Lunedi mattina come da routine sveglia alle 4 e 30 per andare a mare, assieme ad un amico (mpare Dino). Avevamo avuto modo, il giorno prima ossia domenica, di constatare una bella scaduta interessante il settore ionico di reggio calabria, conseguenza di una discreta mareggiata di scirocco dei giorni precedenti. D'intuito e con l'aiuto delle previsioni, avevo intuito che al nostro arrivo il ciclo si fosse concluso, tuttavia confido sempre nella buona vena dei pesciolini ai quali avremmo fatto visita, dato che il termine della scaduta era roba di qualche ora prima del nostro arrivo. Dopo il sacro caffè pertanto decidiamo di sondare quel di Palizzi marina.
Al nostro arrivo attorno alle 6:15, lo spot si presenta con mare calmo, ma con un piccola onda schiumosa sul gradino di risacca, mentre il colore dell'acqua nei primi 30 mt è visibilmente torbido, segno inequivocabile del "movimento marino" precedente. Ci soffermiamo una decina di minuti cercando di carpire eventuali segni o punti teoricamente vantaggiosi ma il mare calmo non ci indica particolari "zone X". Dino tuttavia individua a circa 70 mt dalla battigia una colorazione differente dell'acqua che in quel tratto diviene più scura, causa presenza di fondale roccioso o quantomeno misto, quasi in direzione di un torrente che taglia la spiaggia in due, ma che tuttavia non affluisce al mare in quanto troppo povero del suo elemento naturale, l'acqua. I primi metri invece rappresentavano perlopiù un fondale sabbioso misti a pietrisco. Lo spot è a bassa energia.
Montiamo tutto e cominciamo a pescare. Io piazzo due canne, una antares bx 150 gr con navi 7000, 0.28 in bobina, roccobomb da 100 gr e long arm 0.26 al fluorocarbon amo beack n8. L'altra è una casini incredible force 1 250 gr e ultegra 10000 che inizialmente utilizzerò nella speranza di ingannare qualche spigola nei primi mt,con 150 gr di piombo e short rovesciato, in realtà un long arm alto di circa 1,80 mt sempre 0.26 fluorocarbon. I calamenti dell'amico sono pressocchè simili.
Per quanto riguarda le esche, utilizzeremo americano, paguri, bibi veneziano, qualche seppiolina e totanetti, americano.
Sull'antares piazzo americano big size a sondare media distanza, sulla casini una seppiolina nei primi metri torbidi.
La prima ora di pesca non è delle migliori, solo qualche timida tocca. attorno alle 10 però l'Hexagon di Dino segnala una piega violenta, seguita da altri scossoni.Dopo la ferrata segue un discreto combattimento, con attimi di tensione soprattutto all'arrivo della preda in prossimità del gradino, visto che la lenza madre era praticamente attorcigliata a quella di alre due canne in pesca.con il mio provvidenziale calabria aiuto Dino spiaggia questo bel sarago che alla bilancia risulterà 1 kg esatto
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A questo seguirà la cattura di uno più piccolo, circa 400-500 gr. Le mie canne, tristemente ferme, non danno nessun segnale. Capisco che i saragoni perlustrano le loro solite zone rocciose e pertanto forzo i lanci clippando i braccioli. In particolare, cerco di insidiarne qualcuno di taglia innescando un totanetto intero, misura da innesco. Dino nel frattempo spiaggia una piccola mormora ed io un saraghetto sull'americano, slamati con la solita cura e rilasciati al mare. Mi getto sulla spiaggia con la leggiadria di un elefante marino, abbattuto dal sonno e dalla delusione mentre osservo il sarago precedentemente catturato che a stento entra nel secchio, e tra me e me penso "perchè il fratello non mi fa visita?"
Nel frattempo il sole fa capolino nel cielo coperto e si alza un leggero vento da nordovest abbastanza freddo. I gabbiani offrono uno spettacolo meraviglioso con continui volteggiamenti ed evoluzioni in un'atmosfera di pace e tranquillità. Mi accendo una sigaretta e godo della natura che mi circonda.
Non nego che la metà di un occhio è sempre rivolta alle cime delle canne......Proprio quando meno me l'aspetto, la cima della casini si piega delicatamente ma profondamente seguita da tre strappi di una violenza inaudita, sbalzo come una molla dalla sabbia e mi precipito in direzione del tripode. Altre due o tre bordate sulla cima mi fanno capire che il pesce è allamato, dopo la ferrata mi accorgo che la preda è di quelle big, molto impegnativa tanto che sono costretto ad allentare la frizione. Due ripartenze poderose mi fanno pensare ad un'oratona, cerco di mantenere la calma e di gestire la forza del pesce, dandogli agio di ripartire ma allo stesso tempo gli faccio sentire la mia presenza. Un'altra scodata, ahimè decisiva, e avverto che la preda mi ha tagliato il terminale, anche se in cuor mio speravo si trattasse di un avvicinamento repentino verso riva tipico delle orate. Lo 0.26 ha ceduto nonostante la frizione stesse facendo il suo sporco lavoro, col senno del poi avrei dovuto aprirla di più data la dimensione del predone, ma esperienze passate relative a intanamenti e arroccamenti mi hanno condizionato.
recupero tra bestemmie e smadonnate, e dino che aveva assistito alla scena durante un recupero si avvicina a me ed assieme analizziamo il terminale. Giustamente mi fa notare che la distanza tra il capo del fluorocarbon ed il bait clip è notevole, per cui il pesce in questione oltre ad aver ingoiato il totanetto, pian piano ha reciso la lenza con i denti....Morale: probabilmente non era una grossa orata, ma un grosso sarago o pagro (e chi lo sa?).
Sempre bestemmiando ripropongo stessa esca e calamento stavolta 0.40 sempre fluorocarbon (l'avessi messo prima!!!), ma non ci saranno altri sussulti degni di nota. Torniamo a casa, sapendo che per il resto della giornata non avrei fatto altro che pensare a quell'animaletto che ha avuto la meglio su di me, e realizzo che non ci sarebbe nessun divertimento se questo non avvenisse mai.. Saluti!