Oggi non è affatto semplice rimettere le cose al loro posto. Esiste una confusione enorme, montata ad arte con il fine di speculare sulla Mosca, una disciplina che va al di là della Pesca. E’ però possibile provarci, munendosi di buon senso, logica e, non ultimo, un po’ di coraggio.
Nella storia dell’uomo la Pesca è sempre esistita ed è sempre stata considerata un mezzo per procurarsi proteine nobili per se e per la famiglia, o l’intera comunità. Da qui l’assioma che il bravo pescatore fosse colui che riusciva a catturare il più possibile in meno tempo, e quanto più si catturava, tanto più si tratteneva, perché in natura ogni lasciata è persa e quello che non afferri oggi, domani potrebbe non ripresentarsi più.
L’uomo ha sempre pescato in tutti i modi, con le mani, le fiocine, lance, frecce, reti, fino a concepire la pesca con la canna e l’esca, che già rappresentava un indiscutibile livello di evoluzione. Le esche ovviamente erano naturali, perché cibo chiama cibo.
Poi, un bel giorno, qualcuno che osservava le trote nutrirsi in superficie, decise di provare a pescarle in modo diverso, affrontando una miriade di problematiche fino ad allora sconosciute e fu così che nacque la Pesca a Mosca. Nacque però, soltanto dopo che l’uomo ebbe inventato la canna da mosca e la sua specifica lenza, che nel tempo si è trasformata nella coda di topo che usiamo oggi, e questa invenzione fu realizzata per soddisfare l’esigenza di lanciare verso il pesce esche galleggianti prive di peso e presentate a profondità 0 (zero).
La peculiarità della Mosca trae origine dal fatto che la trota, talvolta, differisce completamente perfino da se stessa. Normalmente resta sul fondo e cerca alimento in maniera più o meno insistita, in rapporto all’ambiente in cui vive e alla frequenza con cui il cibo le si rende disponibile. In alcuni momenti però si stacca dal fondo per raggiungere la superficie e nel fare ciò compie dei gesti e assume delle movenze straordinariamente eleganti, capaci di sedurre il pescatore, che spesso si ritrova ad indugiare anche a lungo prima di tentare di catturarla. In quell’atto, soltanto apparentemente ripetitivo, sono racchiusi tutti gli elementi che determinano la sublimazione della bellezza e condizionano le scelte dei veri Pescatori a Mosca.
Ammirare una trota oppure un temolo che salgono a galla per afferrare un insetto, dona sensazioni di un’intensità assoluta capaci di riempire completamente l’animo di un pescatore sensibile alle meraviglie della natura, al punto che la successiva cattura si riduce al fine ultimo, ma non certo unico. Essa perde incredibilmente importanza, non riuscendo più a gonfiare di soddisfazione un animo già di per sé saturo di emozioni e passione. Nella Pesca a Mosca, la cattura assume un valore assai più limitato rispetto a quello corrispondente nella Pesca, perché il Pescatore con la Mosca si nutre di certi ingredienti che nella Pesca sono sottovalutati o assenti.
I pescatori non sono tutti uguali e si orientano in maniera diversa nei confronti della pesca e della cattura. Esistono ed esisteranno sempre quelli che, come i loro antenati, propendono emotivamente per la realizzazione di numerose catture, preferibilmente di taglia elevata, per trascorrere più tempo possibile con la canna piegata a fare il tiro alla fune. Per costoro la pesca è divertimento, e il divertimento si consuma con il pesce in canna e poco altro. Niente catture, niente divertimento, e la sensazione di aver sprecato una giornata. Sono disposti a pagare permessi elevati pur di ritagliarsi il loro spazio, in contesti progettati e realizzati per conseguire questo scopo e il no-kill incarna il loro modello di esercitare la pesca. La cattura è divertimento, soddisfazione e rappresenta un misuratore dell’abilità, almeno per loro. Ma una cattura da sola non basta e neanche alcune catture sono sufficienti per allietare un’intera giornata ed un animo avido di successi, pertanto l’unico modo per soddisfare questa necessità interiore di catturare continuamente per provare piacere, consiste nell’impiegare esche affondanti e che possano giungere facilmente a tiro dei pesci sul fondo.
Da qui la necessità di usare il piombo, il tungsteno, le paste affondanti, i piombini sul finale, le code sink , ecc, e per manovrare certi “sassi”sono necessarie attrezzature diverse dalla canna da mosca, attrezzature che l’uomo ha inventato da secoli per pescare con le più che collaudate esche naturali. Inoltre per individuare le mangiate in profondità e perdere meno abboccate possibile, l’idea del galleggiante si sposa perfettamente con questa visuale della pesca, così come si sposano a dovere le canne da lancio con il normale mulinello. Però, in questa maniera, svanirebbe anche l’unico elemento di congiunzione tra questa pesca tradizionale con esche artificiali manovrate al tocco e in passata, e la Mosca. Da qui l’”escamotage”di utilizzare attrezzature molto meno indicate, ma di foggia simile a quelle da Mosca: una sorta di travestimento dunque, non certo Pesca a Mosca.
La tendenza diffusissima oggi, consiste di fare di tutt’erba un fascio, in maniera tale da considerare Pesca a Mosca tutte le tecniche praticate utilizzando canne e mulinelli caricati con coda di topo. Poco importa se se la coda rimane avvolta quasi tutta nel mulinello e ne fuoriescono a malapena poche spire, destinate peraltro a sparire sott’acqua trascinate dal piombo di esche e lenza. Ancora meno importa poi su che cosa viene lanciato, continuando a chiamare Mosca ogni sorta di diavoleria in fondo al filo per catturare dalle carpe ai siluri, ai pesci di mare. Il mercato poi non fa che alimentare questa sorta di perversione che induce normali pescatori ad “autodefinirsi” moschisti, pur facendo tutt’altro, proponendo strumenti e accessori che con la Mosca non hanno niente a che spartire.
Gli interessi economici infatti, sono quanto di più pericoloso esista per i suddetti tentativi di contraffazione, e per chi vuole cercare di difendere “La Pesca a Mosca”, non resta che parlare di quello che è in atto da tempo; parlarne senza timori e senza stancarsi di farlo, con argomentazioni chiare e dettagliate, che non possano essere contraddette dalla realtà dei fatti, ma solo da squallida e”interessata”propaganda. Queste persone che, come me, scelgono di proteggere strenuamente la Pesca a Mosca, non sono gente speciale, ma semplici “Pescatori a Mosca”, che pescano a Mosca e si sforzano di conservare e tramandare questa disciplina meravigliosa, evitando che possa essere spazzata via dalla mediocrità e dalla sofisticazione umana.
Ci sono oggi e ci saranno anche domani quelli pronti a spergiurare che il mondo della Pesca a mosca è cambiato, si è evoluto, arricchito con quelle diavolerie che servono a giustificare il voler catturare di tutto e di più, senza regole, né limiti. Ci sono anche coloro che spergiurano che i Mc Donald’s, Big Burger e altre schifezze del genere, sarebbero valide fonti di alimentazione per i giovanissimi e per i meno giovani, e il loro successo ed il loro sviluppo lo proverebbe. In realtà, possediamo quasi tutti una sufficiente cultura alimentare per sconfessare anche questa propaganda che tenta senza ritegno di voler rendere tutto uniforme, privando la gente dei punti di riferimento più elementari, in maniera da poterle propinare di tutto e più facilmente.
Non ce la faranno!
L’importante è non perdersi d'animo, avere voglia di resistere, non piegarsi mai e soprattutto offrire sempre alla gente la possibilità di fare confronti reali e scegliere il meglio per loro. Questo è, e dovrà essere sempre il nostro contributo verso la gente, e se nella nostra vita riusciremo a trasmettere l’amore e la passione verso questa disciplina, anche solo ad un nuovo Pescatore a Mosca, avremo realizzato qualcosa di importante e acceso una nuova luce di speranza.
Mauro