PremessaSono sempre stato un accorato sostenitore del C&R; lo ritengo un atto di grande amore e rispetto nei confronti di quella enorme massa di acqua in continuo movimento che tante emozioni ha saputo regalarmi in tutti questi anni di assidua frequentazione di porti, spiagge e scogliere. Soprattutto lo ritengo una nobilissima forma di ammirazione verso le magnifiche creature che in quel blu sconfinato hanno la fortuna di vivere, lontano dalle brutture di cui, invece, un mondo come il nostro è pieno.
Forte di queste convinzioni, maturate con il tempo, cresciute insieme a me, in questi 16 anni di pesca, ho cercato in tutti i modi di non alterare il delicato equilibrio di quell'ambiente nel quale, volta dopo volta, avrei posato le mie lenze. Non ho mai avuto dubbi su cosa fosse più bello, se la foto di un pesce con tutte le pinne dritte e le branchie in movimento o quella di un altro pesce, magari anche più grande del primo, ma oramai inerte, sottratto per sempre a quelle acque in cui ha avuto la fortuna di nuotare.
Non nascondo che queste mie convinzioni mi hanno molto spesso portato a scontrarmi con chi invece ritiene che il C&R sia un'eresia; mai, però, mi era successo quello che sto per raccontarvi.
Sabato mattina mi trovavo in uno dei miei posti preferiti, la banchina del porto di Cetraro, con la mia AW-V70. Le condizioni sembravano ideali: il mare, forse in rivolta contro chi ogni giorno lo ferisce, rumoreggiava all'esterno delle barriere frangiflutti. In queste condizioni, l'acqua decisamente più tranquilla, all'interno delle grandi murate del porto, risultava essere un luogo molto più sicuro per qualche bella preda che lì avrebbe cercato cibo e rifugio.
Il galleggiante di 1 grammo volava in aria benissimo e la lunga spallinata si distendeva armonicamente sull'acqua, dal pallino del 7 che arrivava per primo, seguito da tutti gli altri, fino al microscopico pallino del 12, posto subito sopra l'asola di giunzione del lungo terminale di fluorocarbon Colmic Riverge 0,088; l'ultimo a toccare l'acqua, dando così la percezione della perfetta stesura della lenza, era il vivace bigattino, trafitto sottopelle da un microscopico Gamakatsu serie 410N del 22.
La mattinata era perfetta: il vento, grande nemico della pesca con le lunghe bolognesi, era molto debole e sul molo regnava una assoluta tranquillità. In pastura erano entrate delle salpe di buona taglia che, pur costringendomi a continue sostituzioni dell'esile terminale a causa delle loro affilate dentature, mostravano la solita spiccata combattività facendomi divertire non poco. Dopo qualche foto veloce (Non sei autorizzato a visualizzare i link.
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Login.[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE][IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/img94/4606/salpa060320101.jpg e Non sei autorizzato a visualizzare i link.
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Login.[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE][IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/img94/7417/salpa060320102.jpg), doverosa per mostrare le splendide livree, questi pesci finivano velocemente nella lunga nassa per poter essere rilasciati a fine mattinata.
Ad un certo punto, il branco sparisce così com'era apparso: un po' mi dispiace perchè mi stavo divertendo a fronteggiare prede così combattive con un'attrezzatura ultraleggera, tra l'altro in mezzo a due pescherecci ormeggiati; fondamentalmente, però, sono contento di non dover cambiare terminale ad ogni cattura (visto anche quanto costa il Riverge!). Seguono alcuni lanci a vuoto. Ad un certo punto, però, ecco che il tappo affonda di colpo, senza preavviso: ferro senza pensarci due volte e mi accorgo subito di non avere a che fare con una salpa. Il pesce tiene il fondo con grande autorevolezza, dando delle testate di tutto rispetto ed esibendosi in una prima fuga bellissima; si ferma, inizia il recupero. Si lascia trasportare per un po', poi inizia a puntare la barca alla mia sinistra! Metto la AW-V parallela alla superficie dell'acqua e la abbasso più che posso per evitare che il filo tocchi la chiglia; si ferma di nuovo. Secondo recupero, altra fuga verso la barca alla mia destra! La scena si ripete; non voglio perderlo, mi piacerebbe molto vedere con cosa ho a che fare!
Mentre combatto da una decina di minuti, sento il rumore di una macchina che si ferma dietro di me e subito le voci di mio padre e quella di un suo amico che si mettono ad elargire preziosi consigli; li metto subito al corrente di non avere a che fare con una spigola. Le testate potenti e decise mi fanno pensare ad un bel sarago o, magari, ad una bella orata. Tra poco dovrei scoprirlo comunque. Sento che il pesce sta cedendo e si lascia trasportare docilmente. Affiora la splendida sagoma di una mormora, ma di così grosse non ne avevo mai viste! Dovrebbe passare agevolmente il Kg di peso! La guadino con l'aiuto di papà, la riossigeno velocemente nel secchio (Non sei autorizzato a visualizzare i link.
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Login.[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE][IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/img121/1268/mormora060320101.jpg), gli faccio una foto veloce (Non sei autorizzato a visualizzare i link.
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Login.[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE][IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/img121/969/mormora060320102.jpg) e la metto subito nella nassa, quando sento l'amico di mio padre che inizia a dire: "Che bella mormora! Era un sacco che non ne vedevo una così grossa! Come te la cucini?"; subito gli spiego che le mie intenzioni erano diverse e che l'avrei liberata alla fine, insieme a tutte le altre catture. Non l'avessi mai detto! "Ma tu sei pazzo! Un pesce di più di un Kg! Che peccato! Regalamela che me la mangio io!". Segue una lunga discussione sul destino della povera mormora; anche papà inizia a parteggiare per il suo amico e io mi irrito sempre di più. Alla fine, con la morte nel cuore, mi convinco a trattenere questo pesce. "In fin dei conti, se è per mangiarlo, può anche andare bene ogni tanto" inizio a pensare tra me e me. "Se questo signore ci tiene così tanto, per questa volta lo accontento". Prendo il pesce dalla nassa e glielo consegno chiedendogli, però, di allontanarsi da me; vedere un pesce morire mi rovina sempre la giornata.
I due vanno via e io torno a pescare, ma sono diventato molto triste. Faccio un altro paio di lanci e, dopo una mezz'oretta, me ne ritorno a casa.
Quando mio padre, nel pomeriggio, torna a casa dopo il lavoro, noto che in mano stringe una busta di plastica all'interno della quale mi pare di scorgere la sagoma della mormora. Gli chiedo spiegazioni. Mi dice che l'amico aveva architettato tutto per impedirmi di rilasciare il pesce; aveva detto che voleva mangiarlo anche se non era vero perchè non voleva che io rilasciassi una preda così bella; secondo lui, sarebbe stato un "gesto irrispettoso" (parole sue) nei confronti del mare che mi aveva ricompensato con quella bella cattura. Rimango senza parole. Il pesce è lì davanti a me, ma non è più bello come qualche ora prima. Le pinne non sono più dritte, le branchie sono immobili e la livrea ha perso tutto il suo splendore. Anche le inconfondibili linee verticali sono ora appena visibili (Non sei autorizzato a visualizzare i link.
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Per la rabbia non lo peso nemmeno. Ci penserà mio fratello poco dopo. Per dovere di cronaca, il pesce, pulito e privato delle interiora, segnerà sulla bilancia 1,070 Kg per una lunghezza di 42 cm. Non male per una mormora.
Avrei preferito che quel Kg e passa fosse tornato a nuotare libero come aveva sempre fatto piuttosto che finire in un mondo fatto di persone che non apprezzano la nobiltà del mare e dei suoi stupendi abitanti, ma, per questa volta, purtroppo, è andata così. Il bel ricordo di una serena mattinata trascorsa a pesca mi sarà rovinato da questa brutta esperienza.
Nella speranza di non avervi annoiato, vi saluto e vi ringrazio per la cortese attenzione!