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NORME E LEGGI SULLA PESCA / Re: Pesca Sportiva: Nuovamente obbligatorio il permesso per i pescatori da terra
« il: Agosto 10, 2014, 12:40:53 »
Secondo me è solo una bufala, giacché si tratta solo di una 'comunicazione' al MIPAAF da parte del pescatore, del tutto gratuita. Se fosse applicata, verrebbero penalizzati tutti quei pescatori che iniziano la loro attività più in la nel tempo.
E' vero che se un pescatore viene sorpreso a pescare senza l'attestato del MIPAAF e non provvede alla regolarizzazione entro 10 giorni, verrà sanzionato, ma si tratta comunque di una multa e non di una tassa.
Con questo non voglio dire che non venga un domani introdotta una tassa sulla pesca sportiva e amatoriale, ma non sotto questa forma, quanto piuttosto come introduzione di licenza di pesca in mare (qualche scellerato sta pensando, in Sardegna, di introdurne addirittura tre, così chi pratica la pesca totale dovrà pagarsi tre licenze...)
E' vero che se un pescatore viene sorpreso a pescare senza l'attestato del MIPAAF e non provvede alla regolarizzazione entro 10 giorni, verrà sanzionato, ma si tratta comunque di una multa e non di una tassa.
Con questo non voglio dire che non venga un domani introdotta una tassa sulla pesca sportiva e amatoriale, ma non sotto questa forma, quanto piuttosto come introduzione di licenza di pesca in mare (qualche scellerato sta pensando, in Sardegna, di introdurne addirittura tre, così chi pratica la pesca totale dovrà pagarsi tre licenze...)
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ALTRE PREDE / Re: pesca delle aguglie.
« il: Agosto 07, 2014, 15:23:10 »
Si tratta di un comunissimo terminale da bolognese, montato però su una canna fissa in quanto la fissa è più veloce e più pratica della bolognese per questo tipo di pesca (che è un sistema ideale anche per muggini e occhiate).
Come zavorra è preferibile utilizzare una torpilla anziché i pallini, in quanto i pallini potrebbero impedire di abbassare il galleggiante, se fosse necessario diminuire l'altezza di pesca. Per la stessa ragione, se le aguglie quel giorno dovessero mangiare più in superficie, puoi accorciare il bracciolo da 50 a 25 cm.
Puoi inoltre stimolare l'attacco delle aguglie facendo una lenta trainetta da destra a sinistra e viceversa e/o dare qualche colpetto di canna verso l'alto per far fluttuare l'esca
Come zavorra è preferibile utilizzare una torpilla anziché i pallini, in quanto i pallini potrebbero impedire di abbassare il galleggiante, se fosse necessario diminuire l'altezza di pesca. Per la stessa ragione, se le aguglie quel giorno dovessero mangiare più in superficie, puoi accorciare il bracciolo da 50 a 25 cm.
Puoi inoltre stimolare l'attacco delle aguglie facendo una lenta trainetta da destra a sinistra e viceversa e/o dare qualche colpetto di canna verso l'alto per far fluttuare l'esca
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PESCA ALL'INGLESE & BOLOGNESE / Re: 2 consigli!!!!
« il: Agosto 06, 2014, 20:15:24 »
Personalmente ti suggerisco lo schimano
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ALTRE PREDE / Re: pesca delle aguglie.
« il: Agosto 06, 2014, 20:12:30 »... potreste spiegarmi come si effettua questa pesca ( delle aguglie) visto che non ne ho mai sentito parlare in modo dettagliato? Si fanno dei bei carnieri?
Il metodo più proficuo per questo tipo di pesca è quello classico utilizzato da chi si dedica in modo specifico a queste prede: la canna fissa.
Pescando dalla scogliera è meglio utilizzare una canna di lunghezza non inferiore ai 6 mt, galleggiantino di 1 gr, lenza madre 0.16, 50 cm di bracciolo 0.12, amo N.10-12-14 a seconda dell'esca, l'immancabile guadino sempre aperto a portata di mano.
Va bene qualsiasi tipo di esca 'morbida' (p.e. seppia e calamaro non sono adatti), personalmente utilizzo bigattini, gamberetti, tocchetti di sardina.
Naturalmente non deve mancare la pasturazione per mantenere le aguglie in zona di pascolo il più a lungo possibile.
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PESCA ALL'INGLESE & BOLOGNESE / Re: la costruzione delle lenze
« il: Luglio 29, 2014, 20:22:23 »Guardando le montature di Nonnoroby mi veniva una domanda:
Il fatto di adoperare un bulk o una torpilla per dare maggiore assetto alla montatura cambia cosi tanto? mi spiego meglio, come tu dicevi in termini di una lentezza in discesa del bulk rispetto alla torpilla (ma credo si stia parlando in termini di tempi molto vicini tra i due) le due montature fanno lo stesso identico lavoro mi pare di capire!? Parliamo di una questione di gusti quindi!?
Ciao Matteo, scusa il ritardo della risposta.
Si, tra il bulk e la torpilla i tempi di discesa sono abbastanza simili, tenendo comunque presente che nella torpilla la massa è concentrata in un unico piombo e che il baricentro è tutto spostato in basso, al contrario del bulk dove la massa è sparsa in più piombi ed il baricentro si trova ben più in alto di quello della torpilla, e quindi la torpilla ha una discesa più veloce verso il fondo.
Ma a prescindere da questo, è il comportamento del terminale in presenza di corrente che si differenzia nettamente. Nella figura, il terminale 1 è armato con pallini sparsi, il terminale 2 è armato con pallini posizionati a 'bulk' ed il terminale 3 è armato con una torpilla.
A parità di intensità di corrente, il bracciolo del terminale 3 lavorerà a 25 cm dal fondo, quello del terminale 2 a 50 cm dal fondo e quello del terminale 1 a 100 cm dal fondo.
Queste misure non sono avviamente reali, le ho indicate solo per evidenziare come, a parità di intensità di corrente, i tre braccioli lavoreranno ad altazze differenti.
Pertante il terminale 1 sarà più indicato per i pesci che mangiano all'altezza 'A', il terminale 2 per quelli che mangiano all'atezza 'B' ed il 3 per quelli che mangiano vicino al fondo.
Il terminale 3 sarà quindi quello che contrasta meglio l'intensità della corrente, il terminale 1 quello che la contrasta di meno.
Ciò non vuol dire che il terminale 3 sia più indicato del terminale 1 (o viceversa), in quanto il miglior terminale sarà quello più adeguato altezza dal fondo in cui mangiano i pesci in quella determinata circostanza
(Scusa per l'orrendo disegno calabria)
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PESCA ALL'INGLESE & BOLOGNESE / Re: La canna bolognese: limiti e potenzialità.
« il: Luglio 27, 2014, 20:32:55 »11
PESCA ALL'INGLESE & BOLOGNESE / Re: la costruzione delle lenze
« il: Luglio 26, 2014, 12:53:01 »
Bisogna tener conto di tre fattori:
- lunghezza della canna
- altezza del fondale
- intensità della corrente
Tra i vari tipi di zavorra, la spallinatura distanziata è quella che rende il terminale il più fluttuante fra tutti i tipi di piombatura del calamento, però richiede che i pallini siano distribuiti in un tratto di lenza la cui lunghezza varia dal metro al metro è mezzo. Di conseguenza, occupando un tratto così lungo, questo sistema necessita di una canna lunga (diciamo da 6 mt in su), tenendo conto che il bracciolo, già per se, è lungo da 1,5 a 2 mt. Utilizzando questo sistema su una canna corta, sarebbe molto difficoltoso recuperare il terminale e di conseguenza la preda.
La spallinatura può essere fatta tutta con pallini dello stesso diametro, oppure con pallini che degradano dal più grosso (il primo dopo il galleggiante) al più piccolo (l'ultimo dopo il galleggiante).
La torpilla si rivela efficace quando il fondale è molto alto (p.e. 10 mt) o, in fondali meno profondi, quando la corrente è sostenuta.
La spallinatura a gruppi (bulk) di pallini ravvicinati è una via di mezzo tra la spallinatura distanziata e la torpilla: affonda più velocemente della spallinatura distanziata e meno velocemente della torpilla. E' preferibile su fondali medi (4-6 mt) quando la corrente è un pò veloce, ma non tanto quanto quella in cui si utilizza la torpilla. I bulk possono essere allestiti con pallini tutti omogenei, oppure con pallini differenziati.
Per far fronte ad almeno due di queste situazioni, io mi porto sempre dietro due canne armate in due modi diversi, per poi utilizzare quella che, in quella determinata situazione, è la più adatta.
- lunghezza della canna
- altezza del fondale
- intensità della corrente
Tra i vari tipi di zavorra, la spallinatura distanziata è quella che rende il terminale il più fluttuante fra tutti i tipi di piombatura del calamento, però richiede che i pallini siano distribuiti in un tratto di lenza la cui lunghezza varia dal metro al metro è mezzo. Di conseguenza, occupando un tratto così lungo, questo sistema necessita di una canna lunga (diciamo da 6 mt in su), tenendo conto che il bracciolo, già per se, è lungo da 1,5 a 2 mt. Utilizzando questo sistema su una canna corta, sarebbe molto difficoltoso recuperare il terminale e di conseguenza la preda.
La spallinatura può essere fatta tutta con pallini dello stesso diametro, oppure con pallini che degradano dal più grosso (il primo dopo il galleggiante) al più piccolo (l'ultimo dopo il galleggiante).
La torpilla si rivela efficace quando il fondale è molto alto (p.e. 10 mt) o, in fondali meno profondi, quando la corrente è sostenuta.
La spallinatura a gruppi (bulk) di pallini ravvicinati è una via di mezzo tra la spallinatura distanziata e la torpilla: affonda più velocemente della spallinatura distanziata e meno velocemente della torpilla. E' preferibile su fondali medi (4-6 mt) quando la corrente è un pò veloce, ma non tanto quanto quella in cui si utilizza la torpilla. I bulk possono essere allestiti con pallini tutti omogenei, oppure con pallini differenziati.
Per far fronte ad almeno due di queste situazioni, io mi porto sempre dietro due canne armate in due modi diversi, per poi utilizzare quella che, in quella determinata situazione, è la più adatta.
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PESCA ALL'INGLESE & BOLOGNESE / Re: Pesci ingoiano amo.
« il: Luglio 25, 2014, 18:10:22 »
Effettivamente per i pesci di piccola taglia potrebbe essere troppo voluminoso.
E' comunque impressionante la velocità di esecuzione e l'efficacia di questo attrezzo, che consente di slamare il pesce senza tenerlo in mano (se non siamo sulla battigia, possiamo sempre usare un secchio pieno d'acqua). Osservate il video su YouTube che trovate digitando "Larchy, lo slamatore automatico ed universale" (non posto il link perché a fine filmato è presente il riferimento al rivenditore)
E' comunque impressionante la velocità di esecuzione e l'efficacia di questo attrezzo, che consente di slamare il pesce senza tenerlo in mano (se non siamo sulla battigia, possiamo sempre usare un secchio pieno d'acqua). Osservate il video su YouTube che trovate digitando "Larchy, lo slamatore automatico ed universale" (non posto il link perché a fine filmato è presente il riferimento al rivenditore)
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PESCA ALL'INGLESE & BOLOGNESE / Re: Pesci ingoiano amo.
« il: Luglio 25, 2014, 14:34:07 »
Cosa ne pensate di questo slamatore (prezzo medio 15 €)?
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PESCA A FONDO / Re: Filo bobina su canna 2 pezzi per lunga distanza a mare calmo!
« il: Luglio 24, 2014, 13:08:48 »alla ricerca di qualche bella orata di taglia............secondo voi uno 0,25/0,26mm + shock potrebbe andare bene...o meglio salire ad uno 0,27/0,28mm+ schock e oltre.......lo so che la differenza è minima,ma purtroppo i particolari fanno la differenza,saluti.
Per la pesca all'orata vanno bene tutti e quattro i diametri. Ma se la differenza di diametro è minima, così non è per il carico di rottura...
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PESCA ALL'INGLESE & BOLOGNESE / Re: La canna bolognese: limiti e potenzialità.
« il: Luglio 24, 2014, 12:51:45 »Delle volte, per mancanza di esperienza, mi sono trovato a pescare con vento ed onde frontali; demoralizzante per un pescatore alle prime armi come me, in procinto di voler abbandonare questa disciplina
Ciao Pietro,
la demoralizzazione dei pescatori neofiti, con il conseguente abbandono della pesca, è più frequente di quanto non immagini. Essa è dovuta principalmente alla mancanza di risultati positivi già dalle prime battute, che sicuramente non contribuiscono a far appassionare il neo pescatore alla pesca, anzi la fanno ritenere come qualcosa di noioso e del tutto priva di attrazione, facendogli preferire altri tipi di passatempi in cui non deve svolgere un'azione passiva di (inutile) attesa quanto piuttosto di attiva partecipazione all'azione.
Tra i vari motivi di questa demoralizzazione c'è sicuramente il fatto di iniziare l'attività della pesca in spot non idonei, in cui la presenza del pesce è scarsa o comunque insignificante. Un altro dei motivi è quello di approcciarsi alla pesca con attrezzatura non idonea a quel tipo di spot. Ma pure trovandosi nel giusto spot e con l'attrezzatura ad esso idonea, un terzo motivo è quello di utilizzare quell'attrezzatura nel modo non corretto.
Nel terzo motivo rientra sicuramente la pesca col galleggiante, praticabile con la canna fissa, con la canna bolognese e con la canna inglese. Avendo in comune lo stesso tipo di tecnica (ovvero l'esca trattenuta in sospensione dal galleggiante), un pescatore alle prime armi potrebbe pensare che sia indifferente fare la pesca col galleggiante con un tipo di canna piuttosto che con l'altro. Questo è vero sinché le condizioni meteo marine e la conformazione dello spot sono idonei a tutti e tre i tipi di canne.
Le situazioni cominciano a differenziarsi nettamente quando le condizioni meteo marine o la conformazione dello spot presentano caratteristiche del tutto diverse.
La canna fissa è adatta a mare calmo o poco mosso e a fondali che non superano una certa profondità (diciamo max. 4 mt per una canna lunga 8 mt), con presenza di pesci di piccola o media taglia. E' soprattutto indicata per pesci che stazionano prevalentemente sotto la superficie dell'acqua o a mezz'acqua (occhiate, aguglie, boghe, sugarelli, leccie stella, ecc.) e per questo tipo di pesca è spesso preferita alla bolognese per la velocità dell'azione.
La canna inglese è adatta per la pesca a lunga distanza dalla nostra postazione e regge in modo sufficiente un mare 'allegro' grazie alla conformazione dei galleggianti specifici per questo tipo di canna. Si può utilizzare sia per pesci di superficie che di fondo (magari usando il galleggiante in modalità scorrevole) ed ha una tenuta accettabile in caso di correnti sostenute. Ovviamente sia il moto ondoso che la velocità della corrente devono rientrare entro certi limiti, oltre i quali l'unico tipo di pesca fattibile è quella a fondo.
Ma veniamo alla canna bolognese, che è l'oggetto del topic. Tra i tre tipi di canna per la pesca col galleggiante è la più diffusa perché racchiude in se, sotto certi versi, sia le caratteristiche della canna fissa che di quella inglese, anche se entro parametri ben delimitati. Ma delle due si avvicina in modo più spiccato alla canna fissa: come per la fissa, le condizioni ideali di utilizzo sono un mare calmo o poco mosso e velocità delle correnti assolutamente non elevate.
Per contro, presenta dei vantaggi di rilievo rispetto alla fissa: la possibilità di pescare ad una maggior distanza e su fondali più alti e sicuramente una maggiore probabilità di spiaggiare prede di una certa mole.
Nulla ci vieta naturalmente di usare la bolognese anche in condizioni che più si avvicinano a quelle adatte all'inglese, ma il massimo di se la bolognese lo mani se impiegata entro limiti ben delineati per questo tipo di canna. Se dai uno sguardo Non sei autorizzato a visualizzare i link. Registati o effettua Login, puoi trovare suggerimenti utili sul miglior utilizzo di questa canna.
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PESCA ALL'INGLESE & BOLOGNESE / La canna bolognese: limiti e potenzialità.
« il: Luglio 23, 2014, 15:25:55 »
Come noto, la canna bolognese ha avuto origine nelle acque interne e la sua ideazione è dovuta all’esigenza di poter pescare qualche decina di metri più avanti di quanto non consentisse la canna fissa. Ben presto, però, ci si è resi conto di altre potenzialità di cui era dotata la bolognese, quale per esempio quella del mulinello che, cedendo filo durante il combattimento, consentiva l’utilizzo di fili più sottili, con la conseguenza di un maggior numero di catture; non solo, ma il mulinello consentiva finalmente di poter avvicinare a portata di guadino anche quelle prede di taglia che con la fissa andavano inesorabilmente perse. Dati questi vantaggi, ben presto la bolognese prese il sopravvento sulla canna fissa, oggi utilizzata solo da pochi irriducibili appassionati.
Non so se i primi pescatori ad utilizzare la bolognese in mare furono gli stessi pescatori di acque interne, oppure se i pescatori di mare presero in prestito da loro questa tecnica di pesca, fatto sta che nel giro di pochissimi anni la pesca con la bolognese in mare crebbe in modo esponenziale ed attualmente è tra le tecniche di pesca più praticate, per le grandi emozioni che riesce a regalare: spigole, orate, saraghi, mormore sono solo alcune delle numerosissime specie insidiabili con questa canna, e con taglie di tutto rispetto.
Non è però sufficiente prendere una bolognese in mano per assicurarsi queste grandi emozioni, in quanto è necessario trovare l’occasione più opportuna e, ove questa non esista, è necessario crearsela. Di queste occasioni, le più fondamentali di tutte sono le condizioni meteo marine e di conseguenza gli spot adatti alla bolognese: in mare aperto, un mare mosso o molto mosso, con onde frontali o latero-frontali, mentre può rivelarsi come mare ideale per la pesca a fondo, al contrario si mani come il peggior mare affrontabile con la bolognese, anzi, diciamolo pure, come un mare assolutamente non affrontabile con la bolognese: la bordata delle onde trascinano inesorabilmente avanti e indietro il terminale che, non essendo ancorato al fondo, finisce inesorabilmente spiaggiato o arroccato in un lasso di tempo brevissimo.
Non c’è alcuna soluzione a questo problema, ne un galleggiante più pesante, ne un galleggiante di forma speciale, ne una zavorra particolare, ne una canna più lunga, ne un filo caratteristico: il nostro terminale viene trascinato via inesorabilmente. Insistere nel pescare in queste condizioni significa solo una perdita di tempo ed una più che probabile incavolatura.
La giornata di pesca è dunque persa? Si, se il nostro spot è una spiaggia lineare priva di anse, insenature, scogliere o comunque ripari su cui eventualmente spostarci, per tentare almeno di pescare in trattenuta. E’ comunque un tentativo di non perdere la giornata, perché resta sempre il problema dell’effettiva efficacia di un altro elemento fondamentale della pesca con la bolognese: la pasturazione. Se infatti riusciamo comunque a trattenere il terminale per evitare il suo spiaggiamento o arroccamento, la stessa cosa non possiamo fare con la pastura, che se ne va a ramengo e formerà una zona di pascolo al di fuori della portata del nostro amo. Possiamo sempre evitare di pasturare, sperando che sotto la nostra postazione arrivi qualche pesce, ma per lo più una cattura in queste condizioni è solo occasionale e fortuita.
La pesca con la bolognese in mare aperto è quindi fortemente vincolata alle condizioni meteo marine e alla conformazione dello spot. Ho classificato la pesca dalla spiaggia all’ultimo posto proprio per questi vincoli, ed ancora peggio è la pesca da una scogliera lineare perché oltre allo spiaggiamento c’è il sicuro arroccamento. Per pescare da questi spot è fondamentale un mare calmo o poco mosso, o comunque un mare che non si presenti con onde frontali: fatta in queste condizioni, la pesca con la bolognese dalla spiaggia o dalla scogliera può regalare quelle forti emozioni di cui ho accennato all’inizio.
Ci sono però delle postazioni dalle quali la pesca con la bolognese è sempre fattibile a prescindere dalle condizioni meteo marine e, per certi versi, molto più appagante della pesca in mare aperto, in quanto è molto, ma molto più gestibile l’azione di richiamo della pastura, con la quale possiamo creare una zona di pascolo ‘artificiale’ proprio sotto il nostro galleggiante. I porti, i porticcioli, i canali di acqua salmastra, le lagune, i massi frangiflutto al riparo delle bordate delle onde, le scogliere che formano un’ansa riparata ed i pontili dotati di bracci che consentono di pescare con le spalle alle onde rappresentano il ‘regno’ della bolognese. Se la nostra postazione è poi sopraelevata di 1-2 mt sul livello dell’acqua, i vantaggi sono anche maggiori, in quanto ci consente una migliore manovrabilità della canna ed una miglior gestione della pastura.
Perché questi spot sono da preferire a quelli sulla spiaggia?
La risposta è semplice se esaminiamo da vicino la struttura di questa canna. La bolognese è fondamentalmente una canna fissa dotata di anelli passafilo e mulinello, che anche se ne estendono la potenzialità, tuttavia non ne modificano la concezione di base. Pertanto la bolognese, come la canna fissa, ha un ristretto raggio d’azione, anche se molto meno limitato della fissa (il cui il raggio d’azione è forzatamente legato alla lunghezza della canna).
La bolognese quindi non è una canna da ‘lancio’, quanto piuttosto una canna da ‘calata’, esattamente come la fissa, e come tale deve essere considerata, se vogliamo trarne il maggior profitto: se nel nostro spot è necessario raggiungere distanze superiori ai 15-20 mt, passiamo decisamente ad una canna inglese, studiata appositamente per il ‘lancio’ del galleggiante e quindi più adatta a queste distanze.
In parole povere, non deve essere la bolognese ad andare a cercarsi il pesce, quanto piuttosto il contrario, e cioè è il pesce che deve andare a cercarsi la bolognese. E’ pretendere troppo? Può darsi, ma è uno dei principi fondamentali su cui si basa la pesca con la bolognese e ne fa la sua fortuna. Ma come convincere il pesce a cercarsi la bolognese? Semplice, applicando lo stesso criterio utilizzato per la canna fissa, ovvero usando la pasturazione.
Nella pesca con la canna fissa, e di conseguenza con la bolognese, è talmente fondamentale la pastura che, se per caso la dimentichiamo a casa, la nostra giornata di pesca rischia di trasformarsi in un solenne cappotto, in catture occasionali, in un molto probabile mal di fegato e sicuramente in una noia mortale. La pastura non va lanciata a caso, ma vanno studiati attentamente il percorso della corrente e la sua entità. Il percorso ideale è quello che porta dalla nostra postazione al largo, in linea retta od obliqua; più problematica è una direzione laterale (a destra o a sinistra della nostra postazione), in modo particolare se siamo affiancati da altri pescatori. L’entità ideale è una corrente debole ma costante, la quale consente il depositarsi della pastura a breve distanza dalla postazione e quindi la formazione della zona di pascolo sotto il nostro galleggiante.
Queste due condizioni (corrente debole e percorso rettilineo) sono quelle che nel 90% dei casi sono in grado di regalarci quelle forti emozioni che andiamo ricercando. Ho detto prima che la bolognese è una canna da ‘calata’ e non da ‘lancio’, per cui la calata dell’esca è meglio farla tenendo con una mano la canna parallela all’acqua e con l’altra mano l’esca, che facciamo cadere sotto i nostri piedi: sarà poi compito della corrente trascinarsi l’esca in zona di pascolo. Poco prima, o subito dopo, facciamo cadere nello stesso punto anche la pastura che, a sua volta trascinata lentamente dalla corrente, andrà a formare poco più in là la zona di pascolo. Finché direzione ed intensità della corrente restano costanti, è più proficuo pasturare sempre in questo modo.
Se dobbiamo superare un ostacolo nelle vicinanze, è molto meglio farlo (anziché frustare la canna) impostando come punto di partenza quello appena visto: tenendo con una mano la canna parallela all’acqua e con l’altra mano l’esca, solleviamo con decisione la punta della canna verso l’alto mollando contemporaneamente l’esca; il terminale acquista un abbrivio che gli consente di superare agevolmente l’ostacolo. In questo modo il rischio di aggrovigliare il lungo bracciolo sul tratto di lenza retrostante è molto meno frequente che frustando la canna.
Se siamo fortunati, queste condizioni costanti possono perdurare anche per svariate ore, in modo particolare se il nostro spot non si trova in mare aperto.
In mare aperto le condizioni possono mutare anche repentinamente, per cui bisogna adattarsi ad esse, tenendo presente che la pasturazione deve avvenire sempre a monte della corrente: più la corrente è forte, più bisogna risalire a monte. Il lanciare la pastura direttamente sul galleggiante è sempre un errore anche in caso di corrente debole, perché prima di raggiungere la profondità ideale la pastura avrà già percorso un tratto superficiale, col rischio di formare un’altra zona di pascolo non più a portata del galleggiante.
Altra tecnica vincente della bolognese è quella di utilizzare terminali i più leggeri possibile, come quelli che si usano con la canna fissa, appunto: 1 o 2 gr sono la portata ideale dei galleggianti, categoricamente da bolognese e non inglesi, per non far perdere ai terminali quella fluidità con cui si riesce a superare la diffidenza anche dei pesci più smaliziati. Un lungo bracciolo di 150-200 cm, completamente nudo e quindi privo anche della pur minima zavorra, svolazza in acqua in modo naturale alla stessa stregua della pastura, per cui la stessa esca viene scambiata come un bocconcino naturale in balia della corrente, e perciò aggredito senza sospetti.
In definitiva, raramente resteremo delusi dalla bolognese se la utilizziamo in modo corretto, in condizioni meteo marine idonee e negli spot ad essa adatti. Se analizziamo attentamente un cappotto con la bolognese, sicuramente scopriremo di non aver rispettato uno o più di questi tre parametri.
Se vogliamo praticare una pesca col galleggiante che non rientra nei precisi canoni della bolognese, c’è sempre un’alternativa, ovvero la pesca all’inglese. Ma questo è un altro discorso…
Non so se i primi pescatori ad utilizzare la bolognese in mare furono gli stessi pescatori di acque interne, oppure se i pescatori di mare presero in prestito da loro questa tecnica di pesca, fatto sta che nel giro di pochissimi anni la pesca con la bolognese in mare crebbe in modo esponenziale ed attualmente è tra le tecniche di pesca più praticate, per le grandi emozioni che riesce a regalare: spigole, orate, saraghi, mormore sono solo alcune delle numerosissime specie insidiabili con questa canna, e con taglie di tutto rispetto.
Non è però sufficiente prendere una bolognese in mano per assicurarsi queste grandi emozioni, in quanto è necessario trovare l’occasione più opportuna e, ove questa non esista, è necessario crearsela. Di queste occasioni, le più fondamentali di tutte sono le condizioni meteo marine e di conseguenza gli spot adatti alla bolognese: in mare aperto, un mare mosso o molto mosso, con onde frontali o latero-frontali, mentre può rivelarsi come mare ideale per la pesca a fondo, al contrario si mani come il peggior mare affrontabile con la bolognese, anzi, diciamolo pure, come un mare assolutamente non affrontabile con la bolognese: la bordata delle onde trascinano inesorabilmente avanti e indietro il terminale che, non essendo ancorato al fondo, finisce inesorabilmente spiaggiato o arroccato in un lasso di tempo brevissimo.
Non c’è alcuna soluzione a questo problema, ne un galleggiante più pesante, ne un galleggiante di forma speciale, ne una zavorra particolare, ne una canna più lunga, ne un filo caratteristico: il nostro terminale viene trascinato via inesorabilmente. Insistere nel pescare in queste condizioni significa solo una perdita di tempo ed una più che probabile incavolatura.
La giornata di pesca è dunque persa? Si, se il nostro spot è una spiaggia lineare priva di anse, insenature, scogliere o comunque ripari su cui eventualmente spostarci, per tentare almeno di pescare in trattenuta. E’ comunque un tentativo di non perdere la giornata, perché resta sempre il problema dell’effettiva efficacia di un altro elemento fondamentale della pesca con la bolognese: la pasturazione. Se infatti riusciamo comunque a trattenere il terminale per evitare il suo spiaggiamento o arroccamento, la stessa cosa non possiamo fare con la pastura, che se ne va a ramengo e formerà una zona di pascolo al di fuori della portata del nostro amo. Possiamo sempre evitare di pasturare, sperando che sotto la nostra postazione arrivi qualche pesce, ma per lo più una cattura in queste condizioni è solo occasionale e fortuita.
La pesca con la bolognese in mare aperto è quindi fortemente vincolata alle condizioni meteo marine e alla conformazione dello spot. Ho classificato la pesca dalla spiaggia all’ultimo posto proprio per questi vincoli, ed ancora peggio è la pesca da una scogliera lineare perché oltre allo spiaggiamento c’è il sicuro arroccamento. Per pescare da questi spot è fondamentale un mare calmo o poco mosso, o comunque un mare che non si presenti con onde frontali: fatta in queste condizioni, la pesca con la bolognese dalla spiaggia o dalla scogliera può regalare quelle forti emozioni di cui ho accennato all’inizio.
Ci sono però delle postazioni dalle quali la pesca con la bolognese è sempre fattibile a prescindere dalle condizioni meteo marine e, per certi versi, molto più appagante della pesca in mare aperto, in quanto è molto, ma molto più gestibile l’azione di richiamo della pastura, con la quale possiamo creare una zona di pascolo ‘artificiale’ proprio sotto il nostro galleggiante. I porti, i porticcioli, i canali di acqua salmastra, le lagune, i massi frangiflutto al riparo delle bordate delle onde, le scogliere che formano un’ansa riparata ed i pontili dotati di bracci che consentono di pescare con le spalle alle onde rappresentano il ‘regno’ della bolognese. Se la nostra postazione è poi sopraelevata di 1-2 mt sul livello dell’acqua, i vantaggi sono anche maggiori, in quanto ci consente una migliore manovrabilità della canna ed una miglior gestione della pastura.
Perché questi spot sono da preferire a quelli sulla spiaggia?
La risposta è semplice se esaminiamo da vicino la struttura di questa canna. La bolognese è fondamentalmente una canna fissa dotata di anelli passafilo e mulinello, che anche se ne estendono la potenzialità, tuttavia non ne modificano la concezione di base. Pertanto la bolognese, come la canna fissa, ha un ristretto raggio d’azione, anche se molto meno limitato della fissa (il cui il raggio d’azione è forzatamente legato alla lunghezza della canna).
La bolognese quindi non è una canna da ‘lancio’, quanto piuttosto una canna da ‘calata’, esattamente come la fissa, e come tale deve essere considerata, se vogliamo trarne il maggior profitto: se nel nostro spot è necessario raggiungere distanze superiori ai 15-20 mt, passiamo decisamente ad una canna inglese, studiata appositamente per il ‘lancio’ del galleggiante e quindi più adatta a queste distanze.
In parole povere, non deve essere la bolognese ad andare a cercarsi il pesce, quanto piuttosto il contrario, e cioè è il pesce che deve andare a cercarsi la bolognese. E’ pretendere troppo? Può darsi, ma è uno dei principi fondamentali su cui si basa la pesca con la bolognese e ne fa la sua fortuna. Ma come convincere il pesce a cercarsi la bolognese? Semplice, applicando lo stesso criterio utilizzato per la canna fissa, ovvero usando la pasturazione.
Nella pesca con la canna fissa, e di conseguenza con la bolognese, è talmente fondamentale la pastura che, se per caso la dimentichiamo a casa, la nostra giornata di pesca rischia di trasformarsi in un solenne cappotto, in catture occasionali, in un molto probabile mal di fegato e sicuramente in una noia mortale. La pastura non va lanciata a caso, ma vanno studiati attentamente il percorso della corrente e la sua entità. Il percorso ideale è quello che porta dalla nostra postazione al largo, in linea retta od obliqua; più problematica è una direzione laterale (a destra o a sinistra della nostra postazione), in modo particolare se siamo affiancati da altri pescatori. L’entità ideale è una corrente debole ma costante, la quale consente il depositarsi della pastura a breve distanza dalla postazione e quindi la formazione della zona di pascolo sotto il nostro galleggiante.
Queste due condizioni (corrente debole e percorso rettilineo) sono quelle che nel 90% dei casi sono in grado di regalarci quelle forti emozioni che andiamo ricercando. Ho detto prima che la bolognese è una canna da ‘calata’ e non da ‘lancio’, per cui la calata dell’esca è meglio farla tenendo con una mano la canna parallela all’acqua e con l’altra mano l’esca, che facciamo cadere sotto i nostri piedi: sarà poi compito della corrente trascinarsi l’esca in zona di pascolo. Poco prima, o subito dopo, facciamo cadere nello stesso punto anche la pastura che, a sua volta trascinata lentamente dalla corrente, andrà a formare poco più in là la zona di pascolo. Finché direzione ed intensità della corrente restano costanti, è più proficuo pasturare sempre in questo modo.
Se dobbiamo superare un ostacolo nelle vicinanze, è molto meglio farlo (anziché frustare la canna) impostando come punto di partenza quello appena visto: tenendo con una mano la canna parallela all’acqua e con l’altra mano l’esca, solleviamo con decisione la punta della canna verso l’alto mollando contemporaneamente l’esca; il terminale acquista un abbrivio che gli consente di superare agevolmente l’ostacolo. In questo modo il rischio di aggrovigliare il lungo bracciolo sul tratto di lenza retrostante è molto meno frequente che frustando la canna.
Se siamo fortunati, queste condizioni costanti possono perdurare anche per svariate ore, in modo particolare se il nostro spot non si trova in mare aperto.
In mare aperto le condizioni possono mutare anche repentinamente, per cui bisogna adattarsi ad esse, tenendo presente che la pasturazione deve avvenire sempre a monte della corrente: più la corrente è forte, più bisogna risalire a monte. Il lanciare la pastura direttamente sul galleggiante è sempre un errore anche in caso di corrente debole, perché prima di raggiungere la profondità ideale la pastura avrà già percorso un tratto superficiale, col rischio di formare un’altra zona di pascolo non più a portata del galleggiante.
Altra tecnica vincente della bolognese è quella di utilizzare terminali i più leggeri possibile, come quelli che si usano con la canna fissa, appunto: 1 o 2 gr sono la portata ideale dei galleggianti, categoricamente da bolognese e non inglesi, per non far perdere ai terminali quella fluidità con cui si riesce a superare la diffidenza anche dei pesci più smaliziati. Un lungo bracciolo di 150-200 cm, completamente nudo e quindi privo anche della pur minima zavorra, svolazza in acqua in modo naturale alla stessa stregua della pastura, per cui la stessa esca viene scambiata come un bocconcino naturale in balia della corrente, e perciò aggredito senza sospetti.
In definitiva, raramente resteremo delusi dalla bolognese se la utilizziamo in modo corretto, in condizioni meteo marine idonee e negli spot ad essa adatti. Se analizziamo attentamente un cappotto con la bolognese, sicuramente scopriremo di non aver rispettato uno o più di questi tre parametri.
Se vogliamo praticare una pesca col galleggiante che non rientra nei precisi canoni della bolognese, c’è sempre un’alternativa, ovvero la pesca all’inglese. Ma questo è un altro discorso…
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ATTREZZATURE PESCA PROVE E CONSIGLI / Re: CANNA DA PESCA 2 PEZZI INCASTRATA!
« il: Luglio 19, 2014, 11:40:17 »Grazie mille Nonnoroby!
Sono in debito con te.
Il tuo debito l'hai ripagato abbondantemente con questo ringraziamento!
Non hai idea di quanto sia immensa la mia soddisfazione.
Ci risentiamo al prossimo argomento (sperando che non si tratti solo di problemi calabria)
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ATTREZZATURE PESCA PROVE E CONSIGLI / Re: CANNA DA PESCA 2 PEZZI INCASTRATA!
« il: Luglio 17, 2014, 20:13:38 »
Beh, una canna filata è sempre un male, perché la filatura tende sempre ad espandersi.
Ma a volte, se presa in tempo e non è molto estesa, è anche possibile ripararla.
Intanto verifica se è filata: infila i due pezzi e chiedi ad un amico di aiutarti. Il tuo amico deve piegare la canna quanto più è possibile (come se ci fosse un enorme pesce attaccato), mentre tu ti armi di una buona lente di ingrandimento con cui ispezioni con cura la zona di giunzione tutta intorno, in modo particolare il bordo dell'orifizio femmina. Passa sul bordo anche l'unghia per 'sentire' se c'è "qualcosa di sospetto".
Se per caso scopri che c'è una filatura (ti auguro di cuore che non sia così), fammelo sapere e ti dirò come puoi ripararla.
Ma a volte, se presa in tempo e non è molto estesa, è anche possibile ripararla.
Intanto verifica se è filata: infila i due pezzi e chiedi ad un amico di aiutarti. Il tuo amico deve piegare la canna quanto più è possibile (come se ci fosse un enorme pesce attaccato), mentre tu ti armi di una buona lente di ingrandimento con cui ispezioni con cura la zona di giunzione tutta intorno, in modo particolare il bordo dell'orifizio femmina. Passa sul bordo anche l'unghia per 'sentire' se c'è "qualcosa di sospetto".
Se per caso scopri che c'è una filatura (ti auguro di cuore che non sia così), fammelo sapere e ti dirò come puoi ripararla.
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ATTREZZATURE PESCA PROVE E CONSIGLI / Re: CANNA DA PESCA 2 PEZZI INCASTRATA!
« il: Luglio 17, 2014, 18:19:56 »
Qualcosa mi dice che la canna è filata nel punto di giunzione calabria
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ATTREZZATURE PESCA PROVE E CONSIGLI / Re: CANNA DA PESCA 2 PEZZI INCASTRATA!
« il: Luglio 17, 2014, 18:04:23 »Ora ho appena applicato il trattamento mio solito ( con olio da cucina) che serve per separare i due pezzi, appena separati non disponendo momentaneamente di vaselina vedo se riesco a trovarla a qualche negozio altrimenti optero' per la carta vetrata. .
PS: in caso dovessi usare la carta vetrata chi mi sa dire più o meno quante volte devo scarta vetrare il pezzo per evitare che si rompa?
Guarda che puoi usare un grasso qualsiasi: con uno stuzzicadenti metti alcuni puntini di grasso sul 'maschio', poi infilalo facendolo ruotare su se stesso in modo che il grasso si espanda su tutto il resto: ne basta pochissimo.
Per quanto riguarda la carta vetrata, devi scartavetrare solo un leggerissimo velo tutto intorno al maschio, senza andare in profondità.
Mi dispiace ma questa canna ha la testa dura. Le ho provate tutte anche a mettere il grasso come dici tu e l' unico modo che funziona per separare i due pezzi e l'olio da cucina, e poi è anche molto comodo: metto l'olio e dopo un ora la canna sfila che è una meraviglia. .
Cosa intendi per scarta vetrare un leggerissimo velo? Devo scarta vetrare solo una volta?
1° - Scartavetra una prima volta un leggerissimo velo tutto intorno al maschio ed infila i due pezzi
2° - Non è sufficiente? Ripeti l'operazione per la seconda volta
3° - Non è ancora sufficiente? Ripeti l'operazione per la terza volta
4° - E così via sino a quando i due pezzi non si sfilano regolarmente.
Te l'ho detto, è un lavoro che richiede una grandissima pazienza perché devi operare con la massima delicatezza, in modo da non superare i limiti accettabili.
Eventualmente, dopo la prima o la seconda scartavetratura, metti il grasso come ti ho detto e vedi se il sistema funziona prima di proseguire con ulteriori scartavetrature.
Non è che puoi postare una foto che ritrae i due pezzi? Magari a distanza ravvicinata?
Verifica inoltre che la 'femmina' non presenti qualche filatura: una canna filata fa in modo che il maschio entri più in profondità di quanto dovrebbe, e quindi viene trattenuto con forza dalle pareti della femmina.
La canna si comporta così sin da quando l'hai acquistata?
Hai per caso rifatto la legatura intorno alla femmina? Intorno alla femmina, c'è per caso un anello passafilo?