10/03/2012Un pesce palla "letale" pescato nello Stretto Ha abboccato a 150 metri dalla riva messinese
Alessandro Tumino
Messina
Già da un decennio è penetrato, e semina paura e spesso provoca la morte di quanti se ne sono cibati, nel bacino del Mediterraneo. Dapprima, tra il 2003 e il 2005, è stato pescato e consumato nelle acque di Turchia, Egitto, Israele, con una decina di avvelenamenti mortali, nel 2007 è arrivato all'isola di Rodi, con l'allarme delle autorità greche.
Da ieri mattina, erano circa le 11.30, il velenosissimo pesce palla argenteo, Lagocephalus Sceleratus, che un tempo viveva solo negli Oceani, e rappresenta una delle creature marine più letali, a causa della tetradotossina contenuta in diversi suoi organi e nella pelle, ha fatto la sua comparsa nello Stretto, ad appena 150 metri dalla riva messinese, davanti al villaggio di Contemplazione. A tirarlo su con una lenza è stato Francesco Billé, 36 anni, del vicino borgo di Sant'Agata, pescatore professionista, più volte impegnato in suggestive battute nello Stretto assieme alle troupe del programma Rai "Linea Blu".
L'uomo, che pescava "occhiate" usando per esca gamberetti, ha subito avvertito che all'amo s'era attaccato un pesce particolarmente forte. Ancor di più s'è reso conto della singolarità della preda quando l'ha visto fuoruscire dal pelo d'acqua («con la testa verso il basso come uno spada») e poi, una volta sulla barca, tirare fuori gli aculei e gonfiarsi a dismisura, assumendo le forme più strane. Qualcosa di più e di peggio dei consueti pesci palla tanto che Billé, dopo aver provveduto a fotografarlo per informare le autorità scientifiche, ha preferito rigettarlo in mare: «L'ho fatto perché sulla riva mi aspettava la bambina, mia figlia di 10 anni, che vuole ogni volta toccare i pesci, specie quelli più particolari, e non volevo che lei corresse il minimo rischio». L'intuizione è stata azzeccata: come accertato dalla Guardia Costiera tramite i raffronti fotografici, si trattava effettivamente di un esemplare di circa 40 centimetri del pesce palla argenteo, il Lagocephalus Sceleratus, appartenente alla famiglia dei Tetraodontidi, storica causa di tante morti in India e in Giappone, dove peraltro alcuni cuochi ne cucinano le parti non letali, ancorché lievemente tossiche, per un incauto, sconsigliato, sushi... estremo.
Tornando alla terribile pericolosità di questo pesce, deriva dall'ingestione della tetradotossina contenuta nel fegato, negli organi sessuali e nella pelle: «Determina l'arresto degli impulsi nervosi – ricorda, in una nota, la Guardia Costiera – conducendo a paralisi totale, blocco della respirazione e morte per soffocamento».La Guardia Costiera di Messina ha lanciato l'allerta a tutti i pescatori messinesi, specie i tanti dilettanti della lenza. Come riconoscerlo? «Presenta una larga e vistosa banda argentea che scorre sui fianchi e misura circa 40 centimetri, la testa è massiccia con il muso arrotondato. Non si vuole creare allarmismo – scrive la Capitaneria – ma è necessario prestare la massima attenzione per non confonderlo con altre specie ittiche simili».
fonte: gazzettadelsud.it
da altre parti ho letto che la pericolosità è data solo dal consumo delle carni...
non credo che toccandolo si muoia , anche perchè il veleno non penetra nella pelle senza pungiglioni o spine !!
Poichè la tetrossodina prodotta dal fegato è contenuta anche nella pelle, in alcuni soggetti predisposti può causare gravi sintomi anche per contatto, fino alla morte per paralisi e conseguente soffocamento. Quindi meglio andarci piano se si dovesse avere a che fare con uno di questi simpatici pinnuti.