Ciao ragazzi,
eccoci al terzo appuntamento con questi miei punti di vista sul Surfcasting.
E dopo le canne di cosa si può parlare se non di mulinelli?
I mulinelli da SC devono avere poche ma ben definite caratteristiche essenziali: grande capacità di filo, frizione ben modulabile, progressiva e affidabile, rapporto di recupero medio e trattamento anticorrosivo per il salino.
Distinguiamo due grandi categorie di mulinelli da usare nel surf: quelli a bobina fissa e quelli a bobina rotante. I primi, come dice la definizione stessa, hanno la bobina ferma. L’unico movimento è quello oscillatorio (su e giù) che permette l’uniforme raccolta del filo, che con meccanismi sempre più evoluti, avviene a spire incrociate e senza la formazione di fastidiose gobbe del filo. E’ l’archetto con il rullino guidafilo che si occupa, ad ogni giro di manovella, di riavvolgere il nylon intorno alla bobina. Le dimensioni sono generose anche se l’evoluzione tecnica, grazie all’uso di materiali costruttivi sempre più leggeri (grafite, lega di alluminio, lega di magnesio) ha permesso di guadagnare parecchio in termini di peso. Nel corso degli anni si è inoltre assistito ad una sempre più progressiva riduzione del diametro della bobina a beneficio di uno sviluppo in altezza della stessa. Ciò ha consentito la diminuzione del diametro delle spire e l’aumento della velocità delle stesse in uscita tutto a favore di un minor attrito con gli anelli della canna e quindi maggiori distanze raggiungibili. Anche le dimensioni del corpo del mulinello si sono sempre più ridotte, contribuendo anche in questo caso alla riduzione di peso. Un buon mulinello da surfcasting oggi pesa circa dai 600 ai 700 gr. anche se vi sono modelli che superano di poco il mezzo kilo. Sono modelli che per lo più hanno dei costi proibitivi.
La frizione, dicevamo, dev’essere anteriore e molto modulabile e progressiva nel senso che alla più piccola regolazione da parte nostra deve corrispondere un’effettiva variazione della forza di carico senza dover girare il pomello decine di volte per avere una significativo cambiamento. Non deve ovviamente slittare a serraggio completo.
Alcuni modelli attuali fanno sfoggio di una quantità abnorme di cuscinetti a sfera che, all’atto pratico, non hanno una funzione e validità effettive. Personalmente ritengo che quattro o cinque cuscinetti a sfera possono essere più che sufficienti allo scopo. Reputo di fondamentale importanza quello posto a servizio del rullino guidafilo che dev’essere, inoltre, oggetto di continua manutenzione. Il rapporto di recupero dovrebbe essere fra 4:1 e 5:1 ciò mi sembra un ottimo compromesso fra una buona potenza e progressione ed una sufficiente velocità che ci permettono un agevole combattimento con un eventuale pesce di taglia e un minor aggrovigliamento dei terminali in fase di recupero a vuoto. Il meccanismo di chiusura dell’archetto dev’essere di provata affidabilità onde evitare problematiche chiusure accidentali in fase di lancio. Sarebbero da preferire addirittura i modelli che permettono solo la chiusura manuale dell’archetto.
In questo contesto sento di potermi sbilanciare indicando quelle che per me, ma credo per una nutrita schiera di pescatori, sono le marche da preferire in quanto sinonimo di garanzia e di durata nel tempo: Daiwa e Shimano. So che tanti pescatori annoverano altre marche ma, statistiche alla mano, sono modelli che possono soddisfare nell’immediato ma che da lì a poco, nelle situazioni più gravose, cominciano a denotare i propri limiti. Quindi, per quel che mi riguarda, considerando che si tratta di una spesa di una certa entità, preferisco spendere quei 20/30 euro in più ma dormire sonni tranquilli. Le classi da preferire vanno dalla 7000 alla 10000 per gli Shimano ed i 5000/5500 per i Daiwa.
I mulinelli a bobina rotante sono attrezzi la cui bobina “ruota” sotto la trazione del piombo, rilasciando pertanto il filo necessario. Detto così potrebbe sembrare un meccanismo molto semplice. All’atto pratico questi gioiellini hanno bisogno di un periodo di apprendistato per poter essere gestiti e domati. Nel surf vengono impiegati modelli di classe dalle 12 alle 20 libbre. A differenza dei fissi la bobina effettua solo un movimento rotatorio per il rilascio ed il recupero del filo. Per il surf non sono indicati i modelli “levelwind” cioè dotati di guidafilo in quanto questo meccanismo non consentirebbe il passaggio del nodo dello shock leader. Pertanto, o si acquistano dei modelli c.d. “tuttopollice” oppure bisogna modificare quelli dotati di guidafilo. Il rotante è costituito da uno telaio generalmente in acciaio, alluminio o grafite. All’interno del telaio trova alloggiamento la bobina tenuta da un perno. Le due estremità sono chiuse da due “guance” all’interno delle quali trovano alloggiamento i vari ingranaggi, l’eventuale sistema di segnalazione dell’abboccata (il cicalino) ed i vari sistemi di frenatura. Sulla destra vi è la manovella per il recupero e, fra questa e la guancia troviamo la “stella” per regolare la frizione. Nella maggior parte dei modelli abbiamo, alle due estremità, due pomelli. Quello a destra serve per la centratura della bobina. Quello a destra interviene sulla regolazione dei freni centrifughi. Altro sistema di frenatura presente sui rotanti è quello magnetico, regolabile per mezzo di una slitta o un pomello. A mio modo di vedere questo è il miglior sistema di frenatura per l’uso a pesca del rotante. Teniamo conto che questi mulinelli, sullo spunto del lancio fanno girare la bobina a velocità paurosa e pertanto qualunque anche piccolo inconveniente può causare irrimediabili parrucche. Il freno magnetico in sostanza ha un’azione “sedativa” sullo spunto iniziale che ci mette, almeno in parte, al riparo dai suddetti inconvenienti. Ho cercato di descrivere nella maniera più semplice il mulinello rotante tralasciando volutamente questioni altamente tecniche che sono riservate al lancio tecnico. Diciamo che il rotante necessita di qualche attenzione in più rispetto al fisso come la pulizia e lubrificazione periodica dei cuscinetti. Forse una breve e semplicistica descrizione dell’uso pratico del rotante può far capirne un po’ di più il funzionamento, che ripeto, può sembrare cervellotico, ma necessita solo di un breve periodo di apprendistato.
Per lanciare occorre posizionare il pollice sulla bobina bloccandola con forza. Esiste un meccanismo di sblocco della bobina che può essere a pulsante o a leva. Una volta sbloccata, la bobina, è assolutamente libera di ruotare e se non fosse trattenuta dal pollice, inizierebbe a girare fermandosi solo con il formarsi di una “parrucca” del filo. Nel momento dello stacco del piombo bisogna allontanare il pollice dalla bobina e bloccarla di nuovo quando il piombo avrà toccato l’acqua. Il recupero avviene spostando ordinatamente le spire da destra a sinistra e viceversa con il ditone con continuità e regolarità evitando il formarsi di spire oblique. Mi fermo qui perché è più facile la pratica che descrivere l’uso del rotante.
Avrete senz’altro capito che il mio preferito è il rotante. I motivi sono pochi ma buoni: 1) l’estrema leggerezza dell’attrezzo (un rotante pesa circa la metà di un fisso). 2) il costo molto contenuto rispetto ad un buon fisso. 3) L’ininfluenza del diametro del filo sulle distanze di lancio. 4) la poca influenza del vento sull’azione di lancio. 5) la frizione, generalmente più potente e modulabile e più a portata di mano. Altri punti a favore del rot. possono essere la possibilità di effettuare nodi di giunzione sul filo in bobina senza particolari pregiudizi sul lancio e, assolutamente non trascurabile, il fatto che il filo esca dalla bobina in maniera lineare e non a spire come avviene nel fisso. Se vogliamo essere sinceri diciamo che l’azione di recupero non è veloce come nei mulinelli fissi e quindi si impiega qualche secondo in più a spiaggiare l’eventuale preda o solo il calamento però si guadagna in termini di potenza e fluidità.
Per il normale uso a pesca il rotante dev’essere caricato con uno 0.25/0.28 i modelli più piccoli e con uno 0.30/0.35 quelli più grandi. Il generoso diametro del filo ci mette al riparo da inconvenienti senza influire più di tanto sulla gittata.
Nel campo dei rotanti la scelta è naturalmente limitata. I capisaldi sono gli Abu (dal 5000 al 6500) il Daiwa 7HT, attualmente disponibile anche nella versione Mag, ed il Penn 525. Ovviamente esistono, delle marche citate, modelli di classe superiore ma destinati ad un uso più gravoso.
Alla prossima