CalamentiNella pesca col galleggiante, si intende per calamento tutta quella parte di lenza che va dal nodino di stop superiore sino all’amo, inglobando quindi anche l’ultimo tratto di lenza madre, in quanto attivamente coinvolta nella parte finale di lenza.
A prescindere dal galleggiante usato (fisso o scorrevole), possiamo distinguere due tipi fondamentali di calamento in base alla zavorra usata:
• calamento zavorrato con pallini di piombo spaccati
• calamento zavorrato con una torpilla
La zavorra va sempre messa sulla lenza madre, mai sul bracciolo, che deve poter compiere liberamente il suo compito fondamentale che è quello di fluttuare tra le correnti. Pertanto mai mettere neanche un pallino sul bracciolo: se le correnti sono molto forti, adotteremo un altro accorgimento per fare in modo che ‘lavori’ sempre al meglio (vedi più avanti L’importanza delle correnti).
La preparazione di un calamento è sempre meglio farla in casa, riservandoci di farla sul luogo di pesca solo in casi di emergenza: la presenza di vento, pioggia, buio (se peschiamo in notturna) e della concitazione dovuta all’azione di pesca non sono elementi che favoriscono un allestimento della canna in piena tranquillità.
La canna pertanto viaggia da casa allo spot già allestita in tutto e per tutto anche per merito dell’utilissimo accessorio avvolgi lenza (la ‘scaletta’).
Se si utilizza un galleggiante scorrevole, saranno indispensabili altri due accessori, e precisamente un rotolino di filo da ricamo per preparare i così detti ‘nodini di fermo’ o ‘nodini di stop’ e due micro perline da bigiotteria dal foro strettissimo. Servono inoltre un rotolino di tubicino in silicone molto stretto ed una micro girella del N. 18 (oppure N.20, N.22 o N.24, a seconda della marca).
Mettiamo quindi sul nostro tavolo di lavoro tutti questi accessori, a cui aggiungiamo il rocchetto di nylon per il bracciolo, la bustina degli ami, un paio di forbicine, una confezione di pallini spaccati, una confezione di torpille e siamo pronti a preparare il nostro calamento:
a. Calamento con galleggiante fisso e pallini spaccatiPreleviamo dalla nostra scatola dei galleggianti fissi un galleggiante a goccia da 2 gr e lo posizioniamo sul tavolo. Quindi montiamo sulla canna (che terremo chiusa) il mulinello già imbobinato e aiutandoci con l’apposito accessorio passafilo (auto costruito con un vecchio vettino e un pezzo di filo di rame) facciamo passare il filo della bobina dentro tutti gli anelli
Infiliamo il galleggiante nella lenza madre, facciamolo risalire per 2 metri e ritagliamo tre spezzoncini dal tubetto di silicone con cui fermeremo il galleggiante sul filo
Adesso leghiamo alla fine del filo la micro girella e posizioniamo i pallini spaccati (per un totale di 2 gr) lungo un tratto di lenza madre di 100 – 150 cm, ponendo il pallino più piccolo vicino alla micro girella, il pallino più grosso a 100 – 150 cm di distanza, e tra l’uno e l’altro tutti gli altri pallini con grossezza decrescente partendo dal pallino più grosso.
Leghiamo ora l’amo al bracciolo (lungo da 150 a 200 cm), avvolgiamo bracciolo e lenza madre (galleggiante compreso) nella scaletta avvolgi lenza e blocchiamo l’avvolgi lenza sul pedone della canna mediante alcuni elastici: la canna è pronta per essere infilata nella sacca porta canne. Una volta nello spot, non ci resta che aprire la canna e misurare il fondale: sposteremo il galleggiante, facendolo scorre sulla lenza madre, in base al fondale trovato (vedi più avanti)
Da sapere sui pallini spaccatiL’argomento sui piombini merita un trattamento molto approfondito, in quanto da essi dipende non solo la perfetta taratura del galleggiante ma l’integrità stessa della lenza.
Quelli che dobbiamo utilizzare sono i piombini
calibrati: la particolarità di questi piombini risiede in un taglio perfettamente centrale e nella consistenza del piombo detta consistenza media, cioè non sono né troppo duri ne troppo morbidi. Ciò viene garantito da una piccolissima percentuale di antimonio, che rende la struttura del piombo dura al punto giusto, oltre che a funzionare da anti ossidante (rallenta cioè la formazione di quella patina biancastra che dopo un po’ di tempo si forma sul piombo a causa dell’umidità). La salinità dell’acqua aumenta l’ossidazione dei piombini, che è anche la prima causa del loro sfaldamento: questi piombini deteriorati vanno subito sostituiti usando l’apposita pinza leva piombo creata dall’onnipresente Stonfo:
Ma il vantaggio maggiore dato dai piombini calibrati è il loro perfetto taglio centrale (
taglio calibrato, da cui il nome) privo di qualsiasi sbavatura e che consente il loro esatto posizionamento sulla lenza senza che intacchino il filo, uno dei peggiori nemici occulti del nylon. E’ stato calcolato che un piombino tagliato bene ed applicato in modo corretto riduce la tenacità del nylon del 5%, contro il 50% di un piombino tagliato male ed applicato peggio. Inoltre i piombini calibrati sono perfettamente sferici.
La grandezza dei pallini è contraddistinta da un numero, ciascuno dei quali corrisponde ad una determinata grammatura del pallino. Sotto è riportata una tabella di comparazione della numerazione italiana e di quella inglese: mentre la numerazione italiana non è standardizzata (per cui non è detto che un determinato numero di un determinato produttore corrisponda esattamente a quella grammatura), la numerazione inglese è invece standardizzata, per cui ad ogni numero corrisponde una grammatura ben precisa a prescindere dal produttore (notare come, nella tabella inglese, i numeri di certe grammature sono sostituiti dalle lettere dell’alfabeto):
Ogni produttore indica comunque nelle confezioni l’esatta corrispondenza tra i ‘suoi’ numeri e le grammature dei propri pallini.
I piombini calibrati consentono inoltre la loro perfetta centratura sulla lenza, che non è solo una questione estetica, in quanto nei fili più sottili consente alla lenza di distendersi in modo più uniforme sia in fase di pesca che di lancio, limitando i grovigli dovuti proprio al lancio. Per centrare perfettamente un piombino sulla lenza è però indispensabile abbinare il più possibile la grandezza dei pallini al diametro del nylon. Quella sotto è una tabella che indica il rapporto tra la numerazione di un pallino calibrato ed il diametro del nylon a cui andrebbe applicato, per ottenere la centratura del piombino:
Ovviamente ognuno potrà ricavarsi l’esatto abbinamento facendo le dovute proporzioni in base alle indicazioni della tabella. Un esempio di proporzione per i pallini dal N.12 al N.10:
• diametro del nylon 0.05 mm: pallini N.12
• diametro del nylon 0.075 mm: pallini N.11
• diametro del nylon 0.10 mm: pallini N.10
Infine un suggerimento da non sottovalutare: a volte è più conveniente asportare un pallino mal posizionato e metterne uno nuovo, anziché farlo scorrere lungo il nylon. Per chi non vuole perdere tempo, ricordarsi di inumidire sempre il nylon prima di far scorrere i pallini e, soprattutto, non farli scorrere a gruppi ma singolarmente.
b. Calamento con galleggiante fisso e torpillaLa preparazione di questo calamento è identica a quella precedente, solo che i pallini spaccati vengono sostituiti da una torpilla classica o compatta (short diamond drop)
Siccome la torpilla è scorrevole, andrà a battere sul nodo che unisce la lenza madre alla micro girella. Per evitare che il continuo battere della torpilla sul nodo lo usuri (se le torpille sono prive del tubicino di silicone interno), mettere tra torpilla e la girella uno spezzoncino di silicone per fungere da salvanodo. Per tutto il resto, seguire esattamente quanto già visto con i pallini spaccati.
c. Calamento con galleggiante scorrevole e pallini spaccatiDopo aver passato la lenza madre tra tutti gli anelli come visto in precedenza, farne fuoriuscire circa 2 metri. All’inizio dei 2 metri (cioè vicino all’anello apicale) facciamo un nodino di stop usando il filo da ricamo (vedi più avanti la figura).
Perché usare il nodino di stop anziché il semino di caucciù?
Indubbiamente i semini di caucciù
sono di una comodità estrema, però c'è una situazione in cui il loro utilizzo come mezzo di stop per i galleggianti scorrevoli non è consigliato.
Se stiamo pescando su un fondale la cui profondità è uguale o superiore alla lunghezza della canna e se il nostro amo pesca in prossimità del fondo, è sufficiente anche il peso di un pesce sui 500 grammi per vanificare anche ore di tentativi che abbiamo faticato per trovare il fondo giusto.
Facciamo un esempio pratico. La nostra bolognese è di 6 mt, armata con un galleggiante scorrevole perché la profondità del nostro spot è di 7 metri, e quindi dobbiamo prevedere che il pesce possa mangiare in prossimità del fondo, cosa che ci verrebbe impedita dal galleggiante fisso. E guarda caso, proprio quel giorno mangia tutto a fondo, e lo scopriamo dopo aver fatto vari tentativi spostando su è giù il nostro semino di caucciù per aumentare o diminuire il fondale. Agganciamo una spigola da 1 kg, la salpiamo, ci affrettiamo a slamarla, rieschiamo e tutti felici caliamo nuovamente la lenza. Passa un quarto d'ora, passa mezzora, e non vediamo più neanche una toccata. Allora ci diciamo che la spigola ha cambiato l'altezza a cui mangia, magari si è spostata più in alto. Recuperiamo la lenza per abbassare il semino e quindi diminuire il fondo di 50 cm, ma facendo questa operazione ci accorgiamo che... abbiamo si e no due metri di fondo! Ma come è possibile, ci chiediamo, se con la sonda avevamo misurato 7 mt? Per forza che la spigola non stava più mangiando, la nostra altezza era completamente sballata... Ma come è potuto accadere?
Dopo un po’ ci arriviamo: il nostro semino di caucciù, quando stavamo recuperando la spigola, anziché scavalcare l'anello passafilo apicale, vi è rimasto bloccato a causa del peso del pesce, e la lenza ha cominciato a scorrere all'interno del semino, accorciando di fatto il fondale di ben 5 mt. L'acqua presente sul filo ha funzionato da lubrificante, in più era buio e non ci siamo accorti di nulla
Il giorno successivo però non ci facciamo più fregare. A casa smontiamo il calamento, sfiliamo il semino di caucciù e lo buttiamo in pattumiera. Già che ci siamo, buttiamo in pattumiera anche la bustina in cui ci erano avanzati gli altri 4 semini, così, tanto per non farci più tentare dal loro uso…
Andiamo nel negozio di merceria presso il quale si servono nostra madre, nostra moglie o nostra nonna e chiediamo alla merciaia di darci un rocchetto di filo da ricamo per uncinetto del diametro 0.35/0.40 e lo testiamo stirandolo tra le nostre mani sino a trovare una marca molto resistente.
Tra quelli più resistenti c’è questo:
Con il filo da ricamo confezioniamo un bel nodino di fermo sulla nostra lenza. Si tratta di un semplicissimo nodo UNI a 5 o 6 spire:
poi a seguire infiliamo una perlina, quindi il galleggiante scorrevole, poi un'altra perlina ed infine facciamo un altro nodino inferiore per evitare che l'asta del galleggiante vada a battere sui pallini (è sufficiente che la distanza tra nodino inferiore e primo pallino sia pari alla lunghezza del galleggiante + 2 cm)
Avvolgiamo il tutto nella scaletta avvolgi lenza, mettiamo alcuni elastici per bloccare la scaletta sul pedone della canna e siamo pronti ad affrontare un'altra giornata di pesca, finalmente sicuri che il nostro nodino non verrà bloccato, come il semino, dall'anello apicale. Una volta nello spot, sposteremo il nodino superiore su o giù per adattare la lunghezza del calamento all’altezza del fondale. Prima di spostare il nodino su e giù, immergiamolo in mare per lubrificarlo.
Col passar del tempo, il nodino si allenta a forza di spostarlo su e giù per ricercare il fondale, ma con uno spillo o con il puntalino dello slama pesci lo disfiamo e ne facciamo uno nuovo: il nostro rocchetto di filo da ricamo ci basta e avanza per tutta la nostra vita di pescatori.
Perché usare il filo da ricamo? Perché è sufficientemente morbido per non intaccare il nylon e contemporaneamente è sufficientemente resistente durante l'assuccata del nodo (chiaramente dalla merciaia proviamo vari fili di cotone sino a trovare quello più resistente). Inoltre permette di fare un nodo dal volume ridottissimo.
d. Calamento con galleggiante scorrevole e torpillaLa preparazione di questo calamento è identica a quella precedente, solo che i pallini spaccati vengono sostituiti da una torpilla classica o compatta (short diamond drop).
Siccome la torpilla è scorrevole, andrà a battere sul nodo tra lenza madre e micro girella. Per evitare l’usura del nodo, mettere tra torpilla e la girella uno spezzoncino di silicone per fungere da salvanodo. Per tutto il resto, seguire esattamente quanto già visto con i pallini spaccati:
Quando usare calamenti zavorrati con pallini e quando con torpilla?
Anche se il peso globale dei pallini è identico a quello della torpilla (p.e. 2 gr), i pallini discendono molto più lentamente verso il fondo di quanto non faccia la torpilla, in quanto questa ‘concentra’ il proprio peso in una massa unica e compatta, e quindi l’acqua oppone una minor resistenza all’affondamento. Pertanto (ammettendo che i pesci mangino in prossimità del fondo e non distanti dalla nostra postazione) è preferibile usare la torpilla quando il fondale comincia ad essere elevato (p.e. da 5 mt in su). I pallini, affondando più lentamente, potrebbero essere trascinati lontano dalla zona di pascolo in presenza di corrente sostenuta.
Per contro, i pallini conferiscono al calamento quel caratteristico andamento a ‘vela’ che in tantissime circostanze si dimostra molto più catturante dell’andamento più verticale che la torpilla conferisce al calamento. La scelta tra un tipo di zavorra e l’altro non può comunque prescindere dall’altezza del fondale, per cui possiamo arrivare al compromesso di usare i pallini spaccati quando il fondale si mantiene entro i 5 mt, e la torpilla con fondali superiori
C’è poi da notare che la gestione di un calamento zavorrato con i pallini è molto più facile se si utilizzano canne lunghe (da 6 mt in su), mentre il calamento zavorrato con la torpilla si gestisce bene sia con canne lunghe che corte.
In via teorica si potrebbero abbinare queste combinazioni:
• fondale sino a 5 mt: canna lunga (minimo 6 mt) e calamento con pallini spaccati
• fondale oltre i 5 mt: indifferentemente canna lunga o corta e calamento con torpilla
Dal punto di vista pratico, le due soluzioni andrebbero testate nello spot, e ciò è fattibile senza troppi tribolamenti se ci portiamo dietro due canne armate nei due modi differenti e le proviamo entrambe sino a trovare quella che da i migliori risultati. Useremo quindi quella che lavora meglio in quella circostanza.
Un altro fattore da tener presente nella scelta tra i due calamenti è la velocità della corrente: più questa è forte, meglio si comporta il calamento zavorrato con la torpilla, che risente meno della sua influenza.
La scelta del tipo di galleggianteLa scelta del galleggiante tra fisso e scorrevole è legata principalmente alla lunghezza della canna: una canna corta potrebbe non essere in grado di supportare un galleggiante fisso, in quanto questo andrebbe a battere sull’anello apicale nella fase di recupero (il ‘drop’ tra il galleggiante e l’amo potrebbe essere troppo lungo rispetto alla lunghezza della canna). In tutti i casi, una canna corta gestisce molto meglio un galleggiante scorrevole di uno fisso.
La forza delle correnti influisce sulla forma del galleggiante:
• con correnti forti sarebbe più opportuno usare galleggianti dal corpo
sferico o a
oliva • con correnti medie, a
goccia rovesciata • con correnti deboli, a
goccia o
affusolatoPer quanto riguarda la deriva, è preferibile che sia in carbonio o in nylon (fibra di vetro), in quanto più flessibile e robusta di altri materiali (quella in legno si spezza facilmente, quella in metallo potrebbe piegarsi ed è poi difficile da raddrizzare come era in origine).
Come antenna è preferibile quella amovibile, in quanto sostituibile con la starlight per la pesca notturna.