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SEGNALATORE DI ABBOCCATA PER TRIPODE REGGICANNE

Non fatevi impressionare dal disegno: la costruzione del segnalatore è abbastanza semplice, è richiesta solo una buona dose di pazienza.





Come funziona.
Il segnalatore di abboccata va fissato sull'asta del tripode a cui sono attaccate le forcelle che sorreggono le canne, esattamente subito dietro ciascuna forcella, mediante una staffa di alluminio appositamente costruita (fig. 2).

Dopo aver fatto il lancio, posizionare normalmente la canna sul tripode e mettere la lenza nella giusta tensione. Adesso da un anello passafilo della canna ( quello che risulta più  pependicolare alla guida di acciaio legata al segnalatore), si fa fuoriuscire la lenza madre tirandola verso il basso e posizionandola nell'incavo della guida (fig. 3).



Il segnalatore deve assumere una posizione più o meno orizzontale e si regola il contrappeso (spostandolo lungo l'asta) per bilanciare la tendenza che ha la lenza madre a fuoriuscire dalla guida di acciaio armonico. Trovato il giusto bilanciamento col contrappeso, la lenza madre si sgancerà ora dalla guida solamente a seguito dell'abboccata del pesce, che tirando la lenza la farà fuoriuscire dalla guida. L'asta del segnalatore, non più sorretta dalla lenza madre, cadrà verso il basso segnalando in questo modo l'abboccata del pesce. Una stalight posizionata in testa all'asta favorirà, durante la pesca notturna, il riconoscimento immediato della canna interessata.

Avviso importante prima di accingervi alla costruzione.
Per la costruzione del segnalatore serve un certo numero di utensili senza i quali non si possono lavorare le parti metalliche del segnalatore (filo armonico e lamierino di allumminio) e il micro raccordo di plastica dura. Pertanto se non li avete già in casa o non trovate nessuno che ve li presti, non vale la pena acquistarli solo per questo, perchè la spesa non è indifferente, a meno che non intendiate ampliare il vostro "laboratorio" fai da te anche per altri lavori. Gli utensili necessari sono:
1. Piccola morsa da banco
2. Pinze a becchi piatti
3. Pinze a becchi tondi robustissime
4. Tronchesine robustissime per acciaio duro da 2 mm
5. Cesoie per lamierino
6. Trapano
7. Punte per metalli da usare col trapano, una da mm 2 ed una da mm 4
8. Piccolo seghetto per metalli
9. Taglierino (cutter)
10. Lima o raspa





Occorrente per la costruzione del segnalatore di abboccata.

1. Micro raccordo in plastica che si utilizza per le irrigazioni a goccia da giardino, che abbiamo già visto in occasione del topic "Autocostruzione dei galleggianti scorrevoli". Si rintraccia presso i rivenditori di articoli da giardinaggio, sementi, concimi e agricoltura in generale. Portatevi dietro la stampata per confrontare il modello con quello che il rivenditore cercherà di propinarvi. Se ne fosse sprovvisto, fateveli ordinare appositamente. Costano pochi centesimi.
Inserite il microraccordo nella morsa e segate le tre svasatura. A lavoro ultimato, il micro raccordo si presenterà così:





2. Asta in vetroresina che si pianta nel terreno per sorreggere elementi di impianto a pioggia. Si acquistano dallo stesso rivenditore dei microraccordi. Hanno la lunghezza di 1 mt e il diametro di 4 mm. Costano 1 euro l'uno.
L'asta in vetroresina costituisce la "base" sulla quale andranno montati tutti gli elementi del segnalatore. Adesso cominciate a inserire in una delle estremità dell'asta i micro raccordi già pronti: siccome il foro del corpo del micro raccordo ha un diametro leggermente inferiore al diametro dell'asta, assottigliate la punta dell'asta con una piccola lima o raspa e carta vetrata, senza esagerare, altrimenti rischiate di assottigliarla troppo (andate avanti a piccoli passi sino a trovare il diametro idoneo). Infilate l'asta nel corpo del micro raccordo, senza usare la colla per il momento (vedi fig. 9)



3. Guaina del filo elettrico che si usava una volta per collegare le candele allo spinterogeno nelle vecchie autovetture. Lo potete reperire presso qualche elettrauto che conserva i vecchi pezzi, oppure da un demolitore d'auto. Preferibilmente prendete quello verde della gloriosa 500 che ha un diametro leggermente più grosso. Ritagliatene spezzoncini lunghi 5 mm sfilandoli dal filo elettrico. Questi spezzoncini serviranno da fermo per l'astina di acciaio armonico da infilare nella staffa (vedi fig.10).
Nota: questi spezzoni sono ottimi anche come salvanodo quando si usa un piombo scorrevole infilato direttamente nello shockleader.



4. Guaina in gomma del cavo elettrico che serve per collegare la chitarra elettrica all'impianto HI-FI. Anche questo elemento lo abbiamo già visto in occasione della costruzione dei galleggianti scorrevoli. Il diametro esterno è di 5 mm, quello del foro passante (una volta sfilato il filo elettrico) è di 3 mm e lo spessore della parete è di 2 mm. Tagliato in spezzoni di 15-20 mm, si incolla all'atra estremità dell'asta in vetroresina e serve per reggere la starlight (vedi fig. 13)



5. Lamierino in allumminio dello spessore di 1 o 1,5 mm. Serve per ricavare dei listelli lunghi 6 cm e alti 1.5 cm, con i quali costruire le staffe in cui andranno inseriti i microraccordi (a loro volta incollati alle aste in vetroresina).
Con un pennarello a punta fine disegnare le sagome dei listelli e poi ritagliarli dal lamierino con le cesoie da lamierino. Una volta ritagliati, smussare gli angoli dei listelli sempre con le cesoie per renderli meno acuti. Su ogni listello, sempre col pennarello, segnalate i punti in cui effettuare tre fori (due da mm 2 ed uno centrale da mm 4) e le strisce in cui effettuare le pieghe con la pinza per trasformare il listello in staffa. Fare prima i fori col trapano e poi piegare le "alette" esterne con le pinze a 90° per creare la staffa (vedi fig. 14)



6. Filo armonico inox. In alternativa va bene anche il filo armonico zincato, anche se risente della corrosione. Le matassine di filo armonico inox o zincato si trovano presso i migliori negozi di ferramenta, altrimenti ordinatele via Internet. Il diametro del filo deve essere di mm 2.
Nota: il filo armonico inox si può usare per creare tantissimi accessori per la pesca: gli spike dei piombi, anelli spaccati, moschettoni, ecc.
Nel nostro caso serve per creare la Guida ferma lenzamadre, più l'astina per trattenere il segnalatore nella staffa, e più l'astina da infilare nel piombo contrappeso. L'anello dell'astina per la staffa si ottiene ruotando il capo di uno spezzone di filo armonico con le pinze a becchi tondi, e precisamente con la parte più grossa dei becchi, mentre quello per il piombo si ottiene con la parte fine dei becchi. Occorre esercitare una certa forza, perchè il filo armonico è durissimo. Vedi fig. 15



7. Contrappeso. Servono contrappesi con grammature diverse, da usare a seconda delle condizioni del mare e del vento. Inizialmente provate con tre contrappesi: gr 10, gr 15 e gr 20, per poi provare con grammature superiori se lo riterrete necessario. Per il contrappeso si possono usare piombi con foro passante oppure, per una questione estetica, usare altri oggetti in metallo dotati di foro largo in cui colare piombo fuso (p.e. spezzoncini di tubo di alluminio da 1 cm, le sfere cromate avvitate a certe maniglie di cassetti, ecc).


Assemblaggio del segnalatore.
- Iniziate ad avvitare le staffe dietro le forcelle reggi_canna del tripode. Trovate il sistema migliore in base al vostro tripode: vite inox autofilettante o bulloncino  inox da 4 mm che attraversi il tubo porta forcelle da parte a parte. Per evitare di rovinare le forcelle, potete fare i fori da 4 mm spostandovi di qualche cm sulle estremità del tubo, in modo da evitare il punto in cui le forcelle si incastrano nel tubo. Una volta messe, le staffe resteranno sempre fisse sul tripode (vedi fig. 16)




- Prendete l'asta in vetroresina a cui avevate già inserito (senza colla) il microraccordo, e dall'altra parte infilateci l'anellino inox spaccato di diametro adatto a scorrere facilmente lungo l'asta. Infilate dentro l'anellino la girella con moschettone (vedi fig. 1). Adesso infilate dentro l'asta una guaina salvanodo che ricoprirà la legatura che farete alla Guida. Usate qualsiasi guaina avete a disposizione (p.e. quella di un pezzo di filo di antenna televisiva).
Legate a spire strette il peduncolo della Guida all'asta di vetroresina con del nylon o del cordoncino: la "punta" della Guida non deve sporgere oltre la "punta" dell'asta.
Con la candela riscaldate lo stick di colla siliconica che spalmerete sulla punta dell'asta in vetroresina, in cui infilerete la guaina in gomma ferma starlight. Di questa guaina, lasciatene fuori 4-5 mm, che servirà per infilarci la starlight.
Spalmate di colla la legatura della Guida ed infilateci sopra la guaina salvanodo.
Con le unghie eliminate la colla eccedente.

- Adesso montate l'asta nella staffa, trapassando con l'apposita astina armonica i fori della staffa ed i fori dei braccetti. Fermate l'astina con l'apposita guaina ferma astina.

- Ora rimane la parte più delicata: centrare la Guida in modo che non penda nè a destra nè a sinistra, ma rimanga la più dritta possibile. Ruotare lentamente l'asta in vetroresina dentro il microraccordo fino a raddrizzare la Guida. Quando avete finito, fatte dei segni di riferimento sia sul microraccordo che sull'asta con un pennarello colorato, sfilate l'asta, spalmatene con colla la punta e rinfilatela nel microraccordo rispettando i segni di riferimento.

- Infine smontate l'asta sfilando l'astina armonica e riponetela in una custosia possibilmente rigida (ottimi i tubi in plastica con tracolla).

- Adesso costruite l'altro segnalatore per l'altra canna.

Abbiamo finito, finalmente. Buon lavoro da parte di Nonnoroby.

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SPINNING ATTREZZATURE / Pesca al cefalo con cucchiaino modificato
« on: November 25, 2008, 19:00:37 »
Un sistema di pesca a Spinning rivolto alla cattura dei cefali, ultra sperimentato e molto catturante, è il seguente:

Luogo di pesca, periodo ed orari
I luoghi di pesca da preferire sono tutti quelli in cui i cefali si aggregano in branchi numerosi: porti, porticcioli, stagni, lagune, canali di peschiera, foce dei fiumi, ecc. Il periodo migliore sono i mesi caldi, che favoriscono l'attività dei cefali, e gli orari sono i più comodi che ci possiamo aspettare: qualsiasi ora diurna dall'alba al tramonto, preferibilmente nelle ore più calde.

Occorrente
- Mulinello e canna da spinning in grado di lanciare in frustata voluminosi e pesanti galleggianti piombati (indispensabile lo shockleader)
- Cucchiaino con paletta rotante usato nelle acque interne, ma possibilmente quello costruito interamente in acciao inox lucido (corpo e paletta), misura piccola o media. Ininfluente il tipo e la misura dell'ancoretta, in quanto il cucchiaino è da modificare (vedi più avanti)
- "Galleggiantone" in sughero, piriforme, con piombo incorporato da 40-60 gr, o galleggiante simile purchè inglobi all'interno del corpo una zavorre da 40-60 gr. I galleggianti devono essere provvisti di occhielli o girelle da aggancio ad entrambe le estremità.
- Amo da verme a gambo lungo a paletta del N.8
- Esca: l'esca principe è la Tremolina (che noi in Sardegna chiamiamo Tremoligia). Altri tipi di verme hanno dato risultati scarsi. Si potrebbe tentare con l'Arenicola o con altri tipi di vermi "morbidi", non consistenti.

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Armatura del terminale
- Legate alla madre uno shockleader adatto a reggere frustate con galleggianti voluminosi del peso di 40-60 gr. Sull'altro capo dello shockleader legate una girella con moschettone, robusta abbastanza per reggere quanto appena detto. Agganciate il moschettone all'anello o alla girella del galleggiante opposti al piombo (il piombo deve restare a testa in giù). Adesso legate all'anello o alla girella che fuoriesce dal piombo del galleggiante un finale lungo 100-120 cm, diametro 0.16, 0.18 o 0.20 a seconda del peso presunto della preda. All'altro capo del finale andrà legato il cucchiaino modificato.
- Modifica del cucchiaino: asportate dal cucchiaino l'ancoretta. Se questa è agganciata al cucchiaino con un anellino spaccato, sganciate sia l'anellino che l'ancoretta. Se invece è agganciata direttamente senza anellino, dovete tagliare l'occhiellino dell'ancoretta con tronchesine. Adesso legate il cucchiaino modificato al finale sopra descritto.
- Legate l'amo con un finalino dello 0.14, 0.16 o 0.18 (a seconda del peso presunto della preda) e collegate il finalino al cucchiaino legandolo al posto dell'ancoretta, La lunghezza di questo finalino è di 10 cm.
- Escate l'amo con un verme e lanciate con decisione. Regolate la velocità di recupero in base alle toccate.

Non rimarrete delusi.

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OCCORRENTE (vedi anche le figure):

1. Micro raccordo in plastica che si utilizza per le irrigazioni a goccia da giardino. La forma e le dimensioni indicate in figura sono tassative. Lo trovate presso i rivenditori di articoli da giardinaggio, concimi, sementi, agricoltura e simili. Portatevi dietro la stampata per confrontare il modello con quello che il rivenditore cercherà di propinarvi. Se ne fosse sprovvisto, fateveli ordinare appositamente. Costano pochi centesimi, ma non dite che vi servono per fare galleggianti altrimenti ne approfitterà per salassarvi (chissà per quale strano motivo tutti i rivenditori di articoli specifici, di qualsiasi genere, cercano di fregarci sul prezzo quando diciamo che ci servono per adattarli alla pesca...).
Si vendono sfusi, ma conviene mettersi d’accordo tra un gruppo di amici per acquistarne un'intera confezione: infatti questo micro raccordo è utilissimo anche per creare segnalatori di abboccata per tripodi reggi canna, come spiegherò in un altro topic appena possibile. Siccome per creare questi segnalatori servono anche le stecche in fibra di vetro usate per sorreggere elementi di impianti a pioggia (lunghe 1 mt e del diametro di 4 mm), approfittatene per acquistarvene due per ogni tripode, visto che siete già in quel negozio (costano 1 euro l'uno). Le avete quindi già in casa e appena stamperò il topic potete procedere alla costruzione.

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2. Spezzone di guaina in gomma o silicone. Questo è il secondo dei due elementi fondamentali che devono avere le dimensioni tassative indicate in figura, oltre che una consistenza gommosa. Io l'ho ricavato dal cavetto che i chitarristi usano per collegare la loro chitarra elettrica all'impianto HI-FI o all'altoparlante amplificato. Ma può essere ricavato da qualsiasi tubicino che abbia le caratteristiche della gomma (cioè morbido ma allo stesso tempo non troppo cedevole) che sia in grado di sostenere con tenacia l'antenna o la starlight da 3 mm anche quando frustiamo con decisione per lanciare il galleggiante, oltre a metterci in grado di sostituirle con facilità.
Le dimensioni della guaina o del tubicino da usare devono essere: diametro esterno mm 5, diametro del foro (una volta tolto il filo elettrico) mm 3, spessore delle pareti della guaina mm 2. Lo spezzone da ritagliare dovrà avere una lunghezza di 15 mm. Questo spezzone serve a sorreggere l'antenna o la starlight da 3 mm, mentre il foro è troppo stretto per infilarci quelli da da 4,5 mm, per i quali bisogna trovare altre soluzioni.

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3. Cannuccia da bibite in plastica. Serve per creare il corpo del galleggiante. In commercio ne esistono almeno due tipi: quelle dozzinali in confezioni da 100 pezzi ed altre più robuste in confezioni più piccole, di cui purtroppo non ricordo la marca per aver buttato via stupidamente la confezione. Non le ho più ritrovate dai rivenditori che giustamente mi richiedono la marca per poterle riordinare. Se le scoprite, vi sarei grato se mi segnalaste la marca. La cannuccia si può sfruttare sino alla zigrinatura che ne consente la piega per favorire la suzione dei liquidi, perchè il pezzo dalla zigrinatura in su va eliminato in quanto non regge. In questa sua lunghezza massima (a zigrinatura eliminata) la cannuccia regge piombature di circa 3 gr, mentre ritagliata a lunghezze intermedie si possono ricavare tutti i range di peso che vanno da 2,9 a 0,5 gr.

4. Micro girella. Serve per collegare il galleggiante alla lenza. Usate la misura del 18 a barilotto e di qualità dozzinale, in quanto non dovendo sostenere alcuno sforzo è inutile acquistare quelle "buone", molto più care.

5. Torpille. Anche se non le usate a pesca, servono per tarare il galleggiante con precisione. Ovviamente se volete costruire galleggianti con grammature diverse, vi serviranno le torpille di peso corrispondente.

6. Nylon. Il nylon, nel diametro 0.16 o 0.18, serve per attaccare la micro girella al braccetto del micro raccordo da irrigazione. Ne serve pochissimo. Si può usare anche del cordoncino robusto dello stesso diametro (presso i rivenditori di reti da pesca).

7. Colla termica in stick. Sono i classici bastoncini di silicone che si usano con la pistola termica per incollare materiali vari. Nel nostro caso si usano in modo diretto (senza la pistola), riscaldandoli con una candela. Il metodo della candela è più pratico rispetto a quello della pistola, ma nulla vi vieta di usare la pistola se questa non vi impaccia.
Si usa questo tipo di colla perché crea volume.

8. Candela. Serve per riscaldare gli stick di silicone.

9. Stuzzicadenti. Serve, tagliato in piccoli spezzoni, ad otturare i fori del braccetto del  micro raccordo e dello spezzone di guaina in modo da impedire all'acqua di entrare nel galleggiante e, nella guaina, hanno anche una funzione “antischiacciamento”. Quelli comuni da cucina hanno di solito un diametro leggermente più sottile dei fori che devono tappare, per cui se non li trovate del diametro giusto provate con quelli lunghi di bambù.

10. Seghetto. Serve per segare le due parti del micro raccordo che saranno utilizzate per la costruzione del galleggiante (i braccetti), che sono abbastanza duri. Usando una tronchesina si rischia di spaccarli. Se l'avete, usate un seghetto piccolo anzichè quello classico, più grande. Ottimo il seghetto da traforo.

11. Morsa da banco. La piccola morsa da banco serve per bloccare il micro raccordo durante il taglio dei due braccetti da utilizzate per il galleggiante.

12. Altri attrezzi utili: pinze, forbici, taglierina.

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      COSTRUZIONE DEL GALLEGGIANTE (segui sempre le figure)

Ritaglio dei braccetti dal micro raccordo.
Le parti del micro raccordo che ci servono per costruire il galleggiante sono i braccetti che si estendono a formare l’asta orizzontale della lettera T,  nella parte alta del suo corpo. Siccome sono di plastica dura, non possiamo usare le tronchesine per separarli dal corpo centrale, in quanto li spaccherebbe. Dobbiamo usare il seghetto e la morsa, senza la quale il taglio risulta molto problematico se non impossibile. Fissiamo la morsa al tavolo di lavoro (interponiamo del cartone grosso se usiamo un tavolo comune e non vogliamo rovinarlo). Stringiamo nella morsa il corpo di un micro raccordo con delicatezza per non spaccarlo, lasciando liberi i braccetti in modo tale che possano essere segati con facilità. Tenendo fermo con le dita il "beccuccio" svasato di uno di questi due braccetti, posizioniamo la lama del seghetto il più attaccata possibile al corpo, in modo che il braccetto, una volta tagliato, risulti il più lungo possibile. Procediamo al taglio e mettiamo il braccetto in un contenitore. Adesso tagliamo anche il secondo braccetto. Una volta segati entrambi i braccetti, il corpo centrale non serve per il galleggiante, ma conserviamolo comunque nel caso ci venga in mente  qualche altra "diavoleria" con cui sfruttarlo.
Già che ci siamo, tagliamo una decina di braccetti.
Adesso, solo per toglierci lo sfizio di un’anteprima dell’abbozzo, infiliamo un braccetto in una cannuccia: il beccuccio svasato farà da fermo, conferendo anche una certa estetica alla punta del galleggiante. Dentro il beccuccio infiliamo un anello e un quarto di barilotto di una girella, lasciando fuori l’altro anello e tre quarti di barilotto: questo sarà l'aspetto finale che assumerà la punta del galleggiante. Niente da invidiare a quelli commerciali, vero? Ma siamo solo all'inizio, per cui riponiamo tutti i pezzi e procediamo con il lavoro.

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Ritaglio dei segmenti di guaina e di stecchino.
Tagliamo una decina di pezzi di guaina della lunghezza di 15 mm e riponiamoli sempre nel contenitore insieme ai braccetti. Adesso ritagliamo anche pezzetti di stecchino: infiliamo in un segmento di guaina lungo 15 mm una starlight o un’antenna da 3 mm (è sufficiente infilarne solo una piccola parte, più o meno 4-5 mm, perchè la starlight venga trattenuta con la massima sicurezza). Dall'altra parte del pezzo di guaina infiliamo uno stecchino spingendolo sino ad arrivare alla starlight e tagliamo lo stecchino lasciandone fuoriuscire un peduncolo di 5 mm dalla guaina. Questa sarà la lunghezza che dovranno avere gli spezzoni di stecchino. Sfiliamo il pezzo di stecchino dalla guaina e ritagliamone una decina della stessa lunghezza. Lo spezzone di stecchino ha il compito sia di otturare il foro della guaina che quello di conferirle una certa solidità antischiacciamento quando infiliamo o sfiliamo la starlight. Le guaine rinforzate con lo stecchino andranno in seguito infilate ed incollate nella cannuccia.
Intanto possiamo incollare già da subito i pezzetti di stecchino alla guaina: mediante la candela riscaldiamo uno stick di colla con cui impregneremo la punta di questi spezzoni che infileremo per 1 cm nella guaina, lentamente e con moto rotatorio per favorire l'ingresso della colla. Lasciamone fuori dalla guaina un peduncolo di 5 mm. Dopo pochi secondi la colla è già asciutta e delicatamente con le dita e le unghie togliamo quella in eccesso.


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Assemblaggio delle testine del galleggiante
Tenete sotto mano: i braccetti dei micro raccordi, il nylon, le girelle, gli stecchini interi, la candela accesa ed un bastoncino di colla siliconica.
Ritagliate uno spezzone di nylon di 20 cm ed infilatelo in un anello della girella. Ripiegate ad U lo spezzone tenendo uniti i due capi con le dita (la girella penderà al centro della U). Infilate i due capi dentro il braccetto dalla parte del beccuccio fino a farli fuoriuscire dall'altra parte. Tirate con delicatezza i due capi per trascinare l'anello della girella ed un quarto del suo barilotto dentro il beccuccio: se avete tirato troppo, con un paio di pinze trascinate fuori dal beccuccio tre quarti del barilotto. Adesso distendete uno dei due capi di nylon lungo il braccetto in direzione del beccuccio e avvolgete in spire ravvicinate l'altro capo in modo che avvolga sia il braccetto che l'altro filo disteso su di esso (in pratica state facendo una legatura a spire). Avvolgete sino ad arrivare al beccuccio del braccetto, dove bloccherete il capo di nylon con un semplicissimo nodo. Tagliate a filo le bave eccedenti e provate la tenuta della girella tirandola con le dita verso l'esterno del beccuccio: se la legatura è stata fatta bene, la girella non si sposterà di un millimetro. Adesso dovete otturare il foro del braccetto per impedire l'entrata dell'acqua: riscaldate lo stick di colla sulla candela, impregnate di colla la punta di uno stecchino nuovo ed spingete questa punta all'interno del braccetto, lentamente e con moto rotatorio per favorire l'ingresso di quanta più colla possibile all'interno del braccetto. Con questa operazione abbiamo ottenuto due scopi: impedire l'ingresso dell'acqua e rafforzare la tenuta dei due capi di nylon all'interno del braccetto mediante la pressione dello stecchino. Dopo pochi secondi la colla è già asciutta, togliamone delicatamente con le dita e le unghie l'eccesso e tagliamo lo stecchino rasente il suo ingresso nel braccetto. Adesso dobbiamo infilare ed incollare la testina così pronta dentro una cannuccia, a cui avremo tagliato la zigrinatura. Spalmiamo di colla il braccetto della testina ed infiliamolo con lentezza e con moto rotatorio all'interno della cannuccia, fino in fondo sino a quando il beccuccio non viene fermato dalla cannuccia. Anche se più sottile della cannuccia, l’abbondante colla siliconica intorno al braccetto  formerà il volume necessario a colmare la differenza. Dopo pochi secondi la colla è già asciutta e con delicatezza togliamo con le dita e le unghie quella eccedente.
Abbiamo così assemblato la prima testina del nostro primo galleggiante. Procediamo ad assemblare tutte le altre testine che abbiamo a disposizione. 

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Taglio delle cannucce alla lunghezza giusta.
Adesso viene la parte più impegnativa del lavoro: ritagliare una delle cannucce già assemblata con la testina alla giusta lunghezza per tararla alla grammatura che si desidera usare. Cominciamo con un peso di 2 gr. Indicativamente posso darvi la lunghezza che deve avere la cannuccia "dozzinale" per reggere 2 gr, poi ovviamente durante la taratura potete accorciare di qualche millimetro questa lunghezza sino ad ottenere la lunghezza ottimale. Una volta ottenuta la lunghezza ottimale della prima cannuccia, è poi estremamente facile ritagliare le altre cannucce di scorta da 2 gr alla stessa lunghezza della prima senza dover effettuare la taratura per ciascuna. Il lavoro impegnativo, quindi, è solo la taratura del primo galleggiante per ciascuna grammatura che ci interessa. Se poi abbiamo la furbizia di conservare accuratamente un campione per ogni grammatura, nel futuro sarà estremamente semplice ripristinare le scorte. Allora, la lunghezza indicativa della cannuccia "dozzinale che dovrà reggere i 2 gr è di 155 mm. Per sicurezza però ritagliatela a 160 mm, in modo che sia possibile accorciarla durante la taratura.

Assemblaggio provvisorio del galleggiante per la taratura.
L'assemblaggio provvisorio del galleggiante per la taratura consiste semplicemente nell'infilare la guaina porta-starlight dentro la cannuccia senza usare la colla per fissarvela. Sulla cannuccia da 160 mm infiliamo dunque la guaina con lo starlight montato, lasciandone fuori 5 mm. Infiliamo uno spezzone di lenza dentro la torpille da 2 gr e leghiamolo all'anello della girella (lo spezzone non potrà essere molto lungo, altrimenti la torpille toccherà il fondo del contenitore pieno d'acqua che servirà per la taratura. Io ho avuto la fortuna di rintracciare moltissimi anni fa uno stretto misurino di plastica da un litro alto 60 cm, che è veramente l'ideale per tarare i galleggianti). Se non riuscite a rintracciare o a costruirvi qualcosa di simile, potete usare una bottiglia di plastica la più alta possibile riempita sino all'orlo. Immergiamo il galleggiante con la torpille: la taratura sarà perfetta solo quando dal pelo dell'acqua fuoriescono i 5 mm della guaina. Dopo aver tolto la guaina, ritocchiamo quindi la cannuccia con le forbici di pochi millimetri alla volta sino ad ottenere questa taratura perfetta. Una volta ottenutala, sfiliamo dalla confezione una cannuccia ancora vergine e ritagliamola alla stessa precisa identica lunghezza, scrivendoci sopra "2 GR"  col pennarello a punta fine che si usa per i CD. Questa sarà la matrice di tutti i nostri futuri galleggianti da 2 gr.
Adesso sostituiamo la torpille con una di peso inferiore e procediamo alla taratura del nuovo galleggiante a grammatura più leggera. Proseguiamo in questo modo sino a ricavare tutte le matrici a grammature differenti che ci interessano.

Assemblaggio definitivo del galleggiante per l’utilizzo.
 L’assemblaggio definitivo del galleggiante per l’utilizzo consiste semplicemente nell’incollare la guaina alla cannuccia. Impregnate di colla siliconica la parte della guaina da cui fuoriesce il peduncolo dello stecchino ed infilatela lentamente e con moto rotatorio nella cannuccia. Dopo pochi secondi la colla è già asciutta e con delicatezza togliamo con le dita e le unghie quella eccedente. Il galleggiante è pronto per l’utilizzo.
I più pignoli possono tingere i galleggianti con vernici acriliche adatte alla plastica, ma la verniciatura avrà solo uno scopo estetico.

Recupero dei pezzi da un galleggiante malandato.
Quando per l’usura un galleggiante si danneggia, prima di buttarlo via recuperato la testina e la guaina che riutilizzerete per altri galleggianti.

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LA SPIGOLA / Pesca alla Spigola con la sardina
« on: November 23, 2008, 13:18:59 »
In piena era tecnologica, non saranno in pochi a sorridere o a snobbare questo metodo di pesca che si rivolge a prede nobili quali Spigole, Orate, Saraghi e Mormore utilizzando attrezzi "poveri".
Peggio per loro, non sapranno mai quali emozioni si perdono.
I luoghi ideali di pesca: sono le banchine (porti e porticcioli), i pontili, i pontiletti in legno e le spiagge che degradano velocemente (circa 2 mt d'acqua a 5-7 metri dalla riva). Il fondale dev'essere sabbioso e privo di vegetazione alta (le posidonie ricche di vita, se presenti, dovranno ergersi oltre i 5-7 mt citati, altrimenti sarebbero d'impiccio). I luoghi migliori in assoluto sono quelli dove i pescatori professionisti ormeggiano le barche e ripuliscono le reti.
L'orario migliore: dal tramonto alle prime ore del mattino.
Esca unica: la sardina, fresca o appena scongelata e adeguatamente preparata.

Occorrente per preparare tre lenze "a mano" con tre diametri diversi:
Lenza. Se si dispone di avanzi di bobina di buon nylon (spezzoni lunghi almeno 30 mt), allora usate quelli. Altrimenti acquistate bobine da non più di 100 mt (di cui userete solo i primi 30 mt, tenendo i restanti 70 di riserva o per altri utilizzi). Se proprio volete eccedere, usatene 50 mt, ma non di più perchè sarebbero sprecati.
I diametri consigliati sono: uno spezzone (o bobina) dello 0.25, uno dello 0.35 e infine uno dello 0.50. Quando avrete acquisito esperienza, potrete variare i diametri a vostro piacimento, tenendo però presente che è rischioso scendere al di sotto dello 0.25, oltre al fatto che una lenza più sottile non è agevole da maneggiare (vento, parucche, ecc.).
Avvolgi lenza. Gli avvolgi lenza potranno essere di buon sughero compatto in modo che non si sbricioli o si sfarini durante la manipolazione, oppure di materiale sintetico robusto ma morbido. Misure minime cm 14x10x2, per evitare il più possibile la formazione della memoria meccanica durante il riavvolgimento. Arrotondate tutti gli spigoli con carta vetrata sottile e non vergognativi di scrivere su ogni sughero il diametro della lenza con un pennarello indelebile (il buio e la fretta, a volte, possono giocare cattivi scherzi...).
Piombi. I piombi, scorrevoli col foro centrale, possono essere a palla o a forma di pera, le forme migliori per trasmettere alla lenza anche le più piccole vibrazioni. Quello da 10 gr andrà montato sulla lenza dello 0.25; quello da 15 gr sulla lenza dello 0.35 ed infine quello da 20 gr sulla lenza dello 0.50.
Stopper per il piombo. Gli stopper saranno in cordoncino o in nylon grosso abbastanza per formare un nodo sufficientemente voluminoso da impedire al piombo di oltreppassarlo o di rimanervi incastrato. Personalmente preferisco non inserire perlina e salvanodo, che potrebbero attuttire le vibrazioni della lenza (sulle vibrazioni, vedi più avanti il paragrafo sull'esca), però nessuno vi impedisce di farlo, se ritenete di avere una mano molto sensibile.
Ami. Gli ami saranno dello stesso modello, anche se di numero diverso: il N.6 per lo 0.25; il N.4 per lo 0.35 ed il N.2 per lo 0.50. Il modello da preferire è quello a gambo corto a paletta, filo sottile, molto tondeggiante e con la punta ad "artiglio d'aquila" ricurva verso il gambo.

Armare una lenza (p.e. quella del diametro 0.25):
- Su uno dei sugheri legate il capo libero della lenza con un nodo appropriato e cominciate ad avvolgere la lenza con spire regolari e ravvicinate tenendo leggermente in tensione la lenza, ma senza esagerare. Partite da 1,5 cm dal bordo lungo di destra sino ad arrivare alla stessa distanza dal bordo sinistro, poi tornate indietro sovrapponendo le spire e quindi ripartite sino ad esaurire completamente la lenza. Per i più pignoli, si potrebbero fare le spire incrociate inclinando queste, durante l'avvolgimento, prima verso sinistra durante l'andata e poi verso destra durante il ritorno.
- Adesso svolgete un metro di lenza dal sughero, infilatevi il piombo da 10 gr, fate il nodino ferma piombo e legate l'amo N.6 direttamente alla lenza (sissignore, lenza madre e finale sono un tutt'uno). Tra amo e stopper lasciate una distanza di 20 cm. Avvolgete anche questo metro di lenza e fermate l'amo su un fianco del sughero. Se volete, ora potete scrivere sul sughero il diametro della lenza avvolta.
- La prima lenza è pronta. Preparate allo stesso modo le altre due (0.35 e 0.50).

Esca.
Come abbiamo detto, come esca si usa esclusivamente la sardina. Perchè possa essere escata in piccoli tocchetti è assolutamente necessario che sia freschissima (nelle cassette c'è ancora il ghiaccio servito per il trasporto), oppure che sia stata appena scongelata. Tastatene la consistenza con le dita: la carne deve essere soda, leggermente sanguinolenta e l'occhio ancora vivido. Se la carne rimane flaccida, l'occhio un pò velato ed il sangue di colore pallido, prendete una sardina e dite al pescivendolo di ficcarsela nel..... Stabilito che la sardina è accettabile, bisogna decidere quanto comprarne: questo dipende infatti dalla reperibilità (c'è il rischio che più in là si possa rimanere senza sardine perchè i pescatori non sono potuti uscire a mettere le reti?), dallo spazio nel freezeer o nel congelatore (nostra madre o nostra moglie ci avranno lasciato lo spazio sufficiente?), dalla voglia che abbiamo di prepararle per il congelamento, ed infine dalla taglia delle sardine: le sardine di taglia piccola sono poco grasse e poco adatte al nostro scopo, quelle giganti (le sardone) vanno già meglio ma non tanto quanto quelle ideali, cioè quelle di taglia media e belle grasse.  Per un uso immediato, 10 sardine sono più che sufficienti. Per farsene una scorta da congelare, prendetene 2 o 3 kg (sempre che la loro qualità vi soddisfi)

Preparazione delle sardine.
Sia che le usiate immediatamente oppure che dobbiate congelarle per farvene una scorta, le sardine devono essere squamate. Niente paura, il procedimento è abbastanza semplice. NON usate alcun tipo di lama (che le rovinerebbe), ma semplicemente fate colare da un rubinetto un filo d'acqua sotto il quale dovete tenere la sardina per la coda con il pollice e l'indice di una mano, mentre le dita dell'altra mano fatele scorrere sul corpo della sardina dalla coda verso la testa, con delicatezza, fino a squamarle. L'operazione non è lunga, in quanto le piccole scaglie vengono via con facilità. Man mano che procedete, deponete le sardine su un piano inclinato al riparo dal sole per farle scolare (non usate stracci o altro per accelerare il processo, le rovinereste. Inoltre non è che debbano essere perfettamente asciutte). Adesso, per dare più consistenza alla polpa e rallentare la decomposizione, dovete salarle con sale fine (mi raccomando, non prelevatelo direttamente dal contenitore di cucina, se non volete rischiare con mamme e mogli), cospargendole in abbondanza, ma senza esagerare, prima da un lato e poi dall'altro. Adesso prendete delle bustine di plastica (quelle per il congelamento dei cibi vanno benissimo, ma va bene qualsiasi altro tipo di bustina di dimensioni adeguate) e infilate 5 sardine in ogni bustina. Ripiegate più volte l'apertura per evitare colature e fermatela con un punto da cucitrice da ufficio. Di tutte le bustine pronte, mettetene 2 nel frigo: queste sardine saranno quelle che userete per esca quella stessa notte o l'indomani. Le altre bustine invece andranno congelate per usarle in uscite future: non sarete quindi frustrati dall'angoscia dovuta all'assenza di sardine sui banconi dei pescivendoli, perchè le avete a casa. Le sardine eventualmente avanzate da una nottata infelice, non buttatele via ma riutilizzatele  il giorno dopo oppure ricongelatele: si manterranno ancora buone e consistenti per effetto del sale (a meno che non siano state cotte dal sole). Per male che vada, le userete come brumeggio.

Taglio della sardina.
La sardina va tagliata in tocchetti piccoli (per l'amo piccolo), medi (per l'amo medio) o in tranci adeguati all'amo grosso. Il taglio quindi dipende da che lenza usate in quel momento. Servono un paio di forbici affilatissime e possibilmente a lame sottili (la buon'anima del mio più caro amico si faceva il giro dei barbieri del paese per farsi regalare le sottili forbici usate da loro), per evitare di "spremere" la sardina, anzichè tagliarla in tocchetti precisi.  Si inizia dalla testa: se siete sopspesi sull'acqua (banchine, pontili, ecc.), tenendo la sardina in mano, tagliuzzate la testa a partire dalla bocca a pezzettini piccoli che farete cadere in acqua, come pure i primi 2 cm di coda (la parte più dura), per fare brumeggio. Se siete sulla sabbia, conservate i pezzettini facendone un mucchietto: serviranno anch'essi per pastura, ma con un metodo leggermente diverso (vedi più avanti). Sempre tenendo la sardina in mano, infilate le forbici dalla parte del ventre per tutta la lunghezza della sardina, stando attenti, durante il taglio, a non rovinare le interiora ma a recuperarle integre per quanto possibile: le interiora di sardina sono l'esca migliore in assoluto che possa esistere in mare, di cui vanno pazzi tutti i pesci. Nel paragrafo dedicato all'innesco spiegherò come innescarla. Adesso ripulite l'addome da tutte quelle parti dure che potrebbero impedire all'amo una libera penetrazione nell'esca: è sufficiente ritagliare delle sottili strisce lungo i due bordi ormai aperti del ventre a cui stanno attaccate le pinne ventrali, accorciando in questo modo anche la  "punta" delle spine che convergono sull'addome. Ora girate la sardina sul dorso, con le forbici tagliate alla base la pinna dorsale e infilando le lame sotto pelle per tutta la lunghezza della sardina, incidete la pelle del dorso. A questo punto bisogna tagliare in due la sardina nel senso della lunghezza: passate le forbici rasenti la spina dorsale (la lisca), separate le due parti e togliete definitivamente la lisca ancora attaccata all'altra metà (per fare questa operazione potete anche usare un coltello dalla lama affilatissima). Adesso avete una sardina tagliata in due pezzi longitudinali: ciascuna di queste due strisce va ancora tagliata a metà nel senso della lunghezza. A fine operazione vi troverete sulla banchina 4 strisce di sardina e le interiora. Per finire (era ora, direte voi), tagliate ciascuna striscia in tocchetti adatti all'amo piccolo o medio. Ogni tocchetto rappresenta un'esca.

Escare il ventrame.
Come detto più sopra, il ventrame della sardina è l'esca più appetita in assoluto da tutti i tipi di pesci (sempre la buon'anima del mio amico "Sampei", che era molto benvoluto in paese, si faceva regalare dai pescivendoli intere cassette di sardine ormai "vecchie" che portavamo sul pontile con il suo "Ape 50" - immaginate i commenti degli altri pescatori - e ci dedicavammo per una buona mezz'ora a sventrare le sardine, tra i lazzi dei presenti, che ben presto si trasformavano quasi in pianto quando cominciavamo a salpare pesci in quantità industriali). L'innesco non è velocissimo, si tratta di infilare l'amo più e più volte nelle parti più dure delle interiora arrotolando alla meglio il tutto perchè non si sfaldi durante la calata. Occorre fare un pò di esperienza per affinare la tecnica. Data la sua appetibilità, è bene riservare quest'esca al momento in cu "sentiamo" che sotto di noi c'è la bestiolina che ci interessa. La vibrazione: la mangiata che fanno i pesci con il ventrame la percepiamo quasi come una sensazione, perchè il pesce si mette in bocca l'esca e la "succhia" quasi fosse un lecca-lecca, anzichè ingoiarla. Quando caliamo il ventrame dobbiamo concentrarci al massimo, stando all'erta alla minima vibrazione della lenza, che terremo in mano con una tale leggerezza quasi avessimo paura di farle la bua. L'adrenalina scorre, perchè sappiamo che per il pesce non c'è scampo: è solo questione di secondi, appena siamo convinti di aver percepito la leggerissima vibrazione della lenza, dobbiamo incocciare decisi e veloci. Provate a immaginare cosa si prova quando, data la ferrata, la lenza rimane "stoppata" sul fondo per  2-3 secondi, prima di scorrerci tra le mani alla stessa velocità di un TGV delle ferrovie francesi! Nessun altro tipo di pesca riuscirà mai a darmi le emozioni  che mi dà la lenza a mano. Senti il combattimento nudo e crudo, senza essere attuttito da canna e mulinello. Ragazzi, è grandioso!

Escare i tocchetti piccoli e quelli un pò più grandi.
L'amo va infilato su un margine del quadratino di esca, si fa fuoriuscire un bel pezzo di amo che vai poi infilato sull'altro margine del quadratino, in modo semplicissimo. Anche con i quadratini può capitare che le bestioline mangino facendo vibrare la lenza, ma perlopiù si infilano l'esca in bocca o la ingoiano e tirano via. Una bella incocciata e zac...

Escare con le trance
Eliminate dalla sardina la testa e la coda, come visto in precedenza. Tagliate alla base anche le pinne ventrali e la dorsale e dividete la sardina in tre o quattro pezzi adeguati all'amo più grosso, mediante un taglio trasversale anzichè longitudinale. L'amo va infilato con due semplici passate come per i tocchetti.  Con questi pezzi la vibrazione è rarissima, in quanto la preda tira via senza tanti complimenti.

Pescare dalla riva.
La sardina va sezionata esattamente nei modi già visti, solo che le scorie che prima facevamo cadere direttamente in mare ora è meglio mischiarle con la sabbia "frizionandole" energicamente tra le mani e lanciando l'impasto di sabbia e sardina davanti a noi. E' sufficiente lanciare la lenza a 5-6 mt di distanza senza forzare per non pregiudicare l'integrità dell'esca. Il mare ideale è quello di una leggera risacca, ma funziona anche con mare piatto. Un fondale che degrada velocemente (1,5-2 mt già alla distanza di 5-6 mt dalla riva) è il migliore, ma si pesca bene anche in fondali bassi perchè la Spigola non disdegna tour turistici lungo la battigia.

Pescare dai moli.
L'azione di pesca da pontili e banchine si svolge in maggior scioltezza se ci sediamo direttamente sui loro bordi anzichè usare la panchetta, in modo particolare in presenza di brezza o vento. E' sufficiente un piccolo tappetto per evitare il contatto diretto con zone sporche o "butterate" e per evitare di rovinare la lenza, in quanto il sughero va tenuto sotto una natica sia per avercelo a portata di mano quando è necessario filare lenza velocemente in caso di grosse prede sia perchè è il posto ideale dove tenerlo in caso di vento anche leggero. Anche dai moli il breve lancio deve essere effettuato con delicatezza per non rovinare l'esca.

La pasturazione.
Una pasturazione consistente (oltre a quella delle scorie della sardina) è importante, anche se non indispensabile. Comprate un secchiello di pastura già pronta a base di sardina (oppure farina di pesce se la trovate) ed una bottiglia di olio di sardina. In un grosso secchio mettete acqua e olio di sardina (la quantità d'olio dipende esclusivamente dalle vostre...tasche, in quanto più ce n'è meglio è) e fateci macerare abbondante pane raffermo o semplicemente secco (se non ne avete in casa, lo potete acquistare in panetteria: è molto richiesto per preparare i pastoni per i cani ed altri animali). Comprate anche 1 kg di semola grezza. Mescolate in continuazione il secchio del pane sino a sminuzzarlo in piccolissimi pezzetti (se avete una grattugia elettrica, grattuggiatelo prima, ma vi sconsiglio di acquistarlo direttamente grattugiato perchè è carissimo anche in panetteria). Quando il pane è della consistenza voluta (cioè molto ma molto sminuzzato), aggiungete nel secchio la pastura di sarde già pronta (anche qui la quantità dipende dalle vostre tasche) e mescolate il tutto fino ad ottenere un impasto omogeneo. Se l'impasto è molto liquido, aggiungete la semola per renderlo più pastoso, sempre miscelando. Usando il pane, avete quindi ottenuto una quantità che è il triplo od il quadruplo del contenuto del solo secchiello di pastura originale, risparmiando un pò di soldi.

Ora non vi resta che provare.




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PESCA FORUM BAR / Proposta per lo staff
« on: November 21, 2008, 12:35:43 »
Tutti gli aspetti della pesca sportiva sono stati sviscerati in lungo e in largo, praticamente non ci sono più segreti per nessuna disciplina, è sufficiente scorrere i vari topics per trovare tutto quello che si vuole, ma questo non è molto agevole. Allora perchè non raccogliere tutti i migliori post, le migliori immagini o i migliori disegni in Manuali mono-disciplina ma completi di tutto? Mi spiego meglio con un esempio.
Ammettiamo che la mia passione sia il surfcasting: per trovare tutte le risposte a questa disciplina devo sfogliare praticamente il sito in lungo e in largo, e non è detto che riesca a trovare proprio quello che mi serve e che non mi sfugga magari il post più interessante. Se mi sto appena affacciando al mondo meraviglioso del surfcasting, mi trovo in difficoltà.
Allora perchè non raccogliere in un unico "libro", magari intitolato, p.e., "Surfcasting dall'A alla Z", tutto quello che di meglio è stato scritto sull'argomento?
Naturalmente il Manuale dovrebbe essere strutturato in forma organica, con capitoli, sezioni e indici, per cui è sufficiente scorrere l'indice per trovare un argomento specifico.
Per esempio, un capitolo potrebbe essere "Cos'è il surfcating", un secondo capitolo "Canne", un terzo capitolo "Mulinelli", un altro capitolo "Terminali", o ancora "Fai da te", "Condizioni meteo-marine", "Esche", "Piombi", "Accessori" e così via per tutti gli argomenti interessanti per il surfcasting.
Il formato potrebbe essere in .pdf, .doc, .html o quello ritenuto più opportuno per il sito.
Mi rendo conto che il lavoro è molto impegnativo, però piano piano...
Mi si potrebbe obbiettare che esistono già infinità di libri sull'argomento, però mentre quelli si basano sull'esperienza di un singolo, i "vostri" si baserebbero sui risultati migliori di centinaia di appassionati.
Chissà, qualche editore potrebbe anche trovare interessante la cosa....
Questo è quanto.
Spero di non essere mandato al diavolo. 

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LA SPIGOLA / Pesca col galleggiante scorrevole
« on: November 19, 2008, 14:38:37 »
Mi scuso se questo topic è già stato proposto da altri, però questa è la mia specifica armatura con la quale ho fatto ottime pescate di Spigole, Orate, Saraghi e Mormore in porti, porticcioli, pontili e moli usando come esca il Bigattino.
Spero di dare comunque un contributo a chi sta iniziando.
Suggerimenti:
- Chi affronta per la prima volta la pesca col galleggiante non dovrebbe recarsi in luoghi in cui questo metodo non sia già praticato dai locali, per evitare le prime delusioni. Solo dopo aver acquisito esperienza e soprattutto entusiasmo è consigliabile sondare luoghi vergini per questo metodo, perchè la posta andrà "preparata" per almeno una settimana con abbondante pasturazione di bigattini e sfarinati a base di pesce, a cui avrete aggiunto una buona dose di olio di sardina, il tutto facilmente rintracciabile presso i rivenditori di articoli da pesca. Possibilmente la pasturazione andrebbe fatta sempre al tramonto.
- Infatti questo tipo di pesca è più redditizio dal tramonto all'alba inoltrata, per cui armatevi di buone lampade (una a led di bassa potenza per escare ed almeno un'altra abbastanza potente per potervi guardare intorno e per poter rifare o aggiustare parature ingarbugliate). Una scorta di pile ricaricabili per entrambe è indispensabile.
- Come abbigliamento, nel periodo estivo, portatevi sempre dietro un maglione ed una cuffia di lana (con l'umidità non si scherza), mentre nel periodo invernale l'ideale sarebbe la tuta da dopo sci (da comprare d'estate quando la svendono a metà prezzo), anche se, essendo questo tipo di pesca alquanto sedentario, si può abbondare con l'abbigliamento pesante tradizionale.
- Se andate sulle pietre a protezione dei moli, calzate scarpe robuste dalla suola a "carro armato" (eccezionali le scarpe antinfortunistiche con la tomaia morbida), lasciando le scarpe da tennis a casa: con queste, al buio e con pietre rese limacciose dall'umido e dalla risacca, rischiare una scivolata è più che probabile.
- Indispensabile è una panca porta oggetti con tracolla, che potete costruirvi da soli (appena possibile metterò su questo sito quella che mi sono fatta io), incollandovi un bel cuscino comodo per evitare di ridurvi il sedere a una ciambella dolorante.
- Non potete assolutamente fare a meno del guadino: se lo dimenticate a casa o in macchina, ve ne pentirete amaramente!
- Nel periodo invernale, i bigattini risentono della bassa temperatura e rallentano il loro vivace movimento, che è una delle caratteristiche peculiari che li rendeno così catturanti. Rivestite il contenitore o la sacca da tracolla con un caldo panno di lana, o almeno tenete "caldi" i bigattini che usate per esca. Sempre per lo stesso motivo, sostituite spesso i bigattini escati.
- Portatevi sempre dietro 2 canne già montate: sul luogo di pesca potete usarle entrambe contemporaneamente, per riporne poi una quando le catture si fanno più frequenti. Ma non ripiegatela, lasciatela sempre pronta all'uso vicino a voi: in caso di incovenienti con la prima canna, non perderete tempo a fare riparazioni quando il branco è sotto di voi.
- Ognuno ha le proprie esigenze: portatevi dietro quello che ritenete più opportuno, tenendo però sempre presente l'eterno problema: la distanza da percorrere, il peso, l'ingombro, la posta scomoda e lo spazio libero intorno a voi.

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Descrizione della mia attrezzatura (vedi anche disegno).
1-2. Canna e Anelli - Utilizzo la famosa telescopica "Hulk N.5" da 4 mt della Fly, leggermente modificata. Non so se viene ancora prodotta o commercializzata, ma è veramente potente. E' in carbonio alta resistenza e leggerissima, anche tenendola in mano tutta la notte non mi spacca le braccia. E' in 4 sezioni con passafili SIC monoponte. La modifica che ho fatto riguarda semplicemente l'aggiunta di anelli scorrevoli (per un totale di otto) per evitare che l'umidita o la lenza bagnata facciano appiccicare la madre alla canna. Se dovete ancora acquistare la canna, vi raccomando queste caratteristiche: rigidità dei primi 3 pezzi (piede, arco e sottovetta), misura di 4 mt, abbondanza di anelli passafilo a un ponte anche se scorrevoli, assolutamente in fibra di carbonio (se potete spendere, in carbonio alto modulo)
3-4. Mulinello e Lenza Madre - Utilizzate un mulinello di piccole dimensioni ma di buona fattura, con la frizione ad elevata efficienza (il mio è uno Shimano Aero con frizione posteriore: nonostante le dimensioni contenute, non mi ha mai tradito neanche con i bestioni). Nella scelta della canna e del mulinello non dovete lesinare sulla qualità: una canna debole lavora male il pesce grosso, una frizione scarsa rischia di farvi spezzare il finale. Il filo che monto in bobina è l'Asso di Quadri Special dello 0,16, che ha la caratteristica di essere morbidissimo e resistente alle abrasioni. Montate sempre fili morbidi in bobina: durante il rilascio in corrente, ad archetto aperto,  non tendono a "gonfiarsi" fuoriuscendo dalla bobina. Anche sul filo da imbobinare non lesinate sulla qualità: i fili anonomi che dichiarano elevati carichi di rottura li ottengono solo perchè il loro diametro reale è maggiore rispetto a quello dichiarato. Non superate il diametro dello 0.16, altrimenti la lenza "lavora" male in acqua, diventando meno fluttuante.
5 e 13. Stopper e Sonda - Lo stopper per il galleggiante non deve mai essere quello in gomma o silicone, comodi da montare ma assolutamente inefficienti al momento di salpare una preda appena pesante: si bloccano sul passafilo del cimino e fanno scorrere la lenza, spostando così l'altezza del galleggiante che abbiamo tarato con tanta cura. Di notte, rischi di accorgerti dell'incoveniente quando ormai è troppo tardi e il branco si è spostato. Mediante la sonda, fai verifiche frequenti dell'altezza del galleggiante. Come stopper, quindi, usa del filo di cotone, di lana o di sottilissimo filo ritorto che trovi presso i rivenditori di reti da pesca (è più robusto del cotone e della lana e non rovina la lenza). Oppure usa gli appositi stopper già pre-avvolti nel bastoncino forato (cosa che comunque puoi fare da te con i cotton-fioc).
6 - Galleggiante scorrevole. Io utilizzo un galleggiante a "penna" all'inglese non piombato, dotato di girella e di porta starlight (costruiti da me, anche questi metterò nel sito appena possibile), tarati per 2 gr. Preferisco il galleggiante a penna perchè durante la calata si disimpegna subito dalla lenza madre lasciandola scorrere senza il minimo intoppo. Anche se il galleggiante non è piombato, riesco comunque a lanciare l'esca anche ben oltre la distanza in cui arriva la fionda (ed è quindi inutile usare un galleggiante piombato). Puoi usare comunque altri tipi di galleggiante scorrevole, ma ti sconsiglio quelli che scorrono con il corpo solidale alla lenza o con la lenza che li attraversa: offrono più resistenza allo scorrimento della stessa.
7 - Micro-perline. Le micro perline, scorrevoli, servono per evitare che il foro del galleggiante vada ad infilarsi nello stopper e nel piombo sottostante. La loro misura deve essere la più piccola possibile, appena poco più grande del foro passante del galleggiante.
8 - Torpille. Trattandosi di un sistema scorrevole, non puoi usare i pallini spaccati per zavorrare la lenza, ma un unico piombo scorrevole. L'ideale è la torpille, un piombino piriforme dalla taratura ben precisa che non crea attritto durante la discesa. E' indispensabile togliere il filo armonico di protezione del foro solo al momento di montarli sulla madre, altrimenti il foro si deforma e diventano inservibili.
9 - Tubicino salvanodo in silicone. Da un sottilissimo tubicino in silicone ritagliare una porzione microscopica che servirà a ricoprire il nodo della madre sulla girella, evitando quindi che la torpille vada a battere direttamente sul nodo.
10 - Micro-girella. La girella deve essere la più piccola possibile ma di qualità extra. La numerazione varia da produttore a produttore per indicare la medesima misura fisica. Orientativamente le misure possono essere la N.18 o la N. 22 a seconda del produttore. Ottime quelle cromate della Mustad.
11 - Finale. Il bracciolo dell'amo deve avere la lunghezza delle proprie braccia distese (orientativamente da cm 150 a 170, inutile usare il metro, è più che sufficiente e pratico allargare le braccia). E' scontato che deve essere di ottima qualità. Il diametro che uso io è dello 0.12, ma è meglio non salire per evitare che il filo perda la sua caratteristica principale: la fluttuabilità. Mosso dalla corrente, il filo diventa sinuoso in acqua trasmettendo all'esca gli stessi movimenti attrattivi dei bigattini usati per la pastura.
12 - Amo. L'amo da bigattino deve avere come caratteristica fondamentale la penetrabilità: la sua punta deve essere talmente aguzza da trapassare il bigattino all'istante senza opporre la benchè minima resistenza, pena lo "scoppio" del bigattino che diventa così inservibile. Non indugiate a cambiare subito il bigattino se questo vi "scoppia" tra le mani. Le misure variano dal N. 16 al N.12, il modello ideale è quello "Crystall". Purtroppo la punta "a spillo" di tutti gli ami da bigattino perde la sua efficacia dopo alcune catture, per cui bisogna sostituire gli ami con una certa frequenza. L'innesco va fatto in questo modo: infilate un bigattino "a calzetta" per tutta la sua lunghezza sul gambo dell'amo (che non serve tanto per nascondere l'amo, ma quanto per fare da fermo ai bigattini successivi), poi infilate 2 bigattini a penzoloni subito dietro l'ardiglione (per la "testa" e non per la "coda").

Pasturazione - La pasturazione non deve mai essere massiva ma solo frequente. Ogni 10-15 minuti lanciate un pugnetto scarso di bigattini tenendo conto della corrente (è controproducente buttare i bigattini sul galleggiante se poi la corrente ve li porta via, lanciateli piuttosto sotto di voi se la corrente è favorevole: purtroppo solo l'esperienza vi insegnerà a fare un brumeggio efficace). Durante la "mangianza" aumentate la frequenza ma diminuite drasticamente la quantità (non più di 8-10 bigattini per volta).

Nota: altrettanto efficace è l'innesco col gamberetto vivo, in particolare con quelli di acqua dolce perchè di taglia più piccola. Potete cercare di procurarveli mediante un retino a maglia fitta "raschiando" le banchine dei porti e dei porticcioli, in prossimità di dighe, nell'erba degli stagni e nell'erba lungo le sponde di un fiume a scorrimento lento (oppure fare amicizia con qualche pescatore che usa i bertovelli o i cogolli). I gamberetti del mercato possono andare bene se siete fortunati a trovarli ancora vivi (portatevi dietro un secchiello con l'ossigenatore), mentre quelli surgelati non hanno alcuna efficacia con questo metodo di pesca.

Sul Bigattino - Leggendo i post di questo meraviglioso sito ho avuto la sensazione che i bigattini non siano un'esca molto amata dagli amici calabresi (però potrei anche sbagliarmi). Per quanto riguarda l'impatto ambientale, ormai da anni le riviste specializzate riportano frequenti interviste fatte ad eminenti specialisti del settore: le larve di mosca non sono dannose nè per la salute degli uomini nè per quella dei pesci. Per quanto riguarda il "fanno schifo", la stessa espressione l'ho sentita nei confronti dei vermi. Se proprio l'odore vi è insopportabile, è sufficiente sostituire la segatura con cui vengono venduti con dell'altra nuova (costruirsi un setaccio con della rete di plastica antizanzara e alcune tavolette di legno è semplicissimo). Per contro il bigattino è un'esca efficacissima, di facilissima reperibilità, dal prezzo relativamente contenuto e di relativa buona conservazione per alcuni giorni (io riesco a conservarli anche per 15 giorni usando un vecchio frigorifero messo al massimo: a proposito, la temperatura di conservazione ideale è 0° o  -1° C.). Pensate che la sua efficacia è tale che da noi in Sardegna è diventata l'unica esca da galleggiante (anche se purtroppo i prezzi sono lievitati a 7euro al Kg). Un'ultima cosa: ci si abitua in fretta a maneggiarli senza ribrezzo.

Scusate per l'orrendo disegno, ma è il meglio che sono riuscito a fare.

A disposizione per qualsiasi chiarimento.




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PESCA FORUM BAR / Un aiuto per inserire gli allegati
« on: November 18, 2008, 13:12:11 »
Chiedo perdono allo staff per aver usato questa board per la richiesta d'aiuto, ma nella sezione HELP mi sono perso (o, meglio, non ci ho capito un granchè...) ed inoltre non so quale sia la board da utilizzare per questo tipo di richiesta. Se qualcuno potesse dirmi qual'è...
La mia richieste sono:
- come devo fare per inserire allegati ai miei post (documenti, immagini, video)?
- qual'è la board da utilizzare per domande di questo tenore?
- come si usa la sezione HELP?
Chiedo nuovamente scusa.
Grazie

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ROKFISHING & PESCA DALLA SCOGLIERA / Approfondimenti sul rockfishing
« on: November 17, 2008, 03:02:51 »
Il topic di MOZZO è di grande aiuto per chi non ha mai praticato il rockfishing (come il sottoscritto),  però sarei grato se qualcuno potesse approfondire certi aspetti di questa disciplina. Per esempio:
- E' una pesca stagionale o si può praticare tutto l'anno?
- Quali devono essere le condizioni ideali del mare?
- Come si può determinare la postazione ideale?
- Qual'è il dislivello massimo e quello minimo tra la propria postazione ed il livello del mare oltre i quali è sconsigliato appostarsi?
- Oltre alla canna, al muninello, allo zaino e al pesante secchio col vivo, cos'altro è indispensabile portarsi dietro, tenedo conto dell'ingombro e del peso?
- Un pescatore esperto, di cosa "riempie" lo zaino per non pentirsi di averla lasciato a casa? Mi piacerebbe conoscere nel dattaglio il contenuto dello zaino (o della cassetta) di un "professionista" di questa disciplina.
- Inoltre mi piacerebbe conoscere trucchi e consigli per non restare a mani vuote, specialmente se si sono fatti un paio di kilometri a piedi in un percorso disagiato.
Ringrazio chiunque voglia dedicarmi un pò del suo tempo (e svelarmi qualche segreto...).

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Un saluto a tutti i nuovi amici della Calabria!
Mi sono appena iscritto col nick Nonnoroby (ho 62 anni) e scrivo dalla Sardegna, terra per molti versi simile e meravigliosa come la vostra. Mi sono iscritto a questo sito prima perchè è stupefacente, ben strutturato e completo, secondo perchè, aihmè, in Sardegna non esiste niente di simile.
Spero che mi accetterete come vostro ospite.
Ho iniziato la pesca 50 anni fà con la lenza "a mano" da un pontile vicino a casa, usando sempre come esca la sardina e quegli anni gli rimpiango ogni giorno di più, sia perchè si pescava da pazzi ogni tipo di pesce con pezzature ormai rarissime, sia perchè tutto era più semplice, genuino. Poi sono arrivate le canne e la passione per il galleggiante (bigattino) e più tardi  la passione per il surfcasting. Queste due discipline sono quelle che preferivo, anche se praticavo tutti gli altri tipi di pesca da terra.
Poi ho mollato tutto negli ultimi dieci anni (avevo perso il lavoro, famiglia da mantenere, sempre lavori precari...insomma avevo il morale sotto i tacchi e non avevo più voglia di andare a pescare). Ma ora che finalmente sono in pensione vorrei recuperare sia nello spirito che nella passione quegli anni bui.
Siccome ero stato costretto a svendere tutta l'attrezzatura (dovevo recuperare soldi da ogni parte), devo ripartire da zero sia per riattrezzarmi che per togliermi di dosso quintali di "ruggine" (pensate, il nostro maestro era Sandro Meloni ed ho conosciuto personalmente Paul Kerry e Neil McKellow durante una loro visita in Sardegna). Spero di trovare nel vostro meraviglioso sito tutto l'aiuto che mi sarà necessario a ripartire alla grande o, almeno, a ritrovare l'entusiamo per questa disciplina sportiva entusiasmante.
Di nuovo un saluto a tutti e a risentirci presto.

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