Obiettivo, mettere fine alla loro caccia
(ANSA) - SYDNEY, 26 GIU - Iniziano oggi davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Aia le udienze nella causa intentata dall'Australia e sostenuta dalla Nuova Zelanda, per mettere fine alla caccia alle balene 'a fini di ricerca' condotta dal Giappone ogni estate australe nei mari antartici. Tocca da oggi all'Australia, rappresentata dal ministro della Giustizia Mark Dreyfus, aprire le deposizioni davanti ai 16 giudici della Corte.
La causa era stata lanciata da Canberra nel 2010, chiedendo alla Corte di mettere fine a un'attività che viola la moratoria alla caccia commerciale imposta dalla Convenzione internazionale per la regolamentazione della caccia alle balene, sostenendo che essa viene condotta in una scala che supera di molto le regole della convenzione sulla caccia a fini di ricerca. Il Giappone, rappresentato dal vice ministro degli Esteri Koji Tsuruoka, giurista e diplomatico di carriera, secondo le previsioni intende contestare la giurisdizione della Corte a udire il caso, oltre a respingere l'argomento legale australiano, secondo cui la caccia contravviene al trattato globale sulla caccia alle balene. Affermerà inoltre che la sua caccia annuale è sostenibile.L'Australia denuncia che oltre 10 mila balene sono state uccise sotto il programma 'scientifico' di Tokyo e vuole che i giudici revochino "ogni autorizzazione, permesso o licenza" per cacciare balene in acque antartiche. La Nuova Zelanda, che ha ottenuto il permesso di intervenire, offrirà le sue osservazioni sulla necessità di proteggere i grandi cetacei. La caccia commerciale è stata messa al bando nel 1986, ma la Norvegia e l'Islanda conducono apertamente caccia commerciale, mentre il Giappone insiste che il suo programma è puramente scientifico, pur non facendo mistero del fatto che la carne finisce sulla tavola delle famiglie e dei ristoranti. Il governo giapponese emette ogni anno un permesso 'scientifico' per una quota fino a 935 balene dal rostro (minke), 50 balene azzurre e 50 megattere, ma negli ultimi anni la sua flotta ha incontrato crescente pressione degli ambientalisti, in scontri anche violenti in pieno oceano con le navi di protesta del gruppo ambientalista radicale Sea Shepherd. Nell'estate da poco conclusa, la flotta è tornata in porto con appena 103 balene Minke, il bottino finora più scarso, lamentando le azioni di disturbo di Sea Shepherd. Le udienze proseguiranno per diversi giorni, ma una decisione della Corte, che sarà considerata legalmente vincolante, non è attesa per parecchi mesi.(ANSA).