, non resta che attendere l'abboccata del pesce, che sarà segnalata dall'avvisatore acustico. Quando l'anguilla abbocca, il campanellino avverte istantaneamente l'attacco del pesce: è assolutamente indispensabile attendere con pazienza diversi secondi, in modo da dare all'anguilla il tempo necessario per ingoiare bene l'esca per poi ferrare in modo deciso, alzando la canna dal puntale .

La pesca dell'anguilla richiede lunghissime attese ricompensate molto spesso dalla cattura di qualche esemplare consistente. La viscida pelle dell'anguilla impone l'uso di uno straccio per poterla affrontare nel modo dovuto. E' consigliato l' uso, un campanellino applicato all'estremità della canna che permette di avvertire l'attacco del pesce.
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