Canne da bolognese
Ovviamente non elenco marche e modelli, in quanto non sarei in grado di darne un giudizio tecnico, possedendone o avendone possedute solo alcune. Mi limito a descrivere le caratteristiche generali delle canne da bolognese che possano essere d'aiuto a chi si sta appena avvicinando alla pesca con la bolognese. Poi tutti gli utenti che posseggono una o più canne, possono intervenire per descriverne le caratteristiche comportamentali ed esprimere il loro giudizio sui specifici modelli che possiedono.
L’azione della canna
L'azione di una bolognese è definita in vari modi: dalla lettera A (Azione) seguita da un numero che va da 1 a 10 (A1, A2, A3, A4, A5, A6, A7, A8, A9, A10); oppure solo da un numero (da 1 a 10); oppure dal cast (p.e. 20-80 gr), o ancora da una descrizione testuale come “Azione parabolica", "Azione semiparabolica", "Azione di punta", "Azione Strong", "Azione Super Strong" e così via.
La canna con azione A1 è la più morbida di tutte, quella con azione A10 la più rigida. A volte queste sigle non compaiono e non vengono neanche menzionate nei cataloghi, e la loro azione si deve desumere dal loro cast: per esempio una canna con un cast da 20 a 80 gr corrisponde all'azione A5, che è una canna composta da elementi abbastanza rigidi ed un vettino non troppo rigido. La canna con azione A10 è super rigida ed anche il vettino è molto rigido. Ma più spesso, particolarmente negli ultimi tempi, non vengono menzionati ne la sigla dell'azione (A1, A3, ecc.) ne la sigla del cast, sostituiti da una descrizione più generica quali "Azione semiparabolica", "Azione di punta", "Azione Strong", "Azione Super Strong" e così via, che ci danno solo un'idea di massima della loro effettiva azione, dove invece le sigle A1, A2, ecc. ci indicano un'azione più precisa e più ristretta.
Sia come si sia, può capitare che se compriamo una canna descritta con azione Strong spesso rimaniamo delusi dalla sua effettiva rigidità, in quanto non sempre il concetto che abbiamo noi di strong collima con quello del costruttore. Inoltre questo concetto varia da costruttore a costruttore, per cui l'effettiva azione di una canna spesso la scopriamo solo durante l'utilizzo. L'unica possibilità che abbiamo per sperimentare se l'effettiva azione di una canna sia proprio quella che vogliamo noi e non quella dichiarata dal costruttore, è quella di provarla nel negozio in questo modo: portiamoci dietro un piombo da 100 gr ed il nostro mulinello preferito da bolognese, naturalmente con la bobina contenente il filo che useremo a pesca, apriamo completamente la canna, montiamoci il mulinello e facciamo passare il filo in tutti gli anelli. Leghiamo quindi il piombo al filo e distendiamo la canna come se fossimo a pesca. Osserviamo adesso la curvatura della canna: se la canna fa un arco perfetto, è una canna parabolica adatta alla pesca con nylon sottilissimi (0.10) e quindi rivolta alla cattura di esemplari di piccola taglia; se la canna si curva poco nei primi due elementi, e poi presenta una curva più decisa a partire dal terzo elemento, la canna è semiparabolica, quindi ancora adatta a fili sottili (0.12) ed a prede di piccola-media taglia. Se a prendere una curva decisa sono solo il sotto vetta e la vetta, ci troviamo di fronte ad una azione di punta, Strong o Super Strong a seconda di quanto viene coinvolto il sotto vetta nella curvatura. Questo tipo di canna è adatta all'utilizzo di fili con diametri più generosi (0.16, 0.18) e quindi rivolta alla cattura di esemplari di taglia consistente. Se siete orientati da subito su una canna super strong, portatevi dietro un piombo da 200 gr.
Questo modo empirico di valutare l'azione di una canna non è certamente l'optimum (ci vorrebbe il dinamometro a trazione progressiva che usano in fabbrica…), ma perlomeno ci da un’indicazione abbastanza valida sul tipo di azione più idonea agli spot che frequentiamo, di cui conosciamo la taglia delle prede. In ogni caso ci evita la delusione per la sgradita sorpresa una volta che siamo a pesca.
Tenete comunque presente che con l’aumentare dell’esperienza a pesca, la scelta dell’azione di una canna sarà sempre più orientata verso le nostre preferenze piuttosto che legata agli spot e alla taglia del pesce: per esempio, le mie preferenze personali sono rivolte esclusivamente alle canne con azione di punta Super Strong, che utilizzo con un nylon del diametro 0.16, indifferentemente per la cattura di uno sparlotto da 150 gr, che di un’orata da 1,5 kg o di una spigola da 4,5 kg. E ciò non è dettato dalla paura di perdere un pesce di taglia, che giustamente preoccupa un pescatore che sta iniziando, quanto piuttosto dal compiacermi di quel tipo di azione: se non ci credete, ne riparliamo quando avrete uno o due anni di pesca con la bolognese sulle spalle…
La lunghezza della canna
La lunghezza delle canne bolognesi partono dai 4 mt per arrivare sino ai 9 mt, con varie misure intermedie. Lunghezze superiori od inferiori a queste sono abbastanza rare o comunque non facilmente reperibili.
La lunghezza della canna non è legata alla profondità del fondale di uno spot, quanto piuttosto al tipo di calamento che adottiamo: galleggiante scorrevole o galleggiante fisso, che a loro volta condizionano la scelta della zavorra (col galleggiante scorrevole potremo pescare in un fondale di 10 mt con una canna da 4 mt; col galleggiante fisso possiamo pescare in un fondale di 2 mt con una canna di 6 mt…). E anche qui scopriremo che, dopo qualche anno, le nostre preferenze cadranno su una ben precisa lunghezza a prescindere dallo spot.
I due tipi di calamenti più utilizzati sono quelli zavorrati con i pallini di piombo spaccati e quelli zavorrati con la torpilla. I primi sono indicati con galleggiante fisso e canna lunga (da 6 mt in su), mentre la torpilla è più indicata con galleggiante scorrevole e canna corta (4 o 5 mt). La diversa efficacia tra i due tipi di calamento verrà trattata in un post apposito, qui espongo solo i motivi ‘tecnici’ che ci obbligano a differenziare la zavorra. Spero di riuscire a spiegarmi con questa storiellina che ho portato volutamente al limite della credibilità in modo da mettere più in risalto cosa intendo per motivi ‘tecnici’
Siamo andati a pescare al porto con un nostro carissimo amico e ci sediamo affiancati sulla banchina. Il fondale è di 10 mt. Entrambi abbiamo una canna da 6 mt, la nostra è armata con galleggiante fisso e pallini spaccati, la sua con galleggiante scorrevole e torpilla. Regoliamo il nostro galleggiante per pescare ad una profondità di 5 mt sotto la superficie, perché la nostra speranza è di ripescare nuovamente qualche spigola che il giorno prima, quando il nostro amico non era potuto venire, mangiavano proprio a quella profondità, mentre non sappiamo a che profondità il nostro amico abbia regolato il suo. Dopo pochi minuti il nostro amico tira su un bel sarago, e a noi nessuna toccata. Dopo altri 5 minuti ne tira su un altro, e noi ancora nulla. Dopo un po’ ne tira su un altro ancora e finalmente ci decidiamo a chiederli “Ma a che profondità stai pescando?” “A fondo. Perché, tu non stai pescando a fondo? – ci risponde”. Li per li, presi da sconforto, non ci soffermiamo un attimo a ragionare e, d’istinto, mettiamo la sonda all’amo e solleviamo il galleggiante sino a far toccare il fondo alla sonda. Quindi avvolgiamo la lenza per recuperare la sonda, ma con tre giri di manovella…. zac, il nostro galleggiante è arrivato a fine corsa andando a battere sull’anello apicale, con 10 mt di lenza metà in acqua e metà fuori… Sorridiamo amaramente senza sapere se lo facciamo per la stupidata dell’azione o per la stupidata di non esserci portati dietro l’altra canna armata con il galleggiante scorrevole. Meno male che il nostro amico, preso dalla pesca, non si è accorto di nulla… Borbottiamo qualcosa sul fatto che la lenza si è tutta ingarbugliata, tanto per camuffare, e ci mettiamo in tutta fretta a cambiare il calamento.