Una delle frasi che soleva ripetere uno dei primi e più grandi maestri di surfcasting è:
"Il surf casting è per molti, ma non per tutti".
Come hai ben specificato qui:
Purtroppo il surfcasting affascina, incuriosisce, intriga ma, all'atto pratico, in pochi raccolgono la sfida.
il surfcasting rappresenta, per chi ancora non lo pratica, una disciplina esoterica che, proprio per il fatto di essere considerata tale, affascina ed incuriosisce praticamente tutti i pescatori sportivi.
E' solo quando ci sono entrati dentro che molti sperimentano le prime delusioni, sopratutto perché ci sono entrati senza avere le basi fondamentali che sono indispensabili per affrontare questa disciplina. E prima o poi abbandonano, più prima che poi.
Una delle basi fondamentali, se non la più fondamentale di tutte, è che bisogna considerare il surf casting più una 'filosofia' di pesca che una delle tante branche della pesca. Se non si è preparati a considerare il surf casting come tale, prima o dopo questo tipo di pesca viene accantonato, se non abbandonato del tutto.
La 'filosofia' impone che il surfcaster debba come primissima cosa assimilare i concetti più ardui che ruotano intorno al surf casting, quali lo studio delle condizioni meteo marine, lo studio della spiaggia, lo studio del fondale, lo studio delle maree, il colore dell'acqua, la frequenza dei frangenti, la distanza dei frangenti, l'altezza dei frangenti, la disposizione dei canaloni, la direzione delle correnti, la consistenza del fondo, l'ubicazione della zona di pascolo, il tipo di preda che può essere presente, la scelta dell'esca giusta, la sua miglior disposizione nel terminale, la struttura fisica dello spot (se incastonato tra promontori ravvicinati oppure su una spiaggia più ampia), la localizzazione delle secche, la localizzazione della rotta di pascolo in quel momento, la.... (e potrei continuare ad elencare almeno un'altra decina di concetti fondamentali da tener presenti).
Poniamoci per un attimo nei panni di un comune pescatore che si avvicina al surfcasting senza aver prima incamerato questi concetti, (senza contare altri astrusi compiti che lo aspettano e che descriverò più avanti): è ovvio che se la dia a gambe levate!
Senza una guida preparata, ovvero un maestro di surf casting a cui affiancarsi, questi concetti sono difficilissimi da assimilare, se non dopo un lungo periodo di attenta ed interessata osservazione di tutti i fenomeni (a volte ci vogliono anni, se non si ha la possibilità di frequentare il mare abbastanza spesso e soprattutto nelle condizioni ideali per il surf casting).
I testi scritti non riusciranno mai a spiegare con sufficiente chiarezza questi astrusi argomenti, vengono esposti grafici che illustrano il formarsi dei frangenti, l'altezza delle onde, il loro rapporto col fondale, il formarsi dei detritti e tanti altri concetti scientifici e pseudo scientifici. Chi acquista un libro-guida sul surfcasting scritto da un surfcaster preparato è portato a saltare a piè pari questi capitoli, per passare a quelli molto più facili e concreti che illustrano la preparazione dell'attrezzatura. In breve, nessun libro riuscirà mai a fare entrare nella zucca questi concetti di base, che sono difficili da esporre in modo concreto, come invece riuscirebbe a fare più facilmente un maestro in carne ed ossa.
Ma se il maestro non c'è, si cerca di fare a meno di queste conoscenze basilari per passare a pescare in modo più 'concreto': se si è fortunati e si è incappati casualmente nelle condizioni più idonee, magari facciamo anche una pescata favolosa. Ma se non immagazziniamo queste condizioni ideali in cui siamo incappatti, le volte successive che andiamo a pesca incontreremo solo delusioni. E per poter immagazzinare queste condizioni, dobbiamo avere le basi che ci consentono di farlo, altrimenti non sappiamo neanche come fare.
Prima causa di delusione, quindi, il fatto di non aver potuto disporre di un buon maestro che ci insegnasse sul campo tutte le cose appena esposte.
Altro motivo di delusione è la mancanza di preparazione tecnica che ci consente di usare come si deve l'attrezzatura, in particolare quella oggi più diffusa tra i surfcaster 'doc', ovvero il mulinello rotante e la canna a ripartizione di sezioni. Ma sono moltissimi anche quelli che, pur usando un'attrezzatura classica formata da fisso e canna telescopica, affrontano il surf casting come se fosse una comune pesca a fondo, limitando il loro stile di lancio solo all'above e al side. Se è vero che in certe condizioni di scaduta e soprattutto in assenza di vento il side potrebbe anche essere sufficiente, in presenza di forte turbolenza e di vento potremmo essere costretti ad usare piombi di un certo peso e forma, quali per esempio il piramidale da due etti, che non è certo l'ideale per 'bucare' il vento e raggiungere lunghe distanze, quando la zona di pascolo si trova ad una discreta distanza.
In questi casi è indispensabile possedere almeno la padronanza del lancio ground, che con certe canne telescopiche possiamo anche azzardare di effettuare. Ma oltre ad essere un rischio (si può benissimo spaccare la canna), una telescopica non ha le stesse performance di una canna ripartita, che in certe condizioni è l'unica che riesce a depositare il piombo nel punto giusto.
Iniziano quindi altri problemi. Per poter gestire una RIP come si deve, bisogna avere delle basi tecniche che ci consentano di usarla come deve essere usata, in caso contrario non solo non riusciremo ad aver alcun miglioramento, ma addirittura potremmo andare incontro ad un regresso rispetto ad una telescopica. Anche in questo caso sarebbe meglio la presenza di un maestro, però se abbiamo la costanza di allenarci con assiduità potremmo anche imparare a gestirla da autodidatti. La maggior parte di quelli che vi rinunciano, lo fanno quasi esclusivamente per la mancanza di tempo da dedicare all'allenamento o alla mancanza di campi o spiagge vicine.
Ancora più complicato è quando abbiniamo alla RIP un mulinello rotante. Anche se gli odierni ROT sono dotati di doppio freno che nella maggior parte dei casi scongiurano paurose parrucche, bisogna comunque tener presente che per poter 'viaggiare', un calamento (che già di per sè è in difficoltà a bucare l'aria) non deve incontrare una grossa resistenza da parte dei freni, che vanno quindi allentati nel modo più idoneo. Se per imparare a gestire una Rip è richiesto un assiduo allenamento, ancora più assiduo e pressante deve essere quello per impare a gestire RIP+ROT.
Veniamo poi alle condizioni atmosferiche in cui possiamo trovarci durante una battutta di pesca.
E' risaputo che il periodo migliore per praticare il surfcasting è quello invernale e che la parte della giornata più propizia è quella notturna. Prendiamo un pescatore di beachledgering che in T-shirt e bermuda sta allegramente pescando in una bella giornata estiva, e sbattiamolo a pescare a surfcasting in una notte piovosa e gelida ai primi di febbraio. Ovviamente lo vestiamo con abbigliamento adatto alle circostanze e lo mettiamo in quella notte da tregenda a pescare a surfcasting: son sicuro che quel pescatore ci sta ancora cercando e appena ci trova ci farà un... cielo così!
Ritengo invece che i costi siano una causa abbastanza secondaria per tenere i pescatori lontani dal surf casting: ci sono attrezzature per la pesca al galleggiante che costano anche il triplo di quelle da surf, e ci sono pescatori che le comprano tranquillamente.
Ecco, secondo me sono queste le cause principali che allontanano la maggior parte dei pescatori dal surf casting, e sono convinto di non discostarmi molto dalla realtà.