aiuto canna surf, ripartita che significa?

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Author Topic: aiuto canna surf, ripartita che significa?  (Read 10424 times)

vincenzo92

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on: March 03, 2009, 20:30:51
ciao a tutti gli utenti di  ;D
leggendo qua e la ho notato che ce gente che parla di canne surf ripartite, telscopiche, componibili.....

ma la cann ripartita che caratteristiche ha? come e fatta sta canna?
il cuoco copre i suoi errori con la maionese,  l'avvocato con le parole, il medico con la terra.

pescare e un arte, non una gara a chi piglia piu pesci


robyjerk

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Reply #1 on: March 03, 2009, 23:45:25
La canna ripartita è,come dice la parola stessa,divisa in 3 parti: prima parte rigida e potente,seconda elastica e resistente,e terza morbida per sopportare la forte trazione a cui è sottoposta durante il lancio.Tali canne di solito lunghe intorno ai 4 mt e sono in due pezzi,quindi il loro trasporto risulta un pò difficoltoso.Sono canne che permettono di raggiungere distanze lunghissime,anche oltre 200 mt,ma richiedono un lancio particolare,definito "lancio tecnico",la cui variante più famosa è il "pendulum".Insomma le ripartite sono canne da gara di distanza più che da pesca dalla spiaggia,ingombranti e difficili da usare,le consiglio a chi vuole fare dell'agonismo,e possibilmente conosce qualcuno disposto ad insegnargli il lancio tecnico.


OLTREMARE

  • Guest
Reply #2 on: March 04, 2009, 09:29:58
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La canna ripartita è,come dice la parola stessa,divisa in 3 parti: prima parte rigida e potente,seconda elastica e resistente,e terza morbida per sopportare la forte trazione a cui è sottoposta durante il lancio.Tali canne di solito lunghe intorno ai 4 mt e sono in due pezzi,quindi il loro trasporto risulta un pò difficoltoso.Sono canne che permettono di raggiungere distanze lunghissime,anche oltre 200 mt,ma richiedono un lancio particolare,definito "lancio tecnico",la cui variante più famosa è il "pendulum".Insomma le ripartite sono canne da gara di distanza più che da pesca dalla spiaggia,ingombranti e difficili da usare,le consiglio a chi vuole fare dell'agonismo,e possibilmente conosce qualcuno disposto ad insegnargli il lancio tecnico.
Permettimi solo alcune precisazioni sul tuo intervento caro Robyjerk.
Il concetto di tre sezioni (ovviamente non fisiche) è corretto, quello che non mi trova d'accordo è il resto.
Premesso che vi è un'infinità di canne ripartite in commercio, è altrettanto vero che vi sono innumerevoli azioni e comportamenti delle medesime canne. Ve ne sono alcune in cui il pedone è più o meno rigido (ma quasi mai morbido), altre in cui la vetta è più cedevole ecc. quindi non esiste uno stereotipo fisso di canna ripartita. Il termine "ripartita" sta proprio nel fatto che ogni sezione riceve, carica e restituisce in modo progressivo la potenza impressa durante il lancio.
Non sono assolutamente d'accordo che le ripartite siano solo canne da gara di distanza e difficili da usare.
Esistono i modelli da longcasting che è sconveniente usare a pesca per il loro peso e "sordità" ma la stragrande maggioranza sono proprio canne da pesca e spesse volte anche piuttosto semplici da usare e che perdonano anche gli errori dei principianti.
E' ovvio che se da una ripartita pretendiamo solo la distanza occorre prima acquisire un discreto bagaglio in fatto di lancio tecnico, ma, per come la vedo io, la canna ripartita è principalmente un attrezzo da mare grosso, da impiegare quando l'azione delle telescopiche non è più sufficiente.
Io non faccio agonismo ed uso quasi esclusivamente ripartite e rotanti e quando facevo agonismo non ho mai usato questi attrezzi.


vincenzo92

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Reply #3 on: March 04, 2009, 17:09:56
grazie a tutti e ue pr le risposte, ora ho capito la dfferenza.



ciao
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^NONNOROBY^

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  • Roberto
Reply #4 on: April 22, 2009, 12:39:15
Vorrei integrare quanto già esposto dal gentilissimo Oltremare con altre notizie che possono aiutarci a capire la struttura delle canne da pesca.
La canna da pesca ideale, che racchiuderebbe in se tutte le caratteristiche richieste a questo attrezzo, dovrebbe essere costruita in un pezzo unico, sviluppato, in base ai materiali attualmente disponibili e alle conoscenze tecniche di costruzioine, in una lunghezza di circa 4 mt.
In questa canna sarebbe molto più facile assegnare le caratteristiche ideali alle tre sezioni che contraddistinguono l'azione complessiva di una canna: la cima, l'arco ed il manico. La funzione del manico è quella di fare da leva all'arco, che deve accumulare tutta la potenza durante il caricamento e restituirla, con l'ausilio della cima, sotto forma di catapulta per scagliare la zavorra non solo a distanza, ma anche con facilità.
Ovviamente improponibile per motivi pratici, la moderna produzione industriale è volta ad impostare queste caratteristiche su pezzature che ne consentano un trasporto ed un immagazzinamento di gran lunga più facile. Come è facile capire, la pezzatura che meglio rispecchia queste due ultime caratteristiche è quella data dalla canna telescopica, il cui manico di solito sul metro consente di racchiudere tutti gli elementi dandole un ingombro totale su circa i 120 cm. Anche se alcune delle canne telescopiche di ultima generazione hanno fatto degli enormi progressi in fatto di poter lanciare a lunghe distanze zavorre anche di peso assolutamente proibitivo solo qualche anno fa, tuttavia la loro struttura fisica non consente di utilizzare tecniche di lancio che si sono rivelate più performanti per raggiungere quelle distanze che, spesso, è necessario raggiungere per depositare l'esca dove il pesce pascola.
Non facciamoci ingannare dal range di portata delle canne telescopiche: una casa produttrice seria, che dichiara sulle sue telescopiche una portata di 190 gr, non sta dichiarando il falso, ma precisa anche la tecnica di lancio da usare per poter scagliare simili zavorre senza tema di spaccare l'attrezzo: above e/o side. In tante, tantissime occasioni le condizioni meteo marine consentono di raggiungere le zone di pascolo con l'above ed il side, ma non in tutte.
Per raggiungere tali zone sono stati studiati altri due tipi di lancio più "tecnico" che consentono di moltiplicare la potenza dell'arco della canna: il ground ed il lancio in sospensione della zavorra, noto come pendulum.
Questi due lanci, perchè sortiscano il loro effetto, necessitano però di una struttura particolare della canna, e cioè la loro costruzione in due o massimo tre pezzi e l'esatta ripartizione della potenza nelle tre sezioni di cui, come abbiamo visto, ogni canna è costituita: cima, arco e manico. Si è così visto che il manico, per poter espletare la sua azione primaria, cioè di leva, deve essere sufficientemente rigido per trasferire maggior potenza alla parte della canna più importante, cioè l'arco, che appunto inarcandosi accumula l'energia che rilascerà al momento di riprendere la sua forma naturale. In questo rilascio di energia è coadiuvato dalla terza sezione, cioè dalla cima, che in base alla sua rigidità più o meno accentuata darà il suo contributo per agevolare questa esplosione di potenza.
L'elasticità della canna a riapartizione di sezioni (il cui acronimo è CARDS, ma che affettuosamente dai suoi possesori è chiamata semplicemente RIP), o se si vuole la sua rigidezza, influenzano direttamente la variazione che deve subire l'arco per restituire la massima potenza: più la canna è rigida, più forza sarà necessaria per portare la sezione arco da distesa ad arcuata, ma maggiore sarà la potenza che l'arco restituirà al momento di riprendere la sua linea naturale.
E' per questo che nelle gare di long casting si preferisce l'utilizzo di ripartite molto rigide. E' ovvio che è assolutamente necessaria un'ottima padronanza del lancio tecnico (il più utilizzato è il pendulum), in quanto la potenza fisica, da sola, non è assolutamente sufficiente.
Questo tipo di ripartite, però, non sono adatte per la pesca (se non forse che con la pesca col vivo). La loro rigidità accentuata ci condiziona nel "caricarle" nel dovuto modo a causa dell'ambiente (presenza dell'esca, presenza di altri pescatori ai nostri fianchi, necessità di tirare sempre dritto per non ingarbugliare le altre nostre canne e quelle dei nostri compagni, l'impaccio nei movimenti a seconda del nostro abbigliamento, ecc.). Inoltre, anche ammesso di superare il gap psicologico, l'inferiore elasticità della sezione cima non consente di "tenere" nelle migliori condizioni di pesca l'apparato terminale-esca-piombo.
Le rip da pesca, pur rispettando lo stesso principio di ripartizione di sezioni di potenza differenti, hanno una rigidità inferiore, specialmente nella cima, che ci consentono non solo di "caricarle" con più facilità, ma di tenerle in pesca in modo ottimale anche in condizioni di mare molto mosso, col cimino che asseconda le bordate delle onde senza scalzare il piombo dalla fatidica zona di pascolo.
In questo le "vere" rip italiane oggi non hanno nulla da invidiare alle più blasonate canne inglesi, e la diatriba sulla preferenza di queste rispetto alle nostre si riduce solo ad un fatto soggettivo, non certamente tecnico.
Un'ultima osservazione è che molte case produttrice, cercando di cavalcare l'onda del successo delle CARDS, hanno immesso sul mercato troppe canne ad imitazioni delle rip, particolarmente dandole una struttura in due pezzi, ma che assolutamente non rispecchiano, neanche da vicino, l'azione ripartita delle tre sezioni.
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