Ciao ragazzi,
lo so che la carta stampata ed il web pullulano di articoli e post su questo sparide ma, visto che si avvicina la buona stagione, vorrei ugualmente aggiungere qualche nuovo spunto a quanto già esaustivamente presente sul nostro Forum, magari sotto un’ottica leggermente diversa dal solito e, comunque, sempre sulla base delle mie esperienze personali, se non altro per rendere onore alla nostra amica zebrata che spesso e volentieri allieta le nostre serate di pesca.
Probabilmente è il pesce più insidiato dai pescatori sportivi essendo la specie, di un certo rilievo gastronomico, maggiormente presente ad ogni latitudine della penisola oltre alla relativa facilità nel catturarla e la semplicità dell’attrezzatura. Nelle riviere liguri, pensate, che per alcuni pescatori (stagionali) andare a pescare è sinonimo di andare per mormore, la domanda usuale da parte di questi affezionati è: “quante ne hai prese?” significando che per loro esiste solo la mormora. Purtroppo anche per la mormora sono finiti i tempi d’oro ma vale senz’altro la pena dedicarle qualche ora delle tiepide serate dalla primavera all’autunno. Parlavo prima di pescatori stagionali ed in effetti, come tutti sapete, esiste un periodo clou che può più o meno variare a seconda della latitudine e del decorso climatico stagionale, ma, in linea di massima, si parte dal mese di aprile fino ad arrivare a fine ottobre. L’esperienza di anni di pesca mi ha comunque insegnato che la mormora è sempre, o quasi, presente: basta saperla cercare nei momenti e nei luoghi propizi.
Mi è capitato più di una volta di pescarla, e in diversi esemplari, durante le ore più calde di belle e soleggiate giornate di gennaio, pescando sulla lunghissima distanza. Altre catture di bellissimi esemplari le ho fatte in dicembre all’interno dei porti con attrezzatura veramente leggera.
Alcuni anni stentato a comparire ed il boom comincia a maggio, altri anni si arriva tranquillamente a fine novembre. Il dato ricorrente è che nei mesi estivi più caldi (luglio e agosto) c’è un drastico calo degli esemplari che meritano di essere trattenuti lasciando il posto ad una miriade di mormorette che raramente vanno oltre i 10/12 cm. Il ritorno degli esemplari adulti avviene di solito con il mese di settembre. Vi sono poi, proprio come le olive, annate più ricche e annate più povere ma è praticamente impossibile non metterne qualcuna nel secchio.
La mormora viene normalmente pescata con mare calmo ma mi è capitato di catturare dei veri mostri con mare mosso. A titolo di cronaca vi posso dire che uno degli esemplari più grossi (820 gr.) l’ho catturato con attrezzature, calamenti ed esca (cannolicchio) destinati a tentare qualche spigola con un vero mare da surf. In un’altra occasione, con il mare reso nero dal fortissimo vento, ho avuto la fortuna di tirar su diverse mormore tutte sopra i 400 grammi. Un’altra volta ancora, durante una gara di pesca mi ritrovo ad affrontare un mare da paura con esche inadeguate (arenicola e salterello), non vi dico lo stupore quando una delle Futura, armata con short rovesciato ed arenicola, comincia a picchiare sotto le testate di una mormora che, se non ricordo male, superava i 7 etti. Questo a semplice titolo di cronaca in quanto il nostro sparide non è annoverato fra le classiche prede da surf, ma solo per far capire che la nostra amica non disdegna situazioni di turbolenza.
Si dice inoltre che la mormora sia un pesce lunatico in quanto, dove nel posto in cui è stato fatto un bel carniere, la sera dopo si becca un bel cappotto. Io ho elaborato una mia teoria in proposito.
Se sono incappato in una serata proficua, dovendo tornare la sera dopo, non mi posiziono mai nello stesso posto ma mi sposto di alcune centinaia di metri in direzione del vento dominante della giornata. Questo perché mi è spesso capitato di andare quasi buca dove la sera prima avevo pescato molto. Non conviene comunque abbandonare una spiaggia che ci ha regalato belle sorprese solo perché abbiamo trovato nuovi spot prolifici, ma l’ideale è ritornarci dopo un intervallo di alcuni giorni. Occorre fare una sorta di rotazione anche se l’entusiasmo delle copiose catture ci può indirizzare, d’istinto, sulla spiaggia della sera prima. Non chiedetemi il perché di questa mia teoria che non ha nulla di scientifico ma si basa solo sulla constatazione dei fatti. Comunque, si sa, che il nostro grufolatore effettua delle migrazioni verticali, dal largo verso la spiaggia, e orizzontali, lungo la spiaggia. Ed in base a questo criterio suggerisco anche, in caso di latitanza delle prede, di spostarsi, durante la battuta, anche solo di una decina di metri. Capita spesso, infatti, che noi becchiamo poco o niente ed il nostro compagno, un po’ più in là, cattura in continuazione.
Avendo parlando di luna, poi, posso aggiungere che la nostra amica mi pare che non sia assolutamente infastidita dal bagliore del nostro satellite durante la fase piena, anzi, per quel che mi riguarda, durante il plenilunio ho sempre effettuato belle e numerose catture. Forse un po’ più incisivo è l’influsso delle maree ma questo è un discorso che vale quasi per ogni pinnuto atteso che il periodo compreso fra le due ore precedenti e le due ore successive al culmine di marea sono, canonicamente, le più redditizie. Quello che ho sempre constatato è che le catture si intensificano fra le 23 e l’1 di notte, a prescindere dalla marea in atto. Tante volte, cominciando una battuta al primo buio, capita che i risultati siano scarsi o nulli e stiamo per deporre le armi, ma se abbiamo la costanza di attendere quel fatidico periodo, in un paio d’ore avremo risolto la serata. Spesse volte, con degli amici, ci rechiamo in spiaggia verso le 10 di sera proprio per sfruttare questi momenti oppure se la serata sonnecchia e siamo lì a raccontarci due cretinate, di punto in bianco, al momento fatidico, torniamo ad affilare le armi. Questo lasso di tempo di solito è preceduto e seguito da fasi in cui l’attività dei pesci è molto minore o assente. Altro momento propizio è la fase del tramonto anche se a volte le aspettative non vengono ripagate. Altro mio consiglio ricorrente è di non fossilizzarsi sulla lunga e lunghissima distanza, ricordiamoci che quando accostano vengono addirittura a grufolare sotto i nostri piedi.
In definitiva non lasciamo nulla di intentato sia come distanze che tipi di calamenti e postazioni. I calamenti sono molto semplici. Si va dal classico scorrevole a quelli con piombo fisso, entrambi sia monoamo che a due ami, a seconda delle nostre preferenze. Qui in Liguria quello che va per la maggiore è quello “genovese” con piombo scorrevole munito di un bracciolo inferiore di circa un metro di lunghezza e quello superiore di circa 30 cm. Personalmente pesco quasi sempre con piombo fisso terminale e un solo bracciolo da circa 150 cm ma anche sotto questo aspetto non fossilizziamoci: spesse volte allungando o accorciando la lunghezza dei braccioli cambia il risultato.
In alcune occasioni, specie con mare forza olio, oltre che per limitare l’attacco dei granchi, inserisco un flotterino che tengo ben distante dall’amo (8/10 cm.) e vi posso garantire che ho spesso avuto gradite sorprese. Altre volte ancora, specie con piombo scorrevole, lascio il filo abbastanza lasco, oppure effettuo un po’ di tra inetta. Tutte soluzioni che magari possono sembrare empiriche ma che spesso sortiscono gli effetti desiderati, l’importante, ribadisco, è provarle tutte.
Le esche sono rappresentate in primis dagli anellidi, con in testa l’arenicola ma, nell’ottica dell’alternanza e del risparmio, si può tentare con il gambero, il cannolicchio e le vongole.
Un accenno veloce all’attrezzatura. Tutte le canne da fondo che il mercato ci offre, anche nelle fasce economiche, vanno più che bene anche se, per come la vedo io, l’ideale è una telescopia di media potenza con cima non eccessivamente rigida che ci consenta di utilizzare, in tutta tranquillità, piombi da 75 a 120 gr. Questo giusto per essere pronti a spaziare dai pochi metri del sottoriva fino a distanze di un certo rilievo. A questa abbineremo un mulinello di taglia medio-grande delle classi 6000-8000 anche in questo caso per avere un buon margine di filo in bobina. Il filo in bobina sarà un buon 0.25 giusto per avere un margine di sicurezza in caso di incontri inaspettati, senza penalizzarci eccessivamente nei lanci. Uno shock leader fra lo 0.40 e 0.50 a seconda del piombo dominante. Piombi a pera nel caso di soluzioni scorrevoli o a ogiva per il fisso. Gli ami saranno a gambo corto a filo sottile ma anche gli aberdeen più piccoli vanno bene. Come numerazione non scendo mai sotto il n° 6 anche per dare qualche chance di salvezza agli esemplari più piccoli.
Alla prossima