Le fario del Taurach (di Mauro Nini)

Aperto da ^FLY^, Settembre 01, 2013, 11:13:31

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Ringrazio Mauro per l'apporto che da al nostro forum con i suoi magnifici articoli/racconti. Questo mi è arrivato alcuni giorni fa, non ho potuto inserirlo prima in quanto ero fuori sede (in ferie), lo faccio adesso e ne approfitto per fare gli auguri all'autore che proprio ieri ha compiuto gli anni.
Ciao Mauro e buon compleanno.
Aldo.         





                         
Le fario del Taurach

Avevo scoperto il torrente Taurach in maniera casuale, mentre consultavo un catalogo. La presentazione proposta era talmente essenziale da risultare piuttosto scarna e le immagini a corredo erano ridotte a due sole foto, di dimensioni ridotte e poco nitide. Il prezzo richiesto era fin troppo conveniente e si riferiva al soggiorno di una settimana con trattamento di mezza pensione, permessi di pesca inclusi e uso gratuito di tutti i servizi dell'Hotel. L'offerta così bassa e l'opportunità di "scoprire"una zona nuova mi fecero scattare la molla, tuttavia una sensazione di sottile diffidenza mi accompagnò fino al mio arrivo a Untertauern. Invece andò bene e fu amore a prima vista, tanto che ci tornai per diversi anni di fila allo Zur Post della Famiglia Kholmayr; si stava talmente bene da desiderare ogni volta una replica per l'anno successivo. Il luogo è idilliaco, la struttura alberghiera risalente al '400 conserva un fascino discreto e i Kholmayr in fatto di ospitalità la sanno lunga, da generazioni. Ampie camere pulite, cibo ottimo e abbondante con molti alimenti di produzione propria e in più la possibilità di pescare gratuitamente nel Turach.




Ricordo che la prima volta che lo vidi non mi fece una grande impressione; pensai che fosse si bellino, ma anche popolato esclusivamente da trotelle di 25 cm. Lo pescai lo stesso pomeriggio del mio arrivo, uscendo dalla camera con già la canna montata e la mosca appesa in fondo al finale. Pensavo che avrei fatto solamente pochi lanci, per cui avevo provveduto ad ingrassare la mia Rosorani parachute direttamente in camera, senza portarmi dietro nient'altro; in questo modo contavo di rimanere sul torrente non più di mezz'ora, per non alterare i delicati "equilibri famigliari"di allora. Lo raggiunsi a piedi e quando mi trovai a superare il lago Furstenbrunn , decisi di scendere per una decina di minuti ancora prima di iniziare la pesca. Mi dovetti ricredere rispetto alle iniziali previsioni e trascorsi oltre 2 ore a lanciare e catturare trote fario ed iridee fino a 45 cm circa. La scelta della mosca fu azzeccata, non tanto per lo stadio imitativo, piuttosto per la proverbiale robustezza del montaggio ideato dal mio amico Angelo Rosorani,  che resistette eroicamente agli attacchi ripetuti e violenti, specie delle iridee. Le acque del Taurach brulicavano di pesci anche di grossa taglia, forse troppo per i miei gusti.




Fino a circa 25 anni addietro  il torrente era stato un paradiso sconosciuto alle masse di pescatori italiani; pur scorrendo poco lontano dall'albergo, attraversava una vallata in buona parte tortuosa, ricoperta da boschi e con pochi e scomodi accessi all'acqua. Era popolato da fario autoctone bellissime e "arricchito"da semine controllate di iridee e salmerini di buona qualità. La pesca sportiva non era certo la leva economica sulla quale poggiava l'attività dei Kholmayr ed i pescatori che lo frequentavano erano pochi, ma affezionati. Poi la Famiglia decise di investire somme considerevoli  e nei terreni di sua proprietà che circondano tutta la zona, costruì un parco dedicato principalmente alle famiglie e ai loro bambini, campi da tennis e calcio, un laghetto di pesca sportiva, una piscina estiva all'aperto adiacente ad un'area recintata con cervi e caprioli e due piccole ma fornite locande dove mangiare e bere a qualsiasi ora del giorno. Per rendere il posto ancora più fruibile, fu costruita una strada sterrata che costeggia il corso d'acqua fin quasi alla sua confluenza nel fiume Enns, consentendo così il transito giornaliero a decine e decine di ciclisti, corridori e pedoni. Il lago sportivo si alimenta con salmonidi, allevati direttamente in buche scavate nel terreno adiacente dove vengono allocati animali della stessa classe di età; da quelle contenenti avannotti, fino ad arrivare ai "riproduttori". Il continuo ripopolamento si rende necessario per rimpiazzare i pesci catturati, che vengono regolarmente trattenuti e pagati dai clienti, ed è divenuto da subito una attività economica importante per la Famiglia, che a fronte di prezzi di soggiorno assolutamente sostenibili, ha posto in essere una serie di attività accessorie in grado di incrementare i considerevolmente i propri ricavi. Purtroppo anche la gestione della pesca nel Taurach ha finito per ricalcare questo modello e, specialmente nei tratti più vicini all'Hotel, la maggior parte dei pesci che vivono nelle sue acque sono frutto delle costanti immissioni di trote e salmerini di taglia considerevole. Furono due pescatori lombardi, incontrati in uno dei tanti soggiorni, che frequentavano il posto da molti anni e avevano assistito all'improvviso ed inevitabile declino, a raccontarmi come era il Taurach un tempo. Nonostante ciò ci tornai altre volte e l'ultima me la ricordo per il tempo sempre piovoso e per un aneddoto.




Amo la pesca in torrente, e quando sono sul Taurach mi piace camminare a lungo sulla strada che lo costeggia per buona parte del suo corso; di tanto in tanto mi fermo in punti particolari meno accessibili e provo a dare la caccia alle ultime vecchie fario rimaste. E' una ricerca la mia, orientata al singolo esemplare, molto cammino, pochi lanci e meno pesci ancora. Un approccio non certo consigliato per chi ha bisogno di nutrire la propria passione attraverso numerose catture di pesci di taglia, ma condivisibile da coloro che hanno raggiunto una fase nella quale la parsimonia arricchisce ogni gesto. Una buona trota individuata, attaccata e infine catturata in questo contesto, sa donarmi emozioni e stimoli impareggiabili.
Quella volta mi ero fermato in un tratto molto attraente racchiuso tra due zone caratterizzate da una forte pendenza con massi notevoli e qualche salto d'acqua spettacolare. Li invece erano presenti correnti abbastanza moderate, cinte da una vegetazione a tratti rigogliosa che creava più di qualche ostacolo, e ai margini delle rive infrascate  si percepiva la concreta possibilità di fare incontri interessanti. Fu quella percezione a farmi indugiare oltremodo in questo tratto; ci avevo pescato abbastanza e potevo allontanarmi alla ricerca di un altro posto simile, ma non lo feci. Qualcosa mi stava interiormente convincendo a restare ed io la assecondavo. Feci qualche lancio, posando la mia mosca in un punto dove da un momento all'altro una trota sarebbe potuta salire con convinzione a prenderla, per portarsela con se giù nel fondo di quella buca che era il suo regno. Non accadde nulla, ma continuai a provare. Sostituii la mia mosca con un altro artificiale imitante un grosso coleottero nero, e, dopo aver fatto trascorrere qualche altro minuto, lo lanciai nello stesso punto. Al terzo passaggio, scorsi un ombra scura che dal fondo si era affacciata furtivamente per un istante prima di dissolversi. Aspettai ancora un poco prima di abbozzare un ulteriore tentativo, e prima che il coleottero potesse iniziare a dragare una trota lo assalì con furia ed io la ferrai. Ne ebbi ragione in fretta, dato che poteva essere sui 30 centimetri, e altrettanto rapidamente la rimisi in acqua, ma non poteva essere lei. L'ombra che aveva fatto capolino doveva appartenere ad un pesce più grande, sensibilmente più grande, ed io sentivo che sarei potuto rimanere nel torrente anche fino a sera pur di vederlo.




Trascorse del tempo, durante il quale provai ad attaccare la buca da posizioni diverse e ancora una volta vidi comparire quell'ombra, anche se per un frammento tanto infinitesimale da farmi pensare ad un abbaglio. Quando mi accorsi che stavo su quel pesce da quasi due ore, decisi di provare un lancio a scendere, che mi avrebbe consentito una manovra più ampia e convincente. L'esca si posò nel punto voluto, ribaltai a monte la coda e l'ombra si manifestò in maniera più marcata del solito, arrivando fino alla superficie a prendersi il coleottero. Ferrai energicamente e avvertii subito di averla agganciata bene, ma mi resi anche conto che si trattava di una bomba di cui avevo acceso la miccia. Saltò più volte contorcendosi in una nuvola di spruzzi ed io ammiravo il nero cupo del suo dorso, deformarsi rapidamente per poi riacquisire la sua selvatica imponenza. Nella sua difesa c'erano vigore, bellezza e ferocia, e quando la uccisi, dopo averla tratta a riva non senza difficoltà, quegli stessi elementi parevano non averla abbandonata e le donavano un aspetto magnifico.  Raramente trattengo un pesce e quando mi capita vivo l'evento come un rituale che deve assumere il suo pieno significato, senza trascurare alcuna delle sue componenti primordiali. Mi spostai con la mia preda in un fosso laterale, e con il coltello iniziai a pulirla; constatai che aveva mangiato e nel suo stomaco, oltre ad un certo numero di portasassi, c'era uno scazzone intero ancora non digerito. Dalle sponde del torrente staccai un paio di quelle grandi foglie verdi, che con gli amici chiamiamo "orecchie di elefante", e ci avvolsi il pesce per mantenerlo fino al mio ritorno in albergo. Il rituale si era consumato e prevedeva la cessazione della pesca, almeno per quel giorno. Non si trattava di compensare in qualche modo il fatto di aver sottratto un pesce dal fiume; quando un orso uccide un salmone non ne avverte il rimorso, ma smette di pescare e va da qualche parte a mangiarselo in pace. Raggiunsi la macchina dopo aver risalito la strada che usciva dal bosco, e prima di chiudere lo sportello guardai intensamente la valle sotto di me, in cui sinuoso scorreva il Taurach. Da una casa vicina un rivolo di fumo grigio fuoriusciva dal grosso comignolo e dalla grande stalla adiacente, la brezza trasportava forti odori di animali e fieno. Avviai il motore, ma prima di muovermi risposi al cordiale saluto della Signora che si era affacciata all'esterno e mi aveva rivolto un caloroso "Petri Heil".

Mauro Nini

E soprattutto complimenti a Mauro Nini   
STATE TRANQUILLI.........LO SHOCK LEADER NON MORDE

TUTTO QUEL CHE DICO SONO MIEI PARERI PERSONALI

PREFERISCO DI GRAN LUNGA CHI SI ESPONE ALL'ERRORE A CHI SE NE STA ALLA FINESTRA A GUARDARE (cit. Peppino)

- se peschi festeggia con una bottiglia di vino e del buon cibo - se non peschi consolati con una bottiglia d vino e del buon cibo -  (motto del gruppo PAM & PAM)


Grazie ragazzi (soprattutto ad Aldo)
ma non esagerate con i complimenti, sono un appassionato come voi che ogni tanto scrive qualcosa spinto dall'ispirazione: ma si tratta pur sempre di un dilettante e nulla più. Sono altresì compiaciuto del fatto che ciò che scrivo possa risultare piacevole e talvolta emozionante.
A presto e grazie ancora.

Mauro

Raccontare (e leggere) di natura e di pesca è sempre piacevole e interessante. Quando poi si condisce con quell'atmosfera un po' "retrò" che spesso hanno i pescatori a mosca......allora diventa anche emozionante  calabria
STATE TRANQUILLI.........LO SHOCK LEADER NON MORDE

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PREFERISCO DI GRAN LUNGA CHI SI ESPONE ALL'ERRORE A CHI SE NE STA ALLA FINESTRA A GUARDARE (cit. Peppino)

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Complimenti anche da parte mia!

Una lettura estremamente (a dir poco) piacevole.