Ci sono delle località nelle quali la pesca professionale rappresenta, da sempre, la voce più importante, se non l'unica, dell'economia locale.
E' però ancora basata sulla mentalità antiquata che da secoli si è trasmessa da padre in figlio, e cioè su una pesca libera da qualsiasi limitazione di quantitativi e di mezzi con l'errata convinzione che il mare sia un perenne pozzo senza fondo.
Questa errata convinzione ha portato il Mediterraneo a diventare quello che è, e cioè un lago salato ai limiti dell'estinzione di moltissime specie di pesci e all'enorme rarefazione di tutte le altre specie, buono solo per farci il bagno nel periodo estivo.
Ma nonostante i pescatori si siano ormai resi conto già da tempo di quanto fosse errata la loro convinzione, tuttavia non fanno il minimo sforzo per adeguare il loro mestiere alle reali condizioni disastrose in cui si trova oggi il nostro mare, ed in questo non sono per nulla o pochissimo aiutati dai governanti che si sono succeduti, che sono stati altrettanto 'ignoranti' (se non di più) degli stessi pescatori.
Ad aggravare la situazione si aggiunge adesso la gravissima recessione che stiamo attraversando, che al di là dal creare nuovi posti di lavoro lo sta facendo perdere anche a quelli che ce l'hanno. E' giocoforza per i pescatori, quindi, continuare a svolgere il proprio mestiere anziché cercare di cambiarlo; ma non solo: molti che si trovano senza più un lavoro, si stanno riversando anch'essi sulla pesca, naturalmente senza avere le opportune autorizzazioni o licenze. Ciò che li spinge a rischiare è che non hanno più nulla da perdere: le sanzioni solo solamente di carattere amministrativo (multe) che si guardano bene dal pagare, le reti sequestrate non rappresentano un problema perché in qualche modo se ne procurano altre, così come avviene per le piccole imbarcazioni, se mai queste vengono sequestrate. A queste persone che lo fanno per sbarcare il lunario si aggiungono poi quelle altre migliaia che lo fanno solo per ingordigia, e sono i peggiori di tutti perché non hanno paura di niente e di nessuno, spesso sono delinquenti incalliti che arrotondano i proventi della pesca con droga, furti, rapine e quant'altro.
Escludendo ovviamente questi ultimi, che andrebbero messi in galera a vita, gli altri pescatori hanno tutta la mia comprensione (hanno anch'essi il diritto di vivere come tutti gli altri) ma non hanno assolutamente la mia giustificazione: non possono distruggere il mare, perché il mare è un bene di tutti, non una loro proprietà privata. Devono quindi rispettare le regole: utilizzare i mezzi consentiti, rispettare le misure minime, rispettare i quantitativi massimi, rispettare i periodi e, non ultimo, rispettare le distanze dalla costa.
Veniamo ora a coloro che queste regole le devono far rispettare.
Non lo fanno compiutamente per indolenza? Per mancanza di mezzi? Perché collusi? Non lo so, ma non voglio neanche fare di tutt'un'erba un fascio, perché in molte località esercitano i controlli con efficienza, anche se la sorveglianza a ridosso della costa (quella a cui siamo interessati maggiormente in questo momento) non viene svolta con lo stesso impegno.
Abbiamo iniziato questo discorso già tanti anni fa, e ancora ne stiamo parlando. E' evidente che nulla è cambiato in questo periodo, a dimostrazione che il problema non è di facile soluzione o manca la volontà di trovare una soluzione. Purtroppo per tutti noi, per i nostri figli, per i nosti nipoti e pronipoti, più passa il tempo senza agire e sempre più squallido sarà il nostro pianeta. E' un'affermazione retorica, lo so, ma non mi vergogno ad ammettere che più che parlarne, al momento, non mi sovviene alcuna soluzione concreta, efficace ed immediata se non sperare nel cambiamento radicale della mentalità di coloro che detengono il potere.