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ISTRUZIONI DETTAGLIATE  PER LA COSTRUZIONE DI BARCHINO DIVERGENTE O SCANNETTO

Cari amici Calabresi e non,
come avevo promesso, mi sono costruito un ottimo BARCHINO DIVERGENTE o SCANNETTO.
Non ostante qualche piccola difficoltà, dovuta al fatto che io non ne avavo mai visto uno nella realtà, ed alla scarsità di informazioni reperibili in Internet, le misure e le proporzioni, in qualche caso me le sono dovute inventare, e sperimentare un paio di volte prima di raggiungere l’ottimale.
Funziona veramente bene anche con onda e mare formato.
È fatto a Catamarano e non a Proa come tanti altri, ovvero ha gli scafi della stessa lunghezza anziché uno più lungo dell'altro, e non ha la necessità di aggiungere un contrappeso per bilanciare lo scafo esterno, perché non ce n’è affatto bisogno, visto che gli scafi hanno la stessa portanza e peso.
Innanzi tutto voglio anticipare una cosa. Io l’ho fatto con queste misure, ma le stesse possono essere variate, l’importante è che si mantenga la proporzione tra una misura e l’altra. Se volessimo costruirne uno più piccolo, anche tutte le altre misure dovranno variare, ma in modo proporzionale.
Ad esempio se volessimo un barchino di 50 cm di lunghezza massima anziché di 70 come quello qui riportato, anche tutto il resto dovrà cambiare, traverse, maniglia ecc. ma in modo proporzionale
Ad esempio... la formula per conoscere la misura proporzionale delle traverse sarà la seguente:
100:70 = 50:x
quindi 70 moltiplicato 50 diviso 100 mi darà 35, e questa sarà la misura delle traverse per un barchino di cm 50 di lunghezza.
E cosi sarà per tutte le altre misure, tranne che per lo spessore delle traverse, che sarà bene non indebolirle troppo per evitare che un onda grossa spezzi il vostro barchino in due, come uno stuzzicadenti.
Il risultato è, che un Barchino più piccolo sarà meno ingombrante e meno pesante per il trasporto, più maneggevole e meno pesante da trainare, ma gli svantaggi saranno quelli di non poter reggere un mare più formato, con maggiori probabilità di scuffiare (rovesciarsi) facilmente con onde frangenti, inoltre avrà meno tensione sul trave.
Le caratteristiche saranno opposte per un barchino più grande.

Capito questo concetto ecco le misure del mio, che sopporta bene anche un mare formato.
Lunghezza degli scafi fuori tutto cm 70, Larghezza cm 50.

Costruzione:
Prendete due tavole del legno che preferite, di cm 70x25x2,5. Naturalmente legni più pregiati avranno più resistenza nel tempo, ma anche maggiore costo e probabilmente più duri da lavorare.
In realtà anche una tavola di abete con una buona resinatura soddisfa pienamente lo scopo senza avere un costo elevato, ed un peso specifico eccessivo.
La cosa più importante è scegliere un legno che sia bello diritto e con pochi nodi, ma se anche dovesse averne qualcuno, basterà dargli una buona stuccata con segatura fine, che otterrete dallo stesso legno, mischiata con un po’ di resina poliestere, o se avrete deciso di pitturarlo con un colore, potreste usare anche dello stucco bi-componente per carrozzeria.

Fatto questo, piantate un chiodino provvisorio a cm 25 da uno dei lati esterni di una tavola e cm 5 dal bordo superiore della stessa, come da foto N.2 .
Prendete un cordino sul quale farete due occhielli. Fissate il cordino, al chiodino da un lato, e ad una matita dall’altro. Ora segnate una curva mantenendo il cordino sempre in tensione.
Poi accorciate il cordino di circa cm 2.5/3 e disegnate una linea curva parallela alla prima, ma più interna, che vi servirà successivamente come riferimento per la smussatura delle prue.
Ripetete l’operazione quattro volte alle due estremità di ciascuna tavola.
Tagliate le 4 prue seguendo la prima linea, poi sgrossatele tenendo come riferimento la seconda linea, con pialla e lima e rifinitela con carta vetrata. Meglio usare una macchina levigatrice a disco, e dischi di grana diversa, cominciate con il disco a grana più grossa, poi con quello a grana fine, sino ad avere una finitura liscia ed uniforme.
Attenzione arrotondate solo le prue, lasciando le chiglie piatte. in quanto smussare le chiglie non è assolutamente necessario, anzi controproducente perché diminuirebbe la tensione sul trave e aumenterebbe lo scarroccio verso l'operatore. Oltretutto non rastremandole, le chiglie saranno più solide, sopratutto su spiagge ghiaiose.
Ora procediamo con le traverse, ovvero i legni che uniscono gli scafi.
Dovete ricavarne due di cm 50x4x2,5.
Per unire gli scafi potrete scegliere di fare un taglio ad ala di farfalla come quello che ho fatto io, che è un po’ più complicato da fare, ma anche più sicuro, oppure di di unirli semplicemente facendo un taglio dritto della stessa dimensione della traversa, sul bordo superiore dello scafo.
È importante non lasciare molto gioco, bensì dovete cercare di fare in modo che le traverse entrino leggermente forzate, ma non troppo, diversamente potreste scheggiare o rompere il legno.
Un altro modo molto efficace e più rapido da realizzare è quello di utilizzare due angolari di alluminio,  con un semplice taglio sulla verticale dello scafo, dove infilerete un lato dell’angolare, ed una vite che passando in un buco che avrete praticato nella parte superiore dello stesso angolare, lo terrà fissato allo scafo.
Ed il gioco è fatto, avendo oltretutto ottenuto una resistenza superiore e minor gioco tra i due scafi. Vedi foto 17 - 18
Attenzione:  per l’assemblaggio degli scafi con le traverse,accertatevi che le smussature delle prue siano ambedue rivolte dallo stesso lato. Vedi   foto 4 -5– 10 - 11  -14 - 15 - 16.
Preparate i fori per la maniglia come da foto 10 - 11 – 14 - 15.
Attenzione:  I fori per la maniglia devono essere fatti sullo scafo che presenta la smussatura verso di noi e non .Vedi foto 10 – 11 – 13 – 14 – 15 - 16.
Le traverse vanno fissate allo scafo con una vite da legno meglio se di acciaio inox 316 aisi  di almeno cm 5/6, preparando un buco prima con un trapano, ed una punta di 1mm più piccola della vite che andremo ad usare. Vedi foto  7
Ora, dopo aver smontato il tutto potete passare alla  verniciatura. Io l’ho fatta con una mano piuttosto abbondante di resina poliuretanica, e finito il problema. Impermeabilizzazione eccellente e duratura.
Ma a vostra discrezione potete farlo anche con un impregnante prima e poi tre o quattro mani di vernice marina, avendo cura di lasciar asciugare bene la vernice  è dare una passatina leggera con carta vetrata fine tra una mano è l’altra. Vi ci vorranno almeno 4 giorni se non fa freddo è non piove. Con la resina se è una buona giornata di sole avrete finito in 24 ore.

Per la maniglia visto che procurarsi dell’acciaio inox 316 potrebbe non essere un impresa facile, ho usato una barra di ottone per saldare ad ossigeno di 7 mm. Poco costosa, facile da trovare in qualunque ferramenta, e non arrugginisce. Perché complicarsi la vita ? Lunghezza cm 50 piegata a cm 4,5/5 su ambo i lati.
La piegatura va fatta con l’aiuto di una buona morsa ed un buon martello.
Piegare ad angolo 90 gradi, assicurandosi che la parte centrale dove scorrerà il moschettone sia all’incirca di cm 40.
I buchi per la maniglia li ho fatti inclinati di 45 gradi  rispetto allo scafo in modo da creare una leva e rendere più improbabile la possibilità che si possa sfilare. La distanza dal bordo superiore deve essere di cm.5, e la maniglia deve essere ben parallela, e centrata orizzontalmente, rispetto allo scafo, lasciando la stessa misura a destra e a sinistra.
Allo scopo si deve usare un trapano elettrico ed una punta di circa mm1 più stretta rispetto alla maniglia in modo che la barra entri forzata, poi basta martellarla dentro.

IL TRAVE
Ma la vera innovazione, che credo di essere il primo ad apportare a questa tecnica di pesca, stà nel trave e nell’avvolgitore su cui viene riposto.
Incominciamo dal trave... non c’è nulla di più irritante di un filo di nylon quando, dopo due o tre volte che lo si riavvolge, incomincia a ritorcersi su se stesso e all’improvviso ti ritrovi con una massa di spaghetti inestricabile. Li finisce il piacere della pesca...
Oppure quando sempre dopo quelle famose due o tre volte allo svolgerlo si scopre che ha preso la piegatura sugli angoli dell’avvolgitore.
E poi quando incominciate a tirare per farlo entrare in acqua?
Se non c’è qualcun altro che lo ve lo spinge sino al bordo d’acqua, avrete il filo di Nylon che si allunga, si allunga, si allunga, e rischia di spezzarsi lì per lì, e di nuovo addio piacere della pesca.
Tutto questo non succede se usiamo qualche linea da Kite-surf trovatevi un amico che pratica questo sport, potrebbe passarvi quelle linee che lui ha dismesso, o potrete facilmente trovarle chiedendo a qualche scuola di Kite-surfing, se dalle parti vostre ce n’è una. Nella peggiore delle ipotesi le comperate in internet da qualche negozio specializzato.
Dovete sapere che chi pratica questo sport, ed oggi sono parecchi, deve cambiare le linee che lo tengono attaccato al Kite (aquilone) prima che queste si rompano per usura, diversamente si può rischiare grosso. Ebbene queste linee presentano molti vantaggi che vi descriverò di seguito
1)   Quando le avvolgiamo o svolgiamo, non si ritorcono, e questa è una gran bella cosa.
2)   La resistenza è infinitamente superiore al filo di nylon per quanto grosso sia. Figuratevi che per    rompere una linea da kite ci vogliono parecchie centinaia di Kg
3)   Non è elastico, perciò non si allunga quando tirate il barchino verso l’acqua dopo aver disteso il trave.
4)   Non essendo elastico e molto più rigido del nylon quando è in tensione, si sentono molto meglio le vibrazioni dei pesci quando toccano le vostre esche o quando hanno abboccato.
5)   Per attaccare i finali basta fare un semplice nodo ad occhiello e non c’è bisogno di sofisticati metodi di montaggio con perline e rivetti perché il terminale non scappi a destra o a sinistra. Vedi foto N.12
Le linee da kite possono essere di 15- 18-20-metri e anche più. Io ne ho prese di varie lunghezze ed in totale ne ho avvolte m.93. Si possono unire facilmente infilandone una nell’occhiello dell’altra o annodandole tra di loro.

L’AVVOLGITORE
Anche qui, credo di essere il primo a portare questa innovazione, che come idea nasce ancora dal Kite-surf.
Ma non vi siete mai stancati il braccio avvolgendo 70/80 metri di nylon su un avvolgitore che avvolge  cm 10 o 15 per volta? Bisogna muovere le braccia sù è giù in modo alternato da 600 a 800 volte, sia quando si svolge che quando si riavvolge, minimo sono 1600 volte ogni volta che si va a pescare.
Ci vuole tanto tempo, forza e tenacia, ma si risparmia l'iscrizione al Gym.
Senza poi contare, e qui mi ripeto, i problemi di ritorsione del nylon.
Chi fa Kite-surf ha la necessita di avvolgere e svolgere quattro linee insieme in modo rapido e senza fare quelle che io chiamo spaghettate in spiaggia.
Io ho preso un boma da Kite-surf, e l’ho spogliato sino ad avere un semplice tubo di alluminio lungo cm 53, con un diametro di mm 30 rivestito di gomma morbida (In cui ci fisso gli ami degli artificiali quando riavvolgo).
Poi ho usato quatto curve a 90 gradi di PVC per tubazioni idrauliche e due tubi da cm 10, ho incollato il tutto con colla per PVC e adattato con una lima il diametro della curva perché potesse entrare forzata dentro le estremità del tubo.
Ed ecco pronto il mio avvolgitore, rapido per svolgere e riavvolgere  il trave. Infatti mi bastano un centinaio di passaggi per avvolgere 70 metri di trave, non ottocento.
È anche molto più comodo da trainare essendo l’impugnatura rotonda, e rivestita di gomma morbida, anziché quello spigoloso quadrato di multistrato, che mi ero costruito in un primo tempo dove a malapena riuscivo a metterci le dita, o quel plasticone stampato che ho comperato in un negozio di pesca e che ti taglia la mano dopo un po che tiri.

Ebbene a questo punto credo non ci sia altro da dire. Le misure le avete, le foto anche, per cui non mi rimane che augurarvi buon lavoro e buon divertimento.
Antonio alias Sharkbait.

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ISTRUZIONI DETTAGLIATE  PER LA COSTRUZIONE DI BARCHINO DIVERGENTE O SCANNETTO

Cari amici Calabresi e non,
come avevo promesso, mi sono costruito un ottimo BARCHINO DIVERGENTE o SCANNETTO.
Non ostante qualche piccola difficoltà, dovuta al fatto che io non ne avavo mai visto uno nella realtà, ed alla scarsità di informazioni reperibili in Internet, le misure e le proporzioni, in qualche caso me le sono dovute inventare, e sperimentare un paio di volte prima di raggiungere l’ottimale.
Funziona veramente bene anche con onda e mare formato.
È fatto a Catamarano e non a Proa come tanti altri, ovvero ha gli scafi della stessa lunghezza anziché uno più lungo dell'altro, e non ha la necessità di aggiungere un contrappeso per bilanciare lo scafo esterno, perché non ce n’è affatto bisogno, visto che gli scafi hanno la stessa portanza e peso.
Innanzi tutto voglio anticipare una cosa. Io l’ho fatto con queste misure, ma le stesse possono essere variate, l’importante è che si mantenga la proporzione tra una misura e l’altra. Se volessimo costruirne uno più piccolo, anche tutte le altre misure dovranno variare, ma in modo proporzionale.
Ad esempio se volessimo un barchino di 50 cm di lunghezza massima anziché di 70 come quello qui riportato, anche tutto il resto dovrà cambiare, traverse, maniglia ecc. ma in modo proporzionale
Ad esempio... la formula per conoscere la misura proporzionale delle traverse sarà la seguente:
100:70 = 50:x
quindi 70 moltiplicato 50 diviso 100 mi darà 35, e questa sarà la misura delle traverse per un barchino di cm 50 di lunghezza.
E cosi sarà per tutte le altre misure, tranne che per lo spessore delle traverse, che sarà bene non indebolirle troppo per evitare che un onda grossa spezzi il vostro barchino in due, come uno stuzzicadenti.
Il risultato è, che un Barchino più piccolo sarà meno ingombrante e meno pesante per il trasporto, più maneggevole e meno pesante da trainare, ma gli svantaggi saranno quelli di non poter reggere un mare più formato, con maggiori probabilità di scuffiare (rovesciarsi) facilmente con onde frangenti, inoltre avrà meno tensione sul trave.
Le caratteristiche saranno opposte per un barchino più grande.

Capito questo concetto ecco le misure del mio, che sopporta bene anche un mare formato.
Lunghezza degli scafi fuori tutto cm 70, Larghezza cm 50.

Costruzione:
Prendete due tavole del legno che preferite, di cm 70x25x2,5. Naturalmente legni più pregiati avranno più resistenza nel tempo, ma anche maggiore costo e probabilmente più duri da lavorare.
In realtà anche una tavola di abete con una buona resinatura soddisfa pienamente lo scopo senza avere un costo elevato, ed un peso specifico eccessivo.
La cosa più importante è scegliere un legno che sia bello diritto e con pochi nodi, ma se anche dovesse averne qualcuno, basterà dargli una buona stuccata con segatura fine, che otterrete dallo stesso legno, mischiata con un po’ di resina poliestere, o se avrete deciso di pitturarlo con un colore, potreste usare anche dello stucco bi-componente per carrozzeria.

Fatto questo, piantate un chiodino provvisorio a cm 25 da uno dei lati esterni di una tavola e cm 5 dal bordo superiore della stessa, come da foto N.2 .
Prendete un cordino sul quale farete due occhielli. Fissate il cordino, al chiodino da un lato, e ad una matita dall’altro. Ora segnate una curva mantenendo il cordino sempre in tensione.
Poi accorciate il cordino di circa cm 2.5/3 e disegnate una linea curva parallela alla prima, ma più interna, che vi servirà successivamente come riferimento per la smussatura delle prue.
Ripetete l’operazione quattro volte alle due estremità di ciascuna tavola.
Tagliate le 4 prue seguendo la prima linea, poi sgrossatele tenendo come riferimento la seconda linea, con pialla e lima e rifinitela con carta vetrata. Meglio usare una macchina levigatrice a disco, e dischi di grana diversa, cominciate con il disco a grana più grossa, poi con quello a grana fine, sino ad avere una finitura liscia ed uniforme.
Attenzione arrotondate solo le prue, lasciando le chiglie piatte. in quanto smussare le chiglie non è assolutamente necessario, anzi controproducente perché diminuirebbe la tensione sul trave e aumenterebbe lo scarroccio verso l'operatore. Oltretutto non rastremandole, le chiglie saranno più solide, sopratutto su spiagge ghiaiose.
Ora procediamo con le traverse, ovvero i legni che uniscono gli scafi.
Dovete ricavarne due di cm 50x4x2,5.
Per unire gli scafi potrete scegliere di fare un taglio ad ala di farfalla come quello che ho fatto io, che è un po’ più complicato da fare, ma anche più sicuro, oppure di di unirli semplicemente facendo un taglio dritto della stessa dimensione della traversa, sul bordo superiore dello scafo.  
È importante non lasciare molto gioco, bensì dovete cercare di fare in modo che le traverse entrino leggermente forzate, ma non troppo, diversamente potreste scheggiare o rompere il legno.
Un altro modo molto efficace e più rapido da realizzare è quello di utilizzare due angolari di alluminio,  con un semplice taglio sulla verticale dello scafo, dove infilerete un lato dell’angolare, ed una vite che passando in un buco che avrete praticato nella parte superiore dello stesso angolare, lo terrà fissato allo scafo.
Ed il gioco è fatto, avendo oltretutto ottenuto una resistenza superiore e minor gioco tra i due scafi. Vedi foto 17 - 18
Attenzione:  per l’assemblaggio degli scafi con le traverse,accertatevi che le smussature delle prue siano ambedue rivolte dallo stesso lato. Vedi   foto 4 -5– 10 - 11  -14 - 15 - 16.
Preparate i fori per la maniglia come da foto 10 - 11 – 14 - 15.
Attenzione:  I fori per la maniglia devono essere fatti sullo scafo che presenta la smussatura verso di noi e non .Vedi foto 10 – 11 – 13 – 14 – 15 - 16.
Le traverse vanno fissate allo scafo con una vite da legno meglio se di acciaio inox 316 aisi  di almeno cm 5/6, preparando un buco prima con un trapano, ed una punta di 1mm più piccola della vite che andremo ad usare. Vedi foto  7
Ora, dopo aver smontato il tutto potete passare alla  verniciatura. Io l’ho fatta con una mano piuttosto abbondante di resina poliuretanica, e finito il problema. Impermeabilizzazione eccellente e duratura.
Ma a vostra discrezione potete farlo anche con un impregnante prima e poi tre o quattro mani di vernice marina, avendo cura di lasciar asciugare bene la vernice  è dare una passatina leggera con carta vetrata fine tra una mano è l’altra. Vi ci vorranno almeno 4 giorni se non fa freddo è non piove. Con la resina se è una buona giornata di sole avrete finito in 24 ore.

Per la maniglia visto che procurarsi dell’acciaio inox 316 potrebbe non essere un impresa facile, ho usato una barra di ottone per saldare ad ossigeno di 7 mm. Poco costosa, facile da trovare in qualunque ferramenta, e non arrugginisce. Perché complicarsi la vita ? Lunghezza cm 50 piegata a cm 4,5/5 su ambo i lati.
La piegatura va fatta con l’aiuto di una buona morsa ed un buon martello.
Piegare ad angolo 90 gradi, assicurandosi che la parte centrale dove scorrerà il moschettone sia all’incirca di cm 40.
I buchi per la maniglia li ho fatti inclinati di 45 gradi  rispetto allo scafo in modo da creare una leva e rendere più improbabile la possibilità che si possa sfilare. La distanza dal bordo superiore deve essere di cm.5, e la maniglia deve essere ben parallela, e centrata orizzontalmente, rispetto allo scafo, lasciando la stessa misura a destra e a sinistra.
Allo scopo si deve usare un trapano elettrico ed una punta di circa mm1 più stretta rispetto alla maniglia in modo che la barra entri forzata, poi basta martellarla dentro.

IL TRAVE
Ma la vera innovazione, che credo di essere il primo ad apportare a questa tecnica di pesca, stà nel trave e nell’avvolgitore su cui viene riposto.
Incominciamo dal trave... non c’è nulla di più irritante di un filo di nylon quando, dopo due o tre volte che lo si riavvolge, incomincia a ritorcersi su se stesso e all’improvviso ti ritrovi con una massa di spaghetti inestricabile. Li finisce il piacere della pesca...
Oppure quando sempre dopo quelle famose due o tre volte allo svolgerlo si scopre che ha preso la piegatura sugli angoli dell’avvolgitore.
E poi quando incominciate a tirare per farlo entrare in acqua?
Se non c’è qualcun altro che lo ve lo spinge sino al bordo d’acqua, avrete il filo di Nylon che si allunga, si allunga, si allunga, e rischia di spezzarsi lì per lì, e di nuovo addio piacere della pesca.
Tutto questo non succede se usiamo qualche linea da Kite-surf trovatevi un amico che pratica questo sport, potrebbe passarvi quelle linee che lui ha dismesso, o potrete facilmente trovarle chiedendo a qualche scuola di Kite-surfing, se dalle parti vostre ce n’è una. Nella peggiore delle ipotesi le comperate in internet da qualche negozio specializzato.
Dovete sapere che chi pratica questo sport, ed oggi sono parecchi, deve cambiare le linee che lo tengono attaccato al Kite (aquilone) prima che queste si rompano per usura, diversamente si può rischiare grosso. Ebbene queste linee presentano molti vantaggi che vi descriverò di seguito
1)   Quando le avvolgiamo o svolgiamo, non si ritorcono, e questa è una gran bella cosa.
2)   La resistenza è infinitamente superiore al filo di nylon per quanto grosso sia. Figuratevi che per    rompere una linea da kite ci vogliono parecchie centinaia di Kg
3)   Non è elastico, perciò non si allunga quando tirate il barchino verso l’acqua dopo aver disteso il trave.
4)   Non essendo elastico e molto più rigido del nylon quando è in tensione, si sentono molto meglio le vibrazioni dei pesci quando toccano le vostre esche o quando hanno abboccato.
5)   Per attaccare i finali basta fare un semplice nodo ad occhiello e non c’è bisogno di sofisticati metodi di montaggio con perline e rivetti perché il terminale non scappi a destra o a sinistra. Vedi foto N.12
Le linee da kite possono essere di 15- 18-20-metri e anche più. Io ne ho prese di varie lunghezze ed in totale ne ho avvolte m.93. Si possono unire facilmente infilandone una nell’occhiello dell’altra o annodandole tra di loro.

L’AVVOLGITORE
Anche qui, credo di essere il primo a portare questa innovazione, che come idea nasce ancora dal Kite-surf.
Ma non vi siete mai stancati il braccio avvolgendo 70/80 metri di nylon su un avvolgitore che avvolge  cm 10 o 15 per volta? Bisogna muovere le braccia sù è giù in modo alternato da 600 a 800 volte, sia quando si svolge che quando si riavvolge, minimo sono 1600 volte ogni volta che si va a pescare.
Ci vuole tanto tempo, forza e tenacia, ma si risparmia l'iscrizione al Gym.
Senza poi contare, e qui mi ripeto, i problemi di ritorsione del nylon.
Chi fa Kite-surf ha la necessita di avvolgere e svolgere quattro linee insieme in modo rapido e senza fare quelle che io chiamo spaghettate in spiaggia.
Io ho preso un boma da Kite-surf, e l’ho spogliato sino ad avere un semplice tubo di alluminio lungo cm 53, con un diametro di mm 30 rivestito di gomma morbida (In cui ci fisso gli ami degli artificiali quando riavvolgo).
Poi ho usato quatto curve a 90 gradi di PVC per tubazioni idrauliche e due tubi da cm 10, ho incollato il tutto con colla per PVC e adattato con una lima il diametro della curva perché potesse entrare forzata dentro le estremità del tubo.
Ed ecco pronto il mio avvolgitore, rapido per svolgere e riavvolgere  il trave. Infatti mi bastano un centinaio di passaggi per avvolgere 70 metri di trave, non ottocento.
È anche molto più comodo da trainare essendo l’impugnatura rotonda, e rivestita di gomma morbida, anziché quello spigoloso quadrato di multistrato, che mi ero costruito in un primo tempo dove a malapena riuscivo a metterci le dita, o quel plasticone stampato che ho comperato in un negozio di pesca e che ti taglia la mano dopo un po che tiri.

Ebbene a questo punto credo non ci sia altro da dire. Le misure le avete, le foto anche, per cui non mi rimane che augurarvi buon lavoro e buon divertimento.

Antonio alias Sharkbait.




























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PESCA & FAI DA TE AUTOCOSTRUZIONE / Barchino divergente
« on: September 15, 2010, 04:00:41 »
Ciao a tutti,
sono nuovissimo su questo site, e avrei bisogno di un aiuto da qualcuno di voi.
Il mese scorso mi trovavo a Torvaianica per una breve vacanza, e qualcuno mi ha parlato del barchino divergente. Immediatamente incuriosito da questo meraviglioso prodotto dell'ingegno umano mi sono recato in un negozio di pesca dove mi e stato detto che l'avrei potuto vedere.
Purtroppo ne erano sprovvisti.
Già mi immaginavo di poter portare questa novità in Repubblica Dominicana dove vivo da circa 17 anni.
Ho pensato che sopratutto per la gente del luogo potrebbe diventare un'ottima opportunità per imparare qualcosa di nuovo, che potrebbe portare sulle tavole qualcosa che  nel mare abbonda, ma che loro non hanno i mezzi e nemmeno la conoscenza di come approfittare di questa risorsa che la natura offre gratuitamente.
Ma le mie vacanze a Torvaianica sarebbero terminate il giorno dopo e non c'era tempo per andare a cercare in altri negozi.
Cosicché a scatola chiusa e senza averne la benché minima idea di cosa fosse, ho comperato con  suggerimenti del venditore tutto il resto, ovvero 200 mt di filo #1,00 per il trave, altro rotolo dello 0.35 per i finali, e poi girelle, piombi e artificiali. Ho pensato che il barchino me lo sarei potuto costruire. In internet avevo già visto qualche disegno.
Ora sono arrivato in Repubblica Dominicana, il Multistrato fenolico é qualcosa di introvabile qui, perciò  ho cominciato a costruire qualcosa con ciò che ho trovato.
Due assicelle di abete di 35mm di spessore, larghezza della grande cm 58x18 e la piccola cm 48x15. Possono servire ?
Poi ho cercato su questo sito per trovare le misure ideali, ma mi e sembrato di capire che chi le conosce non vuole condividerle, e le poche che ho trovato differiscono molto le une dalle altre.
Ho seguito con interesse tutti i post di Hannover 81 sperando di vedere pubblicate le promesse foto e misure, ma tutto si e fermato al 15 Maggio.
Interessante il progetto di Luca67 ma non parla delle smussature e l'angolo delle stesse. Dalle foto sembra che le prore siano simmetriche.
Interessante anche il progetto di Vincearchery, che differisce molto dagli altri per angolatura dell'opera viva e l'angolo di divergenza molto accentuato, le dimensioni sembrano simili a quelle di  Luca 67 ma é completamente diverso da quello commercializzato da Davide.
Kondalord ha fatto un capolavoro ma purtroppo non ci da nemmeno una misura.

Per favore qualcuno potrebbe darmi dei consigli ? Preferirei non dover spendere troppo tempo nella ricerca, ma passare subito a costruirne uno che funzioni, con mare forte come c'è qua sulla costa Nord Atlantica.

Devo capire se anche con i pesci locali funziona.
Successivamente insegnare alla gente del posto, compresi i vari Haitiani che sono sfollati qua, e che continuano a vivere in condizioni di miseria assoluta, a costruire costruirsi questo strumento che potrebbe essere loro di grande aiuto.
Calcolate che la vita qui costa quasi quanto in Europa, uno stipendio medio e di 180.00 - 200.00 EUR al mese lavorando 6 gg. la settimana, e visto il grande calo di turismo la disoccupazione sta aumentando a livelli preoccupanti.
Di certo tutti ve ne saranno  grati, ed io credo personalmente che il modo più corretto per aiutare non sia quello di portare cibo, ma di insegnare loro a procurarselo.
Da pare mia vi terrò informati di come funziona il progetto e vi manderò fotografie delle catture.
Chiedo anche all'amministratore del sito se posso pubblicare un indirizzo privato, nel caso qualcuno, per qualche motivo, preferisse comunicare attraverso questo canale.
Grazie a tutti
Sharkbait


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