Pesca a ninfa

La “ninfa” imita la larva dell’insetto acquatico che sta per trasformarsi in subimago” (insetto imperfetto). È Infatti il momento in cui la larva abbandona il suo guscio per iniziare la salita verso la superficie dell’acqua.
La ninfa pertanto deve prevalentemente “lavorare” in prossimità del fondo. Per ottenere un rapido affondamento dell’artificiale questo è generalmente appesantito mediante l’avvolgimento di filo di rame sullo stelo dell’amo.

A ninfa si pesca risalendo il corso d’acqua, eseguendo lanci verticali in avanti e richiamando con la sinistra la coda di topo che la corrente ci ritornerà.
È indispensabile mantenere sempre la coda di topo ed il finale in leggera tensione di modo che la ninfa navighi alla stessa velocità della corrente – mai più veloce – quindi attenzione a non recuperare la coda di topo troppo in fretta.
La canna dovrà essere mantenuta non più in basso dei 45°.

Si pesca con una sola ninfa che in fase di lancio non dovrà essere posata, ma tuffata in acqua e su quella dovremo concentrare la massima attenzione. Le abboccate saranno numerose, ma le ferrate saranno in buona parte a vuoto. Infatti il pesce sputa molto velocemente l’artificiale per cui dovremo ferrare istantaneamente possibilmente anticipandolo,
Teniamo presente che abbiamo un finale molto sottile e la coda tesa per cui la ferrata dovrà essere veloce, ma dolce e breve. Di qui l’importanza di avere un vettino sensibile che ammortizzi certi eccessi di violenza.
Quando ferrare? E qui è il problema perché l’abboccata in genere è difficile da percepire. A
volte si vede la parte galleggiante del finale che si ferma o che fa un piccolo scatto contro corrente.
A volte si intravede sott’acqua un balenio dato dallo scarto che il pesce esegue nell’abboccare.In altri casi, se il fondale è basso, si vede addirittura la scodata del pesce in superficie.
A volte invece si ha solo “una sensazione” senza che sia successo niente.
In questo caso ferrare immediatamente, attenzione, perché non sentiremo mai il classico tocco.
Questo metodo può essere usato sia nei fiumi del piano per la pesca del cavedano, sia in torrente per la trota, pescando comunque stando in acqua obbligati, dietro massi affioranti ed ai lati delle cascatelle.
Lanciare a monte tenendo presente la profondità e la velocità della corrente in modo da valutare il percorso che la ninfa dovrà fare affondando si da passare davanti al muso del nostro pesce.Quindi con molta corrente e per raggiungere maggiori profondità tuffare la ninfa molto avanti rispetto al pesce. Con poca corrente e poca profondità lanciare più vicino
Si può pescare “a vista” oppure “l’acqua” quando non si scorge il pesce.
In generale non esistono periodi negativi per la ninfa a condizione che sia in atto una pur minima attività larvale.
Si tende ad adottare la ninfa quando la mosca secca non ha successo o, meglio, quando si vedono chiaramente i pesci “ninfeggiare”. Ciò avviene allorquando affiorano alla superficie le code dei pesci o si notano dei piccoli ribollimenti d’acqua – vortice causato dalla scodata del pesce sott’acqua -. Il periodo migliore comunque è quello estivo.
Sono da preferire le acque chiare o leggermente velate..

Di FLY