Nonnoroby magari lo facessero un fermo totale della pesca in tutta Italia...sicuramente ci sarebbe un po' di ripopolamento
anche se io sono sempre più convinto che il mare, se trattato come si deve (zero inquinamento, zero scarichi abusivi e rifiuti, zero porcherie radioattive e petroliere varie, zero pesca distruttiva a strascico vicino la riva, zero esemplari sottomisura catturati), riuscirebbe a sfamare la totalità della popolazione mondiale solo con il pesce...
Non sono un biologo, per cui posso solo esprimere considerazioni personali che potrebbero anche essere errate.
Mediamente i pesci raggiungono la maturità sessuale e quindi riproduttiva nei primi 2 anni di vita (parlo in generale), per cui il fermo totale del prelievo per 2 anni consentirebbe ai pesci almeno di riprodursi. Il prelievo indiscriminato (regolare o irregolare) lo porrei quindi al primo posto tra le maggiori cause del depauperamento ittico.
Un gradino più sotto (ma alto appena una spanna) porrei quindi l'inquinamento delle acque e convengo fortemente con te che lo scarico di sostanze nocive in mare segue in modo molto ravvicinato l'eccessivo prelievo.
I due problemi pongono però delle soluzioni diverse, di cui trovo la prima estremamente difficile da applicare senza causare enormi problemi sociali: come 'sostenere' i pescatori professionisti durante il fermo dei due anni, ovverosia abbiamo abbastanza risorse per pagare una sorta di cassa integrazione per tutti i pescatori d'Italia? Perché è chiaro che non possiamo mettere sul lastrico da un giorno all'altro intere famiglie che hanno come unico introito la pesca.
Cioè, la soluzione si potrebbe anche trovare (p.e. con i contributi della CE, la conversione del lavoro, la creazione di allevamenti e tante altre cose che adesso non mi vengono in mente), ma richiede lunghi periodi per l'organizzazione, mentre il tempo che abbiamo a disposizione è molto più breve: le 'fattrici' bisogna salvarle adesso, perché se dal mare scompaiono le fattrici come si riproducono i pesci?
La soluzione di questo problema la vedo quindi in estrema salita.
Più facile (si fa per dire...) potrebbe invece essere la soluzione del secondo problema, in quanto implica la responsabilità diretta di coloro che inquinano: chi sbaglia deve pagare, e anche in modo salato, se solo chi è preposto ai controlli facesse sino in fondo il proprio dovere (quante connivenze si scoprono ogni giorno... e spesso non pagano né inquinatori né controllori...)
Chiedo scusa di questa 'filosofia spicciola', ma l'argomento è di tale vastità che richiederebbe approfondimenti talmente impegnativi che non solo non sono in grado di sostenere, ma sarebbero anche necessarie decine e decine di pagine di post...