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SURFCASTING / SPIAGGE PROFONDE
« on: May 07, 2013, 15:49:24 »
Capita spesso che anche la più attenta programmazione a tavolino delle nostre battute di pesca non sia poi supportata da un positivo riscontro delle condizioni reali. Ciò non tanto in ordine all’aspetto catture, ai cui risultati negativi siamo magari già abituati, quanto alle condizioni marine che si rivelano molto diverse da quelle che avevamo immaginato. Il problema è che fra il dire e il fare c’è sempre di mezzo Nettuno ed è sempre lui a dettare le regole del gioco. La cosa potrebbe anche apparire di facile soluzione se avessimo a che fare solo con spiagge a bassa energia nel senso che in questo caso, trovandosi di fronte ad un mare un po’ troppo allegro, basta magari spostarsi di un centinaio di metri per trovare una finestra sul cordone ininterrotto del frangente esterno oppure dei canali laterali che rappresentano gli unici punti affrontabili.


Viceversa, in caso di mare troppo spento, con lo stesso spostamento, si può andare a trovare quei pochi riccioli di schiuma residua che possono risolverci la battuta.


La cosa diventa invece frustrante se siamo costretti ad operare su spiagge ad alta energia. Su questi spot spesso le mareggiate ci precludono quei “punti” certi nei quali riponiamo la nostra fiducia come il gradino di risacca e quei primi metri che spesso riservano gradite sorprese. I marosi fanno inoltre scomparire ogni più piccolo riferimento e ci troviamo a tirare la monetina in aria per decidere dove piantare i picchetti. Penso di aver acquisito un minimo di esperienza in materia dovendo, per motivi logistici, bazzicare quasi esclusivamente arenili profondi. Posso affermare che in questi spot il mare, oltre certe condizioni, non paga quasi mai. Ma ciò non significa, come ho già letto e sentito in parecchie occasioni, che non esistono condizioni da surf e che l’attrezzatura specifica diventa superflua. Penso invece che sia proprio in questi spot che ripartite e rotanti dimostrano tutta la loro utilità. Il motivo della sterilità in certe condizioni proibitive risiede proprio nella forza della mareggiata stessa che nelle spiagge profonde è superiore alle spiagge basse anche se la percezione visiva può ingannarci. Molti sono i modi in cui  una mareggiata si può proporre su una spiaggia ad alta energia e, purtroppo, diversi di questi modi diventano impossibili da affrontare anche con le ripartite più potenti, i rotanti più prestanti ed il massimo spirito di sacrificio del pescatore. Un classico esempio è rappresentato dal singolo cavallone che si infrange sulla battigia, tipo questi:
   

le dimensioni di quest’onda possono essere tali che, per affrontarla, dovremmo posizionare le nostre canne sul trespolo del bagnino e se ciò fosse possibile non ci sarebbe zavorra sufficiente a contrastare la potenza di questo muro d’acqua che spazzerebbe via la nostra attrezzatura.
Il cavallone a volte può diventare un tandem. L’altezza dell’onda può anche risultare più bassa ma la sequenza uno-due a breve distanza di queste onde non darebbe tregua alle nostre canne e a noi verrebbe il mal di mare ad ogni affossamento delle cime.


O addirittura un trenino d’onde che farebbero venire le vertigini anche ad un vecchio lupo di mare





rimarcati addirittura da un colorino per nulla invitante delle acque.

A parte i discorsi tecnici, ricordiamoci che la cosa fondamentale è la nostra incolumità per cui, nelle condizioni viste sopra evitiamo temerarietà: col mare non si scherza, lui ci può deridere in qualunque istante.


Giusto per un veloce ripasso, ricordiamoci che la mareggiata diventa proficua quando innesca la catena alimentare e questo semplicissimo assioma vale anche per gli spot ad alta energia. Nelle condizioni viste sopra, a mio modo di vedere, viene invece spazzata via tutta quella che è la prima scia che richiama i pesci più piccoli quindi non c’è l’innesco di questa catena o, quantomeno, avviene fuori dalle nostre possibilità di tiro. Comunque, considerando le condizioni in cui reputiamo che questo fenomeno si possa attuare occorre, anche in questo caso, individuare le rotte e i punti di pascolo dei nostri pesci. Cosa per nulla semplice se vista nel contesto di quanto detto poco sopra relativamente alla mancanza di indicazioni. Ho sentito diverse teorie sul dove piazzare le esche: nel gradino di risacca, a tot metri dalla battigia ecc.. Teorie tutte valide ma, aggiungo io, ciascuna a seconda della condizione che ci si para davanti. Tanto per fare un esempio, non ha senso posizionare le esche a 30 metri se questo tratto è interessato da un cumulo di detriti in sospensione, riscontrabile dalle acque colore pece, così come non avrebbe senso piazzare il calamento nel gradino se su questo si abbatte l’unico grosso cavallone. Ragioniamoci sopra per un momento. Quale pesce è così fesso da stare in mezzo ai detriti che possono riempirgli le branchie fino ad impedirgli di respirare? E qualaltro sarebbe così incosciente da cercare nutrimento nel turbine di un cavallone che esplode sulla battigia? Nessuno penso anche se capisco che sia difficile ragionare come un pinnuto. E qualora il nostro ipotetico amico riuscisse a contrastare la forza dei marosi, siamo sicuri che riuscirebbe a trovare di che cibarsi sul fondo di questo fantomatico gradino? Personalmente ritengo di no. Penso che ognuno di noi, andando al mare per diletto, in presenza di mare un poco mosso avrà notato, stando con i piedi piantati nella sabbia della battigia, il rotolio delle pietre che, di ritorno in acqua ci sbattono sui malleoli facendoci un male cane e la pressione dell’acqua di ritorno che tende a spingerci verso il mare, ebbene questa è l’azione della corrente di ritorno, cioè la corrente secondaria. La corrente primaria, naturalmente è quella che segue la direzione opposta e che dal largo quindi spinge le masse d’acqua verso la battigia. La corrente primaria è quella che solleva la coltre del fondale portando in vista (dei pesci) vermi molluschi ed organismi viventi. Anch’essi poi vengono spinti verso la battigia insieme a pietre e detriti. La corrente secondaria distribuisce questi organismi sul fondale come se provvedesse ad imbandire la tavola per i nostri amici pinnuti. Quindi, in condizioni di mare mosso, ma non esageratamente mosso è legittimo concentrarsi sulla zona che va dal gradino di risacca fino a qualche decina di metri dalla battigia. Quando le condizioni sono più hard la forza della corrente primaria è chiaramente più elevata e, parallelamente anche della secondaria. Ciò comporta che il brumeggio naturale non rimane sotto il cavallone della battigia o nelle immediate vicinanze ma verrà riportato verso il largo finchè la corrente secondaria avrà l’energia per farlo, tenendo sempre presente che le due correnti non sono necessariamente lineari. Ciò non toglie che la corrente primaria possa di nuovo appropriarsi di questi organismi e riportarli di nuovo a riva. Insomma è una partita  a ping pong fra le due correnti finchè gli organismi non vengono depositati sul fondo grazie ad un sopraggiunto equilibrio che annulla le due forze che può essere rappresentato da un tratto di fondale più profondo in cui le due correnti si annullano o dall’esaurimento della forza di una delle due correnti. Il grosso guaio è, come avrete capito, che non è assolutamente semplice individuare questi punti di deposito, a volte direi impossibile. Un piccolo aiuto ce lo può fornire il colore dell’acqua: il punto in cui la superficie cambia tonalità diventando meno scura è indice che qualcosa è cambiato sul fondo.


Per cui, su spiagge ad alta energia, avventuriamoci sempre con condizioni di mare mosso ma legittimamente affrontabili, di cui questi possono essere degli esempi, dalle condizioni più hot








a quelle più soft di piena scaduta




Passando ovviamente per quelle situazioni in cui certe particolarità del fondale manino i segnali indicatori tipici delle spiagge basse.





Sperando, come al solito di non avervi annoiato......alla prossima. calabria

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SURFCASTING ATTREZZATURE / I PIU' BELLI DEL REAME
« on: April 20, 2013, 12:17:32 »
Ovviamente parlo dei mulinelli rotanti maggiormente utilizzati nella nostra disciplina. Appena si viene in possesso di uno di questi gioiellini ci assale sempre un dilemma: portarli a pesca o chiuderli nella vetrinetta in salotto? L'estetica non manca a questi oggetti che possono anche sembrare fragili e delicati ma quando sentono odore di salsedine tirano furi gli attributi e chi è abituato ad usarli lo sa bene.
Vediamo di conoscerne qualcuno, in ordine rigorosamente alfabetico

ABU
partiamo da un antenato, il Mag III dotato di freno magnetico e guidafilo scomponibile durante il lancio. Un gioiellino mai più replicato. Roba di 30 e passa anni fa ma....ci fosse ancora  calabria


ed arriviamo ai nostri giorni con il classico 6500 mag


affiancato dai suoi fratelli

il 6500 premium mag


e l' Hi speed


e chiudiamo con l'avveniristico TSR



Passiamo ora alla Akios, forse la marca più giovane fra le più note ma senza per questo sfigurare.

il 555M3


il 656 SCM shuttle


il 666 shuttle


Passiamo ora in casa Daiwa ed incominciamo con il
mitico Milionnaire 7HT osannato da tutti i surfcaster al mondo. Mulo sempre presente che non tramonterà mai


l'evoluzione della tecnica in casa Daiwa ha portato alla realizzazione di questi gioielli....sempre sulla linea dell'antenato

il 7HT turbo


il 7HT mag, il più apprezzato, ultimamente anche sui campi di lancio


ed il futuristico Mag ST



Cito, non solo per la cronaca (perchè ce l'ho anch'io) ma perchè è un ottimo mulo anche se poco apprezzato ed usato e poi la linea è molto accattivante.
l' Okuma magnetix disponibile nella misura 20 e 30


E chiudiamo in bellezza con i nuovi modelli della mitica Penn. Trattorini dotati di una potenza inimmaginabile, adatti al surf più duro.

il 515 mag2


ed il fratellino maggiore, il 525 Mag2


Spero che questa carrellata vi sia piaciuta ma che abbia, soprattutto, stuzzicato la curiosità e la voglia di cimentarsi con questi gioiellini.


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SURFCASTING / IL COMPASSO
« on: March 09, 2013, 17:13:02 »

E’ già un po’ che faccio mente locale per ricordare se ho tralasciato qualcosa nei miei topic ma mi pare di aver parlato di tutti gli argomenti principali. Ogni tanto però mi viene in mente quella certa soluzione adottata in quella sera particolarmente snervante che ha risolto la battuta e soprattutto calmato i nervi. Sappiamo tutti che nel nostro hobby  e soprattutto nel surf casting una delle cose fondamentali è il riuscire a stare in pesca ovvero cercare di tenere i terminali distesi ed offrire le nostre esche nella maniera più naturale e attraente possibile. Ciò purtroppo non sempre ci riesce e succede che il nostro sistema nervoso traballa quando recuperiamo l’ennesima montatura accartocciata. Le cose si complicano per chi, come il sottoscritto, non ama i terminali corti. Ebbene ve lo confesso, pur riconoscendo le doti del pater noster lo uso pochissimo. Preferisco i terminali lunghi e lunghissimi finchè è possibile. Una valida alternativa allo short ed al pater noster è lo short rovesciato anche se non si può avvicinare ai livelli di tenuta alla turbolenza dei colleghi, specie al PN. Ed ecco che una delle tante sere trascorse sulla sedia a cercare una soluzione all’innumerevole serie di braccioli impiccati sul trave giacenti nel secchio davanti a me, si accende la lampadina e viene fuori il connubio tra short rovesciato e coda di topo. Come mia consuetudine preciso che non mi reputo inventore di niente in quanto ho solo unito le qualità di due soluzioni già esistenti e poi chissà quanti pescatori lungo la penisola, ormai sull’orlo di una crisi di nervi, hanno avuto la medesima idea. Comunque, giusto per la cronaca, avevo anche pensato ad un nome di battesimo: “compasso”. Quella sera lo short rovesciato di tipo convenzionale non mi aiutava: il bracciolo tornava su arrotolato al trave e inservibile. Prima di passare al pater noster ho voluto fare ancora un esperimento e siccome mi piace farmi male ho sostituito il trave da circa 1 metro di lunghezza con un altro da 160 cm. circa. Bracciolo appena più corto, giusto che l’amo vada a sfiorare la girella inferiore. La differenza sta nel nylon del bracciolo che diventa, appunto una coda di topo che potrà essere costituita da circa 120/130 cm di filo più spesso e 30/20cm di filo più sottile, uniti con un bel nodo di sangue. Se la memoria non mi inganna, nella serata in questione avevo unito uno 0.50 con uno 0.30, amo beack n° 2 e grinfione di seppia. Ho avuto solo una botta paurosa in mezzo alla schiuma dei primi metri e un saraghetto che è tornato pimpante in acqua. Ovviamente si farà un attacco superiore, a pochi cm. dal capocorda con la solita sequenza perlina, girella, perlina. Io blocco il tutto con due nodini di power gum e adopero una girellina in acciaio da 20/30kg modello Extreme crane della Tecnofish. Volendo si può inserire un bait clip vicino al piombo ma in questo caso lo trovo superfluo visto che si tratta di una soluzione da ricerca nella schiuma o appena dietro il gradino di risacca. Perché “compasso”? perché dovrebbe lavorare proprio come un compasso. Un’asta che funge da sostegno (il trave) ed appoggia sul foglio (il fondo) con una punta metallica (il piombo). Dalla biforcazione (lo snodo) parte la seconda asta, più sottile, mobile ed inclinabile (il terminale) che si assottiglia all’estremità (la coda di topo) e finisce con il portamina e la mina (l’amo ed l’esca). Nel compasso l’asta scrivente ha il compito di ruotare intorno all’asta d’appoggio descrivendo un cerchio. Allo stesso modo il nostro bracciolo avrà il suo raggio d’azione intorno al trave, spinto dalle correnti. Ovviamente il trave non sarà in posizione verticale ma il funzionamento si avvicina parecchio. Allego uno schifoschema esplicativo precisando che misure e diametri possono essere modificate e personalizzate all’occorrenza, cercando di mantenere i punti forti di questo calamento che sono: attacco rovesciato e coda di topo.



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SURFCASTING / STATISTICHE DI PESCA
« on: January 06, 2013, 00:23:13 »
Quasi tutti gli anni, per mia curiosità, a fine stagione faccio una statistica delle catture consultando i principali siti che si occupano di surfcasting e rompendo le scatole ad alcuni amici lungo la penisola. Quest'anno ho voluto fare una statistica a metà percorso perchè l'annata mi sembra (finora) interessante.  Mi sono limitato alla spigola che rappresenta la quasi totalità delle catture anche se non manca qualche bel sarago, ombrine, gronchi, orate (isolane) e qualche immancabile serra. Ho considerato il periodo novembre/gennaio che d'altronde è il più prolifico ed ho tenuto conto solo degli esemplari da 1 kg. in su pescati in quelle che (personalmente) ho ritenuto condizioni da surfcasting. Quindi, fatto salvo qualche errore di presunzione (mia), ho "catalogato" 50 catture che vanno da, appunto, 1 kg. fino ad oltre i 7,5 kg. Le regioni interessate sono, in ordine decrescente, le seguenti:
Lazio        21 catture
Sicilia       10   
Sardegna   7
Puglia        4
Toscana     3
Campania  2
Marche      2
Molise       1

Questo vuol dire: 40 esemplari per i mari del versante occidentale e 10 per quelli orientali.
Il peso medio più basso va alle catture del Lazio e poi, man mano a salire, Campania, Puglia, Medio adriatico, Sicilia, Toscana, Sardegna ma questo è un dato puramente indicativo essendo molto diverso il numero di catture.
Aspetto molto interessante è quello delle esche dove ho contato ben 22 catture effettuate con i cefalopodi fra i quali primeggia la seppia nelle sue varie architetture (striscia, grinfioni, testa, gonnellino) seguiti dall'americano sempre di generose dimensioni (13 catture) e cannolicchio innescato quasi sempre doppio (5 catture) seguiti nell'ordine da bibi, tranci, inneschi misti e, udite udite, arenicola. Le taglie più grosse le hanno comunque regalate la seppia e i cefalopodi.
Altre notiziole tecniche:
Piombi: da 150 a 250 grammi, forma più usata: piramide.
Diametro medio del bracciolo impiegato: 0.40
Amo prevalente: Beak dal n° 4 al n° 3/0 con predominanza del n° 1. Pochi aberdeen zerati.
I calamenti sono risultati catturanti nel seguente ordine:
Long arm/long rovesciato : 31 catture
Short rovesciato: 11 catture
Short arm: 5 catture
Pater noster/doppio short: 3 catture
La quasi totalità dei calamenti si è affidata al piombo fisso.
La maggior parte delle catture è avvenuta in scaduta anche iniziale. Alcune in fase montante e poche in piena mareggiata.
Questi sono solo numeri, dati e considerazioni parziali perchè, ovviamente, chiunque cattura una spigola non necessariamente va a reportarla su un forum di pesca ma a mio giudizio sono dati che possono essere rappresentativi e soprattutto indicativi sul come, quando e dove poter avere successo.
Avrete notato che dall'elenco manca la nostra regione? Eppure regioni limitrofe hanno regalato bei numeri.
Il mio scopo ultimo è comunque quello di spronare ancora una volta tutti i pescatori calabresi ad abbracciare la via del surfcasting. Non voglio pensare che le spigole passino al largo dalle nostre coste ma solo che c'è un certo intorpidimento negli arti e nella testa di parecchi pescatori dello stivale. Eppure, leggendo i topics di questo Forum, sarebbero in tanti a fare surfcasting. C'è ancora tempo per rimediare, la stagione del surf è ancora lunga  calabria

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ATTREZZATURE PESCA PROVE E CONSIGLI / CATALOGHI DAIWA 2012
« on: December 15, 2012, 11:54:41 »
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PESCA FORUM BAR / AUGURONI
« on: November 04, 2012, 00:02:36 »
Cari PEPPINO ed ENZO, vi accomuna la passione per la pesca, condividete il compleanno ed avete la stessa fede calcistica, vi meritate quindi questa prelibatezza


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                                            A U G U R O N I

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LE RICETTE DEL FORUM / PASTA CON SUGO ALLE MELANZANE
« on: September 10, 2012, 15:08:50 »
Ieri ho fatto questo piatto che mia madre puntualmente mette in tavola quando vado a trovarla. Ovviamente il gusto non è mai lo stesso dei piatti fatti nella madre patria calabria E' un pochino laborioso ma vi garantisco che ne vale la pena.

Occorrente per 4 persone:
300/350 gr. di pasta tipo penne, mezze maniche ecc.
1 grossa melanzana di quelle nere lunghe
Kg 1,2 di pomodori maturi da sugo
cipolla, aglio, peperoncino, qualche foglia di basilico.
farina
olio di semi, olio evo
formaggio grattugiato (misto parmigiano e pecorino)
mollica di pane sbriciolata e tostata in padella

Lavate ed asciugate la melanzana, tagliatela a fette di 1 cm. circa e cospargetele di sale. Lasciarle riposare una mezz'oretta per farle perdere il liquido amaro.
Nel frattempo preparate un trito di cipolla, aglio e peperoncino che farete appassire in qualche cucchiaio di olio evo e poi aggiungete i pomodori precedentemente sbollentati, spellati e privati del torsolo. Schiacciateli un pochino con un mestolo e fate cuocere. (Se volete fare in fretta utilizzate una bottiglia di passata rustica di pomodoro.)
Riprendete le fette di melanzana, passatele nella farina e fatele friggere in una padella antiaderente con un filo di olio di semi. Bastano pochi minuti per renderle croccanti dopo di che adagiatele su un foglio di carta assorbente, tagliatele a pezzetti e mettetele da parte.
A metà cottura passate i pomodori con il mini pimer e poi aggiungere le melanzane e fate cuocere ancora una decine di minuti o comunque fino a che il sugo spara i getti come una solfatara ;D. A fuoco spento regolate di sale e pepe, aggiungete qualche foglia di basilico sminuzzata, abbondante formaggio grattugiato, ed una manciata di pane tostato. Condite la pasta scolata al dente e buon appetito.

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PESCA FORUM BAR / CIAO GATTONE
« on: August 31, 2012, 15:50:12 »
Tanti di voi non l'hanno mai visto e sentito perchè non faceva parte di questa famiglia ma faceva  comunque parte della grande famiglia dei Pescatori. Ho avuto il grande onore di di conoscere il Gattone, nomignolo col quale è conosciuto, e di pescarci insieme in qualche occasione e ho avuto modo di apprezzare le qualità del Pescatore con la p maiuscola e dell'uomo e sento il bisogno di rendergli omaggio anche qui.
Ciao Oreste, son sicuro che le onde ci saranno anche lassù.

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LE RICETTE DEL FORUM / Tagliolini al limone
« on: August 05, 2012, 17:18:17 »
Li abbiamo fatti e gustati proprio oggi. Sono freschi e leggeri quindi nulla di meglio per gustare un primo piatto con questo caldo.

Occorrente per 4 persone:
400 gr. di tagliolini freschi
30 gr. di burro
100 ml di panna da cucina
1 grosso limone non trattato
qualche foglia di menta fresca
parmigiano q.b.
sale q.b.

In una capiente padella antiaderente mettete il burro e fatelo sciogliere a fiamma bassissima, aggiungete poi la panna e mescolate sempre a fiamma bassa, aggiungete qualche foglia di menta fresca fineme3nte sminuzzata, unite la scorza del limone grattuggiata (solo la parte gialla), regolate con abbondante sale e levate dal fuoco. Nel frattempo avrete messo sul fuoco l'acqua per la pasta dentro la quale avrete inserito poco meno di mezzo limone utilizzato per la buccia. Scolate i taglierini un minuto prima della loro giusta cottura e metteteli in padella. Fateli saltare per un minuto aggiungendo un paio di cucchiai di succo di limone e del parmigiano grattugiato. Stemperate con l'acqua di cottura perchè i tagliolini col burro, panna e formaggio tendono ad appallottolarsi ed asciugarsi divenebdo immangiabili. Impiattate e guarnite ogni piatto con qualche sottile fetta di limone e................
 Buon appetito.

P.S. se fate i tagliolini in casa, aggiungete all'impasto metà ed anche più della scorza di limone grattugiata

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PESCA FORUM BAR / CARTA DI CREDITO
« on: July 06, 2012, 18:48:32 »
Ciao ragazzi, vi racconto quello che mi è capitato soprattutto per conoscere le vostre esperienze e rimedi in merito. Dunque, posseggo una Visa Postepay da diversi anni che ho sempre usato con oculatezza per gli acquisti in rete. Nei momenti di inutilizzo ci ho sempre lasciato sopra pochi centesimi e non ho mai avuto problemi.
Alcuni giorni fa incontro un conoscente che doveva rimborsarmi poco meno di 300 euro. Non avendo dietro il codie iban del mio conto gli dò gli estremi della postepay. Il giorno dopo prego mia moglie di andare a prelevare la somma perchè non mi fido molto di queste carte. La consorte riesce ad andare al postamat solo due giorni dopo e, amara sorpresa, scopre che sono stati fatti tre pagamenti on line per 250 euro. Vado più a fondo e scopro che i pagamenti erano indirizzati a "Match line" che ad un più attento esame si rivela il sito di scommesse SISAL.
Mi chiedo, come è possibile riuscire ad arrivare al numero di carta e codici relativi. A voi la parola

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PESCI & CATTURE / [SURFCASTING] CATTURE
« on: November 20, 2011, 21:38:52 »
"SCHEDE CATTURE" [SURFCASTING]  

Da questa data in poi, ogni utente dovra' inserire in questo thread, la propria "SCHEDA CATTURA", in questo modo avremmo piu' ordine nelle catture e una sorta di galleria che tutti potranno utilizzare come punto di riferimento per eventuali informazioni.

In questo thread, non saranno tollerati commenti di nessun genere, saranno accettati solo i complimenti per mezzo dell'apposito tasto.

Tutti i commenti saranno eliminati sistematicamente dai Moderatori di sezione senza nessun preavviso.
Per eventuali domante tecniche esistono sezioni piu' appropriate o i "thread personali”, visibili nella sezione Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login


Prima di postare una scheda cattura, leggere il Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

Ecco un piccola scheda da utilizzare come riferimento per l'inserimento della cattura:


FOTO CATTURA Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

preda: .........
località: ........
data e orario: ........
attrezzatura: canna ........, mulinello:........
lenza madre: ........,  finale ........, amo n°: ......., piombo gr.: .......
esca: ........
fase lunare: ........
marea: ........
condizioni meteo/marine: ........
note: ........

per il report cliccare sul LINK .......(inserire il link al report del thread "personale")

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SURFCASTING / SINTOMI STAGIONALI
« on: September 17, 2011, 13:03:54 »
Qualche giorno fa c’è stata una giornata isolata di brutto tempo, pioggia, vento e poi un forte temporale: una giornata da starsene tappati in casa anche se siamo ancora in estate.
Mia moglie vede quest’anima in pena e, probabilmente per evitare l’incisione di un solco sul pavimento, mi dice: “vai a fare un po’ di spesa così ti calmi”. In pochi minuti sono già all’ingresso dell’ipermercato, previo passaggio fuorimano sul lungomare, e spingendo il carrello incrocio lo sguardo, ricambiato, di un tizio dai capelli e barba grigia. Mi fermo e penso: ma io questo lo conosco. Realizzo in pochi secondi che si tratta di un mio carissimo amico che non vedo da diversi anni e con il quale ho condiviso alcune gioie e parecchi dolori del surfcasting. Giro immediatamente il carrello e quasi mi scontro con il suo che, evidentemente, ha avuto il medesimo flashback. Abbracci, saluti, baci e finiamo seduti al tavolino di un bar. Ci raccontiamo velocemente le nostre cose della vita per finire immancabilmente a parlare di pesca, argomento che ci tratterrà per oltre un’ora. Gli dico che è cambiato parecchio tanto che ho stentato a riconoscerlo. Mi dice che ha avuto gravi problemi di salute e che il surf ormai è un ricordo solo blandamente lenito da qualche tecnica in acqua dolce ma l’attrezzatura è sempre lì in garage, lustrata puntualmente come un cimelio. “Vedo che anche tu esci con la pioggia come le lumache” gli dico. “Sai, mi risponde, i sintomi della malattia non sono mai scomparsi e come ogni anno, anche se non pratico più, mi sveglio dal letargo estivo quando viene il primo acquazzone”. La malattia ovviamente è il surfcasting.
Avrei dovuto proporre la registrazione della nostra conversazione, avrebbe certamente trasmesso concetti e sensazioni difficilmente commutabili in frasi scritte. Fra le altre cose si è riproposto il dilemma che ci ha sempre tediato: cos’è il surfcasting? Abbiamo filosofeggiato sull’argomento con la saggezza di qualche anno in più sulle spalle e, stavolta, la risposta è stata unanime: è una malattia.
Come per tutte le malattie anche il surf ha dei sintomi e delle cure.
Quali sono i sintomi? Uno di questi è stagionale e psicofisico: ai primi caldi l’organismo comincia ad assopirsi, l’innalzarsi della temperatura dà fastidio e si manino segni che vanno dalla totale apatia all’irascibilità. In sostanza il surfcaster cala in una specie di letargo che varia a seconda dell’andamento climatico stagionale. Si affronta qualche battuta di PAF ma sempre con spirito distaccato e di insoddisfazione. Di punto in bianco, quando il calendario segna che l’estate è agli sgoccioli, magari con il riscontro di qualche bel temporale ed un sensibile calo delle temperature, ecco che il bradipo che si era domiciliato nel suo corpo comincia a cambiar dimora. Comincia a sorridere, riacquista energia, scambiata per nervosismo dai familiari, fino a diventare iperattivo. Comincia a fare il giro delle spiagge calpestando nuovamente la sabbia, ammirando le sfumature dell’acqua e i primi riccioli bianchi sulla battigia. Quello che per qualche mese è stato per lui solo un ammasso informe liquido ora ricomincia a diventare il suo amico/nemico mare. L’apoteosi lai raggiunge se si trova ad ammirare la prima mareggiata stagionale: le mani si stringono intorno ad un immaginario pedone ed il pollice è teso nell’atto di bloccare con forza la bobina del rotante. Si ritrova inconsciamente a mimare i movimenti del ground accorgendosi solo dopo diversi lanci “chilometrici” che non è solo in spiaggia e che gli altri presenti picchiettano con l’indice sulla tempia.
Un altro sintomo è collegato alla costanza. Si sa che dei famigerati cappotti, un surfcaster che si rispetti, ne ha armadi pieni eppure non arriva mai uno scoramento totale, alla voglia di buttare tutto alle ortiche. Immancabilmente ogni volta che ripone le canne nel fodero analizza la battuta appena conclusa e cerca di trovare eventuali errori promettendosi che la prossima volta vi si porrà rimedio. Tutto questo fa si che durante il viaggio di ritorno a casa non si lecca le ferite ma cominci già a riempirsi di energia per la prossima uscita. 
Questa patologia spesse volte è travisata dagli altri pescatori, specie da chi si dedica alla pesca a fondo generica. Il surfcaster viene spesso tacciato di snobismo, esibizionismo e manie di superiorità. Viceversa, nel pescatore “normale” a volte si genera una sorta di ipocondria ed egli stesso crede di essere affetto da questo male: il solo fatto di usare una canna da 200gr. ed il misurarsi con un mare un po’ movimentato che reputa da surf, genera in lui l’intima convinzione di essere un surfcaster a tutti gli effetti, ma alcune indicazioni quali ad esempio la bobina del mulinello riempita con lo 0.20 o le numerose scatole di arenicola che si porta dietro, lo ricollocano subito nel suo recinto.
Il surfcaster è spesso affetto da altre patologie. Fra queste ricordiamo la bronchite stagionale o cronica, problemi articolari e reumatismi vari derivanti dall’esposizione al freddo, vento e pioggia. A queste aggiungiamo una perenne secchezza e ruvidità della cute specie delle mani e del volto.
Comunque, a ben vedere, non tutta la sintomatologia è di carattere negativo. L’esercizio costante di questa disciplina contribuisce a far sviluppare nel surfcaster alcune qualità particolari sia di ordine fisico che intellettivo. Osserviamo infatti spesso un aumento della resistenza fisica alla fatica ed alle avverse condizioni meteorologiche. Sviluppa poi un senso di padronanza dell’ambiente circostante grazie al quale difficilmente si fa cogliere dal senso dell’impotenza: quando è costretto a deporre le armi è sicuro, in cuor suo, che nulla avrebbe potuto fare di più oltre quello che ha fatto. Impara inoltre a controllare i propri istinti e prima di buttarsi nella tenzone valuta, studia, analizza, programma e mette a punto le sue strategie. Questa pignoleria lo porta spesse volte a girovagare per chilometri e chilometri prima di fermarsi su quella spiaggia che gli fa scattare la molla, accontentandosi a volte di quei pochi riccioli avvistati in lontananza. Attività queste coadiuvate, nei giorni precedenti, da un altrettanto meticoloso studio delle previsioni meteo, fasi di marea e lunari.
Ho cercato di sviluppare, impostando in maniera semiseria, i discorsi fatti con il mio amico ma vi posso garantire che la sostanza del discorso è più che seria ed i riscontri sono palpabili nell’intimo di chi ha veramente nel sangue questa disciplina. Riscontri fatti appunto di sensazioni, coinvolgimenti e sentimenti che si sentono dentro di se e spesso è difficile esternare.
Se anche voi avete il timore (speranza) di aver contratto questa malattia e riscontrate i sintomi descritti (qualcosa mi è sicuramente sfuggito), permettetemi di indossare il camice da dottore e consigliarvi l’unica cura possibile: AEROSOL!!! Ovviamente fatto con acqua di mare nebulizzata dalle onde che da qui a poco cominceranno a frangersi sulla battigia.

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iniziamo con il report,
ma prima è doveroso, un
GRAZIE di cuore a tutti gli SPONSOR










Sono le 10.45 del giorno dopo e nessuno dei partecipanti ha dato ancora segni di vita. Non oso pensare a cosa possa essere successo  ;D . Qualcuno si svegli, chi non ha avuto la fortuna di essere presente attende famelico calabria

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ITINERARI HOT SPOT DI PESCA / VALLE GESSO
« on: June 30, 2011, 01:49:23 »
Domenica scorsa ho fatto una breve gita in Piemonte, provincia di Cuneo. Il cuore del parco naturale delle Alpi marittime, ai confini con la Francia. Lo so che è molto lontano dalla nostra "madrepatria" ma le località sono incantevoli e ho pensato di rendervi partecipi con qualche foto soprattutto per la ricchezza di acque di tutti i generi, da quelle termali, a quelle minerali ma soprattutto per quelle da pescare. Laghi e laghetti da bassa ad alta quota, fiumi, torrenti e ruscelli che hanno solleticato e risvegliato il mio istinto di trotaiolo ormai in letargo da anni. Mi spiace solo che ho dei problemi a scaricare gli scorci più interessanti di alcuni torrenti. Se ci riesco aggiungo nei prossimi giorni. Un tratto di un torrente molto interessante (che avrebbe fatto la gioia di FLY & CO.) non ho potuto fotografarlo perchè bisognava attraversare un'area picnic attrezzata dove ti facevano pagare anche il solo ingresso. Non siamo riusciti a fare nemmeno una delle innumerevoli escursioni a piedi con possibilità di ammirare la fauna locale quali marmotte, stambecchi, camosci, lupi ecc. in quanto i pargoli si sono "cementati" in un parco giochi e non si sono più mossi, quindi ci siamo limitati ad un'escursione fra i 900 e 1700 metri.

Eccovi un campionario di immagini

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Un anello di una mia canna in due pezzi è legato con un nastro particolare. E' un prodotto strano che al tatto sembra quasi un tessuto ma è molto tenace ed anche con un paio di giri l'anello non si muove di un millimetro. In più è possibile staccarlo rapidamente e riattaccarlo senza problemi. Ho cercato a lungo, invano, questo prodotto e nemmeno alcuni miei amici più esperti che lo conoscono hanno saputo fornirmi l'esatta denominazione commerciale.
Pensavo che un simile prodotto potesse tornare utile in caso di un anello saltato mentre siamo a pesca o se volessimo cimentarci nell'anellatura provvisoria di una canna o del semplice montaggio di un portamulinello a slitta
 Ebbene, qualche giorno fa, guardando nei cestoni di un noto discount trovo un nastro che all'apparenza sembrava essere il solito nastro isolante: 19mm di larghezza per 3 mt. di lunghezza, nero ma guardando meglio la superficie sembrava quasi una trama di un tessuto. Leggo la denominazione:
 NASTRO AUTOAMALGAMANTE.
Decido di prenderlo, il costo è irrisorio e al limite finirà insieme agli altri acquisti errati fatti nel tempo. Arrivato a casa mi fiondo in garage dopo aver fatto una ricerca su internet e senza mezzi termini provo ad applicare un portamulinello a slitta su uno spezzone di canna. Risultato sorpendente: la slitta sembrava saldata. Ho montato un mulinello e ho provato a sradicarlo ma non si è mosso. La parte adesiva del nastro è coperta da un film di plastica che viene rimosso prima dell'uso. Il nastro assomiglia alla para che usavano i gommisti per vulcanizzare le camere d'aria. Non sporca, non si appiccica. Il collante sembra inesistente ma attacca eccome. Dalle caratteristiche sulla confezione il nastro è utilizzato anche per rivestimenti di cablaggi e parti elettriche oltre che per la riparazione di manicotti e quant'altro. Isola dall'umidità, non patisce i raggi UV come i normali nastri isolanti. Insomma l'ideale per le canne che sono sottoposte proprio a questi fenomeni. In pratica ho fatto un giro intorno allo spezzone di canna, ho appoggiato sopra la linguetta del portamulinello, poi ho teso con forza il nastro e ho fatto due giri sulla linguetta, tagliandolo alla fine con le forbici. Il nastro non necessita di essere scaldato, basta solo tirarlo e tagliare di netto. La larghezza poi è l'ideale per questi usi. Magari non sarà lo stesso che stavo cercando, ma i risultati, almeno con questa prima prova, sono ottimi. Provare per credere.
P.S. spero di non aver scoperto l'acqua calda

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PESCA A FONDO / P.A.F. - settori e strategie
« on: June 21, 2011, 09:23:31 »
Tornando a casa dopo una battuta di pesca a fondo con il secchio desolatamente vuoto o pressoché tale, ciascuno di noi si pone la solita domanda: cosa ho sbagliato? A parte la crisi ittica che accomuna i nostri mari, lo scrupolo di non aver fatto tutto per benino ci assale comunque. Personalmente riesco ad andare poco a pesca (sigh!) ma qualche battuta veloce ed in solitaria in questi ultimi mesi sono riuscito a farla ed il risultato è sempre quello: una max due mormore, un’oratella, qualche immancabile pagelletto e stop. In queste poche uscite ho frequentato solo due spot, sia per mancanza di tempo che per difficoltà di accesso alle spiagge causa stagione balneare ma, se non altro, sono riuscito a trovare condizioni meteomarine diverse: dalla piatta totale al mare poco mosso, dal vento forte al calo di pressione, tuttavia senza riscontrare differenze sostanziali. Scambiando qualche chiacchiera con il vicino di turno le considerazioni sono sempre le solite: l’acqua è ancora fredda, la stagione è in ritardo, ormai non c’è più niente ecc. Solo l’ultima affermazione mi trova in parte concorde nel senso che fino ad una decina d’anni fa ti capitavano quelle sere in cui tiravi su diverse ciabattone di mormore portandoti a casa un secchio al limite del consentito di legge. Le altre considerazioni mi fanno semplicemente sorridere. Di indole sono un incallito ottimista e mi piace pensare che le nostre acque non siano divenute ormai un cimitero ma, piuttosto, attribuisco gli scarsi risultati ad una serie di congetture diverse e magari alla concomitanza delle stesse. Vi dico sinceramente che quando arrivo, sacca, secchio e zaino in spalla sulla spiaggia prescelta, in condizioni di mare calmo, vado sempre in crisi. La mancanza di qualunque riferimento mi mette in ansia e finisco per scegliere il posto più comodo e più vicino alla macchina. Immancabilmente rimpiango le battute a surfcasting dove un minimo di ragionamento, giusto o sbagliato che possa poi rivelarsi, lo metti in atto. Ma in condizioni di PAF è possibile effettuare una programmazione ed adottare delle strategie?. Se devo essere sincero propendo per il no eppure, sotto sotto, mi piace pensare che anche per questa tecnica qualche mossa che possa migliorare i risultati ci possa essere. In tanti anni di pesca mi è capitato varie volte, ed è capitato certamente anche a voi, che il nostro compagno di serata abbia continuato a pescare con una frequenza incredibilmente superiore alla nostra. Altre volte siamo stati noi ad essere baciati dalla fortuna ma, andando a verificare le strategie di pesca, non abbiamo rilevato alcuna differenza con il nostro collega: stessi calamenti, stessa esca, stesse distanze. Abbiamo scrutato il bagnasciuga ed il tratto di mare antistante le nostre postazioni, ma nulla: identici come due fratelli siamesi. L’indice viene quindi inesorabilmente puntato sul fattore “C” (leggasi fondoschiena). Ma, se vogliamo proprio attribuire un intervento della sorte dobbiamo farlo in termini oggettivi e non soggettivi. Mi spiego meglio: la mia fortuna è stata quella di essermi inconsciamente posizionato proprio in quel posto non perché la dea bendata abbia indirizzato il branco di mormore davanti alle mie esche a prescindere dalla postazione scelta. Non sto dando i numeri ma semplicemente valutando che se sono qui da due ore a guardare le cime immobili delle canne,  posso decidere di spostarmi 50 metri più in la. In definitiva è il pescatore che deve capitare sul branco di pesci e non è il branco che va a mettersi sotto le canne del pescatore. Valutando aspetti meno empirici, quali fattori possono influenzare la scelta della nostra postazione? Io ci metterei in primis la vicinanza di una foce. Per esperienza diretta ho potuto notare che posizionandosi ai confini di espansione della corrente di acqua dolce proveniente dal fiume potremmo sperare in qualche risultato in più. Gli sparidi non sono insensibili a queste promiscuità d’acqua ma non amano addentrarsi nell’occhio del ciclone come fanno le spigole. Quindi i punti migliori sono quelli estremi che l’acqua dolce va a lambire. In mancanza di sbocchi d’acqua dolce dovremo andare a ricercare altri indizi. Se ci troviamo su fondali bassi potremo avere la fortuna di imbatterci in qualche ricciolo di schiuma che denota la presenza di un cordolo di sabbia o di una secca e questo sarà un punto da prediligere. Su spiagge profonde potremo scoprire dei punti propizi osservando le variazioni cromatiche del fondale oppure individuando dei banchi di posidonia  e lanciando nelle vicinanze. Anche se ci troviamo di fronte ad un mare forza olio, una cosa da non tralasciare è quella di “saggiare il fondo”. Perderemo qualche minuto di tempo ma qualche volta può valerne la pena. Basta lanciare con il solo piombo alla massima distanza raggiungibile, mettere la canna di lato e parallela alla spiaggia e recuperare lentamente con brevi intervalli. Con questa operazione potremo avere diverse risposte. Se sentiamo saltellare il piombo avremo un fondo “ondulato” e chiuso e potremo fare la prova del nove mettendo la canna sul picchetto e cercare di mettere la cima in tensione: ci accorgeremo che il cimino tende ad allentarsi dandoci la sensazione di aver perso il piombo. Questa è una postazione da evitare. I nostri amici pinnuti, mormore in primis, grufolano infilando il muso nella sabbia ma in questo caso si troverebbero davanti ad un fondo compatto che non si presta allo scopo.
Se il piombo viene recuperato uniformemente e con un certo “grip” il fondale è aperto e soffice e può farci ben sperare. Se durante il recupero ci imbattiamo in un “blocco” comunque scavalcabile con un richiamo della canna, è un altro punto da tenere in considerazione perché potrebbe equivalere ad un cordolo di sabbia dove è probabile il deposito di sostanze nutritive.
Se il recupero del piombo, inizialmente fluido, diviene pesante e all’arrivo il nostro calamento è coperto da alghe morte, è segno che siamo passati sopra un tappeto. Ciò non è controproducente se abbiamo l’abilità di posizionare l’esca poco prima dell’accumulo detritico oppure pescare addirittura al suo interno adoperando un bracciolo flotterato ed attaccato piuttosto in alto rispetto al piombo. L’unica accortezza, in queste situazioni, è quella di non far "camminare" il piombo per evitare che l’esca venga nascosta. Quindi dopo il lancio recuperiamo il filo in eccesso limitandoci a mettere la cima in leggerissima tensione.
Quali ultime raccomandazioni ci sono quelle di ricorrere alla “trainetta”  che stimola la curiosità dei grufolatori e, specie se ci troviamo in spiagge profonde, di sondare i primi metri: anche a mare calmo i nostri amici potrebbero essere sotto i piedi.
Se nessuno di questi espedienti dà i suoi frutti allora non ci resta che affidarci al solito fattore “C”   calabria

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PESCA FORUM BAR / PASSIONI...VINTAGE
« on: May 13, 2011, 00:53:41 »
Girovagando per il web alla ricerca di un’informazione, mi imbatto in un sito di moto d’epoca.
Penso che tanti di noi, oltre alla pesca, coltivino altri hobby.
L’altra mia grande passione, in gioventù, è stata quella delle due ruote, fuoristrada nello specifico. Un sentimento, a detta di amici e conoscenti, smodato e quindi grande è stata la commozione nel rivedere questi gioielli di anni or sono che all’epoca mi facevano perdere le bave. Il tempo passa, gli amori si sopiscono, sempre pronti a risvegliarsi, prepotenti, quando meno te l’aspetti. Ho fatto una carrellata di ciò che è passato sotto il mio posteriore e volevo condividere con voi queste emozioni sperando di riaccendere i ricordi di chi ha qualche annetto sulle spalle come me e ha condiviso le stesse passioni.

Cominciamo con il mitico CIAO, eccolo qua anche se il mio era giallo.

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 Mio padre me lo fece tenere poco optando poi per il più robusto BOXER sempre di casa Piaggio, il mio era proprio così.

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Non avevo ancora 14 anni e mi limitavo a girare nei cortili e nei garage.
La mia passione era smodata anche se ero un ragazzino ed il mio obiettivo era una moto con le marce.

Il passo fu breve ed allo scoccare dei 14 anni eccomi a cavallo di una fiammante GILERA 50 5V Trial.

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Non ho mai capito il perché di questo nome visto che si trattava di un motorino da enduro.
Ovviamente rimase di serie per poco tempo e poi cominciai a truccarlo e ritruccarlo.
Mi accorsi da solo che l’appetito vien mangiando e cominciai a scalpitare di nuovo.
Il mio sogno era quello di fare le gare e nell’attesa riempivo la cameretta con poster dei campioni dell’epoca e divoravo tonnellate di riviste. Cominciai inoltre a procurarmi casco, guanti, occhiali, pettorina, stivali ecc.
Fu così che al gilerino si affiancò il fratellino più grintoso: il Gilera 50 enduro. Già quasi assettato per le gare ma in condizioni non proprio ottimali ed infatti erano più le volte che mio padre doveva venire a recuperarmi per gli sterrati sulle colline del paese.

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Intanto arrivai ai 16 anni e fu subito patentino A e con questo fu d’obbligo un 125. Tanto per non uscire dal seminato recuperai un vecchio Gilera 125 Regolarità. La poverina non era messa troppo bene ma contribuì a farmi fare le ossa e da lì a poco defunse definitivamente.

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Cambio marca e arrivo in casa Aspes con un Hopi 125 regolarità. Rispetto al Gilera non c’era paragone: d’altronde c’erano tanti anni di differenza fra le due. Il mio aveva il serbatoio azzurro. I primi approcci furono terribili vista la differenza di potenza con il vecchio Gilera, ma poi riuscì a stare in sella.

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Con i 18 anni arriva la patente B e quindi l’ulteriore salto di categoria. Dopo tanti sacrifici e rinunce arriva quella che per me è stata una delle moto che mai più saranno replicate: la MAICO 250 GS. Un trattore che spesse volte mi ha fatto sudare sette camicie. La mia aveva il serbatoio giallo. Sono ancora innamorato di questa moto perchè è stata una sfida fra me e lei. Prima di diventare amici mi ha rotto le ossa ma mi ha insegnato ad andare in moto.

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Comunque tenete conto che mio padre aveva una concessionaria Piaggio ed altre marche. Devo anche dire che la maggior parte delle due ruote che ho posseduto erano usate, altrimenti l’avrei mandato sul lastrico. Questo revival è stato anche un modo per pensare con commozione a mio padre: il poverino ha dovuto girare per tutta la penisola per assecondare le mie passioni. Addirittura una volta mi ha portato con se mentre andava a Milano fermandosi un giorno in Toscana per farmi assistere ad una prova di campionato.

Per quanto riguarda l’attività agonistica purtroppo c’era un veto da parte dei genitori.  Devo dire che nella mia provincia non si svolgevano manizioni del genere (tanto per cambiare) se non negli ultimi anni ma mio padre riteneva il motocross troppo pericoloso. Siamo arrivati ad un compromesso: l’enduro (allora si chiamava regolarità) che, secondo lui, era più soft. Ed infatti ho partecipato ad un paio di competizioni a livello locale prima che, per le circostanze della vita, ho abbandonato tutto.
Spero di non avervi annoiato
                                                                  

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PESCA FORUM BAR / UN PO' DI BUONUMORE
« on: May 12, 2011, 13:55:00 »
Attingendo dalla cultura dei nostri amici partenopei, ecco alcune perle.

Ospedale a Napoli. Il paziente al dottore:
 "Dottò, ma l'operazione di
appendicite è pericolosa?"
"Macché. Solo a uno su mille succede qualcosa."
"Dottò ! e diciteme …. a che nummero stamm?“

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Il controllore del pullmàn dopo aver osservato attentamente il biglietto di
un viaggiatore napoletano: "Ma questo biglietto è di ieri!"
"Azz. .. E tu mò te ne vieni?"

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
un uomo in volo verso new york è seduto accanto ad una stupenda mora. ad un certo punto si accorge che la donna sta leggendo un manuale di statistica
sessuale. incurosito chiede di cosa si tratti.
la donna: è un libro molto
interessante, lo sapeva che gli arabi hanno il primato della lunghezza del
pene, mentre ai napoletani spetta il record del diametro? a proposito non
ci siamo ancora presentati, io sono janet e lei?
 e lui: piacere, mohammed
esposito...

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Na femmena sta facenne ammore comme a 'na pazza, all'improvviso suona o cellulare e lei:
-si si , ok ...ok nu te preoccupa' divertiti
- e lui: ma chi era?
-era mariteme che mi ha detto che faceva chiu' tarde pecchè si stava bevendo na birra cu tte.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Sul Bus a Napoli
un delinquente sale sull‘autobus :
- Fermi tutti, questa è una rapina !

Un passeggero:
- Maronna che paura! Pensavo che era il controllore.

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
La moglie torna a casa all'improvviso e trova il marito a letto con un'altra. Approfittando della sorpresa lo immobilizza, riesce a portarlo in garage, e gli blocca il pisello dentro una morsa, chiusa con un lucchetto. Poi va in cucina e torna con il coltellaccio da macellaio.
- Ehi, ma che cazzo stai facenne??mica mo' vuo' taglia'?!?
- No, caro, to tagli da solo, perché sto p'appiccia' o garage


.......Segue

39
PESCA FORUM BAR / LA LIGURIA E' COSI'
« on: April 11, 2011, 14:02:48 »
Dopo mesi e mesi di astinenza finalmente intravedo la possibilità di una pescata. Sabato compro un pò d'esca: americano e bibi ai quali aggiungo qualche cannolo congelato. Finalmente la prima domenica di bel tempo, per quasi tutta la settimana al nord si è quasi boccheggiato meno che in Liguria. Qui occorreva ancora la giacchetta e al mattino e alla sera una sinistra nebbiolina rendeva surreale l'atmosfera. Credo sia dipeso dall'evaporazione dell'acqua del mare, ancora freddina, che al contatto con i primi raggi solari davvero infuocati, ha creato questi fenomeni. Comunque, moglie e figli vanno in campagna dai nonni. Non senza problemi visto che il grandicello è stato caricato di peso in macchina.
Ormai è abbastanza tardi e decido di mangiare qualcosa e poi avventurarmi. Mi fermo su una delle passeggiate del lungomare a vedere la situazione: acqua cristallina tanto da contare pietre e alghe a decine di metri, risacca da due millimetri e mezzo e moto ondoso al pari di un lago vulcanico. La frenesia piscatoria era comunque così forte che avrei pescato anche in una pozzanghera post temporale. Meno male che ho impostato tutto sul light: canne tele, muli fissi e una borsetta con pochi accessori dentro.
Mi soffermo ancora un momento e solo ora mi rendo conto di tutta quella fauna variopinta che occupa ogni angolo della spiaggia: schiene bianche cadaveriche, palloni che volano in aria, bambini vociferanti, coppiette abbracciate. Ma come, siamo al 10 di aprile, le spiagge dovrebbero essere ancora nostre. Lo sgomento si impadronisce di me e nemmeno qualche bel fondoschiena riesce a sollevarmi il morale.
Risalgo in macchina e perlustro altre zone ma la situazione è sempre la stessa. In alcuni punti mi basta vedere le macchine parcheggiate in strada per farmi desistere dal dare un'occhiata alla spiaggia sottostante. Non è possibile, perchè abbiamo la sfortuna di essere ad un tiro di schioppo da Piemonte e Lombardia? Sosta dopo sosta ho già percorso circa 20 km e la situazione, se possibile, è sempre peggiore.
Alla fine decido per un lembo di spiaggia libera addossata alle rocce dove intravedo una cannetta piantata nella sabbia. Almeno, penso, non sarò visto come un marziano. Scendo dalla scogliera per evitare di passare in quel formicaio, poggio la roba per terra per riprendere un pò fiato ma non riesco nemmeno a rialzarmi che una famigliola ha preso possesso di quell'ultima minuscola oasi. Non sto nemmeno a protestare, qui la stagione balneare inizia prima di quella stabilita dalle ordinanze. Il tizio con la canna mi dice che è da più di un'ora che evita di rilanciare perchè ci sono sempre bambini che scorrazzano e gente in acqua. Lo saluto e risalgo la scogliera intenzionato a preseguire verso ponente. Poi riguardo le auto parcheggiate in ogni buco possibile e mi rendo conto che il ritorno, da lì a qualche ora, potrebbe essere un calvario. Potrei andarci stasera quando l'orda selvaggia sarà in coda su strade ed autostrade per il rientro ma domani si va a lavorare e poi penso già al rientro della mia famiglia e a mia moglie che mi dirà che ora mi devo occupare io dei pargoli visto che le hanno rotto le balle tutto il giorno. Torno a casa, ripongo tutto e mi collego a CPOL per vedere se qualcuno è riuscito a tirar fuori un bel pesce.
Beati voi che avete le spiagge libere.

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PESCA FORUM BAR / AUGURONI GRAN CAPO
« on: March 08, 2011, 07:54:00 »
TANTE, TANTE MIMOSE PER IL NOSTRO CHRISTIAN

AUGURONI

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