Che cos'è per me il surf casting
La definizione del termine anglosassone, in se stesso, è abbastanza semplice: 'surf' significa onda, 'casting' significa lancio, per cui surf casting = lancio sull'onda. I connottati del surf casting sono quindi ben delineati già nel suo termine: non ci può essere surf casting se non ci sono le onde.
Ma il surf casting va ben oltre il semplice termine del suo lemma, in quanto rappresenta una 'filosofia' praticamente unica di intendere la pesca, che supera la pura e semplice azione di 'andare a pesca' e di 'cercare di pescare qualcosa', azioni senza le quali la pesca sportiva in generale non avrebbe senso.
E' infatti proprio questa 'filosofia' che ha fatto del surf casting la pesca sportiva tra le più ambite e contemporaneamente tra le più difficili e 'misteriose', e che l'ha fatta definire nel passato (ma è tutt'ora valido) come una disciplina che è "per molti ma non per tutti", perché richiede una 'formazione mentale' alla quale molti non sono disposti a soggiacere, in quanto il surf casting comporta tutta una serie di sacrifici e di rinunce che mal si addicono ad un passatempo che per sua natura deve essere affrontato con mente libera e col massimo diletto.
Come tutte le cose ritenute misteriose ed esoteriche, il surf casting esercita un fascino ed un richiamo a cui non sappiamo inizialmente rinunciare, per poi magari scoprire (come di solito accade per le cose misteriose ed esoteriche) che il surf casting non è fatto per noi e ci rinunciamo dopo un breve o lungo periodo, perché non siamo disposti ad accettarne le ferree regole. Ma questo avveniva per lo più nel passato, quando avevamo il coraggio di essere più 'onesti' con noi stessi e di ammettere i nostri limiti.
Oggi infatti le cose sono travisate, perché abbiamo adattato quelle ferree regole originali al "nostro" modo di concepire il surf casting, il più delle volte deformandole talmente che più nulla hanno a che fare con quelle originali. In tantissimi infatti siamo convinti di praticare il surf casting, ce ne riempiamo la bocca e ce ne vantiamo con gli altri, spesso (fortunatamente) perché non ce ne rendiamo conto, ma ancor più spesso perché lo abbiamo letto in qualche articolo di una rivista del settore o in qualcuno degli ultimi libri sull'argomento, scritti da persone che per incapacità, ma di solito per denaro, hanno 'venduto la loro anima al diavolo', rappresentato in questo caso dai produttori e dagli editori che fanno della parolina magica surf casting il classico specchietto per le allodole, con lo scopo di incrementare le vendite. In realtà, anziché surf casting, stiamo praticando il più delle volte una generica pesca a fondo.
Questa riflessione si prefigge lo scopo di riportare il surf casting alle sue vere origini, senza le quali non ha senso parlare di questa disciplina: tanto varrebbe parlare di pesca in mare generica, per praticare la quale sono necessarie poche cose altrettanto generiche, alla portata di tutti.
E riportare il surf casting alle sue vere origini non può che rendere onore a questa disciplina, difficile è vero, ma piena di gratificazioni per tutti coloro che riusciranno ad imporsi un modo completamente diverso di concepire la pesca.
Ho detto prima che il surf casting è "per molti ma non per tutti", ma ciò non è legato solamente ad una particolare 'formazione mentale': un altro motivo che rende il surf casting tale è dovuto anche alla specifica attrezzatura da usare ed al suo costo, di gran lunga superiore a quello di una 'buona' attrezzatura da fondo. Se non si dispone di un minimo di volontà per imparare ad usarla e di risorse finanziare per acquistarla, è meglio rinunciarci da subito per evitare grosse delusioni: non si può affrontare il surfcasting con attrezzature inadeguate, ma anche supponendo di possederle, a poco servono se non ci imponiamo di imparare ad usarle nel modo giusto. Comprarsi una super attrezzatura solo per far scoppiare di invidia gli altri, credetemi, a pesca ha poco senso, perché alla fine gli unici che stiamo ingannando siamo noi stessi.
Il teatro in cui si svolge la scena del surf casting è ben preciso: la coltre sabbiosa. Sabbia sotto i nostri piedi (la spiaggia), sabbia nel fondo marino (la zona di pascolo). Sotto la coltre sabbiosa del fondale vive una moltitudine di organismi di cui si nutrono i pesci: durante l'estate proviamo ad immergerci con maschera e boccaglio anche a breve profondità, rivoltiamo due o tre manate di sabbia e restiamo in attesa di vedere il risultato. Noteremo di aver portato in superficie alcune telline e qualche vermetto. Immediatamente vedremo avvicinarsi incuriositi i granchietti, microscopiche mormorette, piccolissime tracine e trigliette. Raccogliamo qualche tellina e spappoliamola con le dita: il gruppetto di piccoli pescetti si avventano su quel cibo inaspettato. Giriamo lo sguardo attorno e vediamo avvicinarsi una spigoletta un pò più grande, a sua volta attirata da tutto quel movimento. Più si avvicina e più si fanno guardinghi i piccoli pescetti, che hanno riconosciuto nella spigoletta un pesce predatore con cui magari dovranno fare i conti.
La nostra è stata solo una piccola azione, avendo solo rivoltato alcune manate di sabbia. Ebbene, provate ad immaginare questa azione moltiplicata per mille, per diecimila, per milioni, per miliardi di manate. Provate cioè ad immaginere questa azione di rivoltamento del fondo marino fatta per tutto il fronte dall'impetuoso infrangersi delle onde che, spinte dal vento, stravolgono il fondale scoperchiando un'enorme quantità di organismi che, da quel momento, restano in balia delle immancabili correnti che si formano e che li trascinano via secondo direzioni ben precise. Inizia a formarsi la così detta 'catena alimentare', formata cioè da quelli organismi, dai piccoli pesci richiamati da essi e dai pesci più grandi a loro volta richiamati da quella moltitudine di pesci più piccoli, che rappresentano anch'essi un pasto succulento. In queste condizioni meteo marine, i pesci vengono richiamati sotto costa anche da distanze considerevoli, consapevoli che quella è l'occasione che aspettavano da tempo per sfamarsi con facilità.
Queste condizioni possono formarsi già a pochi metri dalla riva, come possono formarsi anche ad un centinaio di metri di distanza, anche a 120-130 mt, a seconda della conformazione del fondale.
L'inverno è la stagione più propizia al formarsi dei venti impetuosi, che a loro volta danno origine alle onde, che a loro volta rivoltano il fondale mettendo allo scoperto gli organismi sepolti sotto la sabbia.
Ecco quindi che cominciano a delinearsi le prime condizioni tipiche del surf casting: freddo, forte vento, pioggia, onde impetuose, distanze dalla riva da raggiungere. E queste condizioni cominciano anche a fare le prime selezioni tra i pescatori sportivi. Non sono molti quelli disposti ad affrontare un freddo pungente, specialmente se accompagnato da una pioggia gelida che metterebbe a dura prova anche la pazienza di un santo.
Poi ci sono le onde da affrontare: occorrono zavorre pesanti e di foggia particolare perché l'impianto pescante non venga sputato a riva nel giro di pochi minuti. Ma per lanciare zavorre pesanti occorrono canne robuste e di ottima qualità: le nostre lo sono?
Ma ancora non basta: bisogna perforare il muro di vento frontale o latero-frontale per arrivare con il nostro piombo piramidale da 2 etti a quei fatidici 100 mt in cui quel giorno si è formata la zona di pascolo. Ci tentiamo con il nostro side, ma non riusciamo a superare i 70 mt. Ci ricordiamo allora di aver sentito parlare di un lancio chiamato ground, tentiamo di farlo, ma le cose non solo non sono migliorano, ma spesso addirittura peggiorate. Forse bisogna forzare di più.... Indietreggiammo la zavorra a ore 15 e forziamo maggiormente il lancio... Patatrack! La nostra telescopica da 250 € è andata in pezzi! Solo allora ci ricordiamo di aver letto da qualche altra parte che le telescopiche non sono adatte al lancio ground, che per fare questo tipo di lancio ci vogliono le canne a ripartizione di sezioni. Ma noi non l'abbiamo mai voluta comprare, ritenendo di non essere in grado di usarla. Oppure il nostro budget era troppo basso. A testa china, scomodando con i nostri improperi tutti i santi del paradiso, cominciamo mestamente a sbaraccare con la solenne promessa di mandare il surf casting a farsi fondere:ecco come si forma una seconda ondata di selezione tra i surf casters.
E ancora non è finita. Abbiamo la giusta attrezzatura, siamo in grado di utilizzarla al meglio, raggiungiamo la lunga distanza di pascolo... ma le ore passano inesorabili senza vedere un'abboccata. Intanto il freddo si fa sempre più pungente, qualche goccia gelata si infiltra nella nostra cerata e ci cola lungo la schiena, il vento soffia inesorabile. Ci rifugiamo sotto la nostra tenda, in attesa... niente! << Ci andrà meglio domani >>, ci diciamo mentre raccogliamo la nostra roba con una certa stizza. Ma l'indomani la stessa storia: due saraghi da 300 gr in tutto il giorno. Ed il giorno successivo di nuovo nulla. La frustrazione ci assale, non siamo più invogliati ad andare a surfcasting nei giorni successivi, ci disaffezioniamo sempre di più, sino a quando non scriviamo il nostro annuncio: <<Occasione! Svendesi canne da surf casting come nuove causa inutilizzo>>. Siamo così arrivati alla terza ondata di selezione tra i pescatori di surf casting.
In tutti e tre gli esempi, lo sfoltimento della schiera dei surfcaster è avvenuta principalmente per un principio fondamentale: l'assenza della 'filosofia' del surf casting, senza la quale, prima o dopo, tutti noi cediamo e alla fine ci arrendiamo.
Ma in cosa consiste questa benedetta filosofia?
Principalmente nella disposizione ad affrontare sacrifici di tutti i generi: fisici, finanziari e psicologici. E' inverno, notte buia e tempestosa, pioggia gelida, vento sferzante altrettanto gelido. Per rendersi conto di cosa vuol dire, non basta immaginarselo, bisogna viverlo di persona: il mio suggerimento per chi vuole dedicarsi al surf casting è di affrontare per qualche ora alcune di queste notti, anche senza un'attrezzatura specifica, per saggiare la propria volontà di resistenza a queste condizioni avverse, che in fondo stiamo subendo non per necessità o lavoro, che in qualche modo potrebbero aiutarci a superare, ma per puro diletto. Se riusciamo a vincere il richiamo del caminetto, siamo già a buon punto e possiamo valutare
l'opportunità di affrontare la spesa di un'attrezzatura più idonea. Quando siamo ultra sicuri di potercela fare, e solo allora, dobbiamo pianificare i nostri acquisti. Durante le notti di 'prova' abbiamo constato con mano quanto la nostra attrezzatura si sia dimostrata inadeguata per affrontare quel mare: anche se il nostro piramidale da 200 gr ha retto, tuttavia non siamo riusciti col nostro side a fargli raggiungere la fatidica 'zona di pascolo' posta ad una trentina di metri più avanti, se non oltre. Occorrono canne in grado di sparare quel piombo con un tipo di lancio più idoneo alla distanza, come può esserlo il ground. Sappiamo, almeno per averlo letto da qualche parte, che simili canne esistono e si chiamano RIP, ma sappiamo anche che costano alquanto e che il ground è un lancio tecnico che richiede una preparazione adeguata, che noi al momento non possediamo. Ecco che allora entra in ballo la seconda serie di sacrifici: rinunciare ad altre cose da 'diletto' per risparmiare i soldi per acquistare quelle canne (niente nuovo computer, niente nuovo iPod, niente ristorante, pizzeria, McDonald, cinema, discoteca, viaggi, vacanze, scarrozzate in macchina e via di seguito) e rinunciare a qualche giornata di pesca da trasformare in giornate di allenamento per imparare a lanciare in ground. Non sono pochi i surfcaster che hanno affrontato questi sacrifici finanziari e psicologici pur di arrivare al loro scopo: anzi, costoro fanno parte della schiera dei 'puristi' del surf casting. Per lo più autodidatti, per non 'perdere la mano' si sottopongono a continui allenamenti di lancio ground e pendulum sul campo o sulla spiaggia, non si fanno spaventare dalle condizioni meteo-marine più estreme e sono quelli che raccolgono i risultati più soddisfacenti.
Altre cose che rientrano nella filosofia del surfcasting sono, ovviamente, il massimo rispetto per la natura ed il mare, che in questa disciplina assumono valori quasi maniacali (l'unica cosa che resta del loro passaggio sono le orme sulla sabbia), la disponibilità ad accettare le giornate 'buche' come una cosa normalissima che non influenza minimamente il loro umore, lo studiare con costanza e assiduità i fondali, le maree, le correnti, la spiaggia, la zona di pascolo, i bollettini metereologici, la granulosità della sabbia, la direzione del vento, i canaloni, il sondaggio del fondo, le possibili prede di quello spot... e l'elenco potrebbe continuare all'infinito. In parole povere, i surf caster sono i 'professionisti' della pesca sportiva, e professionisti non si nasce, lo si diventa acquisendo con costanza e sacrifici quella che viene definita la 'filosofia' del surf casting.