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Discussioni - ^NONNOROBY^

#1
Come noto, la canna bolognese ha avuto origine nelle acque interne e la sua ideazione è dovuta all'esigenza di poter pescare qualche decina di metri più avanti di quanto non consentisse la canna fissa. Ben presto, però, ci si è resi conto di altre potenzialità di cui era dotata la bolognese, quale per esempio quella del mulinello che, cedendo filo durante il combattimento, consentiva l'utilizzo di fili più sottili, con la conseguenza di un maggior numero di catture; non solo, ma il mulinello consentiva finalmente di poter avvicinare a portata di guadino anche quelle prede di taglia che con la fissa andavano inesorabilmente perse. Dati questi vantaggi, ben presto la bolognese prese il sopravvento sulla canna fissa, oggi utilizzata solo da pochi irriducibili appassionati.

Non so se i primi pescatori ad utilizzare la bolognese in mare furono gli stessi  pescatori di acque interne, oppure se i pescatori di mare presero in prestito da loro questa tecnica di pesca, fatto sta che nel giro di pochissimi anni la pesca con la bolognese in mare crebbe in modo esponenziale ed attualmente è tra le tecniche di pesca più praticate, per le grandi emozioni che riesce a regalare: spigole, orate, saraghi, mormore sono solo alcune delle numerosissime specie insidiabili con questa canna, e con taglie di tutto rispetto.

Non è però sufficiente prendere una bolognese in mano per assicurarsi queste grandi emozioni, in quanto è necessario trovare l'occasione più opportuna e, ove questa non esista, è necessario crearsela. Di queste occasioni, le più fondamentali di tutte sono le condizioni meteo marine e di conseguenza gli spot adatti alla bolognese: in mare aperto, un mare mosso o molto mosso, con onde frontali o latero-frontali, mentre può rivelarsi come mare ideale per la pesca a fondo, al contrario si mani come il peggior mare affrontabile con la bolognese, anzi, diciamolo pure, come un mare assolutamente non affrontabile con la bolognese: la bordata delle onde trascinano inesorabilmente avanti e indietro il terminale che, non essendo ancorato al fondo, finisce inesorabilmente spiaggiato o arroccato  in un lasso di tempo brevissimo.

Non c'è alcuna soluzione a questo problema, ne un galleggiante più pesante, ne un galleggiante di forma speciale, ne una zavorra particolare, ne una canna più lunga, ne un filo caratteristico: il nostro terminale viene trascinato via inesorabilmente. Insistere nel pescare in queste condizioni significa solo una perdita di tempo ed una più che probabile incavolatura.

La giornata di pesca è dunque persa? Si, se il nostro spot è una spiaggia lineare priva di anse, insenature, scogliere o comunque ripari su cui eventualmente spostarci, per tentare almeno di pescare in trattenuta. E' comunque un tentativo di non perdere la giornata, perché resta sempre il problema dell'effettiva efficacia di un altro elemento fondamentale della pesca con la bolognese: la pasturazione. Se infatti riusciamo comunque a trattenere il terminale per evitare il suo spiaggiamento o arroccamento, la stessa cosa non possiamo fare con la pastura, che se ne va a ramengo e formerà una zona di pascolo al di fuori della portata del nostro amo. Possiamo sempre evitare di pasturare, sperando che sotto la nostra postazione arrivi qualche pesce, ma per lo più una cattura in queste condizioni è solo occasionale e fortuita.

La pesca con la bolognese in mare aperto è quindi fortemente vincolata alle condizioni meteo marine e alla conformazione dello spot. Ho classificato la pesca dalla spiaggia all'ultimo posto proprio per questi vincoli, ed ancora peggio è la pesca da una scogliera lineare perché oltre allo spiaggiamento c'è il sicuro arroccamento. Per pescare da questi spot è fondamentale un mare calmo o poco mosso, o comunque un mare che non si presenti con onde frontali: fatta in queste condizioni, la pesca con la bolognese dalla spiaggia o dalla scogliera può regalare quelle forti emozioni di cui ho accennato all'inizio.

Ci sono però delle postazioni dalle quali la pesca con la bolognese è sempre fattibile a prescindere dalle condizioni meteo marine e, per certi versi, molto più appagante della pesca in mare aperto, in quanto è molto, ma molto più gestibile l'azione di richiamo della pastura, con la quale possiamo creare una zona di pascolo 'artificiale' proprio sotto il nostro galleggiante. I porti, i porticcioli, i canali di acqua salmastra, le lagune, i massi frangiflutto al riparo delle bordate delle onde, le scogliere che formano un'ansa riparata ed i pontili dotati di bracci che consentono di pescare con le spalle alle onde rappresentano il 'regno' della bolognese. Se la nostra postazione è poi sopraelevata di 1-2 mt sul livello dell'acqua, i vantaggi sono anche maggiori, in quanto ci consente una migliore manovrabilità della canna ed una miglior gestione della pastura.

Perché questi spot sono da preferire a quelli sulla spiaggia?

La risposta è semplice se esaminiamo da vicino la struttura di questa canna. La bolognese è fondamentalmente una canna fissa dotata di anelli passafilo e mulinello, che anche se ne estendono la potenzialità, tuttavia non ne modificano la concezione di base. Pertanto la bolognese, come la canna fissa, ha un ristretto raggio d'azione, anche se molto meno limitato della fissa (il cui il raggio d'azione è forzatamente legato alla lunghezza della canna).
La bolognese quindi non è una canna da 'lancio', quanto piuttosto una canna da 'calata', esattamente come la fissa, e come tale deve essere considerata, se vogliamo trarne il maggior profitto: se nel nostro spot è necessario raggiungere distanze superiori ai 15-20 mt, passiamo decisamente ad una canna inglese, studiata appositamente per il 'lancio' del galleggiante e quindi più adatta a queste distanze.

In parole povere, non deve essere la bolognese ad andare a cercarsi il pesce, quanto piuttosto il contrario, e cioè è il pesce che deve andare a cercarsi la bolognese. E' pretendere troppo? Può darsi, ma è uno dei principi fondamentali su cui si basa la pesca con la bolognese e ne fa la sua fortuna. Ma come convincere il pesce a cercarsi la bolognese? Semplice, applicando lo stesso criterio utilizzato per la canna fissa, ovvero usando la pasturazione.

Nella pesca con la canna fissa, e di conseguenza con la bolognese, è talmente fondamentale la pastura che, se per caso la dimentichiamo a casa, la nostra giornata di pesca rischia di trasformarsi in un solenne cappotto, in catture occasionali, in un molto probabile mal di fegato e sicuramente in una noia mortale. La pastura non va lanciata a caso, ma vanno studiati attentamente il percorso della corrente e la sua entità. Il percorso ideale è quello che porta dalla nostra postazione al largo, in linea retta od obliqua; più problematica è una direzione laterale (a destra o a sinistra della nostra postazione), in modo particolare se siamo affiancati da altri pescatori. L'entità ideale è una corrente debole ma costante, la quale consente il depositarsi della pastura a breve distanza dalla postazione e quindi la formazione della zona di pascolo sotto il nostro galleggiante.

Queste due condizioni (corrente debole e percorso rettilineo) sono quelle che nel 90% dei casi sono in grado di regalarci quelle forti emozioni che andiamo ricercando. Ho detto prima che la bolognese è una canna da 'calata' e non da 'lancio', per cui la calata dell'esca è meglio farla tenendo con una mano la canna parallela all'acqua e con l'altra mano l'esca, che facciamo cadere sotto i nostri piedi: sarà poi compito della corrente trascinarsi l'esca in zona di pascolo. Poco prima, o subito dopo, facciamo cadere nello stesso punto anche la pastura che, a sua volta trascinata lentamente dalla corrente, andrà a formare poco più in là la zona di pascolo. Finché direzione ed intensità della corrente restano costanti, è più proficuo pasturare sempre in questo modo.

Se dobbiamo superare un ostacolo nelle vicinanze, è molto meglio farlo (anziché frustare la canna) impostando come punto di partenza quello appena visto: tenendo con una mano la canna parallela all'acqua e con l'altra mano l'esca, solleviamo con decisione la punta della canna verso l'alto mollando contemporaneamente l'esca; il terminale acquista un abbrivio che gli consente di superare agevolmente l'ostacolo. In questo modo il rischio di aggrovigliare il lungo bracciolo sul tratto di lenza retrostante è molto meno frequente che frustando la canna.

Se siamo fortunati, queste condizioni costanti possono perdurare anche per svariate ore, in modo particolare se il nostro spot non si trova in mare aperto.
In mare aperto le condizioni possono mutare anche repentinamente, per cui bisogna adattarsi ad esse, tenendo presente che la pasturazione deve avvenire sempre a monte della corrente: più la corrente è forte, più bisogna risalire a monte. Il lanciare la pastura direttamente sul galleggiante è sempre un errore anche in caso di corrente debole, perché prima di raggiungere la profondità ideale la pastura avrà già percorso un tratto superficiale, col rischio di formare un'altra zona di pascolo non più a portata del galleggiante.

Altra tecnica vincente della bolognese è quella di utilizzare terminali i più leggeri possibile, come quelli che si usano con la canna fissa, appunto: 1 o 2 gr sono la portata ideale dei galleggianti, categoricamente da bolognese e non inglesi, per non far perdere ai terminali quella fluidità con cui si riesce a superare la diffidenza anche dei pesci più smaliziati. Un lungo bracciolo di 150-200 cm, completamente nudo e quindi privo anche della pur minima zavorra, svolazza in acqua in modo naturale alla stessa stregua della pastura, per cui la stessa esca viene scambiata come un bocconcino naturale in balia della corrente,  e perciò aggredito senza sospetti.

In definitiva, raramente resteremo delusi dalla bolognese se la utilizziamo in modo corretto, in condizioni meteo marine idonee e negli spot ad essa adatti. Se analizziamo attentamente un cappotto con la bolognese, sicuramente scopriremo di non aver rispettato uno o più di questi tre parametri.

Se vogliamo praticare una pesca col galleggiante che non rientra nei precisi canoni della bolognese, c'è sempre un'alternativa, ovvero la pesca all'inglese. Ma questo è un altro discorso...
#2
Essendomi capitati tra le mani alcuni opuscoli (in dotazione alle Aree Marine Protette) che riguardano la pesca amatoriale, pubblico alcuni screenshots che potrebbero tornarci utili.

1.   PESCA SPORTIVA – PERMESSO GRATUITO

Questa è la Comunicazione di Servizio rilasciata dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) a cui fa capo anche la regolamentazione della Pesca Sportiva e Ricreativa:



La comunicazione integrale può essere visualizzata qui:
http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/190

Questo è il Decreto Ministeriale che proroga la scadenza del tesserino:




La Comunicazione di Servizio spiega i motivi per cui è richiesta, da parte dei pescatori amatoriali, la trasmissione al MIPAAF di esercitare la pesca ricreativa e prosegue con la descrizione generica del meccanismo che consente di fare questa trasmissione. Naturalmente questa trasmissione dovrà essere fatta solo da parte di coloro che non l'hanno  già fatta nel passato.

Nota:
-   la trasmissione può essere fatta anche in modo indiretto tramite l'Associazione Sportiva a cui siamo eventualmente iscritti , tramite qualche negoziante compiacente o tramite l'ausilio di una persona competente
-   chi già è iscritto al MIPAAF non può ripetere la trasmissione, in quanto i suoi dati sono già memorizzati nel sito. Può al massimo loggarsi al sito (digitando gli stessi dati di account eMail e password con cui si era iscritto nel passato) per richiedere un duplicato del tesserino, o per correggere i dati, se furono digitati sbagliati.

Chi ancora non aveva fatto la comunicazione di esercitare la pesca amatoriale al MIPAAF, e vuole farlo adesso procedendo da se,  deve possedere un account eMail e la relativa password, da inserire nell'apposito modulo di registrazione al sito del Ministero. Questo modulo serve solo per registrarsi al sito, e non per ottenere il tesserino: infatti, una volta registrati, il MIPAAF invierà al nostro account eMail un link che ci collegherà ad un modulo specifico in cui dovremo inserire i nostri dati completi (Nome, Cognome, Indirizzo, CF, tipo di pesca esercitato, ecc.). Una volta completato questo modulo, verrà creato un file PDF che contiene il nostro 'tesserino'. Sarà poi nostro compito scaricare questo file e stamparci il suo contenuto. Il foglio che contiene la stampa dovrà essere conservato intero ed esibito alle autorità competenti, se ci viene richiesto.

Come registrarsi al sito MIPAAF (solo da parte dei nuovi iscritti)

Digitare questo link:

http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/190

Appare la pagina COMUNICAZIONE DI ESERCIZIO DELLA PESCA SPORTIVA E RICREATIVA, che riporta la Comunicazione di servizio vista prima:



Far scorrere tutta la pagina verso il basso sino a quando non appare il link APPLICAZIONE PESCA SPORTIVA – PERMESSO GRATUITO:



Dopo aver cliccato sul link, appare la pagina che contiene il modulo per registrarsi sul sito del Ministero:



Dopo aver compilato il modulo e spuntata la casella in basso "Acconsento al trattamento dei miei dati personali......", cliccare sul pulsante ISCRIVITI.
In breve tempo verrà inviata al nostro account eMail una comunicazione del MIPAAF ed il link da cliccare per accedere al modulo da compilare per ottenere il tesserino. Sarà sufficiente seguire tutte le indicazioni a video e stamparci finalmente il nostro tesserino.

Come ristamparci il tesserino (o modificare eventuali dati errati)

La procedura è molto semplice: digitiamo lo stesso link che si usa per la registrazione:

http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/190

In alto alla pagina clicchiamo sulla voce "Se sei già registrato, fai login qui"



Nella pagina che si apre, inserire l'Username e la Password che utilizzammo per registrarci sul MIPAAF:



Dopo aver cliccato su ENTRA, appare la pagina che contiene il nostro Permesso Gratuito (basta farla scorrere  verso il basso):



Sulla sinistra c'è la colonna dei Menù, ma per la sola ristampa è sufficiente cliccare sul link giallo "Pesca sportiva – permesso gratuito". Appare la pagina per la STAMPA:



Cliccando su STAMPA, ci viene proposto di aprire il file PDF con il nostro lettore PDF predefinito oppure di salvare il file: scegliamo di salvarlo, così lo avremo sempre a disposizione.
Aprire quindi il file PDF e mandarlo in stampa. Se non abbiamo una stampante, salviamolo su un PenDrive e facciamocelo stampare da un amico.

2.   TABELLA AGGIORNATA DELLE MISURE MINIME DEI PESCI PIU' COMUNI, CROSTACEI E MOLLUSCHI






3.   GUIDA RAPIDA PER LA PESCA SPORTIVA E DILETTANTISTICA NEI MARI ITALIANI








Di qualsiasi lunghezza.....




Di lunghezza inferiore a .....














#3
Il puntale sciogli parrucca è il compagno fedele di chi usa i mulinelli rotanti.

Molti penseranno che non vale la pena sprecare del tempo a prepararsi un accessorio che si trova in commercio per due soldi, ma non saranno sicuramente queste considerazioni a far desistere l'appassionato del fai da te. Inoltre un puntale completamente in metallo ha tutto un altro aspetto rispetto a quelli commerciali che hanno il manico in plastica (purtroppo qui le immagini non rendono giustizia al look reale del puntale).

Occorrente:
-   Vecchio rasoio Gillette modello Sensor.
-   Spezzone di tondino di acciaio inox diametro 6 mm
-   Morsa da banco
-   Mola da banco
-   Seghetto da ferro
-   Tela smeriglio a grana sottilissima
-   Stick di colla a caldo siliconica
-   Cordoncino sottile ma robusto

Preparazione:

Il rasoio da utilizzare è il rasoio Gillette modello Sensor



1. Stringere tra le ganasce della morsa la testa del rasoio ma senza esagerare (si potrebbe rovinare il manico...). Segare il rasoio lungo la linea di taglio indicata in figura. Sembra un'operazione facile, in realtà è resa difficoltosa dal fatto che non potendo stringere bene le ganasce, la lama non scorre agevolmente sulla sottile lamina dì acciaio....



2. Con un paio di pinze o tenaglie sfilare lo stecco di acciaio che si trova all'interno del manico del rasoio. Occorre una certa forza perché lo stecco è affogato nell'anima di plastica e ha delle scanalature che ne favoriscono la presa



3. Infilare sino in fondo al manico del rasoio lo spezzone di tondino di acciaio inox. La parte che ne fuoriesce deve avere una lunghezza di 5 cm (segare via la parte eccedente)



4. Con la mola da banco fare la punta allo spezzone di acciaio inox



5. Con la tela smeriglio raffinare la punta appena fatta per renderla la più omogenea  e la più appuntita possibile, poi scaldare con una candela lo stick di colla a caldo e cospargerne abbondantemente tutta la parte dello spezzone di acciaio inox che va inserito nel manico del rasoio



6. Adesso infilare nel manico del rasoio lo spezzone di acciaio sino in fondo, facendo pressione per favorire la presa del collante. Attendere un minutino che la colla, raffreddandosi, solidifichi. Tutta la colla eccedente fuoriuscita dal manico potrà essere asportata facilmente con le dita e le unghie.
Ora date qualche stretto giro di cordoncino sul manico come indicato in figura, sia per rafforzare la tenuta tra 'collo' del rasoio e spezzone di acciaio, sia per rendere più armonico lo 'stacco' tra 'collo' e spezzone di acciaio



7. Questo è il lavoro finito. L'immagine non rende giustizia al puntale, che ha un aspetto molto gradevole.




Volendo, potete costruire una custodia in cuoio per il puntale che all'occorrenza può essere appesa alla cintura.

Come manico andrebbe benissimo anche il modello Contour, ma non possedendone neanche un esemplare non so se la struttura interna sia 'vuota' come quella del Sensor. Se lo è, anche il Contour è un ottimo manico per il puntale.

#4
....per non farci trovare impreparati alla tenzone!

Il mese di Aprile, come ben sanno gli appassionati di beach ledgering, è il mese clou delle mormore, che si avvicinano numerose alla costa e raggiungono taglie di tutto rispetto (mediamente dai 600 ai 900 gr).
Ovviamente, come tutto nella pesca, nulla è dato per scontato, per cui Aprile va considerato come mese 'centrale' su cui imperniare la nostra attenzione, giacché in alcuni anni mi è capitato di imbattermi in un anticipo di stagione (da metà Marzo), come pure in un posticipo (da metà Aprile). In ogni caso il mese di Aprile è indicato, in tutto il Mediterraneo, come il mese ideale da dedicare a questo tipo di pesca.

Tipo di pesca: notturna
Condizioni meteo marine ideali: mare calmo o poco mosso, leggera brezza frontale
Attrezzatura: ultraleggera. Per chi se lo può permettere, l'attrezzatura dovrebbe essere di qualità superiore, ma trattandosi di pesca ultra leggera si può scendere anche a compromessi. Dove non bisogna lesinare è sulla qualità dei fili, che dato il loro sottilissimo diametro devono essere di qualità eccelsa.
   - Canna ideale: canna specifica da beach ledgering classico, dotata di due vettini intercambiabili 25-50 gr e 50-100 gr. In questa categoria spicca la Italcanna Dreaming, che pare creata appositamente per questo tipo di pesca. La sua versatilità ci consente di passare da zavorre da 30 gr a zavorre da 80 gr senza avvertire significativi cambiamenti comportamentali nell'azione (naturalmente cambiando i vettini), la qualcosa ci consente di non variare l'assetto che impostiamo al nostro lancio above.
   - Canna alternativa: canna mono vetta dal cimino morbido ma dal corpo rigido. Su questo tipo di canne il cimino ideale è quello in nylon (fibra di vetro), perché anche se sottoposto a tensione in fase di attesa è in grado di segnalare anche la più timida abboccata. Sulle canne mono vetta è più difficile trovare un range molto ampio che sia anche realmente valido (p.e. da 30 gr a 120 gr), per cui è meglio ricorrere a canne con un range più contenuto (30-60 gr, oppure 60-120 gr).
   - Mulinello ideale: mulinello di taglia 4000-5000, dal peso molto contenuto, possibilmente con bobina conica per facilitare la fuoriuscita del filo. Indispensabile in dotazione la seconda bobina, per poter adeguare il diametro del filo all'azione di pesca (p.e. una bobina per lo 0.18 ed una per lo 0.23).
   - Diametri del filo in bobina: personalmente utilizzo questi diametri (uno per bobina): 0.18 e 0.23. Ottimi i fili conici, che vanno però ricercati tra quelli con un range ristretto (p.e. 0.18-0.40, 0.23-0.50), per non creare troppa sproporzione tra diametro base e sezione shock leader.
   - Shock leader: indispensabile per diametri della madre così sottili, in modo particolare se si utilizza il pasturatore per sfarinati o macinati. Personalmente utilizzo un multi fibra del diametro 0.10, adatto a tutte le circostanza. Se in nylon, non eccedo oltre i rapporti 0.18/0.40 e 0.23/0.50
   - Trave: naturalmente identico allo shock leader.
   - Snodi: di dimensioni le più contenute possibili. Ideali i Fast Connector della Stonfo.
   - Bracciolo: per quanto il mare lo consenta, usare il long arm (150-180 cm sono sufficienti), con diametri proporzionati alla madre: 0.18/0.14 (o anche 0.18/0.12), 0.23/0.18 (o anche 0.23/0.16). In questo tipo di pesca ho notato un ottimo comportamento della montatura genovese ed  in certe circostanze ha funzionato ottimamente il pater noster con braccioli da 15/20 cm, anche in condizioni di mare calmo.
   - Ami: quasi d'obbligo gli ami modello Aberdeen, dato che l'esca ideale è il verme, N.10 max. N.8. Ami dal gambo corto, invece, per i bigattini, misura N.12/14.
   - Zavorra: piombi da 30 a max. 90 gr. La miglior azione di pesca si ottiene quando le condizioni del mare consentono una zavorra da 60 gr. Come forme vanno bene quelle ogivali, sferiche e a saponetta.
   - Pasturatore: non obbligatorio ma utilissimo. Il più diffuso è quello da bigattini, ma sono altrettanto validi quelli per sfarinati e per macinati. Il contenuto del pasturatore non è legato al tipo di esca: i bigattini vanno benissimo anche se non si usano come esca, come pure gli sfarinati o i macinati.
Col pasturatore è indispensabile centrare il più possibile sempre lo stesso bersaglio, in modo che la sua azione sia efficace e non controproducente.
   - Esca: l'esca principe per la pesca alle mormore sono gli anellidi, tra i quali spicca l'arenicola purtroppo non sempre reperibile e dal costo elevato. Seguono a ruota tremolina, coreano, americano, saltarello, muriddu, verme di rimini o qualsiasi altro tipo di verme reperibile presso il negoziante.
Ideale per i pescatori della Sardegna è il tremoligione, la miglior esca in assoluto da me sperimentata, da prenotare con largo anticipo presso il proprio negoziante.
Valida alternativa sono il bibi di piccole dimensioni ed il cannolicchio sgusciato. In alcune circostanze funziona benissimo anche il micro filetto di sardina.
Ultimi, ma non ultimi, i bigattini, che richiedono però una preventiva pasturazione che deve poi mantenersi costante per tutto l'arco della battuta.
   - Treppiede: da preferire ai picchetti. Se si è soliti pescare con una sola coppia di canne sono di un'utilità estrema, ancor di più se dotato di serbidora.
   - Fondale: sabbioso/fangoso, meglio se con presenza di posidonie non però troppo fitte che ostacolerebbero la pesca. Da evitare fondali misto/rocciosi se c'è il pericolo di arroccamento della zavorra, perché la rottura della madre è quasi assicurata anche con l'utilizzo di sganci rapidi più o meno validi in altre discipline di pesca.

Trattandosi di pesca notturna, servono starlight, lampade frontali e/o altre fonti luminose.
#5
SURFCASTING / Surf casting, che passione!
Novembre 12, 2013, 14:35:00
Che cos'è il surf casting? - Il significato letterale del lemma è semplicissimo: lancio tra le onde.  Questo significa che non si può parlare di surf casting se non ci sono le onde, e che quindi è una disciplina di pesca a fondo che si pratica con mare mosso o molto mosso.

Il surf casting è praticabile quasi esclusivamente dalla spiaggia, su fondale sabbioso e con rada presenza di scogli sommersi e/o di folta vegetazione, in quanto si basa sullo sconvolgimento che subisce il fondale per effetto delle onde che fa affiorare la microfauna che in condizioni di mare calmo vive sommersa sotto la coltre sabbiosa. Più precisamente, il surf casting si basa proprio sul forte richiamo che la microfauna 'scoperchiata' esercita sui grufulatori, che a loro volta rappresentano un richiamo per i predatori. Il teatro in cui si svolge la scena del surf casting è ben preciso: la coltre sabbiosa. Sabbia sotto i nostri piedi (la spiaggia) e ancora sabbia nel fondo marino (la zona di pascolo).

Sotto la coltre sabbiosa del fondale vive una moltitudine di organismi di cui si nutrono i pesci: durante l'estate proviamo ad immergerci con maschera e boccaglio anche a breve profondità, rivoltiamo due o tre manate di sabbia e restiamo in attesa di vedere il risultato. Noteremo di aver portato in superficie alcune telline e qualche vermetto. Immediatamente vedremo avvicinarsi incuriositi i granchietti, microscopiche mormorette, piccolissime tracine e trigliette. Raccogliamo qualche tellina e spappoliamola con le dita: il gruppetto di piccoli pescetti si avventa su quel cibo inaspettato. Giriamo lo sguardo attorno e vediamo avvicinarsi una spigoletta un po' più grande, a sua volta attirata da tutto quel movimento. Più si avvicina e più si fanno guardinghi i piccoli pescetti, che hanno riconosciuto nella spigoletta un pesce predatore con cui magari dovranno fare i conti tra qualche mese.

La nostra è stata solo una piccola azione, avendo rivoltato poche manate di sabbia. Ebbene, provate ad immaginare questa azione moltiplicata per mille, per diecimila, per milioni, per miliardi di manate. Provate cioè ad immaginare questa azione di rivoltamento del fondo marino fatta per tutto il fronte dall'impetuoso infrangersi delle onde che, spinte dal vento, stravolgono il fondale scoperchiando un'enorme quantità di organismi che, da quel momento, restano in balia delle immancabili correnti che accompagnano l'evento e che li trascinano via secondo direzioni ben precise, facendoli accumulare in zone altrettanto ben precise (accumuli detritici ed organici). Inizia a formarsi la così detta catena alimentare, formata cioè da quegli organismi, dai piccoli pesci richiamati da essi e dai pesci più grandi a loro volta richiamati da quella moltitudine di pesci più piccoli, che rappresentano anch'essi un pasto succulento. In queste condizioni meteo marine, i pesci vengono richiamati sotto costa anche da distanze considerevoli, consapevoli che quella è l'occasione che aspettavano da tempo per sfamarsi con facilità. Queste zone di pascolo possono formarsi già a pochi metri dalla riva, come possono formarsi anche ad un centinaio di metri di distanza, anche a 120-130 mt, a seconda della conformazione del fondale.

La stagione invernale è la stagione più propizia per praticare il surf casting, perché è durante l'inverno che si ha la maggior frequenza nella  formazione di venti impetuosi, che a loro volta danno origine alle onde, che a loro volta rivoltano il fondale mettendo allo scoperto gli organismi sepolti sotto la sabbia. Più o meno a metà novembre cominciano a delinearsi le prime condizioni tipiche del surf casting: freddo, forte vento, pioggia, onde impetuose, distanze dalla riva da raggiungere. Occorrono zavorre pesanti e di foggia particolare perché l'impianto pescante non venga sputato a riva nel giro di pochi minuti. Ma per lanciare zavorre pesanti occorrono canne robuste e di ottima qualità: comincia quindi anche la prima selezione sul nostro tipo di canne.

Ma ancora non basta: bisogna perforare il muro di vento frontale o latero-frontale per arrivare con il nostro piombo piramidale da 2 etti a quei fatidici 100 mt in cui quel giorno si è formata la zona di pascolo. Ci tentiamo con il nostro side, ma non riusciamo a superare i 70 mt. Ci ricordiamo allora di aver sentito parlare di un lancio chiamato ground, tentiamo di farlo, ma le cose sono addirittura peggiorate, non essendo queste canne nate per questo tipo di lancio. Forse bisogna forzare di più.... Indietreggiammo la zavorra a ore 15 e forziamo maggiormente il lancio... Patatrack! La nostra telescopica da 250 € è andata in pezzi! Solo allora ci ricordiamo di aver letto da qualche altra parte che le telescopiche non sono adatte al lancio ground, che per fare questo tipo di lancio ci vogliono le canne a ripartizione di sezioni. Ma noi non le abbiamo mai volute comprare, ritenendole superflue ed eccessive, oppure abbiamo valutato di non essere in grado di gestirle, oppure non disponevamo di un budget sufficiente. A testa china, elencando tutta una serie di imprecazioni, cominciamo mestamente a sbaraccare con la solenne promessa di mandare il surf casting a farsi benedire una volta per tutte.

Ma può capitarci anche dell'altro, per far toccare il fondo al nostro morale: abbiamo la giusta attrezzatura, siamo in grado di utilizzarla al meglio, raggiungiamo la lunga distanza di pascolo... ma le ore passano inesorabili senza vedere un'abboccata. Intanto il freddo si fa sempre più pungente, qualche goccia gelata si infiltra nella nostra cerata e ci cola lungo la schiena, il vento soffia inesorabile. Ci rifugiamo sotto la nostra tenda, in attesa... niente! Ci andrà meglio domani, ci diciamo mentre raccogliamo la nostra attrezzatura con una certa stizza. Ma l'indomani la stessa storia: due saraghi da 300 gr in tutta la notte. Ed il giorno successivo ancora nulla. La frustrazione ci assale, non siamo più invogliati ad andare a surf casting nei giorni successivi, ci disaffezioniamo sempre di più, sino a quando non pubblichiamo il nostro annuncio: Occasione! Svendesi canne da surf casting come nuove causa inutilizzo.

"Ma questi sono casi limite!", penserete. Può d'arsi, ma nei tanti anni che ho trascorso a pesca, di questi casi limite ne ho visto veramente tanti. Il fatto è che molti si avvicinano al surf casting senza accettarne la filosofia, della quale fanno parte anche i cappotti, che possono essere altrettanto numerosi dei successi, se non di più.

Come riconoscere gli spot fruttiferi – Abbiamo detto all'inizio che surf casting significa letteralmente lancio tra le onde e quindi configura un tipo di pesca che si effettua con mare mosso o molto mosso, tanto che non si può parlare di pesca a surf casting se non ci sono le onde. Pertanto sembrerebbe che sia sufficiente che il nostro mare sia bello mosso per buttarci dentro l'esca e portarci a casa una preda da sogno. Magari fosse così semplice! La realtà è invece molto complicata ed è necessario uno studio preventivo assai approfondito per sapere dove lanciare l'esca che ci dia la possibilità di una resa proficua.

Quando ai surfcaster viene chiesto qual è il segreto del loro successo, la risposta che danno è sempre univoca: bisogna saper leggere il mare, in quanto è proprio questo il 'segreto' che il più delle volte riesce a trasformare un probabile cappotto in un successo. Questa lettura non è sempre facile e scontata, certe condizioni sono difficili da interpretare anche da parte dei più esperti, però molte situazioni si presentano ripetitive e quindi è più facile immagazzinarle come esperienze positive o negative, che ci aiutano a capire se è meglio insistere in quella battuta di pesca oppure se è meglio raccogliere la nostra attrezzatura e tentare in un altro giorno.

Il punto da cui partire è il vento che, nei nostri mari, è l'unica causa a provocare le onde, dato che nel Mediterraneo l'influenza della marea nella formazione del moto ondoso è nulla. Il vento sospinge la parte superficiale dell'acqua che, per attrito con la parte sottostante, assume un moto rotatorio e si innalza formando l'onda. Osservando un'onda dall'esterno si ha l'illusione ottica che ci sia uno spostamento longitudinale di una massa d'acqua, mentre in realtà c'è solo il suo innalzamento, cioè un'onda si limita a sollevarsi e ad abbassarsi ma senza avanzare: è solo questo continuo abbassarsi ed innalzarsi dell'onda che da l'impressione che essa avanzi. Quella che avanza, in realtà, non è una massa d'acqua, ma solo l'enorme energia sprigionata da questo movimento di su e giù.

Quando la massa d'acqua si solleva forma la cresta dell'onda, quando si abbassa forma la gola (o incavo) dell'onda: la distanza tra cresta e gola indica l'altezza dell'onda, mentre la distanza tra una cresta e quella successiva indica la larghezza dell'onda. Altezza e larghezza dell'onda saranno tanto maggiori quanto maggiore è la forza del vento, con la differenza che l'altezza è comunque limitata ad una decina di metri, mentre la larghezza può essere anche di centinaia di metri



Nel Mediterraneo, per misurare la forza del vento si usa la scala graduata di Beaufort, la cui gradazione va dal grado 0 (che corrisponde ad una velocità del vento praticamente nulla o al massimo di 1 km all'ora), al grado 12 (che corrisponde ad una velocità del vento superiore ai 118 km all'ora, definita uragano):



mentre per misurare la forza del mare si usa la scala Douglas, da cui si desume l'altezza delle onde. In questa scala, un mare forza 0 corrisponde ad un'altezza d'onda di 0 metri, mentre un mare forza 9 corrisponde ad un'altezza d'onda di oltre 14 metri:



Seguendo i bollettini metereologici e/o i bollettini ai naviganti, possiamo informarci sulle condizioni del mare prima di intraprendere, per esempio, un lungo viaggio sino alla costa che potrebbe rivelarsi inutile se le condizioni del mare non sono quelle adatte al surf casting, perché magari troppo calme o, al contrario, troppo mosse. Sarebbe del tutto inutile affrontare un lungo viaggio se il bollettino ci annuncia, per esempio, un mare forza 5 o superiore, che renderebbe di fatto impossibile qualsiasi tipo di pesca, mentre un mare sino a forza 2 potrebbe suggerirci che magari è meglio predisporre una battuta a beach ledgering che a surf casting.

Se abitiamo invece vicino al mare, possiamo sempre cercare di sfruttare la nostra giornata libera da dedicare alla pesca recandoci in spiaggia per osservare in loco quale tipo di pesca le condizioni del mare ci suggeriscono di fare, mediante una valutazione 'ad occhio' basata sulla nostra esperienza o, ancora meglio, adottando il sistema empirico ma assai efficace di misurare il tempo che intercorre tra un'onda e l'altra che infrangono sulla battigia. Ci posizioniamo in riva al mare ed osservando l'orologio contiamo il numero di onde che infrangono sotto i nostri piedi nell'arco di un minuto:
·   da 1 a 5 onde al minuto: indice di mare calmo, molto più adatto al beach ledgering che al surf casting.
·   da 5 a 12 onde al minuto: indice di mare poco mosso o mosso. Se si tratta della fase montante del mare, questo potrebbe essere già buono per dedicarci al surf casting, in quanto il fondale sta già iniziando a smuoversi; se invece si tratta di scaduta inoltrata l'attività dei pesci potrebbe essersi già esaurita da tempo ed il fondo comincia a richiudersi. Se arriviamo al nostro spot con il mare in queste condizioni, già che siamo sul posto conviene comunque tentare la pesca con una generica attrezzatura da fondo.
·   da 12 a 18 onde al minuto: indice di mare mosso o molto mosso. Questo è il mare ideale per praticare il surf casting in quanto i pesci sono al massimo della loro attività. Se il mare è in fase di scaduta, ci troviamo nelle migliori condizioni per pescare con maggior proficuità con attrezzatura specifica da surf casting.
·   Oltre le 18 onde al minuto: indice di mare agitato. In questo caso la corrente primaria (vedi più avanti) non solo è troppo forte per i pesci, ma anche per la nostra lenza, che non potrebbe essere trattenuta 'in pesca' neanche dai piombi più ancoranti e pesanti che la nostra canna è in grado di lanciare.
A questo proposito c'è da notare che se lanciassimo in acqua un piombino di anche solo 5 gr, ma non collegato ad alcuna lenza, questo leggerissimo piombino non verrebbe scalzato dal fondo neanche dal mare più agitato (ci vorrebbe un maremoto).
Se invece lanciassimo in acqua un piombo, anche pesantissimo e ancorante, ma collegato ad una lenza, questo verrebbe scalzato dal fondo perché trascinato via dall'apparato formato da lenza madre e calamento a cui è collegato, in quanto è proprio questo apparato a subire l'influsso della violentissima corrente primaria che se lo trascina a terra: la pressione esercitata dalla corrente sulla lenza è tale che il piombo viene scalzato via dal fondo, anche se è molto pesante e/o di foggia ancorante (piramidale, spike e similari). Ma anche se l'apparato restasse comunque in pesca, c'è sempre la possibilità che la violenza delle correnti sia tale da non consentire ai pesci di permanere in zona.

Può essere interessante introdurre a questo punto anche la rosa dei venti, in quanto è un vento che soffia ortogonalmente alla nostra costa che da origine alle onde che ci interessano per la pesca



Supponiamo di trovarci su una spiaggia esposta a ovest (osservando la figura: PONENTE, W, 270°) e con un forte vento che soffia dal mare verso la nostra direzione: le onde saranno tanto più grosse quanto più il vento soffia frontale (da PONENTE), ma non sarebbero molto meno grosse anche se soffiasse da MAESTRALE o da LIBECCIO.
Se invece il vento provenisse da est, alle nostre spalle (LEVANTE, E, 90°), sotto costa non avremo formazione di onde, che si formerebbero invece al largo e con direzione opposta alla costa, e quindi con significato praticamente nullo per il surf casting, in quanto il mare davanti a noi sarebbe piatto.

Le coste italiane sono più o meno sottoposte a venti costanti, per esempio in Sardegna si ha la prevalenza del Maestrale, per cui, anche se in modo molto approssimativo, le coste sarde in cui si presentano più frequentemente le condizioni da surf casting sono quelle che vanno da Ovest (W, ponente) a Nord-Est (NE, grecale), cioè le coste comprese tra il 4° e il 1° quadrante.

In mare aperto privo di ostacoli il moto ondoso consiste in un continuo innalzamento ed abbassamento della massa d'acqua ed il moto di 'sali e scendi' risulta regolare perché l'altezza del fondale è superiore all'altezza dell'onda. Quando la cresta dell'onda si abbassa e si trasforma in gola dell'onda, la massa d'acqua che compone la cresta, abbassandosi, produce un impatto tremendo sulla massa d'acqua ad essa sottostante, impatto però che non crea conseguenze in quanto il fondale è ancora alto.
In prossimità della costa, invece, a causa del fondale che comincia ad abbassarsi, le conseguenze di questo impatto tremendo si fanno sentire eccome, ed esattamente nel punto in cui l'altezza del fondale diventa pari all'altezza dell'onda, la massa d'acqua della cresta che si abbassa per trasformarsi in gola va ad impattare potentemente direttamente sul fondale, in quanto non c'è un cuscinetto intermedio di altra acqua come avviene al largo.

Questo tremendo impatto di massa d'acqua direttamente sul fondale produce due fenomeni contestuali:
-   il primo è che il moto ondoso regolare di 'sali e scendi' si frange (cioè si rompe), dando origine a quello che viene chiamato frangente:  cioè il movimento di sali e scendi della massa d'acqua si trasforma in un movimento di avanzamento di questa massa
-   il secondo, che è poi quello che maggiormente ci interessa dal punto di vista piscatorio, è che il fondale sabbioso viene squarciato, aperto, dilaniato dall'impatto, liberando in questo modo i preziosi micro organismi che custodiva gelosamente trasformandoli in pasto succulento per i pesci.
Il frangente che avanza è la parte a noi visibile del fenomeno e crea la così detta corrente primaria che spinge la massa superficiale dell'acqua (che può avere uno spessore da una decina sino ad un centinaio di centimetri) dal mare verso la costa. Sotto la corrente primaria si forma contemporaneamente un'altra corrente, di quasi pari intensità ma di senso contrario, che spinge la massa d'acqua sottostante dalla costa verso il largo, chiamata corrente secondaria. Questo 'risucchio' non lo vediamo (se non nell'ultimissimo tratto a ridosso della battigia), ma lo sentiremmo in tutta la sua potenza se lanciassimo una lenza a pochi metri davanti a noi.



Il frangente e le sue correnti contribuiscono massimamente ad agevolare l'efficacia che assume il secondo fenomeno dell'impatto tra onda e fondale, che come abbiamo visto rende possibile lo scoperchiamento della coltre sabbiosa sotto cui vivono gli organismi che daranno origine alla catena alimentare sulla quale si fonda il surf casting, come vedremo poco più avanti.

Se il fondale si mantiene basso sino a lunga distanza dalla riva (p.e. 100 – 120 mt, coste laziali e adriatiche), l'onda frange a quella lunga distanza da riva, mentre può frangere a breve distanza (p.e. 40 – 50 mt, coste liguri e sarde) se il fondale inizia ad abbassarsi solo a quella breve distanza. Nel primo caso si parla di spiagge a bassa energia, nel secondo caso si parla di spiagge ad alta energia. L'energia, come abbiamo detto, è quella che:
-   al largo viene sviluppata dal moto di sali e scendi della massa d'acqua, e che non influenza direttamente l'attività della pesca
-   in prossimità della costa viene sviluppata dal frangersi delle onde, che trasformano il movimento di sali e scendi in un movimento di avanzamento della massa d'acqua.
L'energia sviluppata dal movimento di avanzamento della massa d'acqua è quella che maggiormente influenza la nostra azione di pesca, in quanto da origine alla formazione di due potenti correnti che si sviluppano contemporaneamente ma con verso opposto: la corrente primaria, superficiale, che sospinge la massa d'acqua dal mare verso la riva, e la corrente secondaria,  in profondità, che sospinge invece la massa d'acqua sottostante in senso opposto, ovvero da riva verso il largo (da notare che la corrente secondaria cessa di esistere subito dietro il punto in cui ha avuto origine la corrente primaria, in pratica subito dietro il frangente):



La corrente secondaria ha un'importanza fondamentale nella pesca a surf casting: il fondale sabbioso, scavato dall'impatto dell'onda, mette allo scoperto gli organismi che vivono sotto la coltre sabbiosa e che vengono trascinati inizialmente dalla corrente primaria verso riva, poi la corrente secondaria 'risucchia' questi organismi, insieme ad altri detriti, trascinandoli e depositandoli dietro il frangente, punto in cui cessa il suo effetto. La zona in cui questi organismi, insieme ai detriti, vengono depositati, sarà la zona fondamentale in cui lanciare le nostre esche, in quanto sarà quella in cui andranno a cibarsi i pinnuti, ovverossia sarà la zona di pascolo in cui avrà origine la catena alimentare.

La compattezza del fondale può presentarsi con una consistenza del tutto uniforme oppure con consistenze differenti anche tra zone ravvicinate. In un fondale molto compatto (con una consistenza 'dura') l'onda, impattandoci sopra,  da origine ad un unico frangente (il frangente forma un fronte unico), e ciò è abbastanza riconoscibile osservando non solo il mare ma anche la battigia, che presenta un andamento rettilineo e regolare parallelamente al mare. Un frangente a fronte unico non è un buon indice di pescosità: un fondo duro e molto compatto, a parte che viene scalfitto in modo insignificante dal frangente, non rappresenta certamente un habitat ideale per gli organismi che vivono sotto la coltre sabbiosa, pertanto potrà pure formarsi un deposito detritico ma che sarà in ogni caso poverissimo di organismi



Quando un fondale si presenta invece con zone con compattezza 'molle' è molto facile che gli organismi lo scelgano come habitat ideale. Le onde, quando vi impattano e ne sconvolgono la coltre sabbiosa, scoperchiano questi organismi che, per effetto della corrente secondaria, saranno trascinati in quel punto in cui formeranno l'accumulo detritico che darà origine alla zona di pascolo. Anche questo fenomeno è abbastanza riconoscibile osservando il mare, ma lo è ancora di più osservando la battigia, che non conserverà più un andamento rettilineo e regolare parallelamente alla spiaggia ma mostrerà rientranze o protuberanze (punte) a seconda delle zone più o meno 'molli' del fondale antistante. Le punte della battigia (che si protendono anche sotto la superficie dell'acqua verso il largo) si formano perché la zona a loro antistante è composta da sabbia più compatta che risente di meno dell'impatto dell'onda, mentre le rientranze sono dovute al fatto che la zona ad esse antistante è composta da un fondale sabbioso molle che viene scavato dall'acqua che defluisce dalla riva verso il largo creando un avvallamento perpendicolare alla spiaggia. Questo avvallamento prende il nome di canalone perpendicolare. Il fondo del canalone viene continuamente smosso per tutta la sua lunghezza, mettendo allo scoperto gli organismi che, finché non saranno trascinati definitivamente dalla corrente secondaria in zona di pascolo, rimangono sballottati per tutta la lunghezza del canale che in questo modo diventa esso stesso un forte richiamo per i grufulatori. Guardando il mare, il canalone si può individuare facilmente in quanto la sua superficie acquea è piuttosto calma rispetto a quella dei suoi lati, nei quali è invece abbastanza turbolenta, ed il colore è più scuro perché li l'acqua è più profonda. In pratica, è come se si conformasse un 'vialone d'acqua' che dalla riva conduce al largo. Guardando la battigia, il canalone è più facilmente individuabile in quanto la riva presenta una rientranza di solito delimitata da due punte    



Quanto visto finora sulla conformazione di uno spot ideale  è il più semplice da interpretare ed individuare: se tutti gli spot fossero così, la nostra attività di surfcaster sarebbe alquanto facile e comoda.
Ma se il nostro spot non si presenta con queste caratteristiche, vuol quindi dire che non è adatto per il surf casting? Assolutamente no, perché uno spot adatto potrebbe presentarsi anche con variazioni molto differenti. Vediamo come individuarli.
Intanto è bene sapere che la compattezza di un fondale è data dalla granulometria della sua sabbia. Ovviamente una spiaggia ciottolosa o ghiaiosa è la più facilmente individuabile tra quelle non certamente ideali per la pesca a fondo, ma esaminando da vicino le dimensioni dei granelli di sabbia possiamo imparare a distinguere un fondale che almeno teoricamente potrebbe rivelarsi più fruttuoso di un altro. Questa è una scala che misura la granulometria di una spiaggia (cioè la grossezza dei singoli granelli) che ci consente di definire se la sabbia è fine, media o grossa:

Misura         Aspetto
> 256 mm..........   Blocchi     
64–256 mm   .......   Ciottoli     
32–64 mm..........   Ghiaia molto grossa     
16–32 mm.........   Ghiaia grossa     
8–16 mm...........   Ghiaia media     
4–8 mm.............   Ghiaia fine     
2–4 mm............. Ghiaia molto fine     
1–2 mm.............   Sabbia molto grossa     
½–1 mm............   Sabbia grossa     
¼–½ mm...........   Sabbia media     
125–250 µm.......   Sabbia fine     
62.5–125 µm......   Sabbia molto fine

Più la sabbia è fine, più facilmente viene scelta dagli organismi come loro habitat. Inoltre la granulometria ci aiuta a capire anche l'altezza del fondale e come questo digradi dalla riva verso il largo: più la sabbia è sottile, più il fondale degrada dolcemente verso il largo, tanto da potersi configurare una distanza significativa per la pesca, per esempio, dopo 100 – 120 mt dalla riva, perché è li che vengono depositati i detriti e gli organismi. Pertanto più è sottile la sabbia, più lontano da riva si forma il primo frangente (e più lontano da riva si forma la zona di pascolo). Queste sono le così dette spiagge a bassa energia. Viceversa, più aumenta la granulometria della sabbia, più il fondale degrada decisamente, tanto che si possono avere distanze significative per la pesca, per esempio, già a 50 – 60 mt dalla riva. Queste ultime sono quelle che vengono definite spiagge ad alta energia.
Ciò non significa che una spiaggia ad alta energia sia più proficua piscatoriamente rispetto ad una a bassa energia, significa solamente che nel primo caso dobbiamo cercare di depositare le nostre esche a 100 – 120 mt dalla riva e nel secondo caso a distanze più facilmente raggiungibili.
E' però differente l'energia che si forma (creata dalla corrente primaria e secondaria), per cui per esempio nel primo caso il peso del piombo da utilizzare dovrà essere sufficiente a trascinare il calamento sino a 100 – 120 mt (poniamo 150 gr), mentre nel secondo caso tale grammatura, più che sufficiente a raggiungere la breve distanza, potrebbe invece rivelarsi insufficiente a trattenere il calamento in zona di pascolo, in cui è magari necessario un piombo piramidale da 200 gr per contrastare la maggiore energia sviluppata dalle correnti.

Altri elementi che contribuiscono alla formazione di un habitat ideale sono la vicinanza della foce di un fiume, sia per il risaputo richiamo dell'acqua dolce che per l'apporto di fanghiglia o di altri elementi organici da cui molti organismi che vivono sotto la sabbia traggono nutrimento. Anche la presenza di praterie di posidonia è indice di habitat di organismi tra i loro steli, benché quando le posidonie sono fitte non agevolano certamente l'azione di pesca.

La struttura del fondale può dare origini ad altre configurazioni di cui dobbiamo tenere conto, per individuare uno spot ancora adatto al surf casting. Tra queste, per esempio, riveste un'importanza fondamentale la presenza di canaloni trasversali (o canaloni paralleli), cioè quei canaloni che si formano non perpendicolarmente alla spiaggia ma parallelamente ad essa. Anche in questi canaloni si formano zone di pascolo molto interessanti, per cui è bene saperli individuare per poterli intercettare con il nostro calamento. Sono riconoscibili sia perché la loro superficie è meno turbolenta di quella della zona che li precede e li segue e sia perché il colore dell'acqua è più scuro in quanto la profondità è maggiore (i bassi fondali presentano un colore più chiaro)


(Foto gentilmente offerta da Google Immagini)



Nell'immagine, A1 + A2 rappresenta il primo frangente che si forma quando l'onda impatta col fondale (cioè quando l'altezza dell'onda è pari all'altezza del fondale). Il frangente è diviso in due fronti (A1 e A2) dal canalone perpendicolare B (che in questo caso non arriva sino alla battigia) e che prende il nome di finestra. C1 e C2 sono canaloni paralleli alla spiaggia: C1 più lontano dalla riva, C2 più vicino alla riva.
La presenza dei canaloni paralleli al di qua del primo frangente fa si che la corrente secondaria non trasporti i detriti e gli organismi sino a subito dietro il frangente, ma li depositi direttamente nei canaloni paralleli, data la loro maggiore profondità e minore turbolenza. La finestra rappresenta il punto di ingresso dei pesci che vanno a cibarsi nei canaloni paralleli. Da tener presente che nei canaloni paralleli si forma un terza corrente che, a seconda della direzione da cui spira il vento, si muove nei canaloni da sinistra a destra o viceversa. Ammettiamo che viaggi da sinistra a destra: siccome il pesce mangia contro corrente, è molto più probabile che il pesce stazioni sulla destra in attesa che la corrente gli trascini il cibo 'direttamente in bocca'... Disponendo di tre canne, una andrebbe lanciata nel punto B, una nel punto C2 e la terza nel punto C1. Disponendo di due, una andrebbe lanciata nel punto C2 e l'altra nel punto C1, oppure nel punto B e C1 oppure nel punto B e C2. In pratica, nel corso della battuta, andrebbero sondati tutti e tre i settori B, C1 e C2.

Un'altra conformazione del fondale potrebbe essere data dai rialzi di dune di sabbia più compatta parallele alla battigia, sulle quali frange l'onda, senza che per questo sia presente tra le dune un canalone parallelo



Nell'immagine, B1+B2+B3+B4+B5 rappresentano dune di sabbia parallele alla battigia e A1+A2+A3+A4+A5 i relativi frangenti che infrangono su di esse. Questa situazione è abbastanza complicata sia per una inferiore quantità di sabbia 'molle' a disposizione degli organismi, sia per il compito di trascinamento della corrente secondaria che viene ostacolato dalle dune e sia per la formazione di ulteriori correnti trasversali create dall'impatto delle onde sulle dune. Il punto migliore è rappresentato in questo caso dall'eventuale presenza di una finestra. Vanno sondati più punti durante l'azione di pesca.

L'influenza della marea sul surf casting – Questo è un argomento molto delicato, in quanto sono molto diversi i pareri dei surfcaster sull'effettiva influenza che può avere la marea in questo tipo di pesca. Personalmente mi limito ad esprimere il mio parere in base alle mia effettiva esperienza. La marea non è altro che l'innalzarsi e l'abbassarsi del livello del mare causato sia dalla forza centrifuga creata dalla rotazione terrestre sia, soprattutto, dall'attrazione esercitata sulla massa d'acqua dai corpi celesti che ruotano intorno alla Terra, dei quali la Luna, essendo il corpo celeste più vicino ad essa, ha la prevalenza. La massa d'acqua viene attirata dalla Luna nella propria direzione, per cui si avrà un innalzamento del livello del mare sulle coste che in quel momento si trovano più 'vicine' alla luna ed un conseguente abbassamento del livello sulle coste che si trovano esattamente contrapposte. A causa della rotazione della Luna intorno alla Terra si avrà, in un determinato momento, un'inversione del fenomeno per cui le coste che prima si trovavano ad essere le più vicine alla Luna si troveranno ad essere le più lontane, e viceversa, e quindi dall'alta marea queste coste passeranno alla bassa marea. Questo ciclo si ripete con tempi ben precisi ed il passaggio dalla massima di marea a quello di minima avviene ogni 6 ore circa.

Negli oceani, i dislivelli creati dalla marea possono essere talmente elevati che una marea 'montante' può avanzare con una carica di energia talmente prorompente da riuscire a scoperchiare dalla coltre sabbiosa i micro organismi che formeranno la catena alimentare, mentre nel Mediterraneo i dislivelli di marea sono talmente contenuti e così scarichi di energia che il loro apporto è più che altro quello di sospingere acqua 'fresca' ed organismi già scoperchiati verso la costa, piuttosto che quello di scoperchiarli dalla coltre sabbiosa.
Nelle mie battute di surf casting non ho mai notato differenze significative sulla frequenza delle catture o sulla mole delle prede, ma fosse anche solo per scaramanzia non nuoce certamente tenere in considerazione anche l'aspetto della marea. Almeno teoricamente, quella che influenza favorevolmente la pesca è l'alta marea, e precisamente il suo effetto inizia 2 ore prima della massima e dura per altre 2 ore dopo il picco.

Le zone migliori per il surf casting -  Dopo aver visto le varie combinazioni di fondali davanti alla nostra postazione possiamo tentare di stilare una classifica delle zone che, almeno teoricamente, dovrebbero dare i migliori risultati.
Intanto, quando arriviamo al nostro spot, la prima cosa da fare ancor prima di scaricare dalle nostre spalle zaino e attrezzatura, è quella di metterci a leggere il mare, cioè osservare i fenomeni descritti in precedenza per stabilire se il fondale davanti a noi può regalarci una battuta fruttifera o solo un solenne cappotto. Quello che ho notato in tanti anni di pesca è che non tutti i pescatori hanno voglia di farlo (la loro smania è quella di armare le canne e lanciare il più presto possibile), non tutti vanno al di là di una lettura superficiale e ben pochi trovano il coraggio di camminare lungo la battigia alla ricerca di una postazione migliore (che può trovarsi anche a centinaia di metri dal punto di arrivo, senza contare: a destra o a sinistra?). Se a questo aggiungiamo la muraglia di vento gelido che rende oltremodo difficoltoso il lancio non solo a distanza ma anche nella giusta direzione e che la nostra attrezzatura non è assolutamente in grado di affrontare la situazione, ecco che dopo poche uscite molti pescatori rinunciano al surf casting per dedicarsi ad una pesca a fondo molto meno stressante. In genere, questi pescatori sono quelli che, dopo aver acquistato un libro sul surf casting, saltano a piè pari i capitoli che riguardano gli argomenti che abbiamo appena trattato per passare direttamente a quelli che trattano i calamenti, le esche e le attrezzature perché sono più facili da assimilare ed attuare.

Quando arriviamo al nostro spot, i più fortunati di noi sono quelli che hanno l'opportunità di osservare il fondale da una postazione sopraelevata, quale per esempio una duna di sabbia. Come detto precedentemente, prima di scaricare l'attrezzatura cominciamo ad osservare anzitutto  la conformazione della battigia per vedere se presenta punte e rientranze, poi osserviamo l'acqua per individuare la presenza di canaloni e finestre e stabilire la locazione della presumibile zona di pascolo formata dai serpentoni detritici paralleli alla spiaggia.

Scendendo dalla duna verso la riva, osserviamo la granulometria della sabbia, scrutandone anche la superficie per vedere se e quali organismi la mareggiata vi ha 'sputato' sopra (bibi, arselle, cannolicchi, anche se i soli gusci vuoti, pezzetti di calamaro e di seppia, ecc.).

La miglior lettura del mare riusciamo a farla in piena luce del sole, ma se abbiamo deciso di fare una battuta notturna è sempre meglio arrivare in spiaggia prima che inizi il tramonto, perché al buio la superficie del mare ci apparirà come una massa scura omogenea in cui al massimo riusciremo a distinguere i frangenti più vicini. Possiamo azzardarci di arrivare a buio pesto se già conoscuiamo a perfezione lo spot.

La postazione migliore sarà quella il cui fondale presenti un canalone perpendicolare e/o uno o più canaloni paralleli, con una granulometria della sabbia tra fine e media. Se le nostre attrezzature non sono adeguate, oppure le nostre doti balistiche non sono ancora a punto, sono da preferire le presumibili zone di pascolo che si formano a breve distanza dalla riva, perché più facilmente raggiungibili, e quindi senza perdere il nostro tempo in inutili quanto frustranti tentativi di raggiungere punti che la nostra attrezzatura e/o la nostra tecnica non ci consente.

Se i canaloni sono già occupati da altri pescatori, possiamo sempre tentare dalle punte, non lanciando però dritti (le punte si inoltrano anche dentro l'acqua) ma piuttosto ai fianchi delle punte stesse.

Se non riusciamo a raggiungere il primo frangente (o, meglio, qualche metro oltre il primo frangente) perché troppo distante, possiamo sempre lanciare in quello successivo più vicino alla spiaggia.

Prima di collegare il calamento allo shock leader, saggiamo il fondale con il solo piombo per stabilire se si tratta di un fondo aperto oppure chiuso.  Nel fondo aperto il piombo tende ad affondare e avremo più difficoltà durante il suo recupero, mentre in un fondo chiuso il piombo tenderà a saltellare e viene recuperato più facilmente. Un fondo aperto indica che l'impatto dell'onda è riuscito a smuovere il fondale ed è molto probabile che sotto la coltre sabbiosa ci sia l'habitat degli organismi, ed il fatto che sia ancora aperto indica che gli organismi sono ancora in sospensione.

Dobbiamo poi stabilire la direzione della corrente o delle correnti laterali che, contrariamente alla primaria e secondaria, non hanno direzioni fisse ma variabili: il nostro lancio dovrà avvenire a monte di queste correnti in quanto il pesce mangia contro corrente, se lanciamo troppo a valle il pesce potrebbe già essere risalito a monte per anticipare la 'concorrenza'.

La vicinanza di una foce, se non ha sporcato molto l'acqua con fanghiglia o detriti in sospensione, è un ottimo richiamo per il continuo apporto di nutrimento organico che, finché resta in sospensione, funge da forte richiamo (in seguito, quando le condizioni del mare si calmeranno, queste sostanze organiche si depositeranno e di esse si nutriranno anche gli organismi sepolti, per cui le zone nei pressi di una foce diventano l'habitat ideale per questi organismi, che vi si insediano numerosi).

Altri buoni spot sono rappresentati dai fondali misti, in cui sono presenti rocce ricoperte di vegetazione o praterie di posidonia, giacché la presenza di vegetazione, in entrambi i casi, cela al suo interno microrganismi vari che danno origine alla catena alimentare. Ovviamente la pesca fatta in queste zone è molto più difficoltosa per la probabilità di incagli, ma se lo spot è fruttuoso vale la pena di utilizzare il sistema del piombo a perdere. Se riusciamo comunque ad intravedere una zona sabbiosa tra le rocce e le posidonie, possiamo indirizzare in quel punto i nostri lanci riducendo al minimo gli incagli.

Se le condizioni del mare sono proibitive per i nostri piombi più pesanti, lo sono anche per i pesci che cercheranno posti più riparati per nutrirsi. Uno di questi posti potrebbe essere una baia in cui l'onda va ad infrangersi sui promontori che la formano, mentre il mare al suo interno si mantiene relativamente calmo o comunque affrontabile con la nostra attrezzatura.

In qualsiasi situazione ci si trovi, se notiamo che la nostra battuta sta rischiando di trasformarsi in un cappotto, non dobbiamo mai darci per vinti ma giocarci tutte le carte a nostra disposizione: allungare od accorciare i braccioli, variare i calamenti (long arm, short arm, pater noster...), variare l'esca, disporre l'esca diversamente... Il surfcaster, anche se difficilmente accetta la resa incondizionata, è tuttavia riuscito a forgiarsi un carattere che gli consente di accettare la sconfitta con serenità, per cui quando raccoglie la sua attrezzatura dopo un cappotto, nella sua mente non sta meditando di mandare al diavolo il surf casting, quanto piuttosto sta già iniziando ad escogitare una strategia migliore per la sua prossima battuta.
Se invece sentiamo di non essere in grado di affrontare tutte le avversità che si presentano a surf casting, allora è meglio cambiare decisamente tipo di pesca se non vogliamo che ci venga l'ulcera.

#6
Al contrario della matematica, dove 2+2 darà sempre 4.

Ci siamo talmente specializzati nello studio dell'andamento delle condizioni metereologiche da fare concorrenza ai più qualificati addetti del settore. Siamo diventati talmente bravi da poter preventivare il giorno esatto in cui organizzare la nostra battuta di pesca con precisione assoluta, tanto da concordare per quel giorno un permesso con il nostro datore di lavoro. Sicuri del nostro successo, ci presentiamo puntualissimi allo spot che con tanta cura abbiamo selezionato tra i più indicati.

Abbiamo preparato la nostra attrezzatura con cura maniacale, abbiamo controllato e ricontrollato più volte sia l'attrezzatura che il contenuto del nostro zaino, la nostra esca è freschissima e vitale: con calma svolgiamo le nostre canne, non c'è fretta, perché il successo è assicurato dai nostri approfonditi studi. Lanciamo le nostre esche e ci mettiamo vigili in attesa, perché le prime abboccate non tarderanno ad arrivare. Osserviamo il mare, presenta proprio le condizioni ideali che avevamo preventivato, il vento è proprio quello, la marea è quasi al suo culmine. Il nostro sguardo passa ai cimini, perché da un momento all'altro segnaleranno le prime mangiate...

Ma le ore passano inesorabili senza avvertire la minima toccata. Cominciamo a ripassare mentalmente gli studi fatti a tavolino nei giorni precedenti per cercare di capire dove abbiamo fatto l'eventuale errore, ma non ne troviamo, ed infatti le condizioni meteo-marine dello spot sono esattamente quelle preventivate. Ricontrolliamo più volte le nostre esche, ma sono perfettamente vitali come al momento dell'innesco. Ma perché il pesce non mangia? Eppure abbiamo eseguito con scrupolo ogni minimo dettaglio, i nostri studi sono stati perfetti. Allora, perché?

Semplice: perché la pesca non è una scienza esatta. In questa attività, la casualità si ritaglia una fetta di riguardo.

Uno dei tanti giorni che io ed i miei amici e compagni di pesca ci trovavamo sul nostro solito pontile in attesa che arrivasse l'ora fatidica per insidiare la spigola, notammo un ragazzo sui 15-16 anni che, lentamente e a sguardo chino, procedeva lungo la banchina chinandosi ogni tanto a raccattare qualcosa. Lo guardammo distrattamente, anche perché di per se il fatto non aveva alcunché di rilevante. Lo vedemmo dirigersi verso il fondo del pontile e sedersi sul bordo della banchina e da quel momento non badammo più a lui.

Il tramonto stava per arrivare e cominciammo a rovistare nei nostri zaini per selezionare quella lenza che nel pomeriggio, a casa, avevamo ripreparato con cura sostituendo l'amo con uno nuovo di zecca e ripassando ogni centimetro del filo alla ricerca della anche pur minima sbavatura. Dopo di che ci mettemmo a sezionare con precisione chirurgica le nostre freschissime sardine in tocchetti adatti ai nostri ami.

Il sole era tramontato da neanche mezz'ora che dal fondo del pontile arrivò ad altissima voce la richiesta concitata: <<Coppo! Coppo!>>. Era, questa, la parola chiave con la quale tutti i frequentatori del pontile, per consuetudine, chiedevano l'intervento col 'coppo' (guadino) di qualche altro pescatore per guadinare la preda, quando questa era di una certa mole (erano tempi in cui ci si dava ancora una mano l'un con l'altro, pur conoscendosi anche solo di vista...). La richiesta di aiuto proveniva dal ragazzo di prima, che doveva aver agganciato un bel pesce perché quelli di taglia media venivano semplicemente sollevati di peso.
Si precipitò il più vicino di noi, che in breve guadinò una spigola sui 3 kg. Come sempre accadeva in questi casi, facemmo capannello intorno al ragazzo per congratularci con lui (ed anche per 'spiare' come aveva preparato il terminale, anche se del tutto inutile, perché allora tutti gli 'spigolari' preparavano il terminale in modo del tutto identico, però non si sapeva mai...). Dopo aver osservato la lenza, ci guardammo in faccia basiti: quel ragazzo aveva preparato una decina di metri di lenza... annodando tra loro vari spezzoni e spezzoncini di nylon, vi aveva legato un amo arrugginito ed aveva escato una testa rinsecchita di sardina, tutto quanto raccattato sul pontile. Come piombo aveva legato un piccolo sasso!

Per quella sera fu l'unica spigola a saltar fuori. Quando, al momento di andarcene, il mio amico Osvaldo terminò di riavvolgere la lenza nel sughero, all'improvviso la lanciò violentemente in acqua accompagnandola con un sonoro <<Ma vaff'an.....>>.

Eh, si, la pesca non è decisamente una scienza esatta... calabria
#7
Terminali per il Beach Ledgering

Il Beach Ledgering è una branca della PAF (Pesca a Fondo) che si caratterizza per la leggerezza di tutto l'impianto pescante: canne, mulinelli, fili, terminali e zavorre.

E' risaputo che nella pesca a fondo i braccioli sottili sono soggetti ad ingarbugliarsi più facilmente rispetto a quelli di maggior diametro ed è per questo che i pescatori si sono sempre ingegnati  a studiare marchingegni che diminuissero almeno in parte questa fastidiosa seccatura. Poi, come sempre accade, anche i produttori di articoli da pesca si sono dati da fare per immettere sul mercato congegni utilissimi allo scopo ed oggi possiamo usufruire di una sfilza di accessori davvero notevole.

Nella preparazione dei terminali che segue ho preso in considerazione solo i più comuni, ma chi fosse interessato ad approfondire l'argomento non ha che da sfogliare i cataloghi dei tanti produttori di accessori, tra i quali primeggia l'italiana Stonfo.

Questi terminali si possono benissimo utilizzare anche nella pesca a fondo generica, naturalmente variando diametri dei fili e dimensione degli accessori, tenendo però presente che più le condizioni  meteo-marine si avvicinano a quelle estreme, meno dobbiamo fare ricorso a questo tipo di mezzi sussidiari, dato l'aumento del diametro dei fili.

Intanto, a Beach Ledgering, ci danno una grossa mano.

Ho voluto distinguere la pesca a beach ledgering tra Ultra leggera, da praticarsi con mare calmo o poco mosso e fondale libero da ostacoli che potrebbero danneggiare i sottilissimi fili, e Leggera, da praticarsi con mare più 'allegretto' ma comunque rientrante tra i limiti di questa disciplina (dopo i quali si sconfina nella PAF generica).

Questa è una lista dei fili:



Nelle Fig. 2 e 3 ho elencato alcuni accessori:






Nelle Fig. 4 e 5 ho illustrato la preparazione di alcuni snodi:






Nella Fig.6 è illustrata la sagomatura della guaina termosensibile, molto utile nella funzione di salvanodo. La sagomatura va fatta prima di inserire il nylon nella guaina, perché in caso contrario il calore lo danneggerebbe. Come fonte di calore suggerisco la candela, in quanto più pratica e veloce del phon, specialmente se si devono preparare in serie questi accessori per terminali. Se siamo costretti a fare questo lavoro sul luogo di pesca (in caso di un'emergenza), possiamo utilizzare un accendino. Un'alternativa alla guaina termosensibile come salvanodo è data dal conetto siliconico o in gomma:




Se non troviamo o non vogliamo usare le apposite spiraline ('mollette di stop') della Stonfo, possiamo creare i 'nodini di stop' (nodini di fermo) degli snodi usando un filo cerato, un filo interdentale, un filo robusto da ricamo, un cordino per aggiustare le reti, uno spezzone di multifibra. Nella fig. sotto è illustrato il metodo per creare il nodino di fermo:





Le Fig. 8, 9, 10,11,12 e 13 illustrano la preparazione di alcuni calamenti:














Le fig. seguenti illustrano la preparazione del 'Rosario', che serve per alleggerire ulteriormente l'apparato pescante se si ha a che fare con prede diffidenti o svogliate. Il rosario è composto da una serie di perline e di spezzoni da 1 cm di guaina di filo elettrico che si alternano per una lunghezza totale di 10 > 15 cm:






Si può anche fare a meno del trave. Per esempio, quello sotto è uno dei calamenti che preferisco:




Anche se non è obbligatorio usarlo, il pasturatore rappresenta il beach ledgering più classico e risulta spesso la carta vincente quando i nostri spot cominciano a regalarci poco. L'allestimento della Fig. sotto è quello che preferisco per il pasturatore da bigattini:




I pasturatori, sia da bigattini che da sfarinati e macinati, possono essere collegati alla lenza anche mediante un anti-tangle oppure usati a fondo lenza al posto del piombo fisso.

Il peso del piombo, sia fisso che scorrevole, va dal minimo sostenibile (p.e. 10 gr) ad un massimo di 90 gr. Se siamo costretti a superare i 90 gr, teniamo presente che abbiamo sconfinato dal beach ledgering alla pesca a fondo generica. Anche se ai fini pratici cambia poco, è bene comunque sapere che oltre quella soglia siamo fuori dal beach ledgering.... e dobbiamo specificare che stiamo praticando pesca a fondo generica calabria
#8
Manuale: Pesca con la bolognese in mare - Estratto

La versione integrale del manuale si trova anche sotto forma di file PDF (cioè di documento che contiene sia testo che immagini) che può essere:

-   Consultato direttamente online e sfogliabile come se fosse un libro da questo Link:
       
http://www.calabriapescaonline.it/book/Pesca+con+la+bolognese+in+mare+rev/

-   Oppure scaricato sul proprio computer se qualcuno desidera archiviarlo.

In questo secondo caso, per poterlo leggere, è necessario che sul proprio computer sia installato un programma che consenta di leggere i file PDF, scaricabile gratuitamente da Internet: Adobe Reader,  PDF X-Change Viewer, Nitro PDF Reader, Foxit Reader, ecc. Una volta installato il programma, è sufficiente un doppio click sul file PDF per aprirlo.
Link per il download:

http://www.calabriapescaonline.it/newhome/downloads/Manuali--and--Pesca/Pesca-con-la-bolognese-in-mare-%28Rev.%29/

Pesca con la bolognese in mare - Estratto

Il manuale è suddivviso in 14 capitoli e a 12 di essi è dedicato un post a se stante per renderlo più facilmente consultabile.

Contenuti:

1. Prefazione
2. Considerazioni da tener presenti
3. Le canne
4. I mulinelli
5. I fili
6. Gli ami
7. I galleggianti
8. Accessori indispensabili
9. Calamenti
10. La cassetta dei ricambi
11. L'importanza delle correnti e della pasturazione
12. Le esche
13. Gli spot
14. F.A.Q.

Prefazione

Come vuole la tradizione, l'origine della canna bolognese con gli anelli ha visto la luce nella provincia emiliana nel primo dopoguerra per mano di due negozianti di articoli da pesca bolognesi, Vigarani e Paolucci, grandi appassionati di pesca. I due pescatori bolognesi ebbero l'idea di applicare gli anelli ad una canna ad innesti in bambù, di lunghezza attorno ai quattro metri. Gli anelli erano di filo metallico e la sede del mulinello era costituita da due ghiere in ottone: l'attrezzo era ovviamente pesante se valutato con i criteri di oggi, ma consentiva di pescare in un raggio d'azione impensabile con la canna fissa. Se è possibile fare un raffronto fra le canne ed i mulinelli, già da allora questi ultimi erano molto più evoluti perché esistevano ottimi modelli nati per lo spinning, che potevano essere utilizzati tranquillamente sulla bolognese. Da allora le canne bolognesi si sono evolute massimamente grazie all'evoluzione dei materiali: prima l'arrivo del fiberglass, poi l'impatto del poliestere (fenolico) ed infine la rivoluzione del carbonio hanno consentito la produzione di attrezzi sempre più leggeri e rigidi, maneggevoli e resistenti. Le prime bolognesi di quattro metri si appoggiavano all'inguine durante la passata, tanto erano pesanti, mentre oggi si pesca con la massima disinvoltura con le otto metri per una giornata intera tenendo la canna in mano.

Come tante altre discipline nate in acque interne, anche la pesca con la bolognese prese la via del mare, dapprima timidamente e poi sempre con maggior intensità sino a diventare uno dei metodi di pesca maggiormente praticati dai pescatori italiani, in quanto in termini di quantità e di qualità di catture ben poco ha da invidiare ai più tradizionali metodi di pesca a fondo. Ci sono persino pescatori che in tutta la loro vita praticano esclusivamente la pesca con la bolognese.

Considerazioni da tener presenti

Affinché la pesca con la bolognese dia i suoi migliori risultati (o anche semplicemente perché dia qualche risultato), non si può prescindere da due elementi fondamentali rappresentati dalla corretta pasturazione (brumeggio) dello spot e dalla presenza di correnti della giusta consistenza. In mancanza dell'una e/o delle altre, la possibilità di allamare qualche pesce è puramente casuale, discontinua o addirittura assente: rischiamo di trascorrere una giornata a pesca veramente frustrante, noiosa e piena di insofferenza, come se stessimo pescando nella nostra vasca da bagno piena solo... d'acqua.

Dopo una giornata buca, istintivamente siamo portati a pensare che ormai in mare non ci siano più pesci (ed indubbiamente il nostro mare si è impoverito in modo pauroso), ma al 90% questo accade perché non abbiamo pasturato, oppure abbiamo pasturato in modo non corretto, oppure il mare è assolutamente piatto, senza un filo di corrente che faccia fluttuare almeno un pochino la nostra esca, o ancora stiamo pescando ad un'altezza dal fondo non idonea a quelle determinate condizioni meteomarine del momento.
Naturalmente possiamo incappare in giornate negative anche se abbiamo operato secondo tutte le regole, ma questo accade non perché non ci siano più pesci in mare, ma semplicemente perché quel giorno, in quello spot, i pesci non ne vogliono assolutamente sentire di mangiare, magari perché i venti o le correnti non sono adatti, o magari perché circolano in zona predatori che li tengono in tana, o semplicemente perché... non è sempre !

Se incappiamo in una di queste giornate, non sarebbe male riportare sul nostro calendario o nella nostra agenda un report delle condizioni che abbiamo trovato quel giorno e fare tesoro di questa esperienza negativa per evitare di incappare negli stessi errori nella nostra futura battuta di pesca. Se arrivati nel nostro spot le ritroviamo identiche, inutile perdere tempo con tentativi: ci programmiamo da subito una battuta di pesca in un altro spot, ma senza demoralizzarci, anzi caricandoci di un rinnovato entusiasmo.

La pesca con la bolognese e la pesca all'inglese sono, per molti versi, molto simili. La differenza fondamentale è che la pesca con la bolognese da la sua miglior resa a breve distanza dalla nostra postazione ed in condizioni di mare calmo o poco mosso, con correnti deboli o non molto sostenute. In tutte le altre condizioni in cui sia necessario ottenere maggiori distanze dalla nostra postazione e con condizioni più 'allegre' di mare e correnti, è meglio fare la pesca all'inglese.
Se non conosciamo quali condizioni ci aspettano nel nostro spot, sarebbe sempre meglio portarsi dietro sia la canna bolognese che quella inglese, per poi utilizzare quella più adatta alle condizioni che troveremo.
#9
SURFCASTING / Manuale di Surfcasting
Aprile 30, 2013, 18:40:18
Per chi fosse interessato, comunico di aver pubblicato un nuovo tutorial intitolato Surfcasting.

Questo è il link per consultare il manuale online senza la necessità di scaricarlo:
http://www.calabriapescaonline.it/book/Surfcasting/

Questo è il link per scaricarlo in formato PDF:
http://www.calabriapescaonline.it/newhome/downloads/Manuali--and--Pesca/Surfcasting.pdf/

Questo è il link per scaricarlo in formato CHM:
http://www.calabriapescaonline.it/newhome/downloads/Manuali--and--Pesca/Surfcasting-%5BCHM%5D/

(il formato .chm è quello in cui sono scritti gli 'help' della maggior parte dei software ed ha il vantaggio di condensare in pagine continue i contenuti di uno stesso argomento. I file .chm si aprono con un semplice doppio click sul file stesso).
Nota: per poterlo caricare su CPOL, ho dovuto comprimere il file in formato .rar, pertanto, una volta scaricato il file "Surfcasting [CHM].rar", bisogna decomprimerlo per ottenere il file "Surfcasting [CHM]". Per decomprimerlo si può usare il programma "7zip" o un qualsiasi altro programma di decompressione (WinZip, WinRar, ecc.).


#10
Agli ultimi campionati mondiali di long casting il belga Danny Moeskops si è classificato solo secondo.
Primo si è classificato il sardo Alessio Massa, nuova figura emergente del long casting italiano (già vincitore del campionato italiano 2012 ad Alghero). Una bella soddisfazione!






#11
Tripode alternativo

Per chi bada più alla sostanza che alla forma propongo questo tripode alternativo che, pur non avendo un look accattivante come quelli commerciali, ne ha tuttavia le stesse funzionalità, con il vantaggio di poter essere costruito facilmente da chiunque abbia un po' di manualità con il  'fai da te'.

Il tripode finito si presenta così:

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Nota: tutte le immagini non sono volutamente in scala per mettere in risalto i particolari più piccoli. Inoltre, non potendo postare immagini troppo grandi, le stesse sembrano schiacciate verso il basso, per cui il tripode ha, in figura, un'immagine più 'panciuta' mentre in realtà è slanciato.

Procuriamoci questo materiale in alluminio:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/21/fig001.png/]

Preparazione delle fascette

Dal lamierino ritagliare 4 strisce larghe 2 cm e alte 10 cm:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/853/fig002.png/]

Preparazione delle staffe

Con le strisce di alluminio cominciamo col creare due staffe a forma di U.

Appoggiamo il centro di una striscia di alluminio su uno dei due tubi col diametro di 2 cm e diamogli una forma ad U. Facciamo in modo che i braccetti della U abbiano la stessa lunghezza. La distanza tra i braccetti sarà ovviamente di 2 cm.

Allo stesso modo creiamo anche una seconda staffa:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/515/fig003.png/]

Su ogni braccetto di entrambe le staffe dobbiamo fare 1 foro del diametro di 4 mm.  Stabiliamo in quale punto dell'asta fare questo foro: sovrapponiamo i due tubetti del diametro di 1 cm e li teniamo strettamente uniti con un pezzo di carta gommata, come da figura:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/703/fig004.png/]

Il tubetto lungo 5 cm ha la sola funzione di distanziatore e non farà parte del tripode.

Blocchiamo i due tubetti così uniti nella morsa in posizione perfettamente orizzontale e appoggiamoci sopra la staffa sino a quando la curva della medesima non va a battere sul tubetto superiore.
Con una mano teniamo in posizione la staffa sui tubetti, mentre con l'altra tracciamo un segno con un pennarello esattamente al centro del braccetto della staffa, come mostrato in figura (il segno è quello di colore giallo): il punto esatto in cui tracciare il segno deve corrispondere anche al centro del tubetto. Il centro del tubetto si trova esattamente lungo la linea che nel disegno è stata tracciata di colore blu (nella realtà, o ve la tracciate veramente con pennarello e righello, oppure potete anche solo immaginarla...):

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/811/fig005.png/]

Fatto il segno, voltiamo la staffa dall'altro lato e facciamo l'identico lavoro anche sull'altro braccetto.

Togliamo questa prima staffa e mettiamo la seconda staffa che ci eravamo preparati in precedenza: anche sulla seconda staffa facciamo lo stesso identico lavoro.

Adesso, con una punta da 4 mm, foriamo le staffe esattamente nei 4 punti contrassegnati.
Mettiamo le staffe in morsa e foriamole:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/339/fig006.png/]

Ricordarsi di voltare la staffa anche dall'altra parte per forare anche l'altro braccetto, e ricordarsi anche di fare lo stesso lavoro sulla seconda staffa.

Funzione del tubetto col diametro da 1 cm, lungo 15 cm

Adesso dobbiamo forare il tubetto che ha il diametro di 1 cm e lungo 15 cm. Anche questo foro dovrà avere il diametro di 4 mm.

Nota: il tubetto ha la lunghezza di 15 cm per consentirci di lavorare meglio. A lavoro completamente terminato lo accorceremo alla giusta lunghezza.

La funzione di questo tubetto è quella di perno per consentire alle gambe del tripode sia di aprirsi e chiudersi lateralmente, sia di spostarsi avanti e indietro: funzionerà cioè da snodo allo stesso modo dei tripodi commerciali, anche se concepito in modo diverso.

Blocchiamo il tubetto nella morsa in posizione perfettamente orizzontale e mettiamoci sopra la staffa così come da figura: posizioniamo la staffa lasciando sporgere 2 cm di tubetto, ed il foro della staffa dovrà coincidere con il centro del tubetto, contrassegnato in figura dalla solita linea blu.

Facendo passare la punta del pennarello attraverso il foro della staffa, facciamo un segno sul tubetto per indicare il punto in cui forarlo. Dopo di che posizioniamo meglio il tubetto in morsa per facilitare il lavoro e con una punta da 4 mm facciamo un foro passante da parte a parte: è importante che il trapano venga posizionato in modo perfettamente perpendicolare sul tubetto, in modo che il foro che viene fuori dall'altra parte sia posizionato alla stessa distanza

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/526/fig007.png/]

Congiungiamo staffa e tubetto infilando un bulloncino da 4 mm. Il dado non va però stretto troppo per permettere alla staffa di basculare sul tubetto.

Nota: siccome il tubetto ha un diametro di 1 cm, mentre i braccetti delle staffe sono distanti 2 cm, il tubetto ha un 'gioco' di mezzo cm per parte. Eliminiamo questo gioco inserendo degli spessori larghi mezzo cm da una parte e dall'altra del tubetto. Se non troviamo degli spessori della larghezza esatta, usiamo tante rondelle quante necessarie ad eliminare il gioco.

La curva della staffa, battendo sul tubetto, porrà un limite all'angolo di apertura della gamba, come è giusto che sia:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/442/fig008.png/]

Per il momento sul tubetto facciamo un solo un buco per una sola staffa: il buco per la seconda staffa lo faremo più avanti, in quanto per questo secondo buco è necessario prendere le giuste misure dopo aver fatto una determinata operazione (vedi più avanti).

Preparazione delle gambe del tripode

Adesso prepariamo le 'teste' di tutte e tre le gambe del tripode:

     • in 'testa' a tutte e tre le gambe tracciamo con pennarello e righello una linea su un lato delle gambe ad 1 cm dal bordo
     • tiriamo la stessa linea anche sul lato opposto di ciascuna gamba, sempre ad 1 cm dal bordo
     • con un seghetto ritagliamo un solco rasentando gli spigoli sino ad arrivare alla linea (durante questa operazione, controlliamo di non superare la linea anche sul lato opposto)
     • il solco, a fine lavoro, avrà una profondità di 1 cm e una larghezza di quasi 2 cm
Anche se non appare nel disegno, l'operazione di taglio va fatta nella morsa

Facciamo questo lavoro sulla 'testa' di tutte e tre le gambe.

Nota: dopo aver fatto i tagli laterali, asportiamo il pezzettino di alluminio con un paio di pinze. Muovendo le pinze avanti e indietro, il pezzeto si surriscalda alla base e si stacca. Eliminare eventuali sbavature con una lima

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/90/fig009.png/]
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/835/pinze.png/]

Montaggio delle staffe

Dopo aver eseguito i tagli, mettiamo momentaneamente da parte la gamba centrale e la gamba destra, e lavoriamo sulla gamba sinistra. Sulla testa di questa gamba montiamo la staffa già pronta (cioè quella con il tubetto imbullonato).

     • Nella staffa già pronta (cioè con il tubetto già imbullonato) uniamo con la carta gommata il tubetto da 5 cm sotto quello della staffa (di 15 cm)
     • Inseriamo la staffa sulla testa scavata della gamba, facendo battere il tubetto da 5 cm sul bordo inferiore del solco
     • Con carta gommata fissiamo la parte inferiore della staffa alla gamba. Mettiamo la gamba in morsa e facciamo due fori da 4 mm come mostrato in figura
     • Infiliamo nei fori due bulloncini da 4 mm e fissiamo la staffa alla gamba
     • Leviamo il tubetto da 5 cm: nella parte superiore della staffa ed in quella inferiore si sono formate due luci di 1 cm cadauna, che consentiranno alla staffa di basculare

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/833/fig010.png/]

Visuale della gamba pronta:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/33/fig011.png/]

Proprietà delle gambe laterali

La gamba sinistra è basculante sul tubetto di alluminio: questo le consente di essere aperta verso sinistra e richiusa in posizione verticale. Quando sarà montata la gamba centrale, la gamba sinistra, in posizione di riposo, andrà a battere sulla gamba centrale (vedi la prima immagine del tutorial).

Il tubetto di alluminio, che andrà infilato nella gamba centrale (vedi la prima immagine del tutorial e più avanti), consentirà alla gamba di muoversi avanti e indietro: in pratica, grazie alla staffa e al tubetto, la gamba potrà essere posizionata in postazione di lavoro.

Ovviamente anche la gamba destra, quando la prepareremo, avrà le stesse identiche proprietà.

Quando il lavoro sarà terminato al completo, la gamba centrale sarà portata in avanti e le gambe laterali saranno portate indietro e lateralmente, assumendo la posizione classica del tripode in fase di lavoro. Col tripode in fase di riposo, tutte e tre le gambe saranno richiamate al centro, come avviene in tutti  i tripodi.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/37/fig012.png/]

Preparazione della gamba centrale

Mettere il tubetto della gamba sinistra in posizione esattamente orizzontale. Misurare adesso l'esatta distanza che intercorre tra il centro del tubetto e la base della gamba. Questa distanza va riportata esattamente uguale sulla gamba centrale, dove faremo un segno con il pennarello (nota: anche se sbagliamo questa distanza di qualche millimetro, non ha molta importanza in quanto riporteremo all'altezza parificata tutte e tre le gambe con l'inserimento dei piedi di legno nelle loro basi, vedi l'immagine all'inizio del tutorial).

Dopo aver segnato il punto esatto con il pennarello, vi facciamo un foro passante del diametro di 1 cm con una punta da trapano da 10 mm, cioè lo stesso diametro del tubetto che dovrà passare all'interno di questo foro:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/839/fig013.png/]

Sulla parte bassa della gamba, a 15 cm dalla sua base, facciamo un solco della profondità di 1 cm e della larghezza di 2 cm (seguendo la stessa procedura vista per il solco della testa): questo solco serve ad alloggiare il tubo di alluminio del diametro di 2 mm e della lunghezza di 30 cm (sul quale monteremo i bicchieri porta canna).

Mettiamo adesso il centro del tubo di alluminio lungo 40 cm dentro il solco scavato sulla testa della gamba. Su questo tubo monteremo le forcelle reggi canna.

Siccome il solco ha la profondità di 1 cm, il tubo sporgerà di 1 cm al di sopra del solco: questo è voluto in quanto, quando monteremo la fascetta per bloccare il tubo stesso, questa avrà una presa maggiore bloccando saldamente il tubo alla gamba.

Montaggio del tubo porta forcelle

Posizioniamo una fascetta sulla gamba come da figura ed avvolgiamola intorno al tubo sino a formare una staffa. Per poter forare con facilità, rendiamo solidali staffa e gamba con un pezzo di carta gommata, quindi mettiamo la gamba in morsa e facciamo 2 fori del diametro di 4 mm.

Inseriamo nei fori 2 bulloncini da 4 mm e fissiamo la staffa alla gamba. Nella parte superiore della staffa mettiamo una vite autofilettante per impedire che il tubo possa ruotare su se stesso:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/198/fig014.png/]

Montaggio del tubo porta bicchieri

Montiamo adesso il tubo reggi bicchieri, seguendo le indicazioni in figura. La staffa per fissare il tubo alla gamba, mostrato in figura, è un'alternativa alla fascetta di alluminio, se riusciamo a trovarla già pronta. In caso contrario, usiamo una delle fascette che avevamo preparato all'inizio. Anche qui avvitiamo una vite autofilettante per impedire al tubo di ruotare su se stesso :

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/26/fig015.png/]

Montaggio di forcelle e bicchieri

Adesso montiamo le forcelle ed i bicchieri nei due tubi appena fissati.

Come forcelle possiamo acquistare da un ferramenta o da un supermercato due porta scope murali. Ne esistono di diversi tipi, io ho scelto quello in figura:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/840/fig016.png/]

I bicchieri possiamo ricavarceli da un tubo in PVC arancione (il più robusto) del diametro di 40 mm, mentre le staffe reggi bicchieri è meglio che siano in acciaio anziché in alluminio: possiamo sagomare un listello di acciaio e forarlo, oppure possiamo acquistarlo già pronto:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/841/fig017.png/]

Questo è l'aspetto finito della gamba centrale:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/690/fig018.png/]

Preparazione della gamba destra del tripode

La preparazione della gamba destra del tripode differisce da quella della gamba sinistra solo perché non ha un proprio tubetto su cui basculare, ma deve usare quello che è già montato sulla gamba sinistra.

Ricordiamoci di aver già preparato la staffa anche per la gamba destra, staffa in cui abbiamo già fatto i fori contrapposti necessari per imbullonarla al tubetto da 15 cm. Se abbiamo operato bene, le due staffe saranno perfettamente identiche, pertanto basterà affiancarle per segnare col pennarello sulla staffa destra le esatte posizioni in cui fare i fori per imbullonarla alla gamba (basta quindi clonarle).
Per poterla clonare smontiamo completamente la staffa sinistra e affianchiamola esattamente alla staffa destra: con un pennarello riportiamo sulla staffa destra i punti in cui fare i due fori necessari per imbullonarla alla gamba:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/689/fig019.png/]

Montaggio della staffa sulla gamba destra

Adesso dobbiamo fare i fori anche sulla gamba: usiamo lo stesso sistema di clonazione visto per le staffe, affiancando gamba sinistra e gamba destra e riportando col pennarello sulla gamba destra la posizione dei fori che sono su quella sinistra. Per fare un lavoro perfetto, teniamo unite le due gambe con carta gommata. Dopo aver fatto i segni su un lato, voltiamo le gambe e facciamo i segni anche sul lato opposto

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/13/gambeappaiate.png/]

Tracciati i segni, facciamo i due fori passanti da parte a parte sulla gamba destra con una punta da 4 mm ed imbulloniamo la staffa alla gamba (rimarranno liberi i fori contrapposti in alto, riservati al tubetto).

Intanto rimontiamo completamente la staffa sinistra esattamente com'era prima (compreso tubetto e distanziatori)

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/850/fig24.png/]

Montaggio delle gambe laterali sulla gamba centrale

Infiliamo il tubetto della gamba sinistra dentro l'apposito foro della gamba centrale e ravviciniamo le due gambe mantenendo tra loro una distanza di 1,5 cm: mettiamo tra le due gambe un distanziatore dello spessore di 1,5 cm (p.e. un listellino di legno lungo una trentina di cm) e teniamo unite le gambe con un pezzo di carta gommata:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/152/fig20.png/]

Infiliamo adesso la gamba destra dentro il tubetto, facendo in modo che il foro della staffa coincida esattamente con il centro del tubetto.

Anche qui facciamo un'operazione già vista, cioè inseriamo tra la gamba centrale e la gamba destra un listellino di legno lungo una trentina di cm e dello spessore di 1,5 cm, tenendo unite le due gambe con della carta gommata:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/716/fig21.png/]

Controlliamo visivamente la simmetria dell'insieme e foriamo il tubetto da parte a parte facendo passare la punta da 4 mm attraverso il foro della staffa. Quindi imbulloniamo la staffa destra al tubetto, ricordandoci di inserire anche qui dei distanziatori come abbiamo fatto con la staffa sinistra.

Montaggio delle copiglie

Con i distanziatori abbiamo evitato il gioco del tubetto dentro le staffe, ora dobbiamo anche evitare il gioco del tubetto a sinistra e a destra della gamba centrale: è sufficiente infilare nel tubetto due coppiglie che rasentino la gamba centrale.
Per inserire le coppiglie dobbiamo chiaramente forare il tubetto: per lavorare bene col trapano, segniamo col pennarello i punti in cui fare i fori (a sinistra e a destra della gamba centrale), sfiliamo la gamba sinistra (a cui è già imbullonato il tubetto) e mettiamola in morsa. Il diametro dei fori dovrà ovviamente essere adeguato al diametro dello copiglie.
Nonostante le copiglie, il tubetto sarò sempre in grado di ruotare per muovere le gambe avanti e indietro.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/217/fig22.png/]

Accorciamo adesso a 2 cm la parte del braccetto che fuoriesce dalla staffa di destra.

Limitatore dell'angolo di apertura delle gambe laterali all'indietro

L'angolo di apertura laterale delle gambe verso sinistra e verso destra è limitato dalla battuta della curva della staffa sul tubetto. Possiamo limitare anche l'angolo di apertura all'indietro avvitando nella gamba centrale due viti autofilettanti su cui andranno a battere le copiglie. Verifichiamo l'angolo massimo di apertura che preferiamo (mettendo il tripode in posizione di lavoro) e di conseguenza avvitiamo le viti nel punto in cui verranno a battuta con le copiglie.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/152/limitatore.png/]

Montaggio dei piedi sulle gambe

Facciamo infine l'ultimo lavoro: infiliamo nella base di tutte e tre le gambe dei paletti di legno appuntiti. L'ingresso dei paletti nelle gambe dovrà essere leggermente forzoso, in modo che i paletti rimangono ben solidali con le gambe. In ogni caso, per maggior sicurezza, pratichiamo un piccolo foro in ogni gamba ed avvitiamoci una vite

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#12
Ho revisionato completamente il topic AUTOCOSTRUZIONE DEL CARRELLINO DA SPIAGGIA.
Sono state migliorate le immagini ed ampliate le descrizioni della costruzione, che la rendono molto più semplice.
#13
Caratteristiche tecniche dei mulinelli SHIMANO

Le sottostanti caratteristiche tecniche sono presenti sui mulinelli della Shimano e ci possono aiutare nella scelta dei modelli più adatti al nostro tipo di pesca.
Chiaramente non sono tutte presenti contemporaneamente nello stesso modello: per sapere quali caratteristiche presenta ciascun modello dovete consultare il Catalogo Shimano 2013, che potete scaricare da qui:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/90/figa.png/]

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/703/figb.png/]

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/38/figcp.png/]

Sul catalogo sono indicati anche i tipi di pesca suggeriti per ciascun modello e sono riportati anche i prezzi di listino (ce n'è per tutte le tasche).

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/163/fig001.png/]

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/38/fig002.png/]

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[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/109/fig018.png/]

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[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/528/fig020e.png/]

#15
PESCA FORUM BAR / Immagini cancellate
Ottobre 14, 2012, 02:56:01
Mentre stavo facendo la consueta manutenzione al mio archivio personale di immagini su ImageShack, sempre stracarico, ho compiuto inavvertitamente un'operazione errata che purtroppo mi ha cancellato una grandissima parte delle immagini archiviate, con la conseguente sparizione delle medesime dai miei post su CPOL e su altri siti di informatica a cui sono iscritto...
Chiedo scusa a tutti quanti per questo disastroso disguido e mi prendo l'impegno di ripristinare le immagini a cominciare dai post più importanti. Il lavoro è abbastanza lungo e richiederà un bel po' di tempo.
#16
Posto questo topic in questa sezione in quanto la ritengo più idonea per l'argomento trattato più di quanto lo possa essere la sezione "PESCA DALLA BARCA", molto più specializzata e specifica. Infatti, pur trattandosi di pesca dalla barca, si avvicina di più ad una 'Tecnica di pesca', in quanto praticabile anche da moli e pontili.

Scrissi questo articolo alcuni anni fa e lo ripropongo per chi si è iscritto da poco a CPOL e non ha avuto modo di leggerlo o rintracciarlo quando fu pubblicato. Lo ripropongo perché due settimane fa mio consuocero mi ha prestato la sua barchetta ed ho potuto constatare che funziona tutt'ora alla grande. E' un metodo rivolto alla cattura di grossi esemplari di spigole e orate, anche se ovviamente non potranno mancare le catture di altri tipi di pesce.

Lo spot.

Lo spot ideale è costituito da un fondale che va dai 2 ai 4 mt ricoperto di posidonie, ma il punto ideale è rintracciare tra di esse uno spiazzo ricoperto da 'erbetta' bassa (tipo prato verde) che abbia un'estensione con un diametro di almeno 30 mt su cui far adagiare le nostre esche: noi ci ormeggeremo esattamente al centro, quindi potremo lanciare le nostre esche intorno alla barca in un raggio di 15 mt. Chiaramente la radura potrà avere anche un'estensione maggiore o minore. Siccome la ricerca della radura potrebbe richiedere anche molto tempo, sarebbe meglio affidare la ricerca e la battuta a due giornate differenti. Se siete fortunati e la rintracciate in mattinata, potrete dedicarvi alla pesca già a partire da quello stesso primissimo pomeriggio (questo tipo di pesca l'ho sempre fatto a partire da subito dopo pranzo sino al tramonto inoltrato). Una volta rintracciata la radura, sarà sufficiente calare un segnale esattamente al centro (un piccolo contenitore di plastica unito ad una zavorra qualsiasi con un pezzo di sagola).

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/862/fig01.png/]

La barca.

Per questioni di praticità sarebbe meglio utilizzare una piccola barchetta a remi, ma con l'importantissima prerogativa di essere molto stabile, in modo da starci agevolmente anche in piedi e di muoverci da prua a poppa senza correre il rischio di perdere l'equilibrio per un eccessivo rollio.

- Dotazioni di bordo: 2 piccole ancore ad ombrello e 50 mt di sagola

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Attrezzatura da pesca.

     -   200 mt di nylon diametro 0.50 mm suddiviso in 4 spezzoni da 50 mt ciascuno
     -   4 sugheroni avvolgilenza cm 30x15x2 in cui avvolgere i 50 mt di nylon
     -   Ami beak misure varie (N. 2, N.2/0, N.4/0)
     -   Elastici grossi (tipo quelli verdi)

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Esca e pastura.

     -   Esca: sardine e trigliette freschissime.
     -   Pastura: miscela di sarda macinata, semola, olio di sardina e formaggio pecorino grattugiato (opzionale: latte scaduto o in scadenza). E acqua.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/17/fig04.png/]

Prepariamoci alla pesca.

La prima cosa da fare è di cospargere un pizzico di sale fine sulle sardine (perché si rassodino), metterle in appositi contenitori di plastica insieme alle trigliette e quindi tenerle in frigo. Subito a seguire mettiamo i panetti refrigeranti nel congelatore e (proprio per non dimenticarcene) mettiamo in bella vista la borsa frigo, un guadino a manico corto e la nassa portapesci per mantenere vive le prede durante la battuta (di cui ne tratterremo solo una, mentre libereremo tutte le altre). La borsa frigo eviterà di far sfaldare l'esca per il calore e, perché no, di tenere in fresco qualche bottiglia d'acqua ed un panino imbottito.

Prepariamo poi la pastura, che una volta pronta esporremo al sole per qualche ora in modo che fermenti acquistando un 'profumino' al limite del voltastomaco. Dopo aver acquistato un secchiello di sarda macinata (volendo la si può preparare anche da se), 2 kg di semola ordinaria, un flacone di olio di sardina e 3 etti di formaggio pecorino stagionato grattugiato, procuriamoci un ex contenitore di idropittura bonificato da 15 lt o altro contenitore equivalente e misceliamoci con cura all'interno gli ingredienti sopra citati dosando l'acqua in modo che il pastone diventi semiliquido (se disponiamo di latte scaduto o in scadenza, ancora meglio). Per miscelare usiamo dapprima un bastone (all'inizio l'impasto è un po' tosto da miscelare) e poi un mestolo in metallo che abbiamo fatto sparire misteriosamente dalla cucina, che ci servirà in seguito anche per spargere la pastura tutto intorno alla barca. Chiudiamo il contenitore e mettiamolo al sole. Il numero dei contenitori di pastura che possiamo preparare dipende esclusivamente dalle nostre tasche (con i prezzi oggi saliti alle stelle, anche la pastura, come l'esca, sta diventando un lusso).

Quindi dedichiamoci alla preparazione delle lenze, che richiede ben poco tempo. Avvolgiamo in ciascuno dei 4 sugheroni 50 mt di lenza, leghiamo l'amo (uno diverso per ogni lenza) e appuntiamolo sul sughero, mettiamo di traverso al sughero uno dei grossi elastici ed infiliamo i sugheroni in uno zainetto insieme ad una cassetta contenente ami, forbici e quant'altro riteniamo ci possa servire a pesca. Sulla lenza non va inserito alcun piombo, l'esca calerà lentamente sul fondo senza l'ausilio di alcun tipo di zavorra, ma se proprio ci tenete metteteci un piombino scorrevole da 10/20 gr, non di più.

Mettiamo a bordo della nostra barchetta un piccolo contenitore di plastica a cui avremo legato un pezzo di sagola (o di lenza) ed un piombo (o una pietra) e mettiamoci alla ricerca della nostra 'prateria'. Questa potrebbe trovarsi già a poche decine di metri dalla riva come ad un centinaio, dipende dalla conformazione del fondale. Come profondità è meglio tenersi tra i 2 ed i 4 mt, più che sufficienti per non mostrarci invasivi e troppo visibili alle prede ed utili per intervenire in modo molto più rapido qualora dovessimo disormeggiarci per inseguire il nostro sugherone trascinato via dalla nostra bestiolina (vedi più avanti). Trovato il punto giusto tra le posidonie, stabiliamone il centro e proprio in quel punto caliamo il nostro segnale. Vi suggerisco di prendervi dei punti di riferimento a terra che vi agevolino a rintracciare più facilmente il punto per eventuali battute successive: se infatti lasciate il segnale, questo al 99,99% vi verrà portato via oppure la volta successiva potreste trovarci in pesca... un'altra barchetta. Se per rintracciare il punto ci abbiamo impiegato solo la mattina, la giornata di pesca è salva: c'è infatti a disposizione tutto il pomeriggio e volendo tutta la notte (se già non vi siete stufati di stare tutta la sera in barca...).

In azione.

Carichiamo sulla nostra barca tutto l'occorrente, che fortunatamente non è molto. Non dimentichiamoci di portarci dietro qualche litro d'acqua da bere, specialmente in questo periodo. Puntiamo la prua al segnale e 20 mt prima di raggiungerlo mettiamo la prua esattamente contro vento (se dovesse esserci) e caliamo la nostra prima ancora. Superiamo quindi il segnale e dopo 20 mt caliamo la seconda ancora: entrambe le ancore sono legate alle estremità dell'unica sagola. Riportiamoci sul segnale, che recupereremo, e tendiamo con forza la sagola, a prua e a poppa, in modo da bloccare quanto più possibile la barca in modo che scarrocci il meno possibile a sinistra e a destra: più sta ferma nella postazione centrale, meglio riusciremo a pescare.

Una volta ancorata bene la barca a prua e a poppa, facciamoci coraggio e scoperchiamo il contenitore della pastura, magari tappandoci il naso. Diamo una rimescolata all'impasto e cominciamo a lanciarne qualche mestolata tutto intorno alla barca. Da questo momento in avanti possiamo precedere con la massima calma, non dimenticando che in barca, specialmente se piccola, tutto deve essere disposto nel massimo ordine.

Procediamo al taglio della sardina, che va tagliata (a seconda della grandezza dell'amo) in 3, 4, 5 o 6 pezzi (non si spreca nulla, in quanto si usa anche la testa e la coda)

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La triglietta va invece innescata intera a mò di verme, facendo passare la punta dell'amo dalla bocca e facendola fuoriuscire dalla coda

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/20/fig06.png/]

Svolgiamo quindi sul pagliolo una ventina di metri di lenza dal primo sugherone, inneschiamo un pezzo di sardina o una triglia e lanciamola a sinistra della barca in direzione della prua. Recuperiamo dal pagliolo l'eventuale lenza eccedente riavvolgendola nel sugherone, facciamo alla lenza un'asola lasca (sia per poterla sciogliere facilmente, sia perché non diventi un nodo morto, pericoloso), infiliamoci l'elastico a 'bocca di lupo' e poi infiliamo l'altra estremità dell'elastico nello scalmo o in qualche bitta di cui è dotata la barca. L'elastico favorirà l'autoferrata e sarà un ottimo ammortizzatore delle testate delle bestioline. Posizioniamo il sugherone in modo che non ci stia tra i piedi.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/193/fig07.png/]

Procediamo in questo modo anche per le altre tre lenze: due lanciate a sinistra della barca e due lanciate a destra (rispettivamente due verso la poppa e due verso la prua). Una di queste lenze la terremo in mano. Non ci resta che attendere pazientemente, pasturando di tanto in tanto.

Ho accennato più sopra all' 'inseguimento' del sugherone: capita, a volte, che la bestiolina dia una testata talmente potente da far fuoriuscire l'elastico dello scalmo e far volare letteralmente il sugherone in aria, per poi trascinarselo con furia sotto il pelo dell'acqua. Per nostra fortuna scene simili a quelle de "Lo Squalo" appartengono solo al film, mentre nel nostro caso il sugherone riaffiora già dopo qualche decina di metri e resta immobile: la nostra bestiolina è talmente spossata che può essere salpata perfino a mano senza l'ausilio del guadino... Resta sempre la scocciatura di doversi disormeggiare dopo aver recuperato in fretta le altre lenze, ma vi assicuro che ne vale davvero la pena...

Questo tipo di pesca può essere fatto durante tutto l'anno, ma io preferivo farla nella stagione estiva-autunnale, quando le condizioni del mare non mi 'frullavano' come uno zabaione. Due settimane fa ho avuto la fortuna di rivivere quelle indimenticabili emozioni.



#17
LA SPIGOLA / Pesca alla spigola con la triglia
Luglio 25, 2012, 12:19:19
In questo periodo abbondano le triglie di fango, preda molto gradita alla spigola. Sono abbondanti anche sui banconi del mercato ittico, per cui sono facilmente reperibili. Acquistiamo una decina, scegliendole di taglia piccola (diciamo quanto un dito). Le useremo come esca nella pesca a fondo.
Per l'innesco usiamo un amo che sia più corto della triglia di un 2 cm, ma che abbia una curvatura molto tondeggiante (quasi un semicerchio), per favorire l'innesco. La triglia va infatti escata allo stesso modo di un verme, facendo passare la punta dell'amo dalla bocca e facendola fuoriuscire dalla coda



Questa è un'operazione molto delicata, in quanto le carni della triglia sono fragilissime e potrebbero lacerarsi durante l'innesco, per cui facciamola con calma. L'innesco descritto è il più facile, ma se riuscite a fare il contrario senza sfasciare la triglia (cioè punta dell'amo a partire dalla coda e sua fuoriuscita dalla bocca) è meglio.
Sempre per la delicatezza delle sue carni, non facciamo mai un lancio potente quanto piuttosto 'accompagnato', usando piombi leggeri scorrevoli sulla madre (da 0.35 a 0.50 mm di diametro, a seconda della taglia media delle spigole segnalate nello spot).
Condizioni del mare: calmo o poco mosso.
Nota: anche se la preda più probabile è la spigola, può abboccare qualsiasi tipo di pesce, tra i quali anche l'orata ed il sarago.
#18
1. TABELLA DELLE MISURE MINIME DEI PESCI

La sottostante tabella delle misure minime dei pesci riporta tre tipi di misure:
- Misura minima di legge: è quella considerata minima per legge
- Misura minima dichiarata dalla FIPSAS: è quella minima valida per le gare di pesca (con esclusione del surf casting)
- Misura minima SURF CASTING: è quella minima valida per le gare di surf casting

Le misure minime del SURF CASTING, per alcune specie, sono le più restrittive. Sarebbe opportuno che tutti i pescatori amatoriali si attenessero alle misure minime del Surf Casting anche al di fuori delle competizioni sportive, in quanto quelle della FIPSAS sono, in alcuni casi, troppo tolleranti, mentre quelle di legge, per la stragrande maggioranza dei casi, sono al di fuori di qualsiasi logica, vista la lunghezza che molte specie possono raggiungere in età adulta

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/109/tabellamisureminimedeip.png/]
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/846/tabellamisureminimedeip.png/]
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/3/tabellamisureminimedeip.png/]
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/854/tabellamisureminimedeip.png/]

2. LICENZA DI PESCA IN MARE

Attualmente non è previsto alcun tipo di licenza per la pesca amatoriale in mare.
E' stato abolito anche il decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali che imponeva la dichiarazione di praticare la pesca amatoriale ed il possesso del relativo tesserino.




3. ATTREZZATURA CONSENTITA

Le attrezzature da pesca vengono stabilite attraverso:
   Legge n° 963 del 14 luglio 1965
   D.P.R. n° 639 del 2-10-1968

Esercizio della pesca subacquea sportiva
La pesca subacquea sportiva è consentita soltanto in apnea senza l'uso di apparecchi ausiliari di respirazione. Di questi ultimi è consentita l'utilizzazione solo per finalità diverse dalla pesca.
Il pescatore sportivo subacqueo non può raccogliere coralli, molluschi e crostacei.

Attrezzi individuali e non individuali consentiti per la pesca sportiva
Gli attrezzi individuali e non individuali consentiti per la pesca sportiva sono:
   coppo o bilancia;
   giacchio o rezzaglio o sparviero;
   lenze fisse quali canne a non piú di tre ami, lenze morte, bolentini, correntine a non piú di sei ami,      
   lenze per cefalopodi, rastrelli da usarsi a piedi;
   lenze a traino di superficie e di fondo e filaccioni;
   nattelli per la pesca in superficie, fucile subacqueo, fiocina a mano, canna per cefalopodi;
   parangali fissi o derivanti; nasse.

Limitazioni d'uso degli attrezzi
L'uso degli attrezzi per la pesca sportiva è soggetto alle seguenti limitazioni:
   non possono essere utilizzate bilance di lato superiore a 6 metri;
   non può essere utilizzato giacchio o rezzaglio o sparviero di perimetro superiore a 16 metri;
   non possono essere usate piú di 5 canne per ogni pescatore sportivo;
   il numero degli ami dei parangali complessivamente calati da ciascuna imbarcazione non deve essere
   superiore a 200 qualunque sia il numero delle persone presenti a bordo;
   non possono essere calate da ciascuna imbarcazione piú di due nasse qualunque sia il numero delle
   persone presenti a bordo;
   è vietato l'uso di fonti luminose ad eccezione della torcia utilizzata nell'esercizio della pesca
   subacquea. Nell'esercizio della pesca con la fiocina è consentito l'uso di una lampada.

Limitazioni di cattura
Il pescatore sportivo non può catturare giornalmente pesci, molluschi e crostacei in quantità superiore a 5 Kg complessivi salvo il caso di pesce singolo di peso superiore. Non può essere catturato giornalmente piú di un esemplare di cernia a qualunque specie appartenga.
Inoltre per quanto riguarda il riccio di mare, la sua pesca è consentita esclusivamente in apnea e solo da Gennaio ad Aprile e da Luglio a dicembre. Il pescatore sportivo non può raccogliere più di cinquanta esemplari al giorno.

#19
Vento contrario? Mare impossibile? Macché... Con questo sistema nulla ci può fermare

http://www.youtube.com/watch?v=fausfAx_YtQ&feature=related


E il barchino da riva? Mettiamo anche quello nel museo

http://www.youtube.com/watch?NR=1&feature=endscreen&v=GC0cvvpru8M
#20
PESCI & CATTURE / COME POSTARE IN QUESTA SEZIONE
Marzo 04, 2012, 11:25:40
COME POSTARE NELLA SEZIONE PESCI & CATTURE

E' in corso il restyling di Calabria Pesca Online, che renderà il nostro Forum ancora più bello, più ordinato e più fruibile da parte di tutti gli iscritti.
La ristrutturazione comporta la diminuzione del numero dei post di ciascuno di noi, in quanto si sta procedendo alla cancellazione di tutti i complimenti che non sono stati espressi con il pulsante COMPLIMENTI, come da Regolamento.
In particolare è stata ristruttura completamente la sezione PESCI & CATTURE, nella quale ora possono coesistere due tipi di topic:
a) i topic ufficiali
b) i topic personali

1. I topic ufficiali (che possono essere creati solo dai Moderatori) hanno la funzione di Gallerie delle catture. La struttura di questi topic è la seguente:

[Disciplina di pesca] CATTURE (Anno)

Per esempio:

[SPINNING] CATTURE 2012/2013
[PESCA CON IL VIVO E TELEFERICA] CATTURE 2012-2013
[INGLESE E BOLOGNESE] CATTURE 2012-2013


e così via.

Questi Topic/Galleria dovranno contenere esclusivamente la Scheda Cattura, che dovrà avere una struttura simile a questa:



Preda: .........
Località: ........
Data e orario: ........
Attrezzatura: canna: ........, mulinello:........, artificiale........., ecc.
Lenza madre: ........,  galleggiante gr.: ......., finale ........, amo n°: ......., ecc.
Esca: ........
Fase lunare: ........
Marea: ........
Condizioni meteo/marine: ........
Brevi note: ........

Per il report cliccare sul LINK .......(inserire il link al report del thread "personale")




Come si può desumere dalla scheda, il report dovrà essere fatto solo sui thread personali.

Nei topic/galleria non sarà tollerato nessun tipo di commento: si potranno fare solo i complimenti mediante l'apposito tasto.
Qualsiasi commento verrà cancellato all'istante dai Moderatori senza che questi ne diano preavviso ne pubblico ne privato.

2. Parallelamente ai topic/galleria, ogni utente potrà crearsi un proprio topic personale sulle catture, in cui può replicare la Scheda Cattura inserita nel topic/galleria (basta un semplice copia/incolla), oppure limitarsi solo a stilare un report e mettere il link alla Scheda Cattura del topic ufficiale.

Sarebbe opportuno che il topic personale avesse come titolo "Le catture di (nickname)". Per esempio:
Le catture di Giovanni 28
Le catture di Francesco 126
e così via.

Chiaramente basta aprire un unico topic personale in cui inserire tutte le proprie catture.

I visitatori dei topic personali che vogliono fare i complimenti possono farlo solo tramite l'apposito tasto, e sarebbe opportuno che si astenessero da qualsiasi commento che non sia di carattere tecnico, per una forma di rispetto verso l'utente che ha aperto il suo topic personale.
Qualsiasi tipo di complimento espresso in modo diverso sarà cancellato senza che il moderatore ne dia preavviso ne privatamente ne pubblicamente, come pure verranno cancellati i commenti banali.
Onorate le catture dei vostri amici e colleghi contribuendo a mantenere ordinati e puliti i loro topic non postando commenti o richieste che non abbiano un contenuto tecnico.
Un topic privo di commenti inutili e di richieste non conformi alla cattura lo rendono più fruibile da parte di tutti.

L'utente che posta le proprie catture dovrà farlo seguendo il REGOLAMENTO FOTO CATTURE. Tutte le foto non conformi al Regolamento verranno cancellate senza che il moderatore ne dia preavviso ne privatamente ne pubblicamente.

LO STAFF DI CALABRIA PESCA ONLINE
#21
PESCI & CATTURE / [BEACHLEDGERING] CATTURE
Febbraio 23, 2012, 13:02:35
"SCHEDE CATTURE" [BEACHLEDGERING]  

Da questa data in poi, ogni utente dovra' inserire in questo thread, la propria "SCHEDA CATTURA", in questo modo avremmo piu' ordine nelle catture e una sorta di galleria che tutti potranno utilizzare come punto di riferimento per eventuali informazioni.

In questo thread, non saranno tollerati commenti di nessun genere, saranno accettati solo i complimenti per mezzo dell'apposito tasto.

Tutti i commenti saranno eliminati sistematicamente dai Moderatori di sezione senza nessun preavviso.
Per eventuali domante tecniche esistono sezioni piu' appropriate o i "thread personali", visibili nella sezione "PESCI & CATTURE"


Prima di postare una scheda cattura, leggere il "REGOLAMENTO FOTO CATTURE"




Ecco un piccola scheda da utilizzare come riferimento per l'inserimento della cattura:


FOTO CATTURA "come inserire una foto"

preda: .........
località: ........
data e orario: ........
attrezzatura: canna ........, mulinello:........
lenza madre: ........,  finale ........ amo n°: .......
esca utilizzata: ........
fase lunare: ........
marea: ........
condizioni meteo/marine: ........
note: ........

per il report cliccare sul LINK .......(inserire il link al report del thread "personale")
#22
PESCI & CATTURE / [INGLESE E BOLOGNESE] CATTURE
Febbraio 23, 2012, 12:58:05
[INGLESE E BOLOGNESE] CATTURE (Anno)

Da questa data in poi, ogni utente potrà inserire in questo thread la propria "SCHEDA CATTURA" all'inglese e bolognese, in modo da creare una sorta di galleria che tutti potranno utilizzare come punto di riferimento per eventuali informazioni.

Trattandosi di una galleria, in questo thread non saranno tollerati commenti di nessun genere, saranno accettati solo i complimenti per mezzo dell'apposito tasto.

Tutti i commenti saranno eliminati sistematicamente dai Moderatori di sezione senza nessun preavviso.
Per eventuali domante tecniche esistono sezioni piu' appropriate o i "thread personali", visibili nella sezione "PESCI & CATTURE"

Anche nei "thread personali" sarebbe opportuno fare i complimenti solo mediante l'apposito tasto ed astenersi da qualsiasi commento che non sia di carattere tecnico.


Prima di postare una scheda cattura, leggere il "REGOLAMENTO FOTO CATTURE"




Ecco un piccola scheda da utilizzare come riferimento per l'inserimento della cattura:


(Per chi non dovesse conoscere il metodo per inserire le foto delle proprie catture, consultare il topic "come inserire una foto")

Preda: .........
Località: ........
Data e orario: ........
Attrezzatura: canna: ........, mulinello:........
Lenza madre: ........,  galleggiante gr.: ......., finale ........, amo n°: .......
Esca: ........
Fase lunare: ........
Marea: ........
Condizioni meteo/marine: ........
Brevi note: ........

Per il report cliccare sul LINK .......(inserire il link al report del thread "personale")
#24
Pesca con la bolognese dall'A alla Z

Ciao a tutti.
E' stato introdotto questo nuovo Topic intitolato "Pesca con la bolognese dall'A alla Z" in modo da concentrare in un unico topic tutto ciò che riguarda la pesca con la canna bolognese.
Per esempio, in questo Topic verranno trattati argomenti del tipo:
   a) Richieste o suggerimenti per l'acquisto di una canna bolognese
   b) Richieste o suggerimenti per l'acquisto di un mulinello adatto per la canna bolognese
   c) Fili da utilizzare per la pesca con la bolognese
   d) Terminali da usare per la pesca con la bolognese
   e) Esche da usare per la pesca con la bolognese
   f) Pasture e pasturazione per la pesca con la bolognese
   g) Spot ideali per la pesca con la bolognese
   h) ...........
   i) ............
   l) insomma, qualsiasi cosa riguardi questa pesca specifica, ma solo questa

Sono in fase di preparazione altri due topic specifici, Pesca all'inglese dall'A alla Z e Pesca con la canna fissa dall'A alla Z, in modo da rendere questi tre topic specializzati ognuno in un argomento ben preciso.
#25
Questo argomento l'ho già trattato in modo spezzettato altre volte e lo riprendo solo per riassumere in un unico post il mio metodo per pescare col vivo le spigole e le lecce amia. E' un metodo che sa di antico, ma ci sono molto affezionato (e poi funziona...).

Il pesce esca che preferisco è il muggine, sia perché nella mia zona è abbondante e di facile reperibilità, sia perché tra i vari pesci-esca che ho provato si dimostra il più resistente allo stress ed ha la pelle molto coriacea, che agevola tantissimo il suo innesco. Per la pesca alla spigola seleziono muggini di piccola taglia, mentre per la leccia amia non esito ad usare anche muggini di 2 kg, se mi capita di prenderli.

Le canne ed i mulinelli che utilizzo non fanno testo, nel senso che sono ormai fuori produzione da tantissimi anni e quindi non si trovano più sul mercato. Possono essere presi a riferimento solo per farsi un'idea sul tipo di 'potenza' che preferisco abbiano gli attrezzi che uso per questa pesca. Devo il loro possesso ad un amico carissimo che ha deciso di ritirarsi completamente dalla pesca e ha deciso di regalare tutta la sua attrezzatura agli  amici che ancora la praticano. Conoscendo i miei gusti, mi ha regalato due canne Italcanna Marenostrum da 250 gr e due mulinelli Mitchell 498, che con infinita pazienza (ma con grande passione) ho 'rinfrescato' (alle canne ho sostituito gli anelli e le ho riverniciate, i due mulinelli li ho fatti riverniciare dal carrozziere, anche lui appassionato di pesca). I mulinelli hanno entrambi le bobine di ricambio, due le ho riempite con lo 0.35 e due con lo 0.50, entrambi i diametri con nylon Asso di Quadri della DP, di cui posseggo ancora due bobinoni in perfetto stato di conservazione (conservati al buio dentro una doppia busta nera di plastica). Insomma, è stato un emozionante tuffo nel passato. (Per inciso, quelle canne e quei mulinelli li avevo anch'io, che poi ho dovuto rivendere per necessità di quibus...)

I mulinelli con lo 0.35 li uso per la spigola, quelli con lo 0.50 li uso per la leccia. I terminali sono identici, differiscono solo per il diametro del bracciolo e per il peso del piombo scorrevole: diametro 0.30 e piombo 50/70 gr per la spigola, diametro 0.70 e piombo 150 gr per la leccia. Volontariamente non faccio mai la pesca 'mista' (o pesco con entrambe le canne alla spigola, o con entrambe alla leccia), anche se in pratica può capitare che al terminale da spigola abbocchi la leccia e viceversa. Come picchetti uso i picchetti angolari in acciaio, che mi danno maggior affidamento di quelli di alluminio (tanto il peso del trasporto se lo 'becca' il carrellino da spiaggia...).

Per quanto riguarda la zavorra, preferisco usare piombi scorrevoli direttamente sulla lenza madre. Essendomi capitato nel passato che il foro passante si ostruisse per materiale estraneo (sabbia, alghe...) o si restringesse per caduta del piombo o per sbatacchiamenti durante il trasporto o sullo stesso fondo del mare, ho deciso di fondere da me il piombo da usare con il vivo in modo da dargli queste due caratteristiche: foro passante sufficientemente largo e forma rettangolare che impedisce (o rallenta) il suo rotolamento sul fondo. Scartato l'iniziale allargamento del foro che facevo con la punta del trapano (molto pericoloso e 'spacca punte' per l'eccessivo surriscaldamento), scartata l'ipotesi di collegare il piombo con un pezzo di nylon e girella alla madre (per i grovigli dovuti al peregrinare del pesce-esca) e scartato il metodo di pescare con la teleferica (in quanto preferisco per una serie di motivi il metodo tradizionale), mi son preparato uno stampo semplicissimo che mi consente di forgiare piombi dalla forma non tondeggiante e col foro passante largo.

Da uno spezzone di alluminio angolare mi sono ritagliato dei pezzi aventi la stessa lunghezza con cui formare le due valve di uno stampo rettangolare: ne ho ritagliate due per creare piombi che vanno da 50 a 100 gr ed altre due per creare piombi dal peso unico di 150 gr. Lo schema della costruzione è illustrato in figura:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/443/fig1stampopiomboquadratsks.png/]

Ho poi recuperato uno spezzone di acciaio da 5 mm per creare il foro centrale del piombo, una morsa a pinza, 2 chiodi, una tavoletta di legno ed un paio di metri di tubicino di plastica con lo stesso diametro del pezzo d'acciaio.
Al centro della tavoletta di legno ho praticato un foro dello stesso diametro della verga di acciaio: nel foro infilo la verga che in questo modo rimane in posizione eretta durante la colata del piombo. Dopo aver ingrassato l'interno delle valve e la verga (per facilitare il loro successivo distacco dal piombo, stando attento allo sfrigolio del grasso durante la colata), accosto tra loro le due valve in modo che combacino perfettamente a formare un parallelepipedo rettangolare e le metto sulla tavoletta di legno in modo da racchiudere esattamente al loro centro la verga. Per tenere le valve fisse al loro posto, sul fianco esterno di ciascuna pianto un lungo chiodo sino a quando la testa del chiodo non si ferma sul bordo superiore delle valve, tenendole ben ferme e solidali con la tavoletta. Per le valve più piccole, a volte, anziché piantare i due chiodi uso una morsa a pinza, che mi permette di guadagnare tempo. Però i 2 chiodi danno all'insieme una stabilità maggiore. Per aumentare ancora di più la stabilità, anziché 2 soli chiodi ne uso 4 (uno per ogni lato delle valve). Terminata la colata e rassodatosi il piombo, è sufficiente liberare dai chiodi una sola valva e lasciare l'altra sempre fissa, pronta per un nuovo piombo.
Tolto il piombo dallo stampo, con leggeri colpi di martello faccio fuoriuscire la verga dal piombo e quindi infilo nel foro il tubicino di plastica facendone fuoriuscire 5 mm per parte. Il tubicino di plastica serve per salvaguardare dall'usura la lenza madre che vi scorre all'interno.

Il lavoro si velocizza se si dispone di una bilancina da cucina con cui pre-pesare il piombo grezzo da fondere. Se non si dispone della bilancina, bisogna allora fondere piombi dal peso già noto. Se si dispone di piombo grezzo e non si vogliono usare piombi acquistati nel negozio, sarà sufficiente, per ogni piombo fuso da noi, pre-fondere un piombo dal peso noto, prendere l'altezza a cui arriva ciascun piombo nelle valve, e poi ritagliare ogni coppia di valve all'altezza a cui arriva quel piombo con quel peso noto. Procedendo in questo modo si possono preparare diverse coppie di valve, ogni coppia adatta ad uno specifico peso del piombo (non ne servono tanti, è sufficiente uno stampo da 50 gr, uno da 70, uno da 90 ed uno da 150).

Il piombo preparato in questo modo non è per nulla aerodinamico, ma questo fatto è assolutamente ininfluente vista l'esigua distanza che debbo raggiungere (30 mt). Nei mesi estivi raddoppio questa distanza immergendomi con maschera e pinne e trascinando il muggine. I vantaggi del foro di scorrimento più largo e la forma non tondeggiante del piombo però si fanno sentire. C'è da segnalare che il pesce-esca subisce uno shock dovuto all'impatto con l'acqua a causa del lancio, ma dopo tanti anni che pratico questa pesca posso affermare che questo shock non è poi così determinante, visto che le catture avvengono. Nella mia zona tutti peschiamo da sempre con il sistema del lancio, in quanto nessuno vuole usare la teleferica.
Se ho terminato i piombi rettangolari e non ho voglia o tempo di prepararne altri, ricorro tranquillamente ai piombi commerciali, dando la preferenza a quelli di forma schiacciata.

Per la preparazione del terminale uso questi accessori: come capocorda utilizzo una maglia di catenella di acciaio inox (che diventa un oval split chiuso) e come gommino salvanodo utilizzo un pezzetto di guaina ricavato dai fili elettrici che congiungevano le candele allo spinterogeno nelle vecchie autovetture, facilmente ancora reperibili dal ferrivecchi (il vantaggio di queste guaine è che hanno un diametro ben maggiore rispetto al filo di rame che ricoprono, sono resistentissimi ed offrono una maggior protezione al nodo dal battere del piombo). Naturalmente si possono usare vari tipi di salvanodo:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/406/fig2terminale.png/]

Per innescare il muggine vivo, l'amo che preferisco è l'amo da palamito della Mustad, sia per la forma aperta della gola molto ampia che per la giusta lunghezza del gambo. Adeguo la grandezza dell'amo alla taglia del muggine. Con una pietra abrasiva acumino la punta in modo che trapassi più facilmente la pelle del muggine. Lo infilo più o meno all'altezza della pinna superiore caudale, cercando di prendere un segmento di pelle il più ampio possibile e faccio scorrere la lenza sotto pelle. Poi rinfilo l'amo vicino alla testa (senza andarci troppo vicino) e lo distendo a punta in su. La durezza della pelle del muggine contribuisce a mantenere l'amo in sede:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/268/fig3innseco.png/]

Dopo aver effettuato il lancio, filo un po' di lenza per lasciarla leggermente in bando, metto il segnale di polistirolo vicino all'anello apicale e poggio la canna nel picchetto, lasciando l'archetto aperto. Fermo la lenza infilandola nell'apposito elastico che ho messo nella canna all'altezza dell'archetto del mulinello. Stringo la frizione regolandola sul carico di rottura della lenza madre e mi metto in attesa.
L'elastico che utilizzo lo ricavo ritagliando spezzoni tubolari da 2/3 cm da una camera d'aria di bicicletta, che infilo nella canna senza mulinello dalla parte del piede. Faccio risalire l'elastico sino all'altezza in cui verrà a trovarsi l'archetto del mulinello. Ho una scorta di vecchie camere di vari diametri, così posso adeguare il diametro dell'elastico al diametro della canna, in modo che non rimanga troppo lasco. Col tempo gli elastici imputridiscono, per cui li sostituisco di frequente.
 
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/534/ariaa.png/]

Se il muggine è di grossa taglia, potrebbe sfilare la lenza dall'elastico: è sufficiente riposizionare il segnale e rimettere la lenza dentro l'elastico. Nella forca dell'appoggia canna ho incollato una striscia di velcro con cui assicuro la canna al picchetto, in moda che non possa fuoriuscire a causa di un contraccolpo causato da una qualsiasi cosa.
Quando il predatore abbocca, mi preparo per dare l'incocciata: quando 'sento' che ha ingoiato l'esca, chiudo l'archetto è do una ferrata decisa. Quindi mi regolo per il recupero in base alla mole del predatore.

Per la pesca al serra, raramente utilizzo pesce-esca, in quanto preferisco tranci di sardina o tranci (più grossi) di muggine.  Uso la lenza 0.50, un piombo scorrevole a palla da 150 gr, guaina salvanodo e oval split come visti sopra. Preparo il bracciolo con un cavetto d'acciaio da 30 libbre e come amo utilizzo un Awa-Shima Seamaster Cutting Blade 4310 del numero 6/0 (per il trancio di sardina), oppure un amo Owner Gorilla del numero 6/0 (per il più consistente trancio di muggine). Gli Awa_Shima del numero 2/0 li uso per l'orata quando innesco il murice.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/542/amiawashima.png/]

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/851/amiowner.png/]

Questo è tutto.

#26
Segnalatore di abboccata per tripode

Revisione del post del 27 Novembre 2008

Ho fatto la revisione del post per cercare di migliorare le immagini allegate all'articolo del 27/11/08. I materiali ed i metodi di costruzione rimangono pressoché invariati.

Da tener presente: anche il segnalatore di abboccata per tripode, come tutti i segnalatori di abboccata, risentono alquanto delle condizioni del mare: più il mare è mosso, più sono falsate le sue segnalazioni. Le condizioni ideali per utilizzare con profitto un qualsiasi segnalatore di abboccata restano pertanto quelle di un mare calmo o poco mosso.

Considerazioni: il tripode è un attrezzo comodissimo e geniale, ma per sua stessa concezione restituisce i suoi migliori risultati se utilizzato nella pesca leggera, in modo particolare nel beach ledgering. Per tipi di pesca più impegnativi, p.e. nel surf casting, è sempre preferibile optare per i picchetti ben piantati nella sabbia.

Introduzione al segnalatore di abboccata per tripode: il principio di funzionamento di questo segnalatore è abbastanza semplice ed efficace, sempre che venga utilizzato in condizioni di mare che non ne falsino le segnalazioni. Esso si basa su un'asta basculante di circa 70 cm, tenuta in posizione di equilibrio dalla lenza madre ad essa collegata (vedi fig.1). Dopo aver fatto il lancio, posizionare normalmente la canna sul tripode e mettere la lenza nella giusta tensione. Adesso da un anello passafilo della canna (quello che risulta il più  perpendicolare all'astina di acciaio legata al segnalatore), si fa fuoriuscire la lenza madre tirandola verso il basso e posizionandola nell'incavo della guida in acciaio inox legata all'asta :

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/94/fig01.png/]

Come posizione di partenza il segnalatore deve assumere quella più o meno orizzontale e si regola il contrappeso (spostandolo lungo l'asta) per bilanciare la tendenza che ha la lenza madre a sollevare il segnalatore. Trovato il giusto bilanciamento col contrappeso, la lenza madre, a seguito dell'abboccata del pesce, dapprima tirerà verso l'alto l'asta, per poi sganciarsi completamente dalla guida se la 'tirata' è abbastanza decisa. Entrambi i casi (asta rivolta in alto o asta caduta verso il basso) possiamo considerarli come un avviso di abboccata. Per i più distratti, la caduta dell'asta provocherà un forte rumore quando andrà a battere sulla gamba del tripode. Una stalight posizionata in testa all'asta favorirà, durante la pesca notturna, il riconoscimento immediato della canna interessata.
Anche se per la costruzione si possono usare i materiali più diversi, ho preferito utilizzare materiali molto leggeri in modo da essere più sensibili anche alle mangiate dei pesci di taglia medio-piccola. Questi materiali sono di facilissima reperibilità ed hanno un costo irrisorio.

Vantaggi di questo modello: i vantaggi del modello da tripode rispetto ad un modello 'portatile' da agganciare alla lenza, è la rapidità di sgancio del segnalatore: è sufficiente prendere in mano la canna perché il segnalatore (se già non si è auto sganciato) si sganci automaticamente all'istante lasciando la lenza completamente libera.

Attrezzi da laboratorio: bisogna disporre di un minimo di attrezzatura:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/402/fig02.png/]

I materiali:

- Micro raccordo in plastica che si utilizza per le irrigazioni a goccia da giardino. E' rintracciabile presso i rivenditori di articoli da giardinaggio, sementi, concimi e agricoltura in generale. E' importante che il raccordo sia proprio quello in figura e con le stesse misure, per cui vi suggerisco di portrvi dietro una stampata del disegno perché il rivenditore cercherà di propinarvene altri se non dispone di quello in figura. Se ne fosse sprovvisto, fatevelo ordinare appositamente (è confezionato in bustine da centinaia di pezzi, ma si vende singolarmente). Costa € 0.10 al pezzo.

- Dallo stesso rivenditore richiedete l' Asta in Vetroresina che si pianta nel terreno per sorreggere elementi di impianto a pioggia. Ha la lunghezza di 1 mt e un diametro di 5 mm. Costa € 1 al pezzo.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/18/fig03.png/]

- Spezzoncino di guaina di filo elettrico o altro materiale equivalente, con il diametro del foro compreso tra 1 e 1,8 mm: serve da fermo per una piccolo astina di metallo con un diametro da 2 mm che costruiremo più avanti. E' necessario che lo spezzone di guaina (o qualsiasi altra cosa si usi) venga forzato nell'astina di metallo in modo che non possa fuoriuscire facilmente:  

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/192/fig04.png/]

- Serve poi quest'altro materiale:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/194/fig05.png/]

Preparazione dei pezzi:

- Inserire nella morsa il micro raccordo (attenzione a non stringere troppo per non spaccarlo) e tagliare col seghetto la svasature più grossa (vedi fig. 6):

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/8/fig06.png/]

- Tagliare l'asta in vetroresina ad una lunghezza di 70 cm, quindi con la raspa e carta vetrata fine assottigliare una estremità dell'asta sino a quando non entra nel foro più largo del micro raccordo. Fare il lavoro pian piano per non assottigliare troppo (fermatevi non appena la parte assottigliata entra nel corpo del micro raccordo). Incollare le due parti con la colla siliconica riscaldata dalla candela:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/233/fig07.png/]

- Disegnare nel quadratino di alluminio le sagome dei listellini come indicato nella fig.8 (le misure sono indicate nella figura). Questi listellini ci serviranno per costruire le 'squadrette' in cui faremo basculare le aste in vetroresina. Una volta disegnati il listellini, ritagliarli con le cesoie per lamierino (arrotondare anche gli spigoli ai quattro angoli).
Poi disegnare su ciascun listello tre parti: le due parti estreme le fate da 2 cm l'una, quella centrale da 3 cm. Forare al centro ciascuna parte come indicato in figura e quindi piegare a squadra le due parti estreme sino a formare una squadretta come in figura 8:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/406/fig08.png/]

Queste staffe andranno poi fissate al braccetto del tripode in cui si trovano le forcelle porta-canna.

- Prepariamo l'astina in acciaio inox che servirà per sostenere le aste in vetroresina dentro le staffe (le astine faranno da perno alle aste stesse):

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/560/fig09.png/]

- Infiliamo nell'asta l'anellino spaccato (split ring): non dimentichiamo di fare questa operazione adesso, altrimenti saremo costretti a disfare il lavoro seguente per poter infilare l'anellino. Poi sagomiamo come in fig. 10 la guida in acciaio armonico che serve per trattenere la lenza madre. Quindi leghiamo la guida all'asta ed incolliamo il tubetto porta starlight (quello da 3 mm oppure quello da 4,5 mm, dipende dal tipo di starlight che vogliamo usare):

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/856/fig10.png/]

- Prepariamo i contrappesi. Servono contrappesi con grammature diverse, da usare a seconda delle condizioni del mare e del vento. Inizialmente provate con i contrappesi più leggeri, per poi passare a grammature superiori se fosse necessario. Per il contrappeso si possono usare piombi con foro passante, in cui avremo infilato uno spezzoncino di acciaio sagomato per appenderlo allo split ring, oppure, se vogliamo migliorare l'estetica, possiamo usare altri oggetti in cui colare piombo fuso (p.e. spezzoncini di tubo di alluminio da 1 cm di diametro, le sfere cromate avvitate a certe maniglie dei cassetti, o altri oggetti che ci ritroviamo:
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/841/fig11.png/]

- Per ultimo non ci resta che imbullonare le staffe al braccio del tripode in cui si trovano le forcelle reggi canna. Le staffe rimarranno sempre fisse (hanno un ingombro minimo che non crea alcun fastidio), mentre arrivati sul luogo di pesca dobbiamo semplicemente collegare le aste in vetroresina alle staffe mediante le astine di metallo:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/718/fig12.png/]

Tutto l'insieme che compone il segnalatore di abboccata è ultra leggero, quindi adatto anche a pesci di taglia medio piccola come detto all'inizio.
Col metodo appena visto preparare tutti i segnalatori di abboccata che ancora vi mancano.


#27
Ho sempre avuto una grande stima ed ammirazione per i Giapponesi, ma anche loro (come noi, d'altronde) rischiano di pagare per l'inettitudine e la grande miopia internazionale dei loro ministri e di pochi gruppi di persone senza scrupoli che badano unicamente ai loro sporchi tornaconti.
Qualche settimana fa hanno compiuto lo scempio della strage dei delfini, ora hanno deciso di riprendere la strage delle balene, per appoggiare la quale il loro governo ha addirittura deciso di scortare i pescherecci con la loro flotta navale!
Quello che mi fa ribollire il sangue è che la scusa con cui giustificano la caccia alle balene (alla quale hanno posto dei limiti anche quelle nazioni che fino ad ieri erano riluttanti, tipo la Norvegia) è la cattura 'a scopo di studio'! Avrei capito (anche se non giustificato) la cattura a 'scopo alimentare', anche se pure questa sarebbe stata una scusa per camuffare i loro veri intenti, che sono quelli di lucrare sulla vendita a peso d'oro della carne di balena ad altri paesi orientali, di cui potrà usufruirne non certamente la popolazione comune quanto quelli di loro che hanno grandi possibilità finanziarie, visto il prezzo a cui sarà venduta.
A poco servirà l'azione di disturbo che GreenPeace ed altre associazioni stanno organizzando per ostacolare il più possibile questa orribile caccia a scopo di lucro, anzi stavolta la loro azione sarà ancora meno efficace delle volte precedenti per la presenza della flotta navale nipponica a sostegno dei pescherecci.
Noi, nel nostro piccolo, forse potremmo essere più efficaci: boicottiamo tutti i prodotti giapponesi. Se riuscissimo a mettere in crisi la loro industria, i  nostri maggiori alleati sarebbero proprio gli industriali giapponesi, che vedendo scemare le loro vendite potrebbero agire dall'interno per fare forti pressioni sui loro governanti a cambiare idea su questa stupida caccia.
Non c'è arma più efficace che mettere in ginocchio le loro esportazioni.
#28
Come risaputo, il mese di settembre è quello in cui la temperatura del mare è la più elevata dell'anno. Al Sud, questa caratteristica potrebbe protrarsi anche al mese di ottobre.
Il mese di settembre è quindi il mese ideale per utilizzare i filetti di sardina e di muggine, che rilasciano i loro umori più facilmente, favoriti dall'alta temperatura.
Costituiscono un ottimo richiamo olfattivo per tutti i tipi di pesci. Variando opportunamente le dimensioni dei filetti, si possono insidiare sia i pesci di piccola taglia che quelli di dimensioni notevoli.
Personalmente utilizzo ami del modello Aberdeen per i pesci che sono soliti ingoiare l'esca e quelli del modello Beak per i pesci che invece la 'masticano' (p.e. l'orata). Come misure parto dal N.8 sino al 2/0. Del modello Beak mi sto trovando benissimo con gli ami Awa Shima dotati di 'cutter point', che hanno un eccezionale rapporto qualità/prezzo.
I filetti vanno legati con il filo elastico con le 'carni' rivolte all'esterno, per favorire l'effluvio degli umori. Nel mese di settembre possono essere una valida alternativa alle esche classiche (ma più costose), sono di facile reperibilità al mercato ittico e sono facilmente lavorabili con un coltello affilatissimo (si possono usare le comuni taglierine al posto dei meravigliosi, ma carissimi, coltelli per sfilettare).
#29
1. TABELLA DELLE MISURE MINIME DEI PESCI

La sottostante tabella delle misure minime dei pesci riporta tre tipi di misure:
- Misura minima di legge: è quella considerata minima per legge
- Misura minima dichiarata dalla FIPSAS: è quella minima valida per le gare di pesca (con esclusione del surf casting)
- Misura minima SURF CASTING: è quella minima valida per le gare di surf casting

Le misure minime del SURF CASTING, per alcune specie, sono le più restrittive. Sarebbe opportuno che tutti i pescatori amatoriali si attenessero alle misure minime del Surf Casting anche al di fuori delle competizioni sportive, in quanto quelle della FIPSAS sono, in alcuni casi, troppo tolleranti, mentre quelle di legge, per la stragrande maggioranza dei casi, sono al di fuori di qualsiasi logica, vista la lunghezza che molte specie possono raggiungere in età adulta

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/109/tabellamisureminimedeip.png/]
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/846/tabellamisureminimedeip.png/]
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/3/tabellamisureminimedeip.png/]
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/854/tabellamisureminimedeip.png/]

2. LICENZA DI PESCA IN MARE

Attualmente non è previsto alcun tipo di licenza per la pesca amatoriale in mare.
E' stato abolito anche il decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali che imponeva la dichiarazione di praticare la pesca amatoriale ed il possesso del relativo tesserino.

3. ATTREZZATURA CONSENTITA

Le attrezzature da pesca vengono stabilite attraverso:
    Legge n° 963 del 14 luglio 1965
    D.P.R. n° 639 del 2-10-1968

Esercizio della pesca subacquea sportiva
La pesca subacquea sportiva è consentita soltanto in apnea senza l'uso di apparecchi ausiliari di respirazione. Di questi ultimi è consentita l'utilizzazione solo per finalità diverse dalla pesca.
Il pescatore sportivo subacqueo non può raccogliere coralli, molluschi e crostacei.

Attrezzi individuali e non individuali consentiti per la pesca sportiva
Gli attrezzi individuali e non individuali consentiti per la pesca sportiva sono:
    coppo o bilancia;
    giacchio o rezzaglio o sparviero;
    lenze fisse quali canne a non piú di tre ami, lenze morte, bolentini, correntine a non piú di sei ami,     
    lenze per cefalopodi, rastrelli da usarsi a piedi;
    lenze a traino di superficie e di fondo e filaccioni;
    nattelli per la pesca in superficie, fucile subacqueo, fiocina a mano, canna per cefalopodi;
    parangali fissi o derivanti; nasse.

Limitazioni d'uso degli attrezzi
L'uso degli attrezzi per la pesca sportiva è soggetto alle seguenti limitazioni:
    non possono essere utilizzate bilance di lato superiore a 6 metri;
    non può essere utilizzato giacchio o rezzaglio o sparviero di perimetro superiore a 16 metri;
    non possono essere usate piú di 5 canne per ogni pescatore sportivo;
    il numero degli ami dei parangali complessivamente calati da ciascuna imbarcazione non deve essere
    superiore a 200 qualunque sia il numero delle persone presenti a bordo;
    non possono essere calate da ciascuna imbarcazione piú di due nasse qualunque sia il numero delle
    persone presenti a bordo;
    è vietato l'uso di fonti luminose ad eccezione della torcia utilizzata nell'esercizio della pesca
    subacquea. Nell'esercizio della pesca con la fiocina è consentito l'uso di una lampada.

Limitazioni di cattura
Il pescatore sportivo non può catturare giornalmente pesci, molluschi e crostacei in quantità superiore a 5 Kg complessivi salvo il caso di pesce singolo di peso superiore. Non può essere catturato giornalmente piú di un esemplare di cernia a qualunque specie appartenga.
Inoltre per quanto riguarda il riccio di mare, la sua pesca è consentita esclusivamente in apnea e solo da Gennaio ad Aprile e da Luglio a dicembre. Il pescatore sportivo non può raccogliere più di cinquanta esemplari al giorno.

#30
Assemblare una batteria per alimentare la lampada frontale

Uno dei problemi per chi pesca prevalentemente in notturna come me è rappresentato anche dall'elevato costo delle pile per le lampade frontali.
Io possiedo una lampada Petzel Zoom con lampadina allo iodio che mi ricambia della sua potentissima luce  'succhiando' una quantità incredibile di energia dalla pila piatta da 4,5 volt. Stanco di comprare la pila di ricambio in continuazione, ho risolto una volta per tutte il problema sostituendo la pila con una batteria sigillata al piombo da 6 volt 3,2 Ah e relativo carica batterie. Ho sfruttato la lampadina originale finché è durata e poi l'ho sostituita con una da 6 volt, sempre allo iodio (purtroppo rarissima da trovare).
Non solo mi son rifatto abbondantemente della spesa, ma la batteria continua a funzionare perfettamente da anni, inoltre l'intensità della luce erogata è molto più costante di quella data dalla pila, che comincia a perdere colpi già quando è a metà della sua carica. L'ingombro ed il peso della batteria al piombo è logicamente maggiore, ma ho risolto questo problema con uno 'spallaccio' che non mi da il minimo fastidio, ed in compenso ho alleggerito il peso della lampada, essendo priva di pila.
Inoltre uso questa batteria anche per alimentare un ossigenatore per il secchio del vivo. Essendo una batteria al piombo, non possiede memoria di ricarica per cui può essere ricaricata al massimo anche senza aspettare l'esaurimento della carica precedente.
Per chi eventualmente fosse interessato alla modifica (attuabile su qualunque lampada in grado di sostenere un voltaggio da 6 volt e 3,2 Ah), questo è lo schema.

Occorrente:
-   Batteria al piombo sigillata da 6 Volt 3,2Ah – Prezzo medio 10 €
-   Carica batteria – Prezzo medio 10 €
-   4 Faston (2 maschi e 2 femmine)
-   2 Jack (1 maschio e 1 femmina)
-   Due metri di cavo elettrico bipolare morbido e sottile
-   Lampada frontale Petzel Zoom (o qualsiasi altra lampada che supporti i 6 volt)
-   Borsello o marsupio di recupero
-   Cinghie a tracolla di recupero dotate di fibbie
-   Ago da materasso
-   Due metri di cordoncino sottile e robusto (ottimo uno spezzone di multifibra)
-   Un pezzo di gomma piuma
-   2 pezzi di velcro
-   Colla
-   Saldatore a stagno (opzionale)
-   Pinze e forbici

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/143/alimentatore.png/]


Preparazione dello zainetto porta batteria

1.   Dopo alcune prove ho constatato che riponendo la batteria all'interno di un vecchio borsello o di un vecchio marsupio (leggermente modificato) appeso sulle spalle, all'altezza del bacino, il peso e l'ingombro sono talmente minimi che la batteria si può tenere in posizione per tutta la notte senza che dia fastidio. Io ho usato un vecchio borsello di tela robusta, ritagliandolo e ricucendolo con un ago da materasso ed un cordoncino di multifibra per adattarlo esattamente alle dimensioni della batteria. Ho poi tagliato la cinghia a tracolla esattamente a metà, formando quindi 2 cinghie separate, e su ciascuna metà ho incollato (e poi cucito) altri due pezzi di cinghia per allungarle:  mettendo una cinghia sulla spalla sinistra ed una sulla spalla destra, la lunghezza esatta da tenere in considerazione è quando il borsello dietro le spalle arriva all'altezza del bacino, sua posizione ideale per non dare fastidio (è come se fosse un marsupio stretto intorno alla vita, solo che è posizionato indietro sul bacino e non sullo stomaco). Trovata la misura giusta, ho incollato e poi cucito l'altro capo delle due cinghie nella parte inferiore del borsello, trasformandolo in uno zainetto.

2.   Adesso bisogna 'stabilizzare' lo zainetto, in modo tale che qualsiasi movimento noi facciamo (p.e. un lancio ground o pendolare) questo non sposti lo zainetto dalla sua posizione iniziale al centro del bacino. Prendiamo un'altra cinghia, stavolta munita di fibbia in plastica o in metallo, e la incolliamo e poi cuciamo sulla base dello zainetto, come se fosse la cintura dei pantaloni: indossato lo zainetto, avvolgiamo questa cintura intorno alla vita e l'assicuriamo mediante la fibbia. In questo modo lo zainetto non si sposterà dalla sua posizione iniziale (esattamente a metà del bacino), per quanto possano essere bruschi i nostri movimenti.

3.   Per una maggiore stabilità, incolliamo e cuciamo altre due cinghie. Indossiamo lo zainetto:
     a) la prima cinghia la cuciremo di traverso tra le due 'bretelle' discendenti alle nostre spalle, più o meno a metà schiena.
     b) la seconda cinghia la cuciremo invece di traverso tra le due bretelle discendenti sul nostro petto, più o meno alla stessa altezza dell'altra. Attenzione, però: solo una cima di questa cinghia trasversale la incolleremo e cuciremo su una delle bretelle discendenti (p.e. sulla bretella destra). Sull'altra cima incolleremo invece un pezzetto di velcro,  ed un pezzo di velcro lo incolleremo anche sulla bretella discendente sinistra: i due pezzi di velcro servono per collegare/scollegare la cinghia trasversale alla bretella sinistra, in modo che, quando è scollegata, lo zainetto possa essere indossato facilmente, mentre quando è collegata impedirà alle bretelle di allargarsi ed eventualmente di scivolare dalle nostre spalle (la stessa funzione ce l'ha la cinghia trasversale posteriore).

4.   Infine anche il confort vuole la sua parte: per attutire la pressione che la batteria esercita sul bacino, è sufficiente incollare un pezzo di gomma piuma sul retro dello zainetto, che farà da cuscinetto tra lo zainetto stesso ed il nostro corpo. Io ne ho messo un bel pezzo molto spesso. Volendo, è anche possibile imbottire le spallucce delle bretelle.

Nota: per chi è veramente appassionato del fai da te, lo zainetto può essere ricavato da un vecchio borsello in cuoio, una vera sciccheria. La scocciatura è la cucitura più complicata, che richiede l'utilizzo della lesina per cucire e del trincetto per ritagliare le parti eccedenti. Molto più semplice è invece il ritaglio e la cucitura su un borsello di stoffa o tela. Molto importante è che lo zainetto venga "cucito addosso" alla batteria, cioè che abbia le misure le più vicine possibili a quelle della batteria, in modo che la stessa non vi 'balli' dentro.

Preparazione della batteria

E' la parte più semplice. Ritagliamo uno spezzone da 20 cm di filo elettrico bipolare (cioè a due cavetti – positivo e negativo - tipo piattina o racchiusi dentro la stessa guaina).  Il filo deve essere molto morbido e di sezione sottile (una sezione più grossa sarebbe indicata, ma questa rende il filo più rigido, meno adatto al nostro scopo). Immaginando di avere lo spezzone disteso sul tavolo, colleghiamo ai due cavetti a sinistra 2 Faston femmina (uno di colore rosso per il positivo ed uno di colore nero per il negativo). Se abbiamo il saldatore a stagno, mettiamo una goccia di stagno nel punto di giunzione, altrimenti pazienza useremo solo le pinze.
Sulla parte destra dello spezzone colleghiamo un Jack femmina: il Jack possiede al suo interno sia il polo positivo che quello negativo. Collegate il cavetto positivo al polo positivo del Jack, e fate viceversa con l'altro cavetto. Una goccia di stagno sarebbe l'ideale, ma se non possedete il saldatore arrangiatevi solo con le pinze. Infilate i due Faston nella batteria (ognuno per il polo giusto) e poi infilate la batteria nello zainetto. La batteria è pronta per l'uso: al momento opportuno collegherete il Jack maschio ed il gioco è fatto.

Preparazione della lampada.

Se possedete la Petzel Zoom (o una lampada strutturata allo stesso modo) la preparazione è semplicissima. Al rimanente spezzone di filo elettrico collegate (da una parte) i 2 Faston maschi (uno positivo e l'altro negativo), sfilate la pila piatta dal contenitore della lampada ed infilate i due Faston maschi nei rispettivi Faston femmina che sono dentro il contenitore (nel caso della Petzel Zoom è indifferente il polo positivo o negativo: la differenza tra le polarità è invece richiesta da una lampada a LED). Ora praticate un piccolo foro nel contenitore della pila per fare fuoriuscire il filo elettrico (usate un'astina di ferro arroventata su una candela), fate un nodo 'antistrappo' sul filo elettrico vicino ai Faston e fatelo fuoriuscire dal contenitore della pila. Richiudete pure il coperchio della pila.

Adesso indossate lo zainetto con la batteria e mettete la lampada in testa: misurate la lunghezza del filo che è necessario per arrivare dalla lampada al Jack femmina della batteria (per sicurezza lasciatene 20 cm in più). Il filo cade alle vostre spalle. Tagliate il filo elettrico alla giusta lunghezza e fatelo passare dentro le guide dell'elastico superiore o quello circolare della lampada. Se l'elastico è privo di guide per il filo elettrico, costruitevele sul tipo delle asole per cintura dei pantaloni
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/photo/my-images/812/asola.png/]
usando dei pezzetti di stoffa avanzati dallo zainetto, incollandoli e cucendoli sull'elastico superiore della lampada. Se la vostra lampada dispone solo dell'elastico circolare, metteteli su questo. Infilato il filo in queste guide, attaccate adesso alla sua estremità il Jack maschio, rispettando la polarita positiva e negativa (anche se, come abbiamo detto, per una lampadina ad incandescenza la polarità è ininfluente, è sempre meglio abituarsi a fare le cose per il verso giusto... Inoltre, se la vostra lampada è a LED, la polarità è importante).

Nota: vista la quasi impossibilità di reperire lampade allo iodio da 6 volt adatte alla Petzel, mi sono industriato a creare da zero lampade frontali in cui inserire normali lampadine ad incandescenza, ma questa è un'altra puntata. Ancora non ho avuto modo di provare la batteria sulle lampade a LED cinesi (= 2 soldi come costo, ma perfettamente funzionanti), appena ne ho il riscontro lo pubblicherò.

Buon divertimento.

#31
Questo tipo di pesca la praticavo con grande profitto quando possedevo una piccola barchetta di alluminio (Canadian) che mi consentiva di allontanarmi dalla riva (spesso erano sufficienti poche decine di metri).

La parte onerosa è costituita dalla barchetta, perché per tutto il resto sono sufficienti poche decine di euro. Non è richiesto neanche un grosso impegno fisico per la movimentazione della barca, per cui questo tipo di pesca possiamo praticarlo anche da soli, che poi, in definitiva, è anche la soluzione migliore, per come va impostato il metodo di pesca.

Occorrente nautico:
- una barchetta in alluminio, in vetroresina o in plastica di 3 mt, possibilmente dal fondo piatto per una maggiore stabilità, dal peso contenuto in modo che possiamo caricarla, scaricarla, trainarla ed alarla con facilità. Per risparmiare, ci si potrebbe rivolgere al mercato dell'usato
- due remi in alluminio o in legno leggero, smontabili o meno
- due piccole ancore dal peso contenuto, con le marre richiudibili
- una sagola di 50 mt del tipo morbido, diametro 1 cm
- un 'salsicciotto' da alaggio e da traino sulla sabbia
- un portapacchi semplice da installare sul tetto dell'autovettura (è sufficiente quello a due aste) per il trasporto della barchetta.

Occorrente per la pesca:
- 250 mt di nylon diametro 0.50
- 5 avvolgi lenza in sughero di grosse dimensioni (cm 30x20x2)
- ami da palamito in acciaio inox, gambo corto, del N.2, N.1/0 e N.2/0
- elastici grandi e robusti (però non rigidi ma facilmente estensibili)
- sardina fresca o appena scongelata (per esca)
- sardina macinata o già confezionata macinata (p.e. Antiche pasture)
- 1 confezione di olio di sardina
- 1 paio di forbici
- 1 vassoietto in plastica per l'esca
- stracci per detergersi le mani unte
- 2-3 secchi di brumeggio (ex contenitori di idropittura da 15 lt)
- 1 mestolo da cucina per lanciare la pastura
- pane macinato o semola
- un guadino dal manico corto
- una rete o contenitore porta pesci da immergere in acqua
- un segnalatore composto da un cilindro di polistirolo, a cui leghiamo una corta sagola (5/6 mt) ed un piombo da 100gr. Avvolgere la sagola intorno al polistirolo

Preparazione delle lenze (a casa):
- avvolgiamo intorno ad ogni sughero 50 mt di nylon, quindi annodiamo un amo del 2 sulla prima lenza, un amo del 2 sulla seconda lenza, un amo dell' 1/0 sulla terza lenza, un amo dell' 1/0 sulla quarta lenza, un amo del 2/0 sulla quinta lenza. Nessuna piombatura. Ovviamente usereme gli ami più piccoli per i pezzi di sardina più piccoli (quelli vicino alla coda), e quelli più grandi per i pezzi ricavati dalla parte centrale della sardina. Su ogni sugherone mettiamo quindi un elastico per averlo a portata di mano. Portiamoci dietro una scorta di elastici.

Preparazione del brumeggio:
- maciniamo qualche chilo di sardine oppure compriamo qualche confezione di sardine già macinate (p.e. Antiche Pasture). Suddividiamo il macinato nei 2 o 3 secchi in cui avremo messo dell'acqua (non esageriamo con l'acqua: è sempre meglio aggiungerla un poco per volta, che rischiare di fare una poltiglia ingestibile per eccedenza d'acqua). Rimestoliamo il macinato sino a farlo sciogliere il più possibile in acqua. Aggiungiamo pian piano il pane macinato o la semola, aggiungendo pian piano altra acqua e l'olio di sardina, rimestolando in continuazione, sino a raggiungere i tre quarti della capacità del secchio (l'ultimo quarto lo riempiremo una volta sulla spiaggia, aggiungendo sabbia). Una buona miscelazione dell'impasto è necessaria perché il pane grattuggiato o la semola si imbevano bene di sardina. Infine tappiamo i secchi.

Spot ideali:
- luoghi riparati da vento e onde
- scarsamente frequentati da bagnanti e traffico marittimo
- fondali sui 3/4 mt, con spiazzi con presenza di alghe basse (il fondo sembra un prato d'erba) che si trovano tra le praterie di posidonia, non lontani dalla riva

Periodo ideale:
- dalla primavera inoltrata sino a tutto ottobre, primi di novembre

Ormeggio:
- leghiamo le due ancore ai capi della sagola da 50 mt (da lasciare intera)
- rintracciato lo spiazzo ideale, dobbiamo fare in modo di posizionare la barca al suo centro. Caliamo in acqua la sagola per segnalare il centro (il piombo svolgerà automaticamente la sagola), avanziamo con la prua contro vento per una ventina di metri e caliamo la prima ancora. Facciamoci scarrocciare o remiamo sino a raggiungere il segnale, superiamolo di una ventina di metri e caliamo l'altra ancora. Riportiamoci sul segnale (che raccoglieremo) e mettiamo in forte tensione la cima di prua e quella di poppa per stabilizzare la barca, in modo che non si sposti da quel punto (la barca, ancorata a prua e a poppa, avrà solo un leggero movimento a sinistra e a destra)

Operatività:
- appena ancorata la barca, la prima cosa da fare è di brumeggiare la postazione: buttiamo alcune mestolate di brumeggio tutto intorno alla barca (a 5/6 metri dalla barca)
- tagliamo una prima sardina per esca in 5 o 6 pezzi (per il traverso) ed otterremo le prime 5 o 6 esche, le più piccole saranno i pezzi vicino alla coda, le più grosse man mano che saliamo verso la testa.
- svolgiamo la prima lenza dal sugherone, eschiamola e lanciamola il più lontano che possiamo (siccome la zavorra è costituita dal solo peso dell'esca, le distanze non saranno elevate).
- raccogliamo la lenza in bando, blocchiamo la lenza nel sugherone con un nodo facilmente scioglibile, facciamo un largo cappio nella lenza (senza stringerlo), infiliamo nel cappio il grosso elastico che infileremo in qualche sporgenza della barca (scalmi, passacavi, ecc.)
- prepariamo e lanciamo allo stesso modo le altre quattro lenze tutto intorno alla barca e mettiamoci in attesa. Una delle 5 lenze possiamo tenerla in mano. Ogni tanto buttiamo qualche mestolata di brumeggio intorno
- quando la bestiolina abbocca, l'elastico si mette in tensione e il più delle volte contribuisce all'autoferrata. Altre volte l'abboccata è talmente violenta da far saltare l'elastico e a trascinare con un colpo secco il sugherone in acqua: per qualche tempo sparisce dalla vista, poi lo vediamo riaffiorare a qualche decina di metri di distanza, immobile perché il suo trascinamento ha praticamente sfiancato la bestiolina. Con pazienza recuperiamo le altre lenze, leghiamo un segnale alla sagola, sleghiamo la barca ed andiamo a recuperare il sugherone e la bestiolina che c'è dall'altra parte della lenza, quindi torniamo in postazione e ricominciamo tutto daccapo.

Ah, dimenticavo, le bestioline sono orate e spigole da 2 a 5 kg... Alla fine della battuta, fate le vostre foto, fate una cernita del pescato, conservate il pezzo che preferite e rilasciate gli altri pesci in eccedenza.

Buon divertimento!
#32
Dopo svariate ricerche su Internet ho potuto assemblare questo articolo che descrive la costruzione delle canne in fibra di carbonio. Gli autori sono citati.

La fibra di carbonio (ricavato da Wikipedia, che consente di copiare, distribuire e/o modificare questo documento in base ai termini della GNU Free Documentation License).

La fibra di carbonio è una struttura filiforme, molto sottile, realizzata in carbonio con la quale si costruisce una grande varietà di materiali detti compositi in quanto le fibre sono "composte" ovvero unite assieme ad una matrice, in genere di resina (ma può essere in metallo o in plastica) la cui funzione è quella di tenere in "posa" le fibre resistenti (affinché mantengano la corretta orientazione nell'assorbire gli sforzi), di proteggere le fibre ed inoltre di mantenere la forma del manufatto composito. Per la realizzazione di strutture in composito le fibre di carbonio vengono dapprima intrecciate insieme a organizzare veri e propri panni in tessuto di carbonio e poi, una volta messi in posa, vengono immersi nella matrice. Tra le sue caratteristiche spiccano l'elevata resistenza meccanica, la bassa densità, la capacità di isolamento termico, resistenza a variazioni di temperatura e all'effetto di agenti chimici, buone proprietà ignifughe.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/senzaolo1m.png/]
 
La prima fibra di carbonio ad alte prestazioni fu creata in un laboratorio statunitense nel 1958. Il materiale creato consisteva principalmente in sottili filamenti di grafite disposti in fogli o in rotoli ma il suo costo era a dir poco esorbitante: 20 milioni di dollari al kg! Ma il materiale si dimostrò di una tale importanza che gli scienziati e gli industriali si prodigarono per trovare una metodica produttiva efficiente e meno costosa. Il primo tessuto in fibra di carbonio a livello industriale vide la luce nel 1969.
Ogni intreccio di filamenti di carbonio costituisce un insieme formato dall'unione di molte migliaia di filamenti e ciascun filamento ha una forma cilindrica del diametro di 5-8 micro millimetri. Questo è il confronto con un capello umano (nella foto è il più grosso):

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/senzaolo2u.png/]


Un metodo comune per ottenere i filamenti di carbonio consiste nel trattamento ad elevatissime temperature del poliacrilonitrile (PAN), un polimero a base di acrilonitrile che è la materia prima da cui si ricavano le fibre tessili artificiali: il PAN viene surriscaldato in una fornace a circa 2000 °C in cui le molecole si fondono sino a generare un singolo filamento di grafite. Il riscaldamento tra i 1500-2000 °C conferisce al materiale il più alto carico di rottura, mentre un riscaldamento tra i 2500-3000 °C gli conferisce un modulo di elasticità superiore (531 GPa).

I materiali compositi (ricavato da M. Guzzinati, Ibbf-Team)

Definizione: si tratta di materiali non presenti in natura che sono il risultato di una combinazione di almeno due materiali tra loro chimicamente differenti. Ciascun costituente mantiene la propria identità nel composto finale senza dissolversi o fondersi completamente nell'altro. Sono impiegati in notevoli e numerose applicazioni a motivo della loro resistenza e leggerezza, nonché della resistenza alla fatica, alla corrosione ed agli impatti. Un esempio alla portata di tutti è quello del cemento armato, dove i profilati interni in acciaio sopportano i carichi in tensione mentre il cemento sopporta quelli in compressione combinando così due proprietà e mantenendo l'integrità originale. I compositi avanzati consistono in una matrice di resina polimerica termoindurente (epoxy), all'interno della quale viene inserito un rinforzo costituito da fibre ad alta resistenza. Tali fibre, nel nostro caso, sono costituite da carbonio, ovvero grafite. Strutture combinate grafite-epoxy, permettono risparmi di peso ed elevate proprietà di resistenza alla fatica, alla corrosione ed agli impatti. Lo svantaggio maggiore rappresenta l'elevato costo. Le funzioni della matrice sono quelle di mantenere il rinforzo in posizione dando solidità al tutto e di trasferimento delle sollecitazioni alle fibre. E' importante sottolineare che le migliori caratteristiche si ottengono con fibre continue, cioè senza interruzioni od imperfezioni, costituendo così compositi ad alta performance, necessari alla produzione di canne da pesca. Le proprietà del composito vengono enfatizzate quando le sollecitazioni cui sono sottoposti avvengono lungo l'asse di disposizione-direzione delle fibre. Essendo le sollecitazioni agenti su una canna da pesca in utilizzo, dirette secondo direzioni non prevedibili a priori, per avere doti di notevole resistenza e necessario che le fibre siano orientate secondo più direzioni. Ciò si ottiene con la sovrapposizione di più fogli di composito con direzione delle fibre diverse. In fase di lancio o di combattimento con le prede, la maggior parte delle sollecitazioni è quindi assorbita dalle fibre, mentre le proprietà della matrice prevalgono nel sopportare sollecitazioni perpendicolari o traverse alle fibre, come urti accidentali. La figura mostra come le fibre, cioè i filamenti intrecciati (quelli sopra) ed orizzontali (quelli sotto), vengano sovrapposti proprio allo scopo di creare le migliori condizioni resistenziali.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/senzaolo3.png/]

Questa struttura è chiamata Fiber Reinforced Polymer (FRP) ed identifica i materiali compositi a matrice polimerica termoindurente (epoxy) ad alte ed altissime prestazioni.

Il modulo

Per comprendere il concetto di modulo è necessario dare la definizione di elasticità di un materiale, che in termini semplici può essere definita come la capacità di tornare alla forma iniziale dopo l'azione di uno sforzo. Tale proprietà è rappresentata da una grandezza detta modulo elastico, comunemente conosciuta come modulo nell'ambito della pesca sportiva, ottenuto dal rapporto tra sforzo applicato e deformazione conseguente. L'unità di misura più utilizzata in Europa è il GPa (giga pascal), che indica la forza che agisce su una determinata superficie, espresso in kg/mm2. Più alto è il modulo elastico più pregiate e costose sono le fibre di carbonio. Tra i tipi di grafite più noti ricordiamo quelli indicati dalle sigle IM6, IM7, IM8 ecc., che sono sigle attribuite direttamente dall'azienda produttrice, ovvero la HEXCEL Inc., leader mondiale del settore. Vi sono però altre aziende che producono gli stessi materiali ai quali possono attribuire sigle diverse da queste menzionate. Quindi l'indicazione sarà più o meno presente sul grezzo e più o meno nota in base alle forniture richieste dalle case produttrici di grezzi. E' interessante mettere a confronto i moduli dei più noti materiali ad alta tecnologia, riassunti nella tabella sottostante:

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/senzaolo4e.png/]

Aumentando il modulo, aumentano le caratteristiche elastiche della canna, oltre ad altre caratteristiche del grezzo, ovvero diminuisce il peso in quanto nella matrice sono presenti più fibre, aumenta la fragilità nei riguardi di urti occasionali non voluti e naturalmente aumenta il prezzo. Non è detto che le canne con modulo più elevato siano sempre da preferire, il tipo di canna è da mettere in relazione al tipo di pesca che si predilige. Ad esempio, le canne specializzate per la pesca con spinnerbaits o crackbaits, non necessitano di moduli estremamente alti in quanto sono pensate per esche che emettono forti vibrazioni e quindi "sentite" con maggior facilità, inoltre nella maggior parte dei casi le abboccate sono violente e non subdole. Discorso inverso per le canne che si utilizzano per la pesca con gomma e jigs, dove a volte la maggior sensibilità di un attrezzo rispetto ad un altro può fare la differenza.

Cos'è la spina di una canna e come la si trova
(ricavato da Roberto Pietresato, Scuola di lancio e pesca a mosca)

Alla base di una buona canna ci deve essere un'ottima progettazione, approfonditi studi su tutti gli elementi che formano la canna, i diametri, le lunghezze, le resistenze, i pesi ecc. Dopo tutti questi studi vengono realizzati i mandrini.
Il procedimento di costruzione di un grezzo in carbonio prevede l'avvolgimento su di un mandrino conico, di un foglio di tessuto di grafite, avvolto in modo da formare una spirale sovrapposta. Intorno a questa spirale sovrapposta di carbonio, tramite un'apposita macchina, viene avvolta a spire molto strette una pellicola di plastica termo restringente; dopo di che il mandrino con avvolto il foglio di carbonio viene messo in forno sino a cottura completata (120/125 °C). Finita la cottura viene tolto il nastro di plastica termo restringente.
Il grezzo, a causa del nastro termo restringente, si presenterà solcato per tutta la sua lunghezza da tante piccole spirali,  dovute dalla fuoriuscita della resina che ha preso la forma del nastro. Il grezzo può essere mantenuto cosi, con queste piccole spirali, oppure rettificato e poi anche verniciato.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/senzaolo6x.png/]

Come abbiamo detto il foglio di carbonio viene avvolto intorno al mandrino in modo da formare una spirale sovrapposta che ha il punto di inizio dell'avvolgimento che è contrapposto di 180° rispetto al punto finale dell'avvolgimento (foto punti A e B).
I due punti A e B, a causa di un'ulteriore sovrapposizione di fibra di carbonio, danno origine alle Spine che saranno le direttrici rigide del nostro grezzo.
C e D invece saranno le direttrici opposte alla nostra spina, perciò le direttrici che si fletteranno di più nel nostro grezzo. Per cercare e determinare la spina bisogna appoggiare la parte inferiore del nostro grezzo su di un piano, con le dita della mano destra (o sinistra) tenere il grezzo nella parte superiore, formando un angolo rispetto al piano di circa 45°. Con la mano sinistra si fa pressione al centro e si fa ruotare poco per volta il grezzo fra le dita della mano destra.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/senzaolo7.png/]
 
Ruotando, automaticamente il grezzo si andrà a posizionare nella sua posizione naturale di flessione, quello che si avvertirà fra le dita sono dei piccoli scatti, ad ogni scatto il nostro grezzo si andrà a posizione su di una direttrice flettente.

Per ottenere una canna morbida
Le direttrici flettenti sono due (C e D come si vede nel disegno sopra) gli anelli li possiamo montare sia sulla direttrice C (più morbida ++) sia sulla D (morbida +), dipende da che azione vogliamo avere, montati sulla C avremo più energia nella spinta dietro e meno nella spina in avanti, montati sulla D meno energia nel lancio dietro e più nel lancio in avanti.
Questa manovra va fatta con tutti i pezzi che compongono la nostra canna, devono essere tutti perfettamente in spina se anche solo un pezzo viene montato fuori spina, le continue sollecitazioni durante il lancio faranno si che il nostro pezzo fuori spina cercherà sempre di ruotare verso la sua posizione naturale e come risultato avremo un movimento torsionale del pezzo, che a lungo andare può causare la fuoriuscita del pezzo o addirittura la rottura dello stesso.
Una volta trovata la spina andiamo a segnare con un pennarello bianco il punto superiore del grezzo, che sarà la direttrice su cui andremo a montare gli anelli.

Per ottenere una canna rigida
Al contrario, per ottenere una canna rigida, gli anelli vanno montati nella direttrice A o B. La direttrice B (spina interna) è la più rigida. Per il resto, seguire la stessa procedura per la canna morbida.

Distanziare gli anelli in una canna a ripartizione di sezioni (RIP) (2 pezzi)
(Nonnoroby)

La prima cosa da fare, naturalmente, è ricercare la spina, impresa tutt'altro che facile vista la maggior rigidità della vetta di una RIP rispetto ad altri tipi di canne. Gli anelli vanno montati nella direttrice più rigida (B, spina interna).
Poi bisogna decidere se anellarla per mulinello fisso o rotante. Il numero degli anelli per fisso sono in numero inferiore (5/6) rispetto a quelli necessari per un rot (8/9), oltre che avere un diametro interno superiore (p.e. un primo anello di 40 mm contro i 30 mm per una rot), questo per favorire una miglior fuoriscita del filo a spirale che, nelle rot, è invece lineare.
La distanza tra gli anelli è altrettanto basilare per ottenere le migliori performance della canna. Gli ingegneri delle case più importanti dedicano studi approfonditi per stabilire il numero degli anelli ed i punti esatti al millimetro dove sitemarli. Agli studi seguono poi infiniti collaudi fatti da longcaster di provata bravura per raffinare ulteriormente la posizione esatta degli anelli.
Pertanto non stabilitelo mai ad 'occhiometro' ma ricercate notizie ben precise presso le case produttrici, oppure presso gli stessi negozianti, amici o conoscenti che hanno il vostro stesso modello. Un errore nel posizionamento degli anelli pregiudica le doti balistiche della vostra canna.
Per esempio, la Italcanna, per il suo modello Oltremare, ha rilasciato questi dati ufficiali (che sono identici sia per la vetta A, sia per la vetta B che per la Pro):

Quantità anelli: 8 (N.1 – N.2 – N.3 – N.4 – N.5 . N.6 – N.7 – N.8

Diametro interno anelli: N.1=30mm – N.2=20mm – N.3=16mm – N.4=16mm – N.5=12mm – N.6=10mm – N.7=10mm – N.8=10mm

Distanze tra gli anelli: tra 1 e 2=56,5cm – tra 2 e 3=45cm – tra 3 e 4=30cm – tra 4 e 5=18,5cm – tra 5 e 6=14cm – tra 6 e 7=12,5cm – tra 7 e 8=12cm

Gli anelli sono a doppio ponte, bassi.

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#33
SEGNALAZIONI DAL WEB / Finalmente una bella notizia
Febbraio 18, 2011, 12:24:00
Non è una soluzione definitiva, ma è comunque di grande rilievo:

Dal Giappone stop per questa stagione alla caccia alle balene nell'Oceano Antartico

Tokyo, 18 feb. (Adnkronos/Dpa) - Dopo la sospensione annunciata due giorni fa, il Giappone ha deciso di fermare definitivamente la caccia alle balene nell'Oceano Antartico per la corrente stagione. Lo ha stabilito il ministro della Pesca, Michihiko Kano, spiegando in conferenza stampa che "le baleniere continuano ad essere cacciate e diventa sempre più difficile garantire la loro sicurezza".

A contestare il lavoro della flotta della Nisshin Maru sono stati gli 'eco-pirati' dell'organizzazione 'Sea Shepherd'. Le navi rientreranno in Giappone entro tre settimane, in anticipo sulla fine della stagione che di solito finisce a marzo.

"Ogni balena salvata è una vittoria, una vittoria nostra", ha commentato soddisfatto Paul Watson, leader di Sea Shepherd che quest'anno, stando a Toshinori Uoya dell'agenzia della pesca nipponica, ha attaccato nove volte la flotta.


(Fonte: Agenzia Adnkronos/Dpa)
#34
PESCA FORUM BAR / Auguri di buone feste!
Dicembre 21, 2010, 11:31:54
A tutti gli utenti di CPOL i miei più sinceri auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
Roberto
#35
SEGNALAZIONI DAL WEB / I Pesci dei Mari d'Italia
Dicembre 15, 2010, 06:21:14
Questo è un sito veramente completo che elenca tutti i pesci dei mari d'Italia, compresi quelli rari ed occasionali:

http://www.webalice.it/colapisci/PescItalia/Indice/IndicediCola.htm

Il link che ho selezionato porta direttamente all'elenco alfabetico dei nomi italiani (non locali)

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/pesci.jpg/]

Cliccando su una lettera dell'alfabeto in alto, appare sulla sinistra l'elenco dei nomi dei pesci che iniziano per quella lettera: cliccando su un nome di questo elenco, appare una scheda veramente completa su quel pesce, in cui spicca la qualità delle foto che consentono il suo riconoscimento senza ombra di dubbio.
#36
PESCI & CATTURE / IMMAGINI DEI PESCI D'ITALIA
Ottobre 10, 2010, 13:06:18
Nota:
A causa della presenza di quasi 500 immagini e 50 post, questo topic Immagini dei pesci d'Italia impiega svariati minuti a caricarsi, dando l'impressione che ci sia 'qualcosa che non va'. In realtà ciò è dovuto al sovraccarico del topic stesso, per cui bisogna pazientare qualche minuto che tutte le immagini vengano caricate. Terminato il caricamento di tutte le immagini, il topic è consultabile alla stessa velocità di un qualsiasi altro topic.


Suddivisione del topic:

Data la numerosa presenza di immagini, ho suddiviso il topic in più post per consentire la loro visualizzazione in modo meno 'pesante' e più fruibile: ogni post contiene infatti un numero massimo di 10 immagini.

Schema per la rintracciabilità delle immagini

Esistono due tipi di immagini:
    -   Le miniature
    -   Le immagini a grandezza standard
Le miniature raggruppano i pesci per Specie e consentono un primo e  veloce riconoscimento in base alla loro 'silhouette' (per quanto possibile ho cercato di raggruppare in una stessa tabella quei  pesci che presentano una forma esteriore - silhouette - molto simile, sempre per cercare di velocizzare il riconoscimento).

Ogni miniatura è contrassegnata da un numero e dal nome comune del pesce. Le miniature però non sono sufficienti per il riconoscimento sicuro di un pesce (sono troppo piccole), che solo le immagini a grandezza standard possono darci.
Pertanto, una volta rintracciata la 'silhouette' del pesce che ci interessa nelle tavole delle miniature, prendiamo nota del numero e del nome di quel pesce e andiamo a ricercarci la sua immagine a grandezza standard in uno dei post che la contiene seguendo questo metodo:

- Il primo post subito successivo a questo conterrà le immagini dei pesci che nella tavola delle miniature hanno i numeri  1-2-3-4-5-6-7-8-9-10: questo post avrà come titolo Elenco pesci dal N.1 al N.10.
- Il secondo post  conterrà le immagini dei pesci che nella tavola delle miniature hanno i numeri  11-12-13-14-15-16-17-18-19-20: questo post avrà come titolo Elenco pesci dal N.11 al N.20.
- Il terzo post  conterrà le immagini dei pesci che nella tavola delle miniature hanno i numeri  21-22-23-24-25-26-27-28-29-30: questo post avrà come titolo Elenco pesci dal N.21 al N.30.
- E così via per tutti i post successivi.

Pertanto, per rintracciare per esempio l'immagine a grandezza standard del pesce che nelle tavole delle miniature è contrassegnato dal numero 206 e che ha il nome di Leccia amia, dovrò andare a cercala nel post che ha come titolo Elenco pesci dal N.201 al N.210.

Naturalmente, per chi lo desidera, è anche possibile visitare ogni singolo post senza consultare le tavole delle miniature.

Nota: alcuni pesci sono rari o molto rari, a volte trovati nelle reti dei pescatori professionisti, a volte trovati spiaggiati, per lo più segnalati  nello stretto di Sicilia e nello stretto di Messina. Alcuni pesci hanno due o più nomi italiani diversi, ma un unico nome latino.

Tavole delle miniature:

















































#37
LANCIO TECNICO / Come si vuota un 7HT...
Settembre 24, 2010, 20:27:02
#38
COME TRASFORMARE UNA CANNA FISSA IN BOLOGNESE

Premessa:

Condizione indispensabile per trasformare una canna fissa in bolognese è che la Casa produttrice dichiari che ciò sia fattibile. Alcune Case disegnano un mulinello sulla canna fissa trasformabile, altre lo dichiarano nei loro cataloghi.
Se non siete sicuri, telefonate alla Ditta per avere informazioni.
Una canna fissa che sia nata solo per fare la 'fissa', una volta anellata, si comporta in modo completamente diverso durante il salpaggio del pesce, modificando le 'curve' originali in modo tale che, spesso, qualche elemento si spacca inesorabilmente.
In secondo luogo, il gioco deve valere la candela: se la canna fissa non è in qualche modo una super canna, le spese di trasformazione non ne valgono la pena: gli anelli e la colla bicomponente hanno infatti un certo costo.
Per chi invece è un appassionato del fai da te, vale assolutamente la pena anellarsi la canna in casa perché questo permette un'assoluta personalizzazione. In questo caso però bisogna comprare direttamente il 'blank', richiedendo al proprio negoziante di ordinare appositamente la canna 'nuda' od ordinandola da Internet.
La montatura descritta da me viene esteticamente perfetta anche se non si dispone dell'apposito meccanismo 'Rod wrapper' (per la legatura) o 'Rod Dryer' (per l'asciugatura della colla), solo che essendo fatta a mano richiede solo un pizzicchino in più di pazienza.
Ricordarsi infine che esistono serie di anelli che costano pochi euro ed altre serie che possono superare anche i 150 €. Per quanto riguarda le placche, non accontentatevi delle prime che trovate: la Fuji ha creato dei veri gioiellini anche in questo campo.
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#39
RACCOLTA TERMINALI PER LA PESCA IN MARE - Parte 2

BEACHLEDGERING E PAF LEGGERA

Premessa

Quasi tutti gli accessori illustrati provengono dal catalogo della Stonfo, leader mondiale nella costruzione delle minuterie che ormai sono diventante quasi indispensabili nella pesca sportiva.
Ovviamente questa raccolta rappresenta solo una parte di tutti gli accessori esistenti costruiti anche da altre Case, e purtroppo non tutti i negozianti ne dispongono in magazzino. Alcuni accessori sono però così indispensabili che bisogna fare pressione sul proprio negoziante perché li ordini. Da un rapido giro sul Web, neanche i negozianti che vendono per corrispondenza dispongono di tutti gli articoli, che sono rintracciabili in modo sparso tra essi stessi. Il metodo più sicuro è comunque quello di farli ordinare dal proprio negoziante: nel catalogo Stonfo, disponibile presso il suo sito, c'è il codice di riferimento per ogni articolo (ART. 125, ART. 250, ecc) che potete comunicare al vs negoziante di fiducia.
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#40
RACCOLTA TERMINALI PER LA PESCA IN MARE - Parte 1

Introduzione
Spero di fare cosa gradita a tutti i neo iscritti che ancora non conoscono i metodi per preparare i terminali da usare per la pesca in mare postando una serie di disegni che li illustrano.
Per il momento mi sono limitato a disegnare i terminali più classici, in modo che si possa andare subito a pesca, per poi integrare in seguito la raccolta con altri metodi di cui sono a conoscenza.
La raccolta si suddivide in 2 parti:
1. Raccolta terminali per pesca a fondo - Parte 1: Surfcasting e PAF pesante
2. Raccolta terminali per pesca a fondo - Parte 2: Beachledgering e PAF leggera

RACCOLTA TERMINALI PER PESCA A FONDO - PARTE 1: SURFCASTING E PAF

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#41
ATTREZZATURE PESCA PROVE E CONSIGLI / ActionDisc
Luglio 03, 2010, 21:33:00
Probabilmente ho scoperto l'acqua calda e magari gli amanti dello spinning in acque dolci lo conoscono benissimo. Si tratta dell'ActionDisc, un dischetto di plastica dalla forma particolare che conferisce all'esca artificiale dei movimenti davvero...speciali. Secondo me è ottimo anche per la spigola.
Purtroppo non sono riuscito a trovare i meravigliosi filmati contenuti nel sito del produttore da nessun'altra parte, per cui chi fosse interessato a vederli può richiedermi il link tramite MP (a meno che gli AMM non mi autorizzino ad inserirlo qui).
Questo è uno screenshot dell'ActionDisc:
[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/senzatitolo1zf.png/]


#42
GUIDA ALLA PESCA ALL'INGLESE IN MARE

di Nonnoroby

Descrizione generale
Sono convinto che ormai siano ben pochi quei pescatori che non sappiano che la pesca all'inglese fu scoperta da noi italiani durante i campionati del mondo tenutisi sull'Arno a Firenze nel 1985, dove gli inglesi ci batterono solennemente e noi ci classificammo secondi anche per merito del grande Roberto Trabucco, oggi simpatico ed attempato produttore/distributore di articoli da pesca di interesse internazionale.
I nostri restarono colpiti da quegli strani galleggianti dal corpo tozzo e da una lunga antenna della quale sporgeva dall'acqua solo un centimetro scarso della punta, oltre che da quelle particolari canne in tre pezzi piene zeppe di microscopici anelli passafilo, quando quelle usate dai nostri, le classiche bolognesi, presentavano un solo anello per sezione.
Restarono colpiti anche dalle notevoli distanze a cui gli inglesi riuscivano a piazzare i loro galleggianti.
Ma quello che soprattutto colpì fu il notare che gli inglesi tenevano il cimino della canna completamente immerso nell'acqua e che i loro galleggianti, nonostante la brezza, non 'scorrazzassero' da nessuna parte ma restassero ben fermi nel punto iniziale in cui erano stati lanciati, senza dover fare quindi continue rettifiche per riportarli sul punto iniziale, dove ormai era stata fatta la giusta pasturazione. E gli inglesi vinsero proprio per questo: i loro galleggianti pescavano nel punto esatto in cui avevano pasturato con accuratezza.
Si scoprì poi che gli inglesi usavano anche una nuova 'diavoleria', frutto di nuove tecniche sulla pastosità  del nylon, e precisamente il filo affondante, e che proprio perché immerso non offriva appigli al vento e quindi non veniva trascinato via dalla zona di pesca così ben preparata e pasturata.
Col passare degli anni anche questa disciplina, tipica delle acque dolci, fu trasferita, come già era avvenuto per la bolognese, in acque salate e si videro i primi pescatori pescare 'al colpo' anche in mare.
Quello che fu subito evidente era la difficoltà di riportare pari pari la stessa metodologia in un ambiente, quello marino, dove le condizioni ambientali erano fortemente condizionate da un evento meteorologico che nelle acque dolci era facilmente affrontabile col metodo all'inglese, mentre in mare lo stesso metodo aggravava solamente la situazione: la presenza del vento.
Mentre nelle acque dolci il vento non crea effetti così rilevanti, salvo forse che nelle grandi distese dei laghi, e col 'trucco' di affondare la cima della canna e l'utilizzo di filo affondante si riesce ad affrontare la situazione senza problemi, in mare invece il vento causa uno stravolgimento della superficie dell'acqua dando origine alla formazione delle onde. Il trucco di affondare il cimino e di utilizzare il filo affondante non solo non risolve il problema, ma addirittura lo aggrava, in quanto il moto ondoso si trascina dietro il filo (e di conseguenza il galleggiante) causando non solo lo spostamento del galleggiante dalla zona di pesca, ma facendo correre il rischio di causare addirittura lo spiaggiamento o l'arroccamento di filo e galleggiante. Il galleggiante inglese resiste molto meglio al moto ondoso rispetto al galleggiante classico, ma non così il filo. Si è così arrivati alla prima modifica del sistema adottando due semplici accorgimenti: eliminare il filo affondante ed utilizzare una classica canna bolognese dalla lunghezza decisamente maggiore, che consente nei limiti del possibile di mantenere il filo alto sul livello delle onde.
Nota: stiamo ovviamente parlando di un vento e di un relativo moto ondoso sostenibile, non certamente di condizioni da meteo-surf.

Questa è probabilmente la sostanziale differenza tra  inglese in acque dolci ed inglese in mare. Se le condizioni meteo-marine sono buone, oppure se peschiamo da luoghi riparati o da banchine dei porti, la tecnica adottata nelle acque dolci può essere riportata pari pari nelle acque salate. Per quanto riguarda questa guida, però, la descrizione che verrà fatta sarà quella della pesca all'inglese in mare, e che le eventuali coincidenze con quella fatta nelle acque dolci la ritengo puramente casuale, non avendo alcuna nozione specifica sulla pesca all'inglese originale, quindi praticata in acque dolci. Quello che so di certo è che nelle condizioni di mare avverse di solito è sufficiente eliminare il filo affondante ed usare una lunga bolognese al posto di una canna inglese.

Passiamo ora alla descrizione dell'attrezzatura

Canna
La canna da pesca inglese (match rod, da match fishing, il termine inglese di 'pesca al colpo') differisce dalle canne bolognesi sia per struttura fisica che per concezione di utilizzo, ed è studiata particolarmente per dare maggior efficacia alla sua azione preminente, che è quella di consentire lunghi lanci di galleggianti che possono arrivare a grammature anche notevoli.
Sono generalmente in 3 pezzi ad innesto e dotate di un gran numero di anelli passafilo di piccolo diametro, ed entrambi questi accorgimenti ne favoriscono appunto questa caratteristica.
Hanno per lo più azione parabolica per ammortizzare meglio i tentativi di fuga dei pesci, in modo che la forza non venga scaricata solo sul filo ma anche sulla canna, consentendo pertanto l'utilizzo di 'bave' più sottili che, come ben sappiamo, si rivelano più catturanti specialmente quando abbiamo a che fare con prede molto sospettose. Canne più rigide hanno invece la tendenza a scaricare la forza prevalentemente sul filo, che se è particolarmente sottile potrebbe spezzarsi con facilità.
La loro lunghezza varia dai 12 piedi (mt 3,65) ai 15 piedi (mt 4,57) ed il loro cast (potenza di lancio) varia dai 5-15 gr per le prime ai  15-30 gr per le seconde.

Nota: le canne inglesi per il mercato italiano, a parità di lunghezza, possono superare anche di molto questi cast per venire incontro ai gusti dei pescatori italiani, che in genere preferiscono canne meno 'mollaccione'. Sempre per questione di gusti, in Italia vengono commercializzate anche canne inglesi telescopiche, ad imitazione delle bolognesi.

Un'altra caratteristica che contraddistingue la match rod è la lunga impugnatura di sughero che può estendersi anche per 75-80 cm, ed il portamulinello che è formato da 2 anelli sagomati in alluminio o grafite che, strozzando il piede del mulinello contro il sughero, ne assicurano il fissaggio.

Anche per quanto riguarda questi anelli, stiamo assistendo alla loro graduale scomparsa per essere sostituiti da portamulinelli classici, mentre l'impugnatura in sughero ancora resiste.

Chi, per qualsiasi motivo, non si sente particolarmente attratto dalla match rod (che uno dei miei più cari amici di pesca definiva affettuosamente 'il violino'), può utilizzare benissimo una bolognese che ne rispecchi le caratteristiche: calano notevolmente le performance sul lancio di pesanti galleggianti, ma salvo casi particolari non è necessario raggiungere distanze da primato.

Mulinello
Non esistono mulinelli specifici creati appositamente per la pesca all'inglese, a meno che non si vogliano considerare tali quelli dotati di Bait Runner. Le caratteristiche che maggiormente interessano i pescatori inglesi (che badano più alla sostanza che all'apparenza) sono la maneggevolezza (quindi piccoli e leggeri), la capacità di fare lunghi lanci (quindi bobina conica) e l'elevata velocità di recupero per il reinnesco ed il rilancio. Però noi italiani, che abbiamo un innato gusto estetico (per il quale, diciamolo pure, siamo invidiati), probabilmente preferiremo puntare su un mulinello più completo e dotato:
-   misura da 2000 a 3000 (max. 4000)
-   bobina conica
-   recupero a spire incrociate
-   nottolino guidafilo di grandi dimensioni su cuscinetto a sfera
-   almeno altri 4 cuscinetti come minimo
-   velocità di recupero da 5:1 a 6:1
-   ingranaggi in bronzo
-   frizione millimetrica
-   almeno 2 bobine di ricambio
-   ottima fattura complessiva
-   aspetto aggraziato
   
Filo
Abbiamo già visto nell'introduzione come il filo da imbobinare per la pesca all'inglese debba avere una caratteristica peculiare: non deve galleggiare nell'acqua ma deve affondare.
Tutti i fili di nylon assorbono acqua. Per ridurre questa caratteristica vengono usati vari accorgimenti (quali per esempio la siliconatura o altri ingredienti che vengono aggiunti alla pasta di base durante la polimerizzazione, prima della filatura). Il match line (il filo affondante) subisce un processo particolare per il quale, pur assorbendo acqua per affondare, questa tuttavia non indebolisce la sua struttura, cosa che invece avviene per i fili normali quando perdono qualcuna delle loro caratteristiche iniziali.
Ovviamente i produttori hanno ciascuno i propri 'segreti' e, come per tutte le cose, ci sono marche e modelli di filo che sono migliori di altri. Una caratteristica un po' in contrasto con quelle che dovrebbe avere un filo da bobina è che il match line è alquanto rigido, mentre i migliori fili da bobina dovrebbero essere morbidi. Però il basso diametro dei fili sopperisce in parte a questo inconveniente.
In presenza di moto ondoso, per quanto detto in precedenza, è altamente sconsigliabile il match line.
Disponendo di 3 bobine, si possono utilizzare i diametri 0.14,  0.16 e 0.18. Se in qualche spot sono segnalati pesci di grossa taglia e preferiamo non rischiare, possiamo arrivare anche allo 0.22.
Per il montaggio del terminale (che vedremo più avanti) serve poi uno spezzone di filo di 5-6 centesimi superiore alla madre (p.e. madre 0.14, spezzone 0.20), che va interposto tra la madre ed il bracciolo in modo da impedire che durante il lancio quest'ultimo vada ad aggrovigliarsi nel galleggiante o nel resto della lenza (una specie di 'coda di topo').
Come bracciolo si utilizzano fili sottili da 0.10 a 0.14 (ovviamente in proporzione alla madre) che possono essere anche in fluorocarbon.

Galleggianti
Ed eccoci arrivati all'aspetto più caratteristico di questa pesca: i galleggianti all'inglese. La prima cosa che colpisce è la loro forma, così diversa da quella dei comuni galleggianti da bolognese. La seconda cosa è la loro pre-piombatura. La terza cosa è il modo in cui vengono collegati alla lenza: all'apice del corpo sono dotati di un anellino entro cui scorre la lenza, metodo questo che ha contribuito a coniare per essi il termine di 'wagglers' (dondolatori: se teniamo tra le mani un pezzo di lenza in cui abbiamo infilato un galleggiante inglese e muoviamo le mani a destra e a sinistra, ci rendiamo subito conto del perché di questo nome):




I wagglers si suddividono (vedi figure più avanti) in Bodied ('panciuti'), Straight Loaded ('zavorrati dritti') e Stick Float ('bastoncini senza zavorra).
I bodied e gli straight loaded contengono ad una estremità un'appendice di piombo o di ottone fissata saldamente al corpo che ha lo scopo di conferire queste funzioni: funge da zavorra per appesantire il galleggiante in modo che possa essere lanciato più facilmente; conferisce più stabilità al galleggiante; consente un minor scarroccio in presenza di correnti. Gli stick float sono invece privi di zavorra (e sono utilizzati tantissimo come galleggianti scorrevoli con la bolognese).
Cominciamo poi col notare lo 'strano' metodo con cui vengono stampati i numeri che contraddistinguono la loro grammatura: 2+1, 4+1, 6+2 ecc., che crea forte curiosità in chi, per la prima volta, si imbatte su questi insoliti galleggianti nel bancone del negoziante. Il primo numero indica il peso del solo galleggiante, il secondo numero indica il peso max. in grammi della zavorra aggiuntiva (indicata dal segno +) che bisogna applicare alla lenza perché venga fatta affondare senza però tirarsi giù anche il galleggiante: in parole più semplici 2+1 significa che il galleggiante, di per se, pesa 2 gr e che è in grado di sostenere un ulteriore grammo aggiuntivo da applicare alla lenza. Mentre, volendo, è possibile applicare un peso aggiuntivo inferiore a quello dichiarato, un peso superiore farebbe inesorabilmente affondare il galleggiante. La zavorra aggiuntiva, come vedremo meglio nella descrizione dei terminali, può essere costituita da un pezzo unico oppure da un insieme di pallini il cui peso complessivo non superi quello dichiarato.
La seconda cosa da notare è che all'apice della zavorra inserita nel corpo del galleggiante è presente un anellino che serve per 'appenderlo' alla lenza: o si fa passare direttamente la lenza dentro l'anellino, oppure nella lenza viene inserita una speciale girella munita di moschettone, per cui l'anellino viene agganciato al moschettone. La prima soluzione non consente la sostituzione rapida del galleggiante (se non tagliando la lenza), la seconda invece consente una sostituzione rapida. Entrambe le soluzioni presentano pro e contro: la prima non consente la sostituzione rapida ma crea meno appigli durante il lancio; la seconda esattamente il contrario. Questo metodo di appendere il galleggiante gli conferisce un'oscillazione ondulatoria che gli ha dato il nome (waggler).

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Se si ha difficoltà a reperire questo utilissimo accessorio, si può ricorrere ad una piccolissima micro girella N. 22 munita di moschettone.
Va infine notata la lunghezza notevole del galleggiante, che ha il duplice scopo sia di favorire il lancio che di favorire l'affondamento del filo. Per aumentare l'efficienza durante il lancio, le lunghe aste del galleggiante sono spesso dotate di alette come le frecce di un arco.

Galleggiante bodied (panciuto).        
Come si vede dalla figura, il bodied è costituito da un corpo abbastanza massiccio e goffo (panciuto, appunto) costruito in legno di balsa. Ad una estremità è attaccata la zavorra sagomata (in piombo od ottone) solidale con un anellino che serve per appenderlo alla lenza. Dall'altra estremità fuoriesce una lunga asta (penna di pavone o plastica), dotata o meno di alette direzionali. La zavorra favorisce i lunghi lanci, la lunga asta (specie se dotata di alette direzionali) serve per stabilizzare il galleggiante durante il volo, oltre che favorire l'affondamento del filo una volta raggiunta l'acqua. La zavorra può essere fissa o variabile: quest'ultima è dotata di un'astina filettata sfilando la quale è possibile aggiungere o togliere piccoli dischetti di piombo o di ottone per variare il peso complessivo del galleggiante. Questo metodo di regolazione 'fine', per la verità, non è molto diffuso e (secondo il mio parere, ovviamente) è riservato ai veri maniaci della pesca all'inglese, che vogliono intervenire anche nei minimi dettagli.
L'utilizzo dei bodied (di solito in elevate grammature) è suggerito quando si vogliono raggiungere lunghe distanze oppure quando si pesca in situazioni di forti correnti.





Straight Loaded ('zavorrati dritti')
Sono galleggianti a forma di tubo dritto in plastica in basse grammature (2+1, 3+1) e vengono utilizzati quando non è necessario raggiungere lunghe distanze e quando è necessaria una maggior leggerezza di tutto l'apparato. La forza della corrente deve essere assente o molto debole.

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Stick Float (bastoncino senza zavorra)
Anche questi galleggianti sono a forma tubolare ma assolutamente privi di zavorra incorporata. Questo suggerisce che vanno usati in tutte quelle occasioni in cui è necessaria un'estrema sensibilità e in tutte quelle occasioni in cui è possibile calarli senza doverli lanciare (quindi da usare con lunghe bolognesi di 6-7 mt e oltre), da moli, porti, porticcioli, pontili e rocce con alti fondali sottostanti ed al riparo dal vento e onde.

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Accessori
Girelle.
Le girelle servono per congiungere tra loro le varie parti che compongono la lenza all'inglese (vedi sezione Terminali). La buona qualità dei materiali usati oggi per la costruzione nonché quella dei macchinari che servono per assemblarle, ci consente di usare un'unica misura piccolissima di micro girelle (la cui numerazione varia dal N.18 al N.22 a seconda della marca).
Sono da scartare quelle classiche (ed antiche) a barilotto in ottone, assolutamente inadeguate per carico di rottura e scarico delle torsioni. Tra le migliori, segnalo le Mustad cromate.

[IMMAGINE NON DISPONIBILE SI PREGA GLI AUTORI DI RICARICARE LE IMMAGINI GRAZIE]/i/senzatitolo6.png/]

Non tutti gradiscono un uso intensivo delle girelline, preferendo unire le varie parti della lenza con un nodo. Bisogna allora porre particolare attenzione a scegliere il nodo più adatto: trattandosi di unire spezzoni di lenza di diametro variabile tra loro, suggerisco di specializzarsi in un unico nodo che si è rivelato tra i più efficaci nella congiunzione di lenze in diametri o material diversi (nylon+fluorocarbon), e cioè l'Albright Special:

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Piombini
L'argomento sui piombini merita un trattamento molto approfondito, in quanto da essi dipende non solo la perfetta taratura del galleggiante ma l'integrità stessa della lenza.
Quelli che dobbiamo utilizzare sono i piombini calibrati: la particolarità di questi piombini risiede in un taglio perfettamente centrale e nella consistenza del piombo detta consistenza media, cioè non sono né troppo duri ne troppo morbidi. Ciò viene garantito da una piccolissima percentuale di antimonio, che rende la struttura del piombo dura al punto giusto, oltre che a funzionare da anti ossidante (rallenta cioè la formazione di quella patina biancastra che dopo un po' di tempo si forma sul piombo a causa dell'umidità). La salinità dell'acqua aumenta l'ossidazione dei piombini, che è anche la prima causa del loro sfaldamento: questi piombini deteriorati vanno subito sostituiti usando l'apposita pinza levapiombo creata dall'onnipresente Stonfo:

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Ma il vantaggio maggiore dato dai piombini calibrati è il loro perfetto taglio centrale (taglio calibrato, da cui il nome) privo di qualsiasi sbavatura e che consente il loro esatto posizionamento sulla lenza senza che intacchino il filo, uno dei peggiori nemici occulti del nylon. E' stato calcolato che un piombino tagliato bene ed applicato in modo corretto riduce la tenacità del nylon del 5%, contro il 50% di un piombino tagliato male ed applicato peggio. Inoltre i piombini calibrati sono perfettamente sferici. I migliori produttori di piombini calibrati sono (manco a dirlo!) gli inglesi.
La grandezza dei pallini è contraddistinta da un numero, ciascuno dei quali corrisponde ad una determinata grammatura del pallino. Sotto è riportata una tabella di comparazione della numerazione standard e di quella inglese: mentre la numerazione standard è approssimativa (in quanto dipende dalla casa produttrice), la numerazione inglese è specifica ed ogni numero corrisponde ad una grammatura ben precisa a prescindere dal produttore (notare come i numeri, per certe grammature, sono sostituiti dalle lettere dell'alfabeto):

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Molti produttori indicano comunque nelle confezioni l'esatta corrispondenza tra numeri e grammature dei propri pallini.
I piombini calibrati consentono inoltre la loro perfetta centratura sulla lenza, che non è solo una questione estetica, in quanto nei fili più sottili consente alla lenza di distendersi in modo più uniforme sia in fase di pesca che di lancio, limitando i grovigli dovuti proprio al lancio. Per centrare perfettamente un piombino sulla lenza è però indispensabile abbinare il più possibile la grandezza dei pallini al diametro del nylon. Quella sotto è una tabella che indica il rapporto tra la numerazione di un pallino calibrato ed il diametro del nylon a cui andrebbe applicato, per ottenere la centratura del piombino:

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Ovviamente ognuno potrà ricavarsi l'esatto abbinamento facendo le dovute proporzioni in base alle indicazioni della tabella.
Infine un suggerimento da non sottovalutare: a volte è più conveniente asportare un pallino mal posizionato e metterne uno nuovo, anziché farlo scorrere lungo il nylon. Per chi non vuole perdere tempo, ricordarsi di inumidire sempre il nylon prima di far scorrere i pallini e, soprattutto, non farli scorrere a gruppi ma singolarmente.

Esche ed ami
Le prede insidiabili con la pesca all'inglese in mare sono molteplici: diciamo che tutti i pesci costieri sono catturabili. Per nostra fortuna la variabilità degli ami e delle esche può essere limitata e non ci costringe ad adottare un amo o un'esca specifica per ciascuna specie. Per quanto riguarda le esche, la parte da leone la fa il bigattino, seguito dagli anellidi, dal gamberetto vivo e dalla mollica di pane o dalla pastella. Queste sono le esche più sperimentate e sono moltissimi i pescatori che usano quasi esclusivamente il bigattino.
E siccome l'amo deve essere proporzionato all'esca, possiamo adottare, volendo, due sole misure, la N.12 e la N.14. Ovviamente ciascuno è poi libero di usare la numerazione che vuole, però vi posso assicurare che queste due numerazioni sono più che sufficienti per affrontare tutte le situazioni, dallo sparlotto alla spigola che supera abbondantemente il kg.
Per quanto riguarda il modello di amo, personalmente ho deciso di usare esclusivamente quelli ad occhiello anziché quelli a paletta, e questo da quando i migliori produttori di ami (ovviamente i giapponesi) hanno immesso sul mercato ami con occhielli così microscopici da avere un volume addirittura inferiore a quello della paletta. Inoltre gli ami ad occhiello sono più veloci e meno complicati da legare, vantaggio questo da non sottovalutare se siamo costretti a sostituire l'amo durante una battuta notturna mentre il pesce sotto di noi è al massimo dell'attività.

Terminali
Ed eccoci arrivati alla parte che, son sicuro, attendevate con più ansia: la preparazione dei terminali.
Ma prima di addentraci nel loro assemblaggio, è utile tener presenti queste considerazioni.
Dalla descrizione fatta nell'introduzione, se ne deduce che la tecnica all'inglese produce dei vantaggi rispetto alla classica pesca con la bolognese, non fosse altro perché ci è costato il campionato del mondo del 1985... Tra questi annoveriamo:
- una maggior sensibilità alle tocche dovuta sia alla particolare conformazione del galleggiante che al suo sistema di collegamento alla lenza: anche la toccata più timida viene segnalata da questo sistema
- una ferrata più pronta in quanto la lenza (al contrario di un galleggiante bolognese) è sganciata dal galleggiante e quindi non deve 'trascinarselo dietro' al momento della ferrata: c'è una linea diretta tra amo e cimino senza l'interposizione del galleggiante
- l'immersione completa del filo affondante e del cimino della canna evitano gli effetti di trascinamento dovuti al vento di cui soffre il filo tradizionale e quindi il conseguente scarroccio del galleggiante lontano dal punto di pesca
- la facilità con cui si può sostituire il galleggiante (ovviamente mediante l'interposizione dell'apposito accessorio), cosa che invece nella bolognese con galleggiante classico poteva avvenite solo tagliando la lenza
- annullamento quasi totale dei grovigli dovuti al lancio (o alla presenza di vento frontale) per la particolare montatura all'inglese.

La prima scelta da fare è se montare il galleggiante in posizione fissa o scorrevole. Col passare degli anni vi accorgerete di preferire un'impostazione più di un'altra, e ciò è dovuto a molteplici fattori tra i quali hanno la prevalenza i gusti personali, i successi ottenuti e la frequentazione di spot fissi. Al sottoscritto, che ha la fortuna di abitare in un luogo relativamente vicino al mare ed a spot particolarmente adatti alla pesca all'inglese, è per esempio venuta la 'fissa' di usare in prevalenza il galleggiante scorrevole, riservando solo ad alcuni spot l'utilizzo del galleggiante fisso. Però un 'trucco' c'è per aggirare l'angoscia che a volte ci attanaglia quando ci troviamo a pescare in una zona poco conosciuta, oppure quando lo stesso spot, in quel determinato giorno, non vuol sentirne di regalarci una preda neanche a pregarlo in ginocchio: portarsi sempre dietro due canne armate una con il fisso e l'altra con lo scorrevole.
Negli esempi che seguono è stata presa in considerazione una lenza madre con diametro di 0.14 mm, bracciolo con diametro di 0.10 mm, amo N.14 e galleggiante bodied. Per diametri maggiori è sufficiente fare le dovute proporzioni.

Nota: le figure dei terminali non sono volutamente in scala per mettere in risalto particolari più caratteristici di altri.

Galleggiante in posizione fissa

a) Pesca a fondo su bassi fondali. Galleggiante Bodied.
Un galleggiante fisso ovviamente impone che il fondale sia adeguato alla lunghezza della canna (p.e. usando una canna da mt 3,60 il fondale non deve superare i 2,6 mt). Bisogna cioè che ci sia almeno 1 mt di tolleranza tra la lunghezza della canna e la profondità max. del fondale, in quanto bisogna tener conto della curvatura che assumerà la canna con il pesce agganciato. Se non calcoliamo questa tolleranza, non riusciremo neanche ad avvicinare il pesce a portata di guadino, specialmente se è di grosse dimensioni.
Per evitare ingarbugli durante il lancio, è meglio interporre tra lenza madre e bracciolo uno spezzone di 1,5 mt di nylon di diametro più grosso (p.e. 0.20), che per comodità (anche se impropriamente) chiamerò 'coda di topo', e su cui andranno attaccati i pallini calibrati. La coda di topo serve da anti groviglio sui lunghi lanci, ma se non facciamo lanci esagerati (diciamo sui 10 mt) e soprattutto se li 'accompagniamo', è meglio evitare la coda di topo, in quanto rappresenta pur sempre un ispessimento dell'apparato pescante. Sui lunghi lanci diventa invece indispensabile per evitare i grovigli. Per la stessa ragione, dobbiamo diminuire la lunghezza del bracciolo (max. 1 mt), per eventualmente aumentarlo se non facciamo lanci lunghi. I pallini calibrati, ammassati in due gruppi, vanno messi a 'scalare' di grossezza, mettendo il più piccolo vicino alla girella del bracciolo per poi aumentarli di grossezza man mano che si sale verso il galleggiante. E' ovvio che il peso complessivo di tutti i pallini (compreso i due che fungono da stopper per il galleggiante) non deve superare quello massimo sopportato dal galleggiante: usando una bottiglia di plastica piena d'acqua, oppure l'apposito dosa pallini della Stonfo, possiamo regolarci con precisione sulla quantità di pallini che il galleggiante può reggere.

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Stoppaggio della lenza. Questo accorgimento, che è indispensabile nei due metodi di pesca descritti sotto, ma è valido per tutti i tipi di lancio, consiste in questo: appena fatto il lancio, quando ci accorgiamo che il galleggiante ha raggiunto la distanza che ci interessa, distendiamo completamente il braccio in avanti con un'inclinazione di 45° e facciamolo poi scendere lentamente verso la superficie dell'acqua sino a quando la canna non vi si trovi parallela. Contemporaneamente, durante la discesa del braccio, appoggiamo il dito indice sul bordo della bobina del mulinello per fermare la fuoriuscita del filo, 'stoppandolo'. Quando il galleggiante sta per toccare l'acqua, riportiamo velocemente il braccio ad un'altezza di 45°. Questo stoppaggio favorisce la distensione completa del filo, che a sua volta diminuisce notevolmente il 'ritorno' del bracciolo e del terminale sulla lenza madre o sul galleggiante, evitando così un possibile groviglio. Chiudiamo quindi l'archetto.

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Terminale per pesca a fondo su bassi fondali

b) Pesca che sfrutta la calata. Galleggiante Bodied.  
Questo metodo è rivolto a quei pesci che sono soliti mangiare seguendo l'esca che si sposta lentamente dalla superficie verso il fondo. Personalmente l'ho battezzata "anti noia", in quanto ci tiene sempre occupati tra recupero e rilancio continui e si rivela veramente micidiale con quei pesci che hanno quelle abitudini (tra i quali c'è anche la spigola).
I pallini da usare sono di grammatura piccola (con una scalatura poco accentuata) e vanno posizionati distanziati tra loro.
Questo metodo è fortemente legato alla buona esecuzione dello stoppaggio della lenza descritto sopra. Questo è il disegno del terminale:

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Terminale che sfrutta la calata

b) Pesca a galla o a mezzo fondo. Galleggiante Bodied con supporto ultra leggero.
Questo metodo richiama molto da vicino quello appena visto, ma con queste differenze: non dobbiamo lanciare e recuperare in continuazione e la lenza non scende sul fondale, in quanto pesca appena sotto la superficie o a mezz'acqua (metodo micidiale per occhiate, boghe, surelli, lecce stella, ecc.). Come galleggiante ci serve un bodied per poter fare lunghi lanci, ma adatti a reggere un peso il più basso possibile, in quanto la lenza deve stazionare tra la superficie ed il mezzo fondo. I pallini da usare sono quindi pochi e leggerissimi e la coda di topo va ridotta a 40 cm max. Data la leggerezza del terminale, estremamente soggetto ai 'ritorni' sulla madre e sul galleggiante, bisogna acquisire una notevole capacità nello stoppaggio della lenza.

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Terminale per pesca a galle e a mezzo fondo

Galleggiante in posizione scorrevole

Pesca a fondo su alti fondali. Galleggiante Bodied.
Il terminale per questo metodo è una via di mezzo tra la Pesca a fondo su bassi fondali e Pesca che sfrutta la calata, dalle quali si differenzia per l'assenza dei due pallini stopper del galleggiante e dall'inserimento di un peso superiore in pezzo unico (pallettone o torpilla) appena sopra la spallinatura.
Il pallino di stop a monte del galleggiante deve essere sostituito da un nodino di stop fatto con un filo di seta (o altro materiale), in quanto questo nodino è soggetto a continui spostamenti per adeguare l'altezza del terminale a quella del fondale, ed il materiale di cui è fatto lede in maniera molto meno cruenta il nylon rispetto al pallino di piombo. Lo stop a valle del galleggiante viene invece dato dal pallettone o dalla torpilla. Bisogna usare una zavorra in pezzo unico in quanto questa favorisce notevolmente la velocità di discesa rispetto alla sola spallinatura.
Suggerimento: tra il nodino di stop ed il pallettone inserire due micro perline che evitano la battuta diretta dell'anellino del galleggiante sul nodino e sul pallettone. La perlina superiore evita che l'anellino possa fuoriuscire dal nodino, quella inferiore che l'anellino batta direttamente sul pallettone o sulla torpilla.

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Terminale con galleggiante scorrevole

In tutti gli esempi visti sin qui è stato preso in considerazione il galleggiante Bodied in quanto abbiamo supposto di poter raggiungere il punto di pesca solo con lunghi lanci.
Ove questo non fosse necessario, chiaramente non dobbiamo ricorrere ai bodied, ma ci conviene usare i Straight Loaded (per lanci brevi) o i Stick Float se dobbiamo solo calare la lenza sotto i nostri piedi o appena più in là.
La preparazione dei terminali invece non varia, in quanto è indipendente dal galleggiante usato. Possiamo però evitare di usare la coda di topo.
Suggerimento per lanci brevi. Non dovendo imprimere forza, un lancio a breve distanza ci conviene farlo stando in posizione eretta: tenere la canna davanti a noi bassa sulla superficie dell'acqua e sollevandola velocemente verso l'alto liberare la lenza (anziché fare la classica frustata).

La pesca ibrida inglese/bolognese  
Tutto quanto esposto sino a questo punto riguarda i puristi della pesca all'inglese in mare, che in alcuni passaggi può anche differire dall'originale pesca al colpo in acque dolci, per la quale rimando alla lettura dei testi specifici redatti dagli specialisti del settore.
Ma in Italia il tipo di pesca più diffuso in acque salate che maggiormente si avvicina alla pesca all'inglese in mare è la pesca ibrida, che è un misto tra la pesca all'inglese e quella con la bolognese, e che moltissimi confondono con la vera pesca all'inglese, vista la grande somiglianza tra i due tipi. Le differenze fondamentali risiedono in:
- Canna. Per la pesca ibrida si usano solamente canne bolognesi, con misure che spesso vanno ben oltre la canonica misura dei 4,5 mt max. di un'inglese (non è raro vedere pescatori che usano canne anche di 8 mt e perfino di 9 mt, vento permettendo). La bolognese è completamente diversa dall'inglese: è solo telescopica e possiede un numero esiguo di anelli, con diametri ben maggiori. Pur effettuando buoni lanci, non raggiungeranno mai le performance delle inglesi (se volete sperimentare di persona, provate a lanciare un bodied da 40 gr con una bolognese da 7 mt, a patto però che non mi addebitiate la canna per averla spaccata in vari pezzi....). La bolognese quindi è una canna per lanci brevi e di galleggianti con basse grammature, ma è soprattutto una canna da 'calata' che sfrutta le correnti per portare l'esca nella zona di pesca, compito che gli è facilitato anche dalla lunghezza.
- Galleggiante. Non ha senso montare un bodied su una bolognese, per le cose che abbiamo appena detto. Molto meglio montare uno Straight Loaded ed ancora meglio montare uno Stick Float, lasciando alla spallinatura il compito di far raggiungere la zona di pesca qualora dovessimo fare un breve lancio. E' proprio l'utilizzo di questi due galleggianti, tipici della pesca all'inglese, che portano a convincerci di fare una vera pesca inglese anche con la bolognese. Invece stiamo facendo una pesca ibrida.

Il termine 'ibrido' suona stonato, sembra quasi che stiamo dicendo una parolaccia, abbiamo timore di pronunciarlo o di usarlo nei nostri post, in quanto dire 'io pesco all'inglese' fa più 'figo', mentre invece non ci rendiamo conto che facciamo solo sorridere coloro che la pesca all'inglese la fanno per davvero.
Invece non c'è nulla di più sbagliato: la pesca ibrida in acque salate sta dando grandissimi risultati, e se praticata in porti, porticcioli, pontili e zone rocciose riparate dal vento è quella che da i risultati migliori. Con la 'regina' agognata dalla maggior parte dei pescatori, poi, (la spigola), la pesca ibrida (od anche la pura pesca alla bolognese, con tanto di galleggiante tradizionale) si rivela quella che porta ad un maggior numero di catture.
Come avviene sempre tra i sostenitori di due fazioni contrapposte, ci saranno i fautori della pesca all'inglese 'canonica' che sosterranno anche sotto tortura che il loro metodo è il migliore al mondo, a cui si contrapporranno i sostenitori della pesca ibrida (magari un po' meno disposti a sacrificarsi sotto tortura...forse...) che invece sosterranno il contrario.
Io non voglio entrare nella diatriba (semplicemente perché non mi interessa), per cui descriverò comunque altri due tipi di terminali da usare con la bolognese, visto che comunque la pesca con la bolognese rappresenta il nostro tipo di pesca 'nazionale' e soprattutto...rende!
Dato che le immagini sono abbastanza esplicite, ritengo non siano necessari i commenti. Anche queste immagini non sono in scala per mettere in risalto i particolari

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Montatura ibrida per bolognesi corte. Su bolognesi lunghe, la torpilla può essere sostituita da una spallinatura a scalare ed il galleggiante può essere bloccato in posizione fissa.

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Montatura classica per bolognesi lunghe (almeno 6 mt). Per bolognesi più corte è meglio usare la montatura ibrida della figura precedente (con galleggiante scorrevole).

Pasturazione e Importanza della precisione del lancio
La pesca con il galleggiante (inglese, ibrida o tradizionale) difficilmente restituisce dei risultati se non è accompagnata dalla pasturazione. La pasturazione è così importante che mi sento di affermare che se per caso la dimentichiamo a casa, tanto vale non scaricare neanche l'attrezzatura e tornarcene indietro, a meno che non sia una bella giornata di sole e ne approfittiamo per abbronzarci, oppure qualche bella turista non ci strizzi l'occhio...
Lo scopo della pasturazione è, prima di tutto, quello di richiamare il pesce a tiro della nostra lenza ed in secondo luogo quello di addensarlo in un branco il più numeroso possibile. Quello che è ovvio è che la pastura serve ad 'eccitare' i pesci, e non a sfamarli, e non esagero dicendo che la pasturazione può arrivare 'allo stato dell'arte' come dimostra questo episodio a cui ho assistito quand'ero ragazzo. Il mio pontile preferito era, come al solito, brulicante di pescatori. A quei tempi eravamo talmente in tanti che per starci tutti lo spazio tra l'uno e l'altro non superava il metro. Si pescava con la solita cadenza del primo pomeriggio (un pesciolino ogni tanto), in attesa del tramonto sia per dedicarci alla spigola e sia perché il pontile sfollasse della maggior parte delle persone. Ad una certa ora ecco arrivare tre pescatori mai visti prima, due con una lunga bolognese ed una sacca ciascuno, ed il terzo con un grosso contenitore di bigattini, una gigantesca nassa portapesci ed un enorme guadino. Visto che la gente cominciava a sfollare, trovarono posto tutti e tre vicini e mentre due armavano le canne, il terzo iniziò a pasturare abbondantemente la postazione e a calare la nassa. Appena i due misero le canne in acqua, pescarono contemporaneamente due spigolette sui 300 gr, che il terzo uomo infilò nella lunghissima nassa. E riprese a brumeggiare con cadenza continua. Dopo pochissimo altre due spigolette della stessa taglia. E la cadenza del brumeggio riprese. Altre due spigole sul mezzo chilo. Brumeggio...Altre due spigole sul kg... Il terzo uomo si dedicava esclusivamente a brumeggiare, a guadinare ed a infilare le spigole nella rete. E continuò così per circa 4 ore, con alcune spigole che, ad occhio, superavano i 3 kg. Tutti noi smettemmo di pescare e ci posizionammo alle spalle dei tre, alcuni ammirati da quella mattanza, altri intenzionati a buttare a mare i tre, ma tutti rosi dall'invidia. Uno dei miei amici non smise di contare, era arrivato a 37, di cui un buon numero erano bestioni.
I tre (che poi sapemmo essere turisti bresciani) smisero di pescare perché avevano consumato l'intero contenitore di bigattini. Per tirare su la rete ci si misero in tre, selezionarono le spigole al di sotto del kg ributtandole a mare, si tennero le tre più grosse e, con un grande sorriso, ci dissero che le altre erano per noi. Non ho mai più visto quei tre bresciani, ne nell'arco della stagione ne in tutti gli anni successivi. Il giorno dopo, manco a dirlo,  prendemmo d'assalto i negozianti di zona per accaparrarci i bigattini in 'quantità industriali', ma il numero di spigole che furono catturate a partire da allora sino a tutt'oggi rimase nella media che sempre c'era stata e c'è tuttora in quel pontile (4-5 spigole max, senza contare le innumerevoli giornate buche).
Sembra una favola, vero? Ma è la pura verità, e quel giorno è impresso nella mia memoria in modo indelebile. Per anni abbiamo rimuginato su quell'episodio, senza mai venirne a capo. Mai e poi mai abbiamo scoperto in cosa era consistito il 'trucco' di quei tre, se non riconoscere loro una bravura al di fuori delle possibilità umane non solo nel pescare ma soprattutto nel pasturare. Ma probabilmente non c'era alcun trucco, quei tre erano semplicemente arrivati 'allo stato dell'arte' a cui ho accennato.

Ma torniamo a noi. La pasturazione può consistere in bigattini (i più usati), mischiati o meno con sfarinati, pellets o farina di pesce. Non essendomi mai neanche lontanamente avvicinato alla bravura di quei tre extraterrestri, mi sono sempre trovato comunque bene operando in questo modo: pasturazione abbondante appena arrivati ed un pugnetto a cadenza fissa nella fase successiva, per poi scendere ad una decina di bigattini ogni 5 minuti durante le fasi di cattura. Se la pasturazione avviene al largo (per cui è necessaria la fionda), bisogna essere il più precisi possibile per lanciare sempre nello stesso punto. Anche il galleggiante, di conseguenza, va lanciato sempre nello stesso punto. Scostamenti grossolani dal bersaglio non fanno altro che disperdere i pesci.
Per centrare meglio il bersaglio con il galleggiante, è meglio superare il punto di pesca di una decina di metri, immergere il cimino in acqua e dare un colpo secco verso l'alto per favorire l'affondamento del filo (se stiamo usando un filo affondante e non ci sono onde). In caso di filo normale, tenerlo ben sollevato sulle onde. In entrambi i casi, recuperare poi lenza sino a rientrare nel bersaglio.
Se dopo un ragionevole lasso di tempo non vediamo alcuna mangiata, recuperiamo la lenza e controlliamo che non sia aggrovigliata, in quanto questo inconveniente, quando peschiamo al lancio, si presenta più frequentemente di quanto non vorremmo.


#43
SURFCASTING / Riflessione sul surf casting
Maggio 07, 2010, 20:28:57
Che cos'è per me il surf casting

La definizione del termine anglosassone, in se stesso, è abbastanza semplice: 'surf' significa onda, 'casting' significa lancio, per cui surf casting = lancio sull'onda. I connottati del surf casting sono quindi ben delineati già nel suo termine: non ci può essere surf casting se non ci sono le onde.
Ma il surf casting va ben oltre il semplice termine del suo lemma, in quanto rappresenta una 'filosofia' praticamente unica di intendere la pesca, che supera la pura e semplice azione di 'andare a pesca' e di 'cercare di pescare qualcosa', azioni senza le quali la pesca sportiva in generale non avrebbe senso.
E' infatti proprio questa 'filosofia' che ha fatto del surf casting la pesca sportiva tra le più ambite e contemporaneamente tra le più difficili e 'misteriose', e che l'ha fatta definire nel passato (ma è tutt'ora valido) come una disciplina che è "per molti ma non per tutti", perché richiede una 'formazione mentale' alla quale molti non sono disposti a soggiacere, in quanto il surf casting comporta tutta una serie di sacrifici e di rinunce che mal si addicono ad un passatempo che per sua natura deve essere affrontato con mente libera e col massimo diletto.
Come tutte le cose ritenute misteriose ed esoteriche, il surf casting esercita un fascino ed un richiamo a cui non sappiamo inizialmente rinunciare, per poi magari scoprire (come di solito accade per le cose misteriose ed esoteriche) che il surf casting non è fatto per noi e ci rinunciamo dopo un breve o lungo periodo, perché non siamo disposti ad accettarne le ferree regole. Ma questo avveniva per lo più nel passato, quando avevamo il coraggio di essere più 'onesti' con noi stessi e di ammettere i nostri limiti.
Oggi infatti le cose sono travisate, perché abbiamo adattato quelle ferree regole originali al "nostro" modo di concepire il surf casting, il più delle volte deformandole talmente che più nulla hanno a che fare con quelle originali. In tantissimi infatti siamo convinti di praticare il surf casting, ce ne riempiamo la bocca e ce ne vantiamo con gli altri, spesso (fortunatamente) perché non ce ne rendiamo conto, ma ancor più spesso perché lo abbiamo letto in qualche articolo di una rivista del settore o in qualcuno degli ultimi libri sull'argomento, scritti da persone che per incapacità, ma di solito per denaro, hanno 'venduto la loro anima al diavolo', rappresentato in questo caso dai produttori e dagli editori che fanno della parolina magica surf casting il classico specchietto per le allodole, con lo scopo di incrementare le vendite. In realtà, anziché surf casting, stiamo praticando il più delle volte una generica pesca a fondo.
Questa riflessione si prefigge lo scopo di riportare il surf casting alle sue vere origini, senza le quali non ha senso parlare di questa disciplina: tanto varrebbe parlare di pesca in mare generica, per praticare la quale sono necessarie poche cose altrettanto generiche, alla portata di tutti.
E riportare il surf casting alle sue vere origini non può che rendere onore a questa disciplina,  difficile è vero, ma piena di gratificazioni per tutti coloro che riusciranno ad imporsi un modo completamente diverso di concepire la pesca.

Ho detto prima che il surf casting è "per molti ma non per tutti", ma ciò non è legato solamente ad una particolare 'formazione mentale': un altro motivo che rende il surf casting tale è dovuto anche alla specifica attrezzatura da usare ed al suo costo, di gran lunga superiore a quello di una 'buona' attrezzatura da fondo. Se non si dispone di un minimo di volontà per imparare ad usarla e di risorse finanziare per acquistarla, è meglio rinunciarci da subito per evitare grosse delusioni: non si può affrontare il surfcasting con attrezzature inadeguate, ma anche supponendo di possederle, a poco servono se non ci imponiamo di imparare ad usarle nel modo giusto. Comprarsi una super attrezzatura solo per far scoppiare di invidia gli altri, credetemi, a pesca ha poco senso, perché alla fine gli unici che stiamo ingannando siamo noi stessi.

Il teatro in cui si svolge la scena del surf casting è ben preciso: la coltre sabbiosa. Sabbia sotto i nostri piedi (la spiaggia), sabbia nel fondo marino (la zona di pascolo). Sotto la coltre sabbiosa del fondale vive una moltitudine di organismi di cui si nutrono i pesci: durante l'estate proviamo ad immergerci con maschera e boccaglio anche a breve profondità, rivoltiamo due o tre manate di sabbia e restiamo in attesa di vedere il risultato. Noteremo di aver portato in superficie alcune telline e qualche vermetto. Immediatamente vedremo avvicinarsi incuriositi i granchietti, microscopiche mormorette, piccolissime tracine e trigliette. Raccogliamo qualche tellina e spappoliamola con le dita: il gruppetto di piccoli pescetti si avventano su quel cibo inaspettato. Giriamo lo sguardo attorno e vediamo avvicinarsi una spigoletta un pò più grande, a sua volta attirata da tutto quel movimento. Più si avvicina e più si fanno guardinghi i piccoli pescetti, che hanno riconosciuto nella spigoletta un pesce predatore con cui magari dovranno fare i conti.
La nostra è stata solo una piccola azione, avendo solo rivoltato alcune manate di sabbia. Ebbene, provate ad immaginare questa azione moltiplicata per mille, per diecimila, per milioni, per miliardi di manate. Provate cioè ad immaginere questa azione di rivoltamento del fondo marino fatta per tutto il fronte dall'impetuoso infrangersi delle onde che, spinte dal vento, stravolgono il fondale scoperchiando un'enorme quantità di organismi che, da quel momento, restano in balia delle immancabili correnti che si formano e che li trascinano via secondo direzioni ben precise. Inizia a formarsi la così detta 'catena alimentare', formata cioè da quelli organismi, dai piccoli pesci richiamati da essi e dai pesci più grandi a loro volta richiamati da quella moltitudine di pesci più piccoli, che rappresentano anch'essi un pasto succulento. In queste condizioni meteo marine, i pesci vengono richiamati sotto costa anche da distanze considerevoli, consapevoli che quella è l'occasione che aspettavano da tempo per sfamarsi con facilità.
Queste condizioni possono formarsi già a pochi metri dalla riva, come possono formarsi anche ad un centinaio di metri di distanza, anche a 120-130 mt, a seconda della conformazione del fondale.
L'inverno è la stagione più propizia al formarsi dei venti impetuosi, che a loro volta danno origine alle onde, che a loro volta rivoltano il fondale mettendo allo scoperto gli organismi sepolti sotto la sabbia.
Ecco quindi che cominciano a delinearsi le prime condizioni tipiche del surf casting: freddo, forte vento, pioggia, onde impetuose, distanze dalla riva da raggiungere. E queste condizioni cominciano anche a fare le prime selezioni tra i pescatori sportivi. Non sono molti quelli disposti ad affrontare un freddo pungente, specialmente se accompagnato da una pioggia gelida che metterebbe a dura prova anche la pazienza di un santo.
Poi ci sono le onde da affrontare: occorrono zavorre pesanti e di foggia particolare perché l'impianto pescante non venga sputato a riva nel giro di pochi minuti. Ma per lanciare zavorre pesanti occorrono canne robuste e di ottima qualità: le nostre lo sono?
Ma ancora non basta: bisogna perforare il muro di vento frontale o latero-frontale per arrivare con il nostro piombo piramidale da 2 etti a quei fatidici 100 mt in cui quel giorno si è formata la zona di pascolo. Ci tentiamo con il nostro side, ma non riusciamo a superare i 70 mt. Ci ricordiamo allora di aver sentito parlare di un lancio chiamato ground, tentiamo di farlo, ma le cose non solo non sono migliorano, ma spesso addirittura peggiorate. Forse bisogna forzare di più.... Indietreggiammo la zavorra a ore 15 e forziamo maggiormente il lancio... Patatrack! La nostra telescopica da 250 € è andata in pezzi! Solo allora ci ricordiamo di aver letto da qualche altra parte che le telescopiche non sono adatte al lancio ground, che per fare questo tipo di lancio ci vogliono le canne a ripartizione di sezioni. Ma noi non l'abbiamo mai voluta comprare, ritenendo di non essere in grado di usarla. Oppure il nostro budget era troppo basso. A testa china, scomodando con i nostri improperi tutti i santi del paradiso, cominciamo mestamente a sbaraccare con la solenne promessa di mandare il surf casting a farsi fondere:ecco come si forma una seconda ondata di selezione tra i surf casters.
E ancora non è finita. Abbiamo la giusta attrezzatura, siamo in grado di utilizzarla al meglio, raggiungiamo la lunga distanza di pascolo... ma le ore passano inesorabili senza vedere un'abboccata. Intanto il freddo si fa sempre più pungente, qualche goccia gelata si infiltra nella nostra cerata e ci cola lungo la schiena, il vento soffia inesorabile. Ci rifugiamo sotto la nostra tenda, in attesa... niente! << Ci andrà meglio domani >>, ci diciamo mentre raccogliamo la nostra roba con una certa stizza. Ma l'indomani la stessa storia: due saraghi da 300 gr in tutto il giorno. Ed il giorno successivo di nuovo nulla. La frustrazione ci assale, non siamo più invogliati ad andare a surfcasting nei giorni successivi, ci disaffezioniamo sempre di più, sino a quando non scriviamo il nostro annuncio: <<Occasione! Svendesi canne da surf casting come nuove causa inutilizzo>>. Siamo così arrivati alla terza ondata di selezione tra i pescatori di surf casting.
In tutti e tre gli esempi, lo sfoltimento della schiera dei surfcaster è avvenuta principalmente per un principio fondamentale: l'assenza della 'filosofia' del surf casting, senza la quale, prima o dopo, tutti noi cediamo e alla fine ci arrendiamo.
Ma in cosa consiste questa benedetta filosofia?
Principalmente nella disposizione ad affrontare sacrifici di tutti i generi: fisici, finanziari e psicologici. E' inverno, notte buia e tempestosa, pioggia gelida, vento sferzante altrettanto gelido. Per rendersi conto di cosa vuol dire, non basta immaginarselo, bisogna viverlo di persona: il mio suggerimento per chi vuole dedicarsi al surf casting è di affrontare per qualche ora alcune di queste notti, anche senza un'attrezzatura specifica, per saggiare la propria volontà di resistenza a queste condizioni avverse, che in fondo stiamo subendo non per necessità o lavoro, che in qualche modo potrebbero aiutarci a superare, ma per puro diletto. Se riusciamo a vincere il richiamo del caminetto, siamo già a buon punto e possiamo valutare
l'opportunità di affrontare la spesa di un'attrezzatura più idonea. Quando siamo ultra sicuri di potercela fare, e solo allora, dobbiamo pianificare i nostri acquisti. Durante le notti di 'prova' abbiamo constato con mano quanto la nostra attrezzatura si sia dimostrata inadeguata per affrontare quel mare: anche se il nostro piramidale da 200 gr ha retto, tuttavia non siamo riusciti col nostro side a fargli raggiungere la fatidica 'zona di pascolo' posta ad una trentina di metri più avanti, se non oltre. Occorrono canne in grado di sparare quel piombo con un tipo di lancio più idoneo alla distanza, come può esserlo il ground. Sappiamo, almeno per averlo letto da qualche parte, che simili canne esistono e si chiamano RIP, ma sappiamo anche che costano alquanto e che il ground è un lancio tecnico che richiede una preparazione adeguata, che noi al momento non possediamo. Ecco che allora entra in ballo la seconda serie di sacrifici: rinunciare ad altre cose da 'diletto' per risparmiare i soldi per acquistare quelle canne (niente nuovo computer, niente nuovo iPod, niente ristorante, pizzeria, McDonald, cinema, discoteca, viaggi, vacanze, scarrozzate in macchina e via di seguito) e rinunciare a qualche giornata di pesca da trasformare in giornate di allenamento per imparare a lanciare in ground. Non sono pochi i surfcaster che hanno affrontato questi sacrifici finanziari e psicologici pur di arrivare al loro scopo: anzi, costoro fanno parte della schiera dei 'puristi' del surf casting. Per lo più autodidatti, per non 'perdere la mano' si sottopongono a continui allenamenti di lancio ground e pendulum sul campo o sulla spiaggia, non si fanno spaventare dalle condizioni meteo-marine più estreme e sono quelli che raccolgono i risultati più soddisfacenti.
Altre cose che rientrano nella filosofia del surfcasting sono, ovviamente, il massimo rispetto per la natura ed il mare, che in questa disciplina assumono valori quasi maniacali (l'unica cosa che resta del loro passaggio sono le orme sulla sabbia), la disponibilità ad accettare le giornate 'buche' come una cosa normalissima che non influenza minimamente il loro umore, lo studiare con costanza e assiduità i fondali, le maree, le correnti, la spiaggia, la zona di pascolo, i bollettini metereologici, la granulosità della sabbia, la direzione del vento, i canaloni, il sondaggio del fondo, le possibili prede di quello spot... e l'elenco potrebbe continuare all'infinito. In parole povere, i surf caster sono i 'professionisti' della pesca sportiva, e professionisti non si nasce, lo si diventa acquisendo con costanza e sacrifici quella che viene definita la 'filosofia' del surf casting.  
#44
Per chiunque fosse interessato a scaricarsi il "Manuale di Beachledgering" in formato pdf, segnalo che il file è pronto per lo scarico dal sito di Megaupload.
Le informazioni per fare lo scarico le trovate qui:
https://www.calabriapescaonline.it/home/forum/beachlegering_beachledgering/manuale_di_beachledgering-t18622.0.html;msg86928#msg86928
#45
AVVISO

Questo era il post originale che in partenza conteneva tutto il Manuale. Però con l'aggiunta di sempre più articoli e revisioni (e soprattutto con l'inserimento di molte immagini), questo post era diventato talmente voluminoso che non era più possibile gestirlo come unico post. Pertanto sono stato costretto a smembrarlo in 13 post (sempre in questo topic), dedicando ad ogni post una sezione specifica del manuale.
I 13 post del manuale li trovate a partire dalla 2^ pagina di questo topic
ed hanno i seguenti titoli:

01. Manuale di Beachledgering : sezione Introduzione al Beachledgering
02. Manuale di Beachledgering : sezione Canne
03. Manuale di Beachledgering : sezione Mulinelli 
04. Manuale di Beachledgering : sezione Piombi
05. Manuale di Beachledgering : sezione Lenza madre
06. Manuale di Beachledgering : sezione Shockleader
07. Manuale di Beachledgering : sezione Nodi
08. Manuale di Beachledgering : sezione Terminali
09. Manuale di Beachledgering : sezione Ami
10. Manuale di Beachledgering : sezione Pasturatore
11. Manuale di Beachledgering : sezione Esca
12. Manuale di Beachledgering : sezione Accessori
13. Manuale di Beachledgering : sezione Fai da te

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#46
Le Feste sono bellissime, c'è chi le aspetta con ansia, ma sono anche così stancanti...
Ai primi dell'anno si è un pò mogi e si ha anche poca voglia di parlare. In questo periodo i Forum si spopolano, perché la voglia non è tanta.
Che ne dite allora se vi tiro un pò su il morale con una storiella? E' tratta da "I racconti di Nonnoroby".
Si intitola:

Ai tempi delle caverne....

Ai tempi delle caverne il cervello degli uomini era poco più grande di quello di un cavallo e non consentiva loro di formulare pensieri astratti. La loro unica preoccupazione era quella della sopravvivenza. Durante il giorno i cavernicoli si ammazzavano di fatica per procurarsi il cibo, ma la sera si riunivano felici intorno al fuoco per cenare e raccontarsi le loro semplici avventure: di come una preda era sfuggita, di come pensavano di fregarla il giorno dopo, della prima notte di nozze di Haug andata in bianco per colpa della suocera bisbetica, del cane di Bongha che gli aveva soffiato sotto il naso il coniglio appena arrostito e di come la giovane Tettedda, da qualche giorno, cominciava a lanciare certi sguardi ai maschi...Eh si, la giovane Tettedda era proprio cresciuta ed i ragazzi le ronzavano attorno come mosche al miele...
Le donne sedevano accanto agli uomini ed acconciavano le pelli per l'inverno, mentre i bambini giocavano tutt'intorno. Infine, dopo un'ultima bevuta di acqua di fonte, ogni famiglia si ritirava nella propria caverna per trascorrervi la notte. L'indomani gli uomini sarebbero tornati a caccia e le donne avrebbero accudito ai bambini più piccoli e alle faccende domestiche. E così sarebbe durato chissà per quanto tempo, se l'evoluzione non stesse cominciando a fare capolino, almeno col cervello di qualcuno di loro. Infatti, un bel giorno.....

Un bel giorno, presso la tribù di Zhulhu, si presentò uno straniero che proveniva chissà da dove, messo male in arnese e claudicante. Lo zoppo chiese se potevano dargli qualcosa da mangiare, in quanto stava morendo di fame a causa della sua gamba balorda che gli impediva di inseguire le prede. Fu accolto con benevolenza e sfamato, e per la notte gli assegnarono perfino una caverna da scapolo. Dopo qualche giorno, durante una notte scoppiò un tremendo temporale, come quei cavernicoli non avevano mai visto. Nella caverna vicina a quella dello zoppo abitava Tonthu con la moglie e tre figlie. I cinque erano terrorizzati dai lampi e dai tuoni che aumentavano sempre più di intensità, tanto che ebbero paura che stesse per crollargli addosso il cielo. Ingenuamente, si infilarono stretti stretti sotto una pelle d'orso per cercare rifugio dalla caduta del cielo. Dopo circa mezz'ora, la moglie disse a Tonthu:
< Tu non senticere?>
< Como,no! Tuono stacere per rompere timpana meco!>
< No, no, io non dicere tuono. Io dicere urla bestialissima. Venicere da caverna di zoppo. Forse lui avecere troppa paura perchè essere solo. Tu andacere da lui per facere compagnia e facere coraggio.>
< Cavola sua, io non mi muovere da qui sotto.>
Dopo pochi minuti le urla ripresero più forti di prima.
<Poverino! Lui avecere troppa paura. Tu dovere andacere a fare compagnia lui. Portacere altra pelle d'orso per riparacere lui da caduta di cielo. Io pensare che tu dovere andacere!>
Brontolando contro la moglie perchè non si faceva i cavoli suoi, Tonthu di malagrazia prese un'altra pelle d'orso e, anche se terrorizzato dai lampi e dai tuoni sempre più forti, raggiunse la caverna dello zoppo. Lo trovò che stava chino sul fuoco in cui gettava manciate di una polvere che faceva levare le fiamme alte sino al soffitto. Dalla sua gola fuoriuscivano ululati tremendi.
< Ehi, zoppo, tu non avecere più paura, io facere te compagnia e portacere coperta per riparacere di caduta di cielo. Tu non urlacere più.>
< Io non urlacere per paura, io urlacere per facere sentire mie preghiere a dio di tuono, altrimenti lui non senticere me con questo casino!>
< Preghiere? Dio di tuono? Cosa essere?>
< Dio di tuono essere quello che facere questo casino, e preghiere essere di chiedere a dio di tuono di smettere questo casino.>
< ?!? >
< Dio di tuono dicere noi essere troppo cattivi e che non bastare sacrificio di polvere magica per perdonacere noi.>
< ?!? >
< Dio di tuono dicere che io dovecere pregare con donna, ma io non avecere donna....>
< Allora io mandacere te mia donna per pregacere con teco.>, propose Tonthu a cui la paura era ancora aumentata per le parole dello zoppo.
< Si, si, tu mandare subito tua donna per pregacere con meco prima che cielo cadecere in testa.>
Tonthu, anche se non aveva capito una mazza di dei, di preghiere, di sacrifici e di cattivi, si affrettò a spedire la moglie dallo zoppo per paura che il cielo potesse precipitare loro addosso.
Dopo pochi minuti, dalla caverna dello zoppo si levò un duetto di ululati che durò una mezz'oretta, poi silenzio. I lampi ed i tuoni, però, continuavano con la stessa intensità.
Preoccupato, Tonthu raggiunse di nuovo lo zoppo.
< Cosa succedere?>
< Succedere che dio di tuono dicere che non bastacere preghiera con una donna sola. Lui dicere che io dovecere pregare con due donne, per smettere lui tuono.>
< Allora io mandacere te anche figlia.>
< Si, si, tu mandacere subito anche figlia. Tu mandacere figlia piccola, forse lei pregacere più bene.>
Tonthu quindi mandò anche la figlia minore e poco dopo dalla caverna dello zoppo si levarono i suoi ululati e quelli delle due donne. Poi, come era avvenuto prima, dopo una mezz'ora le grida cessarono. Ma non così il temporale, che continuava ad infuriare senza un attimo di tregua.
Tonthu raggiunse nuovamente lo zoppo.
< Cosa succedere, adesso?>
< Adesso succedere che dio di tuono dicere che volere anche sacrificio di carne, non bastacere più polvere magica. Ma io non avecere carne....>
< A me sembracere che dio di tuono ora rompere cocones....>
< Tu zittire! Se dio di tuono sentire te dicere così, lui mandacere te fulmine. Aha, dio di tuono dicere anche che non bastacere più due donne per pregare. Lui dicere quattro donne, ma io non avecere quattro donne....>
< Bah, se lo dicere dio di tuono.... Aggio capito, và...>
Rientrato nella sua caverna, Tonthu spedì dallo zoppo anche le altre due figliole, stracariche di carne di cinghiale e di cervo. Stavolta gli ululati a quattro durarono per tutta la notte, come pure il temporale. Tonthu, tremante di paura perchè era rimasto solo, alla fine cedette alla stanchezza e si addormentò.
All'alba il temporale cessò ed il sole cominciò a fare capolino tra le montagne. Quando si svegliò, Tonthu, tutto felice, corse alla caverna dello zoppo. Li trovò tutti nudi che ancora dormivano vicino al fuoco semispento. Tutt'intorno erano sparse le ossa spolpate del cinghiale e del cervo. Tonthu si avvicinò allo zoppo e lo scosse per una spalla.
< No, donna, adesso bastacere pregare, io non ce la faccere più...>
< Zoppo, essere io, Tonthu. Avecere funzionato! Non essere più lampi e tuoni!>
< Aha, essere tu... Credere bene che avecere funzionato! Noi pregato e sacrificato tutta notte. Tua moglie, poi, volere sempre pregare, ancora pregare, di nuovo pregare... Lei avecere me distrutto con sue preghiere...>
< Non importare questo, importare avere funzionato! Adesso donne potere tornare in mia caverna....>
< Ah, no! Dio di tuono dicere che loro diventate sacerdotesse. Lui dicere che loro rimanere sempre con me per pregacere tutti i giorni, altrimenti lui facere tornare lampi e tuoni.>
< Ma io rimanecere senza donne....Come facere?>
< Io non sapere, tu arrangiare...Ah, dio di tuono dicere anche che tu andacere da capo tribù e dicere lui che dio di tuono volere che lui mandacere ogni giorno sacrificio di carne, altrimenti facere tornare lampi e tuoni e facere cadere cielo in testa a tutta tribù. Dicere anche di dacere a me e a sacerdotesse caverna più grande e mandacere ogni giorno legna per facere fuoco di sacrificio. Se noi pregacere e facere sacrificio tutti i giorni, dio di tuono non facere più lampi e tuoni.>
< Beh, se dio di tuono dicere questo....>
Tutto mesto, a capo chino, Tonthu si diresse alla caverna del capo per riferire il messaggio. Tonthu fu il primo uomo della terra a bestemmiare e, poco dopo, il suo capo fu il secondo.
Quello fu l'ultimo temporale di una primavera inoltrata. Sarebbe subentrata un'estate torrida e lunghissima.
All'inizio dell'inverno, senza dir niente a nessuno, lo zoppo si trasferì presso un'altra tribù, dove non era ancora stato.  
#47
PESCA FORUM BAR / BUON COMPLEANNO, MINO!
Gennaio 03, 2010, 10:27:30
Ciao Mino,
per poco non mi sfuggiva il tuo compleanno.
TANTI CARISSIMI AUGURI!
#48
PESCA FORUM BAR / AUGURI DI NATALE 2009
Dicembre 22, 2009, 09:20:51
Auguro a tutti i componenti dello staff e a tutti gli iscritti a questo meraviglioso Forum

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO

Che Babbo Natale vi porti in regalo la canna ed il mulinello che avete sognato per tutto l'anno!
#49
LANCIO TECNICO / Questione di pancia? Macché....
Dicembre 03, 2009, 18:27:56
Ecco un degno rivale di Danny Moeskops.
Si chiama Andy Copping ed anche se la sua struttura fisica non è certo quella di Danny, il 19 Luglio 2009 ha raggiunto la distanza di 310 yards, pari a 284 mt. Certo Andy Copping non può definirsi un piccoletto, ma pur non avendo la massa "muscolo-pancettaria" del belga, avvalora la tesi che la tecnica sopperisce, eccome, alla pura forza bruta.
E quello che fa piacere è che la canna che usa in pedana è la stessa che usa a pesca: la Century TT-R.
Non è certamente una cannetta molto abbordabile per il prezzo, visto che il blank costa sulle 320 sterline in offerta (457 €). Ecco un suo video:
http://www.youtube.com/watch?v=_ElrTRmIaJY
#50
Per tutti coloro che sono appassionati di filmati sulla Natura, segnalo un sito da cui è possibile scaricare e visualizzare filmati dalla qualità eccezionale:
http://www.earth-touch.com/

Il sito è in inglese e purtroppo sono in inglese anche i commenti ai filmati, ma la qualità delle immagini è insuperabile.
Per godere in pieno dell'alta qualità, però, più che utilizzare il piccolo player del sito suggerisco di scaricarsi i filmati e visualizzarli con un player in grado di riprodurre il formato MOV (di proprietà Apple) in cui sono fatti i filmati.
Tra questi suggerisco di installare QuickTime7 scaricabile da qui:
http://www.apple.com/it/quicktime/download/

Per chi inoltre fosse appassionato di "manipolazione" di files multimediali, suggerisco la trasformazione dei filmati in AVI (DivX), il ritaglio delle parti che non interessano ed il montaggio degli spezzoni così ottenuti per crearsi un DVD da godersi ogni tanto col televisore. Io mi sto accingendo a farlo.