Dopo che ho postato il finale ad asole, mi sono sentito a telefono con l'amico Massimo Magliocco per avere il consenso di mettere un suo articolo scritto tempo fa sul sito di FLYFISHINMASTERS.
Intanto mi ha chiesto di salutare con affetto tutto lo staff di CALABRIAPESCAONLINE, per questo bellissimo e ordinato forum. Secondo, un caro saluto va... al club di PAM ( pensa a mangna') e al mod. FLY (Aldo) che tiene in vita la pesca a mosca nel sud.
Vediamo quando dice sul finale nel suo articolo:
Per quanto riguarda il finale, elemento per me di straordinaria importanza e purtroppo ancora oggi non del tutto apprezzato per i suoi enormi vantaggi nel contrastare il dragaggio, gli anelli a cui alludo sono quelli che uniscono i vari spezzoni di un finale “tipo a nodi”.
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Facciamo un po di chiarezza. Se partiamo dal principio che per combattere il dragaggio oltre ai lanci finalizzati a tale scopo è necessario un finale che abbia certe caratteristiche in lunghezza e nel profilo, è facile capire che più la struttura di questo è rigida e più si ha difficoltà a plasmarlo. Proprio in relazione a ciò in un recente passato è stato demolito il concetto dei “molti nodi” (più nodi più rigidezza). Oggi si tende a farne al massimo quattro, poi si è pensato di rendere questi nodi meno voluminosi quindi con pochi giri, poi si è arrivati ad utilizzare fili estremamente elastici e poco rigidi ma, a mio avviso, tutto questo non bastava mancava ancora qualcosa che rendesse questo finale ancor più plasmabile e assecondabile alle correnti sia superficiali, se ci riferiamo ad un finale per la secca, che sommerse se invece ci riferiamo ad un finale per la ninfa. Allora dove intervenire per far si che la struttura di questo importantissimo elemento dell’attrezzatura potesse esprimersi al massimo ? Da qui l’idea di non unire più i vari spezzoni con i classici nodi ma renderli liberi tra loro e quindi congiungerli attraverso delle micro asole. Non so se questo modo di unire i fili era già stato pensato e messo in atto da qualcun altro, fatto sta che personalmente non ne ho avuto traccia. Sembra un qualcosa di inutile ma se non si prova un finale così assemblato non ci si può rendere conto. In effetti il grosso problema del dragaggio non è tanto sull’acqua mossa ma su quella leggermente mossa che non da quel margine di errore che si traduce nel nascondere alla vista del pesce le scie della mosca e del tip del finale dato appunto dall’acqua mossa. Sulle acque leggermente mosse infatti, si “rischia” molto poiché spesso si affrontano con troppa disinvoltura e non gli si da la giusta importanza con il risultato che il complesso mosca finale lasci sulla superficie dell’acqua le “maledette” scie. In queste acque sono le micro spinte che non vengono assorbite dal finale quelle per intenderci che, pur essendo innumerevoli, non si mostrano come le forti correnti alle quali stiamo, giustamente, particolarmente attenti, ma filtrano sibilline e infide. Di solito sono quelle che vengono generate da una serie di pietre sommerse ad una profondità sui 50/60 cm in cui l’acqua scende apparentemente compatta e dove si lancia molto più tranquillamente di altri siti senza pensare molto alle conseguenze che sicuramente si possono generare. In altre parole le grosse spinte dell’acqua che danno vita a forti correnti sono individuate molto bene dal pescatore, ma quelle minori che spesso sfuggono ad un occhio poco allenato non vengono rilevate ed è proprio su queste che un finale assemblato con delle micro asole può rendere molto di più di uno classico a nodi.
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Le micro asole, fungendo da vere e proprie cerniere, tengono sulla ferrata e alla trazione esercitata dal pesce in maniera ottimale. Io e i gli istruttori della nostra scuola di pesca a mosca la FFM (Fly Fishing Masters), abbiamo testato in pesca questi finali per più di un anno non riscontrando mai dei problemi che all’inizio, a dire il vero, ci avevano fatto venire dei legittimi dubbi che erano di tre tipi e cioè sulla tenuta, sulla trasmissione di energia e sulla precisione. La soddisfazione nel vedere via via dissipati questi dubbi è stata grande. In effetti oltre all’ottima tenuta non abbiamo constatato il benché minimo “collasso” nella trasmissione che in teoria poteva esserci in considerazione del fatto che i vari spezzoni di filo non fossero stati del tutto uniti. Ma il grosso nostro dubbio era la possibile mancanza di precisione. Anche in questo caso nessun problema basta che la tensione del finale non venga mai compromessa. Del resto questo problema della precisione esiste, ed anche in maniera considerevole, anche per i classici finali a nodi e conico, nel senso che se la tensione viene a mancare per un qualsiasi motivo, allora la struttura crolla inesorabilmente senza nessun risultato. Quindi, dissipati i nostri dubbi, abbiamo iniziato a vedere se la intelaiatura di questo finale avesse delle peculiarità e quindi quei vantaggi che avevo pensato potesse dare in relazione al dragaggio. Le prove effettuate sulla stessa superficie di acqua sia con i classici finali che con quello asolato hanno dato dei risultati straordinari in particolare su quelle superfici di cui si è detto sopra e cioè con una serie di infide tensioni superficiali.
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Con l’occasione volevo menzionare il mio amico nonché istruttore di FFM Massimiliano Nucci per l’apporto tecnico fornitomi in quanto ottimo conoscitore di nodi e legature. Per concludere un finale che si può considerare innovativo e che, ne sono convinto, potrebbe rivoluzionare il concetto di finale ed essere così pensato finalmente alla stregua del lancio per combattere il dragaggio.
La fonte di queste idee sta alle basi della TLT... la tecnica più riconosciuta al mondo che e stata diretta e prodotto da Roberto Pragliola e la sua innovazione nella pesca con la mosca artificiale da 40 anni a questa parte.
Se' non ci fosse stato lui Roberto Pragliola...dovevamo pescare con la nostra tecnica FDT ( fai da te).