I PRIMI PASSI A SURF

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Author Topic: I PRIMI PASSI A SURF  (Read 7152 times)

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on: October 21, 2010, 23:28:23
PREMESSA
Provo per un momento ad indossare gli abiti da maestro elementare e accompagnare per mano un ipotetico “scolaro” nell’apprendimento del surfcasting. Non è compito facile in quanto chi ha un po’ d’esperienza tende a dare tutto per scontato, sorvolando alcuni aspetti elementari che sono invece di primaria importanza per chi è alle prime armi. Ho cercato di prendere spunto dalle domande più ricorrenti di chi si avvicina a questo sport per costruirvi intorno un ipotetico primo incontro con il surfcasting, limitando al massimo i traumi di un brusco impatto. A tanti capita di iscriversi con entusiasmo ad un certo corso di studi per poi rendersi conto, nel corso dell’anno scolastico, di non esservi portati. Questa disciplina è proprio così: bisogna provare sul campo se è la nostra vera passione o se si tratta di un’infatuazione passeggera destinata a consumarsi come un fuoco di paglia.
Diamo per scontato che sia chiaro il concetto di surfcasting e andiamo per piccoli passi essendo fondamentale l’apprendimento graduale, proprio come succede nelle scuole.
La nostra disciplina richiede passione, spirito di sacrificio e adattabilità, attrezzature specifiche, spirito di  osservazione e anche studio. Partiamo dall’ultimo elemento. Proprio come in una scuola elementare non dovremo misurarci da subito con funzioni matematiche e versioni di greco ma andremo ad affrontare le situazioni più soft che sono comunque alla nostra portata senza rappresentare un impatto traumatico che possa compromettere la prosecuzione del nostro cammino.

GLI SPOT E LE CONDIZIONI METEOMARINE
Per fare questo occorrono due operazioni: la scelta della spiaggia e la scelta delle condizioni meteo ideali. La prima è più problematica in quanto presuppone una certa esperienza maturata con la conoscenza diretta dello spot specifico o del prototipo di spot: in sostanza quello che in gergo viene definito “il senso dell’acqua”.  Ci si possono presentare due condizioni opposte: spiagge profonde e spiagge basse. La prima tipologia ci aiuta, sotto certi aspetti, nei nostri primi passi, la seconda può richiedere qualche dote tecnica in più. In linea di massima cercheremo di seguire alcuni accorgimenti comuni alle due tipologie. Cercheremo anzitutto di evitare spiaggioni sconfinati che non ci forniscono alcuna indicazione, specie negli spot ad alta energia. Conseguentemente andremo a ricercare quelle che in gergo vengono definite “pocket beach” ossia spiaggette di piccole dimensioni delimitate ai due lati da promontori, scogliere o altre formazioni. Questa tipologia di spiagge ha il vantaggio di ripararci da alcuni venti e correnti marine ed offrire rifugio alla fauna stanziale che a loro volta innescheranno la catena alimentare. Verifichiamo comunque che il fondale sia sabbioso o che presenti ampie chiazze di sabbia dove potremo posizionare le nostre esche. Fondali misti estremamente accidentati possono viceversa rappresentare un handicap per i nostri primi passi. Se una simile scelta non rientra nelle nostre possibilità immediate allora ci potremo indirizzare in spot dove siano presenti delle foci o dove sia evidente la presenza, in acqua, di formazioni rocciose affioranti. Teniamo conto che le spiagge aperte, con fondale profondo, si presentano come un rettilineo senza soluzione di continuità che ci metterà in crisi sulla scelta del punto dove posizionare le canne. Nelle spiagge aperte basse invece potremmo avere comunque qualche indicazione guardando la linea di battigia, andando a scegliere i punti dove l’acqua risale in modo più pronunciato sulla spiaggia. Sempre nelle spiagge a bassa energia si manino tutti quegli indicatori tipici di un impianto da surf come i frangenti e i canaloni che ci possono dare un’indicazione precisa sul dove sistemare i picchetti. Eviteremo situazioni estreme che non sono ancora alla nostra portata “accontentandoci” per il momento di quella leggera frangenza che distingue quel tratto di mare e che risulta alla portata dei nostri lanci. Una regola basilare, quando l’ammasso d’acqua ci appare uniforme e monotono, è di andare a ricercare quei punti in cui ci sembra di vedere qualcosa di diverso (presenza di schiuma, colore diverso dell’acqua, conformazione diversa della superficie).
Il secondo aspetto, quello della valutazione delle condizioni meteomarine, risulta di più facile soluzione. Questo aspetto presuppone comunque che dovremo fare uno studio preventivo andando a consultare e paragonare due o tre siti web di meteorologia. Quali condizioni dovremo andare a cercare? Anzitutto la fase iniziale di una mareggiata però occorre dire che è un frangente difficile da prevedere e quindi da pianificare a tavolino. Inoltre, nella maggioranza dei casi il fenomeno dura un battito di ciglia: non abbiamo fatto in tempo ad aprire le canne che ci troviamo già in mareggiata piena e fuori dalle nostre possibilità. Il clou della mareggiata, per il momento, lo riserviamo alle classi superiori. Sono da sfruttare invece quelle mareggiate che non aumentano con il passare delle ore e rimangono costanti con una forza e portata che rientrano nelle nostre capacità. La situazione più efficace, però, per il nostro caso è rappresentato dalla scaduta. La scaduta, ma tutti lo sappiamo, è rappresentata da quella fase in cui il mare da molto mosso o agitato si avvia verso la quiete. Anche in questo caso i problemi non mancano in quanto, nel giro di poche ore potremo trovarci con il mare scoppiato ma comunque dobbiamo imparare a cogliere “l’attimo fuggente”. Come facciamo a sapere che ci troviamo di fronte ad una scaduta? Naturalmente chi ha la fortuna di abitare vicino al mare può verificare de visu l’inizio di questa fase. Chi invece non ha un riscontro diretto deve programmare la battuta mediante la consultazione di siti meteo. Quali dati dovremo andare a verificare sul portale meteo? Anzitutto l’inizio della risalita della pressione atmosferica, poi una diminuzione dell’intensità del vento ed infine una diminuzione dell’altezza delle onde. Con la coincidenza di questi dati su due o più siti web possiamo essere quasi certi che siamo in presenza di una scaduta. Ad ogni modo, una volta giunti sulla spiaggia avremo una spia indicatrice: dovremo osservare la linea di detriti (alghe, legnetti ecc.) depositati dalla mareggiata e verificare se attualmente la risalita dell’acqua sulla spiaggia si ferma prima di questa linea. In caso affermativo significa che l’intensità delle onde si sta smorzando e ci troviamo nella fase che ci interessa.

L’ATTREZZATURA
Esaurita la fase preparatoria, passiamo all’attrezzatura. Abbiamo detto che siamo alle prime armi e proprio per questo siamo andati a ricercare condizioni non troppo osè. Avremo di conseguenza bisogno di attrezzi dimensionati allo scopo. Scartiamo, per il momento, l’impiego di ripartite e rotanti che saranno di nostro appannaggio in futuro e indirizziamoci su telescopiche e tre pezzi e su mulinelli fissi. La scaduta ci può riservare sorprese gradite e sgradite. Anzitutto è la condizione che, statisticamente, fornisce i migliori risultati in termini di catture e questo è l’aspetto positivo ma può capitare che la condizione di calma apparente nasconda insidie tipiche di condizioni più estreme. Mi riferisco alla presenza ancora in atto di correnti sostenute e di alghe in massiccia quantità. Queste condizioni ci devono far orientare comunque verso attrezzi di una certa potenza ed affidabilità. Di conseguenza le nostre telescopiche le andremo a scegliere fra quelle più performanti con range di potenza almeno di 170gr. Anche i nostri mulinelli fissi saranno caricati con monofili di diametro non inferiori allo 0.28, supportati da uno shock leader almeno dello 0.60. Ricordiamoci infatti che anche se non saremo nell’occhio del ciclone, andiamo ad affrontare condizioni marginali di surfcasting. Per quanto riguarda il resto della nostra attrezzatura io consiglio di limitarsi allo stretto indispensabile. Potremo utilizzare uno zainetto o un box di medie dimensioni. Al suo interno, naturalmente indicativamente, vi riporremo: una serie di piombi da media e alta tenuta in diverse grammature (tipo 125 – 150 e 175gr più un paio di spike da 110-125gr. Un paio di bobine di ricambio per i mulinelli caricate con il medesimo filo. Alcuni rocchetti di filo di varia misura dallo 0.25 in su per la preparazione di finali, travi e shock leader. Una scatoletta a scomparti per riporre i nostri ami che saranno rappresentati dai soliti beack e aberdeen nelle misure minime del 4 fino ad arrivare a quelli zerati. Qualche rocchetto sul quale avvolgeremo dei travi già pronti giusto per velocizzare l’azione iniziale di pesca: Un paio di minitravi, un paio di pater noster ed un paio di short rovesciati. La dotazione sarà ovviamente completata da pinze, forbici, aghi ecc. Naturalmente non dimentichiamo un paio di robusti picchetti da preferire al tripode, più ingombrante e pesante. Limitarsi all’indispensabile, oltre a non pesare sulla nostra schiena ci consentirà di effettuare eventuali spostamenti della nostra posizione in caso di assenza di risultati.

LE ESCHE
Anche sotto questo aspetto cerchiamo di scrollarci di dosso la crosta del biccerello: le condizioni lo richiedono. Come anellidi portiamoci dietro soltanto americani e bibi di una certa pezzatura . Per il resto ci riforniremo in pescheria: seppia freschissima, occhio di canna, cannolicchio, fasolare e sardine saranno il menù per i nostri amici pinnuti. Quale impiegare in prevalenza dipende sempre dal nostro istinto ed esperienza oltre ad eventuali notizie in ordine al luogo di pesca.  Personalmente, dovessi fare una classifica, metterei al primo posto i cefalopodi citati, poi americano cannolicchio e fasolare e in fine sardina e bibi ma teniamo conto che l’appetibilità può variare da spot a spot. All’occorrenza possiamo sbizzarrirci con la fantasia innescando in tandem le nostre esche.

L’AZIONE DI PESCA
Una volta sistemata la nostra attrezzatura iniziamo l’azione di pesca. Qui i consigli lasciano il tempo che trovano o meglio, si va ad istinto ed esperienza personale. Vi sono ovviamente delle regole standard ma ogni spot ha una storia a sé. Vi sono degli spot a bassissima energia dove viene d’istinto l’impiego di uno short con attacco basso e poi si scopre che le spigole vengono catturate con un long arm piuttosto lungo. Altre volte, pescando in mezzo alla schiuma viene naturale affidarsi ad un pater noster per poi accorgersi che funziona meglio uno short rovesciato del quale vedremo lo snodo fuori dall’acqua e così via. In sostanza, cosa che ripeto sempre, non fossilizziamoci su un tipo di calamento ma facciamo ruotare tutto quello che abbiamo a disposizione. L’importante è che le nostre esche lavorino bene e ciò avviene se i nostri terminali, al controllo esche, vengono su perfettamente stesi e senza garbugli. Personalmente sono un amante dei terminali lunghi che cerco di adoperare fino a quando le condizioni del mare lo consentono, magari aumentando il diametro del nylon. A questo proposito vi consiglio di lasciare a casa le bobine dello 0.18 et simila. Con mare mosso e acqua torbida o velata non hanno alcun vantaggio se non quello di farvi mangiare le mani per un bel pesce perso. Idem per il fluorocarbon che in queste condizioni sarà solo una spesa in più.  Naturalmente cercheremo di piazzare le nostre esche, possibilmente a distanze diverse, in quei punti visti all’inizio che sono accreditati di maggior possibilità di cattura. Quindi, se ad esempio ci troviamo in presenza di più frangenti inframmezzati da altrettanti canaloni paralleli, posizioneremo le esche di una canna nell’ultimo canalone che riusciremo a raggiungere e quelle dell’altra in uno più vicino, variando via via le distanze fino ad averli sondati tutti. Se ci troviamo di fronte ad un unico canalone perpendicolare, agiremo all’interno di questo variando di tanto in tanto le distanze delle nostre esche. Se la scaduta è proprio agli sgoccioli andremo a piazzare le canne in prossimità di quell’ultimo ricciolo di schiuma rimasto. Questo per quando riguarda le spiagge basse. Se invece il nostro spot è una spiaggia ad alta profondità consentriamoci nella zona prossima al gradino di risacca.

CONCLUSIONI
Ho volutamente tralasciato l’approfondimento di alcuni aspetti quali ad esempio il confezionamento di travi e terminali o l’innesco delle esche ecc. per non fare un poema noioso, perchè sono tutti argomenti già trattati ampiamente in questa ed altre sezioni e, naturalmente per lasciar spazio alla discussione.
Dimenticavo di dire che, nel frattempo, dotatevi di una canna ripartita, meglio se abbinata ad un mulinello rotante, e andate a tirare nel campetto vicino casa perché la prossima volta dovrete entrare nell’occhio del ciclone calabria
Alla prossima
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^DRAYCON^

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  • L'elemento fondamentale della pesca?Birra e panini
Reply #1 on: October 22, 2010, 02:45:54
Ciao Oltremare!
Come sempre i tuoi report si leggono che è una bellezza! Davvero complimenti!
Solo una domanda!
Hai detto, per quanto riguarda i finali, possibilmente di evitare di utilizzare i fluorocarbon, visto che in queste condizioni non sono altro che una spesa in più! Ma i fluorocarbon di solito, visto la loro maggiore rigidità, non aiutano a ridurre i garbugli?
Grazie per l'eventuale risposta e ancora 1000 complimenti!
 ;D  ;D
Vivo la vita a un'uscita di pesca alla volta! Non mi importa ne dove, ne quando, ne come! A ogni uscita di pesca, sono un'uomo libero!


ivo

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Reply #2 on: October 22, 2010, 13:08:24
Ciao Dray,
penso che Nicola non volesse scoraggiare chi si vuole affacciare a questa, bellissima ma durissima, disciplina anche dal punto di vista del portafogli, anche perché il fluorocarbon ha un prezzo molto elevato e i metri confezionati sono pochissimi rispetto ad un tradizionale Nylon. Poi invece può subentrare anche il fattore personale, magari molti pescasportivi preferiscono di più il nylon tradizionale, io personalmente sono d’accordo con te mi trovo molto meglio con il fluorocarbon in qualsiasi condimeteo ed in ogni ora del giorno, un altro esempio è che in caso di groviglio, una volta sgarbugliato il tutto basta una stirata fra le dita e il fluorocarbon torna nuovo……………………sono comunque esperienze e punti di vista.
Ciao a presto

P.S. Complimenti Nicola


^OLTREMARE^

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Reply #3 on: October 23, 2010, 23:54:46
Anzitutto grazie per l'apprezzamento ragazzi. Per quanto riguarda il FC la mia è essenzialmente una questione di costi. Con l'acqua in certe condizioni vi assicuro che non è raro utilizzare finali dello 0.50 per cui mi chiedo: val la pena di spendere di più per un fluoro carbon se viaggiamo con diametri così grossi e visibilità (in acqua) scarsisima? Naturalmente nessuno vieta di usarlo.
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eagle78

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Reply #4 on: October 24, 2010, 00:45:07
Nicola rendi davvero semplice l'approccio teorico con questa fantastica disciplina a chi vi si avvicina.
Riesci a racchiudere ,con semplici parole, l'essenza del SC e questo è frutto di tanta passione e tanti anni di esperienza ''sul campo''.
Fai innamorare ancora di più chi già lo è di questa disciplina e seduci con le tue parole, tanti spero, nuovi surfcaster.
Grazie!!!


vincearchery

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  • NEL MARE GROSSO, SI PIGLIANO I PESCI GROSSI..
Reply #5 on: October 24, 2010, 11:34:20
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Anzitutto grazie per l'apprezzamento ragazzi. Per quanto riguarda il FC la mia è essenzialmente una questione di costi. Con l'acqua in certe condizioni vi assicuro che non è raro utilizzare finali dello 0.50 per cui mi chiedo: val la pena di spendere di più per un fluoro carbon se viaggiamo con diametri così grossi e visibilità (in acqua) scarsisima? Naturalmente nessuno vieta di usarlo.
Concordo in pieno... anche perchè un nylon di un certo diamentro è molto difficile che si arricci, a meno chè non sia di scarsa qualità..
e comunque complimeti per le tue illuminazioni..

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Nicola rendi davvero semplice l'approccio teorico con questa fantastica disciplina a chi vi si avvicina.
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Grazie!!!
il casino è che ormai sono dei mesi che non si vede una bella mareggiata!!! eheheheh
NON IMPORTA CHE TIPO DI PESCA FAI.. L'IMPORTANTE E' POTER RACCONTARE DI AVERLO FATTO..


^OLTREMARE^

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Reply #6 on: October 24, 2010, 23:45:30
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Nicola rendi davvero semplice l'approccio teorico con questa fantastica disciplina a chi vi si avvicina.
Riesci a racchiudere ,con semplici parole, l'essenza del SC e questo è frutto di tanta passione e tanti anni di esperienza ''sul campo''.
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Grazie!!!
Ciao Erminio
mi lusinghi con i tuoi complimenti. Spero che tanti ragazzi si avvicinino al surf, almeno per curiosità. Tu piuttosto continua così: la passione e l'impegno ci sono. Sei sulla buona strada
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eagle78

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Reply #7 on: October 25, 2010, 10:51:47
Nicola ma figurati, apprezzo molto i tuoi articoli e quanta passione ci metti in essi e nel SC, quello vero


mikoroma

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Reply #8 on: October 27, 2010, 11:58:31
Complimentissimi per il post Oltremare!! Sono nuovissimo ma ho scoperto in calabria pesca on line tantissime persone veramente professionali.Partire dalle condizioni meteo marine legate allo spot e di conseguenza alle eventuali esche passando poi all'azione di pesca e infine all'attrezzatura e' il percorso che condivido nei miei 30 anni di pesca dalla spiaggia.Partire dall' esca e risalire (alla fine) alla bellezza della canna :-).
a prestissimo un saluto a tutti
mirko 
ripartita juvant


ivo

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Reply #9 on: October 27, 2010, 15:44:32
Ciao Mirko,
benvenuto in questo meraviglioso forum, ti consiglio di presentarti agli altri amici nella sezione appropriata, che ti ho linkato sotto, per parlarci un po' di te.
A presto Ivano
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busman

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  • Chi va piano...stà sano..e va lontano..
Reply #10 on: April 12, 2011, 22:04:38
Ciao Oltremare.
Volevo farti gli ennesimi complimenti per il post, è sublime........
L'avrò letto una decina di volte e........devo dire che alcune situazioni, che hai descritto nel post,
potrebbero essere simili alle spiagge basse che frequento io.

Comunque lo scopriremo presto vero? 

Ciao
.....Venite a fare un giro.......


^OLTREMARE^

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Reply #11 on: April 12, 2011, 22:43:29
Ciao Riccardo e grazie dell'apprezzamento. Ti confesso che mi manca una pescatina su spiagge basse (qui in Liguria ne conosco solo una). Intanto te ed i tuoi amici affinate le armi 
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