Show Posts - ^FLY^

Welcome to CALABRIA PESCA ONLINE - FISHING COMMUNITY.

Show Posts

This section allows you to view all posts made by this member. Note that you can only see posts made in areas you currently have access to.


Topics - ^FLY^

Pages: 1 2 3 [4] 5 6 ... 18
61
PESCA CON LA MOSCA / NEW ENTRY nel gruppo pam&pam
« on: June 10, 2013, 23:21:49 »
Un nuovo amico è entrato a far parte del GRUPPO PAM&PAM Calabria.

Si chiama Vittorio (VittorioC) su CPOL.

Dopo qualche ora passata insieme nel cortile di casa mia a provare qualche lancio e dopo aver costruito la sua prima mosca, eccolo al battesimo dell'acqua:


I suoi primi lanci:







La sua mosca:




Per quanto riguarda la PAM (quella scritta in nero) promette bene, mentre per la PAM (scritta in rosso) ho potuto notare che è già esperto.

Non so se avrà più voglia di di venire con noi dopo le lezioni impartitegli da GIOVANNI  ;D

Comunque è stata la solita splendida giornata...

Benvenuto Vittorio! 

p.s. altre foto saranno inserite a cura di GIOVANNI.




62
PESCA FORUM BAR / Buon Compleanno NONNOROBY
« on: June 05, 2013, 00:13:58 »
Anche per te una bella torta che va consumata lentamente, Mi raccomando!  ;D



TANTI AUGURI ROBERTO!!!!

 

63
PESCA FORUM BAR / NUOVA TECNOLOGIA PER LA PAM
« on: May 30, 2013, 08:32:21 »
Per evitare le spire di memoria della coda di topo   ;D ;D


64
PESCA FORUM BAR / GRANDE NIBALI!!
« on: May 25, 2013, 20:37:45 »
Una tappa e una vittoria d'altri tempi - EMOZIONANTE!!!!!!! 


65
Per immortalare l’apertura 2013 del nostro Presidente ho pensato di portare il gruppo PAM&PAM su un nuovo spot ad essi ancora sconosciuto.  Alla partenza la giornata prometteva  bene, il cielo terso, un bel sole e l’altopiano silano nel suo splendore primaverile. Purtroppo il nuovo spot ci accoglie con raffiche di vento abbastanza tese in alcuni momenti, inoltre il torrente si presenta povero di acqua (cosa strana in questo periodo). Certamente, visto che non piove da un po’ di tempo, l’acqua viene prelevata a monte per irrigare le piantagioni di patate.

Non ci perdiamo d’animo, il vento non ci spaventa, basta tenere alta la velocità di coda, stringere il loop il più possibile e la riuscita del lancio è assicurata.

Mentre il Presidente ed io ci apprestiamo a scendere sul torrente, Giovanni tira fuori la fotocamera e inizia a fotografare di tutto: dal panorama agli insetti fuori e dentro l’acqua; dagli avannotti  alle larve di tricottero ecc.















E’ diventato così bravo nella fotografia che riesce ad cogliere perfino il momento della ferrata:







Non si fa scappare il momento del pit-stop a metà mattinata, come sapete tutti, questi sono i momenti più attesi!  ;D






Ogni tanto trova anche il tempo di pescare e quando lo fa lo fa bene:


Le catture sono state numerose, foto e video relativi sono in possesso di Giovanni che, certamente, troverà il tempo di inserire.

Tralascio il report relativo alla PAM (quella scritta in rosso) durante la quale ne hanno combinato di tutti i colori e siccome sono sempre loro a gestirla, lascio il compito a Giovanni.


p.s. prima di conoscerli ero una persona seria!  ;D

66
PESCA CON LA MOSCA / Apertura PAM&PAM senza il Presidente
« on: May 07, 2013, 10:39:41 »
E' la prima volta che il Gruppo PAM & PAM Calabria fa l'apertura alla trota senza il suo Presidente (all'ultimo minuto  ci ha dato buca). Non ci siamo persi d'animo, alle ore 8:00 tutti puntuali sul luogo di ritrovo. La Sila ci accoglie in tutto il suo splendore:



L' acqua cristallina del torrente scorre allegra tra le rocce:


GIOVANNI, sempre attento a cogliere i particolari, non si fa sfuggire una larva di tricottero (portasassi) ancora avvolta nel suo guscio:

 

Mentre il sole inizia a riscaldare l'aria montiamo l'attrezzatura e iniziamo a pescare:



Il primo a "scappottare" è Marcolino:


Poi è la volta di Giovanni:


Alcune foto di catture:



L'IMMANCABILE  PIT STOP a metà mattinata:


Si prosegue quindi nell'azione di pesca. Altre immagini sono in possesso di GIOVANNI che se ne avrà voglia le posterà.

Verso le 15:30, avendo già esaurito il carburante del PIT STOP, si decide di fare il rifornimento con una sosta più lunga utilizzando il carburante lasciato nel baule dell'auto.

Di questa sosta non esistono immagini poiché non è stata molto interessante, roba di ordinaria amministrazione...  In questo caso si è sentita tantissimo l' assenza del Presidente (cuoco) del gruppo  ;D.
Ci siamo comunque arrangiati con ottimo salame, pecorino primo sale, olive, pane casereccio e un paio di bottiglie di CIRO'.

Ci siamo ripromessi che alla prossima uscita il Presidente la pagherà cara!!!!!!! 


67
PESCA CON LA MOSCA / IL NO KILL IN ITALIA - di Mauro Nini -
« on: March 26, 2013, 09:46:40 »
                             
Il no kill in Italia
Verso la fine degli anni ’70 la pesca in Italia stava attraversando un periodo difficile. Il boom economico iniziato venti anni addietro, si era da tempo arrestato e aveva lasciato il posto alla crisi. Di contro però gli effetti negativi di quel periodo di grande sviluppo e trasformazione, erano vivi più che mai e continuavano a manirsi sotto forma di inquinamento, deturpazione del territorio, depauperamento delle risorse idriche e forestali e sfruttamento intensivo di aree fino a poco tempo prima ancora integre. I pescatori di acqua dolce erano stimati in circa 1 milione di unità, e anche loro erano afflitti dalle problematiche sopracitate. Le norme che regolamentavano la pesca sportiva consentivano di poter trattenere anche 15 trote di 18 cm di lunghezza ad ogni uscita. Fu in quel periodo, che tra coloro che si dedicavano alla pesca utilizzando esclusivamente le esche artificiali (mosca e spinning), iniziò a diffondersi l’idea di andare oltre i regolamenti, allora troppo permissivi e per nulla capaci di esercitare il mantenimento e lo sviluppo del patrimonio ittico, attraverso la pratica e la diffusione di comportamenti miranti a tutelare e salvaguardare la vita e la riproduzione dei pesci più pregiati (trote e temoli in primis). Furono promosse diverse iniziative in tal senso, per lo più di carattere locale e su base volontaria, con lo scopo di sensibilizzare quanti più pescatori possibile ad assumere atteggiamenti più responsabili e meno predatori nei confronti dei pesci. In molte zone del paese infatti, i cestini pieni di barbi e cavedani e le catture numerose di trote, lucci, persici, ecc, assai comuni soltanto pochi anni addietro, erano divenuti ormai un ricordo e la tendenza era verso un peggioramento. Si andava per fiumi e torrenti allo scopo di trascorrere ore di svago e divertimento, ma anche per portare a casa qualche buon pesce da consumarsi la domenica con tutta la famiglia riunita. Era divenuto chiaro a tutti che  il prelievo eccessivo di esemplari di ogni taglia, aveva contribuito all’inesorabile impoverimento anche dei corsi d’acqua più ricchi di pesce; bisognava fare al più presto qualcosa per invertire questa china ed era fondamentale coinvolgere tutti.



rilascio di un temolo


L’idea era semplice, ignorare le norme in vigore e limitarsi a trattenere non più di 4/5 capi per uscita e di una misura di molto al di sopra rispetto a quella legale. In questo modo si pensava di soccorrere i nostri ambienti fluviali ed i pesci, e risollevare la situazione nazionale dal declino in cui era precipitata. I più ottimisti auspicavano che nel giro di pochi anni la taglia media dei pesci sarebbe risalita in maniera considerevole, riportando una buona parte dei fiumi ai fasti di un tempo. Negli ambienti della Mosca invece, si iniziò a pensare di istituire zone sperimentali, sulla falsa riga di quanto era avvenuto negli USA 20 anni prima, ove consentire la pesca solo con esche artificiali e vietando qualsiasi forma di prelievo. L’obiettivo sarebbe dovuto consistere nel recupero dei fiumi in tempi brevi e nel dimostrare ai pescatori a”boccone”che il futuro della pesca nel nostro paese non avrebbe potuto prescindere da tali pratiche definite “altamente sportive”. Il problema principale consisteva nel convincere la maggior parte dei pescatori italiani, e le numerose organizzazioni che li rappresentavano, ad adottare tali provvedimenti restrittivi. Il pescatore medio italiano infatti era abituato a considerare la sua attività di pesca, per quanto dilettantistica, quasi esclusivamente orientata alla cattura del pesce destinato poi ad essere trattenuto. Sempre meno spesso i pesci portati a casa venivano poi consumati dai pescatori e dalle loro famiglie, ma ciò non era sufficiente a dissuaderli dal trattenere comunque il pescato. Preferivano tentare di regalarli ad amici e conoscenti piuttosto che rimetterli in libertà vivi e vegeti, con la speranza di poterli catturare nuovamente magari un po’ cresciuti. La mentalità allora diffusa li portava a considerare che, se non li avessero trattenuti loro, l’avrebbero fatto altri ed il risultato sarebbe stato il medesimo. Inoltre la diffidenza verso chi praticava la pesca in maniera diversa e palesava talvolta atteggiamenti un po’ snob, rendeva difficile intavolare una comunicazione veramente efficace.
Per questi motivi le istituzioni di tratti “no kill” o “catch & release”, sono state da sempre lunghe da realizzare e problematiche da mantenere, perchè avversate dalla maggioranza dei pescatori che ravvisano il tentativo da parte di pochi di impossessarsi di una parte del patrimonio di tutti. La cosa poi che non è mai stata digerita è il fine; avere a disposizione tratti di fiume ben ripopolati per pescarci in compagnia di pochi “colleghi” con tecniche esclusive.



tratto no kill sul fiume Piave a Belluno

 
In circa 35 anni, di questi tratti ne sono stati realizzati molti, specialmente al nord e centro Italia, ma solo pochi sono riusciti a durare nel tempo e pochissimi esistono ancora.  Attualmente tra i più conosciuti e frequentati ci sono quelli sui fiumi Brenta e Piave, I no kill sul Nera di Borgo Cerreto e  Ferentillo, la Tail Water del Tevere, i no kill su Sangro e Volturno e quello sul Sele-Tanagro . Questi tratti hanno una lunghezza sufficiente a giustificarne l’esistenza, e alle volte raggiungono un’estensione considerevole, mentre in altri casi esistono zone con regolamentazione molto simile ridotte a poche centinaia di metri. Nessuno di questi no kill può considerarsi al sicuro dalle brame di coloro che li vorrebbero aperti a tutte le tecniche di pesca con l’adozione dei regolamenti tradizionali delle varie regioni e/o provincie, e ultimamente le cose stanno peggiorando. Il no kill sul Piave di Belluno, già di per se piuttosto corto, è stato suddiviso in vari tratti e aperto anche ad altre esche, sul Brenta e nel Tevere, a causa di eventi diversi riconducibili alla gestione e manutenzione delle dighe che li regimano, si sono verificati grossi danni alle popolazioni di pesci ed insetti a causa di piene rovinose e asciutte prolungate. Il no kill sul Nera di Borgo Cerreto, fino a 4/5 anni fa era il fiore all’occhiello del centro Italia e riuscire a prenotare un’uscita nel week ed era spesso difficoltoso. Oggi non è più così, le presenze si sono drasticamente ridotte come pure la sorveglianza e anche gli Agriturismo della zona risentono pesantemente di questa situazione. Sul Sangro e Volturno, i problemi relativi al pesante inquinamento e al dilagare del bracconaggio non sembrano poter essere arginati in maniera sufficiente e il recente progetto ARS Sele, ha dovuto fronteggiare dall’inizio diversi problemi di convivenza con i pescatori locali. Qualcuno potrebbe obiettare che, contemporaneamente a questi fatti, altre zone no kill sono sorte altrove e che in considerazione di ciò si possa considerare la situazione stabile. Me se ci si sforza di restare nei fatti, bisogna avere il coraggio di rilevare che il “Progetto no kill”in Italia è naufragato.



rilascio di una trota marmorata


Naufragato non significa che non sia accaduto nulla, anzi. Intanto i problemi  di inquinamento, bracconaggio, distruzione di interi ambienti a causa del cosiddetto progresso, non siamo riusciti a risolverli. La maggior parte dei pescatori italiani, nonostante il ricambio generazionale, non sono molto diversi dai loro predecessori e continuano a considerare la pesca come uno sfoggio di abilità personale da esternare a tutti. Secondo questa mentalità, il pesce catturato rappresenta la cartina tornasole con cui valutare una giornata di pesca; per tanto i fiumi DEVONO essere costantemente ripopolati nel corso della stagione per consentire a chi paga licenze, tessere e permessi vari, di assicurarsi quantitativi elevati di prede, tali da soddisfare le loro esigenze. La pesca con la mosca nel frattempo si è diffusa maggiormente, grazie anche ad associazioni quali Club e Scuole, ma la divisione che regna all’interno di questo micro mondo è notevole e continua a determinare l’isolamento da quello ben più vasto che ospita tutti gli altri pescatori. L’iniziale proposito per cui tanti anni fa si pensò di ricorrere al no kill, ovvero dar modo ai fiumi di ripopolarsi da soli e dimostrare a tutti che si potevano trattenere (senza obbligo) meno pesci, più grossi, e divertirsi tutti di più, è stato così disatteso. Il no kill doveva essere solamente una cura da somministrare in casi estremi, ed invece è stato fatto divenire un modello, discutibile, con cui gestire alcuni tratti di fiumi in maniera esclusiva. Ancora oggi nel nostro paese, tratti del genere vedono la luce non per una esigenza collettiva da parte dei pescatori, ma grazie a concessioni elargite da parte delle amministrazioni locali in favore di piccoli gruppi di persone che ne fanno espressa richiesta. Solitamente queste poche persone possono vantare qualche referente all’interno delle istituzioni locali che, a fronte della realizzazione di una sorta di microeconomia locale alimentata dall’indotto dell’attività di pesca, avallano i progetti presentati. Tutto ciò nella migliore delle ipotesi. I pescatori locali però, vivono queste situazioni con grande risentimento ed il circolo vizioso ha inizio. Con l’istituzione dei tratti, vengono ratificate poi le regole di accesso alla pesca, regole che esasperano ulteriormente gli animi già sufficientemente surriscaldati. Nella maggior parte dei casi, si può pescare solo munendosi di permessi aggiuntivi a pagamento (oltre alla licenza nazionale, tesserino regionale e/o provinciale e in certi casi pure della tessera fips o fipsas), si può utilizzare solo la tecnica della pesca a mosca con coda di topo e non si può trattenere alcun pesce. Sono graditi, e talvolta imposti, l’uso del guadino con rete speciale, di nylon non troppo sottili per non stressare il pesce durante il combattimento e una cura  particolare nel maneggiare i pesci durante lo scatto delle fotografie o la slamatura.



rilascio di una trota fario


Si dirà che sono tutte condizioni necessarie per salvaguardare al massimo i pesci che, come recitava qualcuno, sarebbero troppo preziosi per essere pescati una sola volta. Peccato però che questi regolamenti che si prefiggono intenti così nobili, consentano di pescare quotidianamente tutti, o quasi, i pesci presenti nel tratto, grazie all’utilizzo di più esche contemporaneamente, che quasi sempre sono ninfe esageratamente piombate con palle di tungsteno per farle affondare facilmente e poterle altrettanto facilmente presentare davanti alla bocca del pesce. Peccato anche che la salvaguardia dei pesci garantita dal regolamento, non impedisca ai frequentatori del tratto di poter catturare decine e decine di pesci ad ogni uscita senza limitazioni di sorta e di poter pescare talvolta anche in periodo di divieto (tanto si pratica il no kill…). E come può legittimarsi il divieto di pescare al tocco con un verme o in passata con la camola, quando è possibile fare lo stesso con un’attrezzatura “da mosca”e con più esche artificiali legate insieme? Di fronte a tali insinuazioni, si levano immediate le ire dei promotori e avventori, pronti a pontificare sui benefici che il tratto in questione produce. Peccato che ai pesci produce soltanto maltrattamenti e sofferenze quotidiane, che potrebbero essere risparmiate adottando semplici atteggiamenti dettati da un briciolo di sensibilità. Tra questi ci sarebbe quello di evitare di trasformare una giornata di pesca in un safari o una guerra e limitarsi a pescare poco e catturare non più di una decina di pesci, scegliendo magari le zone più impegnative e gli avversari più difficili, per poi chiudere la canna e trascorrere il resto della giornata ad ammirare, osservare e cercare di imparare qualche cosa in più. Sarebbe molto più efficace della prenotazione telefonica che oltretutto fa somigliare la pesca ad una sorta di partita di calcetto con il campo riservato….!!!! Peccato poi che il trattenimento, anche di un solo esemplare, venga raramente preso in considerazione. Eppure stiamo parlando di pesca: o no?

E’ stupefacente come certi egoismi arrivino a determinare posizioni tanto intransigenti. La pesca è un’attività nata con l’uomo e anche se da decenni non si va più sul fiume per sopravvivere, la cattura del pesce rimane l’evento significativo che racchiude in se tutto ciò che è stato concepito a monte. L’emozione di ferrare una preda più grande del solito, il recupero incerto accompagnato dal timore che si possa sganciare da un momento all’altro e contemporaneamente l’immaginazione di mostrarla orgogliosi in famiglia o agli amici, come se la si fosse già catturata, l’abbiamo provata tutti nessuno escluso. Ed è in quegli attimi di incertezza che si materializzano le sensazioni più profonde che la pesca dona ad ogni suo praticante, che in una manciata di secondi si trova a decidere se trattenere il pesce della vita, o lasciarlo andare. Io penso che si tratti di scelte difficili entrambe e che ognuno deve poter esprimere liberamente dopo aver portato a termine la cattura. Dentro di noi, l’anima predatrice e quella indulgente convivono da sempre in equilibrio e dovrebbe essere la nostra sensibilità e non un’ideologia a suggerirci ogni volta cosa fare. Molti pescatori lasciano libere le trote catturate, indipendentemente dalla loro taglia. Alcuni obbediscono al proprio animo, altri sono vegetariani o allergici al pesce, altri ancora amano mangiare il pesce di mare nei confronti del quale non manino nessuno dei riguardi che nutrono invece per le trote, e così via. Mi chiedo tuttavia che senso abbia continuare ad andare a pescare quando si ritiene che ogni pesce catturato debba comunque obbligatoriamente essere rilasciato? E che senso abbia cercare forsennatamente di catturarne a decine, visto che non se ne tratterrà alcuno? In queste pratiche non riesco proprio a scorgere quel rispetto e quell’amore verso l’ambiente e le sue creature che tanto decantiamo. I pescatori autentici, così come i veri cacciatori, sono quelli che una volta catturate poche prede giuste riescono a smettere, serenamente. Costoro sanno godere non soltanto del pesce allamato, ma anche di molte altre gioie che i nostri fiumi e torrenti custodiscono e sanno regalarci con generosità. Quando incontrano lungo il fiume altri pescatori, che usano diversi metodi e magari portano ancora a tracolla un vecchio cestino di vimini, si fermano a scambiare sensazioni e prospettive, non li chiamano “padellari”o “vermaioli”in senso dispregiativo.

Durante i miei personali approfondimenti sul tema no-kill, ho avuto occasione di leggere in Internet tra le tante considerazioni, anche quelle di Massimo Zaratin, pescatore ed attuale Presidente Nazionale dell’Associazione per la Difesa e la Promozione della Cultura Rurale – Onlus. La riporto perché credo sia riuscito a sintetizzare meglio di altri i concetti fondamentali che trasformano un uomo in un pescatore.

Affermazioni attuali e “moderne”, pesanti però, che entrano taglienti nella storia dell’uomo, incidono nelle sue attività secolari di sostentamento e fanno ben intendere come il progressivo distacco dell’uomo dalla natura abbia ormai inquinato anche chi dovrebbe farne parte in prima persona. E’ la lenta trasformazione dell’uomo predatore per bisogno in una figura ibrida che, tolto il bisogno, non sa riconoscere neppure più se stesso, si rinnega, crea surrogati anomali di quel che faceva per continuare a svolgere qualcosa che non è più quel qualcosa di un tempo in quanto mancante dell’ossatura principale che lo sosteneva. L’analisi riguarda le dichiarazioni sulla pesca dei giorni scorsi e la diatriba scatenata dai soliti animalisti. La frase è più o meno questa: “noi pescatori rispettiamo la natura, perchè le nostre prede non le uccidiamo ma, dopo averle pesate e fotografate, le liberiamo immediatamente”. Sui siti dedicati a questa forma di pesca, il “catch and release” o “no kill” per gli addetti ai lavori, si leggono argomentazioni etiche, morali ed ambientali a sostegno della stessa. Si legge, tra gli appassionati del “no kill”, che alla gioia della cattura, si aggiunge la gioia del rilascio. Queste dichiarazioni, oltre ad aver scatenato le ire degli animalisti che ne leggono solo uno sfruttamento animale per mero divertimento, hanno sollevato parecchie lamentele anche tra i pescatori tradizionali (la maggioranza). Non voglio pertanto ripetere le mille argomentazioni dette da questi ultimi, già sufficienti a demolire in un sol colpo le pretese di maggior eticità dei sostenitori di questa forma di pesca ma voglio soffermarmi unicamente sul soggetto della frase virgolettata riportata più su: “Noi pescatori”. Pescatore è colui che esercita la pratica della pesca, attività come la caccia nata con l’uomo per motivi di sostentamento alimentare. La pesca, così come la caccia, prevede dei rituali ben precisi il cui scopo finale è la cattura di una preda, non per mero divertimento, ma per cibarsi di quella cosa che si è riusciti, con abilità, a prendere tra le mani. Non ha alcuna importanza se oggi quella stessa cosa la si può comperare al supermercato; il rituale assume il suo pieno significato se viene compiuto in ogni sua parte e la mancanza di una di queste componenti lo degrada e lo svilisce fino a renderlo un surrogato di un’attività incompleta il cui uomo che la pratica non sa più neppure comprenderne i motivi per i quali la svolge. La pesca ovviamente non è solo cibo, non è neppure solo appagamento personale per aver dimostrato a se stessi le capacità di misurarsi con la natura, come non è neanche solo spassionato contatto con il territorio. La pesca è molto di più, è la risultanza di tutte queste componenti la cui alchimia, più è simile all’attrazione ancestrale che l’uomo aveva per essa, più il rituale diventerà appagante. Una canna di bambù, in un luogo solitario, una preda furba, la cattura, la soddisfazione di portarlo via da quel fiume che si sente un po’ nostro ed orgogliosi mostrare la preda catturata fino all’epilogo, cioè cibarsene ricordandosi i momenti e le fatiche spese, sono la Pesca. Una somma di risultanze che giustificano la nostra incapacità di esprimere in due parole il perché svolgiamo la pesca o la caccia. Chi, molto banalmente, spiega che pesca per il divertimento di catturare il pesce non sta esercitando quella nobile pratica che invece, nel vero pescatore, sa sviluppare dei sentimenti molto più profondi in quanto affondano le loro radici direttamente nella storia dell’uomo e del suo stesso essere. L’appagamento nello svolgere queste due importanti attività per l’uomo, la caccia e la pesca, è quindi a mio avviso direttamente proporzionale alla nostra capacità di saperle svolgere nella maniera più simile possibile alle loro origini ed ai loro perché. Più ci allontaniamo da queste origini e più difficile sarà saper riconoscere intimamente, con il cuore, non a parole, i motivi sul perchè lo facciamo. Guardate signori, che perse queste semplici cose (a me piace definirlo il lato “spirituale” della caccia e della pesca), per sostituirle con qualcosa che le richiama solo lontanamente con l’immagine, attraverso l’appagamento di uno solo degli atti più su descritti, ci siamo persi; ci siamo giocati il cacciatore ed il pescatore, lasciando spazio allo sportivo che tiene di più alla sua bacheca di fotografie o a quella delle medaglie vinte nelle gare. La vera competizione dev’essere invece con se stessi, quella che deve servire a farci riscoprire cosa significa sentirsi parte della natura. E’ l’”Io” pescatore che va ritrovato, non il “noi”! Metaforicamente, una canna di bambù, od un vecchio fucile subacqueo, e ritornare un po’ bambini, compiendo appieno quel rituale che si tramanda dalla notte dei tempi risultano essere gli ingredienti sufficienti ed essenziali per far rivivere la pesca, quella vera di sempre! Un gesto che dev’essere d’esempio per la nostra “strana” società quasi ad assumere il significato di un gesto di protesta utile a far comprendere ai nostri comuni detrattori che il mondo storto è il loro, non il nostro!

68
PESCA CON LA MOSCA / Ritratto di ANGELO ROSORANI - di Mauro Nini -
« on: March 14, 2013, 09:39:49 »
Mauro lo aveva annunciato proprio in un topic di questo forum: <<Un giorno scriverò un libro dedicato ad Angelo Rosorani>>. Ha mantenuto la promessa e mi ha contattato per darmi la notizia. Il libro è scaricabile gratuitamente dal portale di CALABRIA PESCA ON LINE a questo indirizzo:

Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

Sono 72 pagine ben scritte che si leggono tutte d'un fiato, ricche di foto ed aneddoti.

Ringrazio Mauro per aver condiviso con noi questo lavoro e auguro a tutti buona lettura.

69
PESCA FORUM BAR / INVITO ALLA RIFLESSIONE
« on: March 08, 2013, 22:46:19 »
Ho trovato questa storia su FB, credo che valga la pena soffermarsi un attimo a leggere e riflettere:



un giorno, padre e figlio, fecero la discussione che segue...

- Papy, posso farti una domanda?
- Ma certo, cosa vuoi sapere?
- Papy, quanto guadagni all'ora?
- Non sono cose che ti riguardano, perché mi fai questa domanda?
- Così, ci tenevo a saperlo. Per favore, dimmelo. Quanto guadagni in un'ora?
- Beh, se proprio lo devi sapere...guadagno 100 dollari all'ora.
Il bambino, con una nota di disappunto, abbasso' lo sguardo, ma subito si riprese
- Papy, posso avere 50 dollari in prestito?
A questo punto il padre si arrabbio' davvero.
Se l'unica ragione per cui mi hai fatto quella domanda era per farti prestare dei soldi per andarti a comperare qualche stupido giocattolo o cose simili, allora sara' meglio che fili dritto in camera tua e vai a letto. E sappi che non dovresti essere cosi' egoista. Io mi faccio un mazzo cosi tutti i giorni e non mi aspetto certo un comportamento così infantile da parte tua.

Il bambino andò' in camera sua e chiuse la porta dietro di se'
Il padre si sedette e, pensando alla domanda del figlio, si arrabbio' ancora di più
Come si permette di fare domande del genere solo per spillarmi dei soldi?
Trascorsa un'ora o poco più, l'uomo si calmò ed incominciò a pensare.
Forse quei 50 dollari gli servivano per qualcosa di veramente importante, difatti il bambino molta raramente gli aveva fatto richiesto del genere.
Allora il padre si alzò,si avvicinò alla stanza ed aprì la porta.
- Sei ancora sveglio?
- si Papy, sono sveglio...
Sai, stavo pensando...sono stato un po' durò con te poco fa...ho avuto una giornata pesante ed ho scaricato il mio nervosismo su di te...Tieni, questi sono i 50 dollari che mi hai chiesto.
Il bambino si alzò di scatto e si mise a sedere sul letto con un gran sorriso stampato in faccia...
- Grazie Papy, grazie
Poi, mise la mano sotto al cuscino e tirò fuori vari pezzi da 1,5,10 dollari.
Vedendo che il bambino aveva già del denaro, il padre cominciò ad arrabbiarsi di nuovo. Il bambino intanto stava contando il denaro che aveva in mano.
- Il padre lo interruppe dicendo: perché hai voluto quei soldi se ne avevi già tanti?
- Perché non ne avevo abbastanza, ma adesso ce l'ho!

Papy, adesso ho 100 dollari, ..posso comperare un'ora del tuo tempo?
Ti prego, vieni a casa prima, domani sera, mi piacerebbe tanto cenare con te.

Per il padre fu come un pugno nello stomaco.
Abbracciò suo figlio e gli chiese scusa.

Questa storia è solo un promemoria per tutti coloro che, come me, come voi...sono sempre molto impegnati. Non dovremmo permettere al tempo di sfuggirci tra le dita, senza aver trascorso abbastanza tempo con le persone che, per noi, contano veramente, quelli più vicini al nostro cuore.
Ricordatevi di spendere 100 dollari del vostro tempo con qualcuno che amate veramente.
Se dovessimo morire domani, la società per la quale stiamo lavorando ci potrà sostituire in due o tre giorni.
Ma le famiglie e gli amici che lasceremo, sentiranno la nostra mancanza per il resto della loro vita. Eppure, se ci pensiamo bene, dedichiamo molto più tempo al lavoro che alla famiglia.
Certe cose...sono molto più importanti !

70
PESCA CON LA MOSCA / PESCA A MOSCA E SURROGATI - di Mauro Nini -
« on: March 07, 2013, 11:59:48 »
 Ricevo e pubblico con piacere per conto di mauronini 


                
Pesca a Mosca e surrogati

In questi ultimi anni stiamo assistendo a frequenti  e reiterate discussioni, che si arroventano specialmente nei forum e hanno come argomento la Pesca con la Mosca; in particolare quali tecniche di pesca possano essere considerate Mosca e quali no, e perchè. I pescatori sono molto divisi su questo argomento e ciò non giova ne alla categoria, ne tantomeno al sistema.

Come spesso accaduto anche in altre realtà, lo smarrimento delle proprie origini e tradizioni possono determinare la perdita di patrimoni culturali preziosi che andrebbero invece conservati e trasmessi alle nuove generazioni.  
Solo qualche decennio addietro, in Italia, era molto poco diffusa la pratica di pescare con imitazioni artificiali di insetti e  la tecnica Valsesiana o l’uso della “moschera” costituivano l’eccezione, insieme alla ancor più rara e celebrata Pesca a Mosca all’inglese, con la coda di topo e relativa attrezzatura. A quel tempo nel nostro paese le trote fario erano ancora autoctone ed i temoli avevano tutti la pinna blu; i pescatori d’acqua dolce erano già numerosi,  ma coloro che pescavano “a mosca” piuttosto rari. Quando si aveva occasione di incontrarne uno lungo il fiume, si salutava con rispetto e ammirazione perché la Mosca era considerata “la pesca difficile”, ricca di chissà quali segreti e alchimie, e paragonarla alle tradizionali tecniche non sembrava davvero possibile.

Il Pescatore a Mosca infatti, pareva assumere le sembianze di una creatura venuta da un altro pianeta. Arrivava sul fiume a tarda ora, spesso sul finire del giorno, mentre gli altri cominciavano a riporre canne e picchetti, quasi non fosse venuto per pescare. Generalmente si sedeva su un masso, limitandosi a contemplare lo scorrere delle acque e così rimaneva a lungo, come un passante che necessita di una sosta prima di riprendere il cammino. Poi, di colpo, si rizzava in piedi come destato dal suo torpore ed estraeva e innestava rapidamente una canna ed una lenza molto diverse dalle altre, in cima alle quali legava un insettino peloso. Nel frattempo la superficie si era riempita di creaturine simili ed era uno spettacolo anche soltanto osservare le trote che salivano a ghermirle producendo piccoli e grandi cerchi concentrici. Ce n’erano cosi tante che si faceva fatica ad immaginare dove fossero state nascoste fino ad allora, e il Pescatore sceglieva con cura quelle da insidiare, ignorando le altre. La luce del giorno andava sempre più esaurendosi, e di lì a poco l’incantesimo sarebbe cessato. Sulla superficie sarebbe tornata la calma e la notte avrebbe ingoiato tutto, Pescatore compreso.

Sono trascorsi decenni e succedute generazioni di pescatori, ma l’incantesimo continua a manirsi anche se non più con la ridondanza di un tempo, né con gli stessi pesci. La trota cerca continuamente cibo sul fondo e le ninfe costituiscono una parte prevalente nella sua dieta. In certi momenti però si porta in prossimità della superficie, appena sotto quella sottile pellicola che separa acqua e cielo e che, nell’alimentarsi,  tende continuamente a deformare e infrangere. In quei momenti produce la bollata che seppure con forme e suoni diversi, rappresenta il marchio di fabbrica della Pesca a Mosca e con essa si identifica. In presenza di una schiusa, o anche estemporaneamente, non esiste Pesca a Mosca senza la bollata. La Pesca a Mosca è diversa da tutte le altre e chi la sceglie lo fa per cimentarsi con alcune problematiche complesse dalla cui soluzione trae gioia e appagamento. Non la cattura dunque; quella è solamente una conseguenza, non il fine.

L’uomo ha utilizzato per millenni esche come vermi, larve, insetti terrestri, pesci, pane e altre sostanze commestibili con cui farcire i propri ami. Poi, un bel giorno, un uomo un po’ più curioso o sensibile, di fronte allo spettacolo di trote che appostate sotto il pelo dell’acqua risucchiavano delicatamente gli insettini eterei che, adagiati sulla superficie, venivano trasportati dalla corrente, sentì dentro di se l’irrefrenabile stimolo di provare a catturare quelle stesse trote utilizzando quelle stesse esche. E’ da lì che nasce tutto, data l’impossibilità di innescare un’effimera  su un amo. L’uomo di cui sopra, così fortemente stimolato, dovette rassegnarsi a riconoscere che con le attrezzature di cui disponeva non era assolutamente possibile innescare e lanciare esche così esili.
 Evidentemente però le sue motivazioni non furono sopraffatte dai limiti tecnici dei suoi strumenti, visto che egli imparò prima a costruirsi (non senza difficoltà) le prime imitazioni di insetto (che considerato ciò di cui disponeva dovevano assomigliare molto poco agli originali, ma i pesci erano tantissimi e meno smaliziati di oggi) e contestualmente provò e riprovò a realizzare una canna e soprattutto una lenza avente le caratteristiche adatte a proiettare “esche senza peso”.

La pesca a mosca rappresenta il gusto per il difficile oltre che per il bello, e anche un uomo non più primitivo, ma neanche troppo moderno, pur dovendo ogni giorno far fronte agli stimoli della fame, possiede dentro di sé degli stimoli ugualmente forti che lo spingono verso la creatività e l’arte, piuttosto che verso la cruda praticità del quotidiano.
Questo percorso irto di difficoltà di ogni genere, eleva coloro che avvertono lo slancio di affrontarlo in una dimensione superiore, che consente di godere ogni momento di ogni uscita di pesca indipendentemente dalle catture e dalla bellezza del contesto naturale in cui sono immersi. Nella pesca siamo soliti ridurre, o eliminare, ogni ostacolo frapposto tra noi e la cattura. Nella Mosca, al contrario, ricerchiamo le difficoltà. Una mosca non deve dragare e la soluzione potrebbe consistere nel portarsi a monte del pesce e srotolare man mano la lenza fino a fargli arrivare l’esca davanti al muso. Questo nella pesca. Nella Mosca, attraverso lo studio, l’impegno e l’esercizio continuo, si può coltivare l’abilità che ci consente di risolvere diversamente lo stesso problema.
Queste differenze, enormi, afferiscono a dimensioni culturali lontanissime tra loro.

Quando è in atto una schiusa di effimere, la trota si porta a pelo d’acqua dove sono presenti gli insetti in tutti gli stadi. Ci sono le ninfe mature, che emergendo dal fondo si sono portate sotto il film. Alcune vi arrivano ancora integre, mentre molte altre presentano una spaccatura in corrispondenza della sacca alare, attraverso la quale le future subimmagini tenteranno di fuoriuscire. Non tutte avranno identico destino. Qualcuna morirà annegata, altre usciranno illese dai loro involucri intrappolati nella pellicola superficiale, e qualche insetto aericolo già libero dall’esuvia tenterà, con esito incerto, di forare la tensione superficiale oltre la quale c’è l’aria di cui già necessita. La maggior parte degli insetti, derivano sulla superficie nella attesa di asciugare le ali e scaldare i muscoli, prima di poter volare via. Con il trascorrere del tempo arriveranno anche le immagini e infine le spent. In pochi centimetri, separati da un nulla, si trovano gli insetti in ogni loro stadio e le trote si pescano a Mosca.

La pesca a ninfa è una cosa diversa e, nel tempo, è mutata divenendo un equivoco, trasformato successivamente in sotterfugio. La ninfa era un’esca, imitante uno stadio evolutivo importante. E’ stata trasformata in un sistema, del tutto in contrasto con il sistema Mosca ed i suoi principi. La Mosca ha sempre avuto ed ha tutt’ora, dei limiti di spazio e di tempo, oltre i quali non è produttiva in termini di catture come le altre tecniche, ma non se ne cura perché ha ben altri fini. Una trota di taglia ferma sul fondo di una buca profonda, può essere osservata e studiata per capire in quali situazioni ed orari si porterà in caccia in acque basse. Lo studio è alla base della Mosca e nel tempo consente di ottenere risultati incredibili. Ci sono molti pescatori che non amano studiare, né impegnarsi per ottenere tali risultati, e soprattutto non accettano l’idea di dover investire il tempo necessario. Vogliono tutto e subito. Costoro sono molto attratti da un sistema alternativo alla Mosca, che consenta di catturare continuamente, tutto il giorno, perché la cattura è il loro unico fine. La trota di taglia sul fondo della profonda buca la insidiano in tutt’altri modi e tempi.  Nessuno studio e nessuna particolare osservazione, bastano una o più ninfe piombate con qualche grammo di tungsteno, un finale adatto, magari piombato anch’esso ed una coda scelta di conseguenza, e la cattura diventa assai probabile.

Questa non è Pesca a Mosca, ma soltanto una squallida imitazione, laddove lo squallore è la conseguenza del sotterfugio. Questo modo di concepire la cattura di una trota trae ispirazione dalla Pesca al Tocco, che nel nostro paese vanta una grande tradizione ed è molto efficace. Lo squallore è duplice in quanto questo sistema alternativo alla Mosca non è che un surrogato del “Tocco” o della “Passata”, con l’uso di attrezzatura per coda di topo. Quest’ultimo aspetto poi, rappresenta una forzatura ed un alibi. Forzatura perché, per lanciare quelle ninfe farcite con palle di piombo o tungsteno, sarebbero molto più indicate e performanti le normali canne da lancio con relativo mulinello tradizionale, piombatura scalata sulla lenza e galleggiante classico quando serve. In questa maniera, l’azione di lancio e di pesca risulterebbero molto più pulite e piacevoli e meno stancanti. In fondo si stanno usando le versioni artificiali delle stesse esche naturali, per il cui uso queste attrezzature sono state concepite e nel tempo evolute. Alibi, perché grazie all’utilizzo di attrezzature per coda di topo, per quanto inadatte e inappropriate, queste persone si autodefiniscono Pescatori a Mosca. Nella realtà invece, sono soltanto dei pescatori tradizionali che si arrogano false credenziali.

Basta andarsi a cercare l’elenco dei Mosca Club attivi sul territorio nazionale, per appurare che nel 90% dei casi il simbolo scelto come emblema raffigura  una mosca secca, o un pesce che staziona a galla, o che sale in superficie a prendere un insetto, che è quasi sempre un’effimera, dun o spinner. Non ne esiste neanche 1 che sfoggi una ninfa o un’immagine che richiami questo sistema di pesca e men che meno, che faccia riferimento a esche piombate, altre zavorre e galleggianti. L’iconografia ha sempre avuto grande importanza nella storia dell’uomo e la Mosca non fa eccezione. Questo a dimostrazione di quanto ho scritto all’inizio, parlando dell’identità della Mosca, dei suoi principi e delle finalità, nelle quali la cattura è soltanto il fine ultimo, ma non certo unico. La Mosca non vuole e non deve essere concepita per sfoggiare atteggiamenti inclini a presunte superiorità, ma non può in alcun modo rappresentare un paravento per i molti che, abusando del suo titolo, praticano sistemi di pesca più essenziali, già esistenti, e unicamente rivolti a catturare un pesce dietro l’altro.
 
Alcuni di costoro accampano le scuse più incredibili e patetiche, nel tentativo di ricondurre le loro personali prospettive all’interno del sistema Mosca, che non può e non potrà mai accoglierle, perché vuole continuare ad essere diverso, come diverso è l’approccio di una trota verso una mosca che galleggia in superficie rispetto al suo consueto “brucare” sul fondo. Ho letto alcune esternazioni di questi “pescatori tradizionali che utilizzano attrezzature con coda di topo”, i quali ritengono che piombare le ninfe, i finali, usare galleggianti e altri ammennicoli, rappresenti  addirittura un’evoluzione nel campo della Pesca a Mosca.  Insistono dicendo che nel mondo, gli altri, lo fanno da decenni, che si sono scritti libri e manuali per insegnare a farlo e se in Italia persiste questa riluttanza nei confronti del “nuovo”, è perché siamo privi di una cultura della Pesca a Mosca.
Voglio rispondere a questi millantatori, comparsi dal nulla, autocelebratisi come “esperti” e che hanno incominciato a riprodursi con una velocità preoccupante, che in Italia la cultura della Mosca esiste già senza bisogno del loro discutibile contributo, con delle eccellenti peculiarità che essi stanno cercando di demolire e che vanno invece conservate e protette da ogni tentativo di contaminazione.

Ogni anno nel mondo, si producono e consumano migliaia di tonnellate di “parmesan” per la soddisfazione di imprese e consumatori di tale sottoprodotto che tutti ben conosciamo ed evitiamo. Di “Parmigiano DOC” se ne produce e consuma assai meno, perché necessita di molto più tempo, impegno e cura. Frutta molto meno e costa infinitamente di più, ma ne basta una lieve spolverata nel piatto per accorgersi della differenza. E’ tutt’altra cosa, proprio come la Mosca. La canna da mosca è stata inventata per lanciare ami ricoperti da pochi giri di filo e una manciata di fibre, e grazie al grande patrimonio tecnico sviluppato in Italia, è divenuto uno strumento con cui si possono produrre cose meravigliose, che al mondo nemmeno si sognano. Proprio come accade per gli strumenti musicali, le differenze possono essere enormi tra coloro che strimpellano e gli altri che suonano. Le stesse differenze che separano un violino o un pianoforte dai piatti o dalla grancassa, definiti anch’essi strumenti.
Non ritengo, ne auspico, che in futuro la pesca debba essere praticata da tutti esclusivamente a “mosca secca”, ma è doveroso chiamare le cose con il proprio nome e poterle riconoscere per ciò che sono e rappresentano, senza contraffazioni ne imbrogli. Il piombo, il galleggiante, e le catture in serie dei pesci appartengono ad un altro mondo. E’ anch’esso un mondo di svago che può offrire divertimento ed emozioni a chi vuole, ma nell’Universo della Pesca è confinato in un’altra galassia.

Mauro Nini

71
PESCA A MOSCA IN MARE / TOMBARELLI a mosca
« on: February 18, 2013, 13:06:53 »
Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

72
PESCA FORUM BAR / PESCA A MOSCA? macché!
« on: January 18, 2013, 12:05:30 »
La giornata inizia bene, il tempo è bello, Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login ha portato le sue canne in bomboo e ci apprestiamo a provarle











dopo aver apprezzato le canne di Eugenio si decide di andare sul fiume per pescare:



Eugenio prova a fare qualche lancio nella parte del fiume appena sottostante... subito ci rendiamo conto che è meglio risalire il fiume per un po' e non potendo guadare decidiamo di tornare indietro. Fin qui tutto bene.

Ritorniamo nel posto dove sono parcheggiate le auto e cominciano gli intoppi:

Faccio presente che sono appena le 10:00 del mattino e troviamo una tavola imbandita con delle fette di pane spalmate di cicoli (scarafogli; frisuli... ognuno li chiama in modo diverso) caldi e una bottiglia di vino.
Il presidente del GRUPPO PAM&PAM Calabria Donato C ha deciso che è l'ora di fare qualche assaggio.





Intanto mi accorgo che in un angolo c'è un fornello con una casseruola piena di ragù che si sta scaldando, mi è stato intimato di saggiare per sentire se era buono di sale.



Comincio a provare un po' di vergogna nei confronti di Eugenio, lui è venuto per pescare. calabria3

Dato il parere positivo sulla bontà del ragù, il Presidente dice che è l'ora di calare la pasta





Ho la vaga sensazione che la pesca vada a farsi friggere!







Dopo i rigatoni al ragù arriva dell'altro





Non potevano mancare il grappino e il caffè



Non inserisco altre foto per  vergogna  ;D avevo promesso a Eugenio che l'avrei portato a pescare...

Conclusione: Un gruppo di matti, a parte Eugenio, l'unica persona seria è rimasto MARCOLINO, chssà per quanto ancora?




73
PESCA CON LA MOSCA / EUGENIO TONELLI - rod maker-
« on: January 14, 2013, 15:48:22 »


Eugenio Tonelli (“Eugeton” su Calabria Pesca On Line) è di Bologna, la sua Signora è calabrese di Corigliano C.  dove vive e lavora.  Eugenio, quindi, è costretto a fare la spola tra l’Emilia e la Calabria. Oltre alla passione per la pesca con la mosca ha anche l’hobby di costruire canne in bamboo. Ci siamo conosciuti di persona in occasione di un incontro tra pam sul fiume Lao.




Durante quel viaggio mi ha parlato del suo hobby   e gli ho espresso il desiderio di poter vedere e provare le sue canne. Ieri se ne è presentata l’occasione. La scusa è stata un’uscita a cavedani sul Savuto in compagnia del gruppo Pam&Pam Calabria.
Per i pescatori a mosca le canne in bamboo hanno sempre un certo fascino, specialmente  quado sono fatte bene, con ottime rifiniture, come quelle di Eugenio.
Ne ha portato quattro di varie misure e per diversi numeri di coda:























Logicamente le abbiamo provate tutte e trovate tutte soddisfacenti. La mia preferenza (dettata dal mio modo di lanciare) è caduta in particola su due: la prima formata da due pezzi differenziati, il pedone più corto del vettino, costruita per una coda del N°5, io l’ho provata con una tre e devo dire che si è rivelata abbastanza rapida permettendomi di lanciare in velocità e di eseguire lanci con shooting rispettabili. L’altra, una cannetta più corta per coda N°3 in tre pezzi, meno rapida ma molto piacevole, più adatta a piccoli torrenti che richiedono lanci corti e rallentati ma senza cedere anche su distanze maggiori.
Qualche piccolo “difetto” se così si può definire, dovuto al mio modo di impugnare la canna, (impugnatura avvolgente) l’ho riscontrata appunto nell’attaccatura del mulinello, preferisco il mulinello con l’aletta superiore che entra nel sughero dell’impugnatura. Per tutto il resto non posso che fare i miei complimenti a Eugenio.

p.s. il report della giornata Pam&Pam verrà dopo in altra sede.

74
PESCA CON LA MOSCA / Antonio Albanese -PAM-
« on: January 07, 2013, 11:50:30 »
Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

75
PESCA CON LA MOSCA / MI SON FATTO UNA CANNA..... da pesca
« on: December 30, 2012, 12:46:52 »
Mi son fatto una canna...  cosa avete capito?  calabria Siete dei malpensanti!   ;D Mi son fatto una canna da mosca.

 In questo periodo di vacanze natalizie, invece di oziare, sono andato a rovistare nel mio arsenale da pesca e ho trovato parecchi spezzoni di vecchie canne in bamboo. Niente di particolarmente pregiato ma osservando attentamente i vari pezzi mi sono accorto che alcuni, in particolare due, potevano essere utilizzati. ne è venuta fuori una cannetta di sei piedi che lancia agevolmente una coda N°3. La canna è in tre pezzi di cui uno è costituito solo dall'impugnatura (ricavata da una vecchia canna rotta, in fibra di vetro). La cannetta possiede una discreta azione che da la possibilità di lanciare anche in velocità. E' particolarmente adatta ai micro torrenti, quelli molto infrascati. Riesce a tenere bene la coda per lanci di 13/14 metri, oltre tale distanza si "inginocchia" un po'.
Devo provarla con un coda N°2, forse risponderà meglio!




76
Un artificiale inserito su Facebook da Mario Andrea Fracassi con dedica ad Angelo Rosorani.

Ne riporto le fasi della costruzione con le parole dell'autore e lo ringrazio per avermene dato il permesso.

La mosca vuole essere un tributo al miglior fly tyier che io abbia conusciuto. Angelo Rosorani. Qui ormai siamo alla Università della mosca ma se seguite passo passo le varie fasi di costruzione, forse ce la potete fare anche voi. Amo TMC 100 del 14. Si comincia fissando l'asolina in acciaio a circa tre quarti del gambo


Fissata l'asolina in acciaio, si prosegue col fissare una ulteriore asola in kevlar in prossimità della precedente



Si fissano le code di gallo grizzly



Si fissa il tinsel oro il più sottile possibile



Si procede quindi con il corpo della mosca anellandolo col tinsel



Si mette nell'asola di kevlar un ciuffetto di peli di foca e si arrotola sino ad ottenere quanto in figura



Si avvolge la foca attorno alla prima asolina in acciaio



Si fa una bella testina arancione e la mosca è terminata



77
SEGNALAZIONI DAL WEB / Recupero
« on: December 11, 2012, 10:43:26 »
Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login

78
COSTRUZIONE MOSCHE ARTIFICIALI / MORSETTO AUTOCOSTRUITO
« on: November 04, 2012, 16:53:42 »
In occasione dell'ultimo incontro pam sul Lao, l'amico Donato Tedesco mi ha fatto omaggio di 3 testine di morsetto che lui non usava più. Con un po' di buona volontà e con materiali di recupero ne ho costruito uno per poter usare quelle testine.

Materiali utilizzati:

Spezzone di tubo in ottone del diametro adatto alle testine

Vecchia pipetta in alluminio di fornello a gas

Tondino in ottone recuperato da un vecchio portalampada

Piastra di un un vecchi ferro da stiro

Dadi e rondelle varie







Un sentito grazie a Donato!

79
SEGNALAZIONI DAL WEB / Attrezzo per i nodi
« on: November 03, 2012, 20:07:21 »
Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login
.

Pages: 1 2 3 [4] 5 6 ... 18