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PESCI & CATTURE / [BEACHLEDGERING] CATTURE
« on: February 23, 2012, 13:02:35 »
"SCHEDE CATTURE" [BEACHLEDGERING]  

Da questa data in poi, ogni utente dovra' inserire in questo thread, la propria "SCHEDA CATTURA", in questo modo avremmo piu' ordine nelle catture e una sorta di galleria che tutti potranno utilizzare come punto di riferimento per eventuali informazioni.

In questo thread, non saranno tollerati commenti di nessun genere, saranno accettati solo i complimenti per mezzo dell'apposito tasto.

Tutti i commenti saranno eliminati sistematicamente dai Moderatori di sezione senza nessun preavviso.
Per eventuali domante tecniche esistono sezioni piu' appropriate o i "thread personali”, visibili nella sezione Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login


Prima di postare una scheda cattura, leggere il Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

Ecco un piccola scheda da utilizzare come riferimento per l'inserimento della cattura:


FOTO CATTURA Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

preda: .........
località: ........
data e orario: ........
attrezzatura: canna ........, mulinello:........
lenza madre: ........,  finale ........ amo n°: .......
esca utilizzata: ........
fase lunare: ........
marea: ........
condizioni meteo/marine: ........
note: ........

per il report cliccare sul LINK .......(inserire il link al report del thread "personale")

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PESCI & CATTURE / [INGLESE E BOLOGNESE] CATTURE
« on: February 23, 2012, 12:58:05 »
[INGLESE E BOLOGNESE] CATTURE (Anno)

Da questa data in poi, ogni utente potrà inserire in questo thread la propria "SCHEDA CATTURA" all'inglese e bolognese, in modo da creare una sorta di galleria che tutti potranno utilizzare come punto di riferimento per eventuali informazioni.

Trattandosi di una galleria, in questo thread non saranno tollerati commenti di nessun genere, saranno accettati solo i complimenti per mezzo dell'apposito tasto.

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Prima di postare una scheda cattura, leggere il Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

Ecco un piccola scheda da utilizzare come riferimento per l'inserimento della cattura:


(Per chi non dovesse conoscere il metodo per inserire le foto delle proprie catture, consultare il topic Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

Preda: .........
Località: ........
Data e orario: ........
Attrezzatura: canna: ........, mulinello:........
Lenza madre: ........,  galleggiante gr.: ......., finale ........, amo n°: .......
Esca: ........
Fase lunare: ........
Marea: ........
Condizioni meteo/marine: ........
Brevi note: ........

Per il report cliccare sul LINK .......(inserire il link al report del thread "personale")

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PESCA FORUM BAR / Brian May
« on: February 17, 2012, 20:39:07 »
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PESCA ALL'INGLESE & BOLOGNESE / Pesca con la bolognese dall'A alla Z
« on: February 10, 2012, 18:53:28 »
Pesca con la bolognese dall'A alla Z

Ciao a tutti.
E' stato introdotto questo nuovo Topic intitolato "Pesca con la bolognese dall'A alla Z" in modo da concentrare in un unico topic tutto ciò che riguarda la pesca con la canna bolognese.
Per esempio, in questo Topic verranno trattati argomenti del tipo:
   a) Richieste o suggerimenti per l'acquisto di una canna bolognese
   b) Richieste o suggerimenti per l'acquisto di un mulinello adatto per la canna bolognese
   c) Fili da utilizzare per la pesca con la bolognese
   d) Terminali da usare per la pesca con la bolognese
   e) Esche da usare per la pesca con la bolognese
   f) Pasture e pasturazione per la pesca con la bolognese
   g) Spot ideali per la pesca con la bolognese
   h) ...........
   i) ............
   l) insomma, qualsiasi cosa riguardi questa pesca specifica, ma solo questa

Sono in fase di preparazione altri due topic specifici, Pesca all'inglese dall'A alla Z e Pesca con la canna fissa dall'A alla Z, in modo da rendere questi tre topic specializzati ognuno in un argomento ben preciso.

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Questo argomento l'ho già trattato in modo spezzettato altre volte e lo riprendo solo per riassumere in un unico post il mio metodo per pescare col vivo le spigole e le lecce amia. E’ un metodo che sa di antico, ma ci sono molto affezionato (e poi funziona…).

Il pesce esca che preferisco è il muggine, sia perché nella mia zona è abbondante e di facile reperibilità, sia perché tra i vari pesci-esca che ho provato si dimostra il più resistente allo stress ed ha la pelle molto coriacea, che agevola tantissimo il suo innesco. Per la pesca alla spigola seleziono muggini di piccola taglia, mentre per la leccia amia non esito ad usare anche muggini di 2 kg, se mi capita di prenderli.

Le canne ed i mulinelli che utilizzo non fanno testo, nel senso che sono ormai fuori produzione da tantissimi anni e quindi non si trovano più sul mercato. Possono essere presi a riferimento solo per farsi un'idea sul tipo di ‘potenza’ che preferisco abbiano gli attrezzi che uso per questa pesca. Devo il loro possesso ad un amico carissimo che ha deciso di ritirarsi completamente dalla pesca e ha deciso di regalare tutta la sua attrezzatura agli  amici che ancora la praticano. Conoscendo i miei gusti, mi ha regalato due canne Italcanna Marenostrum da 250 gr e due mulinelli Mitchell 498, che con infinita pazienza (ma con grande passione) ho ‘rinfrescato’ (alle canne ho sostituito gli anelli e le ho riverniciate, i due mulinelli li ho fatti riverniciare dal carrozziere, anche lui appassionato di pesca). I mulinelli hanno entrambi le bobine di ricambio, due le ho riempite con lo 0.35 e due con lo 0.50, entrambi i diametri con nylon Asso di Quadri della DP, di cui posseggo ancora due bobinoni in perfetto stato di conservazione (conservati al buio dentro una doppia busta nera di plastica). Insomma, è stato un emozionante tuffo nel passato. (Per inciso, quelle canne e quei mulinelli li avevo anch'io, che poi ho dovuto rivendere per necessità di quibus...)

I mulinelli con lo 0.35 li uso per la spigola, quelli con lo 0.50 li uso per la leccia. I terminali sono identici, differiscono solo per il diametro del bracciolo e per il peso del piombo scorrevole: diametro 0.30 e piombo 50/70 gr per la spigola, diametro 0.70 e piombo 150 gr per la leccia. Volontariamente non faccio mai la pesca ‘mista’ (o pesco con entrambe le canne alla spigola, o con entrambe alla leccia), anche se in pratica può capitare che al terminale da spigola abbocchi la leccia e viceversa. Come picchetti uso i picchetti angolari in acciaio, che mi danno maggior affidamento di quelli di alluminio (tanto il peso del trasporto se lo ‘becca’ il carrellino da spiaggia…).

Per quanto riguarda la zavorra, preferisco usare piombi scorrevoli direttamente sulla lenza madre. Essendomi capitato nel passato che il foro passante si ostruisse per materiale estraneo (sabbia, alghe…) o si restringesse per caduta del piombo o per sbatacchiamenti durante il trasporto o sullo stesso fondo del mare, ho deciso di fondere da me il piombo da usare con il vivo in modo da dargli queste due caratteristiche: foro passante sufficientemente largo e forma rettangolare che impedisce (o rallenta) il suo rotolamento sul fondo. Scartato l’iniziale allargamento del foro che facevo con la punta del trapano (molto pericoloso e ‘spacca punte’ per l’eccessivo surriscaldamento), scartata l’ipotesi di collegare il piombo con un pezzo di nylon e girella alla madre (per i grovigli dovuti al peregrinare del pesce-esca) e scartato il metodo di pescare con la teleferica (in quanto preferisco per una serie di motivi il metodo tradizionale), mi son preparato uno stampo semplicissimo che mi consente di forgiare piombi dalla forma non tondeggiante e col foro passante largo.
 
Da uno spezzone di alluminio angolare mi sono ritagliato dei pezzi aventi la stessa lunghezza con cui formare le due valve di uno stampo rettangolare: ne ho ritagliate due per creare piombi che vanno da 50 a 100 gr ed altre due per creare piombi dal peso unico di 150 gr. Lo schema della costruzione è illustrato in figura:

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Ho poi recuperato uno spezzone di acciaio da 5 mm per creare il foro centrale del piombo, una morsa a pinza, 2 chiodi, una tavoletta di legno ed un paio di metri di tubicino di plastica con lo stesso diametro del pezzo d'acciaio.
Al centro della tavoletta di legno ho praticato un foro dello stesso diametro della verga di acciaio: nel foro infilo la verga che in questo modo rimane in posizione eretta durante la colata del piombo. Dopo aver ingrassato l’interno delle valve e la verga (per facilitare il loro successivo distacco dal piombo, stando attento allo sfrigolio del grasso durante la colata), accosto tra loro le due valve in modo che combacino perfettamente a formare un parallelepipedo rettangolare e le metto sulla tavoletta di legno in modo da racchiudere esattamente al loro centro la verga. Per tenere le valve fisse al loro posto, sul fianco esterno di ciascuna pianto un lungo chiodo sino a quando la testa del chiodo non si ferma sul bordo superiore delle valve, tenendole ben ferme e solidali con la tavoletta. Per le valve più piccole, a volte, anziché piantare i due chiodi uso una morsa a pinza, che mi permette di guadagnare tempo. Però i 2 chiodi danno all’insieme una stabilità maggiore. Per aumentare ancora di più la stabilità, anziché 2 soli chiodi ne uso 4 (uno per ogni lato delle valve). Terminata la colata e rassodatosi il piombo, è sufficiente liberare dai chiodi una sola valva e lasciare l’altra sempre fissa, pronta per un nuovo piombo.
Tolto il piombo dallo stampo, con leggeri colpi di martello faccio fuoriuscire la verga dal piombo e quindi infilo nel foro il tubicino di plastica facendone fuoriuscire 5 mm per parte. Il tubicino di plastica serve per salvaguardare dall’usura la lenza madre che vi scorre all’interno.

Il lavoro si velocizza se si dispone di una bilancina da cucina con cui pre-pesare il piombo grezzo da fondere. Se non si dispone della bilancina, bisogna allora fondere piombi dal peso già noto. Se si dispone di piombo grezzo e non si vogliono usare piombi acquistati nel negozio, sarà sufficiente, per ogni piombo fuso da noi, pre-fondere un piombo dal peso noto, prendere l’altezza a cui arriva ciascun piombo nelle valve, e poi ritagliare ogni coppia di valve all’altezza a cui arriva quel piombo con quel peso noto. Procedendo in questo modo si possono preparare diverse coppie di valve, ogni coppia adatta ad uno specifico peso del piombo (non ne servono tanti, è sufficiente uno stampo da 50 gr, uno da 70, uno da 90 ed uno da 150).
 
Il piombo preparato in questo modo non è per nulla aerodinamico, ma questo fatto è assolutamente ininfluente vista l’esigua distanza che debbo raggiungere (30 mt). Nei mesi estivi raddoppio questa distanza immergendomi con maschera e pinne e trascinando il muggine. I vantaggi del foro di scorrimento più largo e la forma non tondeggiante del piombo però si fanno sentire. C’è da segnalare che il pesce-esca subisce uno shock dovuto all’impatto con l’acqua a causa del lancio, ma dopo tanti anni che pratico questa pesca posso affermare che questo shock non è poi così determinante, visto che le catture avvengono. Nella mia zona tutti peschiamo da sempre con il sistema del lancio, in quanto nessuno vuole usare la teleferica.
Se ho terminato i piombi rettangolari e non ho voglia o tempo di prepararne altri, ricorro tranquillamente ai piombi commerciali, dando la preferenza a quelli di forma schiacciata.

Per la preparazione del terminale uso questi accessori: come capocorda utilizzo una maglia di catenella di acciaio inox (che diventa un oval split chiuso) e come gommino salvanodo utilizzo un pezzetto di guaina ricavato dai fili elettrici che congiungevano le candele allo spinterogeno nelle vecchie autovetture, facilmente ancora reperibili dal ferrivecchi (il vantaggio di queste guaine è che hanno un diametro ben maggiore rispetto al filo di rame che ricoprono, sono resistentissimi ed offrono una maggior protezione al nodo dal battere del piombo). Naturalmente si possono usare vari tipi di salvanodo:

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Per innescare il muggine vivo, l’amo che preferisco è l’amo da palamito della Mustad, sia per la forma aperta della gola molto ampia che per la giusta lunghezza del gambo. Adeguo la grandezza dell’amo alla taglia del muggine. Con una pietra abrasiva acumino la punta in modo che trapassi più facilmente la pelle del muggine. Lo infilo più o meno all’altezza della pinna superiore caudale, cercando di prendere un segmento di pelle il più ampio possibile e faccio scorrere la lenza sotto pelle. Poi rinfilo l’amo vicino alla testa (senza andarci troppo vicino) e lo distendo a punta in su. La durezza della pelle del muggine contribuisce a mantenere l’amo in sede:

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Dopo aver effettuato il lancio, filo un po’ di lenza per lasciarla leggermente in bando, metto il segnale di polistirolo vicino all’anello apicale e poggio la canna nel picchetto, lasciando l’archetto aperto. Fermo la lenza infilandola nell’apposito elastico che ho messo nella canna all’altezza dell’archetto del mulinello. Stringo la frizione regolandola sul carico di rottura della lenza madre e mi metto in attesa.
L’elastico che utilizzo lo ricavo ritagliando spezzoni tubolari da 2/3 cm da una camera d’aria di bicicletta, che infilo nella canna senza mulinello dalla parte del piede. Faccio risalire l’elastico sino all’altezza in cui verrà a trovarsi l’archetto del mulinello. Ho una scorta di vecchie camere di vari diametri, così posso adeguare il diametro dell’elastico al diametro della canna, in modo che non rimanga troppo lasco. Col tempo gli elastici imputridiscono, per cui li sostituisco di frequente.
  
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Se il muggine è di grossa taglia, potrebbe sfilare la lenza dall’elastico: è sufficiente riposizionare il segnale e rimettere la lenza dentro l’elastico. Nella forca dell’appoggia canna ho incollato una striscia di velcro con cui assicuro la canna al picchetto, in moda che non possa fuoriuscire a causa di un contraccolpo causato da una qualsiasi cosa.
Quando il predatore abbocca, mi preparo per dare l’incocciata: quando ‘sento’ che ha ingoiato l’esca, chiudo l’archetto è do una ferrata decisa. Quindi mi regolo per il recupero in base alla mole del predatore.

Per la pesca al serra, raramente utilizzo pesce-esca, in quanto preferisco tranci di sardina o tranci (più grossi) di muggine.  Uso la lenza 0.50, un piombo scorrevole a palla da 150 gr, guaina salvanodo e oval split come visti sopra. Preparo il bracciolo con un cavetto d’acciaio da 30 libbre e come amo utilizzo un Awa-Shima Seamaster Cutting Blade 4310 del numero 6/0 (per il trancio di sardina), oppure un amo Owner Gorilla del numero 6/0 (per il più consistente trancio di muggine). Gli Awa_Shima del numero 2/0 li uso per l’orata quando innesco il murice.

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Questo è tutto.


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Segnalatore di abboccata per tripode

Revisione del post del 27 Novembre 2008

Ho fatto la revisione del post per cercare di migliorare le immagini allegate all’articolo del 27/11/08. I materiali ed i metodi di costruzione rimangono pressoché invariati.

Da tener presente: anche il segnalatore di abboccata per tripode, come tutti i segnalatori di abboccata, risentono alquanto delle condizioni del mare: più il mare è mosso, più sono falsate le sue segnalazioni. Le condizioni ideali per utilizzare con profitto un qualsiasi segnalatore di abboccata restano pertanto quelle di un mare calmo o poco mosso.

Considerazioni: il tripode è un attrezzo comodissimo e geniale, ma per sua stessa concezione restituisce i suoi migliori risultati se utilizzato nella pesca leggera, in modo particolare nel beach ledgering. Per tipi di pesca più impegnativi, p.e. nel surf casting, è sempre preferibile optare per i picchetti ben piantati nella sabbia.

Introduzione al segnalatore di abboccata per tripode: il principio di funzionamento di questo segnalatore è abbastanza semplice ed efficace, sempre che venga utilizzato in condizioni di mare che non ne falsino le segnalazioni. Esso si basa su un’asta basculante di circa 70 cm, tenuta in posizione di equilibrio dalla lenza madre ad essa collegata (vedi fig.1). Dopo aver fatto il lancio, posizionare normalmente la canna sul tripode e mettere la lenza nella giusta tensione. Adesso da un anello passafilo della canna (quello che risulta il più  perpendicolare all’astina di acciaio legata al segnalatore), si fa fuoriuscire la lenza madre tirandola verso il basso e posizionandola nell'incavo della guida in acciaio inox legata all’asta :
 
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Come posizione di partenza il segnalatore deve assumere quella più o meno orizzontale e si regola il contrappeso (spostandolo lungo l'asta) per bilanciare la tendenza che ha la lenza madre a sollevare il segnalatore. Trovato il giusto bilanciamento col contrappeso, la lenza madre, a seguito dell'abboccata del pesce, dapprima tirerà verso l’alto l’asta, per poi sganciarsi completamente dalla guida se la ‘tirata’ è abbastanza decisa. Entrambi i casi (asta rivolta in alto o asta caduta verso il basso) possiamo considerarli come un avviso di abboccata. Per i più distratti, la caduta dell’asta provocherà un forte rumore quando andrà a battere sulla gamba del tripode. Una stalight posizionata in testa all'asta favorirà, durante la pesca notturna, il riconoscimento immediato della canna interessata.
Anche se per la costruzione si possono usare i materiali più diversi, ho preferito utilizzare materiali molto leggeri in modo da essere più sensibili anche alle mangiate dei pesci di taglia medio-piccola. Questi materiali sono di facilissima reperibilità ed hanno un costo irrisorio.

Vantaggi di questo modello: i vantaggi del modello da tripode rispetto ad un modello ‘portatile’ da agganciare alla lenza, è la rapidità di sgancio del segnalatore: è sufficiente prendere in mano la canna perché il segnalatore (se già non si è auto sganciato) si sganci automaticamente all’istante lasciando la lenza completamente libera.

Attrezzi da laboratorio: bisogna disporre di un minimo di attrezzatura:
 
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I materiali:

- Micro raccordo in plastica che si utilizza per le irrigazioni a goccia da giardino. E’ rintracciabile presso i rivenditori di articoli da giardinaggio, sementi, concimi e agricoltura in generale. E’ importante che il raccordo sia proprio quello in figura e con le stesse misure, per cui vi suggerisco di portrvi dietro una stampata del disegno perché il rivenditore cercherà di propinarvene altri se non dispone di quello in figura. Se ne fosse sprovvisto, fatevelo ordinare appositamente (è confezionato in bustine da centinaia di pezzi, ma si vende singolarmente). Costa € 0.10 al pezzo.

- Dallo stesso rivenditore richiedete l’ Asta in Vetroresina che si pianta nel terreno per sorreggere elementi di impianto a pioggia. Ha la lunghezza di 1 mt e un diametro di 5 mm. Costa € 1 al pezzo.

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- Spezzoncino di guaina di filo elettrico o altro materiale equivalente, con il diametro del foro compreso tra 1 e 1,8 mm: serve da fermo per una piccolo astina di metallo con un diametro da 2 mm che costruiremo più avanti. E’ necessario che lo spezzone di guaina (o qualsiasi altra cosa si usi) venga forzato nell’astina di metallo in modo che non possa fuoriuscire facilmente:  

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- Serve poi quest’altro materiale:
 
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Preparazione dei pezzi:

- Inserire nella morsa il micro raccordo (attenzione a non stringere troppo per non spaccarlo) e tagliare col seghetto la svasature più grossa (vedi fig. 6):

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- Tagliare l’asta in vetroresina ad una lunghezza di 70 cm, quindi con la raspa e carta vetrata fine assottigliare una estremità dell’asta sino a quando non entra nel foro più largo del micro raccordo. Fare il lavoro pian piano per non assottigliare troppo (fermatevi non appena la parte assottigliata entra nel corpo del micro raccordo). Incollare le due parti con la colla siliconica riscaldata dalla candela:

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- Disegnare nel quadratino di alluminio le sagome dei listellini come indicato nella fig.8 (le misure sono indicate nella figura). Questi listellini ci serviranno per costruire le ‘squadrette’ in cui faremo basculare le aste in vetroresina. Una volta disegnati il listellini, ritagliarli con le cesoie per lamierino (arrotondare anche gli spigoli ai quattro angoli).
Poi disegnare su ciascun listello tre parti: le due parti estreme le fate da 2 cm l’una, quella centrale da 3 cm. Forare al centro ciascuna parte come indicato in figura e quindi piegare a squadra le due parti estreme sino a formare una squadretta come in figura 8:

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Queste staffe andranno poi fissate al braccetto del tripode in cui si trovano le forcelle porta-canna.
 
- Prepariamo l’astina in acciaio inox che servirà per sostenere le aste in vetroresina dentro le staffe (le astine faranno da perno alle aste stesse):
 
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- Infiliamo nell’asta l’anellino spaccato (split ring): non dimentichiamo di fare questa operazione adesso, altrimenti saremo costretti a disfare il lavoro seguente per poter infilare l’anellino. Poi sagomiamo come in fig. 10 la guida in acciaio armonico che serve per trattenere la lenza madre. Quindi leghiamo la guida all’asta ed incolliamo il tubetto porta starlight (quello da 3 mm oppure quello da 4,5 mm, dipende dal tipo di starlight che vogliamo usare):

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- Prepariamo i contrappesi. Servono contrappesi con grammature diverse, da usare a seconda delle condizioni del mare e del vento. Inizialmente provate con i contrappesi più leggeri, per poi passare a grammature superiori se fosse necessario. Per il contrappeso si possono usare piombi con foro passante, in cui avremo infilato uno spezzoncino di acciaio sagomato per appenderlo allo split ring, oppure, se vogliamo migliorare l’estetica, possiamo usare altri oggetti in cui colare piombo fuso (p.e. spezzoncini di tubo di alluminio da 1 cm di diametro, le sfere cromate avvitate a certe maniglie dei cassetti, o altri oggetti che ci ritroviamo:
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- Per ultimo non ci resta che imbullonare le staffe al braccio del tripode in cui si trovano le forcelle reggi canna. Le staffe rimarranno sempre fisse (hanno un ingombro minimo che non crea alcun fastidio), mentre arrivati sul luogo di pesca dobbiamo semplicemente collegare le aste in vetroresina alle staffe mediante le astine di metallo:

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Tutto l’insieme che compone il segnalatore di abboccata è ultra leggero, quindi adatto anche a pesci di taglia medio piccola come detto all’inizio.
Col metodo appena visto preparare tutti i segnalatori di abboccata che ancora vi mancano.



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PESCA FORUM BAR / Boicottiamo i prodotti giapponesi!
« on: October 05, 2011, 13:06:27 »
Ho sempre avuto una grande stima ed ammirazione per i Giapponesi, ma anche loro (come noi, d'altronde) rischiano di pagare per l'inettitudine e la grande miopia internazionale dei loro ministri e di pochi gruppi di persone senza scrupoli che badano unicamente ai loro sporchi tornaconti.
Qualche settimana fa hanno compiuto lo scempio della strage dei delfini, ora hanno deciso di riprendere la strage delle balene, per appoggiare la quale il loro governo ha addirittura deciso di scortare i pescherecci con la loro flotta navale!
Quello che mi fa ribollire il sangue è che la scusa con cui giustificano la caccia alle balene (alla quale hanno posto dei limiti anche quelle nazioni che fino ad ieri erano riluttanti, tipo la Norvegia) è la cattura 'a scopo di studio'! Avrei capito (anche se non giustificato) la cattura a 'scopo alimentare', anche se pure questa sarebbe stata una scusa per camuffare i loro veri intenti, che sono quelli di lucrare sulla vendita a peso d'oro della carne di balena ad altri paesi orientali, di cui potrà usufruirne non certamente la popolazione comune quanto quelli di loro che hanno grandi possibilità finanziarie, visto il prezzo a cui sarà venduta.
A poco servirà l'azione di disturbo che GreenPeace ed altre associazioni stanno organizzando per ostacolare il più possibile questa orribile caccia a scopo di lucro, anzi stavolta la loro azione sarà ancora meno efficace delle volte precedenti per la presenza della flotta navale nipponica a sostegno dei pescherecci.
Noi, nel nostro piccolo, forse potremmo essere più efficaci: boicottiamo tutti i prodotti giapponesi. Se riuscissimo a mettere in crisi la loro industria, i  nostri maggiori alleati sarebbero proprio gli industriali giapponesi, che vedendo scemare le loro vendite potrebbero agire dall'interno per fare forti pressioni sui loro governanti a cambiare idea su questa stupida caccia.
Non c'è arma più efficace che mettere in ginocchio le loro esportazioni.

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PESCI E TECNICHE DI PESCA / Settembre: tempo di filetti
« on: September 21, 2011, 09:13:55 »
Come risaputo, il mese di settembre è quello in cui la temperatura del mare è la più elevata dell'anno. Al Sud, questa caratteristica potrebbe protrarsi anche al mese di ottobre.
Il mese di settembre è quindi il mese ideale per utilizzare i filetti di sardina e di muggine, che rilasciano i loro umori più facilmente, favoriti dall'alta temperatura.
Costituiscono un ottimo richiamo olfattivo per tutti i tipi di pesci. Variando opportunamente le dimensioni dei filetti, si possono insidiare sia i pesci di piccola taglia che quelli di dimensioni notevoli.
Personalmente utilizzo ami del modello Aberdeen per i pesci che sono soliti ingoiare l'esca e quelli del modello Beak per i pesci che invece la 'masticano' (p.e. l'orata). Come misure parto dal N.8 sino al 2/0. Del modello Beak mi sto trovando benissimo con gli ami Awa Shima dotati di 'cutter point', che hanno un eccezionale rapporto qualità/prezzo.
I filetti vanno legati con il filo elastico con le 'carni' rivolte all'esterno, per favorire l'effluvio degli umori. Nel mese di settembre possono essere una valida alternativa alle esche classiche (ma più costose), sono di facile reperibilità al mercato ittico e sono facilmente lavorabili con un coltello affilatissimo (si possono usare le comuni taglierine al posto dei meravigliosi, ma carissimi, coltelli per sfilettare).

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1. TABELLA DELLE MISURE MINIME DEI PESCI

La sottostante tabella delle misure minime dei pesci riporta tre tipi di misure:
- Misura minima di legge: è quella considerata minima per legge
- Misura minima dichiarata dalla FIPSAS: è quella minima valida per le gare di pesca (con esclusione del surf casting)
- Misura minima SURF CASTING: è quella minima valida per le gare di surf casting

Le misure minime del SURF CASTING, per alcune specie, sono le più restrittive. Sarebbe opportuno che tutti i pescatori amatoriali si attenessero alle misure minime del Surf Casting anche al di fuori delle competizioni sportive, in quanto quelle della FIPSAS sono, in alcuni casi, troppo tolleranti, mentre quelle di legge, per la stragrande maggioranza dei casi, sono al di fuori di qualsiasi logica, vista la lunghezza che molte specie possono raggiungere in età adulta

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2. LICENZA DI PESCA IN MARE

Attualmente non è previsto alcun tipo di licenza per la pesca amatoriale in mare.
E' stato abolito anche il decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali che imponeva la dichiarazione di praticare la pesca amatoriale ed il possesso del relativo tesserino.

3. ATTREZZATURA CONSENTITA

Le attrezzature da pesca vengono stabilite attraverso:
    Legge n° 963 del 14 luglio 1965
    D.P.R. n° 639 del 2-10-1968

Esercizio della pesca subacquea sportiva
La pesca subacquea sportiva è consentita soltanto in apnea senza l'uso di apparecchi ausiliari di respirazione. Di questi ultimi è consentita l'utilizzazione solo per finalità diverse dalla pesca.
Il pescatore sportivo subacqueo non può raccogliere coralli, molluschi e crostacei.

Attrezzi individuali e non individuali consentiti per la pesca sportiva
Gli attrezzi individuali e non individuali consentiti per la pesca sportiva sono:
    coppo o bilancia;
    giacchio o rezzaglio o sparviero;
    lenze fisse quali canne a non piú di tre ami, lenze morte, bolentini, correntine a non piú di sei ami,     
    lenze per cefalopodi, rastrelli da usarsi a piedi;
    lenze a traino di superficie e di fondo e filaccioni;
    nattelli per la pesca in superficie, fucile subacqueo, fiocina a mano, canna per cefalopodi;
    parangali fissi o derivanti; nasse.

Limitazioni d'uso degli attrezzi
L'uso degli attrezzi per la pesca sportiva è soggetto alle seguenti limitazioni:
    non possono essere utilizzate bilance di lato superiore a 6 metri;
    non può essere utilizzato giacchio o rezzaglio o sparviero di perimetro superiore a 16 metri;
    non possono essere usate piú di 5 canne per ogni pescatore sportivo;
    il numero degli ami dei parangali complessivamente calati da ciascuna imbarcazione non deve essere
    superiore a 200 qualunque sia il numero delle persone presenti a bordo;
    non possono essere calate da ciascuna imbarcazione piú di due nasse qualunque sia il numero delle
    persone presenti a bordo;
    è vietato l'uso di fonti luminose ad eccezione della torcia utilizzata nell'esercizio della pesca
    subacquea. Nell'esercizio della pesca con la fiocina è consentito l'uso di una lampada.

Limitazioni di cattura
Il pescatore sportivo non può catturare giornalmente pesci, molluschi e crostacei in quantità superiore a 5 Kg complessivi salvo il caso di pesce singolo di peso superiore. Non può essere catturato giornalmente piú di un esemplare di cernia a qualunque specie appartenga.
Inoltre per quanto riguarda il riccio di mare, la sua pesca è consentita esclusivamente in apnea e solo da Gennaio ad Aprile e da Luglio a dicembre. Il pescatore sportivo non può raccogliere più di cinquanta esemplari al giorno.


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Assemblare una batteria per alimentare la lampada frontale

Uno dei problemi per chi pesca prevalentemente in notturna come me è rappresentato anche dall’elevato costo delle pile per le lampade frontali.
Io possiedo una lampada Petzel Zoom con lampadina allo iodio che mi ricambia della sua potentissima luce  ‘succhiando’ una quantità incredibile di energia dalla pila piatta da 4,5 volt. Stanco di comprare la pila di ricambio in continuazione, ho risolto una volta per tutte il problema sostituendo la pila con una batteria sigillata al piombo da 6 volt 3,2 Ah e relativo carica batterie. Ho sfruttato la lampadina originale finché è durata e poi l’ho sostituita con una da 6 volt, sempre allo iodio (purtroppo rarissima da trovare).
Non solo mi son rifatto abbondantemente della spesa, ma la batteria continua a funzionare perfettamente da anni, inoltre l’intensità della luce erogata è molto più costante di quella data dalla pila, che comincia a perdere colpi già quando è a metà della sua carica. L’ingombro ed il peso della batteria al piombo è logicamente maggiore, ma ho risolto questo problema con uno ‘spallaccio’ che non mi da il minimo fastidio, ed in compenso ho alleggerito il peso della lampada, essendo priva di pila.
Inoltre uso questa batteria anche per alimentare un ossigenatore per il secchio del vivo. Essendo una batteria al piombo, non possiede memoria di ricarica per cui può essere ricaricata al massimo anche senza aspettare l’esaurimento della carica precedente.
Per chi eventualmente fosse interessato alla modifica (attuabile su qualunque lampada in grado di sostenere un voltaggio da 6 volt e 3,2 Ah), questo è lo schema.

Occorrente:
-   Batteria al piombo sigillata da 6 Volt 3,2Ah – Prezzo medio 10 €
-   Carica batteria – Prezzo medio 10 €
-   4 Faston (2 maschi e 2 femmine)
-   2 Jack (1 maschio e 1 femmina)
-   Due metri di cavo elettrico bipolare morbido e sottile
-   Lampada frontale Petzel Zoom (o qualsiasi altra lampada che supporti i 6 volt)
-   Borsello o marsupio di recupero
-   Cinghie a tracolla di recupero dotate di fibbie
-   Ago da materasso
-   Due metri di cordoncino sottile e robusto (ottimo uno spezzone di multifibra)
-   Un pezzo di gomma piuma
-   2 pezzi di velcro
-   Colla
-   Saldatore a stagno (opzionale)
-   Pinze e forbici

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Preparazione dello zainetto porta batteria

1.   Dopo alcune prove ho constatato che riponendo la batteria all’interno di un vecchio borsello o di un vecchio marsupio (leggermente modificato) appeso sulle spalle, all’altezza del bacino, il peso e l’ingombro sono talmente minimi che la batteria si può tenere in posizione per tutta la notte senza che dia fastidio. Io ho usato un vecchio borsello di tela robusta, ritagliandolo e ricucendolo con un ago da materasso ed un cordoncino di multifibra per adattarlo esattamente alle dimensioni della batteria. Ho poi tagliato la cinghia a tracolla esattamente a metà, formando quindi 2 cinghie separate, e su ciascuna metà ho incollato (e poi cucito) altri due pezzi di cinghia per allungarle:  mettendo una cinghia sulla spalla sinistra ed una sulla spalla destra, la lunghezza esatta da tenere in considerazione è quando il borsello dietro le spalle arriva all’altezza del bacino, sua posizione ideale per non dare fastidio (è come se fosse un marsupio stretto intorno alla vita, solo che è posizionato indietro sul bacino e non sullo stomaco). Trovata la misura giusta, ho incollato e poi cucito l’altro capo delle due cinghie nella parte inferiore del borsello, trasformandolo in uno zainetto.

2.   Adesso bisogna ‘stabilizzare’ lo zainetto, in modo tale che qualsiasi movimento noi facciamo (p.e. un lancio ground o pendolare) questo non sposti lo zainetto dalla sua posizione iniziale al centro del bacino. Prendiamo un’altra cinghia, stavolta munita di fibbia in plastica o in metallo, e la incolliamo e poi cuciamo sulla base dello zainetto, come se fosse la cintura dei pantaloni: indossato lo zainetto, avvolgiamo questa cintura intorno alla vita e l’assicuriamo mediante la fibbia. In questo modo lo zainetto non si sposterà dalla sua posizione iniziale (esattamente a metà del bacino), per quanto possano essere bruschi i nostri movimenti.

3.   Per una maggiore stabilità, incolliamo e cuciamo altre due cinghie. Indossiamo lo zainetto:
     a) la prima cinghia la cuciremo di traverso tra le due ‘bretelle’ discendenti alle nostre spalle, più o meno a metà schiena.
     b) la seconda cinghia la cuciremo invece di traverso tra le due bretelle discendenti sul nostro petto, più o meno alla stessa altezza dell’altra. Attenzione, però: solo una cima di questa cinghia trasversale la incolleremo e cuciremo su una delle bretelle discendenti (p.e. sulla bretella destra). Sull’altra cima incolleremo invece un pezzetto di velcro,  ed un pezzo di velcro lo incolleremo anche sulla bretella discendente sinistra: i due pezzi di velcro servono per collegare/scollegare la cinghia trasversale alla bretella sinistra, in modo che, quando è scollegata, lo zainetto possa essere indossato facilmente, mentre quando è collegata impedirà alle bretelle di allargarsi ed eventualmente di scivolare dalle nostre spalle (la stessa funzione ce l’ha la cinghia trasversale posteriore).

4.   Infine anche il confort vuole la sua parte: per attutire la pressione che la batteria esercita sul bacino, è sufficiente incollare un pezzo di gomma piuma sul retro dello zainetto, che farà da cuscinetto tra lo zainetto stesso ed il nostro corpo. Io ne ho messo un bel pezzo molto spesso. Volendo, è anche possibile imbottire le spallucce delle bretelle.

Nota: per chi è veramente appassionato del fai da te, lo zainetto può essere ricavato da un vecchio borsello in cuoio, una vera sciccheria. La scocciatura è la cucitura più complicata, che richiede l’utilizzo della lesina per cucire e del trincetto per ritagliare le parti eccedenti. Molto più semplice è invece il ritaglio e la cucitura su un borsello di stoffa o tela. Molto importante è che lo zainetto venga “cucito addosso” alla batteria, cioè che abbia le misure le più vicine possibili a quelle della batteria, in modo che la stessa non vi ‘balli’ dentro.
 
Preparazione della batteria

E’ la parte più semplice. Ritagliamo uno spezzone da 20 cm di filo elettrico bipolare (cioè a due cavetti – positivo e negativo - tipo piattina o racchiusi dentro la stessa guaina).  Il filo deve essere molto morbido e di sezione sottile (una sezione più grossa sarebbe indicata, ma questa rende il filo più rigido, meno adatto al nostro scopo). Immaginando di avere lo spezzone disteso sul tavolo, colleghiamo ai due cavetti a sinistra 2 Faston femmina (uno di colore rosso per il positivo ed uno di colore nero per il negativo). Se abbiamo il saldatore a stagno, mettiamo una goccia di stagno nel punto di giunzione, altrimenti pazienza useremo solo le pinze.
Sulla parte destra dello spezzone colleghiamo un Jack femmina: il Jack possiede al suo interno sia il polo positivo che quello negativo. Collegate il cavetto positivo al polo positivo del Jack, e fate viceversa con l’altro cavetto. Una goccia di stagno sarebbe l’ideale, ma se non possedete il saldatore arrangiatevi solo con le pinze. Infilate i due Faston nella batteria (ognuno per il polo giusto) e poi infilate la batteria nello zainetto. La batteria è pronta per l’uso: al momento opportuno collegherete il Jack maschio ed il gioco è fatto.

Preparazione della lampada.

Se possedete la Petzel Zoom (o una lampada strutturata allo stesso modo) la preparazione è semplicissima. Al rimanente spezzone di filo elettrico collegate (da una parte) i 2 Faston maschi (uno positivo e l’altro negativo), sfilate la pila piatta dal contenitore della lampada ed infilate i due Faston maschi nei rispettivi Faston femmina che sono dentro il contenitore (nel caso della Petzel Zoom è indifferente il polo positivo o negativo: la differenza tra le polarità è invece richiesta da una lampada a LED). Ora praticate un piccolo foro nel contenitore della pila per fare fuoriuscire il filo elettrico (usate un’astina di ferro arroventata su una candela), fate un nodo ‘antistrappo’ sul filo elettrico vicino ai Faston e fatelo fuoriuscire dal contenitore della pila. Richiudete pure il coperchio della pila.

Adesso indossate lo zainetto con la batteria e mettete la lampada in testa: misurate la lunghezza del filo che è necessario per arrivare dalla lampada al Jack femmina della batteria (per sicurezza lasciatene 20 cm in più). Il filo cade alle vostre spalle. Tagliate il filo elettrico alla giusta lunghezza e fatelo passare dentro le guide dell’elastico superiore o quello circolare della lampada. Se l’elastico è privo di guide per il filo elettrico, costruitevele sul tipo delle asole per cintura dei pantaloni
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usando dei pezzetti di stoffa avanzati dallo zainetto, incollandoli e cucendoli sull’elastico superiore della lampada. Se la vostra lampada dispone solo dell’elastico circolare, metteteli su questo. Infilato il filo in queste guide, attaccate adesso alla sua estremità il Jack maschio, rispettando la polarita positiva e negativa (anche se, come abbiamo detto, per una lampadina ad incandescenza la polarità è ininfluente, è sempre meglio abituarsi a fare le cose per il verso giusto… Inoltre, se la vostra lampada è a LED, la polarità è importante).

Nota: vista la quasi impossibilità di reperire lampade allo iodio da 6 volt adatte alla Petzel, mi sono industriato a creare da zero lampade frontali in cui inserire normali lampadine ad incandescenza, ma questa è un'altra puntata. Ancora non ho avuto modo di provare la batteria sulle lampade a LED cinesi (= 2 soldi come costo, ma perfettamente funzionanti), appena ne ho il riscontro lo pubblicherò.

Buon divertimento.


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LA SPIGOLA / Pesca alla spigola e all'orata dalla barca
« on: April 17, 2011, 15:24:01 »
Questo tipo di pesca la praticavo con grande profitto quando possedevo una piccola barchetta di alluminio (Canadian) che mi consentiva di allontanarmi dalla riva (spesso erano sufficienti poche decine di metri).

La parte onerosa è costituita dalla barchetta, perché per tutto il resto sono sufficienti poche decine di euro. Non è richiesto neanche un grosso impegno fisico per la movimentazione della barca, per cui questo tipo di pesca possiamo praticarlo anche da soli, che poi, in definitiva, è anche la soluzione migliore, per come va impostato il metodo di pesca.

Occorrente nautico:
- una barchetta in alluminio, in vetroresina o in plastica di 3 mt, possibilmente dal fondo piatto per una maggiore stabilità, dal peso contenuto in modo che possiamo caricarla, scaricarla, trainarla ed alarla con facilità. Per risparmiare, ci si potrebbe rivolgere al mercato dell'usato
- due remi in alluminio o in legno leggero, smontabili o meno
- due piccole ancore dal peso contenuto, con le marre richiudibili
- una sagola di 50 mt del tipo morbido, diametro 1 cm
- un 'salsicciotto' da alaggio e da traino sulla sabbia
- un portapacchi semplice da installare sul tetto dell'autovettura (è sufficiente quello a due aste) per il trasporto della barchetta.

Occorrente per la pesca:
- 250 mt di nylon diametro 0.50
- 5 avvolgi lenza in sughero di grosse dimensioni (cm 30x20x2)
- ami da palamito in acciaio inox, gambo corto, del N.2, N.1/0 e N.2/0
- elastici grandi e robusti (però non rigidi ma facilmente estensibili)
- sardina fresca o appena scongelata (per esca)
- sardina macinata o già confezionata macinata (p.e. Antiche pasture)
- 1 confezione di olio di sardina
- 1 paio di forbici
- 1 vassoietto in plastica per l'esca
- stracci per detergersi le mani unte
- 2-3 secchi di brumeggio (ex contenitori di idropittura da 15 lt)
- 1 mestolo da cucina per lanciare la pastura
- pane macinato o semola
- un guadino dal manico corto
- una rete o contenitore porta pesci da immergere in acqua
- un segnalatore composto da un cilindro di polistirolo, a cui leghiamo una corta sagola (5/6 mt) ed un piombo da 100gr. Avvolgere la sagola intorno al polistirolo

Preparazione delle lenze (a casa):
- avvolgiamo intorno ad ogni sughero 50 mt di nylon, quindi annodiamo un amo del 2 sulla prima lenza, un amo del 2 sulla seconda lenza, un amo dell' 1/0 sulla terza lenza, un amo dell' 1/0 sulla quarta lenza, un amo del 2/0 sulla quinta lenza. Nessuna piombatura. Ovviamente usereme gli ami più piccoli per i pezzi di sardina più piccoli (quelli vicino alla coda), e quelli più grandi per i pezzi ricavati dalla parte centrale della sardina. Su ogni sugherone mettiamo quindi un elastico per averlo a portata di mano. Portiamoci dietro una scorta di elastici.

Preparazione del brumeggio:
- maciniamo qualche chilo di sardine oppure compriamo qualche confezione di sardine già macinate (p.e. Antiche Pasture). Suddividiamo il macinato nei 2 o 3 secchi in cui avremo messo dell'acqua (non esageriamo con l'acqua: è sempre meglio aggiungerla un poco per volta, che rischiare di fare una poltiglia ingestibile per eccedenza d'acqua). Rimestoliamo il macinato sino a farlo sciogliere il più possibile in acqua. Aggiungiamo pian piano il pane macinato o la semola, aggiungendo pian piano altra acqua e l'olio di sardina, rimestolando in continuazione, sino a raggiungere i tre quarti della capacità del secchio (l'ultimo quarto lo riempiremo una volta sulla spiaggia, aggiungendo sabbia). Una buona miscelazione dell'impasto è necessaria perché il pane grattuggiato o la semola si imbevano bene di sardina. Infine tappiamo i secchi.

Spot ideali:
- luoghi riparati da vento e onde
- scarsamente frequentati da bagnanti e traffico marittimo
- fondali sui 3/4 mt, con spiazzi con presenza di alghe basse (il fondo sembra un prato d'erba) che si trovano tra le praterie di posidonia, non lontani dalla riva

Periodo ideale:
- dalla primavera inoltrata sino a tutto ottobre, primi di novembre

Ormeggio:
- leghiamo le due ancore ai capi della sagola da 50 mt (da lasciare intera)
- rintracciato lo spiazzo ideale, dobbiamo fare in modo di posizionare la barca al suo centro. Caliamo in acqua la sagola per segnalare il centro (il piombo svolgerà automaticamente la sagola), avanziamo con la prua contro vento per una ventina di metri e caliamo la prima ancora. Facciamoci scarrocciare o remiamo sino a raggiungere il segnale, superiamolo di una ventina di metri e caliamo l'altra ancora. Riportiamoci sul segnale (che raccoglieremo) e mettiamo in forte tensione la cima di prua e quella di poppa per stabilizzare la barca, in modo che non si sposti da quel punto (la barca, ancorata a prua e a poppa, avrà solo un leggero movimento a sinistra e a destra)

Operatività:
- appena ancorata la barca, la prima cosa da fare è di brumeggiare la postazione: buttiamo alcune mestolate di brumeggio tutto intorno alla barca (a 5/6 metri dalla barca)
- tagliamo una prima sardina per esca in 5 o 6 pezzi (per il traverso) ed otterremo le prime 5 o 6 esche, le più piccole saranno i pezzi vicino alla coda, le più grosse man mano che saliamo verso la testa.
- svolgiamo la prima lenza dal sugherone, eschiamola e lanciamola il più lontano che possiamo (siccome la zavorra è costituita dal solo peso dell'esca, le distanze non saranno elevate).
- raccogliamo la lenza in bando, blocchiamo la lenza nel sugherone con un nodo facilmente scioglibile, facciamo un largo cappio nella lenza (senza stringerlo), infiliamo nel cappio il grosso elastico che infileremo in qualche sporgenza della barca (scalmi, passacavi, ecc.)
- prepariamo e lanciamo allo stesso modo le altre quattro lenze tutto intorno alla barca e mettiamoci in attesa. Una delle 5 lenze possiamo tenerla in mano. Ogni tanto buttiamo qualche mestolata di brumeggio intorno
- quando la bestiolina abbocca, l'elastico si mette in tensione e il più delle volte contribuisce all'autoferrata. Altre volte l'abboccata è talmente violenta da far saltare l'elastico e a trascinare con un colpo secco il sugherone in acqua: per qualche tempo sparisce dalla vista, poi lo vediamo riaffiorare a qualche decina di metri di distanza, immobile perché il suo trascinamento ha praticamente sfiancato la bestiolina. Con pazienza recuperiamo le altre lenze, leghiamo un segnale alla sagola, sleghiamo la barca ed andiamo a recuperare il sugherone e la bestiolina che c'è dall'altra parte della lenza, quindi torniamo in postazione e ricominciamo tutto daccapo.

Ah, dimenticavo, le bestioline sono orate e spigole da 2 a 5 kg... Alla fine della battuta, fate le vostre foto, fate una cernita del pescato, conservate il pezzo che preferite e rilasciate gli altri pesci in eccedenza.

Buon divertimento!

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Dopo svariate ricerche su Internet ho potuto assemblare questo articolo che descrive la costruzione delle canne in fibra di carbonio. Gli autori sono citati.

La fibra di carbonio (ricavato da Wikipedia, che consente di copiare, distribuire e/o modificare questo documento in base ai termini della GNU Free Documentation License).

La fibra di carbonio è una struttura filiforme, molto sottile, realizzata in carbonio con la quale si costruisce una grande varietà di materiali detti compositi in quanto le fibre sono "composte" ovvero unite assieme ad una matrice, in genere di resina (ma può essere in metallo o in plastica) la cui funzione è quella di tenere in "posa" le fibre resistenti (affinché mantengano la corretta orientazione nell'assorbire gli sforzi), di proteggere le fibre ed inoltre di mantenere la forma del manufatto composito. Per la realizzazione di strutture in composito le fibre di carbonio vengono dapprima intrecciate insieme a organizzare veri e propri panni in tessuto di carbonio e poi, una volta messi in posa, vengono immersi nella matrice. Tra le sue caratteristiche spiccano l'elevata resistenza meccanica, la bassa densità, la capacità di isolamento termico, resistenza a variazioni di temperatura e all'effetto di agenti chimici, buone proprietà ignifughe.

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La prima fibra di carbonio ad alte prestazioni fu creata in un laboratorio statunitense nel 1958. Il materiale creato consisteva principalmente in sottili filamenti di grafite disposti in fogli o in rotoli ma il suo costo era a dir poco esorbitante: 20 milioni di dollari al kg! Ma il materiale si dimostrò di una tale importanza che gli scienziati e gli industriali si prodigarono per trovare una metodica produttiva efficiente e meno costosa. Il primo tessuto in fibra di carbonio a livello industriale vide la luce nel 1969.
Ogni intreccio di filamenti di carbonio costituisce un insieme formato dall'unione di molte migliaia di filamenti e ciascun filamento ha una forma cilindrica del diametro di 5-8 micro millimetri. Questo è il confronto con un capello umano (nella foto è il più grosso):

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Un metodo comune per ottenere i filamenti di carbonio consiste nel trattamento ad elevatissime temperature del poliacrilonitrile (PAN), un polimero a base di acrilonitrile che è la materia prima da cui si ricavano le fibre tessili artificiali: il PAN viene surriscaldato in una fornace a circa 2000 °C in cui le molecole si fondono sino a generare un singolo filamento di grafite. Il riscaldamento tra i 1500-2000 °C conferisce al materiale il più alto carico di rottura, mentre un riscaldamento tra i 2500-3000 °C gli conferisce un modulo di elasticità superiore (531 GPa).

I materiali compositi (ricavato da M. Guzzinati, Ibbf-Team)

Definizione: si tratta di materiali non presenti in natura che sono il risultato di una combinazione di almeno due materiali tra loro chimicamente differenti. Ciascun costituente mantiene la propria identità nel composto finale senza dissolversi o fondersi completamente nell’altro. Sono impiegati in notevoli e numerose applicazioni a motivo della loro resistenza e leggerezza, nonché della resistenza alla fatica, alla corrosione ed agli impatti. Un esempio alla portata di tutti è quello del cemento armato, dove i profilati interni in acciaio sopportano i carichi in tensione mentre il cemento sopporta quelli in compressione combinando così due proprietà e mantenendo l’integrità originale. I compositi avanzati consistono in una matrice di resina polimerica termoindurente (epoxy), all’interno della quale viene inserito un rinforzo costituito da fibre ad alta resistenza. Tali fibre, nel nostro caso, sono costituite da carbonio, ovvero grafite. Strutture combinate grafite-epoxy, permettono risparmi di peso ed elevate proprietà di resistenza alla fatica, alla corrosione ed agli impatti. Lo svantaggio maggiore rappresenta l’elevato costo. Le funzioni della matrice sono quelle di mantenere il rinforzo in posizione dando solidità al tutto e di trasferimento delle sollecitazioni alle fibre. E’ importante sottolineare che le migliori caratteristiche si ottengono con fibre continue, cioè senza interruzioni od imperfezioni, costituendo così compositi ad alta performance, necessari alla produzione di canne da pesca. Le proprietà del composito vengono enfatizzate quando le sollecitazioni cui sono sottoposti avvengono lungo l’asse di disposizione-direzione delle fibre. Essendo le sollecitazioni agenti su una canna da pesca in utilizzo, dirette secondo direzioni non prevedibili a priori, per avere doti di notevole resistenza e necessario che le fibre siano orientate secondo più direzioni. Ciò si ottiene con la sovrapposizione di più fogli di composito con direzione delle fibre diverse. In fase di lancio o di combattimento con le prede, la maggior parte delle sollecitazioni è quindi assorbita dalle fibre, mentre le proprietà della matrice prevalgono nel sopportare sollecitazioni perpendicolari o traverse alle fibre, come urti accidentali. La figura mostra come le fibre, cioè i filamenti intrecciati (quelli sopra) ed orizzontali (quelli sotto), vengano sovrapposti proprio allo scopo di creare le migliori condizioni resistenziali.

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 Questa struttura è chiamata Fiber Reinforced Polymer (FRP) ed identifica i materiali compositi a matrice polimerica termoindurente (epoxy) ad alte ed altissime prestazioni.

Il modulo

Per comprendere il concetto di modulo è necessario dare la definizione di elasticità di un materiale, che in termini semplici può essere definita come la capacità di tornare alla forma iniziale dopo l’azione di uno sforzo. Tale proprietà è rappresentata da una grandezza detta modulo elastico, comunemente conosciuta come modulo nell’ambito della pesca sportiva, ottenuto dal rapporto tra sforzo applicato e deformazione conseguente. L’unità di misura più utilizzata in Europa è il GPa (giga pascal), che indica la forza che agisce su una determinata superficie, espresso in kg/mm2. Più alto è il modulo elastico più pregiate e costose sono le fibre di carbonio. Tra i tipi di grafite più noti ricordiamo quelli indicati dalle sigle IM6, IM7, IM8 ecc., che sono sigle attribuite direttamente dall’azienda produttrice, ovvero la HEXCEL Inc., leader mondiale del settore. Vi sono però altre aziende che producono gli stessi materiali ai quali possono attribuire sigle diverse da queste menzionate. Quindi l’indicazione sarà più o meno presente sul grezzo e più o meno nota in base alle forniture richieste dalle case produttrici di grezzi. E’ interessante mettere a confronto i moduli dei più noti materiali ad alta tecnologia, riassunti nella tabella sottostante:

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Aumentando il modulo, aumentano le caratteristiche elastiche della canna, oltre ad altre caratteristiche del grezzo, ovvero diminuisce il peso in quanto nella matrice sono presenti più fibre, aumenta la fragilità nei riguardi di urti occasionali non voluti e naturalmente aumenta il prezzo. Non è detto che le canne con modulo più elevato siano sempre da preferire, il tipo di canna è da mettere in relazione al tipo di pesca che si predilige. Ad esempio, le canne specializzate per la pesca con spinnerbaits o crackbaits, non necessitano di moduli estremamente alti in quanto sono pensate per esche che emettono forti vibrazioni e quindi “sentite” con maggior facilità, inoltre nella maggior parte dei casi le abboccate sono violente e non subdole. Discorso inverso per le canne che si utilizzano per la pesca con gomma e jigs, dove a volte la maggior sensibilità di un attrezzo rispetto ad un altro può fare la differenza.
 
Cos'è la spina di una canna e come la si trova
(ricavato da Roberto Pietresato, Scuola di lancio e pesca a mosca)

Alla base di una buona canna ci deve essere un’ottima progettazione, approfonditi studi su tutti gli elementi che formano la canna, i diametri, le lunghezze, le resistenze, i pesi ecc. Dopo tutti questi studi vengono realizzati i mandrini.
Il procedimento di costruzione di un grezzo in carbonio prevede l’avvolgimento su di un mandrino conico, di un foglio di tessuto di grafite, avvolto in modo da formare una spirale sovrapposta. Intorno a questa spirale sovrapposta di carbonio, tramite un'apposita macchina, viene avvolta a spire molto strette una pellicola di plastica termo restringente; dopo di che il mandrino con avvolto il foglio di carbonio viene messo in forno sino a cottura completata (120/125 °C). Finita la cottura viene tolto il nastro di plastica termo restringente.
Il grezzo, a causa del nastro termo restringente, si presenterà solcato per tutta la sua lunghezza da tante piccole spirali,  dovute dalla fuoriuscita della resina che ha preso la forma del nastro. Il grezzo può essere mantenuto cosi, con queste piccole spirali, oppure rettificato e poi anche verniciato.

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Come abbiamo detto il foglio di carbonio viene avvolto intorno al mandrino in modo da formare una spirale sovrapposta che ha il punto di inizio dell’avvolgimento che è contrapposto di 180° rispetto al punto finale dell’avvolgimento (foto punti A e B).
I due punti A e B, a causa di un'ulteriore sovrapposizione di fibra di carbonio, danno origine alle Spine che saranno le direttrici rigide del nostro grezzo.
C e D invece saranno le direttrici opposte alla nostra spina, perciò le direttrici che si fletteranno di più nel nostro grezzo. Per cercare e determinare la spina bisogna appoggiare la parte inferiore del nostro grezzo su di un piano, con le dita della mano destra (o sinistra) tenere il grezzo nella parte superiore, formando un angolo rispetto al piano di circa 45°. Con la mano sinistra si fa pressione al centro e si fa ruotare poco per volta il grezzo fra le dita della mano destra.

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Ruotando, automaticamente il grezzo si andrà a posizionare nella sua posizione naturale di flessione, quello che si avvertirà fra le dita sono dei piccoli scatti, ad ogni scatto il nostro grezzo si andrà a posizione su di una direttrice flettente.
 
Per ottenere una canna morbida
Le direttrici flettenti sono due (C e D come si vede nel disegno sopra) gli anelli li possiamo montare sia sulla direttrice C (più morbida ++) sia sulla D (morbida +), dipende da che azione vogliamo avere, montati sulla C avremo più energia nella spinta dietro e meno nella spina in avanti, montati sulla D meno energia nel lancio dietro e più nel lancio in avanti.
Questa manovra va fatta con tutti i pezzi che compongono la nostra canna, devono essere tutti perfettamente in spina se anche solo un pezzo viene montato fuori spina, le continue sollecitazioni durante il lancio faranno si che il nostro pezzo fuori spina cercherà sempre di ruotare verso la sua posizione naturale e come risultato avremo un movimento torsionale del pezzo, che a lungo andare può causare la fuoriuscita del pezzo o addirittura la rottura dello stesso.
Una volta trovata la spina andiamo a segnare con un pennarello bianco il punto superiore del grezzo, che sarà la direttrice su cui andremo a montare gli anelli.

Per ottenere una canna rigida
Al contrario, per ottenere una canna rigida, gli anelli vanno montati nella direttrice A o B. La direttrice B (spina interna) è la più rigida. Per il resto, seguire la stessa procedura per la canna morbida.

Distanziare gli anelli in una canna a ripartizione di sezioni (RIP) (2 pezzi)
(Nonnoroby)

La prima cosa da fare, naturalmente, è ricercare la spina, impresa tutt’altro che facile vista la maggior rigidità della vetta di una RIP rispetto ad altri tipi di canne. Gli anelli vanno montati nella direttrice più rigida (B, spina interna).
Poi bisogna decidere se anellarla per mulinello fisso o rotante. Il numero degli anelli per fisso sono in numero inferiore (5/6) rispetto a quelli necessari per un rot (8/9), oltre che avere un diametro interno superiore (p.e. un primo anello di 40 mm contro i 30 mm per una rot), questo per favorire una miglior fuoriscita del filo a spirale che, nelle rot, è invece lineare.
La distanza tra gli anelli è altrettanto basilare per ottenere le migliori performance della canna. Gli ingegneri delle case più importanti dedicano studi approfonditi per stabilire il numero degli anelli ed i punti esatti al millimetro dove sitemarli. Agli studi seguono poi infiniti collaudi fatti da longcaster di provata bravura per raffinare ulteriormente la posizione esatta degli anelli.
Pertanto non stabilitelo mai ad ‘occhiometro’ ma ricercate notizie ben precise presso le case produttrici, oppure presso gli stessi negozianti, amici o conoscenti che hanno il vostro stesso modello. Un errore nel posizionamento degli anelli pregiudica le doti balistiche della vostra canna.
Per esempio, la Italcanna, per il suo modello Oltremare, ha rilasciato questi dati ufficiali (che sono identici sia per la vetta A, sia per la vetta B che per la Pro):

Quantità anelli: 8 (N.1 – N.2 – N.3 – N.4 – N.5 . N.6 – N.7 – N.8

Diametro interno anelli: N.1=30mm – N.2=20mm – N.3=16mm – N.4=16mm – N.5=12mm – N.6=10mm – N.7=10mm – N.8=10mm

Distanze tra gli anelli: tra 1 e 2=56,5cm – tra 2 e 3=45cm – tra 3 e 4=30cm – tra 4 e 5=18,5cm – tra 5 e 6=14cm – tra 6 e 7=12,5cm – tra 7 e 8=12cm

Gli anelli sono a doppio ponte, bassi.

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SEGNALAZIONI DAL WEB / Finalmente una bella notizia
« on: February 18, 2011, 12:24:00 »
Non è una soluzione definitiva, ma è comunque di grande rilievo:

Dal Giappone stop per questa stagione alla caccia alle balene nell'Oceano Antartico

Tokyo, 18 feb. (Adnkronos/Dpa) - Dopo la sospensione annunciata due giorni fa, il Giappone ha deciso di fermare definitivamente la caccia alle balene nell'Oceano Antartico per la corrente stagione. Lo ha stabilito il ministro della Pesca, Michihiko Kano, spiegando in conferenza stampa che "le baleniere continuano ad essere cacciate e diventa sempre più difficile garantire la loro sicurezza".

A contestare il lavoro della flotta della Nisshin Maru sono stati gli 'eco-pirati' dell'organizzazione 'Sea Shepherd'. Le navi rientreranno in Giappone entro tre settimane, in anticipo sulla fine della stagione che di solito finisce a marzo.

"Ogni balena salvata è una vittoria, una vittoria nostra", ha commentato soddisfatto Paul Watson, leader di Sea Shepherd che quest'anno, stando a Toshinori Uoya dell'agenzia della pesca nipponica, ha attaccato nove volte la flotta.


(Fonte: Agenzia Adnkronos/Dpa)

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PESCA FORUM BAR / Auguri di buone feste!
« on: December 21, 2010, 11:31:54 »
A tutti gli utenti di CPOL i miei più sinceri auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
Roberto

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SEGNALAZIONI DAL WEB / I Pesci dei Mari d'Italia
« on: December 15, 2010, 06:21:14 »
Questo è un sito veramente completo che elenca tutti i pesci dei mari d'Italia, compresi quelli rari ed occasionali:

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Il link che ho selezionato porta direttamente all'elenco alfabetico dei nomi italiani (non locali)

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Cliccando su una lettera dell'alfabeto in alto, appare sulla sinistra l'elenco dei nomi dei pesci che iniziano per quella lettera: cliccando su un nome di questo elenco, appare una scheda veramente completa su quel pesce, in cui spicca la qualità delle foto che consentono il suo riconoscimento senza ombra di dubbio.

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PESCI & CATTURE / IMMAGINI DEI PESCI D'ITALIA
« on: October 10, 2010, 13:06:18 »
Nota:
A causa della presenza di quasi 500 immagini e 50 post, questo topic Immagini dei pesci d'Italia impiega svariati minuti a caricarsi, dando l'impressione che ci sia 'qualcosa che non va'. In realtà ciò è dovuto al sovraccarico del topic stesso, per cui bisogna pazientare qualche minuto che tutte le immagini vengano caricate. Terminato il caricamento di tutte le immagini, il topic è consultabile alla stessa velocità di un qualsiasi altro topic.


Suddivisione del topic:

Data la numerosa presenza di immagini, ho suddiviso il topic in più post per consentire la loro visualizzazione in modo meno ‘pesante’ e più fruibile: ogni post contiene infatti un numero massimo di 10 immagini.

Schema per la rintracciabilità delle immagini

Esistono due tipi di immagini:
     -   Le miniature
     -   Le immagini a grandezza standard
Le miniature raggruppano i pesci per Specie e consentono un primo e  veloce riconoscimento in base alla loro 'silhouette' (per quanto possibile ho cercato di raggruppare in una stessa tabella quei  pesci che presentano una forma esteriore - silhouette - molto simile, sempre per cercare di velocizzare il riconoscimento).

Ogni miniatura è contrassegnata da un numero e dal nome comune del pesce. Le miniature però non sono sufficienti per il riconoscimento sicuro di un pesce (sono troppo piccole), che solo le immagini a grandezza standard possono darci.
Pertanto, una volta rintracciata la 'silhouette' del pesce che ci interessa nelle tavole delle miniature, prendiamo nota del numero e del nome di quel pesce e andiamo a ricercarci la sua immagine a grandezza standard in uno dei post che la contiene seguendo questo metodo:

- Il primo post subito successivo a questo conterrà le immagini dei pesci che nella tavola delle miniature hanno i numeri  1-2-3-4-5-6-7-8-9-10: questo post avrà come titolo Elenco pesci dal N.1 al N.10.
- Il secondo post  conterrà le immagini dei pesci che nella tavola delle miniature hanno i numeri  11-12-13-14-15-16-17-18-19-20: questo post avrà come titolo Elenco pesci dal N.11 al N.20.
- Il terzo post  conterrà le immagini dei pesci che nella tavola delle miniature hanno i numeri  21-22-23-24-25-26-27-28-29-30: questo post avrà come titolo Elenco pesci dal N.21 al N.30.
- E così via per tutti i post successivi.

Pertanto, per rintracciare per esempio l’immagine a grandezza standard del pesce che nelle tavole delle miniature è contrassegnato dal numero 206 e che ha il nome di Leccia amia, dovrò andare a cercala nel post che ha come titolo Elenco pesci dal N.201 al N.210.

Naturalmente, per chi lo desidera, è anche possibile visitare ogni singolo post senza consultare le tavole delle miniature.
 
Nota: alcuni pesci sono rari o molto rari, a volte trovati nelle reti dei pescatori professionisti, a volte trovati spiaggiati, per lo più segnalati  nello stretto di Sicilia e nello stretto di Messina. Alcuni pesci hanno due o più nomi italiani diversi, ma un unico nome latino.

Tavole delle miniature:


















































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LANCIO TECNICO / Come si vuota un 7HT...
« on: September 24, 2010, 20:27:02 »
...ovvero sempre lui:
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COME TRASFORMARE UNA CANNA FISSA IN BOLOGNESE

Premessa:

Condizione indispensabile per trasformare una canna fissa in bolognese è che la Casa produttrice dichiari che ciò sia fattibile. Alcune Case disegnano un mulinello sulla canna fissa trasformabile, altre lo dichiarano nei loro cataloghi.
Se non siete sicuri, telefonate alla Ditta per avere informazioni.
Una canna fissa che sia nata solo per fare la 'fissa', una volta anellata, si comporta in modo completamente diverso durante il salpaggio del pesce, modificando le 'curve' originali in modo tale che, spesso, qualche elemento si spacca inesorabilmente.
In secondo luogo, il gioco deve valere la candela: se la canna fissa non è in qualche modo una super canna, le spese di trasformazione non ne valgono la pena: gli anelli e la colla bicomponente hanno infatti un certo costo.
Per chi invece è un appassionato del fai da te, vale assolutamente la pena anellarsi la canna in casa perché questo permette un'assoluta personalizzazione. In questo caso però bisogna comprare direttamente il 'blank', richiedendo al proprio negoziante di ordinare appositamente la canna 'nuda' od ordinandola da Internet.
La montatura descritta da me viene esteticamente perfetta anche se non si dispone dell'apposito meccanismo 'Rod wrapper' (per la legatura) o 'Rod Dryer' (per l'asciugatura della colla), solo che essendo fatta a mano richiede solo un pizzicchino in più di pazienza.
Ricordarsi infine che esistono serie di anelli che costano pochi euro ed altre serie che possono superare anche i 150 €. Per quanto riguarda le placche, non accontentatevi delle prime che trovate: la Fuji ha creato dei veri gioiellini anche in questo campo.
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RACCOLTA TERMINALI PER LA PESCA IN MARE - Parte 2

BEACHLEDGERING E PAF LEGGERA

Premessa

Quasi tutti gli accessori illustrati provengono dal catalogo della Stonfo, leader mondiale nella costruzione delle minuterie che ormai sono diventante quasi indispensabili nella pesca sportiva.
Ovviamente questa raccolta rappresenta solo una parte di tutti gli accessori esistenti costruiti anche da altre Case, e purtroppo non tutti i negozianti ne dispongono in magazzino. Alcuni accessori sono però così indispensabili che bisogna fare pressione sul proprio negoziante perché li ordini. Da un rapido giro sul Web, neanche i negozianti che vendono per corrispondenza dispongono di tutti gli articoli, che sono rintracciabili in modo sparso tra essi stessi. Il metodo più sicuro è comunque quello di farli ordinare dal proprio negoziante: nel catalogo Stonfo, disponibile presso il suo sito, c'è il codice di riferimento per ogni articolo (ART. 125, ART. 250, ecc) che potete comunicare al vs negoziante di fiducia.
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RACCOLTA TERMINALI PER LA PESCA IN MARE - Parte 1

Introduzione
Spero di fare cosa gradita a tutti i neo iscritti che ancora non conoscono i metodi per preparare i terminali da usare per la pesca in mare postando una serie di disegni che li illustrano.
Per il momento mi sono limitato a disegnare i terminali più classici, in modo che si possa andare subito a pesca, per poi integrare in seguito la raccolta con altri metodi di cui sono a conoscenza.
La raccolta si suddivide in 2 parti:
1. Raccolta terminali per pesca a fondo - Parte 1: Surfcasting e PAF pesante
2. Raccolta terminali per pesca a fondo - Parte 2: Beachledgering e PAF leggera

RACCOLTA TERMINALI PER PESCA A FONDO - PARTE 1: SURFCASTING E PAF

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