Manuale: Pesca con la bolognese in mare - Estratto
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Pesca con la bolognese in mare - Estratto
Il manuale è suddivviso in 14 capitoli e a 12 di essi è dedicato un post a se stante per renderlo più facilmente consultabile.
Contenuti:
1. Prefazione
2. Considerazioni da tener presenti
3. Le canne
4. I mulinelli
5. I fili
6. Gli ami
7. I galleggianti
8. Accessori indispensabili
9. Calamenti
10. La cassetta dei ricambi
11. L’importanza delle correnti e della pasturazione
12. Le esche
13. Gli spot
14. F.A.Q.
Prefazione
Come vuole la tradizione, l’origine della canna bolognese con gli anelli ha visto la luce nella provincia emiliana nel primo dopoguerra per mano di due negozianti di articoli da pesca bolognesi, Vigarani e Paolucci, grandi appassionati di pesca. I due pescatori bolognesi ebbero l’idea di applicare gli anelli ad una canna ad innesti in bambù, di lunghezza attorno ai quattro metri. Gli anelli erano di filo metallico e la sede del mulinello era costituita da due ghiere in ottone: l’attrezzo era ovviamente pesante se valutato con i criteri di oggi, ma consentiva di pescare in un raggio d’azione impensabile con la canna fissa. Se è possibile fare un raffronto fra le canne ed i mulinelli, già da allora questi ultimi erano molto più evoluti perché esistevano ottimi modelli nati per lo spinning, che potevano essere utilizzati tranquillamente sulla bolognese. Da allora le canne bolognesi si sono evolute massimamente grazie all’evoluzione dei materiali: prima l’arrivo del fiberglass, poi l’impatto del poliestere (fenolico) ed infine la rivoluzione del carbonio hanno consentito la produzione di attrezzi sempre più leggeri e rigidi, maneggevoli e resistenti. Le prime bolognesi di quattro metri si appoggiavano all’inguine durante la passata, tanto erano pesanti, mentre oggi si pesca con la massima disinvoltura con le otto metri per una giornata intera tenendo la canna in mano.
Come tante altre discipline nate in acque interne, anche la pesca con la bolognese prese la via del mare, dapprima timidamente e poi sempre con maggior intensità sino a diventare uno dei metodi di pesca maggiormente praticati dai pescatori italiani, in quanto in termini di quantità e di qualità di catture ben poco ha da invidiare ai più tradizionali metodi di pesca a fondo. Ci sono persino pescatori che in tutta la loro vita praticano esclusivamente la pesca con la bolognese.
Considerazioni da tener presenti
Affinché la pesca con la bolognese dia i suoi migliori risultati (o anche semplicemente perché dia qualche risultato), non si può prescindere da due elementi fondamentali rappresentati dalla corretta pasturazione (brumeggio) dello spot e dalla presenza di correnti della giusta consistenza. In mancanza dell’una e/o delle altre, la possibilità di allamare qualche pesce è puramente casuale, discontinua o addirittura assente: rischiamo di trascorrere una giornata a pesca veramente frustrante, noiosa e piena di insofferenza, come se stessimo pescando nella nostra vasca da bagno piena solo… d’acqua.
Dopo una giornata buca, istintivamente siamo portati a pensare che ormai in mare non ci siano più pesci (ed indubbiamente il nostro mare si è impoverito in modo pauroso), ma al 90% questo accade perché non abbiamo pasturato, oppure abbiamo pasturato in modo non corretto, oppure il mare è assolutamente piatto, senza un filo di corrente che faccia fluttuare almeno un pochino la nostra esca, o ancora stiamo pescando ad un’altezza dal fondo non idonea a quelle determinate condizioni meteomarine del momento.
Naturalmente possiamo incappare in giornate negative anche se abbiamo operato secondo tutte le regole, ma questo accade non perché non ci siano più pesci in mare, ma semplicemente perché quel giorno, in quello spot, i pesci non ne vogliono assolutamente sentire di mangiare, magari perché i venti o le correnti non sono adatti, o magari perché circolano in zona predatori che li tengono in tana, o semplicemente perché… non è sempre (https://www.calabriapescaonline.it/home/forum/Smileys/piombo/36_16_26_001.gif)!
Se incappiamo in una di queste giornate, non sarebbe male riportare sul nostro calendario o nella nostra agenda un report delle condizioni che abbiamo trovato quel giorno e fare tesoro di questa esperienza negativa per evitare di incappare negli stessi errori nella nostra futura battuta di pesca. Se arrivati nel nostro spot le ritroviamo identiche, inutile perdere tempo con tentativi: ci programmiamo da subito una battuta di pesca in un altro spot, ma senza demoralizzarci, anzi caricandoci di un rinnovato entusiasmo.
La pesca con la bolognese e la pesca all’inglese sono, per molti versi, molto simili. La differenza fondamentale è che la pesca con la bolognese da la sua miglior resa a breve distanza dalla nostra postazione ed in condizioni di mare calmo o poco mosso, con correnti deboli o non molto sostenute. In tutte le altre condizioni in cui sia necessario ottenere maggiori distanze dalla nostra postazione e con condizioni più ‘allegre’ di mare e correnti, è meglio fare la pesca all’inglese.
Se non conosciamo quali condizioni ci aspettano nel nostro spot, sarebbe sempre meglio portarsi dietro sia la canna bolognese che quella inglese, per poi utilizzare quella più adatta alle condizioni che troveremo.