Pesca col galleggiante scorrevole

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Author Topic: Pesca col galleggiante scorrevole  (Read 31343 times)

^NONNOROBY^

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  • Roberto
on: November 19, 2008, 14:38:37
Mi scuso se questo topic è già stato proposto da altri, però questa è la mia specifica armatura con la quale ho fatto ottime pescate di Spigole, Orate, Saraghi e Mormore in porti, porticcioli, pontili e moli usando come esca il Bigattino.
Spero di dare comunque un contributo a chi sta iniziando.
Suggerimenti:
- Chi affronta per la prima volta la pesca col galleggiante non dovrebbe recarsi in luoghi in cui questo metodo non sia già praticato dai locali, per evitare le prime delusioni. Solo dopo aver acquisito esperienza e soprattutto entusiasmo è consigliabile sondare luoghi vergini per questo metodo, perchè la posta andrà "preparata" per almeno una settimana con abbondante pasturazione di bigattini e sfarinati a base di pesce, a cui avrete aggiunto una buona dose di olio di sardina, il tutto facilmente rintracciabile presso i rivenditori di articoli da pesca. Possibilmente la pasturazione andrebbe fatta sempre al tramonto.
- Infatti questo tipo di pesca è più redditizio dal tramonto all'alba inoltrata, per cui armatevi di buone lampade (una a led di bassa potenza per escare ed almeno un'altra abbastanza potente per potervi guardare intorno e per poter rifare o aggiustare parature ingarbugliate). Una scorta di pile ricaricabili per entrambe è indispensabile.
- Come abbigliamento, nel periodo estivo, portatevi sempre dietro un maglione ed una cuffia di lana (con l'umidità non si scherza), mentre nel periodo invernale l'ideale sarebbe la tuta da dopo sci (da comprare d'estate quando la svendono a metà prezzo), anche se, essendo questo tipo di pesca alquanto sedentario, si può abbondare con l'abbigliamento pesante tradizionale.
- Se andate sulle pietre a protezione dei moli, calzate scarpe robuste dalla suola a "carro armato" (eccezionali le scarpe antinfortunistiche con la tomaia morbida), lasciando le scarpe da tennis a casa: con queste, al buio e con pietre rese limacciose dall'umido e dalla risacca, rischiare una scivolata è più che probabile.
- Indispensabile è una panca porta oggetti con tracolla, che potete costruirvi da soli (appena possibile metterò su questo sito quella che mi sono fatta io), incollandovi un bel cuscino comodo per evitare di ridurvi il sedere a una ciambella dolorante.
- Non potete assolutamente fare a meno del guadino: se lo dimenticate a casa o in macchina, ve ne pentirete amaramente!
- Nel periodo invernale, i bigattini risentono della bassa temperatura e rallentano il loro vivace movimento, che è una delle caratteristiche peculiari che li rendeno così catturanti. Rivestite il contenitore o la sacca da tracolla con un caldo panno di lana, o almeno tenete "caldi" i bigattini che usate per esca. Sempre per lo stesso motivo, sostituite spesso i bigattini escati.
- Portatevi sempre dietro 2 canne già montate: sul luogo di pesca potete usarle entrambe contemporaneamente, per riporne poi una quando le catture si fanno più frequenti. Ma non ripiegatela, lasciatela sempre pronta all'uso vicino a voi: in caso di incovenienti con la prima canna, non perderete tempo a fare riparazioni quando il branco è sotto di voi.
- Ognuno ha le proprie esigenze: portatevi dietro quello che ritenete più opportuno, tenendo però sempre presente l'eterno problema: la distanza da percorrere, il peso, l'ingombro, la posta scomoda e lo spazio libero intorno a voi.

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Descrizione della mia attrezzatura (vedi anche disegno).
1-2. Canna e Anelli - Utilizzo la famosa telescopica "Hulk N.5" da 4 mt della Fly, leggermente modificata. Non so se viene ancora prodotta o commercializzata, ma è veramente potente. E' in carbonio alta resistenza e leggerissima, anche tenendola in mano tutta la notte non mi spacca le braccia. E' in 4 sezioni con passafili SIC monoponte. La modifica che ho fatto riguarda semplicemente l'aggiunta di anelli scorrevoli (per un totale di otto) per evitare che l'umidita o la lenza bagnata facciano appiccicare la madre alla canna. Se dovete ancora acquistare la canna, vi raccomando queste caratteristiche: rigidità dei primi 3 pezzi (piede, arco e sottovetta), misura di 4 mt, abbondanza di anelli passafilo a un ponte anche se scorrevoli, assolutamente in fibra di carbonio (se potete spendere, in carbonio alto modulo)
3-4. Mulinello e Lenza Madre - Utilizzate un mulinello di piccole dimensioni ma di buona fattura, con la frizione ad elevata efficienza (il mio è uno Shimano Aero con frizione posteriore: nonostante le dimensioni contenute, non mi ha mai tradito neanche con i bestioni). Nella scelta della canna e del mulinello non dovete lesinare sulla qualità: una canna debole lavora male il pesce grosso, una frizione scarsa rischia di farvi spezzare il finale. Il filo che monto in bobina è l'Asso di Quadri Special dello 0,16, che ha la caratteristica di essere morbidissimo e resistente alle abrasioni. Montate sempre fili morbidi in bobina: durante il rilascio in corrente, ad archetto aperto,  non tendono a "gonfiarsi" fuoriuscendo dalla bobina. Anche sul filo da imbobinare non lesinate sulla qualità: i fili anonomi che dichiarano elevati carichi di rottura li ottengono solo perchè il loro diametro reale è maggiore rispetto a quello dichiarato. Non superate il diametro dello 0.16, altrimenti la lenza "lavora" male in acqua, diventando meno fluttuante.
5 e 13. Stopper e Sonda - Lo stopper per il galleggiante non deve mai essere quello in gomma o silicone, comodi da montare ma assolutamente inefficienti al momento di salpare una preda appena pesante: si bloccano sul passafilo del cimino e fanno scorrere la lenza, spostando così l'altezza del galleggiante che abbiamo tarato con tanta cura. Di notte, rischi di accorgerti dell'incoveniente quando ormai è troppo tardi e il branco si è spostato. Mediante la sonda, fai verifiche frequenti dell'altezza del galleggiante. Come stopper, quindi, usa del filo di cotone, di lana o di sottilissimo filo ritorto che trovi presso i rivenditori di reti da pesca (è più robusto del cotone e della lana e non rovina la lenza). Oppure usa gli appositi stopper già pre-avvolti nel bastoncino forato (cosa che comunque puoi fare da te con i cotton-fioc).
6 - Galleggiante scorrevole. Io utilizzo un galleggiante a "penna" all'inglese non piombato, dotato di girella e di porta starlight (costruiti da me, anche questi metterò nel sito appena possibile), tarati per 2 gr. Preferisco il galleggiante a penna perchè durante la calata si disimpegna subito dalla lenza madre lasciandola scorrere senza il minimo intoppo. Anche se il galleggiante non è piombato, riesco comunque a lanciare l'esca anche ben oltre la distanza in cui arriva la fionda (ed è quindi inutile usare un galleggiante piombato). Puoi usare comunque altri tipi di galleggiante scorrevole, ma ti sconsiglio quelli che scorrono con il corpo solidale alla lenza o con la lenza che li attraversa: offrono più resistenza allo scorrimento della stessa.
7 - Micro-perline. Le micro perline, scorrevoli, servono per evitare che il foro del galleggiante vada ad infilarsi nello stopper e nel piombo sottostante. La loro misura deve essere la più piccola possibile, appena poco più grande del foro passante del galleggiante.
8 - Torpille. Trattandosi di un sistema scorrevole, non puoi usare i pallini spaccati per zavorrare la lenza, ma un unico piombo scorrevole. L'ideale è la torpille, un piombino piriforme dalla taratura ben precisa che non crea attritto durante la discesa. E' indispensabile togliere il filo armonico di protezione del foro solo al momento di montarli sulla madre, altrimenti il foro si deforma e diventano inservibili.
9 - Tubicino salvanodo in silicone. Da un sottilissimo tubicino in silicone ritagliare una porzione microscopica che servirà a ricoprire il nodo della madre sulla girella, evitando quindi che la torpille vada a battere direttamente sul nodo.
10 - Micro-girella. La girella deve essere la più piccola possibile ma di qualità extra. La numerazione varia da produttore a produttore per indicare la medesima misura fisica. Orientativamente le misure possono essere la N.18 o la N. 22 a seconda del produttore. Ottime quelle cromate della Mustad.
11 - Finale. Il bracciolo dell'amo deve avere la lunghezza delle proprie braccia distese (orientativamente da cm 150 a 170, inutile usare il metro, è più che sufficiente e pratico allargare le braccia). E' scontato che deve essere di ottima qualità. Il diametro che uso io è dello 0.12, ma è meglio non salire per evitare che il filo perda la sua caratteristica principale: la fluttuabilità. Mosso dalla corrente, il filo diventa sinuoso in acqua trasmettendo all'esca gli stessi movimenti attrattivi dei bigattini usati per la pastura.
12 - Amo. L'amo da bigattino deve avere come caratteristica fondamentale la penetrabilità: la sua punta deve essere talmente aguzza da trapassare il bigattino all'istante senza opporre la benchè minima resistenza, pena lo "scoppio" del bigattino che diventa così inservibile. Non indugiate a cambiare subito il bigattino se questo vi "scoppia" tra le mani. Le misure variano dal N. 16 al N.12, il modello ideale è quello "Crystall". Purtroppo la punta "a spillo" di tutti gli ami da bigattino perde la sua efficacia dopo alcune catture, per cui bisogna sostituire gli ami con una certa frequenza. L'innesco va fatto in questo modo: infilate un bigattino "a calzetta" per tutta la sua lunghezza sul gambo dell'amo (che non serve tanto per nascondere l'amo, ma quanto per fare da fermo ai bigattini successivi), poi infilate 2 bigattini a penzoloni subito dietro l'ardiglione (per la "testa" e non per la "coda").

Pasturazione - La pasturazione non deve mai essere massiva ma solo frequente. Ogni 10-15 minuti lanciate un pugnetto scarso di bigattini tenendo conto della corrente (è controproducente buttare i bigattini sul galleggiante se poi la corrente ve li porta via, lanciateli piuttosto sotto di voi se la corrente è favorevole: purtroppo solo l'esperienza vi insegnerà a fare un brumeggio efficace). Durante la "mangianza" aumentate la frequenza ma diminuite drasticamente la quantità (non più di 8-10 bigattini per volta).

Nota: altrettanto efficace è l'innesco col gamberetto vivo, in particolare con quelli di acqua dolce perchè di taglia più piccola. Potete cercare di procurarveli mediante un retino a maglia fitta "raschiando" le banchine dei porti e dei porticcioli, in prossimità di dighe, nell'erba degli stagni e nell'erba lungo le sponde di un fiume a scorrimento lento (oppure fare amicizia con qualche pescatore che usa i bertovelli o i cogolli). I gamberetti del mercato possono andare bene se siete fortunati a trovarli ancora vivi (portatevi dietro un secchiello con l'ossigenatore), mentre quelli surgelati non hanno alcuna efficacia con questo metodo di pesca.

Sul Bigattino - Leggendo i post di questo meraviglioso sito ho avuto la sensazione che i bigattini non siano un'esca molto amata dagli amici calabresi (però potrei anche sbagliarmi). Per quanto riguarda l'impatto ambientale, ormai da anni le riviste specializzate riportano frequenti interviste fatte ad eminenti specialisti del settore: le larve di mosca non sono dannose nè per la salute degli uomini nè per quella dei pesci. Per quanto riguarda il "fanno schifo", la stessa espressione l'ho sentita nei confronti dei vermi. Se proprio l'odore vi è insopportabile, è sufficiente sostituire la segatura con cui vengono venduti con dell'altra nuova (costruirsi un setaccio con della rete di plastica antizanzara e alcune tavolette di legno è semplicissimo). Per contro il bigattino è un'esca efficacissima, di facilissima reperibilità, dal prezzo relativamente contenuto e di relativa buona conservazione per alcuni giorni (io riesco a conservarli anche per 15 giorni usando un vecchio frigorifero messo al massimo: a proposito, la temperatura di conservazione ideale è 0° o  -1° C.). Pensate che la sua efficacia è tale che da noi in Sardegna è diventata l'unica esca da galleggiante (anche se purtroppo i prezzi sono lievitati a 7euro al Kg). Un'ultima cosa: ci si abitua in fretta a maneggiarli senza ribrezzo.

Scusate per l'orrendo disegno, ma è il meglio che sono riuscito a fare.

A disposizione per qualsiasi chiarimento.



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