Vorrei integrare quanto già esposto dal gentilissimo Oltremare con altre notizie che possono aiutarci a capire la struttura delle canne da pesca.
La canna da pesca ideale, che racchiuderebbe in se tutte le caratteristiche richieste a questo attrezzo, dovrebbe essere costruita in un pezzo unico, sviluppato, in base ai materiali attualmente disponibili e alle conoscenze tecniche di costruzioine, in una lunghezza di circa 4 mt.
In questa canna sarebbe molto più facile assegnare le caratteristiche ideali alle tre sezioni che contraddistinguono l'azione complessiva di una canna: la cima, l'arco ed il manico. La funzione del manico è quella di fare da leva all'arco, che deve accumulare tutta la potenza durante il caricamento e restituirla, con l'ausilio della cima, sotto forma di catapulta per scagliare la zavorra non solo a distanza, ma anche con facilità.
Ovviamente improponibile per motivi pratici, la moderna produzione industriale è volta ad impostare queste caratteristiche su pezzature che ne consentano un trasporto ed un immagazzinamento di gran lunga più facile. Come è facile capire, la pezzatura che meglio rispecchia queste due ultime caratteristiche è quella data dalla canna telescopica, il cui manico di solito sul metro consente di racchiudere tutti gli elementi dandole un ingombro totale su circa i 120 cm. Anche se alcune delle canne telescopiche di ultima generazione hanno fatto degli enormi progressi in fatto di poter lanciare a lunghe distanze zavorre anche di peso assolutamente proibitivo solo qualche anno fa, tuttavia la loro struttura fisica non consente di utilizzare tecniche di lancio che si sono rivelate più performanti per raggiungere quelle distanze che, spesso, è necessario raggiungere per depositare l'esca dove il pesce pascola.
Non facciamoci ingannare dal range di portata delle canne telescopiche: una casa produttrice seria, che dichiara sulle sue telescopiche una portata di 190 gr, non sta dichiarando il falso, ma precisa anche la tecnica di lancio da usare per poter scagliare simili zavorre senza tema di spaccare l'attrezzo: above e/o side. In tante, tantissime occasioni le condizioni meteo marine consentono di raggiungere le zone di pascolo con l'above ed il side, ma non in tutte.
Per raggiungere tali zone sono stati studiati altri due tipi di lancio più "tecnico" che consentono di moltiplicare la potenza dell'arco della canna: il ground ed il lancio in sospensione della zavorra, noto come pendulum.
Questi due lanci, perchè sortiscano il loro effetto, necessitano però di una struttura particolare della canna, e cioè la loro costruzione in due o massimo tre pezzi e l'esatta ripartizione della potenza nelle tre sezioni di cui, come abbiamo visto, ogni canna è costituita: cima, arco e manico. Si è così visto che il manico, per poter espletare la sua azione primaria, cioè di leva, deve essere sufficientemente rigido per trasferire maggior potenza alla parte della canna più importante, cioè l'arco, che appunto inarcandosi accumula l'energia che rilascerà al momento di riprendere la sua forma naturale. In questo rilascio di energia è coadiuvato dalla terza sezione, cioè dalla cima, che in base alla sua rigidità più o meno accentuata darà il suo contributo per agevolare questa esplosione di potenza.
L'elasticità della canna a riapartizione di sezioni (il cui acronimo è CARDS, ma che affettuosamente dai suoi possesori è chiamata semplicemente RIP), o se si vuole la sua rigidezza, influenzano direttamente la variazione che deve subire l'arco per restituire la massima potenza: più la canna è rigida, più forza sarà necessaria per portare la sezione arco da distesa ad arcuata, ma maggiore sarà la potenza che l'arco restituirà al momento di riprendere la sua linea naturale.
E' per questo che nelle gare di long casting si preferisce l'utilizzo di ripartite molto rigide. E' ovvio che è assolutamente necessaria un'ottima padronanza del lancio tecnico (il più utilizzato è il pendulum), in quanto la potenza fisica, da sola, non è assolutamente sufficiente.
Questo tipo di ripartite, però, non sono adatte per la pesca (se non forse che con la pesca col vivo). La loro rigidità accentuata ci condiziona nel "caricarle" nel dovuto modo a causa dell'ambiente (presenza dell'esca, presenza di altri pescatori ai nostri fianchi, necessità di tirare sempre dritto per non ingarbugliare le altre nostre canne e quelle dei nostri compagni, l'impaccio nei movimenti a seconda del nostro abbigliamento, ecc.). Inoltre, anche ammesso di superare il gap psicologico, l'inferiore elasticità della sezione cima non consente di "tenere" nelle migliori condizioni di pesca l'apparato terminale-esca-piombo.
Le rip da pesca, pur rispettando lo stesso principio di ripartizione di sezioni di potenza differenti, hanno una rigidità inferiore, specialmente nella cima, che ci consentono non solo di "caricarle" con più facilità, ma di tenerle in pesca in modo ottimale anche in condizioni di mare molto mosso, col cimino che asseconda le bordate delle onde senza scalzare il piombo dalla fatidica zona di pascolo.
In questo le "vere" rip italiane oggi non hanno nulla da invidiare alle più blasonate canne inglesi, e la diatriba sulla preferenza di queste rispetto alle nostre si riduce solo ad un fatto soggettivo, non certamente tecnico.
Un'ultima osservazione è che molte case produttrice, cercando di cavalcare l'onda del successo delle CARDS, hanno immesso sul mercato troppe canne ad imitazioni delle rip, particolarmente dandole una struttura in due pezzi, ma che assolutamente non rispecchiano, neanche da vicino, l'azione ripartita delle tre sezioni.