Ciao Igor, anzitutto lungi da me il volerti accusare di raccontare frottole. Sono sacrosante le tue considerazioni che condivido il larga misura ma vorrei farne delle altre.
Ho sempre detto che avere nel proprio bagaglio la discreta esecuzione di un lancio efficace è fondamentale per un pescatore per non essere tagliato fuori in certe condizioni. In effetti è una considerazione che ha valore nell'ambito del surfcasting dove gli attrezzi adottati (parlo di ripartite e rotanti) hanno sempre quella riserva di potenza che solo chi sa lanciar bene riesce a tirar fuori. La cosa è più ridotta per il beach e la PAF dove, raggiunti certi limiti è inutile chiedere di più alla canna: il picco sul grafico delle distanze comincia a scendere. In questo campo si interviene sul filo in bobina ma, penso io, scendere sotto certi limiti non ha senso: preferisco fare cinque metri di meno ma non avere il patema che ad ogni lancio sento lo "stock". E' giusto quindi allenarsi con la tele o la 3 pz ma ricordiamoci che sono attrezzi nati per i lanci tradizionali, chiedere di più è controproducente. Quello che purtroppo spesse volte ci sfugge è la differenza tra un campo dove si va a tirare (non lo chiamo campo da lancio) e una spiaggia. La base sabbiosa, per quanto compatta possa essere, ti fa perdere qualcosa rispetto alla terra ma, soprattutto, se alla nostra lenza da campo (madre+shock+piombo) cominciamo ad attaccare un microaggancio, un bracciolo anche eccessivamente lungo, un amo e un pezzo di arenicola o altro, i 100 metri che, ipoteticamente raggiungevamo prima, diventeranno inevitabilmente 70. Pescare a 150 metri in assetto da pesca (intendo con bracciolo ed esca per quanto leggera) ritengo che sia cosa riservata a non molte persone nella penisola e sempre con l'ausilio delle canne di cui sopra. Ho esperienza diretta di queste cose visto che un amico longcaster, giusto per reprimere i miei facili entusiasmi, diversi anni fa mi attaccò al trave amo e filo e io cominciai a meditare......... calabria