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Discussioni - ^OLTREMARE^

#1
PESCA FORUM BAR / HELP! HELP! HELP!
Gennaio 31, 2016, 16:25:51
Aspettavo con estrema urgenza dei documenti da un amico tramite email. Stamattina è arrivata la mail ma nella fretta non ho fatto caso all'ora di arrivo (le 4 del mattino) ed altre cosette che di solito che normalmente mi avrebbero messo in allarme. Il file era zippato e l'ho istintivamente decompresso ma l'ho bloccato subito non appena ho visto un'estensione .exe. Sembrava non fosse successo nulla ma dopo un pò perdo l'immagine del desktop e non riesco più ad aprire alcun file. In ogni cartella sono comparsi una foto, un file txt e un link internet dal titolo "help recorver instruction + vbe" che mi informano che questi bastardi mi hanno criptato i file ecc. ecc. In sostanza ogni file di testo, fogli elettronici foto ecc, hanno assunto l'estensione ".micro" . La chiave di criptaggio è questa: RSA-4096. Non ho tradotto il resto del messaggio ma sicuramente vogliono dei soldi pena la perdita dei file. Ho contattato un mio amico esperto che forse domani viene a vedere ma mi ha anticipato che potrà rimuovere il virus ma sul decriptare i files la vede dura. Qualcuno di voi ha esperienze/notizie in merito? Ogni suggerimento è ben accetto. Grazie
#2


La pesca alle mormore, attività gratificante fino a qualche anno fa per pescatori di ogni livello, continua il suo declino stagione dopo stagione. Salvo poche locali eccezioni, i faraonici cestini di una volta, sia per numero che per taglia delle catture, sono ormai un lontano ricordo. Quali siano le cause non si sa, o meglio, lo sappiamo ma evitiamo sempre più di addentrarci in disquisizioni su argomenti spesso fuori dal nostro raggio d'azione. Il guaio è che non solo evitiamo di affrontare il problema della rarefazione dei pesci ma diradiamo sempre di più le nostre uscite demoralizzati dagli scarsi risultati. L'altra diretta conseguenza è che ci disinteressiamo sempre più dell'argomento pesca in generale, magari a livello prettamente teorico come può essere una sana e coinvolgente partecipazione alle discussioni sul nostro Forum, privandoci così un aspetto ludico della nostra vita che, anche se spesso inconsapevolmente, rappresenta un'importante valvola di sfogo dei nostri problemi quotidiani. Il guaio è che spesso molti di noi legano la pesca al solo risultato per cui, mancando quest'ultimo, scema via via l'interesse per l'attività sportiva in sé sino ad arrivare al completo abbandono della stessa. Ovviamente son consapevole che continuare ad accumulare cappotti diventa deprimente ma a volte siamo anche noi ad essere troppo statici. Spesso vediamo la pesca alle mormore come il classico passatempo da pensionati quindi, lancia l'esca, mettiti sulla sdraietta e aspetta godendoti la brezza estiva. Occorrerebbe invece, visto anche i tempi che corrono e il periodo attuale, non certamente il massimo per insidiare i migliori esemplari dello sparide, tirar fuori un po' di dinamismo e dare una mano alla sorte. In che maniera? Un primo consiglio sarebbe quello, molto ovvio, di incrementare il numero di uscite sperando che a maggior frequenza corrispondano maggiori catture, ma questo non è sempre possibile e veritiero. Sarebbe anche opportuno diversificare, quando è possibile, lo scenario di pesca: se constatiamo che diverse uscite a bonaccia non ci hanno portato a nessun risultato, aspettiamo magari la serata in cui la monotonia estiva viene rotta da una veloce perturbazione rinforzando il vento e muovendo il mare. Occorrerebbe poi una maggior dose di fortuna visto che spesse volte noi andiamo in bianco e quel tipo che sta poco più in la ne becca diverse? Ma com'è possibile calamitare i buoni auspici? O, molto più realisticamente, com'è possibile azzeccare il punto giusto? Molto difficile fare delle scelte visto l'appiattimento della spiaggia durante le battute di PAF. Il dato di fatto è che le mormore effettivamente accostano "a settori" ma noi non sappiamo quali: una sera le hai sotto i piedi e la sera dopo magari sono cento metri più a destra, quello che non ci è dato sapere è il perché e il per come. E' il caso di  andare a cercare cause e spiegazioni scientifiche o ci limitiamo ad occupare il solito posto sperando che questa sia la serata buona? C'è un'alternativa ovvero seguire il vecchio detto che vuole Maometto andare verso la montagna se questa non va da lui (o viceversa). Adattando la branca itinerante del surfcasting ossia il wandersurf di cui abbiamo già parlato in passato e mutuando un termine dei nostri amici spinners, possiamo definire questo tipo di approccio di cui andiamo a parlare "walking the beach" più o meno "passeggiando sulla spiaggia" solo che al posto della morosa ci porteremo dietro l'attrezzatura da pesca. L'intento è appunto quello di andare ad intercettare i tratti in cui le nostre amiche accostano e, visto che non abbiamo basi certe su cui poggiare, dobbiamo operare un minimo di programmazione per non rischiare di avere risultati peggiori della postazione fissa.

Occorrente
Cominciamo dall'attrezzatura. Per quanto si possa trattare di battute estive a mare calmo è sempre meglio ridurre all'osso il tutto. Una canna (tele, 3 pz o 2 pz) tradizionale da PAF intorno ai 120/130gr. di potenza, un mulinello (il più leggero possibile) taglia massima 6000 o giù di lì caricato con uno 0.25 di buona qualità, un picchetto da circa 100cm. leggero in alluminio. Uno zainetto in cui posizionare pochi accessori (4/5 piombi di vario peso), qualche shock leader già pronto, qualche minitrave e travi lunghi, un paio di rocchetti di filo per terminali, ami, girelle, forbici, aghi e minuteria varia. Grossa raccomandazione: se siete indecisi se mettere un piombo o un rocchetto di filo in più nello zaino, lasciatelo a casa così vi rimarrà spazio per una bottiglia d'acqua e qualcosa da mangiucchiare. Completa l'armamentario il solito secchio. Personalmente trovo molto utili quelli rettangolari venduti nei brico per intingere i rulli per imbiancare, ci stanno a meraviglia le scatole d'arenicola e il mulinello quando non è sulla canna. Come esca non mi farei molti problemi, arenicola integrata magari da una scatoletta di americani.

Azione di pesca.
Dobbiamo anzitutto stabilire un punto di partenza che, salvo nostre esigenze particolari, può essere il tratto più vicino all'accesso alla spiaggia. Montiamo, inneschiamo e lanciamo. Nell'attesa, stabiliamo mentalmente un rapporto fra il tempo a nostra disposizione e lunghezza della spiaggia. Nel senso che se possiamo permetterci di stare in spiaggia sino all'alba su una spiaggia smisurata possiamo optare per un frazionamento in cinque settori passando un'ora di tempo circa in ciascuno di essi. Dobbiamo anche decidere di quanto spostarci di volta in volta. Possiamo magari optare, ad esempio, per una distanza di 50 metri.  Quindi, supponiamo di iniziare la nostra battuta alle 9 di sera, dopo 5 ore di pesca, intorno alle 2 di notte circa, ci troveremo a 250 metri dal nostro punto di partenza avendo battuto questo tratto di spiaggia ad intervalli di 50 metri per un'ora ciascuno. Riserveremo le successive cinque ore per il percorso a ritroso variando leggermente le distanze in più o in meno per non capitare esattamente sui punti utilizzati all'andata. In questo modo, alle 7 di mattina ci ritroveremo al punto di partenza avendo battuto palmo a palmo e ad orari diversi l'intero tratto di spiaggia. Per gli spostamenti ognuno si regola come crede: si cominciano a riporre nello zainetto una decina di minuti prima dello spostamento le cose tirate fuori. Se lasciamo la canna aperta cerchiamo di tenere ben fermo il piombo altrimenti continuerà a suonare il tamburo sul fusto della canna. Se non siete dei vecchietti come me potete decidere di allungare a cento metri ogni tratto in modo da perlustrare mezzo chilometro di spiaggia o di impostare tutta la battuta su una direzione evitando le soste del ritorno, ma ricordate che a fine pescata vi aspetterà un bel pezzo di strada per arrivare alla macchina. Ovviamente se il tempo è poco dovremo ridurre sia tempi di permanenza che distanze. Questi sono consigli basati sulla mia esperienza personale per cui, per esporli, ho dovuto necessariamente schematizzare. In sostanza, dobbiamo adattare il tutto alle nostre esigenze, l'importante è che continuiamo a passeggiare sulla spiaggia.
Alla prossima
#3
PESCA FORUM BAR / Buon compleanno Adrenalina
Marzo 10, 2015, 00:17:00
Tanti auguroni Gianni 


ci mancano le tue foto......e i tuoi pesci  ;D
#4
SURFCASTING / LA PESCATA PERFETTA
Novembre 07, 2014, 00:41:21
In questi giorni, causa le condizioni meteo avverse che continuano a flagellare la Liguria e buona parte della penisola, mi sono spesso trovato a dare una sbirciata ai siti meteo memorizzati sul mio pc addentrandomi anche nelle previsioni a 7 giorni e più (cosa che non faccio mai in quanto penso che siano dati poco attendibili). Non ho mancato comunque di dare anche un'occhiata alla condizione di mari e venti più per pura deformazione professionale in quanto non rientra nei miei programmi a breve scadenza una battuta di pesca e, passando da un giorno della settimana all'altro, c'è una cosa che colpisce la mia vista come un flash: le frecce. Si, le frecce direzionali del vento nella parte occidentale della nostra regione. Guardo l'evoluzione degli altri dati come pressione atmosferica, altezza d'onda, velocità del vento, temperatura dell'aria e dell'acqua sino all'evoluzione del tempo senza tralasciare lo stato di marea e sentenzio che questa è quella che, parafrasando un noto film, potrebbe rappresentare la "battuta di pesca perfetta"......almeno come condizioni tipo. Il dato che più mi ha colpito è la direzione del vento che compie una rotazione di 180 gradi da sud est a nord ovest nell'arco di poche ore, (una evenienza che stimola molto i pesci) sino a disporsi quasi frontalmente nella mattinata di sabato 8, come potete intuire da queste due immagini relative ai giorni 7 e 8.





Ed è proprio quest'ultima la giornata che secondo me occorre sfruttare. Teniamo anche conto che il tempo sarà in  miglioramento con piogge  scarse o assenti e soprattutto con vento in attenuazione e mare in leggera crescita dopo un abbassamento dovuto ai venti di spalle nella giornata precedente. Poi c'è la ciliegina sulla torta: culmine di alta marea alle ore 10.05 (riferito a Tropea). Non vi allego altre tabelle in quanto l'evoluzione del tempo è visibile su qualunque sito meteo.
Ovviamente si parla di condizioni da vero surfcasting anche se in prima scaduta per cui è meglio evitare di presentarsi con canne da beach e arenicola.
Penso che possa essere una buona occasione per tutta la nostra costa occidentale con particolare riguardo agli spot del Golfo di S. Eufemia. E se i risultati mancheranno, pazienza, sarà comunque una buona palestra per una lezione di surfcasting.
Attendo report   calabria
#5
Ci scommetto che pensavate di trovare belle ragazze in succinti costumi da bagno, beh non è così. calabria
Il due pezzi è semplicemente riferito alla pezzature delle canne di cui si parla, ovvero le canne a  ripartizione. Anche il collocamento temporale, l'estate, non è esaustivo perche il periodo di utilizzo di questi attrezzi è più ampio. In sostanza coincide con il periodo del beachlegering e della paf ovvero 12 mesi l'anno.
Dovendo affrontare delle classiche battute a PAF personalmente cerco di alternare le canne di cui dispongo per questo tipo di pesca. Per cui a volte mi porto dietro una coppia di canne da beach, altre volte utilizzo una coppia di canne standard da fondo, altre volte opto per due canne di media potenza. Faccio così non per un motivo o un'esigenza particolare ma per il semplice fatto che mi spiace far impolverare le canne nella rastrelliera. Le ho acquistate nel tempo per passione e convinzione per cui sono tutte "piezz' e core". Al momento di prendere le canne e infilarle nella sacca c'è, però, sempre un attimo di tentennamento. Le mani, guidate da un inconscio comando, si dirigono verso ciò che non era in programma e facciamo parecchia fatica a mantenere l'imparzialità che ci eravamo prefissati nell'attuare il turn over. Ma questi dubbi sono davvero una questione inconscia o, sotto sotto, c'è un meccanismo di scelta razionale? Chiariamo subito che il tipo di canne che ci fa titubare sono le canne a ripartizione e qui qualcuno magari storcerà il naso. Nell'immaginario di tante persone infatti il concetto di canna a ripartizione coincide spesso con criteri di estrema rigidità, pesantezza, mare grosso e difficoltà d'utilizzo. Occorre premettere che anche per le ripartite, così come avviene per altre tipologie di canne, c'è una suddivisione per categorie o classi a seconda dell'utilizzo cui sono destinate che ci può fornire una prima indicazione di scelta. Infatti a noi non interessano tutte le ripartite ma solo quelle che potremmo definire, con un termine magari non esaustivo, "leggere". Trattando di canne a ripartizione dobbiamo fare un po' l'abitudine all'uso di termini anglofoni atteso che questo tipo di canne hanno avuto origine nella terra d'Albione. Nulla di trascendentale, termini senz'altro già sentiti come cast weight, ossia la potenza, il peso lanciabile. Questa caratteristica di solito è espresso in misure inglesi, precisamente in once (oz) così come la lunghezza che è espressa in piedi (feet) e pollici (inch). Altri termini che incontreremo individuano la tipologia e la versione della canna. Sentiremo pertanto parlare di versione multiplier o fixed per distinguere la canna anellata per mulinello rotante da quella da mulinello fisso. Avremo poi le cime, rough e match per distinguere cimini ad azione più rigida da quelli più flessibili ecc.ecc.  Tornando a noi, la potenza che ci interessa ha un range limitato e di solito spazia da 1 oz (oncia) a 5 oz. Essendo l'oncia pari a circa 28,35 grammi, le corrispondenze metriche decimali varieranno pertanto da questo peso sino a poco più di 140 grammi. All'interno di questo ventaglio c'è poi una certa gamma di scelta che annovera range diversi come 1/3 - 1/4- 2/4- 2/5- 3/5 ecc. Giusto per tornare alla terminologia anglosassone, in questo gruppo rientrano quelle canne che gli inglesi definiscono "flattie rod", "bass rod" ed "estuary rod", canne di potenza limitata ma con ottime doti balistiche e di reattività.
Includendo il range più basso, l'1/4, sconfineremmo in quelli che, tradizionalmente, rappresentano i canoni del beachlegering e qualche puritano potrebbe inalberarsi ritenendo disdicevole pescare a beach con canne ripartite (per quanto leggere). Ebbene faccio presente che alcuni produttori inglesi consigliano le loro canne più leggere, come le 1/3, proprio per la pratica del beachlegering. Personalmente queste grammature non mi allettano molto; delle canne che ho provato trovo che non abbiano molto in evidenza quel nerbo e quella reattività tipica delle rip, peferisco range di potenza poco più alti come le 2/4 o le 3/5 ed è proprio su questo segmento che cercherò di focalizzare le mie indicazioni. A parte questa mia considerazione personale, oggettivamente e obiettivamente, una 1/3 ha tutte le carte in regola per cimentarsi nel beachlegering e chi afferma il contrario non conosce minimamente le ripartite leggere, ma di questo magari ne parliamo un'altra volta.
Evito di addentrarmi nei meandri delle caratteristiche tecniche e costruttive di queste canne perché esiste un'abbondate letteratura e cerco di tenere in maggior considerazione l'aspetto e l'impiego pratico. Quello che infatti ci interessa in questo contesto è di fornire consigli utili che possano guidarci nella scelta e nell'acquisto di queste canne "estive" ma anche di fornire motivazioni valide a chi ha delle perplessità. Partiamo con l'esaminare gli aspetti negativi, pochi peraltro, cui potremmo andare incontro acquistando una canna a ripartizione. Il primo, universalmente riconosciuto, è una certa difficoltà nel trasporto essendo la misura minima d'ingombro prossima ai due metri. Nulla a che vedere con la duttilità delle telescopiche, è vero, ma proviamo per un attimo a vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto.
Proviamo ad immaginare per un momento di essere appena arrivati sulla spiaggia, al crepuscolo o addirittura in condizione di buio avanzato e valutiamo, sempre mentalmente, quanto tempo e con quali difficoltà riusciamo ad armare una telescopica, una tre pezzi e una due pezzi. Penso che non ci sia alcun dubbio che la contesa volga a favore della rip. Con la telescopica, anche se abbiamo piombo e terminale già montati, come qualcuno usa, occorre estrarre 5/6 sezioni,  allineare gli anelli e poi incastrare bene le sezioni. Con la ripartita basta inserire la cima nel pedone, spingere ed il gioco è fatto. Anche con la tre pezzi il gioco è facile ma gli elementi da allineare e innestare sono tre ovvero uno in più. Ovviamente quello del montaggio (e anche dello smontaggio) è un aspetto secondario in quanto se andiamo a divertirci non badiamo al tempo impiegato per queste operazioni ma per qualcuno può essere una questione rilevante.
Posto il concetto indiscutibile che il formato di canna prossimo alla perfezione sia il monopezzo e che la canna in due pezzi è quella che più si avvicina a questo stereotipo di perfezione del quale raggruppa e conserva le migliori doti tecniche quali reattività, potenza e sensibilità, vediamo quali sono gli aspetti veramente rilevanti. Partiamo dalla gestibilità includendo in questo concetto peso, dimensioni e versatilità. Le canne di questo range sono dei veri e propri fuscelli, dei fioretti che potremmo tenere in mano per un'intera battuta di pesca senza accusare la minima fatica e non parlo solo dei modelli di ultima generazione ma anche delle nonnette prodotte vent'anni fa. Non ho riferimenti precisi in fatto di pesi ma penso di non sbagliare dicendo che una rip leggera da 12 piedi equivalga ad una canna da beachlegering o ad una da paf leggera di livello qualitativo elevato.  Per quanto concerne la scelta del mulinello da abbinare, valgono gli stessi criteri delle altre canne: non devono sbilanciare e appesantire la canna. Un 4500 direi che rappresenta la scelta migliore  anche se si può arrivare fino ad un 6000 in caso di modelli superleggeri. L'optimum naturalmente è rappresentato da un mulinellino rotante classe 8/10 lb come gli Abu 5000/5500. In questo caso non ci sarebbe più storia in fatto di leggerezza e godibilità. Naturalmente è sul campo che saltano fuori le differenze, quelle comportamentali e caratteriali. Per quanto io possa sforzarmi di spiegare, le parole non sarebbero sufficienti, occorrerebbe provare per rendersi conto. Utilizzando una ripartita ci si rende conto che si ha la possibilità di pescare a dieci metri dalla battigia come se usassimo la più leggera delle canne da beach ma al momento di andare più in là non si fa certo dei problemi: montato un piombo da 3 o 4 once, a seconda del range, la schiena e la grinta vengono in evidenza e le distanze arrivano con naturalezza. Due parole sulla sensibilità che rimane immutata tanto sulla brevissima che sulla lunghissima distanza. L'architettura costruttiva delle canne a ripartizione permette di raggruppare tutte queste qualità senza la necessità di ostentare effetti speciali e qualità mirabolanti: il tutto è insito nel suo dna, già da parecchio tempo. In parole molto povere è come avere una canna polivalente: docile e sensibile ma che allo stesso tempo sa tirare fuori i muscoli quando vogliamo qualcosa di più. E tutto ciò a tempo pieno: lanci tecnici senza limitare il piombo e senza limitazioni di tempo e di numero di lanci, la scelta di una canna ripartita ci affranca dall'ansia di dover tenere sempre a mente la franchigia sul piombo. Altro aspetto saliente è che nelle ripartite non c'è, di solito, un margine di sicurezza per la zavorra massima utilizzabile come avviene per le tre pezzi e le telescopiche. Spesse volte addirittura la portata reale si rivela addirittura superiore a quella dichiarata ovviamente senza mettere in crisi e a rischio la canna.  Ovviamente anche in questo campo c'è il concetto del peso ottimale da tenere distinto dal peso massimo. In sostanza le ripartite possono agevolmente "lanciare" la zavorra indicata sulla serigrafia ma, ai fini della massima distanza raggiungibile, questa zavorra si riduce. Qualcuno obietterà che, in quanto ripartite, devono essere usate con lanci tecnici come ground e pendolare, che sottintende la necessità di acquisire praticamente la loro esecuzione. Ovviamente, se si vuole ottenere il massimo, un discreto lancio aiuta ma posso assicurarvi che con questo cast di potenza un discreto side o un buon above restituiscono degli ottimi risultati. E' comunque sempre saggio ricordare che la distanza la fa il pescatore non la canna, qualunque essa sia. Mettiamo poi anche in conto che di fronte ad un'improvvisa variazione delle condizioni marine, con la crescita del moto ondoso, la nostra rip manterrà comunque le capacità di affrontarle.
Quale modello scegliere? Ritengo doveroso fare una premessa: dopo un periodo glorioso di qualche lustro fa in cui vennero sfornati dei prodotti diventati nel frattempo dei cult come le Tecnofish All Bass o le varie Mitchell in due pezzi o le Veret Vrt, queste canne sono un po' cadute nel dimenticatoio. Una certa produzione esiste, sia italiana che estera ma l'interesse del pubblico è rivolto verso modelli di potenza superiore. Sfogliando i cataloghi on line, di modelli papabili ve ne sarebbero parecchi ma qui occorre tener presente un aspetto di cui parlo sempre, ovvero l'individualità di queste canne. Ossia ciascuna canna ha una propria "personalità"  spesso molto diversa dalle altre canne di pari range. Per cui, se in questo topic abbiamo creato, per questioni di comodo, un range di attrezzi idonei per la PAF, non vuol dire che tutte le canne che sulla carta vi rientrano possano andar bene. Vi sono delle canne da 5 once che hanno buone attitudini con condizioni di mare già abbastanza formato e risulterebbero piuttosto sorde per i nostri usi mentre, viceversa, vi sono modelli di range superiore che si prestano ottimamente ai nostri scopi. Oltre ai vecchi modelli di cui si parlava prima e che, per me, rimangono insuperabili, mi permetto di indicare qualche modello attuale in produzione. Purtroppo i prezzi non sono sempre popolari ma guardando bene sul web vi accorgerete che esistono parecchi modelli abbordabili. Rimane poi il mercato dell'usato che offre quasi sempre attrezzi di buone qualità e condizioni e a volte si ha la fortuna sfacciata di incappare in qualche possessore delirante ha deciso di mettere in vendita uno dei cimeli sopra citati.
Per le considerazioni di cui sopra, nelle mie indicazioni non troverete modelli molto noti come la Greys GRX (vecchio modello) nonostante sia una 5 once o la Century TTUL o le Italcanna Fireball S1 e S2 o altri modelli che non sto ad elencare. Ciò non toglie che questi attrezzi abbiano un loro validissimo utilizzo nella pesca a mare calmo magari sulla lunghissima distanza ma nel nostro caso non garantiscono quelle doti di sensibilità indispensabili.
Vi propino ora una breve carrellata di alcuni modelli.
Partendo dalla produzione italiana è doveroso annoverare la

Ultramarine 2/4


e la Exploit 2/4


e mi sentirei di aggiungere l'arcinota Unica 3/6, di range superiore a quello che ci interessa, ma dalla sensibilità eccezionale.

Fra le Italcanna inserirei la Fireball L2


e la Millennium 120.


Non dimentichiamo la produzione Bad Bass con le Cardinal,


le International light


e le Mareggiata light ecc.


e la Veret con le  Tenax sp 2010


e le  Domino2.


Da oltremanica arrivano sempre ottimi prodotti dei quali citiamo alcuni modelli che frequentano anche le nostre spiagge come: Conoflex Flattie Fanatic MK2,


ZZiplex Powertex Bass,


Anyfish Anywhere con la Four & bait


e la Estuary,


la Sonik SK3.


Naturalmente, come è facile in questi casi, avrò tralasciato qualche modello, sono solo delle mie sviste, perdonatemi.
#6
PESCA FORUM BAR / BUON COMPLEANNO VITTORIO
Maggio 24, 2014, 00:33:27



MILLE DI QUESTI GIORNI GIOVANOTTO  
#7
SPINNING ATTREZZATURE / ITALCANNA EXILIS
Aprile 25, 2014, 18:51:59
Naturalmente non è il mio campo ma sbirciando sul sito Italcanna ho visto questa nuova nata che mi pare in linea con le richieste di tanti utenti. Lo spinning non è il terreno forte di Italcanna ma son sicuro che se ha dato un certo risalto a questo prodotto ci ha investito e creduto. Il prezzo non è ancora in giro sul web.

Questa è la nuova nata


e questa la carta d'identità fornita dalla casa madre
Italcanna Exilis
Sezioni: 1
Lunghezza/ingombro: 191 cm.
Anelli: Fuji sic serie k
Azione: moderate
Power: Medium light
Line: 4-12 lb.
Peso lanciabile: 2-11 gr. (1/16-3/8 oz.)


e queste le note caratteristiche
La Exilis e' una monopezzo di 6'6", light, appositamente ideata e creata per lo spinning leggero alla spigola. In tutte quelle situazioni in cui la sensibilita', la dimensione ridotta delle esche, i fili sottili, possono fare la differenza la Exilis risultera' l'attrezzo ideale. Il blank, realizzato in carbonio alto modulo, molto sensibile, permette al pescatore di percepire anche le abboccate più subdole e, grazie al cambio di conicità, ha una buona riserva di potenza nella parte bassa del fusto che consente di aver ragione anche di prede di tutto rispetto. La gestione degli artificiali, purché rientrino nel range, è ottima: la grande sensibilità della Exilis permette di sentire le più piccole vibrazioni dei siliconici, anche se innescati senza piombo. Altrettanto diretto sarà il contatto con tutte le piccole hardbaits che vengono comunemente utilizzate nello spinning leggero alla spigola: lipless, jerk, minnows e piccoli top water saranno animati egregiamente dal cimino scattante di questa canna. La componentistica è di prim'ordine come da tradizione Italcanna. Il portamulinello è un Fuji a vite. L'anellatura rigorosamente Fuji S.I.C. serie K antigroviglio. L'impugnatura è realizzata in Eva, materiale molto leggero e che consente una presa sicura e confortevole anche in condizioni di pioggia e freddo. Il rear-grip è suddiviso in 2 parti (splittato) per ridurre ancor di più il peso della Exilis che già fa della leggerezza una delle sue armi vincenti.
#8
SURFCASTING / SPIAGGE E FONDALI
Marzo 16, 2014, 19:24:16
La conoscenza dello spot che andiamo ad affrontare, se non determinante è quantomeno rilevante ai fini dell'impostazione della strategia di pesca. Ma se per noi la spiaggia è nuova e non possiamo avvalerci quindi dell'esperienza personale o dell'indicazione di amici fidati o se dovremo operare una scelta fra più soluzioni possibili, avremo necessità di fare una valutazione di massima basata su pochi ma fondamentali elementi ovvero: l'esposizione, la granulometria, il tipo di spiaggia e il tipo di fondale.
L'esposizione è un aspetto da tenere sempre in considerazione: dobbiamo prediligere le spiagge in cui il vento del momento picchia in faccia con la capacità quindi di produrre moto ondoso. La questione non è purtroppo semplicissima ma abbiamo già parlato di questo aspetto QUI
La tipologia di spot è la cosa più semplice da determinare atteso che la classificazione contrappone spiagge aperte

a pocket beach.


Le prime sono quelle distese sabbiose o miste senza soluzione di continuità, a volte per chilometri e chilometri. Le seconde sono delimitate da manufatti o formazioni rocciose naturali o incastonate in essi, spiaggette in cui a volte trovano posto solo un paio di amici. Personalmente preferisco queste ultime in quanto non si perdono i riferimenti e le misure dell'ambiente che ci circonda e inoltre perché le delimitazioni laterali creano una sorta di golfo in cui i pesci bazzicano più volentieri. Gusti personali naturalmente, poi c'è chi predilige le immense distese full open.
Il secondo riferimento ha per oggetto la granulometria della spiaggia ovvero lo "spessore" della sabbia. Senza stare a scomodare  le classificazioni scientifiche ci basta sapere che si va dalla sabbia molto fine ai ciottoli, passando per la sabbia media, la ghiaia ecc.




Questo elemento, unitamente al grado di inclinazione della spiaggia, ci possono fornire una prima attendibile valutazione sul tipo di fondale che molto probabilmente ci troveremo di fronte, ovvero uno specchio acqueo profondo o basso. In linea di massima, più è fine la granulometria della sabbia e più il fondale è basso se poi ci troviamo anche in presenza di una spiaggia piana con inclinazione verso il mare lieve o nulla possiamo essere quasi certi che di fronte a noi abbiamo quella che, in gergo, viene definita spiaggia a bassa energia. Viceversa, più aumenta il calibro della granulometria, spostandosi verso la sabbia grossa, la ghiaia ecc., generalmente associata ad una inclinazione accentuata della battigia, e più probabilità avremo di trovarci di fronte ad una spiaggia profonda, tipologia conosciuta come spiaggia ad alta energia.
Oltre alla profondità dell'acqua ci interessa molto conoscere la morfologia del fondale, ovvero se si tratta di fondo misto o fondo sabbioso. Per una prima identificazione ci possiamo affidare alle valutazioni visive ovvero osservare se vi è la presenza di rocce affioranti o appena sotto il pelo dell'acqua o di formazioni rocciose che circondano o abbracciano una parte dello spot. La conferma di questi elementi ci può far presupporre che anche sul fondo possano essere presenti zone rocciose.


Un'ulteriore conferma potremo averla dall'esame visivo della superficie dell'acqua per cercare di cogliere variazioni cromatiche fra le varie zone oppure, se siamo in presenza di moto ondoso pronunciato, l'improvvisa creazione di schiumate ci indica quasi certamente ostacoli sul fondo come grossi massi, scogli o secche. E' ovvio che un responso certo possiamo solo averlo con una perlustrazione subacquea del fondale o con una esplorazione tramite il lancio del solo piombo ed il suo successivo lento recupero.
Dunque la spiaggia non ci crea problemi di sorta se non quello del posizionamento dei picchetti, molto agevole sui siti sabbiosi ma difficoltoso su quelli ciottolosi, sempre che non ci affidiamo ad un tripode altrimenti utilizziamo picchetti robusti, magari auto costruiti, piantandoli con un movimento circolare. Qualche altro problemino le grosse granulometrie ce lo possono creare in caso di lanci piombo a terra: io di solito cerco di ovviare preparando, se possibile, un corridoio su cui effettuare la strisciata del piombo spostando le pietre più grosse, altrimenti si va di pendolare, side e above. Oltre alle formazioni rocciose possiamo incorrere in ostacoli di tipo organico come le formazioni di posidonia. Per queste non abbiamo grosse soluzioni nel senso che possiamo provare a pescare con braccioli corti posizionati molto in alto sul trave o shock ma se la distesa è imponente e compatta c'è poco da fare. Piuttosto non dobbiamo arrabbiarci per gli agganci, casomai cambiamo posto pensando che queste formazioni sono indispensabili per l'ecosistema marino e sono indice di buona salute del nostro mare. Chi invece ci può mettere in difficoltà anche serie è il fondale. Se abbiamo a che fare con un fondo disseminato di ostacoli l'aggancio è sempre in agguato ma non dobbiamo assolutamente escludere questi spot perché possono rivelarsi molto interessanti. Ci sono degli accorgimenti di massima che possono scongiurare qualche problema. Evitiamo anzitutto di adoperare finali troppo lunghi che in caso di corrente sostenuta o durante il recupero rischiano di agganciarsi ovunque e usiamo piombi spike. Vi sembrerà assurdo ma così non è. Siccome non mi piace riproporvi la minestra riscaldata, per i calamenti da misto vi rimando al topic specifico, QUESTO
Passiamo poi a quella che può essere considerata la distinzione principale, quella fra spiagge a bassa ed alta energia. Per semplificare le cose limitiamoci alle sole spiagge sabbiose, quelle ritenute più facili da affrontare. Anche qui non mi dilungo e vi rimando a QUESTO topic.
Ma è poi vero che le spiagge sabbiose creano meno problemi di gestione? A parte i problemi delle correnti più o meno sostenute, c'è un altro fenomeno che si può verificare ed è quello del fondo chiuso, di cui si è accennato in un recente topic e che, secondo me, merita di essere approfondito perché a volte può compromettere o far addirittura saltare una battuta a surfcasting. Il fenomeno è molto semplice e son sicuro che tanti di noi hanno avuto modo di verificarlo pescando a PAF con mare calmo. In sostanza il fondo marino si compatta e non accoglie il nostro piombo che non fa presa e ruzzola in balia delle correnti. La prova pratica è molto semplice: si lancia il solo piombo, si attende alcuni secondi e si comincia a recuperare. Se il piombo ritorna saltellando e senza opporre alcuna resistenza significa che il fondo è chiuso. La sensazione fastidiosa è che quando andiamo a recuperare il filo in bando continuiamo a girare la manovella senza avvertire il blocco del piombo che ci mette il cimino in tensione e a volte la zavorra ci arriva sotto i piedi senza che abbiamo avvertito alcun segno di arresto. A paf e beach non è un problema visto che i grufolatori si catturano lo stesso, l'accorgimento è di non pretendere di avere la cima in tensione e confidare, anzi, sul passeggiare del piombo. Il problema sorge nelle battute a surfcasting e sta nel fatto che il fondo marino è chiuso come uno scrigno e nemmeno la corrente e le onde più forti riescono a scavare e sollevare la sabbia disseppellendo quegli organismi che avviano la catena alimentare. Ma perché si verifica ciò? Le teorie sono diverse: c'è chi lega il fenomeno all'abbassarsi della pressione atmosferica che nella sua azione di schiacciamento compatterebbe la sabbia del fondo, altri sostengono che si verifica quando una corrente prevale sulle altre, come ad esempio una forte primaria che sovrasta la laterale, altri ancora ad un semplice questione di immobilità dovuta a periodi più o meno lunghi di bonaccia. Per la mia personale esperienza posso dire che questo fenomeno è più frequente sulle spiagge a bassa energia e quindi a granulometria più fine. A me personalmente è capitato di trovarlo su alcune spiagge toscane e della Liguria ma molto raramente su spiagge profonde. Probabilmente la sabbia fine si lega e si compatta più facilmente di una sabbia più grezza. Inoltre ho potuto constatare che il fondo chiuso si mani prevalentemente ad inizio mareggiata o con l'approssimarsi della stessa. Il problema non è logistico nel senso che spesso non serve spostarsi di qualche decina di metri se la tipologia di fondale è la medesima, per sperare di trovare condizioni diverse bisogna cambiare proprio tipo di spot spostandosi magari a km di distanza dove le condizioni marine o la morfologia del fondale siano molto diverse. Ma conviene poi spostarsi? L'esperienza dice di no. Il fenomeno è esclusivamente di ordine temporale nel senso che bisogna solo attendere l'evolvere della situazione. Nella stragrande maggioranza dei casi il progredire della mareggiata, intesa anche come mutazioni delle condizioni climatiche, variazione delle correnti ecc, comporta l'apertura del fondo e se si ha la fortuna di beccare questo momento le sorprese potrebbero essere piacevoli. Il problema è che non si può stabilire quando ciò avverrà se non si conosce molto profondamente lo spot. Cosa facciamo nel frattempo? Non possiamo permetterci di pescare in queste condizioni con il piombo che dopo due minuti è già arrivato sulla battigia. L'unico modo per riuscire a stare in pesca se mare e corrente sono davvero forti è lo spike. L'unico accorgimento, dopo aver lanciato, è di raccogliere il filo in bando e mettere in leggera tensione senza forzare per evitare che si aprano le marre. Ogni altro piombo, anche quelli più tenaci, ruzzoleranno mentre lo spike, anche se passeggia un po' prima o poi farà presa. I nostri colleghi anglosassoni usano sempre gli spike per pescare su fondali "rough" ossia misto molto spinto o addirittura da rock infatti questo piombo è l'unico che garantisce una certa presa anche su lastroni di pietra. Volendo tirare le somme si può dire che l'optimum possa essere rappresentato da una pocket beach ad alta energia con fondale lievemente misto e posidonia a macchia di leopardo, il tutto affrontato già dalla prima fase di scaduta. Ma ciò è pura utopia calabria.

Immagini in parte tratte dalle raccolte di Google
#9
PESCA FORUM BAR / Buon compleanno Adrenalina
Marzo 10, 2014, 00:18:05


      UN GRANDE GRANDE AUGURIO DI BUON COMPLEANNO
#10
Ci sono condizioni e situazioni in cui il galleggiante risulta inadeguato, penso ad esempio alla pesca all'aguglia quando le nostre amiche si fanno desiderare e forse un po' di pasturazione cambierebbe le sorti. Oppure quando condizioni di mare e vento molto forte rendono indomabile il galleggiante, di qualunque foggia. O ancora quando siamo costretti a pescare a distanze proibitive dove occorrerebbe un mortaio per far arrivare una manciata di bigattini. Ho notato che in tanti utilizzano l'accoppiata galleggiante + pasturatore ma, forse mi sbaglierò, a me fa storcere il naso. In effetti esistono i galleggianti integrati al pasturatore ma è una soluzione piuttosto ingombrante che può anche creare dei problemi in caso di vento forte.
Qual'è la soluzione che vi propongo? E' il "feeder", esatto proprio il pasturatore. Ma stiamo parlando di pesca a galla direte voi, non di beach o pesca a fondo. In effetti il feeder, intesa come tecnica di pesca, è una fra le più apprezzate e remunerative in Inghilterra, paese dove è nata ma anche da noi, dove ha avuto una trasposizione in acque marine. Di questa tecnica esiste anche una versione a galla, denominata appunto "floating feeder" e qualcuno la colloca anche come tecnica a se stante.
Questa tecnica si basa sull'impiego di un particolare accessorio, un pasturatore galleggiante conosciuto, nella versione più in voga sul mercato, come "chomper" e che potete vedere in questa immagine.


Esso è disponibile in due diverse grandezze e grammature. Non è un semplice feeder a cui è stata eliminata la piombatura ma un vero e proprio sistema galleggiante  dotato di un attacco passante in teflon nella parte inferiore, proprio come i galleggianti inglesi, ed un'ogiva rossa in plastica nella parte superiore che ha la funzione di asta di segnalazione. Il chomper galleggia in posizione verticale proprio come un galleggiante e quando i bigattini sono usciti dal suo interno comincia a coricarsi. Può essere montato sia fisso che scorrevole, esattamente con un galleggiante inglese utilizzando magari un apposito porta galleggiante o una semplice girellina con moschettone da inserire sul filo madre e poi fermare nei modi consueti. In questo modo potremo velocizzare l'azione di pesca staccando il pasturatore vuoto e sostituendolo in pochi secondi con un altro già carico. Consiglio anche, qualora venga usato in modo scorrevole, di inserire un piccolo paracolpi tipo un minuscolo pezzo di tubicino in silicone per preservare il nodo sulla girella. Il funzionamento è semplice, si apre la parte superiore, si carica di larvette, si richiude e si lancia. Personalmente preferisco tappare qualche buco sulle pareti perché quelli che ci sono per i miei gusti sono troppi.
In definitiva è un'alternativa da avere sempre nella cassetta  da utilizzare nei casi sopra elencati ma, perché no, anche da adottare come sistema prevalente magari per perlustrare un tratto di mare il cui fondale è irto di pietre e scogli.
Per chi preferisce adoperare sfarinati e altre pasture esiste il fratello a gabbietta denominato Chummer, con attacco e funzionamento pressoché identico, eccovi l'immagine.
 

Trovo che sia un metodo simpatico ed economico per far divertire quei nostri utenti che non hanno ancora un'idea ben precisa sulla tecnica da adottare. Si potrebbe utilizzare una delle tante inglesone presenti sul mercato ed acquistabili a prezzi piuttosto bassi. Magari una telescopica fra i 4.20 e i 5 metri accoppiata ad un mulinello di taglia 3000 caricato con uno 0.18.

#11
SURFCASTING / A CACCIA DI...... OMBRINE
Dicembre 04, 2013, 12:03:19
        

PREMESSA
Se dovessi stilare una mia personale classifica  dei pesci preferiti inserirei l'ombrina al primo posto ma non per valenza sportiva o ricorrenza nelle catture. Molto probabilmente è l'aspetto, il portamento "regale" e imperturbabile che condiziona il mio giudizio. In effetti, oltre a quello estetico, vi sono altri motivi che, nel corso degli anni, hanno fatto sviluppare il mio debole per questa specie. Il primo riguarda una battuta di pesca a Nouadhibou in Mauritania organizzata e programmata nei minimi dettagli una trentina d'anni fa con altri due amici e mai portata a termine per sopravvenuti problemi di ordine pubblico in quel paese. Lo stato africano era (forse ora non lo è più) considerato il paradiso della pesca al Bocca d'oro e riuscire a battere le sue spiagge oceaniche probabilmente ci avrebbe segnato per tutta la vita...... peccato. Il secondo riguarda un altro paradiso più vicino a noi, la Corsica. In effetti non vi ho fatto molte spedizioni ma la cosa peggiore è che quelle poche volte in cui ci sono stato non sono mai riuscito a battere le spiagge più quotate per questo pesce oppure son capitato in condizioni poco favorevoli. L'ultimo motivo è un'ombrina persa non molto tempo fa durante una battuta. Un esemplare di taglia inusuale per le spiagge liguri e in uno spot poco avvezzo a questa specie. A questi miei personali aneddoti si aggiunga la sporadicità di catture lungo la penisola ed ecco giustificato il gradino più alto del mio podio.
DOVE
In effetti ci sono zone dove l'ombrina è più frequente ed anche di pezzatura considerevole come il centro tirreno (Toscana e Lazio) ed anche in Liguria è abbastanza presente anche se non in maniera costante. Non conosco le statistiche relative alla nostra regione ma è comunque segnalata ad ogni latitudine della penisola, sia su spiagge basse che profonde, comunque sabbiose o fangose, anche se la scienza ci dice che depone le uova e si riproduce su fondali bassi e questo ha contribuito alla rarefazione del numero di esemplari in circolazione. Da ciò ne consegue che andremo ad insidiare la nostra amica su spiagge e spiaggioni sabbiosi anche se personalmente, per mia indole, preferisco sempre spiagge piccole e delimitate. Non occorreranno grandi gittate per portare l'esca davanti al suo muso ma, ricordo, che ciò è un aspetto sempre molto relativo per cui, se non ci son segnali, si varia la distanza. Un dato statistico che posso affermare in base alla mia esperienza e a quella di alcuni amici è che bazzica spesso le foci dei fiumi e pare anche che, al pari della spigola, ne risalga brevi tratti. La maggior parte delle catture da me effettuate è infatti avvenuta davanti alla foce di un fiume. Ricorderò sempre, diversi anni fa, che un amico sub un giorno mi diede indicazioni sulle zone da evitare nel posizionare le esche in questo spot. "Non tirare lì perché è una distesa di fango che inghiotte tutto" mi disse.  Ebbene, alla prima occasione posizionai un calamento con un bracciolo da poco più di un metro attaccato ad uno snodo posto a due metri dal piombo che mi regalò tre ombrine discrete. Ovviamente alla prima mareggiata con scarico copioso del fiume il pascolo fangoso sparì.
COME
E' un grufolatore di indole tranquilla che non richiede grossi mezzi per essere insidiato sempreché non lo si tenti in condizioni d'alta turbolenza nel qual caso occorrono i soliti attrezzi specifici da surf. Nelle condizioni ottimali di scaduta può andar bene una robusta telescopica da 170/180 gr. abbinata ad almeno un 7000 affidabile caricato con nylon dello 0.28/0.30 più shock di diametro idoneo al piombo impiegato ed alle condizioni del mare. Un'attrezzatura in grado comunque di contrastare le potenti reazioni dopo l'abboccata. Bisogna ricordare che l'ombrina è quasi sempre un incontro casuale, almeno in certe zone, per cui non esistono tecniche specifiche o accorgimenti finalizzati alla sua cattura. Come detto prima è un grufolatore nel senso più stretto del termine e d'altronde basta vedere dov'è posizionata la sua bocca. Ciò ci indirizza verso calamenti e terminali che lavorino attaccati al fondo. Dalle statistiche in mio possesso non risulta un calamento specifico su cui indirizzarsi per aver maggior possibilità di successo, forse l'unico accorgimento da adottare è di non eccedere con la lunghezza dei braccioli. Quindi short con attacco basso, long non esagerati, scorrevoli ecc. Se vado ad esaminare le mie personali catture vedo però la maggior parte delle ombrine appese ad un bracciolo attaccato in alto, doppio short o short/long rovesciato. E' probabile che sia una caratteristica degli spot da me frequentati, molto profondi, per cui è sempre valido il detto "proviamole tutte".
Per le esche non ci son problemi di sorta: anellidi di buone dimensioni compreso (sigh!) l'arenicola più cicciotta con preferenza per americano, bibi e muriddu e poi molto valido e selettivo il cannolicchio senza disdegnare tutti gli altri bivalve. E attingendo anche qui ai miei dati personali, metto il cannolicchio al primo posto. L'azione di pesca è anch'essa semplice: una canna fuori e l'altra più vicina, leggera tensione e qualche giro di mulinello di tanto in tanto giusto per solleticare la curiosità. L'abboccata non è quasi mai decisa, specie con gli esemplari più grossi (almeno per la mia esperienza). Sembra di aver a che fare con un saraghetto che cerca di sfilare impunemente l'esca dall'amo a piccoli morsi. Una volta che ha abboccato parte come una locomotiva e, se si tratta di grossi pesci, c'è da sudare. Altre volta imitano le mormore venendo velocemente verso riva e riavvolgendo si ha quasi l'impressione di aver perso il calamento.
QUANDO
Un altro aspetto che mi affascina di questa specie è l'imprevedibilità. Si può catturare in qualunque periodo dell'anno a seconda delle zone anche se il clou è rappresentato dalla primavera e dall'autunno. Per la mia esperienza diretta il periodo migliore è settembre/ottobre. E' un pesce annoverato fra le prede tipiche del surfcasting e quindi è in queste condizioni che va, prioritariamente, ricercato. La scaduta, quando le acque sono ancora opache ma non più torbide, è il momento migliore.
CONSIDERAZIONI FINALI
E' un vero peccato che questo pesce maestoso sia piuttosto raro lungo le nostre coste. Qualche amico mi racconta di grossi esemplari presi a traina anni fa ma io penso che si trattasse di altre specie di ombrina non quella di cui stiamo parlando, assolutamente inadatta a predare. Quello che mi fa sperare che non sia imminente la scomparta definitiva e totale è che, periodicamente, si rifanno vive. Magari quest'anno non se n'è vista una e l'anno successivo ci faranno divertire. In fine la solita raccomandazione: gli esemplari giovani viaggiano spesso in folti branchi e pesc... assassini senza scrupoli ne fanno delle stragi. Ridiamo loro la libertà e se continuano imperterrite ad abboccare, cambiamo posto.
#12
SURFCASTING / A CACCIA DI ......GRONGHI
Novembre 23, 2013, 18:11:24
PREMESSA
                                   
Conger conger è il nome scientifico del nostro amico serpentiforme.  A volte osannato, altre denigrato, rimane comunque per noi un fiero combattente degno di essere annoverato a pieno titolo fra le prede  tipiche del surfcasting. Potrebbe sembrare una preda facile o addirittura un ripiego su cui puntare per fare cestino quando specie di più alto lignaggio latitano. In effetti l'esperienza ci insegna che quando lo vai a cercare specificamente sembra quasi che anche lui faccia lo snob e si fa desiderare.
DOVE
In effetti, anche se distribuito su quasi tutto il pianeta, non è detto che tutte le spiagge lo possano elencare fra gli abituali frequentatori. E' un predatore molto vorace che si ciba di qualunque creatura marina gli arrivi a tiro di muso. La tana è rappresentata da buche fra scogli, pietre, anfratti ecc. Anche se durante le scorribande copre discrete distanze rimane comunque una specie piuttosto territoriale per cui, durante la pesca, dovremo tener conto di questo fattore e, scegliendo lo spot, dare la preferenza a spiagge che presentino, almeno nelle immediate vicinanze, delle possibili tane. Non dobbiamo necessariamente cercare spiagge a fondale misto o roccioso, che rimangono comunque l'optimum, ma posti nei cui paraggi sia accertata la presenza di formazioni rocciose o manufatti sommersi. Per cui potremo insidiarlo su spiagge prettamente sabbiose a patto che queste non distino anni luce dalla sua probabile residenza.
Le spiagge profonde offrono maggiori possibilità di cattura rispetto a quelle basse anche perché il suo sistema di caccia si basa sull'agguato più che sull'inseguimento per cui braccare in acque basse non è proprio il suo forte.
La distanza di pesca è un elemento che passa in secondo ordine. Poche decine di metri possono essere più che sufficienti e spesso gli attacchi avvengono nell'immediato sottoriva, appena oltre il gradino di risacca. E' infatti questa una zona ove il nostro amico può catturare e nutrirsi di pescettame vario. Un mio caro amico, espertissimo cacciatore di questi serpenti, li insidiava senza piombo, affidandosi esclusivamente sul peso della sardina intera innescata.
COME
Il grongo è un pesce che può arrivare a dimensioni e pesi ragguardevoli. Qui in Liguria non sono rari gli esemplari superiori ai 30 Kg. Ovviamente sono mostri pescati con i palamiti ma da riva non si scherza nemmeno e si è sempre di fronte ad un avversario forte ed agguerrito che ci darà del filo da torcere anche nel sottoriva dove spesse volte si attanaglia con la coda a pietre e ciottoli rendendo la cattura incerta fino alla fine. Queste sue qualità ci indirizzano verso attrezzi robusti, diciamo da surfcasting....o quasi.
Se usiamo una canna telescopica questa deve avere un range superiore ai 150 gr. Il mulinello non dovrà essere inferiore ad un 7000, dotato di ottima frizione e rapporto di recupero non elevatissimo. Se utilizziamo una ripartita dovrà essere adeguata alle condizioni del mare ed alla stazza degli esemplari presenti nello spot. Il mulinello può essere scelto fra i rotanti più potenti in circolazione. In entrambi i casi uno 0.35 in bobina sarà d'obbligo con l'aggiunta di uno shock leader dello 0.60. Sui travi da utilizzare non c'è molto da dire:  attacco basso o attacco alto sono le uniche alternative scartando senza indugi  soluzioni pluriamo che ci complicherebbero solo la vita. Non adopereremo gli snodi classici per evitare lo slittamento degli stessi con la conseguente possibile rottura del trave sotto la possente trazione del grongo. Adotteremo invece soluzioni solide ricorrendo magari al dimenticato "pig" oppure adopereremo delle robuste girelle a tre vie, tipo questa .
In questo modo eviteremo qualunque scorrimento dello snodo. E' ovvio che in caso di attacco basso non avremo un  trave vero e proprio perché lo shock verrà annodato direttamente all'anello superiore della girella e il piombo fissato a quello inferiore mediante un anello o un oval split ( a sinistra) 
sempre che non decidiamo di inserire alcuni cm. di deriva per alzare lo snodo e quindi il bracciolo (a destra)




.
La lunghezza dei braccioli dipende un po' dai gusti e dall'esperienza personale. Consiglio comunque di stare sempre fra il metro e il metro e mezzo di lunghezza anche per non offrire occasioni d'appiglio alla coda di un'eventuale preda.
In caso di attacco alto del bracciolo adotteremo un classico short rovesciato, ma non tanto short, diciamo un trave di circa 140/150 cm. di lunghezza, di diametro pari allo shock, che ci permetterà di ospitare un bracciolo di una decina di cm. più corto.



Io adotto questa soluzione prevalentemente quando si tratta di perlustrare il sottoriva. E' un calamento che oltre ad offrire un'elevata resistenza ai garbugli svolge un'azione a COMPASSO.
I terminali potranno essere confezionati sia con l'aggiunta di cavetto d'acciaio che con solo nylon. Personalmente preferisco evitare il cavetto per una questione di sportività ma anche perché ho notato che il metallo riduce le abboccate. Un terminale dello 0.50/0.60 può assolvere egregiamente il suo compito, se non incocciamo un mostro. Possiamo eventualmente rivestire qualche cm. di terminale a contatto con l'amo con del sottile tubicino, tipo quello impiegato per il rivestimento dei singoli fili all'interno dei cavi telefonici.
Anche il piombo non rappresenta un grosso problema. La taglia va scelta in base alle condizioni del mare preferendo fogge ad alta tenuta come piramide, cono, sfera ecc. Se impostiamo due canne per la ricerca del grongo su una (quella in favore di corrente) possiamo montare un piombo leggermente sottodimensionato e a bassa tenuta il cui scarroccio potrebbe invogliare l'attacco.
L'amo va scelto in base alle preferenze personali ma sempre robusto e di dimensioni generose. Personalmente preferisco degli Aberdeen a filo robusto fra l'1/0 ed il 3/0 perché ho notato che con questi ami la possibilità di ingoio è nettamente inferiore rispetto ai beack dandoci la possibilità di un'eventuale rilascio meno traumatico.
Quali sono le esche migliori? Abbiam detto che mangia di tutto e non va certo a notare la freschezza di quel che gli proponiamo. Nella scelta dell'esca dobbiamo però anche tener conto della sua consistenza e resistenza agli attacchi dei pescetti ed all'azione disgregante del sottoriva in movimento. Direi quindi la sarda, intera o a filetto rovesciato e non, inserendo magari all'interno le interiora per un miglior richiamo olfattivo. Filetto di buga, cefalo, sgombro,sugarello ecc. Seppie, totani, tentacoli di polpo ecc. o magari un bel filetto di sarda rivestito con un mantello di totano. L'unica esca che escluderei è il cannolicchio atteso che non ho riscontri personali né di conoscenti di catture effettuate con questo bivalve. Tralasciamo anche gli anellidi anche se ho visto gronghi di discrete dimensioni abboccare al bibi.
QUANDO
In quanto preda da surf predilige condizioni e periodi da surf quindi gli esemplari di maggior taglia cominciano a girare proprio ora sino agli inizi della primavera. Si cattureranno anche in altre stagioni, con mare in movimento, ma questo è il periodo clou. Le sue abitudini sono prettamente notturne per cui durante il giorno se ne sta tranquillo tranquillo nella sua tana anche se qualche cattura diurna viene sporadicamente effettuata ma con l'acqua molto sporca. Sempre per lo stesso motivo va ricercato prevalentemente con condizioni di mare mosso, con la scaduta che rappresenta il momento clou e, se vogliamo proprio essere pignoli, nelle ore prossime al  culmine di alta marea e in assenza di luna.

CONSIDERAZIONI FINALI
Come al solito tengo a precisare che quelli sopra sono consigli ricavati dalla mia esperienza personale e pertanto totalmente personalizzabili. Quello che ci tengo invece a dire è che questo amico ci può risolvere una battuta di pesca facendoci divertire parecchio per cui massimo rispetto. Se rientra nei nostri gusti culinari cerchiamo di sopprimerlo in fretta magari nella maniera meno cruenta possibile, se non apprezziamo la sua carne, invece, altrettanto velocemente cerchiamo di slamarlo (attenti alle mani nude vicino alla bocca) o recidiamo il finale evitando gratuite sevizie o abbandoni sulla spiaggia.
Potrei raccontarvi qualche episodio di catture ma preferisco limitarmi all'aspetto tecnico e ricordarne solo uno. Diversi anni fa, durante una battuta intorno al porto di Montecarlo, io e i miei amici aiutammo un anziano e minuto signore francese a salpare un bestione mai visto. Ho sempre vivo il ricordo della manona di un mio amico il cui palmo non riusciva a coprire la larghezza della testa del grongo.
#13
SURFCASTING / ECCOCI DI NUOVO
Novembre 13, 2013, 14:49:47
Eccomi qui, come ogni anno, puntuale come un orologio svizzero, a suonare la carica ai nostri ipotetici pionieri calabresi del surfcasting. Le temperature miti fino a ieri ci hanno tenuto in letargo ma, al contrario delle marmotte, NOI ci svegliamo ai primi freddi, ai primi temporali e ci affacciamo al balcone in attesa della prima vera mareggiata che rimescoli i fondali come potrebbe fare un grosso aratro su un campo arido. La stagione si può considerare ufficialmente iniziata.
Perdonate questa mia ostinazione nel rinnovare ad ogni nuova stagione l'invito, ma è una cosa che mi ero promesso dall'inizio. Mi rendo conto di aver avuto, finora, pochi seguaci sul campo ma non demordo: prima o poi ci si accorgerà dell'enorme potenzialità di questa nostra fantastica regione.
Ogni tanto qualcuno mi chiede perché non scrivo più come prima. Qualche "amico" che mi segue da dietro le quinte invece, con sorrisetto beffardo, mi chiede se ho esaurito la mia "vena narrativa" riducendomi ormai a ricordare l'inizio di ogni nuova stagione surfereccia. Potrebbe anche essere vero. Quello che c'era da dire sul surf penso di averlo detto in maniera esaustiva agli inizi, quando entrai in questa meravigliosa famiglia e da allora ritengo che nulla sia cambiato nei concetti di base e nella filosofia di questa disciplina, come non era cambiato in precedenza. E' vero, ci sono i progressi della tecnica, i miglioramenti dell'attrezzatura ma, proprio per questo, nei miei topics ho sempre tralasciato di scendere nei dettagli di questi aspetti. Ma anche a voler essere pignoli, possiamo constatare che, anche in fatto di accessoristica e soluzioni, non ci sono state rivoluzioni copernicane. Certe "invenzioni" ed "effetti speciali" venuti fuori dal cilindro di alcuni fulgidi ideatori si sono persi subito per strada e si è ritornati al "vecchio". Il surfcasting è quindi una disciplina tradizionalista? Concettualmente si ma semplicemente per necessità e perché le tradizioni continuano a funzionare. Alla luce di quanto premesso ho ritenuto e continuo a ritenere che i concetti di base del surf, ovviamente espressi secondo un mio personale punto di vista, sono presenti nell'archivio del Forum, consultabili da chiunque come d'altronde avviene quotidianamente. Certo, i miei topics non sono molto farciti di immagini e paillettes di corredo ma prometto che rimedierò quando sarò in pensione. Non mi è mai sfiorata l'idea di riproporre argomenti da me già trattati e poi triti e ritriti da altri. Sarò esagerato ma son convinto che se facessi una cosa del genere sarebbe come prendere per i fondelli gli amici e gli utenti del forum. Finirei e finirebbe CPOL in quel vortice che caratterizza la stampa di settore e dal quale, modestamente,siamo riusciti sempre a stare fuori e cioè di porre e riproporre fino alla nausea sempre la stessa minestra riscaldata. Le discussioni sono comunque sempre aperte nel tempo e, come spesso accade, vengono riprese anche a distanza di anni.

Certo potrei, con cadenza annuale o mensile, riproporre  come nuovi i capisaldi del surf quali "Cos'è il surf",  "le attrezzature" o "gli spot" ma, ribadisco, non rientra nel mio stile ed ho un profondo rispetto di questo Forum e di chi lo frequenta. Preferisco casomai estrapolare dall'argomento generale un particolare sul quale intavolare una nuova interessante e costruttiva discussione.
Ecco, preferisco ad ogni autunno strillarvi nelle orecchie "SVEGLIATEVI" piuttosto che sentirmi dire "che palle" ma, giusto per non essere accusato di inoperosità, cercherò di riprendere ogni mio vecchio topic ma giusto solo per presentarlo a chi fosse sfuggito o l'avesse dimenticato.
Appuntamento al rewind calabria
#14
PESCA FORUM BAR / LA FAMIGLIA E' PRESENTE
Ottobre 19, 2013, 18:36:46
Tante volte capita che per le vicissitudini della vita ci si allontani da un ambiente a noi caro. Poi il tempo passa, cerchiamo di approcciare nuovamente ma qualcosa ce lo impedisce. Forse una sorta di timidezza, di pudore che ci impedisce di rientrare in quella comunità a cui tenevamo e teniamo ancora. Se ci lasciamo vincere da questo disagio non faremo mai questo passo.
Caro Ivano (Ivo) qui penso che tutti si ricordino di te e tutti sono pronti a ravvivare animate discussioni di pesca. Ora si va verso il freddo, puoi mettere per un momento da parte il bolide, aprire quella porta e rientrare in  ;D magari cominciando a rispondere a questo stupido topic  calabria
#15
PESCA FORUM BAR / Buon compleanno Davide
Ottobre 06, 2013, 21:01:39
Anche se navighi distante dalle nostre rotte.......tanti carissimi A U G U R O N I 
#16
PESCA FORUM BAR / CHE CORAGGIO
Settembre 28, 2013, 13:29:30
Mondiali di surfcasting under 16 sul LAGO di Melilla (spagna)  ;D



Basta guardare lo specchio acqueo accanto ai concorrenti. Ma questi ragazzi, quando vedranno un'onda vera che faranno?  ;D
E continuano a chiamarlo surfcasting
#17
SURFCASTING / ANTICIPI DI STAGIONE
Settembre 17, 2013, 22:34:36
Il tempo sta cambiando e i primi nuvoloni neri carichi d'acqua sono spinti dai primi venti di una certa consistenza che, oltre ad imbiancare la superficie del mare, increspano le nostre labbra nel consueto primo sorrisino annuale.
Il clou della stagione è ancora distante ma noi ci accontentiamo anche di un solo degli elementi che caratterizzano il nostro sport, magari solo del vento insieme, naturalmente, ad un minimo di moto ondoso.
Siamo a fine estate, quasi inizio autunno e le forze della natura non hanno ancora l'energia necessaria per produrre i fenomeni che a noi tanto piacciono ma possiamo accontentarci anche perché noi stessi non siamo al massimo della forma.
Dobbiamo riprendere confidenza con tutto: attrezzature, tecnica, azione, strategia e natura. Occorre però andar per gradi, proprio come si fa in altri sport con allenamenti leggeri e dosando tutto.
La temperatura ancora gradevole ci invita alla leggerezza e ci riporta alla mente il wandersurf di pionieristica memoria e cosa c'è di male a riesumarlo, anche se leggermente rivisitato?
Quindi cosa ci porteremo dietro? Questi sono i miei suggerimenti: un picchetto in alluminio, leggero ma resistente, una rip media tipo una 6 once ed un rotante classe 12 libbre caricato con uno 0.30 completano l'armamento. Non abbiate paura, noi rotantisti, in caso di necessità ci arrangiamo con i nodi sul nylon. Qualche problemino in più lo può avere chi usa il fisso perché i pesi saranno leggermente superiori, ma vi consiglio di evitare il secondo mulo nello zaino.
Tutto il resto, l'essenziale, dovrà stare all'interno di uno zainetto. Il concetto di essenziale è molto soggettivo, lo capisco e, anche se è difficile, provo a dare qualche indicazione.
Quattro/cinque piombi tra 4 e 6 oz, tre rocchetti di filo da 50/100 m. 0.25/0.30/0.35 per i braccioli, più uno dello 0.60 per eventuali travi da fare al momento, qualche bustina di ami tipo dei beack n° 4 e degli Aberdeen n° 0. Due minitravi, due short rovesciati, due paternoster confezionati tutti con lo 0.60 senza stare troppo a diversificare. Un paio di shock leader già tagliati, della stessa misura. Una minuscola cassettina per girelle, moschettoni, perline e accessori vari. Forbici, pinzette, aghi e filo elastico completeranno la dotazione. Lasciate perdere il carrello con il box sopra. E' vero che potete cacciarci dentro ogni cosa e portarlo dietro con poca fatica ma qui c'è di mezzo un obiettivo particolare che è quello di sviluppare una sorta di istinto di sopravvivenza: adattarsi alle varie situazioni con pochi mezzi a disposizione. Questa tattica di pesca non si concilia con some e fardelli perché è basata su vari spostamenti.
Scegliamo qualche esca generica ma selettiva allo stesso tempo come americani di taglia, cannolicchi, due sardine, una seppia ed eventualmente degli occhi di canna.
Cercheremo di sfruttare le condizioni di scaduta, quindi occorrerà una certa consultazione delle previsioni meteo ed una conseguente programmazione. Le grosse spigole non sono ancora accostate ma qualche giovane esemplare può essere sempre presente insieme a qualche bel sarago, ombrine, orata e l'immancabile serra.
Individuata la nostra spiaggetta, possibilmente una pochet beach lunga un centinaio di metri, la suddivideremo mentalmente in tre spicchi e ci posizioneremo inizialmente al centro di questa prima porzione. Infiliamo il picchetto e cominciamo a saggiare lo specchio acqueo con una delle esche a disposizione, magari un tandem di esse, lanciando a varie distanze o nei punti strategici convenzionali tipo canaloni, frangenti ecc. se visibili. Altrimenti lanceremo a ventaglio e a varie distanze facendo rimanere l'esca in acqua circa 15 minuti per ogni tiro. Si faranno così 3/4 lanci fino ad assorbire 45/60 minuti di tempo dopo di che canna in spalla ancora montata, picchetto sotto l'ascella e si parte per il centro della spiaggia dove si ripeterà lo stesso copione del primo step, per poi passare, dopo un'altra oretta, all'ultima porzione di spiaggia. Una raccomandazione: non tralasciamo il sottoriva nelle spiagge profonde e non buttiamo via le esche quando alla verifica dovessero risultare intatte: limitiamoci a staccare il bracciolo che riutilizzeremo nelle fasi successive.
I tempi suddetti sono puramente indicativi, significando che il tutto è poi rapportato al nostro tempo a disposizione ed alle eventuali risposte positive che un settore dovesse fornire.
Se il nostro spot è invece uno di quegli spiaggioni kilometrici, cerchiamo di individuare un tratto con la presenza di foci o con la vicinanza di zone di misto.
Una battuta di pesca impostata in questa maniera, ad inizio stagione ci farà riprendere dimestichezza con la nostra disciplina. Beninteso che eventuali gradite sorprese non saranno trasportate nel secchio (assente) ma sulla spalla legate con un pezzo di nylon che passa tra bocca e branchie.  calabria
#18
PESCA A FONDO (PAF) / IL ROSARIO
Maggio 24, 2013, 18:41:13
Visto che se ne è parlato di recente e considerato che siamo ormai in piena stagione da P.A.F. o quasi, visto che al nord sembra di essere in pieno autunno, ho voluto rinverdire questo semplice accessorio che ho sempre trovato particolarmente utile e funzionale in quanto a volte ci permette di pescare con maggior tranquillità evitandoci qualche garbuglio di troppo. Mi riferisco al c.d. "rosario", sequenza di perline ed altri materiali atti a svolgere un'azione divergente del terminale rispetto al trave. Siccome è sempre difficile spiegare le cose semplici, specie il loro funzionamento, mi sono affidato a delle immagini/disegni. In effetti era mia intenzione proporre delle immagini reali di un paio di versioni di calamenti dotati di rosario ormai dimenticati in qualche cassetta del mio garage ma proprio stamattina si sono rotte le molle della serranda, quindi accesso vietato all'attrezzatura da pesca. Dovete quindi sorbirvi un paio di composizioni che spero rendano l'idea.
Vediamo anzitutto come funziona, o meglio, qual'è l'azione che svolge e per questo mi affido ad un'immagine.


A sinistra, è illustrato quello che a volte può accadere in volo ad un calamento scorrevole privo di "rosario": il bracciolo tende ad avvinghiarsi al trave causando inestricabili garbugli. A destra invece c'è lo stesso calamento ma dotato di rosario. L'effetto divergente del bracciolo è determinato dalla posizione ad U che assume la coroncina permettendo al bracciolo stesso di viaggiare distante dal trave. Spero di aver reso l'idea.
Per la realizzazione del rosario si possono impiegare materiali diversi, quelli che ci suggerisce la nostra fantasia. Quindi perline tonde, ovali, a barilotto, tubetti morbidi o rigidi, tutto fa brodo. C'è chi adotta solo perline, chi le intervalla con dei tubetti, chi alterna perline piccole con perline grandi ecc. ne ho viste di tutti i colori. Anch'io ho utilizzato diverse soluzioni nel corso degli anni. Le perline rigide o semirigide rimangono comunque la base di partenza, A queste ho provato ad alternare tubetti di silicone con buoni risultati a patto che gli spezzoni siano molto corti, non più di 2/3 mm. Ho provato ad intercalare tubetti rigidi o l'interno bianco del cavo tv ma i risultati non mi hanno entusiasmato a causa, presumo, della differente forma dei materiali. Alla fine sono arrivato ad adottare una soluzione con materiale tutto sferico anche se di diversa consistenza, e ritengo che sia la forma che garantisce la maggior linearità, il miglior compromesso fra elasticità e rigidità e la perfetta esecuzione di quella U di cui si diceva sopra. Per l'esattezza impiego perline rigide o semirigide e perline di gomma morbida, (preferisco quelle nere che sembrano spugna). Le dimensioni sono medie, diciamo 3/5 mm di diametro esterno. Dopo aver infilato il capo del trave/shock nel piombo a foro passante, si inseriscono, sempre sullo stesso filo, alternativamente, una perlina rigida/semirigida ed una morbida. Io utilizzo 4/5 perline per tipo fino a completare la sequenza lunga 8/10cm che deve finire con  due perline morbide. Alla fine si lega la girella con un nodo clinch. In questo modo le due perline morbide finali andranno a coprire e riparare il nodo sulla girella che non si troverà sotto la spinta di quelle rigide.
Nella seconda immagine ho cercato di schematizzare questa versione di rosario aggiungendo un'esemplificazione del materiale utilizzato.

Le perline potranno essere fluorescenti o colorate ma, assolutamente sferiche: è questa la forma che, per la mia esperienza, garantisce i migliori risultati. Il rosario così concepito svolge anche una funzione ammortizzante sul piombo durante il lancio, ciò grazie all'impiego delle perline morbide e, naturalmente, da salvanodo. E' appena il caso di dire che il rosario è un accorgimento esclusivo dei calamenti a piombo scorrevole e derivato e può essere utilizzato in tutte le tecniche di pesca a fondo. Naturalmente qualche garbuglio è sempre possibile e se vogliamo raggiungere la perfezione possiamo integrare il rosario con un piccolo pop-up ed un bait clip ma, si sa, che nel nostro sport la perfezione non esiste.
Ovviamente io non sono l'ideatore del rosario e non so nemmeno chi l'abbia creato. Ho solo personalizzato nella maniera suddetta questo accessorio come potrebbe fare chiunque di voi.  Questa versione garantisce una perfetta funzionalità testata sul campo in tanti anni e condizioni quindi, se vi fa piacere, potete tranquillamente copiarla tale e quale. Non sono un VIP strapagato del settore ma spero che vi fidiate lo stesso di un semplice ed umile "artigiano della pesca" calabria.
#19
PESCA FORUM BAR / RIECCOLA IN PIEDI
Maggio 14, 2013, 18:14:54
Non vi stupite, purtroppo non l'hanno ancora tirata su e non ha ripreso a solcare i mari con i suoi quasi 300 metri di lunghezza. E' che un tre anni fa circa ero su una spiaggetta con i bambini ed all'improvviso vedo uscire dal porto di Savona questo colosso che ci ha lasciato a bocca aperta per la vicinanza. Oggi ho ritrovato questo scatto con cui l'avevo immortalata ma ho paura che non la rivedremo mai più così.

LA COSTA CONCORDIA


#20
PESCA FORUM BAR / UN PICCOLO PENSIERO
Maggio 10, 2013, 00:57:47
Non so se qualcuno ha avuto la mia stessa idea ma mi pare di no.
Il pensiero è per quei poveretti che hanno perso la vita sul lavoro nel porto di Genova.
Ironia della sorte erano tutti ragazzi che amavano il mare e avevano la fortuna di lavorare a contatto di esso.
Spero che i fondali restituiscano presto alle famiglie i due dispersi.
#21
SURFCASTING / SPIAGGE PROFONDE
Maggio 07, 2013, 15:49:24
Capita spesso che anche la più attenta programmazione a tavolino delle nostre battute di pesca non sia poi supportata da un positivo riscontro delle condizioni reali. Ciò non tanto in ordine all'aspetto catture, ai cui risultati negativi siamo magari già abituati, quanto alle condizioni marine che si rivelano molto diverse da quelle che avevamo immaginato. Il problema è che fra il dire e il fare c'è sempre di mezzo Nettuno ed è sempre lui a dettare le regole del gioco. La cosa potrebbe anche apparire di facile soluzione se avessimo a che fare solo con spiagge a bassa energia nel senso che in questo caso, trovandosi di fronte ad un mare un po' troppo allegro, basta magari spostarsi di un centinaio di metri per trovare una finestra sul cordone ininterrotto del frangente esterno oppure dei canali laterali che rappresentano gli unici punti affrontabili.


Viceversa, in caso di mare troppo spento, con lo stesso spostamento, si può andare a trovare quei pochi riccioli di schiuma residua che possono risolverci la battuta.


La cosa diventa invece frustrante se siamo costretti ad operare su spiagge ad alta energia. Su questi spot spesso le mareggiate ci precludono quei "punti" certi nei quali riponiamo la nostra fiducia come il gradino di risacca e quei primi metri che spesso riservano gradite sorprese. I marosi fanno inoltre scomparire ogni più piccolo riferimento e ci troviamo a tirare la monetina in aria per decidere dove piantare i picchetti. Penso di aver acquisito un minimo di esperienza in materia dovendo, per motivi logistici, bazzicare quasi esclusivamente arenili profondi. Posso affermare che in questi spot il mare, oltre certe condizioni, non paga quasi mai. Ma ciò non significa, come ho già letto e sentito in parecchie occasioni, che non esistono condizioni da surf e che l'attrezzatura specifica diventa superflua. Penso invece che sia proprio in questi spot che ripartite e rotanti dimostrano tutta la loro utilità. Il motivo della sterilità in certe condizioni proibitive risiede proprio nella forza della mareggiata stessa che nelle spiagge profonde è superiore alle spiagge basse anche se la percezione visiva può ingannarci. Molti sono i modi in cui  una mareggiata si può proporre su una spiaggia ad alta energia e, purtroppo, diversi di questi modi diventano impossibili da affrontare anche con le ripartite più potenti, i rotanti più prestanti ed il massimo spirito di sacrificio del pescatore. Un classico esempio è rappresentato dal singolo cavallone che si infrange sulla battigia, tipo questi:
   

le dimensioni di quest'onda possono essere tali che, per affrontarla, dovremmo posizionare le nostre canne sul trespolo del bagnino e se ciò fosse possibile non ci sarebbe zavorra sufficiente a contrastare la potenza di questo muro d'acqua che spazzerebbe via la nostra attrezzatura.
Il cavallone a volte può diventare un tandem. L'altezza dell'onda può anche risultare più bassa ma la sequenza uno-due a breve distanza di queste onde non darebbe tregua alle nostre canne e a noi verrebbe il mal di mare ad ogni affossamento delle cime.


O addirittura un trenino d'onde che farebbero venire le vertigini anche ad un vecchio lupo di mare





rimarcati addirittura da un colorino per nulla invitante delle acque.

A parte i discorsi tecnici, ricordiamoci che la cosa fondamentale è la nostra incolumità per cui, nelle condizioni viste sopra evitiamo temerarietà: col mare non si scherza, lui ci può deridere in qualunque istante.


Giusto per un veloce ripasso, ricordiamoci che la mareggiata diventa proficua quando innesca la catena alimentare e questo semplicissimo assioma vale anche per gli spot ad alta energia. Nelle condizioni viste sopra, a mio modo di vedere, viene invece spazzata via tutta quella che è la prima scia che richiama i pesci più piccoli quindi non c'è l'innesco di questa catena o, quantomeno, avviene fuori dalle nostre possibilità di tiro. Comunque, considerando le condizioni in cui reputiamo che questo fenomeno si possa attuare occorre, anche in questo caso, individuare le rotte e i punti di pascolo dei nostri pesci. Cosa per nulla semplice se vista nel contesto di quanto detto poco sopra relativamente alla mancanza di indicazioni. Ho sentito diverse teorie sul dove piazzare le esche: nel gradino di risacca, a tot metri dalla battigia ecc.. Teorie tutte valide ma, aggiungo io, ciascuna a seconda della condizione che ci si para davanti. Tanto per fare un esempio, non ha senso posizionare le esche a 30 metri se questo tratto è interessato da un cumulo di detriti in sospensione, riscontrabile dalle acque colore pece, così come non avrebbe senso piazzare il calamento nel gradino se su questo si abbatte l'unico grosso cavallone. Ragioniamoci sopra per un momento. Quale pesce è così fesso da stare in mezzo ai detriti che possono riempirgli le branchie fino ad impedirgli di respirare? E qualaltro sarebbe così incosciente da cercare nutrimento nel turbine di un cavallone che esplode sulla battigia? Nessuno penso anche se capisco che sia difficile ragionare come un pinnuto. E qualora il nostro ipotetico amico riuscisse a contrastare la forza dei marosi, siamo sicuri che riuscirebbe a trovare di che cibarsi sul fondo di questo fantomatico gradino? Personalmente ritengo di no. Penso che ognuno di noi, andando al mare per diletto, in presenza di mare un poco mosso avrà notato, stando con i piedi piantati nella sabbia della battigia, il rotolio delle pietre che, di ritorno in acqua ci sbattono sui malleoli facendoci un male cane e la pressione dell'acqua di ritorno che tende a spingerci verso il mare, ebbene questa è l'azione della corrente di ritorno, cioè la corrente secondaria. La corrente primaria, naturalmente è quella che segue la direzione opposta e che dal largo quindi spinge le masse d'acqua verso la battigia. La corrente primaria è quella che solleva la coltre del fondale portando in vista (dei pesci) vermi molluschi ed organismi viventi. Anch'essi poi vengono spinti verso la battigia insieme a pietre e detriti. La corrente secondaria distribuisce questi organismi sul fondale come se provvedesse ad imbandire la tavola per i nostri amici pinnuti. Quindi, in condizioni di mare mosso, ma non esageratamente mosso è legittimo concentrarsi sulla zona che va dal gradino di risacca fino a qualche decina di metri dalla battigia. Quando le condizioni sono più hard la forza della corrente primaria è chiaramente più elevata e, parallelamente anche della secondaria. Ciò comporta che il brumeggio naturale non rimane sotto il cavallone della battigia o nelle immediate vicinanze ma verrà riportato verso il largo finchè la corrente secondaria avrà l'energia per farlo, tenendo sempre presente che le due correnti non sono necessariamente lineari. Ciò non toglie che la corrente primaria possa di nuovo appropriarsi di questi organismi e riportarli di nuovo a riva. Insomma è una partita  a ping pong fra le due correnti finchè gli organismi non vengono depositati sul fondo grazie ad un sopraggiunto equilibrio che annulla le due forze che può essere rappresentato da un tratto di fondale più profondo in cui le due correnti si annullano o dall'esaurimento della forza di una delle due correnti. Il grosso guaio è, come avrete capito, che non è assolutamente semplice individuare questi punti di deposito, a volte direi impossibile. Un piccolo aiuto ce lo può fornire il colore dell'acqua: il punto in cui la superficie cambia tonalità diventando meno scura è indice che qualcosa è cambiato sul fondo.


Per cui, su spiagge ad alta energia, avventuriamoci sempre con condizioni di mare mosso ma legittimamente affrontabili, di cui questi possono essere degli esempi, dalle condizioni più hot








a quelle più soft di piena scaduta




Passando ovviamente per quelle situazioni in cui certe particolarità del fondale manino i segnali indicatori tipici delle spiagge basse.





Sperando, come al solito di non avervi annoiato......alla prossima. calabria
#22
SURFCASTING ATTREZZATURE / I PIU' BELLI DEL REAME
Aprile 20, 2013, 12:17:32
Ovviamente parlo dei mulinelli rotanti maggiormente utilizzati nella nostra disciplina. Appena si viene in possesso di uno di questi gioiellini ci assale sempre un dilemma: portarli a pesca o chiuderli nella vetrinetta in salotto? L'estetica non manca a questi oggetti che possono anche sembrare fragili e delicati ma quando sentono odore di salsedine tirano furi gli attributi e chi è abituato ad usarli lo sa bene.
Vediamo di conoscerne qualcuno, in ordine rigorosamente alfabetico

ABU
partiamo da un antenato, il Mag III dotato di freno magnetico e guidafilo scomponibile durante il lancio. Un gioiellino mai più replicato. Roba di 30 e passa anni fa ma....ci fosse ancora  calabria


ed arriviamo ai nostri giorni con il classico 6500 mag


affiancato dai suoi fratelli

il 6500 premium mag


e l' Hi speed


e chiudiamo con l'avveniristico TSR



Passiamo ora alla Akios, forse la marca più giovane fra le più note ma senza per questo sfigurare.

il 555M3


il 656 SCM shuttle


il 666 shuttle


Passiamo ora in casa Daiwa ed incominciamo con il
mitico Milionnaire 7HT osannato da tutti i surfcaster al mondo. Mulo sempre presente che non tramonterà mai


l'evoluzione della tecnica in casa Daiwa ha portato alla realizzazione di questi gioielli....sempre sulla linea dell'antenato

il 7HT turbo


il 7HT mag, il più apprezzato, ultimamente anche sui campi di lancio


ed il futuristico Mag ST



Cito, non solo per la cronaca (perchè ce l'ho anch'io) ma perchè è un ottimo mulo anche se poco apprezzato ed usato e poi la linea è molto accattivante.
l' Okuma magnetix disponibile nella misura 20 e 30


E chiudiamo in bellezza con i nuovi modelli della mitica Penn. Trattorini dotati di una potenza inimmaginabile, adatti al surf più duro.

il 515 mag2


ed il fratellino maggiore, il 525 Mag2


Spero che questa carrellata vi sia piaciuta ma che abbia, soprattutto, stuzzicato la curiosità e la voglia di cimentarsi con questi gioiellini.

#23
SURFCASTING / IL COMPASSO
Marzo 09, 2013, 17:13:02

E' già un po' che faccio mente locale per ricordare se ho tralasciato qualcosa nei miei topic ma mi pare di aver parlato di tutti gli argomenti principali. Ogni tanto però mi viene in mente quella certa soluzione adottata in quella sera particolarmente snervante che ha risolto la battuta e soprattutto calmato i nervi. Sappiamo tutti che nel nostro hobby  e soprattutto nel surf casting una delle cose fondamentali è il riuscire a stare in pesca ovvero cercare di tenere i terminali distesi ed offrire le nostre esche nella maniera più naturale e attraente possibile. Ciò purtroppo non sempre ci riesce e succede che il nostro sistema nervoso traballa quando recuperiamo l'ennesima montatura accartocciata. Le cose si complicano per chi, come il sottoscritto, non ama i terminali corti. Ebbene ve lo confesso, pur riconoscendo le doti del pater noster lo uso pochissimo. Preferisco i terminali lunghi e lunghissimi finchè è possibile. Una valida alternativa allo short ed al pater noster è lo short rovesciato anche se non si può avvicinare ai livelli di tenuta alla turbolenza dei colleghi, specie al PN. Ed ecco che una delle tante sere trascorse sulla sedia a cercare una soluzione all'innumerevole serie di braccioli impiccati sul trave giacenti nel secchio davanti a me, si accende la lampadina e viene fuori il connubio tra short rovesciato e coda di topo. Come mia consuetudine preciso che non mi reputo inventore di niente in quanto ho solo unito le qualità di due soluzioni già esistenti e poi chissà quanti pescatori lungo la penisola, ormai sull'orlo di una crisi di nervi, hanno avuto la medesima idea. Comunque, giusto per la cronaca, avevo anche pensato ad un nome di battesimo: "compasso". Quella sera lo short rovesciato di tipo convenzionale non mi aiutava: il bracciolo tornava su arrotolato al trave e inservibile. Prima di passare al pater noster ho voluto fare ancora un esperimento e siccome mi piace farmi male ho sostituito il trave da circa 1 metro di lunghezza con un altro da 160 cm. circa. Bracciolo appena più corto, giusto che l'amo vada a sfiorare la girella inferiore. La differenza sta nel nylon del bracciolo che diventa, appunto una coda di topo che potrà essere costituita da circa 120/130 cm di filo più spesso e 30/20cm di filo più sottile, uniti con un bel nodo di sangue. Se la memoria non mi inganna, nella serata in questione avevo unito uno 0.50 con uno 0.30, amo beack n° 2 e grinfione di seppia. Ho avuto solo una botta paurosa in mezzo alla schiuma dei primi metri e un saraghetto che è tornato pimpante in acqua. Ovviamente si farà un attacco superiore, a pochi cm. dal capocorda con la solita sequenza perlina, girella, perlina. Io blocco il tutto con due nodini di power gum e adopero una girellina in acciaio da 20/30kg modello Extreme crane della Tecnofish. Volendo si può inserire un bait clip vicino al piombo ma in questo caso lo trovo superfluo visto che si tratta di una soluzione da ricerca nella schiuma o appena dietro il gradino di risacca. Perché "compasso"? perché dovrebbe lavorare proprio come un compasso. Un'asta che funge da sostegno (il trave) ed appoggia sul foglio (il fondo) con una punta metallica (il piombo). Dalla biforcazione (lo snodo) parte la seconda asta, più sottile, mobile ed inclinabile (il terminale) che si assottiglia all'estremità (la coda di topo) e finisce con il portamina e la mina (l'amo ed l'esca). Nel compasso l'asta scrivente ha il compito di ruotare intorno all'asta d'appoggio descrivendo un cerchio. Allo stesso modo il nostro bracciolo avrà il suo raggio d'azione intorno al trave, spinto dalle correnti. Ovviamente il trave non sarà in posizione verticale ma il funzionamento si avvicina parecchio. Allego uno schifoschema esplicativo precisando che misure e diametri possono essere modificate e personalizzate all'occorrenza, cercando di mantenere i punti forti di questo calamento che sono: attacco rovesciato e coda di topo.


#24
SURFCASTING / STATISTICHE DI PESCA
Gennaio 06, 2013, 00:23:13
Quasi tutti gli anni, per mia curiosità, a fine stagione faccio una statistica delle catture consultando i principali siti che si occupano di surfcasting e rompendo le scatole ad alcuni amici lungo la penisola. Quest'anno ho voluto fare una statistica a metà percorso perchè l'annata mi sembra (finora) interessante.  Mi sono limitato alla spigola che rappresenta la quasi totalità delle catture anche se non manca qualche bel sarago, ombrine, gronchi, orate (isolane) e qualche immancabile serra. Ho considerato il periodo novembre/gennaio che d'altronde è il più prolifico ed ho tenuto conto solo degli esemplari da 1 kg. in su pescati in quelle che (personalmente) ho ritenuto condizioni da surfcasting. Quindi, fatto salvo qualche errore di presunzione (mia), ho "catalogato" 50 catture che vanno da, appunto, 1 kg. fino ad oltre i 7,5 kg. Le regioni interessate sono, in ordine decrescente, le seguenti:
Lazio        21 catture
Sicilia       10   
Sardegna   7
Puglia        4
Toscana     3
Campania  2
Marche      2
Molise       1

Questo vuol dire: 40 esemplari per i mari del versante occidentale e 10 per quelli orientali.
Il peso medio più basso va alle catture del Lazio e poi, man mano a salire, Campania, Puglia, Medio adriatico, Sicilia, Toscana, Sardegna ma questo è un dato puramente indicativo essendo molto diverso il numero di catture.
Aspetto molto interessante è quello delle esche dove ho contato ben 22 catture effettuate con i cefalopodi fra i quali primeggia la seppia nelle sue varie architetture (striscia, grinfioni, testa, gonnellino) seguiti dall'americano sempre di generose dimensioni (13 catture) e cannolicchio innescato quasi sempre doppio (5 catture) seguiti nell'ordine da bibi, tranci, inneschi misti e, udite udite, arenicola. Le taglie più grosse le hanno comunque regalate la seppia e i cefalopodi.
Altre notiziole tecniche:
Piombi: da 150 a 250 grammi, forma più usata: piramide.
Diametro medio del bracciolo impiegato: 0.40
Amo prevalente: Beak dal n° 4 al n° 3/0 con predominanza del n° 1. Pochi aberdeen zerati.
I calamenti sono risultati catturanti nel seguente ordine:
Long arm/long rovesciato : 31 catture
Short rovesciato: 11 catture
Short arm: 5 catture
Pater noster/doppio short: 3 catture
La quasi totalità dei calamenti si è affidata al piombo fisso.
La maggior parte delle catture è avvenuta in scaduta anche iniziale. Alcune in fase montante e poche in piena mareggiata.
Questi sono solo numeri, dati e considerazioni parziali perchè, ovviamente, chiunque cattura una spigola non necessariamente va a reportarla su un forum di pesca ma a mio giudizio sono dati che possono essere rappresentativi e soprattutto indicativi sul come, quando e dove poter avere successo.
Avrete notato che dall'elenco manca la nostra regione? Eppure regioni limitrofe hanno regalato bei numeri.
Il mio scopo ultimo è comunque quello di spronare ancora una volta tutti i pescatori calabresi ad abbracciare la via del surfcasting. Non voglio pensare che le spigole passino al largo dalle nostre coste ma solo che c'è un certo intorpidimento negli arti e nella testa di parecchi pescatori dello stivale. Eppure, leggendo i topics di questo Forum, sarebbero in tanti a fare surfcasting. C'è ancora tempo per rimediare, la stagione del surf è ancora lunga  calabria
#25
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#26
PESCA FORUM BAR / AUGURONI
Novembre 04, 2012, 00:02:36
Cari PEPPINO ed ENZO, vi accomuna la passione per la pesca, condividete il compleanno ed avete la stessa fede calcistica, vi meritate quindi questa prelibatezza


               [IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/211/p1090962copia.jpg/]

                   
                                            A U G U R O N I
#27
LE RICETTE DEL FORUM / PASTA CON SUGO ALLE MELANZANE
Settembre 10, 2012, 15:08:50
Ieri ho fatto questo piatto che mia madre puntualmente mette in tavola quando vado a trovarla. Ovviamente il gusto non è mai lo stesso dei piatti fatti nella madre patria calabria E' un pochino laborioso ma vi garantisco che ne vale la pena.

Occorrente per 4 persone:
300/350 gr. di pasta tipo penne, mezze maniche ecc.
1 grossa melanzana di quelle nere lunghe
Kg 1,2 di pomodori maturi da sugo
cipolla, aglio, peperoncino, qualche foglia di basilico.
farina
olio di semi, olio evo
formaggio grattugiato (misto parmigiano e pecorino)
mollica di pane sbriciolata e tostata in padella

Lavate ed asciugate la melanzana, tagliatela a fette di 1 cm. circa e cospargetele di sale. Lasciarle riposare una mezz'oretta per farle perdere il liquido amaro.
Nel frattempo preparate un trito di cipolla, aglio e peperoncino che farete appassire in qualche cucchiaio di olio evo e poi aggiungete i pomodori precedentemente sbollentati, spellati e privati del torsolo. Schiacciateli un pochino con un mestolo e fate cuocere. (Se volete fare in fretta utilizzate una bottiglia di passata rustica di pomodoro.)
Riprendete le fette di melanzana, passatele nella farina e fatele friggere in una padella antiaderente con un filo di olio di semi. Bastano pochi minuti per renderle croccanti dopo di che adagiatele su un foglio di carta assorbente, tagliatele a pezzetti e mettetele da parte.
A metà cottura passate i pomodori con il mini pimer e poi aggiungere le melanzane e fate cuocere ancora una decine di minuti o comunque fino a che il sugo spara i getti come una solfatara ;D. A fuoco spento regolate di sale e pepe, aggiungete qualche foglia di basilico sminuzzata, abbondante formaggio grattugiato, ed una manciata di pane tostato. Condite la pasta scolata al dente e buon appetito.
#28
PESCA FORUM BAR / CIAO GATTONE
Agosto 31, 2012, 15:50:12
Tanti di voi non l'hanno mai visto e sentito perchè non faceva parte di questa famiglia ma faceva  comunque parte della grande famiglia dei Pescatori. Ho avuto il grande onore di di conoscere il Gattone, nomignolo col quale è conosciuto, e di pescarci insieme in qualche occasione e ho avuto modo di apprezzare le qualità del Pescatore con la p maiuscola e dell'uomo e sento il bisogno di rendergli omaggio anche qui.
Ciao Oreste, son sicuro che le onde ci saranno anche lassù.
#29
LE RICETTE DEL FORUM / Tagliolini al limone
Agosto 05, 2012, 17:18:17
Li abbiamo fatti e gustati proprio oggi. Sono freschi e leggeri quindi nulla di meglio per gustare un primo piatto con questo caldo.

Occorrente per 4 persone:
400 gr. di tagliolini freschi
30 gr. di burro
100 ml di panna da cucina
1 grosso limone non trattato
qualche foglia di menta fresca
parmigiano q.b.
sale q.b.

In una capiente padella antiaderente mettete il burro e fatelo sciogliere a fiamma bassissima, aggiungete poi la panna e mescolate sempre a fiamma bassa, aggiungete qualche foglia di menta fresca fineme3nte sminuzzata, unite la scorza del limone grattuggiata (solo la parte gialla), regolate con abbondante sale e levate dal fuoco. Nel frattempo avrete messo sul fuoco l'acqua per la pasta dentro la quale avrete inserito poco meno di mezzo limone utilizzato per la buccia. Scolate i taglierini un minuto prima della loro giusta cottura e metteteli in padella. Fateli saltare per un minuto aggiungendo un paio di cucchiai di succo di limone e del parmigiano grattugiato. Stemperate con l'acqua di cottura perchè i tagliolini col burro, panna e formaggio tendono ad appallottolarsi ed asciugarsi divenebdo immangiabili. Impiattate e guarnite ogni piatto con qualche sottile fetta di limone e................
Buon appetito.

P.S. se fate i tagliolini in casa, aggiungete all'impasto metà ed anche più della scorza di limone grattugiata
#30
PESCA FORUM BAR / CARTA DI CREDITO
Luglio 06, 2012, 18:48:32
Ciao ragazzi, vi racconto quello che mi è capitato soprattutto per conoscere le vostre esperienze e rimedi in merito. Dunque, posseggo una Visa Postepay da diversi anni che ho sempre usato con oculatezza per gli acquisti in rete. Nei momenti di inutilizzo ci ho sempre lasciato sopra pochi centesimi e non ho mai avuto problemi.
Alcuni giorni fa incontro un conoscente che doveva rimborsarmi poco meno di 300 euro. Non avendo dietro il codie iban del mio conto gli dò gli estremi della postepay. Il giorno dopo prego mia moglie di andare a prelevare la somma perchè non mi fido molto di queste carte. La consorte riesce ad andare al postamat solo due giorni dopo e, amara sorpresa, scopre che sono stati fatti tre pagamenti on line per 250 euro. Vado più a fondo e scopro che i pagamenti erano indirizzati a "Match line" che ad un più attento esame si rivela il sito di scommesse SISAL.
Mi chiedo, come è possibile riuscire ad arrivare al numero di carta e codici relativi. A voi la parola
#31
PESCI & CATTURE / [SURFCASTING] CATTURE
Novembre 20, 2011, 21:38:52
"SCHEDE CATTURE" [SURFCASTING]  

Da questa data in poi, ogni utente dovra' inserire in questo thread, la propria "SCHEDA CATTURA", in questo modo avremmo piu' ordine nelle catture e una sorta di galleria che tutti potranno utilizzare come punto di riferimento per eventuali informazioni.

In questo thread, non saranno tollerati commenti di nessun genere, saranno accettati solo i complimenti per mezzo dell'apposito tasto.

Tutti i commenti saranno eliminati sistematicamente dai Moderatori di sezione senza nessun preavviso.
Per eventuali domante tecniche esistono sezioni piu' appropriate o i "thread personali", visibili nella sezione "PESCI & CATTURE"


Prima di postare una scheda cattura, leggere il "REGOLAMENTO FOTO CATTURE"




Ecco un piccola scheda da utilizzare come riferimento per l'inserimento della cattura:


FOTO CATTURA "come inserire una foto"

preda: .........
località: ........
data e orario: ........
attrezzatura: canna ........, mulinello:........
lenza madre: ........,  finale ........, amo n°: ......., piombo gr.: .......
esca: ........
fase lunare: ........
marea: ........
condizioni meteo/marine: ........
note: ........

per il report cliccare sul LINK .......(inserire il link al report del thread "personale")
#32
SURFCASTING / SINTOMI STAGIONALI
Settembre 17, 2011, 13:03:54
Qualche giorno fa c'è stata una giornata isolata di brutto tempo, pioggia, vento e poi un forte temporale: una giornata da starsene tappati in casa anche se siamo ancora in estate.
Mia moglie vede quest'anima in pena e, probabilmente per evitare l'incisione di un solco sul pavimento, mi dice: "vai a fare un po' di spesa così ti calmi". In pochi minuti sono già all'ingresso dell'ipermercato, previo passaggio fuorimano sul lungomare, e spingendo il carrello incrocio lo sguardo, ricambiato, di un tizio dai capelli e barba grigia. Mi fermo e penso: ma io questo lo conosco. Realizzo in pochi secondi che si tratta di un mio carissimo amico che non vedo da diversi anni e con il quale ho condiviso alcune gioie e parecchi dolori del surfcasting. Giro immediatamente il carrello e quasi mi scontro con il suo che, evidentemente, ha avuto il medesimo flashback. Abbracci, saluti, baci e finiamo seduti al tavolino di un bar. Ci raccontiamo velocemente le nostre cose della vita per finire immancabilmente a parlare di pesca, argomento che ci tratterrà per oltre un'ora. Gli dico che è cambiato parecchio tanto che ho stentato a riconoscerlo. Mi dice che ha avuto gravi problemi di salute e che il surf ormai è un ricordo solo blandamente lenito da qualche tecnica in acqua dolce ma l'attrezzatura è sempre lì in garage, lustrata puntualmente come un cimelio. "Vedo che anche tu esci con la pioggia come le lumache" gli dico. "Sai, mi risponde, i sintomi della malattia non sono mai scomparsi e come ogni anno, anche se non pratico più, mi sveglio dal letargo estivo quando viene il primo acquazzone". La malattia ovviamente è il surfcasting.
Avrei dovuto proporre la registrazione della nostra conversazione, avrebbe certamente trasmesso concetti e sensazioni difficilmente commutabili in frasi scritte. Fra le altre cose si è riproposto il dilemma che ci ha sempre tediato: cos'è il surfcasting? Abbiamo filosofeggiato sull'argomento con la saggezza di qualche anno in più sulle spalle e, stavolta, la risposta è stata unanime: è una malattia.
Come per tutte le malattie anche il surf ha dei sintomi e delle cure.
Quali sono i sintomi? Uno di questi è stagionale e psicofisico: ai primi caldi l'organismo comincia ad assopirsi, l'innalzarsi della temperatura dà fastidio e si manino segni che vanno dalla totale apatia all'irascibilità. In sostanza il surfcaster cala in una specie di letargo che varia a seconda dell'andamento climatico stagionale. Si affronta qualche battuta di PAF ma sempre con spirito distaccato e di insoddisfazione. Di punto in bianco, quando il calendario segna che l'estate è agli sgoccioli, magari con il riscontro di qualche bel temporale ed un sensibile calo delle temperature, ecco che il bradipo che si era domiciliato nel suo corpo comincia a cambiar dimora. Comincia a sorridere, riacquista energia, scambiata per nervosismo dai familiari, fino a diventare iperattivo. Comincia a fare il giro delle spiagge calpestando nuovamente la sabbia, ammirando le sfumature dell'acqua e i primi riccioli bianchi sulla battigia. Quello che per qualche mese è stato per lui solo un ammasso informe liquido ora ricomincia a diventare il suo amico/nemico mare. L'apoteosi lai raggiunge se si trova ad ammirare la prima mareggiata stagionale: le mani si stringono intorno ad un immaginario pedone ed il pollice è teso nell'atto di bloccare con forza la bobina del rotante. Si ritrova inconsciamente a mimare i movimenti del ground accorgendosi solo dopo diversi lanci "chilometrici" che non è solo in spiaggia e che gli altri presenti picchiettano con l'indice sulla tempia.
Un altro sintomo è collegato alla costanza. Si sa che dei famigerati cappotti, un surfcaster che si rispetti, ne ha armadi pieni eppure non arriva mai uno scoramento totale, alla voglia di buttare tutto alle ortiche. Immancabilmente ogni volta che ripone le canne nel fodero analizza la battuta appena conclusa e cerca di trovare eventuali errori promettendosi che la prossima volta vi si porrà rimedio. Tutto questo fa si che durante il viaggio di ritorno a casa non si lecca le ferite ma cominci già a riempirsi di energia per la prossima uscita. 
Questa patologia spesse volte è travisata dagli altri pescatori, specie da chi si dedica alla pesca a fondo generica. Il surfcaster viene spesso tacciato di snobismo, esibizionismo e manie di superiorità. Viceversa, nel pescatore "normale" a volte si genera una sorta di ipocondria ed egli stesso crede di essere affetto da questo male: il solo fatto di usare una canna da 200gr. ed il misurarsi con un mare un po' movimentato che reputa da surf, genera in lui l'intima convinzione di essere un surfcaster a tutti gli effetti, ma alcune indicazioni quali ad esempio la bobina del mulinello riempita con lo 0.20 o le numerose scatole di arenicola che si porta dietro, lo ricollocano subito nel suo recinto.
Il surfcaster è spesso affetto da altre patologie. Fra queste ricordiamo la bronchite stagionale o cronica, problemi articolari e reumatismi vari derivanti dall'esposizione al freddo, vento e pioggia. A queste aggiungiamo una perenne secchezza e ruvidità della cute specie delle mani e del volto.
Comunque, a ben vedere, non tutta la sintomatologia è di carattere negativo. L'esercizio costante di questa disciplina contribuisce a far sviluppare nel surfcaster alcune qualità particolari sia di ordine fisico che intellettivo. Osserviamo infatti spesso un aumento della resistenza fisica alla fatica ed alle avverse condizioni meteorologiche. Sviluppa poi un senso di padronanza dell'ambiente circostante grazie al quale difficilmente si fa cogliere dal senso dell'impotenza: quando è costretto a deporre le armi è sicuro, in cuor suo, che nulla avrebbe potuto fare di più oltre quello che ha fatto. Impara inoltre a controllare i propri istinti e prima di buttarsi nella tenzone valuta, studia, analizza, programma e mette a punto le sue strategie. Questa pignoleria lo porta spesse volte a girovagare per chilometri e chilometri prima di fermarsi su quella spiaggia che gli fa scattare la molla, accontentandosi a volte di quei pochi riccioli avvistati in lontananza. Attività queste coadiuvate, nei giorni precedenti, da un altrettanto meticoloso studio delle previsioni meteo, fasi di marea e lunari.
Ho cercato di sviluppare, impostando in maniera semiseria, i discorsi fatti con il mio amico ma vi posso garantire che la sostanza del discorso è più che seria ed i riscontri sono palpabili nell'intimo di chi ha veramente nel sangue questa disciplina. Riscontri fatti appunto di sensazioni, coinvolgimenti e sentimenti che si sentono dentro di se e spesso è difficile esternare.
Se anche voi avete il timore (speranza) di aver contratto questa malattia e riscontrate i sintomi descritti (qualcosa mi è sicuramente sfuggito), permettetemi di indossare il camice da dottore e consigliarvi l'unica cura possibile: AEROSOL!!! Ovviamente fatto con acqua di mare nebulizzata dalle onde che da qui a poco cominceranno a frangersi sulla battigia.
#33


iniziamo con il report,
ma prima è doveroso, un
GRAZIE di cuore a tutti gli SPONSOR












Sono le 10.45 del giorno dopo e nessuno dei partecipanti ha dato ancora segni di vita. Non oso pensare a cosa possa essere successo  ;D . Qualcuno si svegli, chi non ha avuto la fortuna di essere presente attende famelico calabria
#34
ITINERARI HOT SPOT DI PESCA / VALLE GESSO
Giugno 30, 2011, 01:49:23
Domenica scorsa ho fatto una breve gita in Piemonte, provincia di Cuneo. Il cuore del parco naturale delle Alpi marittime, ai confini con la Francia. Lo so che è molto lontano dalla nostra "madrepatria" ma le località sono incantevoli e ho pensato di rendervi partecipi con qualche foto soprattutto per la ricchezza di acque di tutti i generi, da quelle termali, a quelle minerali ma soprattutto per quelle da pescare. Laghi e laghetti da bassa ad alta quota, fiumi, torrenti e ruscelli che hanno solleticato e risvegliato il mio istinto di trotaiolo ormai in letargo da anni. Mi spiace solo che ho dei problemi a scaricare gli scorci più interessanti di alcuni torrenti. Se ci riesco aggiungo nei prossimi giorni. Un tratto di un torrente molto interessante (che avrebbe fatto la gioia di FLY & CO.) non ho potuto fotografarlo perchè bisognava attraversare un'area picnic attrezzata dove ti facevano pagare anche il solo ingresso. Non siamo riusciti a fare nemmeno una delle innumerevoli escursioni a piedi con possibilità di ammirare la fauna locale quali marmotte, stambecchi, camosci, lupi ecc. in quanto i pargoli si sono "cementati" in un parco giochi e non si sono più mossi, quindi ci siamo limitati ad un'escursione fra i 900 e 1700 metri.

Eccovi un campionario di immagini

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/img0053gw.jpg/]

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#35
Un anello di una mia canna in due pezzi è legato con un nastro particolare. E' un prodotto strano che al tatto sembra quasi un tessuto ma è molto tenace ed anche con un paio di giri l'anello non si muove di un millimetro. In più è possibile staccarlo rapidamente e riattaccarlo senza problemi. Ho cercato a lungo, invano, questo prodotto e nemmeno alcuni miei amici più esperti che lo conoscono hanno saputo fornirmi l'esatta denominazione commerciale.
Pensavo che un simile prodotto potesse tornare utile in caso di un anello saltato mentre siamo a pesca o se volessimo cimentarci nell'anellatura provvisoria di una canna o del semplice montaggio di un portamulinello a slitta
Ebbene, qualche giorno fa, guardando nei cestoni di un noto discount trovo un nastro che all'apparenza sembrava essere il solito nastro isolante: 19mm di larghezza per 3 mt. di lunghezza, nero ma guardando meglio la superficie sembrava quasi una trama di un tessuto. Leggo la denominazione:
NASTRO AUTOAMALGAMANTE.
Decido di prenderlo, il costo è irrisorio e al limite finirà insieme agli altri acquisti errati fatti nel tempo. Arrivato a casa mi fiondo in garage dopo aver fatto una ricerca su internet e senza mezzi termini provo ad applicare un portamulinello a slitta su uno spezzone di canna. Risultato sorpendente: la slitta sembrava saldata. Ho montato un mulinello e ho provato a sradicarlo ma non si è mosso. La parte adesiva del nastro è coperta da un film di plastica che viene rimosso prima dell'uso. Il nastro assomiglia alla para che usavano i gommisti per vulcanizzare le camere d'aria. Non sporca, non si appiccica. Il collante sembra inesistente ma attacca eccome. Dalle caratteristiche sulla confezione il nastro è utilizzato anche per rivestimenti di cablaggi e parti elettriche oltre che per la riparazione di manicotti e quant'altro. Isola dall'umidità, non patisce i raggi UV come i normali nastri isolanti. Insomma l'ideale per le canne che sono sottoposte proprio a questi fenomeni. In pratica ho fatto un giro intorno allo spezzone di canna, ho appoggiato sopra la linguetta del portamulinello, poi ho teso con forza il nastro e ho fatto due giri sulla linguetta, tagliandolo alla fine con le forbici. Il nastro non necessita di essere scaldato, basta solo tirarlo e tagliare di netto. La larghezza poi è l'ideale per questi usi. Magari non sarà lo stesso che stavo cercando, ma i risultati, almeno con questa prima prova, sono ottimi. Provare per credere.
P.S. spero di non aver scoperto l'acqua calda
#36
Tornando a casa dopo una battuta di pesca a fondo con il secchio desolatamente vuoto o pressoché tale, ciascuno di noi si pone la solita domanda: cosa ho sbagliato? A parte la crisi ittica che accomuna i nostri mari, lo scrupolo di non aver fatto tutto per benino ci assale comunque. Personalmente riesco ad andare poco a pesca (sigh!) ma qualche battuta veloce ed in solitaria in questi ultimi mesi sono riuscito a farla ed il risultato è sempre quello: una max due mormore, un'oratella, qualche immancabile pagelletto e stop. In queste poche uscite ho frequentato solo due spot, sia per mancanza di tempo che per difficoltà di accesso alle spiagge causa stagione balneare ma, se non altro, sono riuscito a trovare condizioni meteomarine diverse: dalla piatta totale al mare poco mosso, dal vento forte al calo di pressione, tuttavia senza riscontrare differenze sostanziali. Scambiando qualche chiacchiera con il vicino di turno le considerazioni sono sempre le solite: l'acqua è ancora fredda, la stagione è in ritardo, ormai non c'è più niente ecc. Solo l'ultima affermazione mi trova in parte concorde nel senso che fino ad una decina d'anni fa ti capitavano quelle sere in cui tiravi su diverse ciabattone di mormore portandoti a casa un secchio al limite del consentito di legge. Le altre considerazioni mi fanno semplicemente sorridere. Di indole sono un incallito ottimista e mi piace pensare che le nostre acque non siano divenute ormai un cimitero ma, piuttosto, attribuisco gli scarsi risultati ad una serie di congetture diverse e magari alla concomitanza delle stesse. Vi dico sinceramente che quando arrivo, sacca, secchio e zaino in spalla sulla spiaggia prescelta, in condizioni di mare calmo, vado sempre in crisi. La mancanza di qualunque riferimento mi mette in ansia e finisco per scegliere il posto più comodo e più vicino alla macchina. Immancabilmente rimpiango le battute a surfcasting dove un minimo di ragionamento, giusto o sbagliato che possa poi rivelarsi, lo metti in atto. Ma in condizioni di PAF è possibile effettuare una programmazione ed adottare delle strategie?. Se devo essere sincero propendo per il no eppure, sotto sotto, mi piace pensare che anche per questa tecnica qualche mossa che possa migliorare i risultati ci possa essere. In tanti anni di pesca mi è capitato varie volte, ed è capitato certamente anche a voi, che il nostro compagno di serata abbia continuato a pescare con una frequenza incredibilmente superiore alla nostra. Altre volte siamo stati noi ad essere baciati dalla fortuna ma, andando a verificare le strategie di pesca, non abbiamo rilevato alcuna differenza con il nostro collega: stessi calamenti, stessa esca, stesse distanze. Abbiamo scrutato il bagnasciuga ed il tratto di mare antistante le nostre postazioni, ma nulla: identici come due fratelli siamesi. L'indice viene quindi inesorabilmente puntato sul fattore "C" (leggasi fondoschiena). Ma, se vogliamo proprio attribuire un intervento della sorte dobbiamo farlo in termini oggettivi e non soggettivi. Mi spiego meglio: la mia fortuna è stata quella di essermi inconsciamente posizionato proprio in quel posto non perché la dea bendata abbia indirizzato il branco di mormore davanti alle mie esche a prescindere dalla postazione scelta. Non sto dando i numeri ma semplicemente valutando che se sono qui da due ore a guardare le cime immobili delle canne,  posso decidere di spostarmi 50 metri più in la. In definitiva è il pescatore che deve capitare sul branco di pesci e non è il branco che va a mettersi sotto le canne del pescatore. Valutando aspetti meno empirici, quali fattori possono influenzare la scelta della nostra postazione? Io ci metterei in primis la vicinanza di una foce. Per esperienza diretta ho potuto notare che posizionandosi ai confini di espansione della corrente di acqua dolce proveniente dal fiume potremmo sperare in qualche risultato in più. Gli sparidi non sono insensibili a queste promiscuità d'acqua ma non amano addentrarsi nell'occhio del ciclone come fanno le spigole. Quindi i punti migliori sono quelli estremi che l'acqua dolce va a lambire. In mancanza di sbocchi d'acqua dolce dovremo andare a ricercare altri indizi. Se ci troviamo su fondali bassi potremo avere la fortuna di imbatterci in qualche ricciolo di schiuma che denota la presenza di un cordolo di sabbia o di una secca e questo sarà un punto da prediligere. Su spiagge profonde potremo scoprire dei punti propizi osservando le variazioni cromatiche del fondale oppure individuando dei banchi di posidonia  e lanciando nelle vicinanze. Anche se ci troviamo di fronte ad un mare forza olio, una cosa da non tralasciare è quella di "saggiare il fondo". Perderemo qualche minuto di tempo ma qualche volta può valerne la pena. Basta lanciare con il solo piombo alla massima distanza raggiungibile, mettere la canna di lato e parallela alla spiaggia e recuperare lentamente con brevi intervalli. Con questa operazione potremo avere diverse risposte. Se sentiamo saltellare il piombo avremo un fondo "ondulato" e chiuso e potremo fare la prova del nove mettendo la canna sul picchetto e cercare di mettere la cima in tensione: ci accorgeremo che il cimino tende ad allentarsi dandoci la sensazione di aver perso il piombo. Questa è una postazione da evitare. I nostri amici pinnuti, mormore in primis, grufolano infilando il muso nella sabbia ma in questo caso si troverebbero davanti ad un fondo compatto che non si presta allo scopo.
Se il piombo viene recuperato uniformemente e con un certo "grip" il fondale è aperto e soffice e può farci ben sperare. Se durante il recupero ci imbattiamo in un "blocco" comunque scavalcabile con un richiamo della canna, è un altro punto da tenere in considerazione perché potrebbe equivalere ad un cordolo di sabbia dove è probabile il deposito di sostanze nutritive.
Se il recupero del piombo, inizialmente fluido, diviene pesante e all'arrivo il nostro calamento è coperto da alghe morte, è segno che siamo passati sopra un tappeto. Ciò non è controproducente se abbiamo l'abilità di posizionare l'esca poco prima dell'accumulo detritico oppure pescare addirittura al suo interno adoperando un bracciolo flotterato ed attaccato piuttosto in alto rispetto al piombo. L'unica accortezza, in queste situazioni, è quella di non far "camminare" il piombo per evitare che l'esca venga nascosta. Quindi dopo il lancio recuperiamo il filo in eccesso limitandoci a mettere la cima in leggerissima tensione.
Quali ultime raccomandazioni ci sono quelle di ricorrere alla "trainetta"  che stimola la curiosità dei grufolatori e, specie se ci troviamo in spiagge profonde, di sondare i primi metri: anche a mare calmo i nostri amici potrebbero essere sotto i piedi.
Se nessuno di questi espedienti dà i suoi frutti allora non ci resta che affidarci al solito fattore "C"   calabria
#37
PESCA FORUM BAR / PASSIONI...VINTAGE
Maggio 13, 2011, 00:53:41
Girovagando per il web alla ricerca di un'informazione, mi imbatto in un sito di moto d'epoca.
Penso che tanti di noi, oltre alla pesca, coltivino altri hobby.
L'altra mia grande passione, in gioventù, è stata quella delle due ruote, fuoristrada nello specifico. Un sentimento, a detta di amici e conoscenti, smodato e quindi grande è stata la commozione nel rivedere questi gioielli di anni or sono che all'epoca mi facevano perdere le bave. Il tempo passa, gli amori si sopiscono, sempre pronti a risvegliarsi, prepotenti, quando meno te l'aspetti. Ho fatto una carrellata di ciò che è passato sotto il mio posteriore e volevo condividere con voi queste emozioni sperando di riaccendere i ricordi di chi ha qualche annetto sulle spalle come me e ha condiviso le stesse passioni.

Cominciamo con il mitico CIAO, eccolo qua anche se il mio era giallo.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/ciaocd.jpg/]

Mio padre me lo fece tenere poco optando poi per il più robusto BOXER sempre di casa Piaggio, il mio era proprio così.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/boxerbc.jpg/]


Non avevo ancora 14 anni e mi limitavo a girare nei cortili e nei garage.
La mia passione era smodata anche se ero un ragazzino ed il mio obiettivo era una moto con le marce.

Il passo fu breve ed allo scoccare dei 14 anni eccomi a cavallo di una fiammante GILERA 50 5V Trial.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/gilera5vtrial50.jpg/]

Non ho mai capito il perché di questo nome visto che si trattava di un motorino da enduro.
Ovviamente rimase di serie per poco tempo e poi cominciai a truccarlo e ritruccarlo.
Mi accorsi da solo che l'appetito vien mangiando e cominciai a scalpitare di nuovo.
Il mio sogno era quello di fare le gare e nell'attesa riempivo la cameretta con poster dei campioni dell'epoca e divoravo tonnellate di riviste. Cominciai inoltre a procurarmi casco, guanti, occhiali, pettorina, stivali ecc.
Fu così che al gilerino si affiancò il fratellino più grintoso: il Gilera 50 enduro. Già quasi assettato per le gare ma in condizioni non proprio ottimali ed infatti erano più le volte che mio padre doveva venire a recuperarmi per gli sterrati sulle colline del paese.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/gileraenduro50.jpg/]


Intanto arrivai ai 16 anni e fu subito patentino A e con questo fu d'obbligo un 125. Tanto per non uscire dal seminato recuperai un vecchio Gilera 125 Regolarità. La poverina non era messa troppo bene ma contribuì a farmi fare le ossa e da lì a poco defunse definitivamente.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/gilera1255vregcompl1.jpg/]


Cambio marca e arrivo in casa Aspes con un Hopi 125 regolarità. Rispetto al Gilera non c'era paragone: d'altronde c'erano tanti anni di differenza fra le due. Il mio aveva il serbatoio azzurro. I primi approcci furono terribili vista la differenza di potenza con il vecchio Gilera, ma poi riuscì a stare in sella.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/aspesrgs1251976l.jpg/]

Con i 18 anni arriva la patente B e quindi l'ulteriore salto di categoria. Dopo tanti sacrifici e rinunce arriva quella che per me è stata una delle moto che mai più saranno replicate: la MAICO 250 GS. Un trattore che spesse volte mi ha fatto sudare sette camicie. La mia aveva il serbatoio giallo. Sono ancora innamorato di questa moto perchè è stata una sfida fra me e lei. Prima di diventare amici mi ha rotto le ossa ma mi ha insegnato ad andare in moto.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/maicoregolaritags250197.jpg/]



Comunque tenete conto che mio padre aveva una concessionaria Piaggio ed altre marche. Devo anche dire che la maggior parte delle due ruote che ho posseduto erano usate, altrimenti l'avrei mandato sul lastrico. Questo revival è stato anche un modo per pensare con commozione a mio padre: il poverino ha dovuto girare per tutta la penisola per assecondare le mie passioni. Addirittura una volta mi ha portato con se mentre andava a Milano fermandosi un giorno in Toscana per farmi assistere ad una prova di campionato.

Per quanto riguarda l'attività agonistica purtroppo c'era un veto da parte dei genitori.  Devo dire che nella mia provincia non si svolgevano manizioni del genere (tanto per cambiare) se non negli ultimi anni ma mio padre riteneva il motocross troppo pericoloso. Siamo arrivati ad un compromesso: l'enduro (allora si chiamava regolarità) che, secondo lui, era più soft. Ed infatti ho partecipato ad un paio di competizioni a livello locale prima che, per le circostanze della vita, ho abbandonato tutto.
Spero di non avervi annoiato
                                                                 
#38
PESCA FORUM BAR / UN PO' DI BUONUMORE
Maggio 12, 2011, 13:55:00
Attingendo dalla cultura dei nostri amici partenopei, ecco alcune perle.

Ospedale a Napoli. Il paziente al dottore:
"Dottò, ma l'operazione di
appendicite è pericolosa?"
"Macché. Solo a uno su mille succede qualcosa."
"Dottò ! e diciteme .... a che nummero stamm?"

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Il controllore del pullmàn dopo aver osservato attentamente il biglietto di
un viaggiatore napoletano: "Ma questo biglietto è di ieri!"
"Azz. .. E tu mò te ne vieni?"

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un uomo in volo verso new york è seduto accanto ad una stupenda mora. ad un certo punto si accorge che la donna sta leggendo un manuale di statistica
sessuale. incurosito chiede di cosa si tratti.
la donna: è un libro molto
interessante, lo sapeva che gli arabi hanno il primato della lunghezza del
pene, mentre ai napoletani spetta il record del diametro? a proposito non
ci siamo ancora presentati, io sono janet e lei?
e lui: piacere, mohammed
esposito...

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Na femmena sta facenne ammore comme a 'na pazza, all'improvviso suona o cellulare e lei:
-si si , ok ...ok nu te preoccupa' divertiti
- e lui: ma chi era?
-era mariteme che mi ha detto che faceva chiu' tarde pecchè si stava bevendo na birra cu tte.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Sul Bus a Napoli
un delinquente sale sull'autobus :
- Fermi tutti, questa è una rapina !

Un passeggero:
- Maronna che paura! Pensavo che era il controllore.

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La moglie torna a casa all'improvviso e trova il marito a letto con un'altra. Approfittando della sorpresa lo immobilizza, riesce a portarlo in garage, e gli blocca il pisello dentro una morsa, chiusa con un lucchetto. Poi va in cucina e torna con il coltellaccio da macellaio.
- Ehi, ma che cazzo stai facenne??mica mo' vuo' taglia'?!?
- No, caro, to tagli da solo, perché sto p'appiccia' o garage


.......Segue
#39
PESCA FORUM BAR / LA LIGURIA E' COSI'
Aprile 11, 2011, 14:02:48
Dopo mesi e mesi di astinenza finalmente intravedo la possibilità di una pescata. Sabato compro un pò d'esca: americano e bibi ai quali aggiungo qualche cannolo congelato. Finalmente la prima domenica di bel tempo, per quasi tutta la settimana al nord si è quasi boccheggiato meno che in Liguria. Qui occorreva ancora la giacchetta e al mattino e alla sera una sinistra nebbiolina rendeva surreale l'atmosfera. Credo sia dipeso dall'evaporazione dell'acqua del mare, ancora freddina, che al contatto con i primi raggi solari davvero infuocati, ha creato questi fenomeni. Comunque, moglie e figli vanno in campagna dai nonni. Non senza problemi visto che il grandicello è stato caricato di peso in macchina.
Ormai è abbastanza tardi e decido di mangiare qualcosa e poi avventurarmi. Mi fermo su una delle passeggiate del lungomare a vedere la situazione: acqua cristallina tanto da contare pietre e alghe a decine di metri, risacca da due millimetri e mezzo e moto ondoso al pari di un lago vulcanico. La frenesia piscatoria era comunque così forte che avrei pescato anche in una pozzanghera post temporale. Meno male che ho impostato tutto sul light: canne tele, muli fissi e una borsetta con pochi accessori dentro.
Mi soffermo ancora un momento e solo ora mi rendo conto di tutta quella fauna variopinta che occupa ogni angolo della spiaggia: schiene bianche cadaveriche, palloni che volano in aria, bambini vociferanti, coppiette abbracciate. Ma come, siamo al 10 di aprile, le spiagge dovrebbero essere ancora nostre. Lo sgomento si impadronisce di me e nemmeno qualche bel fondoschiena riesce a sollevarmi il morale.
Risalgo in macchina e perlustro altre zone ma la situazione è sempre la stessa. In alcuni punti mi basta vedere le macchine parcheggiate in strada per farmi desistere dal dare un'occhiata alla spiaggia sottostante. Non è possibile, perchè abbiamo la sfortuna di essere ad un tiro di schioppo da Piemonte e Lombardia? Sosta dopo sosta ho già percorso circa 20 km e la situazione, se possibile, è sempre peggiore.
Alla fine decido per un lembo di spiaggia libera addossata alle rocce dove intravedo una cannetta piantata nella sabbia. Almeno, penso, non sarò visto come un marziano. Scendo dalla scogliera per evitare di passare in quel formicaio, poggio la roba per terra per riprendere un pò fiato ma non riesco nemmeno a rialzarmi che una famigliola ha preso possesso di quell'ultima minuscola oasi. Non sto nemmeno a protestare, qui la stagione balneare inizia prima di quella stabilita dalle ordinanze. Il tizio con la canna mi dice che è da più di un'ora che evita di rilanciare perchè ci sono sempre bambini che scorrazzano e gente in acqua. Lo saluto e risalgo la scogliera intenzionato a preseguire verso ponente. Poi riguardo le auto parcheggiate in ogni buco possibile e mi rendo conto che il ritorno, da lì a qualche ora, potrebbe essere un calvario. Potrei andarci stasera quando l'orda selvaggia sarà in coda su strade ed autostrade per il rientro ma domani si va a lavorare e poi penso già al rientro della mia famiglia e a mia moglie che mi dirà che ora mi devo occupare io dei pargoli visto che le hanno rotto le balle tutto il giorno. Torno a casa, ripongo tutto e mi collego a CPOL per vedere se qualcuno è riuscito a tirar fuori un bel pesce.
Beati voi che avete le spiagge libere.
#40
PESCA FORUM BAR / AUGURONI GRAN CAPO
Marzo 08, 2011, 07:54:00
TANTE, TANTE MIMOSE PER IL NOSTRO CHRISTIAN

AUGURONI
#41
SURFCASTING / LE STRADE DEI PESCI
Gennaio 25, 2011, 00:57:02
Dopo l'ampia trattazione fatta qualche tempo fa nel topic IL SENSO DELL'ACQUA Circostanze particolari calabria mi hanno suggerito uno spunto per un aggiornamento e completamento dello stesso in relazione a quelle che sone le traiettorie dei pesci. Sperando di non annoiarvi......

Approfittando del clima relativamente mite di qualche giorno fa, all'uscita da scuola "libero" i bambini nel parco antistante e mi siedo, a mò di pensionato, su una panchina.
Osservavo i miei e tutti gli altri pargoli correre, come uno sciame d'api, verso i due cancelletti situati sullo steccato in legno posto a recinzione dell'area giochi. Una sorta di gara a chi per primo varcava la soglia e si appropriava del gioco conteso. Alcuni di loro, invece, cercavano di scavalcavare lo steccato, non sempre con successo. Sarà che l'astinenza da pesca a volte mi gioca dei brutti scherzi o, come dice mia moglie, il mio cervello si è ormai trasmutando in cervello da pesce, ma di punto in bianco nella mia testa tutti quei bambini hanno assunto le fattezze di pinnuti di varie specie. Non vi allarmate, non sono ancora a livelli patologici, i pargoletti non impersonavano nell'immaginario prede da catturare, l'aspetto rilevante riguardava i loro movimenti, le loro traiettorie per giungere agli agognati scivoli, altalene ecc. In sostanza ho immaginato il percorso dei bambini come quello delle nostre prede per giungere sul luogo di mangianza. Alla pari dello sciame di bimbi, i branchi di pesci si dirigono verso ciò che è di loro interesse. Il loro percorso è sbarrato dallo steccato che, per i pinnuti è rappresentato dall'ultimo frangente, barriera esterna posta a mò di frontiera. L'unico modo per accedere è passare attraverso i cancelletti che nell'ambiente marino sono rappresentati dalle interruzioni presenti sul frangente ovvero quelle che in gergo vengono definite finestre. Non tutti i bambini, come ho detto, seguivano la via più facile, quella dei cancelli. Alcuni cercavano di scavalcare lo steccato ma non tutti ci riuscivano e quindi ripiegavano verso i varchi convenzionali. Ma se non vi fossero stati i cancelletti, in quanti avrebbero superato lo steccato?
Tutta queste allegorie e paragoni per cercare di spiegare nella maniera più elementare quello che si verifica o, quantomeno, si pensa si possa verificare, in mare durante una mareggiata e nelle fasi marginali della montata e della scaduta.
Abbiamo il moto ondoso che smuove il fondale scoprendone organismi, anellidi e quant'altro di commestibile ci possa essere. Pescettame e grufolatori vengono attratti da questo banchetto e, al loro seguito, arrivano i predatori stimolati a loro volta. Questo, in parole povere, è quanto avviene in condizioni propizie e rappresenta la catena alimentare. Però, proprio come succede ai bambini, anche per i nostri amici pinnuti raggiungere le zone di pascolo può non essere semplice e scontato. Il primo ostacolo è rappresentato, come si diceva, dall'ultimo frangente, quello più esterno. Cos'è un frangente? E' un'onda, una cresta schiumosa che si forma durante il percorso della massa d'acqua verso riva. Perché avviene ciò? E' un discorso molto complesso che tira in ballo leggi fisiche ma vediamo di riassumerlo velocemente. Il mare, anche se smisurato, deve avere ed ha i suoi equilibri, le sue compensazioni altrimenti deborderebbe come l'acqua di una diga a cui non vengono aperte le chiuse nei momenti di piena. In mare però non c'è un'alimentazione idrica ma un movimento costante dell'acqua, dal largo verso riva per via delle correnti innescate dai venti e dalle fasi di marea (corrente primaria) ed un movimento opposto, anche se di minore intensità da riva verso il largo (corrente secondaria o di ritorno). Quando la massa d'acqua si mette in movimento con particolare forza e volume, dirigendosi verso la terraferma, va incontro al naturale abbassamento del fondale, sempre più pronunciato man mano che si avvicina verso la battigia. Quando la profondità è così bassa da non riuscire più a contenerne il volume, ecco che l'acqua si solleva e va a formare la cresta, o frangente o onda che dir si voglia. E' calcolato che il fenomeno si forma quando la massa d'acqua ha un'altezza superiore al doppio rispetto alla profondità del fondale. In sostanza, se ci troviamo in uno spot che in condizioni di mare calmo ha una profondità di un metro, il frangente si genera quando la massa d'acqua in arrivo supera i due metri d'altezza. Naturalmente questo non significa che l'onda generata sarà di due metri ma della misura pari al surplus d'acqua non assorbito. Da questo si può capire perché le spiagge basse vengono definite a bassa energia e quelle profonde, viceversa, ad alta energia: il termine è in rapporto alla capacità di assorbimento della massa d'acqua da parte dello spot. Questo è quanto noi vediamo in superficie, ma cosa avviene sul fondo marino? Il movimento della massa d'acqua, abbiamo detto, smuove la sabbia scoprendo i vari organismi ma la sabbia sollevata, ad un certo punto si rideposita sul fondo creando un cordone che si va a compattare ed a generare, in quel punto, un innalzamento del fondale. Questo fenomeno determina lo stabilizzarsi del frangente: ecco perché vediamo la cresta schiumosa formarsi sempre alla stessa altezza. Procedendo dal largo verso riva possiamo avere più di un cordone. Giusto per fare un esempio stupido, facciamo finta di osservare un pezzo di ondulato di quelli usati per le coperture, messo per terra in orizzontale: i dossi rialzati rappresentano le formazioni sabbiose depositate sul fondo (frangenti), le cunette concave invece rappresentano i così detti canaloni paralleli. Naturalmente la distanza fra due gobbe (frangenti) successivi deve essere tale da permettere la formazione di un canale abbastanza ampio, tale da consentire il movimento dei pesci ed il posizionamento dei nostri calamenti al suo interno. Ciò è quanto possiamo vedere in "orizzontale" ma c'è anche l'altro verso, quello "verticale". Ritorniamo alla storiella dello steccato e degli accessi. Può capitare che il frangente esterno sia uniforme senza soluzione di continuità e senza interruzioni (ovvero lo steccato senza cancelli). Può sembrare strano ma i pesci, soprattutto il pescettame ed i grufolatori non si avventurano nell'attraversamento del frangente. Fanno esattamente come i bambini che scelgono di entrare attraverso il cancelletto. In pratica vanno a cercare un'interruzione del cordone esterno, un varco che, come abbiamo visto, viene chiamato finestra. La finestra in sostanza corrisponde ad un tratto di fondale con maggiore profondità e generalmente coincide con il c.d. canalone perpendicolare (la prospettiva verticale del fondale). Il canalone perpendicolare può essere più o meno esteso in larghezza e può continuare o meno fino alla battigia. Esso raccoglie il surplus d'acqua e di organismi provenienti dai canali paralleli ed allo stesso tempo alimenta lateralmente questi ultimi creando uno scambio tra linee verticali ed orizzontali.
In mancanza di finestre l'unico accesso possibile è in prossimità dell'inizio e della fine dell'unico frangente. Pare invece che alcuni predatori, in assenza di ingressi, si cimentino nello scavalco del frangente esterno. Ho messo il dubitativo in quanto la pesca non è una scienza ma un insieme di esperienze, constatazioni di fatto e, a volte riscontri obiettivi quindi tutto può essere messo in dubbio. Pertanto, in mancanza di verifiche scientificamente inopinabili ci dobbiamo affidare alle constatazioni di fatto ed all'esperienza per avere la riprova della bontà di queste teorie. Abbiamo sempre sostenuto che nella pratica del surfcasting la fase di preparazione della battuta ha un' importanza primaria ai fini del risultato. Come abbiamo già visto in altri topic che si sono occupati di questo argomento, vi sono alcuni punti ben precisi davanti ai quali posizionare le nostre canne e dentro cui depositare le nostre esche. Statisticamente parlando è stato riscontrato che l'assenza delle sopracitate finestre rende la mareggiata sterile o, quantomeno, molto avara di riscontri positivi. I nostri amici pinnuti, proprio come i bambini, transitano dalle finestre e si distribuiscono lungo tutta la zona soffermandosi sui punti che garantiscono maggior apporto nutritivo. Quindi, a rigor di logica, dobbiamo porre al primo posto delle nostre preferenze proprio la finestra e le sue immediate vicinanze essendo questa il passaggio obbligato. Le altre zone da preferire sono il/i canaloni perpendicolari in quanto formano una specie di autostrada fra la finestra e la battigia. Esso rappresenta un polmone, una sorta di miscelatore con gli altri settori oltre a costituire un'oasi per i nostri calamenti. Questo settore è da sondare tutto, dalla battigia fino alla massima distanza raggiungibile. Le altre zone di nostro interesse sono rappresentate dai canaloni paralleli ovvero le zone concave dell'esempio dell'ondulato. Come facciamo ad individuare tutti questi settori? Non sempre il mare è di facile interpretazione. Diciamo anzitutto che negli spot ad alta energia non sono quasi mai visibili. Nelle spiagge a bassa energia almeno uno dovremmo individuarlo. La cosa migliore sarebbe prendere visione della spiaggia e del moto ondoso da una postazione rialzata e perdere qualche minuto in un'attenta osservazione. Se abbiamo la fortuna di individuare tutti questi elementi, il punto migliore è rappresentato dall'intersecazione fra la finestra ed il canale parallelo più esterno. Tante volte però questo punto magico non è a portata di canna. Diciamo che un pescatore dotato di buona tecnica può sperare di posizionare la propria esca fra i 70 e gli 80 metri. Quando le distanze sono proibitive allora ci concentreremo sui canali paralleli più vicini o sul canalone perpendicolare. Può anche capitare che vi sia una totale mancanza di accessi. In questo caso o si lancia oltre il frangente esterno sperando che oltre quel cordone ci siano i nostri amici pinnuti in coda in attesa che si apra qualche varco oppure ci si va a posizionare nei pressi di una delle due estremità di questo frangente esterno, anche se ciò può comportare uno spostamento di centinai di metri dal nostro accesso allo spot. Ad ogni modo, pescando con due canne, numero che per me è l'ideale per una razionale e non affaticante gestione della battuta, avremo modo di sondare il canalone perpendicolare per la sua lunghezza e tutti i canali paralleli. Come dicevo prima, in mancanza di verifiche obiettive quali un documentario subacqueo, che peraltro risulterebbe difficoltoso in condizioni di acqua opaca e mare mosso, bisogna basarsi sulle statistiche. Se un certo numero di battute a surf ci dicono che in mancanza di accessi il pesce è pressochè assente e se, viceversa, in presenza di finestre, il pesce viene catturato in prossimità di queste o dentro i vari canaloni, mi pare che la teoria possa essere attendibile. Ovviamente non aspettiamoci di trovare di fronte a noi, una volta arrivati in spiaggia, una foto digitale con tanto di frecce indicatrici e pallini di riferimento. Anche queste cose, nel surf, si sviluppano con l'esperienza. Allo stesso modo potremo avere una visione non molto chiara o addirittura in movimento: ecco perchè ribadisco sempre di arrivare con il chiaro e perdere qualche minuto nell'osservazione.

Uno dei miei schifodisegni (poco) esplicativi


[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/viei.jpg/]

Alla prossima
#42
LANCIO TECNICO / LANCIO TECNICO: DA SOLI SI PUO'?
Gennaio 15, 2011, 01:49:37
E' stato più volte ribadito che cimentarsi nel lancio tecnico da autodidatta può produrre risultati entro un certo limite ma, per andare oltre, occorre un buon maestro. Purtroppo, se esistono parecchi ottimi lanciatori non altrettanti sono i buoni maestri. Ciò non per una questione di cattiva volontà o incapacità ma perchè per parecchie persone diviene difficile trasmettere ed insegnare agli altri ciò che nella loro testa è uno schema ben delineato. Chiusa questa breve premessa, mi premeva farvi vedere un breve video relativo al ground. Il protagonista non è uno dei mostri sacri che siamo abituati a vedere ma uno di noi che, sotto l'egida di un ottimo maestro, è passato, nel giro di due settimane, dal nulla ad un gesto tecnico semplice, pulito ed efficace. Paolo, il maestro, è un quasi nostro conterraneo di nascita. E' una persona semplice, preparata, paziente, molto appassionata della disciplina e soprattutto altruista. Avere un amico così farebbe la gioia di chiunque. Il video mi pare molto interessante in quanto mostra nitidamente un gesto tecnico molto semplice e ben eseguito che viene immagazzinato molto rapidamente da chi lo guarda.

http://www.youtube.com/watch?v=6W-cuwdjhWw&feature=player_embedded
#43
PESCA FORUM BAR / GRAZIE Santa Claus
Dicembre 29, 2010, 16:33:07
Il mattino del 25 dicembre i bambini mi svegliano all'alba eccitati e più indemoniati che mai.
Ovviamente il pensiero dell'arrivo di Babbo Natale li aveva fatti dormire con un solo occhio chiuso e, aprendoli tutti e due, avevano scorto tutti i doni sotto l'albero. Gli diamo il permesso di "sfasciare" le confezioni ed an certo punto il più grandicello mi chiama dicendomi che Babbo Natale aveva portato un regalo anche per me. Gi dico di aprire anche quello pensando al solito paio di pantofole, ma poco dopo lui arriva con questo fra le mani:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/img0029rb.jpg/]

"Papà, papà, ora potrai pescare con la Wii senza che la mamma ti rompa le scatole.

Chissà, forse la mia dolce metà, impietosita dal fatto che ormai da secoli non vado a pescare e complice il periodo natalizio, ha pensato di incaricare il rosso barbuto a placarmi con un surrogato tecnologico.
Ho avuto l'emozione di catturare una spigola striata, giusto per far vedere il funzionamento ai pargoli. Giusto un'unica emozione perchè il tutto è poi divenuto dominio delle due pesti.
Attendo impazientemente che si stufino per poter riprendere possesso di quanto è mio per potervi fare un bel report tecnologico  ;D
#44
SURFCASTING / A CACCIA DI......SARAGHI
Dicembre 18, 2010, 20:35:48
PREMESSA
Anch'io, come tanti altri pescatori, ho cominciato la mia avventura in mare, da ragazzino, con la cannetta fissa ed il galleggiante e i primi pesciolini che mi avevano fatto esultare di gioia erano i malcapitati saraghetti delle dimensioni delle vecchie cento lire o poco più. Son convinto che se facessimo un'indagine fra gli appassionati di surfcasting, su quale sia ritenuta la preda della specialità per eccellenza, il 90% risponderebbe: il sarago. Varie sono le ragioni che pongono il nostro sparide in cima alla classifica e, non da ultima, la questione  affettiva di cui sopra. Quante volte è capitato che durante una battuta assolutamente priva di alcun risultato, l'unico a bussare al nostro cimino è stato proprio lui, magari un umile sparlotto che, in barba al suo ridotto apparato boccale ed alle sue misere dimensioni, si è fatto trafiggere dal nostro generoso beack guarnito da altrettanta generosa porzione di esca. Naturalmente l'abbiamo rimesso in acqua con tutte le cautele, ma la sua visita ci ha ricaricato le pile in una serata fredda e ventosa.

DOVE
Il sarago, nelle sue versioni più comuni nel mediterraneo (sparlo, maggiore, pizzuto ecc.) è presente in numerosi spot, anche in spiagge aperte tutta sabbia che nessun nascondiglio gli possono, in apparenza, riservare. La mia conoscenza del sarago è cresciuta nel tempo, dalla cannetta fissa in fibra fino ai primi passi nella pesca a fondo quando chiedevo (e lo chiedo ancora) ai pescatori più esperti consigli sulle spiagge più prolifiche. Spesse volte mi veniva consigliato di evitare quel tal sito in quanto vi erano solo saraghi. Un altro grosso contributo in tal senso mi era stato fornito dalla pesca a galleggiante che avevo incominciato a praticare ed affinare. Mi rendevo sempre più conto della differenza fra il pescare in condizioni meteo marine tranquille e in condizioni di mare mosso. Con la bolognese riuscivo a capire con un semplice colpo d'occhio quale fosse il "mare da saraghi" e non vi nascondo che gli esemplari più grossi li ho catturati con questa tecnica.
Passando il tempo e cominciando a ragionare, prima di tirare i piombi in acqua, ho cominciato a dare una spiegazione ed una interpretazione a tutte queste cose. Perché mi si consigliava di evitare quello spot se era possibile la cattura di saraghi? Perché la condizione ideale dell'epoca era il mare calmo che equivaleva ad esemplari di piccole dimensioni. Perché quello spot era da evitare mentre a poche centinaia di metri diventava il paradiso delle mormore? Perché cambiava radicalmente la morfologia del fondale. Qual'è quindi l'insegnamento che avevo tratto da queste considerazioni ed esperienze? Che il sarago, quello di misura, ha bisogno di mare mosso e di spot particolari.  Con queste considerazioni mi ricollego all'importanza che riveste lo studio dello spot nella gestione di una battuta di pesca. Ovvero il passare da una cattura assolutamente fortuita ed occasionale ad una cattura cercata e mirata. Purtroppo la cosa più difficile è il trasporre le conoscenze ed esperienze di altre tecniche al surf casting. Per nostra sfortuna i posti migliori non sono praticabili a surf. Per posti migliori intendo la pesca dalle scogliere con fondale profondo o su fondali rocciosi dove ogni accorgimento antincaglio risulta inefficace. Bisogna comunque che adattiamo le strategie più efficaci alla nostra tecnica. Per quanto riguarda lo spot non ci sono problemi, sono grossomodo gli stessi già visti per la spigola. Quindi pocket beach meglio con fondale misto o comunque con presenza di scogliere o formazioni rocciose. E' sempre possibile la presenza del sarago anche su spiagge aperte, specie nel gradino di risacca e nel sottocosta purché nelle vicinanze siano presenti possibili tane e rifugi. Il sarago è infatti un pesce stanziale e territoriale e quindi le sue escursioni alla ricerca di cibo sono a breve raggio. Le condizioni marine sono altrettanto intuitive: mare mosso, schiuma, acqua almeno velata. Per la mia esperienza posso affermare che gli esemplari migliori si muovono con l'acqua al limite della visibilità. Ciò non toglie che vi siano oasi felici in cui si possa acchiappare qualche dentone anche in condizioni light.

COME
Non sto a dilungarmi sull'attrezzatura: canne robuste in grado di affrontare le condizioni di mare in cui andremo a pescare. Non occorrono grosse doti balistiche in quanto nei nostri spot, più che la distanza andremo a privilegiare la precisione. Piazzare l'esca in una buca, una secca, uno spiazzo sabbioso fra due formazioni rocciose o a pochi metri da un molo o uno scoglio protendentesi in acqua può fare la differenza. Per quanto riguarda travi e calamenti ognuno ha le sue preferenze. C'è chi, nella ricerca del sarago, trova blasfeme soluzioni diverse dal pater noster. Io son convinto che una spiaggia può rispondere in modo diverso cambiando le condizioni del mare e delle correnti. Il sarago a volte mangia su esca ferma altre volte su esca molto mobile. Non è raro il caso di catture su long arm di otre due metri, magari sgallato. L'imperativo quindi, per quel che mi riguarda, è provarle tutte finchè non si arriva alla soluzione che garantisca i risultati migliori. Ovviamente partiremo dalle soluzioni di base che, per logica, riterremo più idonee allo spot ed alle condizioni del mare. Se stiamo affrontando una spiaggia bassa con frangenti e canaloni a breve distanza, l'istinto ci suggerisce di affidarci ad un pater noster o ad uno short basso. La ricerca dello sparide, invece, nel gradino di risacca di una spiaggia profonda ci fa ampliare le nostre scelte fino allo short rovesciato. Quando lo spot si presenta particolarmente insidioso a causa del fondale misto o roccioso allora è il caso di ricorrere a soluzioni specifiche. Non sto a dilungarmi su questo aspetto e vi rimando alle discussioni che riguardano i fondali misti. Non facciamoci troppi scrupoli sul diametro dei braccioli: riserviamo lo 0.25 alle condizioni di scaduta molto avanzata, ma gestiamo le altre situazioni con fili dello 0.30-0.35 e anche più. Per quel che riguarda le esche, in sostanza anche qui abbiamo una coincidenza con la spigola: bibi e americano per gli anellidi. Seppia, di cui presenteremo i tentacoli e la striscia. Ricordiamoci di non lasciare uno svolazzo eccessivo oltre l'amo: se una striscia a coda di rondine fluttuante può essere irresistibile per il predatore, inviterà invece il nostro scaltro grufolatore ad addentare la parte in bando strappandola e sbrindellandola. Evitiamo quindi porzioni generose di esca (qualunque) oltre la punta dell'amo: falliremmo la maggior parte delle abboccate. Continuando l'elenco delle esche, non possono ovviamente mancare il cannolicchio, l'occhio di canna, il fasolare, il tartufo, la cozza, il granchio e la sarda. Con quest'ultima gli inneschi dovranno essere mignon, a forma di sigaro e con la polpa rovesciata. Per quanto riguarda gli ami personalmente non ho dubbi: beack e nient'altro che beack anche con il salsicciotto di sarda. Personalmente non eccedo mai nella grandezza degli uncini: le misure dal 4 al 2, con qualche puntata sul n°1, a seconda dell'esca usata e dello stato del mare, garantisccono robustezza e possibilità d'ingoio, altrimenti potremmo assistere, disperati, a continue botte sui cimini senza che il nostro amo faccia presa. L'apparato boccale del sarago è piuttosto piccolo anche se a volte è capace di performances fuori da ogni logica. Un aneddoto a conferma dell'eccezione. Anni fa con un gruppo di amici abbiamo girato per diverse ore le spiagge della Costa Azurra alla ricerca di un posticino riparato dal fortissimo maestrale che spirava. Alla fine optiamo, quale male minore, per alcune spiaggette sulla Promenade di Nizza. Il mare era comunque nero increspato di bianco e si riusciva a pescare con una sola canna. Quando il sole comincia a calare decido di innescare un calamaro di una quindicina di cm. al cui interno avevo inserito sarda sminuzzata. Un robusto aberdeen 2/0 e via in acqua per tentare qualche gronco quale ultima speranza. Ebbene, con l'arrivo delle tenebre la Futura che stavo adoperando comincia a sbacchettare di brutto. Ho intuito che non si trattava di serpente ma mai mi sarei aspettato di trovare un sarago maggiore di oltre 8 etti che aveva ingoiato buona parte della testa del cefalopode.


QUANDO
Le tenebre indubbiamente regalano qualche chance in più ma nelle condizioni ottimali di mare le catture avvengono normalmente anche in pieno giorno. D'altronde pescando in condizioni di surfcasting, le condizioni sotto il pelo dell'acqua sono quelle che sono. Non sapreicomunque stilare una classifica anche perchè le variabili, per la mia esperienza, sono innumerevoli. Mi è capitato di prendere bei saraghi in pieno giorno appena dopo la caduta di un vento fortissimo. Altre volte con l'arrivo del buio le catture sono immediatamente cessate. Inoltre, mi vergogno a dirlo, ma non ho mai fatto caso se le condizioni di marea influiscano sulla sua attività come invece ho riscontrato ed è risaputo avviene con l'approssimarsi di una perturbazione. Ad ogni modo, torno a ripetere, l'importante è che ci sia mare grosso, schiuma e tane nelle vicinanze.

CONSIDERAZIONI FINALI
Le performances di lotta del sarago sono note a tutti e credo che la soddisfazione ed emozione di combattere con un esemplare di tutto rispetto siano molto superiori a quelle che ci più riservare la più blasonata spigola. L'abboccata è quasi sempre potente e perentoria, scatenandosi subito dopo in testate possenti. Da qui l'importanza, che avevo rimarcato prima, di non lesinare sul diametro del bracciolo, anche in considerazione dei dentoni che si ritrova. Il recupero si deve effettuare senza tentennamenti e sottigliezze specie se nelle vicinanze vi sono nascondigli o scogli sui quali il nostro terminale durerebbe lo spazio di un secondo.

Alla prossima
#45
SURFCASTING / STRATEGIE PER IL MISTO
Novembre 18, 2010, 12:38:25
Personalmente ammiro e apprezzo i pescatori inglesi. Gente che va al sodo, che bada alla funzionalità delle cose ed al risultato. A volte possono risultare macchinosi e farraginosi ma almeno non sono affetti da mille paranoie come noi italiani. Certo, i loro ambienti e condizioni di pesca sono diversi dai nostri ma tanti accorgimenti che loro adottano sono validi anche da noi e, nella maggioranza dei casi, non si tratta di specchietti per le allodole.
Nel mio girovagare fra i siti di pesca inglesi ho trovato delle soluzioni, che poi hanno preso piede da noi, che spesse volte mi hanno tratto d'impaccio in situazioni particolarmente ostiche. Gli accorgimenti che cercherò di condividere con voi, anche se mirati specificamente alle condizioni da surfcasting, sono perfettamente adattabili alla PAF e, soprattutto, al Rockfishing.
Mi riferisco alla pesca su fondali misti o addirittura prevalentemente rocciosi: quelli che i nostri colleghi di oltremanica definiscono "Rough ground" e a cui sono particolarmente avvezzi. Come tutti sappiamo, questi spot sono luoghi potenzialmente ricchi di prede: zone che, da un lato, offrono riparo e cibo a pesci e creature di ogni ordine e grado, dall'altro costituiscono territorio di caccia fertile per i predatori. Purtroppo sappiamo anche che pescare in questi siti è spesso motivo di collera per via dei calamenti persi, spesse volte con preda annessa. Il problema da risolvere è quello di evitare che il nostro piombo e l'amo del nostro bracciolo facciano presa sulle asperità del fondale senza possibilità di recupero. Nella pesca a fondo il problema può essere affrontato con l'utilizzo dei temolini che, spesse volte, ci permettono di disincagliarci ma a surfcasting questa soluzione non è adeguata non avendo nessuna tenuta. Abbiamo visto qual è il problema da risolvere. Uno studio propedeutico del fondale ci può solo giovare cercando di individuare quelle zone di sabbia sulle quali collocare piombo e calamenti. L'optimum sarebbe una perlustrazione con la maschera a mare calmo o quantomeno una panoramica da un posizione sopraelevata creandoci poi dei riferimenti a terra come si fa in barca, ma mi rendo conto che tutto ciò può risultare eccessivo. Ad ogni modo è buona norma, quando le condizioni del mare lo consentono, fare riferimento al riflesso dell'acqua in superficie significando che ad un colore più scuro, corrisponde generalmente alla presenza di fondo roccioso. Comunque anche in questi spot bisogna andare per gradi a seconda della morfologia del fondale. Ci sono siti in cui ampie chiazze di sabbia ci mettono al riparo da ogni pericolo, altri in cui un minimo accenno di recupero equivale ad un ancoraggio. Dobbiamo agire quindi sia sui calamenti che sull'azione di pesca. Diciamo subito che nel misto non abbiamo di solito necessità di lunghe distanze e questo ci permette l'utilizzo di certe soluzioni, diciamo fuori dai canoni, che andremo a vedere. Se ci troviamo in presenza di un fondale non particolarmente accidentato o di un gradino di risacca con qualche insidia, c'è una soluzione molto semplice: realizzato il nostro calamento con piombo terminale avremo l'accortezza di legare alla girella in basso uno spezzone di nylon lungo 10-15cm. di diametro inferiore a quello del trave. Ad esempio, se il nostro trave sarà dello 0.60, lo spezzone di filo lo faremo circa dello 0.40. Completeremo la nostra appendice con una girella, un moschettone ed il piombo o altro attacco. In questa maniera, nell'eventualità di un incaglio del piombo, sarà il nylon più sottile a cedere consentendoci di salvare trave e shock. Al posto di questa appendice possiamo utilizzare un gancio specifico per piombo a perdere che si trovano in commercio e che si aprono sotto trazione sganciando il piombo. Un'alternativa casalinga può essere l'impiego di un gancetto in rame, sagomato a forma di "genie link" da usare al posto del moschettone. In questo caso ovviamente non eseguiremo l'aggiunta dello spezzone più sottile ma fisseremo il gancetto sulla girella inferiore del trave. Il funzionamento è semplicissimo: in caso di incaglio il gancio si apre e sgancia il piombo. Se vogliamo essere dei perfezionisti possiamo impiegare uno spezzone di nylon (7/8cm dello 0.40 oppure la stessa quantità di tracciato molto sottile) che annoderemo da un lato al gancio del piombo e dall'altro ad uno dei due occhielli della girella posta alla fine dello shock. In questo modo, una volta aperto il gancio e staccato il piombo, avremo magari qualche possibilità di recuperarlo. Questa è una versione semplificata e casereccia del sistema che gli inglesi definiscono "Rotten bottom".
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Esempio di "rotten bottom" sganciato (immagine tratta da worldseafishing.com)

Ad ogni modo, con queste soluzioni "a perdere", consiglio di utilizzare piombi di poco costo o fatti in casa. Io utilizzo vecchi piombi passanti a doppio cono che taglio a metà inserendo nel foro una piccola vite ad occhiello. La perdita di uno di questi piombi incide per una ventina di centesimi. Evitiamo di usare le candele per auto: il piombo è già inquinante di per se, figuriamoci gli oggetti con parti chimiche.
Quando invece le condizioni diventano particolarmente proibitive per presenza di corrente sostenuta o mare particolarmente formato, è il momento di ricorrere a soluzioni più sofisticate. In questo caso la soluzione preferibile è il c.d. "Pulley rig".



Esempio di "Pulley rig" particolarmente elaborto (disegno tratto da Whitbyseaanglers.co.uk)



Esempio di "Pulley rig" più semplice (disegno tratto da Gofishing.co.uk)



azione del pulley a seguito di abboccata (disegno tratto da Gofishing.co.uk)


E' un calamento molto semplice quanto geniale ed efficace. Sul capo libero dello shock, anziché la solita girella semplice ne annodiamo una che incorpori una perlina o barilotto forati di buone dimensioni e non eccessivamente rigidi. Esistono in commercio specifici accessori che vengono definiti "Fox pulley rig".



esempio di Fox pulley rig fra i più comuni in commercio


Sconsiglio di utilizzare la semplice girella in quanto durante il lancio andrebbe ad intaccare il nostro trave. Attraverso il foro della "Fox" facciamo passare il nostro trave, ovvero uno spezzone di nylon pari al diametro dello shock, se questo non è particolarmente spesso. Direi comunque che uno 0.50/0.60 va più che bene, considerato che dovremo effettuare lanci corti ed appoggiati. Come lunghezza andremo in rapporto alla profondità dello spot ed alle condizioni del mare: ad ogni modo partiremo da in minimo di 50 cm. fino ai 150cm. tenendo presente che la lunghezza del bracciolo sarà più o meno pari a quella del trave. Su un'estremità del trave inseriamo un paio di sferette morbide e poi annodiamo una girella di medie dimensioni. Sull'estremità opposta altrettante sferette e poi un gancio tipo "genie rig" munito di bait clip. Il bait clip lo ritengo necessario per una corretta esecuzione del lancio, quindi se adottiamo altri sistemi di aggancio del piombo, sarebbe opportuno anteporre un bait clip separato. Completiamo la nostra armatura annodando sulla girella il nostro bracciolo con amo delle misure adatte alle condizioni marine ed alle prede che ci prefiggiamo di insidiare. Sul lato opposto applichiamo il piombo e siamo a posto. Quale piombo usare? Personalmente evito sfere e piramidi e tutte quelle fogge che possono costituire possibile appiglio. Le forme aerodinamiche, per contro, avendo poca presa, si prestano a deleteri movimenti sul fondale rischiando di piantarsi nel primo anfratto. Qual' è quindi il miglior piombo in assoluto che garantisca allo stesso tempo doti di tenuta e poco appiglio? Vi può sembrare strano ma è lo spike. Questo piombo si pianta dove lo abbiamo lanciato ed evita di andarsene in giro con le conseguenze che possiamo immaginare. Naturalmente dobbiamo adottare la cautela (ma con qualunque sistema sul misto) di non richiamare il piombo se non per tirarlo fuori dall'acqua. Per accentuare le doti antincaglio della nostra zavorra la dovremo dotare di quelle alette che vengono posizionate sull'asta metallica chiamate "Lead lift".



esempio di lead lift fra i più comuni in commercio

Questo accessorio dovrebbe fare in modo che il piombo rimanga orizzontale e al primo accenno di recupero lo sollevi dal fondo. Torniamo un momento al nostro Pulley rig. Come avrete notato dal disegno, il nostro calamento è una sorta di scorrevole, anche se con alcuni vincoli. Una volta che la nostra preda abbocca e si allontana non sente resistenza fino a quando non incontra le altre perline anteposte al genie ed al piombo. Il contraccolpo causerà un effetto autoferrante ma, soprattutto, la fuga del pesce solleverà il piombo che verrà portato a spasso sospeso, scongiurando eventuali incagli. Anche se ho prospettato l'utilizzo del pulley quale soluzione estrema, nessuno vieta (anzi, è consigliato) il suo impiego in ogni condizione. Ho preferito rappresentare, in modo graduale, altre soluzioni in quanto magari non tutti hanno tempo e voglia di confezionare questo trave.
Alcune piccole note in chiusura. Per questo tipo di pesca sono da preferire mulinelli fissi con una elevata velocità di recupero. E' inoltre preferibile, recuperando, tenere la canna il più in alto possibile e riavvolgere a tutta manetta senza blocchi o rallentamenti. L'azione di pesca è molto semplice: individuata la zona in cui far depositare la nostra esca lanciamo con un above con piombo sospeso (ricordiamoci che è necessaria la precisione più che la distanza e che stiamo pescando con uno spike e con bracciolo clippato), attendiamo qualche secondo che il piombo atterri e si posizioni sul fondo e poi mettiamo in leggera tensione evitando di far muovere la zavorra. Un accenno infine al bracciolo, causa anch'esso di agganci tramite l'amo. Per ovviare a questo la soluzione, scontata, è quella di ricorrere ai vari sistemi di sgallamento del bracciolo. Questo accorgimento sarà coadiuvato dall'impiego di ami al carbonio per garantire il massimo della leggerezza.
Alla prossima........e non lasciate troppi piombi in acqua calabria

#46
SURFCASTING / A CACCIA DI.....SPIGOLE
Novembre 10, 2010, 23:43:15
PREMESSA La spigola entra di diritto fra le prede tipiche del surfcasting. Ma in realtà è poi proprio così? Se andiamo a scomodare la statistica e le esperienze personali, almeno le mie,  posso affermare che non sono tutte rose e fiori. Altre tecniche, quali spinning e galleggiante, sovrastano quantitativamente la nostra disciplina e la prima anche in fatto di pezzatura delle catture. Allargando l'orizzonte ci accorgiamo anche che non tutto il mondo è paese. Infatti, sempre con dati statistici alla mano, possiamo constatare che alcuni lidi risultano molto proficui e la caratteristica prevalente di questi posti più fortunati sono le acque basse e medio basse. Cosa dobbiamo fare noi, sfortunati abitatori delle profonde coste tirreniche della Calabria(e non solo)? Dobbiamo deporre le armi o dedicarci ad altre tecniche? Assolutamente no. Il nostro predone è largamente presente sulle nostre coste (Peppino & spinners docet) e non dobbiamo far altro che affinare le armi e aguzzare l'ingegno. Il comportamento è differente a seconda dell'età. Infatti, spesso e volentieri si atteggia a grufolatore di gruppo in età giovanile mentre diventa totalmente o quasi solitario in età adulta assumendo prevalentemente le vesti del cacciatore. Ma inquadrarla entro canoni rigidi è praticamente impossibile: ogni volta che si pensa di aver stabilito la regola ecco che si presenta l'eccezione. La nostra regina ha infatti un comportamento a volte imprevedibile e camaleontico e di questo dovremo tenerne conto. A nostro favore comunque depone il fatto di trovarci di fronte ad un avversario pressoché onnivoro. La sua dieta spazia dagli anellidi ai cefalopodi, dai crostacei ai pesci, sia vivi che morti, passando dai molluschi pertanto il nostro parco esche potrà essere quanto mai vario. Comunque la sua indole di predatore ci farebbe orientare verso gli inneschi vivi ma in questo caso sfoceremmo nella tecnica a teleferica e similari che esula dal nostro campo. E' comunque possibile utilizzare queste esche (cefaletto e anguillina in primis) ma in condizioni di scaduta e con dei lanci appoggiati, significando che lanci violenti e condizioni di mare estremamente mosso troncherebbero immediatamente la vitalità delle nostre insidie.
DOVE
In quali posti insidiare la spigola? Bella domanda: potrebbe essere ovunque. Ovviamente ci sono degli spot da prediligere rispetto ad altri. Spogliamoci per un momento dei panni da pescatore e indossiamo le squame del nostro labrax. La nostra ha uno scatto rapidissimo ma di breve durata, predilige prede di dimensioni non esagerate e soprattutto non le piace percorrere autostrade ma ama aspettare piuttosto che disperdere energie nella ricerca di cibo. Quindi il suo territorio di caccia tipo è facilmente intuibile: 1) spiagge piccole delimitate da formazioni rocciose, promontori o scogliere (le c.d. pocket beach). Ambienti delimitati che costituiscono riparo per tante creature di cui cibarsi ed entro cui la caccia si risolve, in bene o in male, nell'arco di pochi metri. 2) presenza di foci con emissione di acqua dolce con possibilità di risalita del primo tratto di fiume. Questo è un ambiente che fornisce alla nostra amica elevate quantità di cefalotti e anguilline. 3) gradino di risacca: è un territorio di caccia prediletto dalla spigola. Questa zona schiumosa, durante il rimescolamento delle onde, solleva innumerevoli organismi che costituiscono il menù principale dei piccoli pesci. In poche parole è l'innesco della catena alimentare. In questo caso sospinge le prede verso la battigia senza stancarsi. Di conseguenza è in prossimità di questi ambienti che piazzeremo le nostre esche Non tralasciamo ovviamente secche o scogli isolati e nemmeno le zone in cui l'acqua cambia colore: la spigola, oltre che opportunista, è un'abilissima stratega e, in mancanza di nascondigli solidi, al riparo dei quali attendere le prede, si affida alle zone d'ombra che l'elemento liquido le può fornire. In definitiva, ogni ambiente in cui, senza tanto affannarsi, presenti una buona concentrazione di cibarie, può costituire il luogo ideale di caccia della nostra amica. Quanto detto è riferito principalmente alle spiagge ad alta energia. Discorso leggermente diverso andrebbe fatto per le spiagge basse. In questi ambienti, anche con un leggero sommovimento le acque divengono opache fornendo il necessario occultamento al nostro cacciatore anche in assenza di ripari naturali.
Anche qui è fondamentale andare ad individuare l'innesco della catena alimentare. A tal proposito vi rimando alle discussioni già affrontate in più occasioni e relative ai soliti frangenti, canaloni paralleli e perpendicolari ecc. L'unica raccomandazione è di non essere tentati, trattandosi di acque basse, di raggiungere sempre e comunque distanze estreme: ricordatevi che il canalone più vicino a riva di solito è quello più bazzicato dalle spigole. Gli amici che pescano nel medio Adriatico, zona molto ricca delle nostre amiche, spesse volte pescano con una porzione di bracciolo fuori dall'acqua.
COME
Tenendo conto che ci occupiamo di surfcasting gli attrezzi saranno adeguati allo scopo. Se ci prefiggiamo di pescare solo in condizioni di scaduta o di mare non estremamente mosso anche le telescopiche e le 3pz possono andar bene a patto che ci consentano di pescare con zavorre da 150gr. in su più esca. Mulinelli fissi con frizione di provata affidabilità e buona capienza caricati con monofili non inferiori allo 0.28 più shock leader adeguato al piombo utilizzato. Il surfcaster completo che non vuole trovarsi impreparato davanti a condizioni estreme ricorrerà invece alla soluzione ripartita più rotante. In questo caso la gamma sia in ordine alle canne che ai mulinelli è più ristretta: potremmo optare per una canna da 6oz o arrivare ad una 8oz a seconda della situazione che preferiamo affrontare. La scelta del mulinello ricade fra le tre marche arcinote sul mercato optando fra i modelli più potenti o più veloci a seconda della situazione. Essi saranno caricati con un monofilo dallo 0.30 in su più il solito shock. Anche per i calamenti il discorso è molto semplice. Tralascio l'uso dello scorrevole in quanto poco indicato per il surfcasting e mi limiterei al long arm ed allo short . La scelta dell'uno o dell'altro è determinato dalla forza delle onde e dalla profondità dell'acqua. Personalmente prediligo i braccioli lunghi, non a livello di orata ovviamente, ma dai 150 ai 200cm. Teniamo conto che dobbiamo trovare un ottimo compromesso fra massima mobilità dell'esca e tenuta ai grovigli. Io di solito armo una canna con un long sopra i 150cm con attacco basso ed un'altra con le stesse misure ma con attacco alto. Aumento il diametro finchè non arrivo alla perfetta tenuta del bracciolo. Ricordiamoci che nelle nostre condizioni è sconveniente scendere sotto uno 0.30 di diametro mentre possiamo arrivare ad impiegare fino ad uno 0.60. Naturalmente se le condizioni sono da centrifuga e l'acqua non è particolarmente opaca possiamo ripiegare sui classici short e short rovesciato. Escluderei il pater noster a causa dei braccioli corti che non rendono la necessaria mobilità anche se può capitare che il nostro predatore possa essere ingannato da un braccioletto da 30cm. Non utilizzerei fluorocarbon vista la scarsa visibilità delle acque e ritengo controproducente l'impiego del cavetto d'acciaio. Le esche sono quelle viste nelle premesse: di tutto e di più, teniamo conto che la spigola, anche se è un predatore, è comunque un calcolatore che mira al massimo profitto con la minore spesa. Nella stagione fredda, poi, quando i pesciolini e gamberi da predare sono più rari, giocoforza deve orientarsi su altri bocconi che le possano offrire il giusto apporto proteico. Naturalmente il grado di appetibilità delle singole esche varia da spot a spot. La nostra sceltaricade su: grossi americani, bibi, sardine, cefali, seppie, calamari e occhio di canna, cannolicchi, fasolare e cardium. Dovendo fare una classifica generica di massima metterei al primo posto la seppia fresca, magari innescata a strisce con un taglio finale a coda di rondine. Con tutto questo parco a disposizione potremmo anche sbizzarrirci in accoppiate quali americano (di grosse dimensioni) con trancetto di seppia, cannolicchio con fasolare o occhio di canna ecc. Non lesinate sulla misura degli ami: dobbiamo presentare bocconi di una certa grandezza e quindi l'uncino dovrà essere adeguato, partiamo da misure prossime allo 0 per arrivare fino al 2/0 – 3/0. Il tipo da impiegare dipende dai gusti personali. Diciamo che il beack è universale mentre l'aberdeen è più specifico per le esche da tenere lunghe quali l'americano, la sarda e la striscia di seppia. Non tralasciamo di effettuare qualche tentativo con l'esca sgallata. O all'interno quando la tipologia lo consente (sarda, seppiolina ecc) o con dei pop-up negli altri casi
QUANDO
Un predatore si dovrebbe nutrire comunque, a prescindere dalle condizioni ma, statisticamente parlando, ci sono dei momenti più propizi in cui la nostra regina è più propensa a spalancare la bocca. La sua attività è influenzata da condizioni climatiche e temporali. Sotto il primo aspetto dovremo andare a cercare l'arrivo di una perturbazione. Un drastico calo barico, che di solito coincide con l'inizio di una mareggiata, mette la carica alla nostra amica che rimarrà comunque attiva per tutto il tempo della mareggiata e della scaduta finale. Sotto l'aspetto temporale ritengo che sia una delle specie più soggette all'effetto delle maree. I momenti migliori sono i culmini di alta e bassa marea facendo comunque salve le due ore prima e le due ore dopo dei due eventi. Altri momenti fertili, sempre sotto l'aspetto temporale, sono i cambi di luce ovvero alba e tramonto, fattori che, come ben sapete stimolano l'attività di diverse specie. Stabilire se è meglio la notte o il giorno non saprei: quando il mare muove la trasparenza dell'acqua è molto limitata per cui anche le ore diurne non hanno controindicazioni. La stagione clou è ovviamente l'inverno, periodo in cui gli esemplari più grossi accostano per la riproduzione, però, essendo una specie che non effettua grossi spostamenti, qualunque condizione di mare mosso, in qualunque stagione, potrebbe essere un'occasione propizia per darle la caccia.
CONCLUSIONI
L'azione di pesca in se è semplice: una canna a sondare la zona del gradino di risacca e i primi 30 metri e l'altra dai 50 metri in poi. Nelle pochet beach accostiamo le nostre esche alle formazioni rocciose. Se siamo nei pressi di una foce cerchiamo di lambire il punto più lontano in cui arriva l'acqua dolce (lo si individua dal cambio di colore dell'acqua). Nelle spiagge basse una canna nel primo canalone e la seconda sull'ultimo. Cosa molto importante è di non stare con le mani in mano anche se le esche sono corpose e resistenti: variamo le distanze, alterniamo i calamenti e variamo le esche. E soprattutto andate a pescare quando il mare muove.
Spero di essere stato utile e e di non avervi annoiato calabria
Alla prossima
#47
Della serie "siamo pescatori e le proviamo tutte", volevo condividere con voi una mia "ideuzza" che avevo realizzato qualche anno fa e che mi è ricapitata fra le mani qualche giorno fa rovistando nel reparto vintage del mio garage. L'avevo battezzato "piombo medicato" ma ovviamente il nome non ha alcun legame con la sua funzione.
Cosa occorre:
-Un piombo fisso ad alta aerodinamicità o comunque di forma allungata tipo tournament, beach bomb, evoluzione e via discorrendo.
-Un rotolo di garza da medicazione di larghezza più o meno pari alla lunghezza del piombo (circa 6 cm.).
-Filo elastico.
Procedimento:
Adagiate il piombo sull'estremità della garza, e fasciatelo con 4-5 giri ben stretti della stessa.
Tagliate la garza, rassodate con parecchi giri di filo elastico, tagliate la garza in eccesso sulle estremità ed il gioco è fatto.
Ma a che serve st'affare?
A preservare il piombo dalle ammaccature contro le pietre  ;D. Scherzo ovviamente.
Capita infinite volte che siamo a pescare senza vedere la minima tocca nonostante le proviamo tutte. E' stata tentata anche la strada della pasturazione mediante piombi con la molla, piombi bucherellati ecc., ma il brumeggio a fondo è assai difficoltoso da realizzare.
Con il piombo medicato, il cui nome ha solo riferimento al presidio chirurgico utilizzato, è possibile effettuare una sorta di pasturazione, o meglio, di richiamo senza particolari patemi d'animo.
Naturalmente il nostro piombo dev'essere coadiuvato da un altro accessorio: olio di sardina.
Una volta innescato l'amo non dovremo far altro che intingere per qualche secondo il nostro piombo dentro il barattolo dell'olio e lanciare.
In passato l'avevo usato qualche volta e dei risultati li avevo avuti ma onestamente non saprei dire se correlati all'olezzo del liquido o alla presenza cospicua di pesce nel periodo. In sostanza non ho una statistica certa supportata da risultati continuativi per dirvi che questo espediente ha una marcia in più. Tuttavia bisogna dare atto che tanti tentativi sono stati fatti con l'olio di sarda, addirittura il solo cotone idrofilo imbevuto del liquido e innescato sull'amo.
Ritengo che questo sia un periodo ottimo in quanto l'acqua è ancora tiepida e favorisce il diffondersi degli effluvi. Ritengo che sia da usare a mare calmo o poco mosso in quanto a mare mosso l'effetto brumeggio si dissolverebbe rapidamente. I calamenti migliori ritengo che siano tutti quelli con braccioli corti giusto per rimanere nella zona richiamo.
La garza, una volta recuperata è assolutamente pulita e con pochi odori e rimane sul piombo per tantissimo tempo.
Non avevo continuato ad usarlo poiché un giorno avevo posato il barattolo dell'olio sul bordo sulla cassetta, l'avevo inavvertitamente urtato facendolo versare tutto all'interno con le conseguenze che potete immaginare.
Ribadisco che non è la soluzione per riempire il secchio di pesci ma solo uno dei tentativi che possiamo effettuare quando siamo in preda alla disperazione.
Alla prossima
#48
SURFCASTING / I PRIMI PASSI A SURF
Ottobre 21, 2010, 23:28:23
PREMESSA
Provo per un momento ad indossare gli abiti da maestro elementare e accompagnare per mano un ipotetico "scolaro" nell'apprendimento del surfcasting. Non è compito facile in quanto chi ha un po' d'esperienza tende a dare tutto per scontato, sorvolando alcuni aspetti elementari che sono invece di primaria importanza per chi è alle prime armi. Ho cercato di prendere spunto dalle domande più ricorrenti di chi si avvicina a questo sport per costruirvi intorno un ipotetico primo incontro con il surfcasting, limitando al massimo i traumi di un brusco impatto. A tanti capita di iscriversi con entusiasmo ad un certo corso di studi per poi rendersi conto, nel corso dell'anno scolastico, di non esservi portati. Questa disciplina è proprio così: bisogna provare sul campo se è la nostra vera passione o se si tratta di un'infatuazione passeggera destinata a consumarsi come un fuoco di paglia.
Diamo per scontato che sia chiaro il concetto di surfcasting e andiamo per piccoli passi essendo fondamentale l'apprendimento graduale, proprio come succede nelle scuole.
La nostra disciplina richiede passione, spirito di sacrificio e adattabilità, attrezzature specifiche, spirito di  osservazione e anche studio. Partiamo dall'ultimo elemento. Proprio come in una scuola elementare non dovremo misurarci da subito con funzioni matematiche e versioni di greco ma andremo ad affrontare le situazioni più soft che sono comunque alla nostra portata senza rappresentare un impatto traumatico che possa compromettere la prosecuzione del nostro cammino.

GLI SPOT E LE CONDIZIONI METEOMARINE
Per fare questo occorrono due operazioni: la scelta della spiaggia e la scelta delle condizioni meteo ideali. La prima è più problematica in quanto presuppone una certa esperienza maturata con la conoscenza diretta dello spot specifico o del prototipo di spot: in sostanza quello che in gergo viene definito "il senso dell'acqua".  Ci si possono presentare due condizioni opposte: spiagge profonde e spiagge basse. La prima tipologia ci aiuta, sotto certi aspetti, nei nostri primi passi, la seconda può richiedere qualche dote tecnica in più. In linea di massima cercheremo di seguire alcuni accorgimenti comuni alle due tipologie. Cercheremo anzitutto di evitare spiaggioni sconfinati che non ci forniscono alcuna indicazione, specie negli spot ad alta energia. Conseguentemente andremo a ricercare quelle che in gergo vengono definite "pocket beach" ossia spiaggette di piccole dimensioni delimitate ai due lati da promontori, scogliere o altre formazioni. Questa tipologia di spiagge ha il vantaggio di ripararci da alcuni venti e correnti marine ed offrire rifugio alla fauna stanziale che a loro volta innescheranno la catena alimentare. Verifichiamo comunque che il fondale sia sabbioso o che presenti ampie chiazze di sabbia dove potremo posizionare le nostre esche. Fondali misti estremamente accidentati possono viceversa rappresentare un handicap per i nostri primi passi. Se una simile scelta non rientra nelle nostre possibilità immediate allora ci potremo indirizzare in spot dove siano presenti delle foci o dove sia evidente la presenza, in acqua, di formazioni rocciose affioranti. Teniamo conto che le spiagge aperte, con fondale profondo, si presentano come un rettilineo senza soluzione di continuità che ci metterà in crisi sulla scelta del punto dove posizionare le canne. Nelle spiagge aperte basse invece potremmo avere comunque qualche indicazione guardando la linea di battigia, andando a scegliere i punti dove l'acqua risale in modo più pronunciato sulla spiaggia. Sempre nelle spiagge a bassa energia si manino tutti quegli indicatori tipici di un impianto da surf come i frangenti e i canaloni che ci possono dare un'indicazione precisa sul dove sistemare i picchetti. Eviteremo situazioni estreme che non sono ancora alla nostra portata "accontentandoci" per il momento di quella leggera frangenza che distingue quel tratto di mare e che risulta alla portata dei nostri lanci. Una regola basilare, quando l'ammasso d'acqua ci appare uniforme e monotono, è di andare a ricercare quei punti in cui ci sembra di vedere qualcosa di diverso (presenza di schiuma, colore diverso dell'acqua, conformazione diversa della superficie).
Il secondo aspetto, quello della valutazione delle condizioni meteomarine, risulta di più facile soluzione. Questo aspetto presuppone comunque che dovremo fare uno studio preventivo andando a consultare e paragonare due o tre siti web di meteorologia. Quali condizioni dovremo andare a cercare? Anzitutto la fase iniziale di una mareggiata però occorre dire che è un frangente difficile da prevedere e quindi da pianificare a tavolino. Inoltre, nella maggioranza dei casi il fenomeno dura un battito di ciglia: non abbiamo fatto in tempo ad aprire le canne che ci troviamo già in mareggiata piena e fuori dalle nostre possibilità. Il clou della mareggiata, per il momento, lo riserviamo alle classi superiori. Sono da sfruttare invece quelle mareggiate che non aumentano con il passare delle ore e rimangono costanti con una forza e portata che rientrano nelle nostre capacità. La situazione più efficace, però, per il nostro caso è rappresentato dalla scaduta. La scaduta, ma tutti lo sappiamo, è rappresentata da quella fase in cui il mare da molto mosso o agitato si avvia verso la quiete. Anche in questo caso i problemi non mancano in quanto, nel giro di poche ore potremo trovarci con il mare scoppiato ma comunque dobbiamo imparare a cogliere "l'attimo fuggente". Come facciamo a sapere che ci troviamo di fronte ad una scaduta? Naturalmente chi ha la fortuna di abitare vicino al mare può verificare de visu l'inizio di questa fase. Chi invece non ha un riscontro diretto deve programmare la battuta mediante la consultazione di siti meteo. Quali dati dovremo andare a verificare sul portale meteo? Anzitutto l'inizio della risalita della pressione atmosferica, poi una diminuzione dell'intensità del vento ed infine una diminuzione dell'altezza delle onde. Con la coincidenza di questi dati su due o più siti web possiamo essere quasi certi che siamo in presenza di una scaduta. Ad ogni modo, una volta giunti sulla spiaggia avremo una spia indicatrice: dovremo osservare la linea di detriti (alghe, legnetti ecc.) depositati dalla mareggiata e verificare se attualmente la risalita dell'acqua sulla spiaggia si ferma prima di questa linea. In caso affermativo significa che l'intensità delle onde si sta smorzando e ci troviamo nella fase che ci interessa.

L'ATTREZZATURA
Esaurita la fase preparatoria, passiamo all'attrezzatura. Abbiamo detto che siamo alle prime armi e proprio per questo siamo andati a ricercare condizioni non troppo osè. Avremo di conseguenza bisogno di attrezzi dimensionati allo scopo. Scartiamo, per il momento, l'impiego di ripartite e rotanti che saranno di nostro appannaggio in futuro e indirizziamoci su telescopiche e tre pezzi e su mulinelli fissi. La scaduta ci può riservare sorprese gradite e sgradite. Anzitutto è la condizione che, statisticamente, fornisce i migliori risultati in termini di catture e questo è l'aspetto positivo ma può capitare che la condizione di calma apparente nasconda insidie tipiche di condizioni più estreme. Mi riferisco alla presenza ancora in atto di correnti sostenute e di alghe in massiccia quantità. Queste condizioni ci devono far orientare comunque verso attrezzi di una certa potenza ed affidabilità. Di conseguenza le nostre telescopiche le andremo a scegliere fra quelle più performanti con range di potenza almeno di 170gr. Anche i nostri mulinelli fissi saranno caricati con monofili di diametro non inferiori allo 0.28, supportati da uno shock leader almeno dello 0.60. Ricordiamoci infatti che anche se non saremo nell'occhio del ciclone, andiamo ad affrontare condizioni marginali di surfcasting. Per quanto riguarda il resto della nostra attrezzatura io consiglio di limitarsi allo stretto indispensabile. Potremo utilizzare uno zainetto o un box di medie dimensioni. Al suo interno, naturalmente indicativamente, vi riporremo: una serie di piombi da media e alta tenuta in diverse grammature (tipo 125 – 150 e 175gr più un paio di spike da 110-125gr. Un paio di bobine di ricambio per i mulinelli caricate con il medesimo filo. Alcuni rocchetti di filo di varia misura dallo 0.25 in su per la preparazione di finali, travi e shock leader. Una scatoletta a scomparti per riporre i nostri ami che saranno rappresentati dai soliti beack e aberdeen nelle misure minime del 4 fino ad arrivare a quelli zerati. Qualche rocchetto sul quale avvolgeremo dei travi già pronti giusto per velocizzare l'azione iniziale di pesca: Un paio di minitravi, un paio di pater noster ed un paio di short rovesciati. La dotazione sarà ovviamente completata da pinze, forbici, aghi ecc. Naturalmente non dimentichiamo un paio di robusti picchetti da preferire al tripode, più ingombrante e pesante. Limitarsi all'indispensabile, oltre a non pesare sulla nostra schiena ci consentirà di effettuare eventuali spostamenti della nostra posizione in caso di assenza di risultati.

LE ESCHE
Anche sotto questo aspetto cerchiamo di scrollarci di dosso la crosta del biccerello: le condizioni lo richiedono. Come anellidi portiamoci dietro soltanto americani e bibi di una certa pezzatura . Per il resto ci riforniremo in pescheria: seppia freschissima, occhio di canna, cannolicchio, fasolare e sardine saranno il menù per i nostri amici pinnuti. Quale impiegare in prevalenza dipende sempre dal nostro istinto ed esperienza oltre ad eventuali notizie in ordine al luogo di pesca.  Personalmente, dovessi fare una classifica, metterei al primo posto i cefalopodi citati, poi americano cannolicchio e fasolare e in fine sardina e bibi ma teniamo conto che l'appetibilità può variare da spot a spot. All'occorrenza possiamo sbizzarrirci con la fantasia innescando in tandem le nostre esche.

L'AZIONE DI PESCA
Una volta sistemata la nostra attrezzatura iniziamo l'azione di pesca. Qui i consigli lasciano il tempo che trovano o meglio, si va ad istinto ed esperienza personale. Vi sono ovviamente delle regole standard ma ogni spot ha una storia a sé. Vi sono degli spot a bassissima energia dove viene d'istinto l'impiego di uno short con attacco basso e poi si scopre che le spigole vengono catturate con un long arm piuttosto lungo. Altre volte, pescando in mezzo alla schiuma viene naturale affidarsi ad un pater noster per poi accorgersi che funziona meglio uno short rovesciato del quale vedremo lo snodo fuori dall'acqua e così via. In sostanza, cosa che ripeto sempre, non fossilizziamoci su un tipo di calamento ma facciamo ruotare tutto quello che abbiamo a disposizione. L'importante è che le nostre esche lavorino bene e ciò avviene se i nostri terminali, al controllo esche, vengono su perfettamente stesi e senza garbugli. Personalmente sono un amante dei terminali lunghi che cerco di adoperare fino a quando le condizioni del mare lo consentono, magari aumentando il diametro del nylon. A questo proposito vi consiglio di lasciare a casa le bobine dello 0.18 et simila. Con mare mosso e acqua torbida o velata non hanno alcun vantaggio se non quello di farvi mangiare le mani per un bel pesce perso. Idem per il fluorocarbon che in queste condizioni sarà solo una spesa in più.  Naturalmente cercheremo di piazzare le nostre esche, possibilmente a distanze diverse, in quei punti visti all'inizio che sono accreditati di maggior possibilità di cattura. Quindi, se ad esempio ci troviamo in presenza di più frangenti inframmezzati da altrettanti canaloni paralleli, posizioneremo le esche di una canna nell'ultimo canalone che riusciremo a raggiungere e quelle dell'altra in uno più vicino, variando via via le distanze fino ad averli sondati tutti. Se ci troviamo di fronte ad un unico canalone perpendicolare, agiremo all'interno di questo variando di tanto in tanto le distanze delle nostre esche. Se la scaduta è proprio agli sgoccioli andremo a piazzare le canne in prossimità di quell'ultimo ricciolo di schiuma rimasto. Questo per quando riguarda le spiagge basse. Se invece il nostro spot è una spiaggia ad alta profondità consentriamoci nella zona prossima al gradino di risacca.

CONCLUSIONI
Ho volutamente tralasciato l'approfondimento di alcuni aspetti quali ad esempio il confezionamento di travi e terminali o l'innesco delle esche ecc. per non fare un poema noioso, perchè sono tutti argomenti già trattati ampiamente in questa ed altre sezioni e, naturalmente per lasciar spazio alla discussione.
Dimenticavo di dire che, nel frattempo, dotatevi di una canna ripartita, meglio se abbinata ad un mulinello rotante, e andate a tirare nel campetto vicino casa perché la prossima volta dovrete entrare nell'occhio del ciclone calabria
Alla prossima
#49
Parlare di canne da pesca è quanto di più soggettivo si possa fare. Tentare poi di far capire, specie a chi è alle prime armi, la differenza fra una canna generica da fondo ed una da surfcasting  diventa impresa improba. A questo proposito non aiuta certo la solita confusione che regna sovrana sul vero significato di Surfcasting alimentata dalle case produttrici ed importatrici e dalle riviste di settore. Le prime ormai definiscono "canna da surf casting" tutta la loro produzione di telescopiche, di due e tre pezzi a partire dai 50 ai 200 e passa grammi. Le seconde fanno un bel minestrone fra surf, pesca a fondo e beach.
Lo so che questi discorsi sono stati fatti milioni di volte sia parlando di disciplina che parlando di attrezzatura ma provate a dare un'occhiata nelle sezioni specifiche del Forum e troverete ripetute all'inverosimile le stesse domande: consigli per canne da "surf" da 80 gr. "Faccio surf con una telescopica da 100 gr" e così via. Personalmente ormai intervengo rarissime volte per puntualizzare i concetti, probabilmente gente come me è destinata a soccombere sotto la spinta delle leggi di mercato e del profitto. Purtroppo anche fra gli "addetti ai lavori" o meglio, tra chi sa distinguere fra un mare piatto ed uno mosso, le divergenze sono parecchie. Lasciamo perdere le preferenze personali in ordine a marche e modelli e limitiamoci alle due principali categorie ovvero: canne ripartite e "resto del mondo" ricomprendendo in quest'ultima fascia le telescopiche, le tre pezzi e le due pezzi non ripartite. Ebbene la domanda è la seguente: si può fare surf casting con canne non ripartite? Di primo acchito mi verrebbe da rispondere un perentorio "no" ma con il tempo mi sono un po' ammorbidito, ho cominciato a ragionarci sopra e fare dei distinguo, ma vi anticipo subito che queste eccezioni, per me, rappresentano allo stesso tempo anche delle limitazioni alla nostra crescita tecnica ed alla nostra completezza. Ovviamente, cavarsela con un perentorio si o no sarebbe troppo facile ma in questa famiglia siamo abituati a tentare di spiegare anche il come e il perché. Dunque, le canne ci servono per affrontare il mare e partiamo quindi dagli scenari tipici che ci si possono presentare in una battuta di surf casting lungo la penisola e immaginiamo di portare a pesca le nostre fide compagne. In sostanza abbiamo due situazioni contrapposte: spiagge a bassa energia e spiagge ad alta energia ovvero spiagge con fondali bassi e spiagge con fondali alti. Sappiamo che il vero impianto da surf si crea nelle spiagge a bassa energia dove si possono riscontrare i caratteristici canaloni, frangenti ecc. Le problematiche ricorrenti delle spiagge basse sono: la distanza a volte elevatissima in cui si manino queste caratteristiche e la presenza di forti correnti laterali, spesse volte contornate da quintali di alghe. Raggiungere certe distanze e contrastare certe correnti il più delle volte è fattibile solo con canne ripartite con i range più alti di potenza (8 once). Utilizzare altre tipologie di attrezzi diventa infruttuoso. Si rischia di pescare a 30 metri di distanza in venti centimetri d'acqua oppure a passare il tempo a far fare la passata al piombo. Mi obietterete che esistono telescopiche da 200 grammi e tre pezzi di potenza ancora superiore ma vi ricordo che queste potenze sono nominali, per quelle effettive occorre sottrarre qualche decina di grammi anche perché in queste condizioni non peschiamo con il gambetto di arenicola. A questo aggiungiamo che questi tipi di canne sono raccomandate per lanci non tecnici come l'above ed il side ovvero lanci che non ci permettono distanze elevate specie se consideriamo che siamo costretti a pescare con monofili elevati in bobina. D'altronde, come riprova, è capitato a tutti noi di affrontare una battuta di pesca a mare poco mosso ma con vento sostenuto per renderci conto che le telescopiche in primis si comportano come banderuole al vento.
Nel secondo tipo di spiagge, quelle profonde, sarà invece difficile riscontrare i fenomeni dell'impianto da surf ma avremo invece la possibilità di sfruttare con successo la zona della risacca e delle immediate vicinanze. Le condizioni, purtroppo, nelle spiagge ad alta energia non sono sempre uguali. Spesse volte troviamo un'unica grossa onda che si schianta sulla battigia, altre volte avremo un treno di onde che si formano regolarmente dai 50/60 metri ed avanzano verso riva. La prima situazione è quella forse più semplice da affrontare ed è l'unica che, secondo me, può essere gestita con una telescopica o una 3 pz, ovviamente di potenza adeguata. In queste condizioni non avremo necessità di raggiungere distanze elevatissime, anzi, ci dovremo limitare ad appoggiare l'esca poco oltre il gradino di risacca, al riparo della turbolenza. Nell'altro caso le cose si complicano in quanto, anche se la prima di quella batteria di onde ci appare a distanza raggiungibilissima, all'atto pratico il nostro filo sarà continuamente sottoposto ad un tira e molla che si ripercuoterà sulla cima della nostra canna che andrà ritmicamente quasi a toccare la cresta di ogni onda facendoci perdere la pazienza. Occorre comunque dire, ad onor del vero, che nelle spiagge profonde, quando il mare picchia davvero duro, la presunta maggior facilità rispetto alle spiagge basse va a farsi benedire.
Dovendo tirar le somme di questa mia riflessione, direi che l'uso di telescopiche e simili nella pratica del surf casting è limitato all'unica situazione cui accennavo prima oltre, naturalmente, a tutte le condizioni di scaduta. Avevo detto all'inizio che queste eccezioni rappresentano allo stesso tempo delle limitazioni ed infatti limitarsi a pescare solo in fase di scaduta o quando il frangente è a 30 metri o quando si presenta una sola onda nel sottoriva è davvero riduttivo e sminuente. Se consideriamo che è già difficoltoso trovare delle condizioni di pesca favorevoli e che la percentuale si riduce ulteriormente se non abbiamo la fortuna di poter andare sovente a pesca, non possiamo precluderci la possibilità di un buon risultato per colpa di un'attrezzatura inadeguata. Non si può certamente negare che condizioni di mare non esasperate ed affrontabili con una tele di media potenza possano ripagare maggiormente in termini di catture ma qui, oltre a disquisire se si tratta di vero surf, dovremmo sostenere che questa disciplina non è fatta esclusivamente di pesci nel retino. Queste, naturalmente, sono le mie sensazioni espresse con una tastiera ma posso garantirvi che quelle in riva al mare sono di gran lunga più intense e complete. In sostanza: provare per credere. Naturalmente ognuno di noi ha il proprio punto di vista e soprattutto la propria visuale personale del surfcasting. Ma questo è un altro argomento.
Alla prossima

#50
SURFCASTING / SURFCASTING: DOMANDE DEI PRINCIPIANTI
Settembre 07, 2010, 21:28:21
Lo Staff di  ;D ha ritenuto di far cosa gradita, oltrechè utile, far aprire ai moderatori un topic permanente nella sezione specifica in cui possano confluire tutte le domande di chi è alle prime armi.
Qui di seguito potrete postare le vostre richieste e domande riguardanti il surfcasting.
Discussioni analoghe sono state aperte o verranno aperte nelle altre sezioni.
Ciao