Se doveste proporre un regolamento per l'esercizio della Pesca a Mosca, come lo scrivereste?
Proviamo ad andare nel pratico, senza dare per scontata la situazione attuale, seguendo la logica anzichè le proprie preferenze e spiegando in maniera convincente il perchè delle proposte.
1) Chiarimento della definizione "Pesca a Mosca"
2) Chiarimento della definizione "Pescatore"
3) Compatibilità tra pesca e tutela dei pesci
4) Risanamento della capacità di autosostentamento di un fiume
5) Rilascio autorizzazioni di pesca e prezzi
6) Definizione tratti specifici per la Pesca a Mosca
Io farei così....
1) La Pesca a Mosca nasce con l'intento di insidiare le trote (e gli altri pesci insettivori, quali temoli, cavedani, ecc.) attraverso l'utilizzo di imitazioni di insetti naturali che, in particolari momenti si vengono a trovare sulla superficie dell'acqua, o appena sotto il film e comunque a profondità zero!
Per riuscire in questo intento, l'uomo ha dovuto inventare una canna e una lenza adatta allo scopo di lanciare esche senza peso, cosa impossibile da effettuare con le attrezzature già in suo possesso. Per verificare la veridicità di questa affermazione, è sufficiente procurarsi una normale canna, fissa o da lancio, di qualsiasi lunghezza e azione e provare a lanciare una mosca legata in punta al filo, senza alcun elemento aggiuntivo (piombi, galleggianti, girelle, ecc.).
Constatata la realtà sopra descritta, non resta che prendere atto del fatto che una Mosca è l'imitazione galleggiante di un insetto acquatico, in una qualunque fase del suo ciclo vitale da "ninfa" a "spent", e per essere lanciata ha bisogno di un'attrezzatura specifica, cioè "da Mosca". La diversità della Pesca a Mosca rispetto alle altre tecniche, consiste nel fatto che queste ultime presuppongono l'utilizzo di esche che affondano, tanto più quanto più vengono piombate, e si propongono al pesce sul fondo anzichè in superficie. Dato che i pesci si alimentano per l'80% circa sul fondo, si può affermare che impiegando tali esche si pratica una pesca tradizionale, efficace e simile ad altre tecniche già esistenti (pesca al tocco e passata)che presuppongono manovre molto simili, ma l'utilizzo di esche naturali. La Pesca a Mosca invece rappresenta una eccezione per il comportamento dei pesci che lasciano il fondo e scalano la superficie, arrivando a fuoriuscire dall'acqua con la bocca, la schiena, la coda o completamente, e nel compiere questo atto producono la bollata, elemento che non esiste in nessun altra delle tecniche di profondità.
Per concludere questo punto, la Mosca è un imitazione sempre galleggiante di un insetto in ogni stadio evolutivo, l'attrezzatura è specifica e non facoltativa, pena l'impossibilità di lanciare, e la bollata è il marchio di fabbrica che identifica la Mosca da tutto il resto.
2) Riporto una definizione integrale del termine Pescatore sportivo.
Chi pratica la pesca sportiva nella sua autenticità e non si pone come unico obiettivo di catturare pesce per nutrirsene ma cerca la sfida nella cattura stessa.
3) La prova di quanto scritto al rigo 2, consiste anche nel recente diffondersi del No-kill cioè (pesca) senza uccisione e del Catch & Release ovvero cattura e liberamento.
Il "No-Kill" è una particolare regolamentazione adottata specialmente nelle acque cosiddette "a salmonidi" e che prevede che ogni pesce catturato venga rilasciato.
Il "Catch & Release" è il complesso sempre in evoluzione di quegli accorgimenti che, se adottati dal pescatore di superficie, favoriscono la sopravvivenza del pesce catturato e rilasciato. La continua evoluzione dei suddetti accorgimenti è dettata dalla volontà di garantire la sopravvivenza del pesce; attualmente tale garanzia manca in quanto una percentuale non bene identificata delle catture può riportare ferite tali da causarne la morte per via dell'impossibilità ad alimentarsi.
Per quanto riguarda la pesca subacquea essa pur non permettendo il "Catch & Release", offre la possibilità di evitare di catturare le prede che non hanno valore gastronomico o venatorio, ed in ogni caso di selezionare preventivamente le prede di cui effettuare la cattura.
Il vero pescatore sportivo è rispettoso delle leggi che regolano la sua disciplina (misure minime, divieti di pesca, pesci in pericolo estinzione, etc.) e della natura stessa. Per molti pescatori sportivi, in effetti, gioca un ruolo fondamentale nella propria passione l'ambiente di pesca, a volte più della quantità di pescato.
Inoltre esistono degli accorgimenti nelle varie tecniche di pesca sportiva che permettono di selezionare in anticipo le prede da catturare evitando catture indiscriminate e prede sottomisura (ad esempio la misura degli ami, il tipo di esca... e nella pesca in apnea la possibilità di vedere la preda prima di scoccare il tiro per valutare la specie e le dimensioni). Comunque il pescatore sportivo, in quanto tale, non trae profitto economico dalla pesca e non cattura prede di cui poi non si ciba, integrandosi quindi nella catena alimentare che lega tutti gli esseri viventi.
La sintesi di questa descrizione, è a mio avviso perfettamente integrata nenne ultime 3 righe: Comunque il pescatore sportivo, in quanto tale, non trae profitto economico dalla pesca e non cattura prede di cui poi non si ciba, integrandosi quindi nella catena alimentare che lega tutti gli esseri viventi.
Questo non per voler affermare che un Pescatore degno di tale nome debba trattenere, per cibarsene, tutte le sue catture, ma invece per sottolineare che lo scopo alimentare è alla base della Pesca stessa e non può essere contraffatto dal solo gusto di divertirsi. Il buon senso e la "Parsimonia", per quanto riguarda il numero delle catture da ricercare, senza "ansia da prestazione", sono in grado di guidare ognuno di noi verso la giusta direzione e in armonia con l'ambiente.
4) Per raggiungere questo scopo è necessario dare all'ambiente la possibilità e soprattutto il tempo per rimettere a posto le cose che l'uomo ha danneggiato. Dobbiamo quindi accettare l'idea che i pesci ricresceranno e si riprodurranno da soli soltanto lasciandoli in pace e tutelandoli con una rigida sorveglianza e tutela. A questo punto le soluzioni serie possibili sono 2: o si chiude la pesca completamente su tutto il fiume, per un numero di anni sufficienti a riportare tutte le classi di età dei nostri amici pinnuti nuovamente in auge, oppure non resta che creare delle zone sufficientemente estese e chiuderle alla pesca per anni, e nel tempo spostare fino ad interessare tutta l'asta fluviale. Nel primo caso la natura impiegherebbe meno tempo, ma il sacrificio richiesto ai Pescatori sportivi sarebbe maggiore. Il secondo caso potrebbe essere un compromesso accettabile sia per la natura che per i Pescatori. L'idea di continuare a pescare come se niente fosse, con la sola abitudine di rimettere in acqua i pesci pescati e senza alcuna limitazione nelle catture e nel periodo di tempo dedicato alle catture stesse (no-kill appunto), rappresenta a mio avviso un esempio chiarissimo di egoismo e miopia da parte dei pescatori (il minuscolo in quasto caso è voluto), che definire sportivi è un eufemismo.
5) Un tempo, ormai alcuni decenni fa, esisteva la Licenza di Pesca Governativa cat.B, con la quale si poteva esercitare la pesca in acqua dolce su tutto il territorio nazionale, isole comprese. In diversi tratti dei fiumi e in certi laghi, bisognava già allora munirsi di tesserino Fips, o Fipsas, ma erano ancora eccezioni. Ormai da molti anni per pescare quasi ovunque è necessario dotarsi di tesserini regionali, provinciali, per le acque libere, per i tratti ad esche artificiali, per le zone no-kill, catch & release, ecc. Siamo arrivati al punto tale da essere sommersi da documenti, dai balzelli necessari per acquistarli e se ci dimentichiamo di restituirli entro una certa data, rischiamo di vederci arrivare a casa perfino una bella multa da 50€ in su. E non è concesso protestare e lamentarsi, giacchè è scritto sul libretto che abbiamo pagato, firmato e ritirato.
Questa cosa poi, è tipicamente italiana. Ci chiedono di pagare per un permesso o un tesserino, il cui prezzo comprenderà certamente le spese della carta, la stampa, distribuzione, ecc, ma dopo averli pagati questi pezzi di carta appartengono a noi e perchè dobbiamo restituirli obbligatoriamente se sono nostri? Perchè le amministrazioni che li rilasciano, poi li rivogliono indietro per fini statistici? Beh, non sono contrario alle statistiche, ma esigo 2 cose: di essere messo al corrente degli effetti di tali statistiche, in modo da poterne valutare la reale necessità, e secondo voglio indietro i miei soldi pagati all'atto dell'acquisto di un bene che ad un certo punto mi viene sottratto.
Se vado a pesca all'estero, in moltissimi casi ho la possibilità di acquistare le autorizzazioni necessarie alla pesca in negozi specializzati, ma anche in altri esercizi assai diffusi sul territorio, nonchè on line in qualunque giorno della settimana. Facilissimo e semplicissimo, niente da restituire e le statistiche te le richiedono in seguito tramite posta elettronica. Che cosa ci vorrebbe a esportare anche in Italia tutto ciò? Un unico documento tascabile per pescare ovunque, e che Stato, Regioni e Provincie se la sbrighino tra loro.
Per quanto riguarda i prezzi poi, si è perduto il lume della ragione e questo purtroppo non solo in Italia ma nelle acque famose più frequentate d'Europa. Pagare 50, o centinaia di € al giorno per pescare in tratti di fiume comunque ripopolati ogni anno è una truffa alla quale molti pescatori amano sottostare. E non appartengono tutti alla categoria dei benestanti, no, ci sono anche impiegati e operai che accettano orgogliosi di versare il pesante obolo pur di immergere le loro esche nelle acque dai nomi prestigiosi. Anche se poi, il prestigio risale ormai alla notte dei tempi......
Non per incoraggiare il turismo pescatorio oltreoceano, ma vorrei far presente che per pescare in Nuova Zelanda, ovvero nei migliori fiumi del mondo, occorre spendere la "modesta" (il virgolettato è voluto, per rispetto nei confronti di quei pescatori che fanno fatica a rinnovare la tassa annuale di licenza) somma di 70/80€ per un anno solare!!!
6) Personalmente sono favorevole alla pratica di tutte le tecniche consentite, con esche naturali e artificiali, definendo le zone del fiume in cui possono essere impiegate.
La scerei in pace le sorgenti ed i piccoli ruscelli che dovrebbero funzionare da oasi in cui la pesca va interdetta sempre: che senso ha pescare in poche dita d'acqua? Somiglia alla pesca fatta in una fontana o in un acquario. Cominciamo dai torrenti e prendiamo in esame i corsi montani e di fondovalle, sia alpini che appenninici, in cui consentirei la Pesca a Mosca, lo spinning, e la Tecnica della ninfa. Per lo spinning vieterei le ancorette e l'uso di alcune categorie di esche. Per la Mosca pure vieterei alcuni tipi di esche quali la "Chernobil" e simili, che andrebbe utilizzata semmai per il Black e il Luccio. La tecnica della ninfa la consentirei solo con ninfe di qualsiasi taglia, ma o galleggianti oppure costruite con il filo di rame. Niente sfere in tungsteno o altri metalli, niente piombature sulla lenza o code affondanti, niente galleggianti (S-I).
Nei fiumi di fondovalle di certe dimensioni consentirei Mosca, Spinning e Ninfa con la possibilità per l'ultima di utilizzare anche esche appesantite (entro un certo limite), ma mai il galleggiante, ne altri segnalatori di abboccata. Nei tratti dove insieme alle trote e ai temoli, convivono barbi, cavedani e altri ciprinidi, consentirei anche le esche naturali, tranne bigattini, sangue, limiterei gli impasti e rilancerei le esche quali lombrichi, grilli, formiconi, ecc.
Nelle zone più a valle dove vivono in maggioranza ciprinidi, allargherei alle tecniche "naturali" sempre valutando sulle esche da impiegare.
In ultimo, nelle zone no-kill o catch & release, in cui si dice sia consentita la sola pesca a mosca con coda di topo, interverrei in questo modo: o consentire esclusivamente la Mosca, ovvero esche galleggianti da ninfa a spent e niente di piombato lanciato "a coda di topo", oppure consentirei di utilzzare canne da lancio tradizionali per praticare una tecnica di pesca al tocco p in passata con esche artificiali. Inoltre, se viene consentito l'utilizzo della ninfa piombata e piombatissima, ha più ragione di essere permessa la "moschera" e al pari della ninfa piombata e piombatissima la camolera. Detto per inciso, proibirei ovunque entrambe.
A voi la parola, punto per punto
Un saluto
Mauro