PREMESSA


La spigola entra di diritto fra le prede tipiche del surfcasting. Ma in realtà è poi proprio così? Se andiamo a scomodare la statistica e le esperienze personali, almeno le mie,  posso affermare che non sono tutte rose e fiori. Altre tecniche, quali spinning e galleggiante, sovrastano quantitativamente la nostra disciplina e la prima anche in fatto di pezzatura delle catture. Allargando l’orizzonte ci accorgiamo anche che non tutto il mondo è paese. Infatti, sempre con dati statistici alla mano, possiamo constatare che alcuni lidi risultano molto proficui e la caratteristica prevalente di questi posti più fortunati sono le acque basse e medio basse. Cosa dobbiamo fare noi, sfortunati abitatori delle profonde coste tirreniche della Calabria(e non solo)? Dobbiamo deporre le armi o dedicarci ad altre tecniche? Assolutamente no. Il nostro predone è largamente presente sulle nostre coste (Peppino & spinners docet) e non dobbiamo far altro che affinare le armi e aguzzare l’ingegno. Il comportamento è differente a seconda dell’età. Infatti, spesso e volentieri si atteggia a grufolatore di gruppo in età giovanile mentre diventa totalmente o quasi solitario in età adulta assumendo prevalentemente le vesti del cacciatore. Ma inquadrarla entro canoni rigidi è praticamente impossibile: ogni volta che si pensa di aver stabilito la regola ecco che si presenta l’eccezione. La nostra regina ha infatti un comportamento a volte imprevedibile e camaleontico e di questo dovremo tenerne conto. A nostro favore comunque depone il fatto di trovarci di fronte ad un avversario pressoché onnivoro. La sua dieta spazia dagli anellidi ai cefalopodi, dai crostacei ai pesci, sia vivi che morti, passando dai molluschi pertanto il nostro parco esche potrà essere quanto mai vario. Comunque la sua indole di predatore ci farebbe orientare verso gli inneschi vivi ma in questo caso sfoceremmo nella tecnica a teleferica e similari che esula dal nostro campo. E’ comunque possibile utilizzare queste esche (cefaletto e anguillina in primis) ma in condizioni di scaduta e con dei lanci appoggiati, significando che lanci violenti e condizioni di mare estremamente mosso troncherebbero immediatamente la vitalità delle nostre insidie.

DOVE


In quali posti insidiare la spigola? Bella domanda: potrebbe essere ovunque. Ovviamente ci sono degli spot da prediligere rispetto ad altri. Spogliamoci per un momento dei panni da pescatore e indossiamo le squame del nostro labrax. La nostra ha uno scatto rapidissimo ma di breve durata, predilige prede di dimensioni non esagerate e soprattutto non le piace percorrere autostrade ma ama aspettare piuttosto che disperdere energie nella ricerca di cibo. Quindi il suo territorio di caccia tipo è facilmente intuibile: 1) spiagge piccole delimitate da formazioni rocciose, promontori o scogliere (le c.d. pocket beach). Ambienti delimitati che costituiscono riparo per tante creature di cui cibarsi ed entro cui la caccia si risolve, in bene o in male, nell’arco di pochi metri. 2) presenza di foci con emissione di acqua dolce con possibilità di risalita del primo tratto di fiume. Questo è un ambiente che fornisce alla nostra amica elevate quantità di cefalotti e anguilline. 3) gradino di risacca: è un territorio di caccia prediletto dalla spigola. Questa zona schiumosa, durante il rimescolamento delle onde, solleva innumerevoli organismi che costituiscono il menù principale dei piccoli pesci. In poche parole è l’innesco della catena alimentare. In questo caso sospinge le prede verso la battigia senza stancarsi. Di conseguenza è in prossimità di questi ambienti che piazzeremo le nostre esche Non tralasciamo ovviamente secche o scogli isolati e nemmeno le zone in cui l’acqua cambia colore: la spigola, oltre che opportunista, è un’abilissima stratega e, in mancanza di nascondigli solidi, al riparo dei quali attendere le prede, si affida alle zone d’ombra che l’elemento liquido le può fornire. In definitiva, ogni ambiente in cui, senza tanto affannarsi, presenti una buona concentrazione di cibarie, può costituire il luogo ideale di caccia della nostra amica. Quanto detto è riferito principalmente alle spiagge ad alta energia. Discorso leggermente diverso andrebbe fatto per le spiagge basse. In questi ambienti, anche con un leggero sommovimento le acque divengono opache fornendo il necessario occultamento al nostro cacciatore anche in assenza di ripari naturali.
Anche qui è fondamentale andare ad individuare l’innesco della catena alimentare. A tal proposito vi rimando alle discussioni già affrontate in più occasioni e relative ai soliti frangenti, canaloni paralleli e perpendicolari ecc. L’unica raccomandazione è di non essere tentati, trattandosi di acque basse, di raggiungere sempre e comunque distanze estreme: ricordatevi che il canalone più vicino a riva di solito è quello più bazzicato dalle spigole. Gli amici che pescano nel medio Adriatico, zona molto ricca delle nostre amiche, spesse volte pescano con una porzione di bracciolo fuori dall’acqua.

COME


trave surfcasting

Tenendo conto che ci occupiamo di surfcasting gli attrezzi saranno adeguati allo scopo. Se ci prefiggiamo di pescare solo in condizioni di scaduta o di mare non estremamente mosso anche le telescopiche e le 3pz possono andar bene a patto che ci consentano di pescare con zavorre da 150gr. in su più esca. Mulinelli fissi con frizione di provata affidabilità e buona capienza caricati con monofili non inferiori allo 0.28 più shock leader adeguato al piombo utilizzato. Il surfcaster completo che non vuole trovarsi impreparato davanti a condizioni estreme ricorrerà invece alla soluzione ripartita più rotante. In questo caso la gamma sia in ordine alle canne che ai mulinelli è più ristretta: potremmo optare per una canna da 6oz o arrivare ad una 8oz a seconda della situazione che preferiamo affrontare. La scelta del mulinello ricade fra le tre marche arcinote sul mercato optando fra i modelli più potenti o più veloci a seconda della situazione. Essi saranno caricati con un monofilo dallo 0.30 in su più il solito shock.

Anche per i calamenti il discorso è molto semplice. Tralascio l’uso dello scorrevole in quanto poco indicato per il surfcasting e mi limiterei al long arm ed allo short . La scelta dell’uno o dell’altro è determinato dalla forza delle onde e dalla profondità dell’acqua. Personalmente prediligo i braccioli lunghi, non a livello di orata ovviamente, ma dai 150 ai 200cm. Teniamo conto che dobbiamo trovare un ottimo compromesso fra massima mobilità dell’esca e tenuta ai grovigli. Io di solito armo una canna con un long sopra i 150cm con attacco basso ed un’altra con le stesse misure ma con attacco alto. Aumento il diametro finchè non arrivo alla perfetta tenuta del bracciolo. Ricordiamoci che nelle nostre condizioni è sconveniente scendere sotto uno 0.30 di diametro mentre possiamo arrivare ad impiegare fino ad uno 0.60. Naturalmente se le condizioni sono da centrifuga e l’acqua non è particolarmente opaca possiamo ripiegare sui classici short e short rovesciato.

Escluderei il pater noster a causa dei braccioli corti che non rendono la necessaria mobilità anche se può capitare che il nostro predatore possa essere ingannato da un braccioletto da 30cm. Non utilizzerei fluorocarbon vista la scarsa visibilità delle acque e ritengo controproducente l’impiego del cavetto d’acciaio. Le esche sono quelle viste nelle premesse: di tutto e di più, teniamo conto che la spigola, anche se è un predatore, è comunque un calcolatore che mira al massimo profitto con la minore spesa. Nella stagione fredda, poi, quando i pesciolini e gamberi da predare sono più rari, giocoforza deve orientarsi su altri bocconi che le possano offrire il giusto apporto proteico. Naturalmente il grado di appetibilità delle singole esche varia da spot a spot. La nostra scelta ricade su: grossi americani, bibi, sardine, cefali, seppie, calamari e occhio di canna, cannolicchi, fasolare e cardium. Dovendo fare una classifica generica di massima metterei al primo posto la seppia fresca, magari innescata a strisce con un taglio finale a coda di rondine.

long rovesciato

Con tutto questo parco a disposizione potremmo anche sbizzarrirci in accoppiate quali americano (di grosse dimensioni) con trancetto di seppia, cannolicchio con fasolare o occhio di canna ecc. Non lesinate sulla misura degli ami: dobbiamo presentare bocconi di una certa grandezza e quindi l’uncino dovrà essere adeguato, partiamo da misure prossime allo 0 per arrivare fino al 2/0 – 3/0. Il tipo da impiegare dipende dai gusti personali. Diciamo che il beack è universale mentre l’aberdeen è più specifico per le esche da tenere lunghe quali l’americano, la sarda e la striscia di seppia. Non tralasciamo di effettuare qualche tentativo con l’esca sgallata. O all’interno quando la tipologia lo consente (sarda, seppiolina ecc) o con dei pop-up negli altri casi

QUANDO


Un predatore si dovrebbe nutrire comunque, a prescindere dalle condizioni ma, statisticamente parlando, ci sono dei momenti più propizi in cui la nostra regina è più propensa a spalancare la bocca. La sua attività è influenzata da condizioni climatiche e temporali. Sotto il primo aspetto dovremo andare a cercare l’arrivo di una perturbazione. Un drastico calo barico, che di solito coincide con l’inizio di una mareggiata, mette la carica alla nostra amica che rimarrà comunque attiva per tutto il tempo della mareggiata e della scaduta finale. Sotto l’aspetto temporale ritengo che sia una delle specie più soggette all’effetto delle maree. I momenti migliori sono i culmini di alta e bassa marea facendo comunque salve le due ore prima e le due ore dopo dei due eventi. Altri momenti fertili, sempre sotto l’aspetto temporale, sono i cambi di luce ovvero alba e tramonto, fattori che, come ben sapete stimolano l’attività di diverse specie. Stabilire se è meglio la notte o il giorno non saprei: quando il mare muove la trasparenza dell’acqua è molto limitata per cui anche le ore diurne non hanno controindicazioni. La stagione clou è ovviamente l’inverno, periodo in cui gli esemplari più grossi accostano per la riproduzione, però, essendo una specie che non effettua grossi spostamenti, qualunque condizione di mare mosso, in qualunque stagione, potrebbe essere un’occasione propizia per darle la caccia.

inesco coda rondine

CONCLUSIONI


L’azione di pesca in se è semplice: una canna a sondare la zona del gradino di risacca e i primi 30 metri e l’altra dai 50 metri in poi. Nelle pochet beach accostiamo le nostre esche alle formazioni rocciose. Se siamo nei pressi di una foce cerchiamo di lambire il punto più lontano in cui arriva l’acqua dolce (lo si individua dal cambio di colore dell’acqua). Nelle spiagge basse una canna nel primo canalone e la seconda sull’ultimo. Cosa molto importante è di non stare con le mani in mano anche se le esche sono corpose e resistenti: variamo le distanze, alterniamo i calamenti e variamo le esche. E soprattutto andate a pescare quando il mare muove.
Spero di essere stato utile e e di non avervi annoiato Alla prossima

A CACCIA DI…..SPIGOLE                    ^OLTREMARE^

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