Il Pendulum passando dal Ground – Parte 1: come cominciare.IntroduzioneQuesto tutorial si basa sulla mia esperienza personale e sulla specifica attrezzatura descritta. Naturalmente si può applicare anche ad altri attrezzi, ma non avendo esperienza in merito non sarei in grado di contribuire con suggerimenti specifici.
Il tutorial non ha lo scopo di creare campioni da pedana, ma semplicemente lanciatori da 120 metri in assetto da pesca da mantenere costanti lancio dopo lancio (
curiosità: per poter far parte della nazionale di surfcasting, la misura minima richiesta è di 160 mt, in quanto se i campionati si svolgono in Inghilterra, queste sono le distanze da raggiungere per essere fruttuose) . L’assetto da pesca condiziona fortemente il lancio per molti fattori: la presenza del finale, dell’esca da non rovinare, di altri pescatori nelle vicinanze, del buio, dell’abbigliamento per non congelare, del vento, della pioggia e, non ultimo, del fattore emotivo. In queste condizioni, i 120 metri, costanti nel tempo, sono un traguardo di tutto rispetto.
Questo tipo di lancio, definito a volte anche “
lancio in sospensione” per il fatto che il piombo non tocca mai il suolo ma resta sempre sospeso in aria, è, tra i lanci tecnici, il più spettacolare ed armonioso, oltre ad essere quello che restituire la resa maggiore in termini di distanza raggiungibile. E’ il primo in ordine di importanza, tra i canonici 4 tipi di lancio tecnico universalmente riconosciuti, precedendo, nell’ordine, il “
Ground cast” o “
OTG cast” (Off The Ground cast, lancio a partire dal suolo), il “
Side cast” (lancio laterale) e l’ “
Above cast” (lancio al di sopra della testa).
Salvo la parte iniziale di preparazione del lancio, non esistono sostanziali differenze tra il pendulum ed il ground cast, perché il caricamento della canna e la chiusura del lancio sono pressoché identiche, tanto che il pendulum potremo definirlo come lo sviluppo avanzato del ground. Essendo il ground la base di partenza del pendulum, è necessario assimilare questo lancio prima di passare a quello pendolare ed il mio tutorial perciò parte da questo presupposto. Inoltre è bene conoscere il ground perché a volte le condizioni ambientali sono talmente proibitive da non consentire il lancio pendolare.
Il termine pendulum deriva dal fatto che il
drop (il lemma anglosassone con cui viene indicato il tratto di lenza che fuoriesce dal cimino e regge il piombo) oscilla avanti e indietro come il pendolo di una pendola, prima di essere richiamato e “sparato” in aria.
Miti da sfatareIl lancio pendolare è sempre stato circondato da un’aura speciale che ha contribuito a creargli la fama di essere un lancio riservato a pochi eletti, che vengono visti dai comuni lanciatori come una sorta di semi-dei quasi da adorare.
Va subito detto, per la verità, che non è un lancio facile, ma va altrettanto detto che la stragrande maggioranza di noi è in grado di effettuarlo se si seguono due semplici regole: un minimo di esercizio fisico ed un continuo e costante allenamento. La stazza fisica contribuisce a raggiungere risultati eclatanti (avete presente il campione del mondo belga Daniel Moeskops? Praticamente un grizzly…), ma a noi interessa raggiungere i nostri 120 metri a pesca anche se pesiamo solo 60 kg e non siamo più alti di 1 metro e 60. Sopperiremo con la tecnica alla mancanza di una corporatura da… orsi.
L’esercizio fisico serve per sciogliere almeno i muscoli della parte superiore del corpo, in particolare quelli dell’addome che durante il lancio è sottoposto a torsione, ma anche i muscoli delle braccia e delle spalle (se siamo “legati” lanciamo con difficoltà anche con l’above), mentre l’allenamento costante è assolutamente indispensabile non solo per affinare la tecnica, ma anche per mantenerla costante nel tempo. Se trascuriamo l’allenamento, le nostre prestazioni decadono in breve tempo. Molti si arrendono più perché
non hanno l’opportunità di allenarsi (mancanza di un campo o di una spiaggia nelle vicinanze), che per le difficoltà insite nel lancio.
L’attrezzatura idealeLe mie considerazioni in merito non sono certamente la “bibbia” ed altri potrebbero contestarle se le loro esperienze sono basate su attrezzature diverse da quelle che descriverò. Siccome però lo scopo dell’articolo non è il contendere tra cosa sia meglio usare e cosa no, eviterò qualsiasi polemica riguardante “la canna migliore” ed il “mulinello migliore” per il pendulum, perché oltre a fuorviarci dal tema, rimarrebbe comunque un discorso sterile in quanto, alla fine, ognuno resterebbe attaccato alle proprie convinzioni. Tanto vale quindi che parta “a testa bassa” e proceda con la mia convinzione: chi la trovasse arbitraria e troppo soggettiva, può sempre recedere dal continuare a leggermi e passare ad altri post.
La canna. Come ho avuto modo di dire in un altro thread, la canna ideale da lancio (qualsiasi tipo di lancio) non è utopica, è solo ingestibile a causa del suo ingombro, anche se negli States qualche fortunato riesce a farsela costruire su richiesta: è in pezzo unico di 4 mt a ripartizione di sezioni, naturalmente in carbonio alto modulo o altri tipi di modulo. Si suole suddividere la canna in tre sezioni: il
cimino (la parte più sottile e flessibile), l’
arco (la parte centrale) ed il
manico o
piede (la parte finale, più grossa e rigida). Per
ripartizione di sezioni si intende l'esatta ripartizione della potenza nelle tre sezioni che abbiamo appena visto. Il manico, per poter espletare la sua azione primaria, cioè di leva, deve essere sufficientemente rigido per trasferire maggior potenza alla parte della canna più importante, cioè l'arco, che appunto inarcandosi accumula l'energia che rilascerà al momento di riprendere la sua forma naturale. La rigidità dell’arco, anche se accentuata, è però di gran lunga inferiore a quella del manico. In questo rilascio di energia l’arco è coadiuvato dalla terza sezione, cioè dalla cima, che in base alla sua rigidità più o meno accentuata (molto inferiore però a quella dell’arco) darà il suo contributo per agevolare questa esplosione di potenza.
L'elasticità della canna a ripartizione di sezioni (o, meglio, a ripartizione di potenza tra le sezioni, il cui acronimo è
CARDS, ma è più diffusamente chiamata
RIP), o se si vuole la sua rigidezza, influenzano direttamente la variazione che deve subire l’insieme arco-cimino per restituire la massima potenza: più la canna è rigida, più forza sarà necessaria per portare la sezione arco-cimino da distesa ad arcuata, ma maggiore sarà la potenza che l'arco-cimino restituirà al momento in cui riprenderà la sua forma lineare.
E' per questo che nelle gare di long casting si preferisce l'utilizzo di ripartite molto rigide, che sono però altamente sconsigliate a pesca non solo perché meno gestibili, ma anche perché non “restano in pesca” come dovrebbero (particolare importanza acquista la “morbidezza” dell’ultimo tratto del cimino, che oltre a segnalare le abboccate deve assecondare le bordate delle onde senza scalzare il piombo dalla fatidica zona di pascolo).
Dicevamo prima della canna in pezzo unico, improponibile per ragioni di ingombro: il problema dell'immagazzinaggio e del trasporto è stato risolto suddividendo la canna in 2 o 3 pezzi (e ancora di più in quelle telescopiche). La suddivisione in pezzi fa decadere le prestazioni, che si è cercato di mantenere con vari accorgimenti, spostando la ripartizione (e quindi i punti di inizio e fine delle sezioni) dove meglio potevano conservarne le caratteristiche. La canna suddivisa che meglio di tutte le altre mantiene le caratteristiche della canna “unica” è quella in due sezioni: manico + arco-cimino (il cimino non è da confondere con il vettino vero è proprio: il vettino possiamo definirlo come un pezzo a se stante, mentre il cimino è il nome che piglia la parte finale dell’arco, per cui arco e cimino sono un unico pezzo; le canne telescopiche ci hanno portato a ritenere i due termini equivalenti, ma non è così). L’innesto tra manico ed arco può avvenire in tre modi: manico “maschio” ed arco “femmina”, viceversa oppure con l’interposizione dello “
spigot”. Quest’ultima soluzione è da preferire perché consente alla parte finale del manico ed a quella iniziale dell’arco di mantenere lo stesso diametro esterno ed una linea più “fluida” ed omogenea della canna, senza improvvisi ingrossamenti o strozzamenti nei punti di innesto.
Siamo arrivati a definire le prime caratteristiche della canna “ideale” per il pendulum: lunghezza sui 4 mt, a ripartizione di sezioni, in due pezzi ed innesto spigot, ma ne restano ancora altre: il “range” di potenza e l’anellatura. Il range di potenza indica l’escursione minima e massima suggerita dal costruttore che il peso del piombo deve avere, di solito definita in once (1 oncia = 28,35 grammi). Per esempio, una canna con un range 3-6 once sta a indicare una canna che per rendere al meglio delle sue caratteristiche va usata con un piombo di peso non inferiore a 3 once (85 grammi) e non superiore a 6 once (170 grammi), con un peso ideale quindi di 4,5 once (127 grammi) (
nota: il peso massimo viene preso quasi sempre anche come riferimento del peso massimo lanciabile per evitare la rottura della canna. Anche se il vero motivo non è quello della rottura ma quello della performance, è comunque buona norma non superare il peso massimo consigliato per evitare brutte sorprese). Questi valori non sono assoluti, quindi potremo usare benissimo piombi che vanno da 80 a 175 grammi, e quello ideale di 125 gr, unità di misura a noi più familiari di quelle di lingua anglofona. Sarebbe sempre meglio optare per canne con range contenuto (per esempio 6-8 once anziché 1-7 once), indice di una miglior resa della canna (una canna che mi lancia bene un’oncia non potrà lanciarmi altrettanto bene 7 once). Anche la lunghezza della canna viene di solito espressa con misure anglosassoni: feet, plurale di foot (piede: 1 piede = 30,48 cm). Le misure più diffuse sono: 12 feet (piedi) = 365,76 cm - 13 feet = 396,24 cm ed ultimamente 14 feet = 426,72 cm. Anche qui le misure non sono assolute, per cui potremo parlare di lunghezze di 360, 390 e 420 cm, anche queste misure a noi più familiari. Se siamo alle prime armi e non sappiamo regolarci su quale sia la lunghezza della canna ideale per noi, un metodo empirico per stabilirlo potrebbe essere il seguente: 12 piedi se pesiamo sino a 70 kg, 13 piedi se pesiamo sino a 75 kg e 14 piedi da 80 kg in su (dove si presume che l’altezza sia proporzionale al peso). Questo naturalmente sino a quando non acquistiamo una buona padronanza della tecnica: "Rigoletto", il più piccoletto tra il nostro gruppo di amici (1,60 mt x 60 kg), ci faceva a “beffa” con il suo cannone di 4,25 mt!
Siccome il mulinello che suggerirò sarà il mulinello a bobina rotante (ROT), riveste una particolare importanza l’anellatura (è da tenere presente, per chi non lo sapesse, che a causa della struttura del rotante, in cui l'uscita del filo dalla bobina è lineare e non a spire come nel fisso, la canna si usa “rovesciata”, cioè con gli anelli rivolti verso l’alto e non verso il basso come per il fisso): categoricamente a doppio ponte, gli anelli hanno un diametro inferiore rispetto a quelli per il fisso e, soprattutto, devono essere disposti lungo la canna in posizioni ben precise, con questo duplice scopo: favorire la ripartizione e impedire il contatto del filo con il corpo della canna anche quando questa assume una curvatura molto accentuata durante la fase di recupero: una canna predisposta con gli anelli per il fisso potrebbe non andar bene per il rot. E’ molto facile
stabilire se la canna, venduta annellata, è predisposta in modo corretto per il rot: montiamo il rot e leghiamo il drop, p.e., al termosifone: mettiamo in tensione la canna (anelli in alto) sino a curvarla moltissimo (come se avessimo un enorme pesce attaccato): il filo che passa tra gli anelli, dal primo all’ultimo, non deve venire a contatto con la canna in nessun punto. Di solito trascuriamo di fare questa prova dal negoziante, che è invece importantissima: infatti ci fidiamo del marchio, ma dimenticando che molte case, anche le più rinomate, fanno spesso fare la legatura all’esterno, e non sempre gli 'esterni' seguono rigidamente i canoni imposti dalle case, e quindi non c'è la garanzia che in tutti i pezzi ci sia l'omogeneità della legatura (il motivo è sempre quello: più pezzi lego, più guadagno, e più sono veloce, più pezzi lego, ma più sono veloce, più è facile sbagliare). Anche sulla qualità degli anelli non dobbiamo lesinare: quelli di scarsa qualità si logorano in fretta ed intaccano il nylon, con le conseguenze che è facile immaginare. Non sbaglieremo mai se sulla canna sono montati anelli in SiC (silicio carbonio) con il cartellino di garanzia attaccato agli anelli che ne garantiscono la genuinità. Da qualche anno, anche le case italiane stanno producendo canne da pendulum di buona qualità, per cui non siamo assolutamente costretti a rivolgerci al mercato anglosassone per avere un buon prodotto, cosa che invece siamo costretti a fare per il rot.
Il mulinello. L’abbinamento ideale con una RIP è il mulinello a bobina rotante che, una volta che siamo riusciti a padroneggiare, sarà quello che darà le migliori performance sia in termini di distanza che di maneggevolezza. A parità di filo contenuto in bobina, il rot pesa la metà di un fisso, ha una frizione più potente ed un ingombro infinitamente minore, tutte caratteristiche che lo fanno preferire al fisso. L’unico vantaggio che ha il fisso, cioè la sua facilità d’uso, viene comunque perso durante l’uso con il
pendulum, in cui emergono le caratteristiche negative appena esposte. La dannazione del rotante, è risaputo, è il “fuori giri” della bobina che se non viene controllato dà luogo a parrucche inestricabili. Ma una volta domato, il puledrino si dimostra per quello che è: un cavallo di razza vincente. I tre mulinelli che vanno per la maggiore sono l’Abu 6500, il Daiwa 7HT ed il Pen 525 (tutti è tre in vari modelli) e non mi sento di stilare una classifica tra loro, perché praticamente si equivalgono e molto dipende dall’abitudine che abbiamo preso ad utilizzare l'uno piuttosto che l'altro. Forse suggerirei il Pen, che è più robusto, per chi effettua in prevalenza il surfcasting pesante, e indifferentemente uno qualsiasi degli altri due per chi in prevalenza effettua un surfcasting meno impegnativo. Diciamo che tra i longcasters da pedana l'Abu è maggiormente diffuso rispetto al Daiwa, ma a pesca non sono necessarie queste sottigliezze. La disputa tra l’Abu ed il Daiwa (a pesca) mi fa sempre venire in mente quella che c’era una volta tra la Vespa e la Lambretta: rivalità accesissime per due prodotti praticamente equivalenti. Agli inizi del surf, molti di noi venivano indirizzati all’acquisto del mulinello in base al tifo che si faceva per i due testimonial eccezionali dell’epoca: Paul Kerry (Daiwa) e Neil MacKellow (Abu e Pen), come pure per le canne (Paul per le Daiwa HPB e WKT, e Neil per le ZZiplex, queste ultime, agli inizi, introvabili in Italia e acquistabili solo in Inghilterra). Mentre per le canne si sono fatti progressi (almeno in termini di numero di produttori), per i mulinelli, salvo qualche timido affacciarsi di nuovi nomi, le cose sono rimaste praticamente invariate. I tre mulinelli, in ogni caso, restano sempre prodotti validissimi ed apprezzati.
Dicevamo del fuori giri: la bobina acquista una velocità paurosa (si è calcolato 25-30.000 giri/minuto con velocità del piombo sino a 400 km/ora) che se non viene in qualche modo controllata la porta a girare più velocemente di quanto non fuoriesca, trascinato dal piombo, il filo che la avvolge: questo porta il filo a “gonfiarsi” sino a formare una matassa aggrovigliata di cui, a volte, per venirne a capo ci vogliono ore. Per ovviare al fuori giri i mulinelli rotanti sono dotati di due meccanismi, a volte separati e, nelle ultime versioni, spesso abbinati: il freno centrifugo ed il freno magnetico. Il primo è basato sui “bussolotti” (cilindretti di plastica o carbonio) che per forza centrifuga vanno a “sbattere” sulla parete di contenimento della bobina creando un attrito che rallenta la velocità della bobina, il secondo è basato su pezzetti di calamita che posizionati accanto alla bobina (metallica) creano un’attrazione magnetica che ne rallenta la velocità. Una giusta taratura dei meccanismi e l’intervento oculato del dito pollice consente di evitare il fuori giri senza compromettere la distanza da raggiungere. I campioni della pedana hanno un tale controllo sul fuori giri che preferiscono ridurre al minimo il sistema di frenaggio facendo un maggior affidamento sul pollice (in pedana i cm sono importanti per vincere la gara). La taratura, l’oliatura (che riveste anch’essa una parte importante in pedana) e la manutenzione del rotante verranno però trattati in un argomento apposito, perché qui porterebbero via molto spazio. Resta da determinare la posizione del mulinello nella canna: ad “attaccatura alta” o ad “attaccatura bassa”. L’attaccatura bassa consiste nel posizionare il rotante alla base del manico (più o meno a 17-18 cm dal pomolo) e di racchiuderlo con la mano sinistra (per i mancini ovviamente sarà il contrario), mentre la mano destra terrà saldamente la canna in una posizione superiore. L’attaccatura alta consiste nel posizionare il rotante in una posizione intermedia del manico, variabile per ciascuno di noi, ma che può essere determinata con precisione: poggiamo il pomolo della canna sullo sterno, o meglio appena al di sotto della mammella sinistra all’altezza dell’ascella, e distendiamo il braccio destro completamente: il piede del mulinello va fissato esattamente al centro del pugno destro che stringe la canna proprio in quel punto (se andiamo a misurare, troveremo che la distanza dal pomolo sarà di 65-75 cm, a seconda della lunghezza delle nostre braccia). Il compito di fissare il mulinello a nostro piacere in un punto qualsiasi del manico è affidato ai
coasters, fascette regolabili in metallo o in nylon che tengono solidale il piede del mulinello con la canna. Le fascette in nylon sono più economiche, ma più fastidiose ed ingombranti di quelle di acciaio inox, ricoperte da un cilindretto di neoprene nella vite e che le case di maggior prestigio danno in dotazione con le canne. Se le canne hanno un portamulinello fisso, questo potrebbe non essere posizionato alla giusta apertura delle nostre braccia. C’è da osservare, infine, che il coaster inferiore è un ottimo appiglio per il dito indice e rafforza la presa del pollice sulla bobina. Sono da preferire, quindi, i coasters ai portamulinelli classici, più adatti ai fissi.
Il Ground Cast o OTG (Off The Ground cast)
L’acronimo OTG sta prendendo sempre più piede forse perché più veloce da scrivere (o, forse, perché fa più “figo”, ma questa è una mia malignità). Comunque sia, prima di passare direttamente al Pendulum, consiglio fortemente di assimilare bene il ground, anche perché, a pesca, è la “riserva naturale” a cui attingere qualora le condizioni ambientali o altri motivi ci impediscono di fare un pendulum efficace, tanto più che abbiamo il vantaggio che l’attrezzatura è identica per entrambi i lanci.
La prima cosa che dobbiamo fare è di disegnare sul suolo il quadrante circolare di un orologio con un diametro di 3 metri, che oltre a consentirci di capirci meglio ci agevolerà durante le prime fasi di addestramento:
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Registati o effettua
Login Prendiamo posizione davanti alle ore 18, spalle alla riva e sguardo diretto alle ore 12. Dopo di ché prepariamoci al lancio.
Lunghezza del drop. Dato per scontato che la lunghezza del drop, una volta imparato il lancio, potrà subire variazioni personali che meglio si adeguano alle nostre caratteristiche, per chi sta iniziando è meglio seguire queste regole:
Canna da mt 3,60:
drop lungo mt 1,50 con partenza del piombo da ore 13;
drop lungo mt 2,00 con partenza del piombo da ore 14;
drop lungo mt 2,40 con partenza del piombo da ore 15.
Canna da mt 3.90:
drop lungo mt 1,80 con partenza del piombo da ore 13;
drop lungo mt 2,30 con partenza del piombo da ore 14;
drop lungo mt 2,70 con partenza del piombo dsa ore 15.
Posizione del corpo. Gambe leggermente divaricate, piede destro in avanti e rivolto a ore 12, piede sinistro più indietro e rivolto a ore 22 (la distanza tra i piedi è di circa 40-50 cm). Il bacino e le spalle sono quasi paralleli alla riva (leggermente girati verso sinistra), lo sguardo è rivolto alle ore 12. Braccio destro semi raccolto (angolo di 170° tra braccio e avambraccio) e tenuto basso, braccio sinistro completamente disteso e tenuto alto. Spostare tutto il peso del corpo sul piede destro: la gamba destra si flette ed il tallone sinistro si solleva. Chinare il busto in avanti.
Posizione della canna. Punta tenuta bassa a sfiorare il suolo e rivolta a ore 13, drop disteso e perfettamente in linea con la canna. Il busto chinato in avanti e le braccia posizionate come spiegato prima (braccio destro basso e braccio sinistro alto), conferiranno alla canna una posizione obliqua “naturale”, non forzata. Se sentite una forzatura, cambiate leggermente la posizione delle braccia sino a quando non sentite che la canna si mette in posizione praticamente da sola.
Primo movimento. Lasciando tutto fermo come se fosse una fotografia, limitiamoci solo a girare la testa verso sinistra per spostare lo sguardo da ore 12 ad un punto in alto alle ore 18: l’angolo formato dallo sguardo e dal terreno deve essere di 45°. Questo unico movimento della testa, in apparenza banale, è invece fondamentale per la buona riuscita di tutta la successiva sequenza del lancio: lo sguardo puntato in alto a guardare il cielo con un angolo di 45° guiderà in modo magico tutto il resto dei movimenti del nostro corpo quando richiameremo la canna per catapultare il piombo. Braccia, busto, gambe e canna faranno un movimento obbligato per il solo fatto che il nostro sguardo è già puntato in quella direzione: il piombo farà la parabola ideale e seguirà con assoluta precisione la linea del bersaglio.
A parte il movimento della testa, dietro la nostra nuca tutto è rimasto fermo nella posizione iniziale.
Secondo movimento. Anche se descritti forzatamente in modo separato, i movimenti delle braccia, delle gambe e del busto sono simultanei: tenendo il braccio sinistro sempre disteso al massimo ed in alto, tiriamo con la mano sinistra il calcio del manico facendogli compiere un ampio giro circolare (sempre in alto) sino a portarlo davanti al nostro sguardo che non deve spostarsi da quel punto del cielo, che sarà ora “oscurato” dalla presenza della mano sinistra. Il braccio destro, “tirato” da quello sinistro, nello spostarsi dalle ore 13 alle ore 21 sarà salito gradualmente. Contemporaneamente i piedi ed il busto verranno ruotati gradualmente verso sinistra, il busto comincerà a sollevarsi ed il peso del corpo comincerà a trasferirsi dalla gamba destra alla gamba sinistra. Tutti i movimenti non vanno compiuti bruscamente ma con lentezza. Ripetere più volte il secondo movimento (senza chiudere il lancio) per imparare a controllare la velocità ed a imporci movimenti lenti.
Terzo movimento. Quando la mano sinistra avrà oscurato il nostro sguardo, tiriamo con energia il braccio sinistro verso il basso in direzione del fianco sinistro e con il braccio destro (il cui pugno si trova adesso all’altezza dell’orecchio destro) spingiamo altrettanto energicamente la canna verso l’alto con un ampio giro circolare sino a portarla davanti al nostro sguardo (il pugno destro avrà preso il posto di quello sinistro). Contemporaneamente busto e gambe si saranno posizionati nella giusta direzione ed il peso del corpo si è completamente trasferito sulla gamba sinistra. La canna si sarà posizionata automaticamente con un alzo di 45°: rilasciamo il drop ed attendiamo che il piombo, dopo aver percorso tutta la parabola, raggiunga il bersaglio. Non appena il piombo tocca acqua (o subito prima), stoppiamo la bobina con il pollice. Questo terzo movimento prende il nome di
chiusura del lancio.
Abbiamo iniziato con il piombo posizionato alle ore 13: continuiamo ad allenarci da questa posizione sino a quando non avremo assimilato completamente il ground. Solo quando il lancio diventerà perfetto e confermato per più e più giorni di seguito, potremo passare a posizionare il piombo alle ore 14 ed infine alle ore 15, posizione in cui la canna acquista la sua massima potenza e la restituisce con un lancio più lungo.
Errori che possono verificarsi nel ground:
Tiro verso destra: il drop è troppo corto.
Tiro verso sinistra: il pugno sinistro è stato portato davanti al nostro sguardo con troppa velocità ed il braccio sinistro non è stato tenuto disteso.
Tiro basso: lo sguardo non era nella posizione di alzo di 45°, ma è stato tenuto basso.
Tiro corto e verso sinistra: durante la rotazione delle braccia per tirarsi dietro il piombo, queste non sono state tenute basse ma a metà rotazione sono state sollevate in modo brusco.
Tiro troppo alto: il drop non è stato tenuto sempre disteso e in qualche fase del lancio si è allentato.
Guardate come questo video sintetizza alla perfezione quanto da me descritto:
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LoginQuest'altro rarissimo video, invece, che si avvale di una videocamera montata sulla canna, fa vedere il controllo della bobina col pollice ed il formarsi delle micidiali spire dovute al fuori giri:
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LoginPer il momento mi fermo qui.
Se questo articolo sarà apprezzato, avrò lo stimolo per proseguire con la descrizione del Pendulum, l’approfondimento sulla taratura e la manutenzione del rotante e la descrizione dei finali più adatti al lancio pendolare. La descrizione del lancio pendolare, credetemi, è assai più faticosa ed impegnativa della sua esecuzione.