Pesca all’antica dalla barca, ma tutt’ora funzionante

This is a discussion for the topic Pesca all’antica dalla barca, ma tutt’ora funzionante on the board PESCI E TECNICHE DI PESCA.

Author Topic: Pesca all’antica dalla barca, ma tutt’ora funzionante  (Read 4899 times)

^NONNOROBY^

  • Super Moderatore
  • ^Forum Expert^
  • *
  • Posts: 3765
  • Roberto
Posto questo topic in questa sezione in quanto la ritengo più idonea per l'argomento trattato più di quanto lo possa essere la sezione "PESCA DALLA BARCA", molto più specializzata e specifica. Infatti, pur trattandosi di pesca dalla barca, si avvicina di più ad una 'Tecnica di pesca', in quanto praticabile anche da moli e pontili.

Scrissi questo articolo alcuni anni fa e lo ripropongo per chi si è iscritto da poco a CPOL e non ha avuto modo di leggerlo o rintracciarlo quando fu pubblicato. Lo ripropongo perché due settimane fa mio consuocero mi ha prestato la sua barchetta ed ho potuto constatare che funziona tutt’ora alla grande. E’ un metodo rivolto alla cattura di grossi esemplari di spigole e orate, anche se ovviamente non potranno mancare le catture di altri tipi di pesce.

Lo spot.
 
Lo spot ideale è costituito da un fondale che va dai 2 ai 4 mt ricoperto di posidonie, ma il punto ideale è rintracciare tra di esse uno spiazzo ricoperto da 'erbetta' bassa (tipo prato verde) che abbia un'estensione con un diametro di almeno 30 mt su cui far adagiare le nostre esche: noi ci ormeggeremo esattamente al centro, quindi potremo lanciare le nostre esche intorno alla barca in un raggio di 15 mt. Chiaramente la radura potrà avere anche un'estensione maggiore o minore. Siccome la ricerca della radura potrebbe richiedere anche molto tempo, sarebbe meglio affidare la ricerca e la battuta a due giornate differenti. Se siete fortunati e la rintracciate in mattinata, potrete dedicarvi alla pesca già a partire da quello stesso primissimo pomeriggio (questo tipo di pesca l’ho sempre fatto a partire da subito dopo pranzo sino al tramonto inoltrato). Una volta rintracciata la radura, sarà sufficiente calare un segnale esattamente al centro (un piccolo contenitore di plastica unito ad una zavorra qualsiasi con un pezzo di sagola).

Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

La barca.
 
Per questioni di praticità sarebbe meglio utilizzare una piccola barchetta a remi, ma con l’importantissima prerogativa di essere molto stabile, in modo da starci agevolmente anche in piedi e di muoverci da prua a poppa senza correre il rischio di perdere l’equilibrio per un eccessivo rollio.

- Dotazioni di bordo: 2 piccole ancore ad ombrello e 50 mt di sagola

Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

Attrezzatura da pesca.

     -   200 mt di nylon diametro 0.50 mm suddiviso in 4 spezzoni da 50 mt ciascuno
     -   4 sugheroni avvolgilenza cm 30x15x2 in cui avvolgere i 50 mt di nylon
     -   Ami beak misure varie (N. 2, N.2/0, N.4/0)
     -   Elastici grossi (tipo quelli verdi)

Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

Esca e pastura.
 
     -   Esca: sardine e trigliette freschissime.
     -   Pastura: miscela di sarda macinata, semola, olio di sardina e formaggio pecorino grattugiato (opzionale: latte scaduto o in scadenza). E acqua.

Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

Prepariamoci alla pesca.
 
La prima cosa da fare è di cospargere un pizzico di sale fine sulle sardine (perché si rassodino), metterle in appositi contenitori di plastica insieme alle trigliette e quindi tenerle in frigo. Subito a seguire mettiamo i panetti refrigeranti nel congelatore e (proprio per non dimenticarcene) mettiamo in bella vista la borsa frigo, un guadino a manico corto e la nassa portapesci per mantenere vive le prede durante la battuta (di cui ne tratterremo solo una, mentre libereremo tutte le altre). La borsa frigo eviterà di far sfaldare l’esca per il calore e, perché no, di tenere in fresco qualche bottiglia d’acqua ed un panino imbottito.

Prepariamo poi la pastura, che una volta pronta esporremo al sole per qualche ora in modo che fermenti acquistando un ‘profumino’ al limite del voltastomaco. Dopo aver acquistato un secchiello di sarda macinata (volendo la si può preparare anche da se), 2 kg di semola ordinaria, un flacone di olio di sardina e 3 etti di formaggio pecorino stagionato grattugiato, procuriamoci un ex contenitore di idropittura bonificato da 15 lt o altro contenitore equivalente e misceliamoci con cura all’interno gli ingredienti sopra citati dosando l’acqua in modo che il pastone diventi semiliquido (se disponiamo di latte scaduto o in scadenza, ancora meglio). Per miscelare usiamo dapprima un bastone (all’inizio l’impasto è un po’ tosto da miscelare) e poi un mestolo in metallo che abbiamo fatto sparire misteriosamente dalla cucina, che ci servirà in seguito anche per spargere la pastura tutto intorno alla barca. Chiudiamo il contenitore e mettiamolo al sole. Il numero dei contenitori di pastura che possiamo preparare dipende esclusivamente dalle nostre tasche (con i prezzi oggi saliti alle stelle, anche la pastura, come l’esca, sta diventando un lusso).

Quindi dedichiamoci alla preparazione delle lenze, che richiede ben poco tempo. Avvolgiamo in ciascuno dei 4 sugheroni 50 mt di lenza, leghiamo l’amo (uno diverso per ogni lenza) e appuntiamolo sul sughero, mettiamo di traverso al sughero uno dei grossi elastici ed infiliamo i sugheroni in uno zainetto insieme ad una cassetta contenente ami, forbici e quant’altro riteniamo ci possa servire a pesca. Sulla lenza non va inserito alcun piombo, l’esca calerà lentamente sul fondo senza l’ausilio di alcun tipo di zavorra, ma se proprio ci tenete metteteci un piombino scorrevole da 10/20 gr, non di più.

Mettiamo a bordo della nostra barchetta un piccolo contenitore di plastica a cui avremo legato un pezzo di sagola (o di lenza) ed un piombo (o una pietra) e mettiamoci alla ricerca della nostra ‘prateria’. Questa potrebbe trovarsi già a poche decine di metri dalla riva come ad un centinaio, dipende dalla conformazione del fondale. Come profondità è meglio tenersi tra i 2 ed i 4 mt, più che sufficienti per non mostrarci invasivi e troppo visibili alle prede ed utili per intervenire in modo molto più rapido qualora dovessimo disormeggiarci per inseguire il nostro sugherone trascinato via dalla nostra bestiolina (vedi più avanti). Trovato il punto giusto tra le posidonie, stabiliamone il centro e proprio in quel punto caliamo il nostro segnale. Vi suggerisco di prendervi dei punti di riferimento a terra che vi agevolino a rintracciare più facilmente il punto per eventuali battute successive: se infatti lasciate il segnale, questo al 99,99% vi verrà portato via oppure la volta successiva potreste trovarci in pesca… un’altra barchetta. Se per rintracciare il punto ci abbiamo impiegato solo la mattina, la giornata di pesca è salva: c’è infatti a disposizione tutto il pomeriggio e volendo tutta la notte (se già non vi siete stufati di stare tutta la sera in barca…).

In azione.

Carichiamo sulla nostra barca tutto l’occorrente, che fortunatamente non è molto. Non dimentichiamoci di portarci dietro qualche litro d’acqua da bere, specialmente in questo periodo. Puntiamo la prua al segnale e 20 mt prima di raggiungerlo mettiamo la prua esattamente contro vento (se dovesse esserci) e caliamo la nostra prima ancora. Superiamo quindi il segnale e dopo 20 mt caliamo la seconda ancora: entrambe le ancore sono legate alle estremità dell’unica sagola. Riportiamoci sul segnale, che recupereremo, e tendiamo con forza la sagola, a prua e a poppa, in modo da bloccare quanto più possibile la barca in modo che scarrocci il meno possibile a sinistra e a destra: più sta ferma nella postazione centrale, meglio riusciremo a pescare.

Una volta ancorata bene la barca a prua e a poppa, facciamoci coraggio e scoperchiamo il contenitore della pastura, magari tappandoci il naso. Diamo una rimescolata all’impasto e cominciamo a lanciarne qualche mestolata tutto intorno alla barca. Da questo momento in avanti possiamo precedere con la massima calma, non dimenticando che in barca, specialmente se piccola, tutto deve essere disposto nel massimo ordine.

Procediamo al taglio della sardina, che va tagliata (a seconda della grandezza dell’amo) in 3, 4, 5 o 6 pezzi (non si spreca nulla, in quanto si usa anche la testa e la coda)
 
Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

La triglietta va invece innescata intera a mò di verme, facendo passare la punta dell’amo dalla bocca e facendola fuoriuscire dalla coda

Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

Svolgiamo quindi sul pagliolo una ventina di metri di lenza dal primo sugherone, inneschiamo un pezzo di sardina o una triglia e lanciamola a sinistra della barca in direzione della prua. Recuperiamo dal pagliolo l’eventuale lenza eccedente riavvolgendola nel sugherone, facciamo alla lenza un’asola lasca (sia per poterla sciogliere facilmente, sia perché non diventi un nodo morto, pericoloso), infiliamoci l’elastico a ‘bocca di lupo’ e poi infiliamo l’altra estremità dell’elastico nello scalmo o in qualche bitta di cui è dotata la barca. L’elastico favorirà l’autoferrata e sarà un ottimo ammortizzatore delle testate delle bestioline. Posizioniamo il sugherone in modo che non ci stia tra i piedi.

Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login
 
Procediamo in questo modo anche per le altre tre lenze: due lanciate a sinistra della barca e due lanciate a destra (rispettivamente due verso la poppa e due verso la prua). Una di queste lenze la terremo in mano. Non ci resta che attendere pazientemente, pasturando di tanto in tanto.

Ho accennato più sopra all’ ‘inseguimento’ del sugherone: capita, a volte, che la bestiolina dia una testata talmente potente da far fuoriuscire l’elastico dello scalmo e far volare letteralmente il sugherone in aria, per poi trascinarselo con furia sotto il pelo dell’acqua. Per nostra fortuna scene simili a quelle de “Lo Squalo” appartengono solo al film, mentre nel nostro caso il sugherone riaffiora già dopo qualche decina di metri e resta immobile: la nostra bestiolina è talmente spossata che può essere salpata perfino a mano senza l’ausilio del guadino… Resta sempre la scocciatura di doversi disormeggiare dopo aver recuperato in fretta le altre lenze, ma vi assicuro che ne vale davvero la pena...

Questo tipo di pesca può essere fatto durante tutto l’anno, ma io preferivo farla nella stagione estiva-autunnale, quando le condizioni del mare non mi ‘frullavano’ come uno zabaione. Due settimane fa ho avuto la fortuna di rivivere quelle indimenticabili emozioni.



 
Link utili:
- Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login
- Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login
- Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login
- Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login
- Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login


Tags: