Quando si è in vacanza e non si può uscire a pesca, vuoi per la chiusura della trota, vuoi per il cattivo tempo, uno ha la pam nel sangue che fa? Costruisce qualche imitazione oppure legge qualche articolo sulle vecchie riviste sognando ad occhi aperti!
Mi è capitato tra le mani una traduzione di una rivista francese in cui si parlava di Halford. (costui visse in Inghilterra verso la fine dell'800 e fu un pescatore di fama mondiale, e un intraprendente campione di mosca secca, al punto di farne una religione.)
Egli ricercò una imitazione quanto più perfetta dell'insetto naturale. Ne studiò un numero considerevole, scegliendo i più comuni, creando una serie di un centinaio di modelli che in seguito ridusse a poco più di una trentina.
Nella sua ricerca intransigente della perfezione riprodusse, per ogni modello, il maschio e la femmina. I suoi sforzi furono quelli dell'artista, del ricercatore accanito che segue il sogno dell'imitazione "esatta".
Un giorno Halford provò le sue migliori creazioni su alcuni pesci che bollavano a valle di un piccolo ponte. Invano egli presentava le sue meraviglie preferite, invano cambiava continuamente la mosca, ottenendo sempre rifiuti su rifiuti.
Disperato, "il maestro" posò la canna e, appoggiatosi alla sponda del ponte, svuotò la sua scatoletta nell'acqua. "Scegliete voi" gridò rivolto alle riluttanti trote.
Le mosche, divinamente galleggianti, puntarono al filo della corrente e le trote..... cominciarono a disputarsele, maschi, femmine tutto quanto passasse.
Ad Halford rasserenato si impose una considerazione, le sue mosche risultavano accattivanti e particolarmente irresistibili quando non erano legate ad un filo.Questo breve racconto mi ha fatto venire alla mente un analogo episodio capitatomi tempo fa in un torrente che frequento spesso. Una bella trota bollava in un sottoriva dove la corrente aveva scavato una sorta di grotta.
L’unico modo per poterla tentare era quello di lanciare trasversalmente un po’ più a monte e lasciare trasportare la mosca dalla corrente. I tentativi sono stati vari ma senza successo, la trota continuava a bollare ignorando la mia mosca. In un ultimo tentativo sbaglio il lancio e la mosca si aggancia su un cespuglio, tento inutilmente di staccarla tirando la coda con la sinistra, entrare in acqua significava rovinare il posto, do uno strappo un po’ più vigoroso e il finale si spezza proprio dal nodo che lo legava alla mosca . L’imitazione cade in acqua e viene trasportata dalla corrente davanti al muso della trota che non se la lascia scappare.
Feci le stesse considerazioni di Halford!
Del resto il filo, per quanto sottile, non è esso stesso, malgrado tutto, un'appendice visibile tale da provocare rifiuti?
Oltre al fatto della visibilità, in quanto legame, il filo dà alla mosca una rigidità che la rende anormale.
La mosca non rivela più quella libertà, quella leggerezza sull'acqua, adattandosi alle più piccole inflessioni della superficie, che mostra invece la sua sorella naturale.
Fatto ancora più grave, lascia poi il dragaggio sornione, anche se impercettibile ai nostri occhi, che dà l'allarme.