Io invece ritengo che i veri surfcaster avvertano molto meno, rispetto ai colleghi delle altre discipline, la crisi di catture che colpisce il mondo della pesca. I motivi sono molto semplici. Anzitutto il surfcaster ha una stagione piscatoria limitata. Diciamo che, ottimisticamente, può contare su sei/sette mesi di pesca l’anno in cui poi deve beccare i momenti buoni ed il resto del tempo vive in astinenza favorendo, nel contempo, la ripopolazione ittica. Il surfcasting, poi, è uno sport poco appagante in fatto di catture per cui chi lo pratica è già avvezzo alla scarsità di risultati. In sostanza è un po’ come noi poveri tifosi dell’ Inter: abituati a soffrire per i risultati ma con una passione immensa ed inesauribile nel cuore. Chi affronta una battuta di surf non deve rodersi il fegato per le reti che gli sbarrano lo specchio acqueo antistante in quanto con il mare mosso, di solito, non si calano le reti e, sotto questo aspetto, il sistema nervoso ringrazia. Sotto questi punti di vista possiamo dire che sono più sfortunati gli amici che si dedicano ad altre discipline. Come poi è già stato evidenziato dagli amici qui sopra, alla base di tutto c’è la passione altrimenti la canna al chiodo la sia appende a prescindere dai risultati.
A parte queste considerazioni semiserie (fino ad un certo punto), io non sono poi così pessimista e volevo fare una considerazione che allarga un po’ i confici. Certo, chi è abituato a riempire le serate con una ventina di mormorette da 15 cm. inveirà ma chi invece aspetta “il pesce della vita” sa che quell’esemplare, che per aver potuto meritare questo titolo, ha evitato ogni tipo di palangaro, strascico, fissa ecc. è ancora in circolazione e si muoverà solo con quelle condizioni di mare. La crisi c’è anche nelle risorse ittiche ma mentre si cerca, giustamente, di fare qualcosa per il buco nell’ozono, per i ghiacciai dei poli, per le balene ecc. sembra che a nessuno interessi del nostro povero mare. Spiace constatare che chi finora ci ha rimesso sono gli artigiani della piccola pesca costiera, metodo ecosostenibile ma ormai insostenibile economicamente ma, sotto sotto perfidamente, viene da fregarsi le mani perché sono tanti ami e retine in meno a cavar pesci dal mare. E si è portati a pensare che se ora è toccato a loro un domani toccherà ai grossi professionisti, i veri distruttori del mare, sperando che, nel frattempo, i governi non decidano di fare il tiro al bersaglio su noi poveri pescatori sportivi e che, soprattutto, la natura trovi la forza per rigenerarsi.
Al limite, come hai già detto, c’è sempre la possibilità di dedicarsi al lancio del piombo: è un bellissimo sport anche quello. calabria