La dissoluzione della Pesca a Mosca - di Mauro Raspini

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Se qualcuno ha voglia e pazienza di leggere, propongo qualcosa su cui riflettere:

L’INTERVENTO DI MAURO RASPINI ALLA CONFERENZA DI ASCOLI PICENO “2° FLY MEETING” 28-29 Settembre 2013

SLIDE 1 – La DISSOLUZIONE della Pesca a Mosca
 
Ringrazio tutti anticipatamente. Mi è stato chiesto di dire la mia sulla “Evoluzione della Pesca a Mosca e sue DEGENERAZIONI”. Più elegantemente se vogliamo, preferirei parlare di “DECADIMENTO CULTURALE”, che per certi versi è un sostantivo ancora più grave. Più grave perché questo si riflette pesantemente anche su un altro aspetto fondamentale, quello da cui ogni pescatore, indipendentemente dalla tecnica che utilizza, non si dovrebbe esimere dal mettere al primo posto in assoluto, cioè la “CORRETTA” fruizione e gestione dei fiumi. Se ho citato anche questo aspetto è perché i temi sono indissolubili, ed i Pescatori a Mosca hanno oggi più che mai una grossa responsabilità.
 
1)      Il DECADIMENTO CULTURALE sta dissolvendo il Pescatore a Mosca come lo abbiamo sempre conosciuto.
2)      Il DECADIMENTO CULTURALE si ripercuote PESANTEMENTE sulla gestione dei fiumi.
 
SLIDE 2 – RADICI
 
Bella occasione per citare due righe da un mio lavoro del passato a cui tengo moltissimo perché è davvero per questo che IO ho cominciato io a Pescare con la Mosca :   “… tutto cominciò durante una primavera di molti anni fa, quando Scott, passeggiando in riva al fiume, si fermò ad osservare uno sconosciuto che disegnava leziosi arabeschi in aria con una strana lenza. Scott doveva imparare, come sempre, tutto e subito di quel mondo che si rivelerà affascinante,  in simbiosi con l’universo degli organismi acquatici, fatto di minuscole perfezioni artificiali, di regole non scritte, di uno scopo non apparente visto che il pesce veniva accuratamente rilasciato. Scott può dire di avere iniziato a costruire mosche artificiali prima ancora di imparare a farle volteggiare in aria e sull’acqua, e a distanza di anni il morsetto da costruzione rimane per lui il luogo di meditazione preferito.”
 
SLIDE 3 – I 3 PUNTI FONDAMENTALI
 
La frase poetica che vi ho appena letto contiene dal mio punto di vista il tutto. La Pesca con la Mosca è fatta SEMPLICEMENTE di 3 cose.
 
1)      La bellezza del lancio e l’armonia che esso contiene e che è necessaria, che è necessario fare propria.
2)       Le “mosche artificiali”, quelle che imitano gli “insetti” del fiume.
3)      Noi stessi! Cosa andiamo cercando fra i rivoli della corrente? O meglio, perché peschiamo o vorremmo Pescare con la Mosca?
 
Oggi chi decide di avvicinarsi a questo fantastico mondo ha possibilità pressoché infinite, eventi, club, riviste, scuole di lancio o costruzione e se a questo aggiungiamo le potenzialità del WEB siamo per assurdo di fronte AL VERO PROBLEMA, sapere o potere DISTINGUERE dove stanno le vere radici della nostra passione. In altre parole, soprattutto per il NEOFITA è difficile distinguere la QUALITA’ dalle STUPIDAGGINI. Soprattutto nel WEB. La logica del TUTTO E SUBITO, emblema del NOSTRO TEMPO, è il peggior nemico in ogni forma di attività umana. Il mondo del WEB 2.0 ha forse la responsabilità più grossa. Il mio mentore mi disse, “Bene, hai un entusiasmo formidabile, fra 4 o 5 anni potrai dire di essere un Pescatore con la Mosca”. 4 o 5 anni e non 4 o 5 giorni.
 
 
SLIDE 4 – IL LANCIO – LA SFIDA PRIMARIA
 
Il concetto della pesca a mosca è sempre stato quello di riuscire a proiettare a distanze importanti delle esche che in pratica sono senza peso. Esche che se lanciate a mani nude stenterebbero ad arrivare ai 20/30 cm di distanza, mentre noi vorremmo che arrivassero a 20 o 30 metri. Ovviamente queste sono distanze al limite, quelle effettive di pesca si aggirano mediamente dai 10 ai 18 metri. Queste esche imitano gli insetti di cui i pesci sono soliti cibarsi, e che, più o meno, hanno lo stesso peso.
 
SLIDE 5 – IL LANCIO – LA SFIDA PRIMARIA
 
È in questo aspetto che la pesca a mosca è diversa da tutte le altre tecniche, avendo la capacità di far raggiungere a queste esche leggerissime le distanze accennate con la possibilità che queste si comportino, sopra o sotto l’acqua, più o meno come si comportano gli insetti, almeno relativamente ai sensi del pesce. Galleggiando in deriva con la corrente, oppure affondando lentamente come un insetto travolto dalle correnti.
In tutte le altre tecniche di lancio il peso che consente la proiezione di una esca  è sempre concentrato in piombi pinzati lungo la lenza, oppure è l’esca stessa ad avere il peso necessario.
 
SLIDE 6 – IL LANCIO – LA SFIDA PRIMARIA
 
Nella pesca a mosca le cose funzionano in modo differente, il peso è ripartito lungo tutto il corpo della lenza, la quale per forza di cose mostrerà un diametro ed una consistenza assai superiore a qualunque filo di nylon, non solo, ma la maggior parte delle lenze sono costruite in modo di avere un peso specifico inferiore a quello dell’acqua, e questo ovviamente permette loro di galleggiare.
Anche l’azione di queste lenze è diversa, poiché la distanza di lancio dovrà essere raggiunta facendo volteggiare questo particolare “cordino”, chiamato coda di topo in Italia efly line in tutti gli altri paesi, come una sorta di frusta la cui impugnatura è in realtà una canna di flessibilità studiata, di lunghezza media fra i 2 e i 3 metri.
L’abilità che caratterizza il pescatore a mosca e rende questa disciplina spettacolare è proprio quella di far volteggiare avanti ed indietro questa lunga lenza, fino al raggiungimento della distanza di lancio voluta.
 
SLIDE 7 –  OSSERVARE – FOTO PASTURAZIONE
 
Oltre a quello spettacolare esiste un altro lato, meno appariscente, ma di grande fascino. Il pescatore a mosca non forza mai nulla del fiume, non richiama i pesci pasturando con del cibo innaturale, ma cerca di capire lungo le rive del fiume quale cibo in quel momento la natura sta rendendo disponibile ai pesci.
 
SLIDE 8 –  INDAGARE – FOTO INSETTO IN SCHIUSA
 
Tutti sappiamo che i substrati di fiumi e torrenti ospitano tante specie di insetti ed invertebrati acquatici, in particolare molti di questi insetti da acquatici diverranno aericoli, infatti dopo una serie di metamorfosi saliranno in superficie per sfarfallare, involarsi, riprodurre e ricadere in acqua. E’ il fiume che il pescatore a mosca deve indagare. Una volta individuato un insetto preda dei pesci, il Pescatore a Mosca cercherà di costruirne una imitazione di simile peso e consistenza, il resto lo sapete già, dovrà legarlo al finale e lanciarlo ai pesci facendo volteggiare la sua lunga lenza.
 
 
SLIDE 9 – RADICI– VALSESIANA E TENKARA
 
Da che mondo è mondo, questi sono i fulcri sui quali basa la pesca a mosca. Che si parli degli scritti di Eliano, della nostra Valsesiana o della giapponese Tenkara oggi tanto di moda, la pesca a mosca è sempre una tecnica che basa la sua efficacia sul lancio di esche leggerissime, proiettate con l’ausilio di un peso ripartito lungo tutta la lenza. Anche se la parte terminale al quale è legata l’imitazione sarà ovviamente in nylon di diametro decrescente.
Tutti noi che ci siamo avvicinati alla pesca a mosca, lo abbiamo certamente fatto perchè attratti da questo raffinato ed elegante sistema. È difficile osservare un pescatore a mosca in azione e restare indifferenti al curioso spettacolo.
 
 
SLIDE 10 –  I NEOFITI
 
Io non posso sapere oggi come i neofiti vedono la pesca a mosca, ma io, i miei amici, tutti i vecchi pescatori con i quali ho parlato, tutti i pescatori di ogni luogo del mondo che ho conosciuto, intendiamo per pesca con la mosca artificiale esattamente le cose descritte, che, oltre che semplici concettualmente, mi sembrano assolutamente inequivocabili.
 
SLIDE 11 –  I NEOFITI
 
 
Non solo, ma qualunque libro leggiate su questo argomento, che sia scritto da personaggi AUTOREVOLI del passato come Halford, West, Ronalds, De Boisset o Theodore Gordon, o AUTOREVOLI contemporanei come Darrel Martin, Charles Jardine, Taff Price, Mario Riccardi, Piero Lumini, Raffaele de Rosa, Luciano Tosi oppure Norman Mc Lean o Thomas McGUane, per fare un salto nella letteratura narrativa, ma tantissimi altri, la lista potrebbe essere lunghissima, io stesso posseggo 250 volumi, definirà sempre e comunque la pesca a mosca nel modo descritto.
 
SLIDE 12 –  BIZZARRO FENOMENO
 
Oggi sta accadendo un bizzarro fenomeno. Per tre secoli la pesca a mosca si è distinta e sempre più allontanata da tutte le altre tecniche di pesca in funzione delle abilità intrinseche che richiede e della cultura biologica che in un certo qual modo impone agli appassionati, che devono diventare un po’ entomologi ed un po’ etologi. Fino a pochissimo tempo fa, considerata universalmente al vertice delle discipline alieutiche, sembra attualmente oggetto di un’inquietante forma di degrado o come più elegantemente ho cercato di definirlo “Decadimento Culturale”. Vuoi perchè al mondo d’oggi la cultura si sta banalizzando. Per rendere disponibili alle masse dei contesti fino a pochi anni fa prerogativa di persone di istruzione superiore, anziché evolvere la conoscenza, la si superficializza e banalizza, così nella disciplina alieutica svariati aspetti tipici di sistemi di pesca più volgari stanno degradando l’essenza stessa della pesca a mosca. Parlo sia di TECNICA che di ARTIFICIALI.
 
SLIDE 13 –  ESASPERAZIONE DELLE COMPETIZIONI 
 
Nella società dei consumi, l’esasperazione delle competizioni sportive ad alta tecnologia (Formula 1, Ciclismo, Tennis, Sci…) rappresentano il fulcro di prodotti di “largo consumo” perchè usati dai campioni. Nonostante il pescatore dichiari di anelare una sorta di ritorno alla natura, in realtà finisce per replicare le regole della società meccanizzata. Dal mondo dei pescatori a mosca un tempo le gare di pesca e le riserve turistiche erano viste come aberrazioni, oggi invece le gare di pesca fanno scuola e le riserve turistiche e i tratti di pesca facilitata (dalle immissioni di salmonidi d’allevamento) stanno sostituendo gli ambienti naturali, a loro volta abbandonati al degrado, al bracconaggio e all’antropizzazione dei moderni business (vedi ad esempio le centraline).
SLIDE 14 –  LE GARE DI PESCA A MOSCA
 
Le gare di pesca ci hanno regalato la pesca alla polacca o ninfa ceca. Con questa tecnica dalla pesca a mosca sono scomparsi:  il volteggio, sostituito da un ribaltamento della lenza verso monte; la coda di topo, sostituita da un monofilo di nylon, sufficiente a ribaltare la lenza a monte; la canna da mosca, sostituita da una “canna da mosca” di lunghezza ed azione anomala; la cultura entomologica, sostituita da 2 o 3 modelli di ninfe appesantite, niente più insetti emergenti o derivanti in superficie, non parliamo poi di “secca”. Già, appesantite al punto da poterle ribaltare a monte in funzione esclusiva del proprio peso. Ma ancora più brutta è la scomparsa della “distanza di pesca”, l’affascinante conflitto che il pescatore a mosca ha con sé stesso e con la propria abilità di lancio.
 
SLIDE 15 –  LE RISERVE TURISTICHE
 
Con le “Riserve Turistiche” identifico le riserve turistiche propriamente dette, gestite con criteri PRONTA PESCA, ma anche tutti i tratti a gestione speciale o No Kill che dir si voglia, non sono sempre immuni da questo. Spesso l’obiettivo primario non è sempre quello di almeno “cercare” di ripristinare le caratteristiche naturali dell’ambiente. Questi scenari si sono dimostrati maleficamente apprezzati da una inaspettata percentuale di pescatori a mosca, pescatori che non hanno scrupoli nel trovarsi gomito a gomito lanciando a ripetizione “mosche” che imitano il mangime degli allevamenti, oppure fianco a fianco pescano alla polacca con lo stesso ritmo e la stessa cadenza, e la stessa ninfa appesantita in modo innaturale.
 
SLIDE 16 –  LA NINFA CECA O POLACCA
 
Oggi il pescatore che si avvicina per la prima volta alla pesca a mosca rischia di interpretarla solo come “pesca alla polacca”, e anche se dopo qualche esperienza apprende le verità sul sistema, è probabile che continui a pensare che, a parte la mosca secca, la ninfa alla polacca sia l’unica tecnica per pescare con la ninfa, in verità rappresenta solo una sua aberrazione. La vera pesca a ninfa è molto simile alla pesca a secca, sia nel volteggio che nell’approccio al pesce. Si può pescare a ninfa ad ogni distanza possibile e ad ogni livello della colonna d’acqua e ad ogni profondità. Tecniche che richiedono una abilità di lancio ancora più evoluta, un forte senso dell’acqua e l’evoluzione delle percezioni tattili trasmesse dalla deriva della ninfa attraverso la controllata tensione della lenza.
 
 
 
SLIDE 17 –  LA NINFA CECA O POLACCA
Infatti questa falsificazione della pesca a mosca portata dalla ninfa ceca, mettendo alla portata di tutti una tecnica facilitata, ma a brevissima distanza, impedisce l’evoluzione del pescatore verso quelle tecniche di pesca più difficili in assoluto, quali la pesca a ninfa appesantita a distanze estreme con attrezzature medie e pesanti, vertice estremo del sistema classico, vero segreto per la cattura dei veri trofei.
 
SLIDE 18 – LA NINFA CECA O POLACCA
Che questa tecnica di pesca con ninfe appesantite a razzolare sui fondali a pochi metri dal pescatore sia produttiva non può essere messo in dubbio, in ambienti veri con trote selvatiche o rinselvatichite ha scarso successo per forza di cose, invece è particolarmente efficace coi temoli, che è ben più facile avvicinare delle timidissime fario selvatiche, leste a fuggire alla minima perturbazione ambientale, ed ancor più efficace ovviamente negli ambienti ripopolati a bella posta.
 
 
 
SLIDE 19 – PERCHE’ PESCARE A MOSCA ?
 
Ma allora perché pescare a mosca? Vi sono altre tecniche ben più efficaci della pesca a mosca, come la pesca al tocco, che è la versione originale della pesca alla polacca, nella quale si è sostituita l’esca naturale con quella finta. Chi pesca a mosca sa di ricercare un sistema più raffinato, più elegante, più difficile, tecnicamente e culturalmente più evoluto, ed è sempre stato così, almeno fino ad oggi.
 
 
SLIDE 20 – LE MOSCHE ARTIFICIALI – LA SUBLIMAZIONE ALIEUTICA
 
A differenza di tutte le altre tecniche di pesca infatti la pesca a mosca è caratterizzata da un universo a sé: quello relativo alla capacità di realizzare in proprio le esche, le piccole, leggere ed eteree imitazioni degli insetti e degli invertebrati predati dai pesci, il che presuppone e NON PUO’ PRESCINDERE da una base di conoscenze entomologiche. A dire il vero adesso anche nello Spinning si assiste a questo, ed infatti GUARDA CASO questo ha costituito una grande evoluzione anche CULTURALE fra i suoi appassionati. Per il Pescatore a Mosca il massimo della soddisfazione deriva dal catturare un pesce con l’imitazione costruita in proprio, invece di utilizzare i modelli proposti dal commercio.
L’abilità necessaria a realizzare imitazioni di insetti va naturalmente appresa, occorre che un pescatore più esperto istruisca il neofita, oppure che questi cerchi nei libri i piccoli segreti ed i trucchi del flytyer, come si definisce in lingua inglese il costruttore di mosche artificiali.
 
SLIDE 21 – LE MOSCHE ARTIFICIALI – FOTO TAVOLO DA COSTRUZIONE
 
Chi trova nella pesca a mosca una vera passione scopre ben presto l’irresistibile attrazione di questa disciplina incredibilmente intrigante, capace di inchiodarti per ore ed ore davanti ad un morsetto, tra piume d’uccelli, filati colorati, peli animali e libri di entomologia, con negli occhi l’immagine di un insetto che deriva sul filo della corrente e nella mente la combinazione di piume e peli più adatta a rappresentarlo con la massima semplicità e verosimiglianza possibile. Ecco perché è importante conoscere gli insetti che nascono dalle acque: per poterli rappresentare ed offrirli al pesce, quali irresistibili icone simboli della nostra passione e della nostra creatività. E quando il pesce, aggredendoli, abboccherà, conferirà loro un pizzico di vita, ed a noi l’illusione di averla creata, anche se solo per un istante.
 
SLIDE 22 – LE MOSCHE ARTIFICIALI – FOTO PELLET
 
Perché ridursi a pescare in fiume ed in torrente con questi artificiali? Perché la cattura ad ogni costo, a questo costo? Perché allora e di nuovo Pescare con la Mosca? Quale è lo scopo?
 
 
SLIDE 23 – LE MOSCHE ARTIFICIALI – MOSE’ DI MICHELANGELO
 
Siamo portatori di un privilegio. Michelangelo Buonarroti, contemplando il suo Mosè al termine delle ultime rifiniture e stupito egli stesso dal realismo delle sue forme, percuotendo col martello il ginocchio della statua esclamò “Perché non parli?”. Il suo desiderio era che “Prendesse VITA”. Un pesce che ghermisce le nostre imitazioni le scambia per vere, quindi gli conferisce la vita, un desiderio precluso anche al sommo artista. Questo è un privilegio incommensurabile di cui siamo o possiamo essere portatori.
 
 
 
SLIDE 24 –  LE MOSCHE ARTIFICIALI – TEMPIO GREGO E GIOCONDA
 
Costruire mosche è un’arte. Personalmente accosto la costruzione delle mosche artificiali alla pittura ed alla architettura e, come ogni artista, è più che legittimo che un costruttore senta la necessità di esprimersi in un modo che appaghi la propria sensibilità, sia dal punto di vista estetico che da quello pratico, strutturale e funzionale. Si tratta quindi di un cammino evolutivo nel quale, come in qualsiasi forma di arte, diventa inevitabile un processo di astrazione che in definitiva costituisce lo stile personale, in questo caso “Stile di Costruzione”. Ma dietro a questo ci DEVE essere della sostanza! In qualunque forma di arte però non si può prescindere dalla cultura del passato, dai contesti storici in cui le conoscenze si sono sviluppate e le tecniche si sono evolute. Quindi occorre anche conoscere “le mosche create dai grandi pescatori del passato. Questo è quello che stiamo ancora una volta perdendo in nome della SUPERFICIALITA’ e della BANALIZZAZIONE, e questo NON DEVE accadere. Il valore della memoria storica in termini di mosche artificiali significa soprattutto “accumulo” di icone ed esperienze non sviluppabili personalmente nello spazio temporale di una singola vita. Alquanto presuntuoso non tenerne conto!
 
SLIDE 25 – LE MOSCHE ARTIFICIALI – PAESAGGIO E ASTRATTO DI KANDISKY
 
 
E’ quindi e solo con una base storica e culturale vera che la creatività acquista un senso, o meglio “è resa realmente possibile”. La “creatività”, quella al morsetto, diventa il frutto della personale esperienza, ma “deve contenere” anche il passato. Rubando una frase al grande artista, scrittore e designer Bruno Munari “… il prodotto della creatività nasce da relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce… questa sarà più o meno fervida se l’individuo avrà più o meno la possibilità di fare relazioni. Un individuo di cultura limitata non potrà mai avere una grande creatività”. Infatti sempre rubando da Munari “…esistono due tipi di novità, una per l’individuo ed una novità assoluta”. MOLTI SEMBRANO ESSERE  IN PREDA  AD UNA SORTA DI DELIRIO : L’INVENZIONE A QUALUNQUE COSTO !!!
Infine aggiungo io, tornado alle mosche, ben vengano le “novità per se stessi” se frutto di un cammino personale, ma prima di metterle o pretendere che vengano messe su di una “rivista di pesca” occorrerebbe… una verifica !! Quanti scrivono “…pur di farlo…” e quanti “… condizionamenti sbagliati possono indurre in chi si avvicina timidamente a questo mondo? “.
Ho letto di EMERGENTI di Stone Fly CON TANTO DI CONSIGLI DI UTILIZZO IN PESCA !!! Ma gli editori VERIFICANO quello che pubblicano? In passato le RIVISTE o le PUBBLICAZIONI erano poche e gli AUTORI FAMOSI E CERTIFICATI !!! Oggi? Proliferazione a dismisura, di tutto e di più, soprattutto nel WEB, a costo ZERO pur di apparire! E la qualità? Il NEOFITA che per la prima volta legge di quale improbabile VERITA’ si appropria?
Tornando al parallelismo con la pittura, il pittore non si può esimere dal conoscere la tecnica, ed il realismo ne è la massima espressione, ma un’opera pittorica è tale anche quando riesce a cogliere e trasmettere senza necessariamente la dovizia dei particolari. L’astrazione è infatti la componente essenziale del percorso di numerosi grandi pittori, gli storici paesaggi naturalistici di Vasilij Kandinskij si dissolvono con il passare degli anni, tela dopo tela, in solo macchie e striature di colore contrastanti. Il pittore spoglia, elimina i particolari fino a far rimanere solo quelli per lui significativi, ma che da soli riescono comunque a dare senso e sensazione del tutto. Questa è semplicemente la descrizione di una “Mosca Artificiale” come deve essere fatta. Un tantino diverso dall’improvvisarsi “pittori” con quattro macchie su una tela al primo tentativo o “costruttori” ed attaccare un ciuffo disordinato di CDC ad un amo con tanto di didascalia “imitazione di Ecdyonurus venosus”. Nessuno nega che poi i pesci li catturi, occorre anche vedere però quali, come e soprattutto quando. Ed infine, perché comunque sminuire e banalizzare l’essenza vera della nostra passione?
 
 
 
SLIDE 26 – LE MOSCHE ARTIFICIALI – FOTO INSETTO METAMORFOSI
 
 
La verità è scritta sempre in libri polverosi. Il “libro polveroso” che amo di più, dove ho trovato l’essenza dell’essenza, la “Pesca con la Mosca” è il The Way Of a Trout With a Fly (1921) del grandissimo George Edward MacKenzie Skues, nato a St. Johns in Nuova Scozia il 13 Agosto 1858. Fra le pagine di questo capolavoro di tecnica e tattica ma soprattutto di attenta osservazione della natura si legge “… supponiamo per un attimo che tutta la conoscenza di secoli venga cancellata, e che il pescatore si sieda al tavolo da costruzione senza nessun riferimento al passato ed al sistema di costruzione delle mosche. Come si potrebbe evolvere?  Credo che la prima cosa sarebbe cercare di capire quali appetiti ed emozioni portano le trote a prendere una mosca artificiale, e concluderebbe sicuramente che i motivi sono (1) Fame (2) Capriccio (3) Curiosità (4) Istinto Predatorio. Per i motivi 2, 3 e 4 egli evolverebbe certamente delle Mosche di Fantasia, e queste potrebbero essere addirittura del tutto differenti da quelle conosciute fino ad oggi, ma sicuramente molto colorate ed attive nel movimento. Per il motivo (1) ed occasionalmente per il (2) egli farebbe certamente prima uno studio sugli insetti di cui le trote si nutrono in un particolare momento e poi tratterrebbe esemplari di queste catturati a metà ed alla fine dello sfarfallamento e ne analizzerebbe lo stomaco. Egli troverebbe che il 95 per cento delle Effimere sono state ghermite prima che le loro ali fossero dischiuse completamente e sarebbe oltremodo difficile se non impossibile cercare di imitarle correttamente sull’amo. Potrebbe quindi costruire imitazioni galleggianti da utilizzare in speciali occasioni, ma l’alternativa più percorribile sarebbe allora quella di imitare lo stadio immediatamente precedente, che è quello della ninfa. Nel periodo precedente lo sfarfallamento le ninfe si muovono e si spostano in grande numero anche presso la superficie…”
 
SLIDE 27 – LE MOSCHE ARTIFICIALI – FOTO INSETTO METAMORFOSI
 
Credo che raramente sia stata fatta una sintesi così significativa della realtà e di quelle che in fondo sono le opportunità che si possono presentare a chi impugna una canna da mosca. Che la pesca in sfarfallamento ne sia la massima espressione è superfluo venga sottolineato, anche se personalmente gli accosto quasi alla pari la pesca con la ninfa a vista a condizione che l’acqua sia semplicemente cristallina. Ma il motivo per cui ho riportato questo brano è un altro ed e contenuto nel “… il 95 per cento delle Effimere sono state ghermite prima che le loro ali fossero dischiuse completamente e sarebbe oltremodo difficile se non impossibile cercare di imitarle correttamente sull’amo.” Il processo evolutivo ha reso oggi possibile questa opportunità, i materiali da costruzione moderni consentono di potersi cimentare nella imitazione di stadi vitali e nell’impiego di artificiali ritenuti dal punto di vista pratico quasi impossibili da realizzare in passato. Per fare questo occorre ancora una volta NON BANALIZZARE il sistema, occorre PORTARE PROFONDO RISPETTO al passato.
 
 
SLIDE 28 – LE MOSCHE ARTIFICIALI – FOTO CRIPPLE
 
 
E’ appena il caso di sottolineare che siamo di fronte senza mezzi termini ad una svolta epocale, la possibilità di sviscerare con le nostre imitazioni di insetti in transizione il nucleo essenziale della Pesca con la Mosca durante gli sfarfallamenti, dichiarato a chiare lettere anche dal grande G.E.M. Skues ed elevare quindi la sfida al massimo livello possibile. Siamo quindi ed ancora una volta di fronte ad un privilegio, precluso per loro stessa ammissione anche ai grandi del passato come lui.
 
Questa è la pesca a mosca, ed è forse solo qui che è possibile aggiungere forse qualcosa di nuovo. Il resto è già stato tutto scritto, occorre avere solo il desiderio di conoscerlo.
 
Cosa sta accadendo oggi? Si cerca di banalizzare il tutto ! Perché sminuire la seconda componente fondamentale della nostra affascinante passione?
 
 
SLIDE 29 – LE MOSCHE ARTIFICIALI – FOTO BOLLATA
 
È quindi un piccolo miracolo visionario quello che il pescatore a mosca cerca nell’abboccata di un pesce dai puntini rossi o dalla grande pinna colorata, un miracolo che richiede un livello di creatività artistica assimilabile a qualunque forma di arte l’uomo abbia cercato di perseguire. Perché sminuire o banalizzare tutto questo?
 
 
 
SLIDE 30 – NOI STESSI – FOTO TROTINA PATAGONIA
 
Lo scopo, alla fin fine, è sempre quello: una cattura che soddisfi la nostra passione e che renda conto della nostra abilità e che ci ricolleghi alla natura. Ecco perché una sola trota che abbocca ha un significato illimitato: una cattura sancisce un’infinita comunione col mondo naturale, col fiume, con la vita. Una trota che prende il nostro piccolo insetto finto soddisfa infiniti parametri che non si limitano solo all’abilità del volteggio, alla conoscenza dei segreti del fiume, alla capacità di rappresentare con perizia le piccole, magiche creature che appaiono d’incanto dalle acque, essa sancisce il rito ancestrale che ha consentito alla specie umana di evolvere, e di celebrare il suo più profondo rapporto con quella natura dalla quale proviene. Ed è qui che la pesca a mosca si distingue soprattutto: un’unica cattura ne vale cento come ne vale mille, perché non ha senso catturare a ripetizione pesci su pesci senza percepire il significato di ciascuno di quei singoli atti, come non ha senso accendere mille ceri per quantificare la forza di una fede.
 
SLIDE 31 – NOI STESSI  – FOTO RILASCIO PATAGONIA
 
Ecco, io sono fatto così, e pesco con la Mosca perché in essa ho trovato quello che andavo cercando fra i rivoli della corrente, ci ho ritrovato il mio modo di essere e di vedere la vita. E’ stato come “infilarmi” dentro ad un fiume per indagarne i perchè e la meravigliosa e affascinante vita che contiene e di cui “il pesce” è una delle tante componenti, se volete “Archetipo junghiano della ricerca del sé”. Allora ho anche fissato in immagini gli insetti e le loro metamorfosi, nel momento più sublime in cui secondo me andrebbero imitati, l’unico modo per entrare a far parte realmente di quell’insondabile scenario, dove nell’istante fra “bollata” e “ferrata” è racchiuso tutto quello che andiamo cercando. Dura solo un attimo, ma è in quello che il fiume si ferma ed è il paesaggio che comincia a scorrere.
 
SLIDE 32 – NOI STESSI – FOTO FERRATA PATAGONIA
 
E’ in quel momento privilegiato che il fiume può essere osservato nitidamente. La cattura certo ci appaga perché ci dà questa straordinaria possibilità, ma non sarà mai quindi il numero ma il “come”. Anche l’attesa fa parte dello scenario, è inevitabile quanto necessaria, essa “deve” accadere per dare valore al tutto. L’attesa….. sarà IN essa che faremo le nostre scelte, osservando, indagando, perfezionando forse proprio in “attesa” questa volta del “mostro”. Quel “mostro” non è “il pesce mostruosamente grande”, ma un bel “…sano cappotto” che a me piace definire onorevole sconfitta! Non dimenticate mai che anche nelle favole per bambini se vuoi il tesoro devi prima passare per il “mostro” ed ucciderlo, solo dopo tutti vivranno felici e contenti.
 
SLIDE 33 – NOI STESSI – IL MOSTRO – NINFA UROBOURUS
 
E’ liberarsi da questo che è difficile. “Ai miei tempi”, chi “arrivava” alla Pesca con la Mosca, era perchè stava cercando qualcosa di altro. Non ritengo possibile iniziare a pescare facendolo “a mosca”. Sono le certe incertezze o le incerte certezze il motivo per cui siamo ancora qui. No! Da pollo quale mi considero ancora, e lo considero un privilegio, non voglio citarvi i miei mentori, ma ho avuto la fortuna di avere tutti quelli “importanti” e che oggi non sono sotto la luce dei riflettori, anzi la “rifuggono” , ma vengono a pesca anche sotto casa mia “rigorosamente in incognito”. Lo stesso vale per i libri “polverosi”, ne ho più di 250. La mia libreria è cresciuta con me, e la sua sintesi è in 10 anni di lavoro che si chiamano  “The Fly”, cavolo, come facevo a non dirlo?
 
SLIDE 34 – NOI STESSI – L’ESSENZA
 
Ecco, Io sono fatto così, e vi lascio con una mia poesia :
 
            L’essenza
 
            Quella sera sulla piana l’acqua correva bassa e lentissima,
un cristallo dove si specchiavano i primi segni di un autunno precoce.
            Un filo di nebbia sospeso sulla corrente sembrava dividere il giorno dal crepuscolo ormai imminente, ma anche me dal resto del mondo.
Immerso fino alla vita nell’elemento liquido, mi sentivo al tempo stesso in simbiosi e intruso di quell’atmosfera ancestrale.
I pesci cominciarono numerosi a disegnare i loro cerchi sull’acqua, evanescenti effimere si stavano schiudendo alla loro breve vita aerea.
Nel passato di anni trascorsi sui fiumi, avevo raffinato per questo scenario tecnica ed artificiali fino alla perfezione.
Poche cose al mondo hanno la capacità di rendere interminabile un istante, “Bollata… Ferrata”.
E’ in quell’istante che il fiume si ferma ed è il paesaggio che comincia a scorrere, allora e solo allora il fiume può essere osservato nitidamente, privilegio di pochi eletti.
 
Quella sera avevo in mano la mia vecchia canna di legno ed i mondo intero.
 
Troppa filosofia? FILOSOFIA significa “Amore per la Conoscenza”.
 
SLIDE 35 – GRAZIE A TUTTI
 
Se non avessimo perso di vista tutto questo, e qui parlo di PESCATORI CON LA MOSCA, magari ci avvicineremmo al fiume con spirito diverso e anche le “GESTIONI” sarebbero “DIVERSE”. Se volete, visto che il mio destino personale SEMBRA essere ormai legato indissolubilmente anche a quello del TWT, cosa che NON AMO più di tanto, e visto che ho citato nella prima parte le RISERVE NO KILL e la TWT è una di queste, vi farei vedere volentieri una altra presentazione, quella del CONVEGNO DI CARMAGNOLA dello scorso anno. Altra mezz’ora ? Ovvio no, ma se avete voglia di parlarne, disponibilissimo sempre. C’è una strana abitudine in ITALIA, quella di fare CRITICHE GRATUITE, ma quando si tratta di CONFRONTARSI SERIAMENTE tutti diventano improvvisamente LATITANTI.
 
Vi giuro che ci giorni in cui mi chiedo se abbia un senso ancora fare quello che ho fatto ad esempio anche oggi qui, mettendoci da parte mia e dal mio punto di vista un grande impegno, senza ovviamente la presunzione che di debba per forza pensarla come me. GRAZIE A TUTTI.
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cippalippa

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Reply #1 on: October 15, 2013, 00:32:12
ottimo lavoro!condivido a pieno,ero pescatore a mosca dall'1982 dopo un viaggio in Irlanda,abbracciai questa tecnica come una ragione di vita e come te l'ho vista degenerare in Italia e all'estero,ho pescato nei piu' bei posti del mondo ma purtroppo seguii la mercificazione degli stessi ,vidi nascere i primi no kill in Italia e li vidi morire,ho smesso nel 2004 perche' oltre ai problemi economici non sapevo piu' dove andare a pesca,e ritrovare l'essenza


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