Pesca sostenibile nel Mediterraneo. "L'Ue rischia un passo indietro"

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Varnon

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Se anche l'Unione Europea si muove in direzione dello sfruttamento ittico e non verso la pesca sostenibile siamo alla frutta. Povero Mare Nostrum



Il prossimo 10 luglio alla Commissione pesca del Parlamento europeo un voto che potrebbe impattare negativamente sulla salute del mare nostrum, considerando che l''82 per cento della risorse idriche è sovrasfruttato. Intanto a Viterbo si sceglie una serata di degustazione ittica per sensibilizzare al problema. Affidandosi a ricerche tradizionali e spesso dimenticate di PAOLA RICHARD


GLI AMANTI del sapore di pesce mediterraneo hanno una nuova possibilità per orientare la politica europea verso una rotta più serena per il futuro dei nostri piatti e, soprattutto, dei nostri mari. Il 10 luglio prossimo è prevista infatti un'importante votazione della Commissione Pesca del Parlamento Europeo. Una data che potrebbe essere decisiva per la salute del mare nostrum, considerando che l'82% delle risorse ittiche mediterranee è oggi sovrasfruttato. Cifra che sale drammaticamente al 90% per gli stock di grandi predatori come tonno e pescespada, tradizionalmente apprezzati in mediterraneo sin dalla preistoria, ma arrivati solo negli ultimi anni sull'orlo dell'estinzione.

L'appello è lanciato dalla coalizione internazionale Ocean 2012 assieme a Slow Food, che organizzano il 6 luglio a Viterbo, presso il Caffeina Festival, una serata di degustazione sostenibile a base di pesce elaborato in tradizionali e spesso dimenticate ricette, ancora oggi apprezzabili senza pesare sulle coscienze e sul portafoglio. "Il nodo della prossima votazione europea è legato all'utilizzo dei fondi pubblici indirizzati al settore pesca - spiega Serena Maso di Ocean 2012 - Come dimostrato nell'ultimo rapporto di Nef (New Economic Foundation), i sussidi per la costruzione di nuovi pescherecci alimentano la sovracapacità di pesca e lo sfruttamento eccessivo del mare. Nel 2004 erano stati gradualmente eliminati attraverso la Riforma della PCP del 2002. Riaprire la porta a questo tipo di aiuti rappresenterebbe un pericoloso passo indietro e un grave spreco di denaro dei contribuenti. Insomma una mossa sbagliata che va nella direzione di una pesca sempre più insostenibile".

Il rapporto Nef sottolinea come i consumatori di tutta Europa oggi paghino tre volte per il loro pesce: per il valore degli sbarchi (€6.6 miliardi), per i costi sociali della pesca eccessiva (€3.2 miliardi) e per i sussidi concessi agli operatori del settore pagati dai contribuenti europei (€930 milioni). Secondo l'alleanza tra cuochi italiani e le organizzazioni internazionali di tutela del mare, i sussidi dovrebbero essere indirizzati verso il recupero degli stock ittici e un maggiore quanto sostenibile aumento delle catture per i pescatori nel lungo periodo, piuttosto che finanziare la costruzione di nuovi pescherecci e aumentare la potenza della pesca industriale.

I dati della Commissione Europea mostrano che circa 20.000 pescherecci potrebbero beneficiare di un sussidio fino a 80.000 euro, in accordo con l'emendamento proposto. L'ammontare complessivo potenziale potrebbe essere di 1.65 miliardi di euro, oppure 236 milioni di euro l'anno per sette anni, che rappresenta un quarto (25,4%) del totale dei finanziamenti FEAMP, il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca pari a 6,5 miliardi di euro.

Secondo Slow Food l'attuale proposta di regolamento non accoglie ancora una visione olistica della gestione ambientale. "Invece di investire in sussidi che incentivano un modello di pesca industriale- spiega Cinzia Scaffidi, direttrice del Centro Studi di Slow Food- occorre, tanto più in questi tempi di crisi occupazionale, puntare verso una maggiore selettività degli attrezzi di pesca, sulla tutela dei diritti degli operatori e sul coinvolgimento delle comunità costiere. Diventa quindi fondamentale investire nella formazione dei pescatori, nell'educazione dei consumatori e nella ricerca scientifica".

"Videro molti tonni e gli uomini della Niña ne uccisero uno", scriveva Cristoforo Colombo nel suo celebre diario di viaggio verso le Indie, il 17 settembre 1492. Pescato, decantato, onorato e forse "troppo" ricercato: il futuro del pesce mediterraneo è nelle mani di pescatori, chef, scienziati, ambientalisti, politici e cittadini in cerca di una visione comune. Mentre gli amanti del pesce possono oggi scegliere ricette e specie marine più sostenibili e forse persino più gustose.


alessandroserra24

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il tonno rosso è diminuito nel Mediterraneo del 74% fra il 1957 e il 2007 .... che tristezza... si dirige sempre di più verso l'estinzione...dove finiremo...dove finirà questo mondo. che sfiga assurda è stata per me nascere nel 92...  ;D
con tutti questi cappotti potremmo aprire un bel negozio di abbigliamento
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